Teatro Quirino stagione teatrale 2014/2015 21 ottobre / 9 novembre Ghione Produzioni GIORGIO ALBERTAZZI IL MERCANTE DI VENEZIA di William Shakespeare e con Franco Castellano scene Paolo Dore costumi Daniele Gelsi consulenza storico letteraria Sergio Perosa regia Giancarlo Marinelli NUOVO ALLESTIMENTO 11/23 novembre Associazione Culturale LA PIRANDELLIANA in coproduzione con L’INCREDIBILE GIANFELICE IMPARATO GIOVANNI ESPOSITO VALERIO SANTORO ANTONIA TRUPPO UOMO E GALANTUOMO di Eduardo De Filippo con Alessandra Borgia Lia Zinno Gennaro Di Biase Roberta Misticone Giancarlo Cosentino Fabrizio La Marca scene Aldo Buti costumi Valentina Fucci disegno luci Adriano Pisi musiche Riccardo Eberspacher regia Alessandro D’Alatri Premio MIGLIOR SPETTACOLO del Festival di Borgio Verezzi 2013 25 novembre / 7 dicembre GOLDENART production ALESSANDRO HABER ALESSIO BONI IL VISITATORE di Éric-Emmanuel Schmitt traduzione e adattamento Valerio Binasco e con Nicoletta Robello Bracciforti Alessandro Tedeschi musiche Arturo Annecchino scene Carlo De Marino costumi Sandra Cardini regia Valerio Binasco 9/21 dicembre Teatro Stabile di Bolzano PATRIZIA MILANI CARLO SIMONI LA VITA CHE TI DIEDI di Luigi Pirandello e con Gianna Coletti Karoline Comarella Paolo Grossi Sandra Mangini Giovanna Rossi Irene Villa Riccardo Zini scene Gisbert Jaekel costumi Roberto Banci regia Marco Bernardi 26 dicembre / 18 gennaio Valerio Santoro presenta una produzione dell’Associazione Culturale LA PIRANDELLIANA MASSIMO GHINI ELENA SANTARELLI QUANDO LA MOGLIE È IN VACANZA di George Axelrod traduzione Edoardo Erba con Edoardo Sala Anna Vinci musiche originali Renato Zero scene Aldo Buti disegno luci Adriano Pisi costumi Ornella Campale regia Alessandro D’Alatri 20 gennaio / 1 febbraio Coproduzione Teatro Stabile di Genova - Teatro Stabile di Napoli EROS PAGNI IL SINDACO DEL RIONE SANITÀ di Eduardo De Filippo scene Guido Fiorato costumi Zaira De Vincentiis luci Sandro Sussi musiche Andrea Nicolini regia Marco Sciaccaluga 10/22 febbraio Coproduzione Compagnia Enfi Teatro - Lotus production VANESSA INCONTRADA GABRIELE PIGNOTTA MI PIACI PERCHÉ SEI COSÌ di Gabriele Pignotta e con Fabio Avaro Siddhartha Prestinari produzione esecutiva Comedy production scene Tiziana Liberotti costumi Margherita Meddi luci Maximiliano Lumachi musiche Stefano Switala regia Gabriele Pignotta 24 febbraio / 15 marzo La Compagnia di Prosa di GEPPY GLEIJESES GEPPY GLEIJESES LELLO ARENA MARIANELLA BARGILLI L’UOMO, LA BESTIA E LA VIRTÙ di Luigi Pirandello costumi Adele Bargilli scene Paolo Calafiore musiche Matteo D’Amico luci Luigi Ascione regia Geppy Gleijeses 17/29 marzo Coproduzione Teatro Stabile di Catania - ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione OTELLO di Luigi Lo Cascio liberamente ispirato all’Otello di William Shakespeare con VINCENZO PIRROTTA e LUIGI LO CASCIO VALENTINA CENNI GIOVANNI CALCAGNO scenografia, costumi e animazioni Nicola Console e Alice Mangano musiche Andrea Rocca luci Pasquale Mari regia Luigi Lo Cascio 7/19 aprile Compagnia Molière con il patrocinio della REGIONE VENETO IVANA MONTI CATERINA MURINO GIORGIO LUPANO ROSARIO COPPOLINO DOPPIO SOGNO di Giancarlo Marinelli tratto dall’omonimo racconto di Arthur Schnitzler con Andrea Cavatorta Francesco Cordella Serena Marinelli Simone Vaio scene Paolo Beleù / Andrea Bianchi costumi Adelia Apostolico musiche Roberto Fia light designer Daniele Davino regia Giancarlo Marinelli 5/17 maggio ABC Produzioni ENRICO GUARNERI LA SCUOLA