MODULO 2: I MINORI Temi trattati: Condotte autolesive (gravi disturbi alimentari, abuso di alcol o droghe) Delinquenza minorile: teorie, aspetti psicologici, fattori di rischio e diffusione epidemiologica INTRODUZIONE DROGA qualsiasi sostanza di origine naturale o sintetica estranea all’organismo, che introdotta nello stesso, è capace di modificarne la funzione, a livello biologico, psicologico e sociale; (E. Costa, M. Colloca) il termine appartiene ormai a particolari connotazioni legate a problematiche normative, colpevolizzanti e di stigmatizzazione socio-culturale PRINCIPALI DEFINIZIONI I DIVERSI TIPI DI CONSUMATORI Sperimentatore: ha avuto contatti sporadici con la droga o per curiosità o per la pressione del gruppo di appartenenza Consumatore occasionale: fa uso di droga in modo saltuario, con la possibilità di interromperne l’uso senza problemi di natura psichica o sociale Consumatore abituale: nonostante abbia sviluppato una certa tolleranza alla droga e subendo più o meno una dipendenza psico-fisica, riesce a mantenere un buon livello di vita sociale; Farmacodipendente: consumatore di sostanze in stato di intossicazione , con una tendenza all’uso continuo in seguito all’instaurarsi della dipendenza, ma riuscendo a mantenere una soddisfacente vita sociale Tossicomane: persona in stato di intossicazione con un bisogno continuo di assunzione, disponibilità a procurarsi la sostanza con ogni mezzo, assuefazione e unico interesse presente è rivolto alla droga PRINCIPALI DEFINIZIONI DSM IV DISTURBI CORRELATI A SOSTANZE 1- disturbo da uso di • dipendenza da sostanze • abuso di sostanze sostanze 2- disturbi indotti da sostanze • Intossicazioni da sostanze • Astinenza da sostanze • delirio indotto da sostanze • demenza persistente indotta da sostanze • disturbo amnestico persistente indotto da sostanze •Disturbo dell’umore •Disturbo da ansia •Disfunzione sessuale •Disturbo del sonno PRINCIPALI DEFINIZIONI Dipendenza da sostanze: Modalità patologica d’ uso della sostanza che conduce che conduce a menomazione o a disagio clinicamente significativi, come manifestato da tre (o più) della condizioni seguenti, che ricorrono in un qualunque momento dello stesso periodo di 12 mesi: • tolleranza: - il bisogno di dosi notevolmente più elevate della sostanza per raggiungere l’intossicazione o l’effetto desiderato - un effetto notevolmente diminuito con l’uso continuativo della stessa quantità di sostanza • astinenza: -Sviluppo di una sindrome sostanza specifica conseguente alla cessazione (o riduzione) dell’assunzione di una sostanza precedentemente assunta in modo pesante e prolungato - la sindrome causa disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti - i sintomi non sono dovuti a una condizione medica generale PRINCIPALI DEFINIZIONI DIPENDENZA DA SOSTANZE: • la sostanza è spesso assunta in quantità maggiori o per periodi più prolungati rispetto a quanto previsto dal soggetto • desiderio persistente o tentativi infruttuosi di ridurre o controllare l’uso della sostanza • molto tempo viene speso in attività necessarie a procurarsi la sostanza o a riprendersi dai suoi effetti • interruzione o riduzione di importanti attività sociali, lavorative o ricreative a causa dell’uso della sostanza • uso continuativo della sostanza nonostante la consapevolezza di avere un problema persistente o ricorrente, di natura fisica o psicologica, verosimilmente causato o esacerbato dalla sostanza PRINCIPALI DEFINIZIONI Abuso di sostanze: • uso ricorrente della sostanza risultante in una incapacità di adempiere ai principali compiti connessi con il ruolo sul lavoro, a scuola o a casa • ricorrente uso della sostanza in situazioni fisicamente rischiose • ricorrenti problemi legali collegati alla sostanza • uso continuativo della sostanza nonostante persistenti o ricorrenti problemi sociali o interpersonali causati o esacerbati dagli effetti della sostanza Intossicazione da sostanze: • lo sviluppo di una sindrome sostanza-specifica reversibile dovuta alla recente assunzione della sostanza • modificazioni patologiche clinicamente significative sul piano comportamentale o psicologico dovute all’effetto della sostanza sul S.N.C. • i sintomi non sono dovuti a condizione medica generale e non possono essere meglio spiegati con un altro disturbo mentale PRINCIPALI DEFINIZIONI O.M.S. ICD 10 Dipendenza fisica: Modificazioni farmaco metaboliche indotte nell’organismo dalla sostanza, per cui l’organismo non può più farne a meno , nel senso che la sostanza si è talmente innestata nel metabolismo e nella dinamica biologica dell’individuo da costituire elemento indispensabile al suo funzionamento Dipendenza psicologica: Condizione psicopatologica per cui l’esigenza sentita sul piano psichico, come desiderio di esperire effetti benefici legati all’assunzione di una sostanza , rappresenta una tendenza imperiosa; siamo cioè di fronte ad una schiavitù psicologica che può essere controllata dalla volontà, diversamente da quanto avviene nel caso della dipendenza fisica Dipendenza sociale: Lo stile di vita tenuto dal tossicomane si allontana sempre più dal contesto sociale e culturale che gli era proprio prima della tossicomania. La droga diventa il fulcro dei suoi interessi, la sua vita sociale è limitata al “gruppo” ai cui componenti lo accomuna l’uso della droga (dipendenza dal gruppo) ASPETTI TERAPEUTICI E PREVENTIVI ASPETTI TERAPEUTICI E PREVENTIVI COMPLESSITA’ SOCIALE DEL FENOMENO Patologia sociale ed invalidità connesse Problemi sociali perpetuati e aggravati Sistema di controllo inefficace ed improprio ASPETTI TERAPEUTICI E PREVENTIVI COMPLESSITA’ INDIVIDUALE DEL FENOMENO “i tossicodipendenti non solo sono diversi uno dall’altro, ma ognuno è diverso da se stesso in tempi diversi perché diverso è il suo rapporto con la droga; Non è auspicabile la stesura di uno schema terapeutico valido per tutti i tossicodipendenti… occorre di volta in volta un sapere di base che personalizzi la terapia” (Costa E., Colloca M.,) ASPETTI TERAPEUTICI E PREVENTIVI ATTIVITA’ POSSIBILI CONTRO LA DIFFUSIONE DELL’ABUSO DI DROGHE (F. BRUNO) Da un punto di vista simbolico-immaginativo, tali attività possono essere descritte mediante due tipi di reazione Offensiva 1. 2. Difensiva La reazione offensiva (prevenzione) è intesa come attività di un popolo aggredito che deve colpire il nemico prima che questo abbia tempo e modo per penetrare nel territorio ed aggredire i cittadini. La reazione difensiva (contrasto, controllo, trattamento) interviene dopo l’aggressione per ridurne i danni. “Il nemico può essere sconfitto solo quando queste attività si dispiegano insieme e coordinatamente”. ( p.93) ASPETTI TERAPEUTICI E PREVENTIVI 1. PREVENZIONE (REAZIONE OFFENSIVA) Definizione di prevenzione: insieme di attività adeguate e mirate a contrastare il verificarsi e il manifestarsi di un dato fenomeno in una determinata popolazione. Classificazione di Caplan (1964): Prevenzione primaria: le attività riguardano la popolazione generale e sono rivolte ad impedire le cause stesse del fenomeno in questione, evitando che il rischio si manifesti Prevenzione secondaria: le attività sono rivolte ad impedire che il fenomeno si manifesti in particolari gruppi della popolazione, detti “a rischio”, in quanto più degli altri sono a rischio di rimanere vittima del fenomeno in questione. Prevenzione terziaria: tende ad identificarsi con il trattamento in quanto è rivolta a soggetti che hanno già subito il fenomeno, al fine di ridurne le conseguenze