potere da decidere di spostarsi
dal Louvre, costruire un palazzo
a Versailles e pretendere i
giardini più grandi mai costruiti al
mondo, in un luogo totalmente
inadatto ad ospitare dei giardini.
Era una palude, e ci sono volute
diciottomila
persone
per
costruirlo e molte di queste
morirono punte dagli insetti,
quasi uno ogni ora”. Anche se
all’inizio è contrariato dalla
presenza di Sabine e dal suo
atteggiamento,
André
deve
riconoscere le sue capacità e il
suo valore travolti da un tenero,
ma efficace caos. (…) Questa
occasione professionale aiuta
Sabine ad uscire anche dalla
condizione di prigionia emotiva
che aveva caratterizzato il suo
passato. I confronti tra i vari
personaggi si alternano ad
entusiasmanti feste in maschere,
tradimenti e rivalità, costruendo
una storia d’amore intima e
delicata,
ma
anche molto
moderna. Nonostante si tratti di
un film in costume infatti, Le
Regole del Caos ha una sceneggiatura attuale grazie alla penna
di Alison Deegan, che insieme a
Rickman ha scelto per il film un
linguaggio tra cinema e teatro,
immerso in un’atmosfera sospesa
tra realtà e finzione. “Alan ha
grandi capacità di visualizzazione
e penso che questo sia evidente
nel modo in cui questo film è
strutturato e nel modo in cui lo ha
girato” ha spiegato Stanley Tucci
che nel film interpreta Monsieur, il
fratello del Re e Duca D’Orléans,
combattivo ed omosessuale.
Infatti la regia di Rickman
soddisfa l’occhio dello spettatore,
confezionando inquadrature vive
e brulicanti di personaggi, colori e
passioni. Un particolare episodio
storico viene modellato e
raccontato sul grande schermo in
una
versione
romanzata,
coinvolgente e carismatica. Tra lo
sfarzo dei costumi e le imponenti
ed affascinanti scenografie, si fa
strada un melodramma sullo
sfondo di una Francia ingessata,
che
asseconda i desideri
megalomani di un sovrano
potente e superbo. “A volte anche
in un ambiente ostile decisione,
coraggio e un po’ di caos sono
tutto ciò che serve”.
Letizia Rogolino
Il Fatto Quotidiano
1° Giugno 2015
Mercoledì16dicembre,ore16.30-19-21.00
Giovedì 17 dicembre, ore 19.00-21.00
Un film di Augugliaro-Del Grande-Al
Nassiry, con T. Fared e A. Sallam ,
Un poeta palestinese siriano e un
giornalista italiano incontrano a Milano
cinque palestinesi e siriani sbarcati a
Lampedusa in fuga dalla guerra, e
decidono di aiutarli a proseguire il loro
viaggio clandestino verso la Svezia. Per
evitare di essere arrestati come
contrabbandieri però, decidono di
mettere in scena un finto matrimonio...
MERCOLEDí 9 DICEMBRE 2015, ORE 16.30-19.00-21.15
GIOVEDí 10 DICEMBRE 2015, ORE 19.00-21.15
VENERDí 11 DICEMBRE 2015, ORE 21.00 (VERS. ORIG.)
Il cast tecnico.
Regia:
Alan
Rickman.
Sceneggiatura: Alison Deegan,
Alan Rickman, Jeremy Brock.
Fotografia:
Ellen
Kuras.
Montaggio:
Nicolas
Gaster.
Scenografia: James Marifield.
Costumi: Joan Bergin. Musiche:
Peter Gregson.
Origine: Gran Bretagna, 2014.
Durata: 1h52.
Gli interpreti.
Kate Winslet (Sabine De Barra),
Matthias Schoenaerts (André
Le Nôtre), Alan Rickman (Re
Luigi XIV), Stanley Tucci
(Philippe, Duca d'Orléans),
Steven Waddington (Thierry
Duras), Jennifer Ehle (Madame
De Montespan), Helen McCrory
(Madame Le Nôtre).