DELLE MOGLI di Molière e con Vincenzo Volo Rosario Marco Amato Nadia De Luca Rossana Bonafede Pietro Barbaro Carmelo Di Salvo scene Salvo Mangiagli costumi Riccardo Cappello disegno luci Andrea Chiavaro regia Guglielmo Ferro 21 ottobre / 9 novembre Ghione Produzioni GIORGIO ALBERTAZZI IL MERCANTE DI VENEZIA Giorgio Albertazzi con la sua Compagnia e il Teatro Quirino in omaggio al genio del Bardo nel 450° anno dalla nascita. di William Shakespeare e con Franco Castellano scene Paolo Dore costumi Daniele Gelsi consulenza storico letteraria Sergio Perosa regia Giancarlo Marinelli NUOVO ALLESTIMENTO personaggi e interpreti Shylock Giorgio Albertazzi Porzia Stefania Masala Antonio Franco Castellano Pretendenti/Doge Gaspare Di Stefano Bassanio Francesco Maccarinelli Jessica Ivana Lotito Job Cristina Chinaglia Lorenzo Mario Scerbo Nerissa Vanina Marini Graziano Diego Maiello I Ancella Alessandra Scirdi II Ancella Erika Puddu Note di regia Per me “Il Mercante di Venezia” è sempre stata la sinfonia della giovinezza. Antonio, Bassanio, Lorenzo, Porzia, Jessica, sono l’incarnazione del sublime epigramma di Sandro Penna: “Forse la giovinezza è solo questo / perenne amare i sensi e non pentirsi”. In nome dell’amore non c’è pentimento se si domanda una fortuna in prestito ad un amico con il rischio di rovinarlo; in nome di una libbra d’amore non c’è rimpianto se, per un amico, sei disposto a dare in garanzia una libbra della tua carne; e non c’è tormento, né dolore, se, per seguire un uomo che ti fa una serenata giù dal balcone, fuggi dalla famiglia, calpesti il cuore di un padre che per te solo vive, trafugandogli dalla casa le cose più preziose; persino quando, (come nel caso di Porzia Amleto), l’ombra del padre defunto continua a condizionare la tua scelta d’amore, tenendoti a guinzaglio, direttamente dall’Ade, o il dogma cieco di una legge sembra spegnere definitivamente il tuo sogno di felicità, intervengono puntuali un sotterfugio o un travestimento, un colpo di teatro e di giovinezza, (che son la stessa cosa), in grado di infrangere gli ostacoli. Sarà per questo che la Venezia di Shakespeare, nella mia fantasia, nulla a che vedere con quella pastellata ed appestata di Thomas Mann o con quella livida e morente di Giuseppe Berto; immagino questa Venezia simile ad una spiaggia della California; ragazzi bellissimi, donne sinuose come sirene, moto (scafi) che alzano la sabbia e le onde, un senso continuo di vertigine, una perpetua vacanza, musica dappertutto, feste dappertutto, un sabato sera periodico nella impossibile moltiplicazione della giovinezza: questi ragazzi veneziani fanno continuamente ciò che io, ogni volta che approdo in Laguna, vorrei fare: il bagno. Li vedo sempre umidi e seminudi, distesi al sole; anfibi verticali che sbracciano e abbracciano la città. E Shylock? Da dove vengono la sua malvagità, la sua avarizia, la sua ostinazione a fiutare, fino ad asportare, l’odore del sangue? Mi sono sempre chiesto: Shylock è semplicemente un antagonista agli eroi sopra citati? Shylock è unicamente la nota dissonante e stonata dentro alla sinfonia della giovinezza? Chi è veramente Shylock? Ho visto e soprattutto letto la riduzione (o forse l’ampliamento, o forse la perizia poetico ermeneutica) firmata da Giorgio Albertazzi, e mi sono bastate poche parole per risolvere il mistero: “Dovrebbe essere giorno secondo lo schema spazio-tempo, invece per noi è sera. Diciamo tramonto”, scrive Albertazzi. Giorgio Albertazzi ha fatto del “Mercante” un