e l’impatto. ASPETTI TERAPEUTICI E PREVENTIVI 3. LE COMUNITA’ TERAPEUTICHE (CT) (E. COSTA, M. COLLOCA) Inghilterra, fine ‘700 mentali; Italia, anni ’60 recupero emarginati, malati mentali, poveri e tossicodipendenti. chiuso Attualmente CT aperto recupero malati ASPETTI TERAPEUTICI E PREVENTIVI CT CHIUSE Funziona 24h al giorno; Entrando si perde ogni diritto; serie di pressioni e divieti; iter di espiazione e ricostruzione; Presenza di un capo carismatico e di un’ideologia di base; Alla dipendenza fisica/psichica si sostituisce quella della struttura/ leader/ideologia. CT APERTE Funziona meno di 24h; Iter di responsabilizzazione e riscoperta di alternative alla droga; I disturbi dell’alimentazione… …sono condizioni cliniche complesse dove convergono fattori psicologici evolutivi e biologici, ruotano attorno a problemi di peso e forma del corpo. L’ossessione è verso la magrezza come modo per risolvere problemi relativi all’identità. I disturbi dell’alimentazione ANORESSIA: problema che sorge poco dopo la pubertà, quando il corpo diventa adulto e deve confrontarsi con sfide adolescenziali. BULIMIA: problema che sorge successivamente e riguarda l’equilibrio tra relazioni interpersonale e senso di separatezza. Particolarmente critico è il momento di separazione dalla famiglia. Anoressia – Panoramica storica in tutti i periodi della storia, disturbi mentali di rilevanza epidemiologica o particolare fascino illuminano un aspetto specifico della natura umana in conflitto con i tempi. Fine ‘800: isteria (espressione di una crisi dell’identità femminile) Misterioso disturbo nervoso e forma patologica tanto complessa quanto enigmatica. Fu soprattutto una malattia sociale, un veicolo altamente strutturato per l’espressione di un disagio. La natura dei sintomi sembrava rispondere ai bisogni e allo stile dell’epoca. Panoramica storica Svolta del secolo: drastica diminuzione dei casi di isteria apparentemente dovuta alle radicali trasformazioni sociali che seguirono gli inizi del ‘900 (cambiamento nello status delle donne e maggior livello di psicologizzazione della cultura allargata). Metà ‘900: anoressia nervosa (espressione di dilemmi della donna circa la sua identità ) diffusione rapida di un altro oscuro disturbo, noto da oltre un secolo a un numero ristretto di specialisti e del tutto sconosciuto alla maggior parte degli studiosi . Panoramica storica Anni ‘30: alta prevalenza di anoressia; Anni ‘40-’50: diminuiscono i casi di anoressia; Anni ’60-’70: nuovo aumento sino al picco degli anni ’80; Anni ’80-’90: vero e proprio problema psichiatrico nonché argomento “alla moda”. Culto dell’aspetto emaciato. le variazioni nei tassi di anoressia vanno comprese alla luce delle pressioni socio culturali relative all’immagine corporea ideale. KATE MOSS MARILYN MONROE Caratteristiche del disturbo Maggioranza di donne (rapporto 9 a 1); Malattia adolescenziale (14-18 anni); Scatenato da eventi stressanti che mettono alla prova senso di identità e capacità personali; Famiglia in cui l’investimento sul successo è forte; Figlie compiacenti costrette ad essere perfette con sottostante senso di impotenza; Inizia con il sottoporsi ad una dieta ma data la vulnerabilità genera forte senso di autocontrollo; Caratteristiche del disturbo Inganna tanto gli altri quanto se stessa; L’Anoressia ha diverse analogia con tossicodipendenza e alcolismo, in particolare per dipendenza e diniego della propria condizione Prende avvio una dinamica interna indipendente da fattori che l’hanno originata; Disfunzioni fisiologiche l’Anoressia resta fondamentalmente un disturbo nevrotico che porta a deviazioni comportamentali le quali a loro volta provocano: Inferiori livelli di estrogeni; Superiori livelli di ormone della