La trama.
Sabine De Barra, donna e non
nobile, è in lizza per un incarico
alla corte di Luigi XIV. Il re sta
per trasferirsi a Versailles e
l'artista di corte André le Nôtre,
nonostante
il
disappunto
iniziale, sceglie proprio Sabine
per realizzare uno dei giardini
principali del nuovo palazzo.
Mentre lei cerca di fare i conti
con una tragedia del passato,
Le Nôtre li fa con il disagio del
suo presente.
Addentriamoci nei giardini di
Versailles per scoprire chi, nel
1684, ha pensato quel pezzo di
paesaggio, opera di una giovane
donna volitiva e romantica che
viene introdotta a corte, conosce
Luigi XIV (Alan Rickman, anche
regista), gli intrighi e le relazioni,
si fa amica del fratello del re
(Tucci) e dell’artista (Matthias
Schoenaerts, bravo come in
Sapore di ruggine e ossa), ma un
tragico evento del passato
riemerge e rende infelice Kate
Winslet, una prova di perfezione
bipolare d’attrice. Questa opera
seconda, scritta a sei mani molto
ben intrecciate, entra in un
secolo senza bussare ma
conoscendone i segreti, organizza il via vai sentimentale con
eleganza: e da Versailles la
cartolina diventa viva e armoniosa, facendo di una storica quinta
regale il contesto di passioni
ancora calde di umane fatiche.
Piacevole,
non
superficiale,
danzante.
Maurizio Porro
IL Corriere della Sera
5 Giugno 2015
Che Le regole del caos sia una
commedia romantica di pura
fantasia, dove la cura dell’ambien-
tazione e la veridicità di alcuni
riferimenti non devono ingannare
e far pensare a un film filologicamente storico, dovrebbe risultare
subito evidente. Non parliamone
se poi andiamo a verificare nel
dettaglio: siamo nel 1682, il Re
Sole Luigi XIV adotta Versailles
come residenza: il sovrano ha 44
anni ma sembra decrepito, e
l’architetto di corte André Le
Nôtre - personaggio storico - nel
film è un giovane mentre aveva
25 anni più del sovrano.
Comunque protagonista è una
giovane donna, Sabine de Barra,
disegnatrice di giardini, inaspettatamente
convocata
per
concorrere al progetto di un
settore dei giardini della nuova
reggia, la sala da ballo all’aperto.
Donna sola indipendente e
anticonformista, dunque del tutto
inattendibile, Sabine scioglie
l’algido Le Nôtre, rivoluziona
l’etichetta e fa amicizia con il re.
Sarà
pure
un’operazione
azzardata ma ci si lascia
volentieri trasportare. Regista e
interprete come Re Sole l’inglese
Alan Rickman, già fosco prof
Piton di Harry Potter.
Paolo D’Agostini
La Repubblica
4 Giugno 2015
Per una volta, un titolo italiano non
fuorvia lo spettatore: rispetto
all’originale A Little Chaos (Un po’
di caos), la versione nostrana
mette in luce il cuore del secondo
film di Alan Rickman, a 17 anni da
L’ospite d’inverno. Da una parte la
formalità, il protocollo e il rispetto
delle norme sociali e di corte,
dall’altra la follia nel senso
passionale e nel senso sociale del
termine. Nel raccontare la storia
della costruzione del giardino della
reggia di Versailles e del rapporto
tra il progettista Le Notre, la
giardiniera De Barra e re Luigi
XIV, Rickman - su sceneggiatura
di Alison Deegan - non si limita
solo alla dicotomia tra formalità e
trasgressione in chiave di
racconto, ma cerca di inserirla
anche
nella
messinscena,
provando
a
far
irrompere
nell’accademismo britannico del
cinema in costume una brezza di
imprevisto, toni più sporchi, scelte
di regia più bizzarre. Ci riesce solo
a metà, appesantendo il ritmo
mano a mano e perdendo la rotta
verso il finale, superfluamente
tragico. Ma sono difetti che si
possono sopportare, soprattutto
alla luce del brio che qua e là filtra
e della prova degli attori, soprattutto delle attrici: una Kate Winslet di
alto livello e una sorprendente
Helen McRory (Madame Le
Nôtre).