perfetto ibrido che sembra ora scritto da Strindberg e ora da Sartre, passando per la lussuria di Baffo e per i giocosi azzardi di Goldoni. Ha subito capito, fin dai vagiti della luce, che qui l’alba e il mattino, (sommariamente intesi come il primordio della vita e quindi la giovinezza), e il tramonto e la sera, (da considerarsi come tenebra, come male: come Shylock), sono di fatto non distinguibili: è come se i giovani veneziani e il vecchio ebreo siano cerchi nell’acqua creati dallo stesso sasso, riflessi specchianti dello stesso corpo, della stessa vita: Shylock odia Antonio, Bassanio e la loro cricca perché vorrebbe depredare quella giovinezza che non ha più (di qui l’ossessione per la libbra di carne, che ha, di fatto, lo stesso significato dell’ossessione per l’immortalità di Faust); e Antonio e Bassanio detestano Shylock perché, in qualche modo, in lui scorgono il tramonto, il capolinea, il bicchiere rotto a fine festa che, inesorabilmente, li attende. In questo senso Shylock è Antonio; Shylock è Bassanio; Shylock è Porzia. E’ tutto ciò che sono e tutto ciò che saranno. Per questo Shylock non può essere l’ebreo rachitico, obliquo ed incartapecorito tratteggiato da Celine; anzi, è uno splendido condottiero, un ipnotico sciamano che si muove tra le calli a bordo di una stranissima zattera (così come aveva immaginato Zanzotto per un film di Fellini). Shylock, per me, è magnetico, irresistibile, perfettamente padrone di ogni avventura e sventura; tanto da rendersi conto, nel processo finale, che Porzia si è travestita da giureconsulto: è Shylock che decide di chinare il capo, di perdere tutto. Di tornare giovane dentro a Porzia. Sì, Shylock è l’uomo più bello e più giovane che io conosca. È Giorgio Albertazzi. [Giancarlo Marinelli] 11/23 novembre Associazione Culturale LA PIRANDELLIANA in coproduzione con L’INCREDIBILE GIANFELICE IMPARATO GIOVANNI ESPOSITO VALERIO SANTORO ANTONIA TRUPPO UOMO E GALANTUOMO di Eduardo De Filippo con Alessandra Borgia Lia Zinno Gennaro Di Biase Roberta Misticone Giancarlo Cosentino Fabrizio La Marca scene Aldo Buti costumi Valentina Fucci disegno luci Adriano Pisi musiche Riccardo Eberspacher regia Alessandro D’Alatri Premio MIGLIOR SPETTACOLO del Festival di Borgio Verezzi 2013 Note di regia “Io scrivo per tutti, ricchi, poveri, operai, professionisti… tutti, tutti! Belli, brutti, cattivi, buoni, egoisti. Quando il sipario si apre sul primo atto d’una mia commedia, ogni spettatore deve potervi trovare una cosa che gli interessa”. Eduardo De Filippo si descriveva così parlando del suo lavoro. La lessi ancora ragazzo e mi rimase impressa nel cuore. Ma l’ho sentita ancor più forte quando è nata l’opportunità di poter allestire Uomo e galantuomo. Tutto è nato durante le pause di lavoro di “Tante belle cose” quando in cerca di uno spazio fumatori mi ritrovavo clandestino assieme a Gianfelice Imparato. L’affetto, la stima, il divertimento che mi procurava la sua “napoletaneità” stavano gettando le basi per farmi abbracciare da vicino Eduardo. Valerio Santoro, giovane e meritevole produttore, intuì e agì. Il mio legame con Eduardo si perde nell’infanzia: ancora bambino, di famiglia umile, ricordo che un giorno alla settimana, quando la televisione italiana era tutta un’altra cosa, veniva programmato il teatro. Tra le mie opere preferite c’erano quelle di Eduardo e per questo avevo il permesso di andare a letto più tardi del solito. Le ricordo in bianco e nero e, a differenza del teatro dal vero, con i primi