crescita; Inferiori livelli di neurotrasmettitori; Anomalie nel metabolismo dei carboidrati; Anomalie nella regolazione della temperatura corporea; ATTEGGIAMENTI E COMPORTAMENTI A RISCHIO Violazione delle norme Trasgressioni in generale Attività delinquenziali grandi e piccole Uso e abuso di alcolici e droghe Comportamenti aggressivi Difficile rapporto con il cibo e la propria immagine DEVIANZA Si intendono azioni che violano la legge come crimini e reati (delinquency) sia comportamenti che sono indici di disadattamento (status offence) Può essere vissuta come trasgressione rispetto alle attese degli adulti Fenomeno “duale” perché tipica di ambienti socio-economici differenti Tipica di contesti socio-culturali deprivati ma attualmente anche di ambienti medio-alti (violenza a scuola, violenze sull’ambiente, uso di droga e spaccio, piccoli reati…) TEORIE TRADIZIONALI TEORIE PSICOLOGICHE Teoria dell’apprendimento sociale: è un derivato di processi educativi inadeguati Teorie psicoanalitiche: sviluppo carente dell’Io e del super-Io, ribellione verso l’autorità, desiderio inconscio di punizione, aggressività, TEORIE CLASSICHE MACROSOCIALI SOCIOLOGICHE - - - ANOMIA – crimine come espressione di un conflitto tra obiettivi sociali e mezzi disponibili per il loro raggiungimento CULTURALI – effetto di modelli devianti sull’apprendimento sociale SITUAZIONALI – occasione di reato e mancato controllo TEORIE ESPLICATIVE - - - Molti adolescenti commettono reati occasionali e non gravi Pochi ne commettono di gravi o ripetuti Pochi continuano a commetterne anche da adulti LE TEORIE SI CONCENTRANO SULLE CONDOTTE GRAVI E RIPETUTE TEORIE CLASSICHE MACROSOCIALI SOCIOLOGICHE - - - ANOMIA – crimine come espressione di un conflitto tra obiettivi sociali e mezzi disponibili per il loro raggiungimento CULTURALI – effetto di modelli devianti sull’apprendimento sociale SITUAZIONALI – occasione di reato e mancato controllo TEORIE MICROSOCIALI PSICOLOGICHE - TEORIE COMPORTAMENTISTE E COGNITIVISTE – studio dei processi di apprendimento - TEORIE PSICODINAMICHE – reati come effetto di conflitti inconsci, risalenti a problematiche giovanili TEORIE COMPORTAMENTISTE E COGNITIVISTE - - - Teorie di Eysenck sull’instabilità emotiva e scarso adattamento (neuroticismo), con carente sviluppo morale - 1977 Deficit sviluppo della coscienza morale Teoria cognitivista dell’apprendimento sociale di Bandura - 1983 - - - Fattori attivanti: Stimoli avversivi (minacce, frustrazioni, stress, …) Incentivi (bottino, vantaggi materiali, …) Ambientali (sovraffollamento, caldo, …) Modelli esterni (comportamento violento altrui) EFFETTO POSITIVO DEI RINFORZI Meccanismi di neutralizzazione della colpa: - Giustificazione ideologica o religiosa Spostamento e diffusione della responsabilità TEORIE PSICODINAMICHE - Correlazione tra carenze affettive nell’infanzia e successivo sviluppo antisociale (studio di Bowlby – 1968): - - La perdita dell’oggetto d’amore conduce ad un successivo costante rifiuto dell’affetto, dei legami e dell’inserimento sociale che evolve in senso antisociale Tanto più precoce è il distacco tanto più grave il comportamento antisociale - - - l’assenza della figura materna determina lo sviluppo di alcuni tratti di personalità tra cui: 1. il sentimento di abbandono 2. l’insensibilità affettiva 3. l’aggressività EFFETTI DI PRIVAZIONE E DEPRIVAZIONE (Winnicott) Interazionismo simbolico (Mead, Lemert, Becker, Erikson, Goffman): paradosso: la devianza aumenta con il benessere e con il controllo sociale. E’ un fenomeno dinamico di azione reazione sociale, sanzione e stigmatizzazione. E’ un fenomeno diffuso non c’è dicotomia tra cultura deviante e tradizionale. Il deviante non è frutto della società ma è attivo costruttore. Matza: “Come si diventa devianti”: affinità, affiliazione (disposizione), significazione come processo aperto dialogico con la società GIUDIZIO MORALE Secondo alcuni studi classici i devianti avrebbero un giudizio morale più basso rispetto agli altri Ma il tema è controverso, no dati definitivi anche perché il rapporto tra giudizio morale e comportamento è mediato dal rapporto tra sé e moralità. Dodge (1986): errore di attribuzione degli aggressivi dei comportamenti ostili GESTIONE DELLA REPUTAZIONE Emler: la devianza è una strategie di consolidamento della propria reputazione. La devianza è un riflesso di forza di origine sociale. Chi commette azioni devianti non ha nulla da perdere rispetto ad un’immagine positiva di sé da fornire alla società. Legame debole tra individuo e società. E’ un comportamento volutamente manifesto volutamente comunicativo rispetto alla propria posizione nei confronti delle norme istituzionali (funzione espressiva e funzione reputazionali nel definire sé deviante) FOLLOW-UP Problemi in adolescenza sono fortemente correlati a disadattamento in età adulta (comportamento delinquenziale, alcoolismo, problemi psichiatrici) Correlazione tra disadattamento in età adulta e ADHD e CP CAUSE E FATTORI DI RISCHIO Impossibile stabilire causalità diretta Causalità multipla (modello del rischio) Fattori di rischio e fattori protettivi (variabili individuali, relazionali, sociali e culturali) FATTORI DI PERSONALITA’ 2 teorie: continuità con l’età adulta (life-course persistent) o limitazione all’età adulta (adolescence limited) DSM pattern stabili di comportamenti antisociali (disturbo antisociale di personalità APD); ADHD e CD, Disturbo oppositivo provocatorio se <18 anni Ricerca: valutare il valore predittivo di alcuni indicatori; aggressività misurata con YSR (11-18 anni) 206 adolescenti età media 12 anni. Misure: pratiche genitoriali, atteggiamento nei confronti del gruppo-famiglia, del gruppo dei pari, grado di sicurezza dell’attaccamento (dipendenza e disponibilità) Risultati: indicatori: pratica genitoriale oppressiva e distruttiva, bassa disponibilità madre, alta disponibilità padre ATTACCAMENTO ALLE FIGURE PARENTALI L’attaccamento sicuro riduce il rischio di atteggiamenti delinquenziali, aumenta le strategie di coping costruttive e migliora l’esplorazione ed il rapporto con i pari. Violenza come disperata ricerca di un contenimento del sé. In adolescenza l’attaccamento sicuro non è più vicinanza fisica ma apertura alla comunicazione e all’ascolto ALCOL Immagine che i ragazzi hanno dell’alcol; relazione tra immagine mentale e comportamento Strumenti: questionario sul controllo genitoriale, MTAQ Risultati: i ragazzi più grandi producono un maggior numero di immagini positive dell’alcol, soprattutto i maschi. Stile genitoriale autorevole è associato ad un’immagine più negativa dell’alcol e ad un minor uso Conseguenze: programmi di lavoro sull’immagine mentale DIFFUSIONE EPIDEMIOLOGICA - Nel 2002 sono stati denunciati 42.732 minori: - - 13.540 per furto 4.115 per sostanze stupefacenti 3.628 per lesioni personali volontarie 2.896 per ricettazione 2.500 per rapina 630 per violenza sessuale 65 per omicidio volontario LA VIOLENZA GIOVANILE Le denunce di minori per rapina e per lesioni volontarie dal 1980 ad oggi sono triplicate Viene effettuato un collegamento con la crisi dei servizi sociali degli enti locali non in grado di gestire casi di minori problematici al di fuori dei circuiti giudiziari Le denunce per omicidio volontario dal 1980 sono ferme a circa 50 casi l’anno FATTORI DI RISCHIO - INDIVIDUALI - - Capacità cognitive Iperattività ed impulsività Disturbi psichici e della personalità SOCIALI - - Famiglia Gruppo dei coetanei e bande giovanili Scuola Ambiente sociale