Quante volte hai sentito dire “Bisogna parlare con i donatori?”. E ancora, quante volte magari sei stato proprio tu ad affermarlo? Ieri ho fatto un esperimento, una “prima” magari non assoluta, ma di sicuro una prima per me. Sono stato all’Università della Terza Età del Comune di Dolo in cui abito da… 27 anni e lì ho presentato il mondo della filantropia e del fundraising a una quarantina di signore e signori dai 60 anni in su. Dato che l’argomento è molto, troppo vasto per contenerlo in un’ora e mezza ho proposto un identikit dei tre protagonisti della raccolta fondi: il donatore, le organizzazioni non profit (e non solo), il fundraiser in Italia, rifacendomi alle indagini di Doxa, di Irp Marketing, dell’Istituto Italiano della Donazione, di Assif… E’ stata un’occasione davvero molto stimolante: la curiosità era davvero molto alta! Molte domane ed interventi, alcuni più ragionati e alcuni più sui “luoghi comuni”, ma in ogni caso spunti interessantissimi per capire faccia a faccia quali sono le incertezze, i vuoti informativi, le speranze e gli auguri di chi dona il proprio denaro, il proprio tempo, la propria attenzione con la fiducia che questo abbia un impatto positivo sulla realtà, ma spesso con tanti dubbi su come funzioni il misterioso mondo della raccolta fondi. Un’ora e tre quarti investiti, mi viene proprio da dire, nel migliore dei modi. La divulgazione dovrebbe essere parte ordinaria del lavoro di un fundraiser: che altre vie per sviluppare fiducia e cultura della filantropia in Italia? Se non lo facciamo per primi noi che ci occupiamo di raccolta fondi, chi altro dovrebbe farlo? Vi invito: organizzate incontri divulgativi sul fundraising, sul marketing sociale, sulla filantropia e ancora, sugli strumenti e sui mercati della raccolta fondi, su cos’è e cosa non è il fundraising, sulla trasparenza delle organizzazioni non profit, sulle agevolazioni fiscali, sugli investimenti in raccolta fondi… La fiducia si costruisce un passo alla volta, scoprendo le carte. Divulgare è un dovere! Pensiero finale: possiamo immaginare la figura del “mediatore filantropico” o “informatore filantropico” come ulteriore prospettiva per chi lavora nel fundraising?