piani degli attori. Tra tutti, per espressività e capacità interpretativa, mi colpiva l’intensità di Eduardo. Riusciva a divertirmi facendomi credere ai drammi che stava interpretando. Una vera magia. È con questo rispetto che mi sono avvicinato alla regia di Uomo e galantuomo. Un testo giovanile (1922) classificato spesso come farsa. Una definizione che ho sempre sentito stretta. Infatti, seppure caratterizzata da una ricca serie di battute ed episodi irresistibilmente comici, nella commedia emergono una gran quantità di contraddizioni tra l’apparire e l’essere della borghesia contro il dramma proletario di chi ogni giorno affronta la sopravvivenza. Falso perbenismo contro tragedia. Onore da salvare contro fame. E in tutto questo dov’è l’uomo e dove il galantuomo? Ecco perché considero Uomo e galantuomo una commedia di altissimo livello, forse la più divertente, ma che sicuramente segnò per Eduardo il passaggio dalla farsa al teatro di prosa. E guarda caso al centro della commedia c’è proprio il teatro: una scalcagnata compagnia, nominatasi “L’eclettica” (proprio perché non pone limiti alle proprie attitudini artistiche), porta in scena in una località turistica balneare “Malanova” di Libero Bovio. Attraverso il classico meccanismo della commedia degli equivoci, si scatena così il teatro nel teatro, la follia tra farsa e dramma evocando sapori pirandelliani. Ma si respirano anche profumi di Goldoni, di Skakespeare, e forse anche un po’ di quel teatro dell’assurdo che va da Osborne a Beckett a Ionesco. L’assenza di talento e l’improvvisazione della compagnia fanno infatti da contrappasso ai drammi borghesi interpretati invece con talento e una vena di follia. Sullo stesso palcoscenico della vita saranno più attori i benestanti, i cui sforzi mirano ad interpretare ruoli d’apparenza che i veri commedianti protesi, senza alcuna esigenza interpretativa, soltanto a sopravvivere al quotidiano. C’è tutto questo nel mio progetto di regia. C’è il rispetto per l’imponenza di una figura che considero un protagonista del teatro del Novecento che invoca di essere affrontato con il giusto rigore che merita. Lo spazio scenico viene riempito dalle anime di quegli esseri umani mentre l’allestimento è cornice che le libera dal realismo per ricondurre la drammaturgia al centro della rappresentazione. È ovvio che si ride molto, ma con quel rigore di cui Eduardo si è fatto ambasciatore della sua arte nella storia. Un’ultima cosa. Napoli e la sua lingua. Non starò qui ad elencare tutte le profonde radici che mi legano a quella città. Ma Napoli è un luogo che o lo contieni o è difficile da raccontare. Aspettavo da tempo questo appuntamento artistico con lei, con la sua lingua, con la sua ironia, a volte apparentemente eccessiva, ma così densa di umanità e poesia da renderla ogni volta “teatro”. [Alessandro D’Alatri] 25 novembre / 7 dicembre GOLDENART production ALESSANDRO HABER ALESSIO BONI IL VISITATORE di Éric-Emmanuel Schmitt traduzione e adattamento Valerio Binasco e con Nicoletta Robello Bracciforti Alessandro Tedeschi musiche Arturo Annecchino scene Carlo De Marino costumi Sandra Cardini regia Valerio Binasco Aprile 1938. L' Austria è stata da poco annessa di forza al Terzo Reich, Vienna è occupata dai nazisti, gli ebrei vengono perseguitati ovunque. In Berggstrasse 19, celeberrimo indirizzo dello studio di Freud (Alessandro Haber), il famoso psicanalista attende affranto notizie della figlia Anna, portata via da un ufficiale della Gestapo. Ma