Emanuele Rauco
Cinematografo.it
Il titolo originale, A Little Chaos,
non fa il paio con quello normativo
che ha scelto la distribuzione
italiana: in fondo, Alan Rickman
non voleva probabilmente dettar
legge in campo cinematografico,
bensì confezionare un piccolo film
originale, nel quale vestire
"modestamente" i panni del Re
Sole. E se suona contraddittorio, è
perché Le regole del caos è un
progetto che si regge da cima a
fondo su un balletto di contraddizioni, a partire dalla manciata di
grandi attori anglofoni che giocano
a fare i massimi francesi. La corte
di Versailles, poi, non si direbbe
certo lo sfondo ideale di un film di
(relativamente) piccolo budget,
ma in questo senso la scommessa è vinta, perché, pur girando
esclusivamente in Inghilterra, il
regista e la sua troupe tecnica
sono riusciti a ricreare le dinamiche estetiche e relazionali della
corte con gusto e autenticità
(meravigliose le pantofoline di
seta che affondano nel fango, a
riprova di un'esistenza spesa nel
nome dell'ideale, contro ogni buon
senso). Teatrale nell'impostazione, come da scena madre tra
Sabine e il re nel frutteto, esplicito
nel sottotesto, con la protagonista
nobile d'animo di contro ad una
nobiltà di sangue meschina e
capricciosa, e comoda nei suoi
abiti senza corsetto perché lavora
e non sta a guardare, il film di
Rickman
è
effettivamente,
nonostante tutto, un oggetto
originale, in virtù principalmente
del suo soggetto: la sfida sociale e
creativa di una paesaggista alla
corte del Re Sole. Peccato che la
sceneggiatura non si accontenti di
essere un gioco che si prende sul
serio, come una danza a
Versailles, ma si carichi del peso
di fantasmi familiari e drammi
ingombranti, fuori tema e fuori
stile. Kate Winslet da sola ha la
forza di farci credere qualunque
cosa, ed è senza dubbio lei a
salvare dall'annegamento Matthias
Schoenaerts, anche se il film
racconta il contrario. Solo Stanley
Tucci è in grado di rubarle la scena:
nell'interpretare il Duca D'Orléans,
fratello del re, è evidentemente il più
felice della compagnia, nonché il
più à l'aise.
Marianna Cappi
MyMovies.it
È il caso di dire “galeotta fu Jane
Austen”. Kate Winslet e Alan
Rickman si sono incontrati per la
prima volta sul set dell’adattamento cinematografico di Ragione e
Sentimento nel 1995, e dopo il
debutto alla regia dell’attore
inglese con l’Ospite d’Inverno,
tornano a lavorare insieme per il
dramma sentimentale Le Regole
del Caos (…). L’attrice interpreta
Sabine De Barra, una donna forte
e talentuosa che lavora come
paesaggista nei giardini e nelle
campagne della Francia del 1682.
Sotto il Regno dell’eccentrico e
capriccioso Luigi XIV, la giovane
donna viene invitata a corte per
una richiesta inaspettata. André
Le Nôtre, il giardiniere ufficiale di
Re Sole, interpretato da Matthias
Schoenaerts, deve scegliere la
persona giusta che possa aiutarlo
nella realizzazione di uno dei
giardini più importanti dello
sfarzoso ed elegante Palazzo di
Versailles. Come racconta il
regista: “La grandezza del
progetto era proporzionato alla
sua follia. Luigi XIV aveva un tale