l'angosciata solitudine non dura molto: dalla finestra spunta infatti un inaspettato visitatore (Alessio Boni) che fin da subito appare ben intenzionato a intavolare con Sigmund Freud una conversazione sui massimi sistemi. Il grande indagatore dell'inconscio è insieme infastidito e incuriosito. Chi è quell'importuno? Cosa vuole? È presto chiaro che quel curioso individuo non è un ladro né uno psicopatico in cerca di assistenza. Chi è dunque? Stupefatto, Freud si rende conto fin dai primi scambi di battute di avere di fronte nientemeno che Dio, lo stesso Dio del quale ha sempre negato l'esistenza. O è un pazzo che si crede Dio? La discussione che si svolge tra il visitatore e Freud, e che costituisce il grosso della pièce, è ciò che di più commovente, dolce ed esilarante si possa immaginare: Freud ci crede e non ci crede; Dio, del resto, non è disposto a dare dimostrazioni di se stesso come se fosse un mago o un prestigiatore. Sullo sfondo, la sanguinaria tragedia del nazismo che porta Freud a formulare la domanda fatale: se Dio esiste, perché permette tutto ciò? Note di regia Da molto tempo la drammaturgia contemporanea ci ha abituati a pensare che le parole non servono più a niente. Che l’umanità è immersa in un buio silenzioso e che nessun dialogo è più capace di “dire” veramente qualcosa. Per strano che possa sembrare, il Teatro per lungo tempo si è fatto “portavoce” di quel silenzio e lo ha trasformato in poesia, grazie a grandi commedie classificate dell’ “incomunicabilità”. Autori come Schmitt, invece, sono andati fieramente in tutt’altra direzione. Hanno continuato coraggiosamente a testimoniare una cieca fiducia nelle parole e una specie di devozione per l’umana dote del dialogo. In questa commedia, come accadeva nel teatro di tanto tempo fa, le parole sono importanti e l’autore sembra coltivare la speranza che quando gli uomini si incontrano e si parlano possono, forse, cambiare il mondo. C’è una fiducia buona, dentro questa scrittura. C’è un grande “Sì”, così come nella drammaturgia contemporanea, di solito, c’è un grande “No”. Questo “Sì” è la prima cosa che mi ha colpito del “Visitatore”. È un testo coraggioso, che non ha timore di riportare in Teatro temi di discussione importanti come la Religione, la Storia, il Senso della Vita... Schmitt affronta questi temi in modo diretto, con l’innocenza di una “sit com”, quasi. Eliminando qualsiasi enfasi filosofica, i suoi personaggi riescono ad arrivare dritti al cuore di problemi enormi e a portare con molta dolcezza, in questo viaggio, anche gli spettatori. Il protagonista di questo viaggio è Sigmund Freud; lo vediamo vecchio, stanco, malato. È arrivato al capolinea della vita. Per le strade della sua adorata Vienna marciano i Nazisti e lui si prepara ad andare in esilio perché ebreo. E’ un uomo che si scopre disperato, dopo aver lottato tutta la vita contro la disperazione degli altri uomini. Questo povero vecchio che, sebbene sia Freud, ci sembra in vero un povero vecchio qualsiasi e ci ispira una tenera pietà, riceve la visita di un inquietante signore: è un pazzo che dice di essere Dio in persona? O è Dio, che gioca a sembrare un pazzo? Oppure il mondo è in mano a un Dio che non è niente di più e niente di meno di un povero pazzo? E ancora: il Male, che qui è interpretato da uno dei suoi migliori rappresentanti (il Nazismo), è opera di questo visitatore che dice di essere Dio o è opera dell’Uomo? Eccetera eccetera. Ecco le domande cruciali, i dubbi sanguinosi che animano questa strana commedia. Si potrebbe pensare, a questo punto, che l’autore ci abbia regalato uno dei tanti inutili e tediosi drammi filosofici; ma non è così. Ci ha regalato invece una commedia brillante, che con eleganza conduce spesso al sorriso o al riso; che offre spunti di pensiero e di commozione con sorprendente leggerezza. La casa di Freud è una casa qualsiasi, assediata dal buio e dalla follia del mondo. Quasi quasi, sembra casa nostra. Tutto si svolge in una triste notte di tanti anni fa, ma potrebbe essere, quasi quasi, anche stanotte. Niente è quel che sembra, questa notte: i canti nazisti a volte sembrano quasi belli, Dio sembra un matto qualunque e perfino Sigmund Freud sembra disperatamente ingenuo, come ciascuno di noi. “Il Visitatore” è una rara commedia per attori, a patto che siano attori capaci di sprofondare totalmente nell’umanità fragile dei loro personaggi e capaci di evitare le insidie della retorica. Anche Dio, qui, è in fondo un “povero Diavolo”; e le domande vertiginose che questa commedia ci pone, sono da lasciare tutte, umilmente, senza risposta; tranne una, forse… Una risposta importante, a ben vedere, c’è, ed è questa: “Sì”. La domanda, però, dovrete farvela da soli. Buon divertimento. [Valerio Binasco] 9/21 dicembre Teatro Stabile di Bolzano PATRIZIA MILANI CARLO SIMONI LA VITA CHE TI DIEDI di Luigi Pirandello e con Gianna Coletti Karoline Comarella Paolo Grossi Sandra Mangini Giovanna Rossi Irene Villa Riccardo Zini scene Gisbert Jaekel costumi Roberto Banci regia Marco Bernardi Un dramma lacerante dedicato all’amore materno Nel racconto di Pirandello “Colloqui coi personaggi” un argomento trafigge il lettore come una freccia arrivata al bersaglio: lo scrittore, tornato nella casa di Girgenti, in una struggente evocazione della madre, le dichiarava di non essere lei morta davvero, perché continuava a vivere nella mente del figlio, ma lui morto sì perché non viveva più nella coscienza di lei, unica sorgente e garanzia. Rovesciamento tipicamente pirandelliano. Su questo tema costruisce La vita che ti diedi, un dramma del distacco, coniugandolo e contaminandolo con un’ossessione ricorrente nella sua scrittura: quella del figlio cambiato. Il figlio è un personaggio assente, un cadavere nell’altra stanza. Ma la madre, Donna Anna, si rifiuta di riconoscerlo tale. Era diverso, prima di partire attratto dalla passione fatale per una donna, fresco e con i capelli d’oro: è ritornato invece consunto, “con gli occhi freddi” e “quasi calvo”. Donna Anna, in uno stato allucinatorio, non vuole uscire dal suo sogno e tenta disperatamente di mantenere il figlio in vita, oltre il limite della realtà. Il dramma è condotto interamente sul filo dell’amore materno, di cui è l’espressione più compiuta nel teatro di Pirandello. Nella sua problematica l’amore materno, con il suo carico di pene, è un valore che sopravvive intatto tra le macerie dei falsi valori della società e nella sua autenticità risulta indenne da ogni schematismo ideologico. “Il tocco di una storia amorosa” ha scritto Gerardo Guerrieri “riscalda Pirandello trascinandolo lontano dal suo terribile confutare”. Fra tanti personaggi che lottano e si agitano per ancorarsi a una verità che non sanno trovare né in se stessi e tanto meno negli altri e che, alla fine, inesorabilmente, giungono alla sconfitta smarriti e senza una certezza, Donna Anna Luna si impone con il suo amore materno che, pur deformato e fuori dalla normalità, rimane un punto certo, un sentimento positivo, un elemento di riscatto. “Proprio questo appare infine” conclude Guerrieri “come un’eredità indiscutibile: i figli, le madri, il miracolo per cui si vive. E a onta di numerose negazioni, lo slancio vitale di questo scrittore scambiato oziosamente per negatore. La madre diventa il centro di tutti i raggi, il segno di un dolore vitale che non si esaurisce mai, ed è l’unica realtà da contrapporre alla morte.” Marco Bernardi, Patrizia Milani e Carlo Simoni, con questo spettacolo chiudono il cerchio di una lunga e fruttuosa collaborazione che ha dato vita ad alcuni degli spettacoli più riusciti della scena italiana degli ultimi venti anni. 26 dicembre / 18 gennaio Valerio Santoro presenta una produzione dell’Associazione Culturale LA PIRANDELLIANA MASSIMO GHINI ELENA SANTARELLI QUANDO LA MOGLIE È IN VACANZA di George Axelrod traduzione Edoardo Erba con Edoardo Sala Anna Vinci musiche originali Renato Zero scene Aldo Buti disegno luci Adriano Pisi costumi Ornella Campale regia Alessandro D’Alatri Note di regia Il testo di George Axelrod, debuttò a Broadway nel 1952 con un notevole successo di critica e pubblico. Ma la sua vera consacrazione internazionale avvenne nel 1955 attraverso l’adattamento cinematografico di Billy Wilder. È una commedia che nel 2000 è stata inserita, dall’American Film Institute, al 51° posto tra le cento migliori commedie americane di tutti i tempi. Praticamente un classico della modernità. Il titolo originale "The 7 years itch" (Il "prurito" del settimo anno) contiene forse più informazioni della seppur felice traduzione italiana “Quando la moglie è in vacanza”. È una commedia sulle manie erotiche dell’uomo medio e al tempo stesso una feroce satira di costume contro il perbenismo di una certa “middle class” che sembra non avere epoche e che viene messa a confronto con le ambizioni di una ragazza che cerca di ridisegnare una propria personalità attraverso l’impegno nel mondo patinato della pubblicità, della moda o dello spettacolo in generale. Fa da detonatore la prorompente fisicità della ragazza che come un uragano entra nella banale quotidianità di un maschio irrisolto. Un maschile che più che subire l’attrazione femminile sembra essere spaventato da quell’apparentemente irraggiungibile opportunità. Considerando che sono passati più di sessant’anni dal suo debutto, il testo mantiene ancora intatta la freschezza di uno sguardo sui comportamenti e le relazioni tra maschi e femmine. Anche se sorprendente, la drammaturgia, oltre che divertire, inquieta anche un po’… E’ con questo spirito che mi accingo a dirigere questa commedia. Anche se i meccanismi relazionali sembrano essere intatti, altrettanto non viene da considerarlo rispetto all’ambientazione in questione. Trovo che il testo contenga tutti gli elementi per essere adattato alla nostra epoca e ai nostri riferimenti culturali. Altrimenti ne risulterebbe una mera ricostruzione delle relazioni tra uomo e donna negli anni Cinquanta nella società americana di quel tempo. Un aspetto estremamente interessante è la divisione dell’opera in due tempi narrativi: il reale e la proiezione delle reciproche insicurezze dei personaggi. Un’opportunità per restituire al progetto tutta la freschezza dello sguardo sulle relazioni tra gli esseri umani. Mi diverte l’idea di vivificare le proiezioni e le ansie dei protagonisti attraverso soluzioni moderne e fortemente visive che il linguaggio teatrale può offrire al pubblico contemporaneo. È una splendida occasione per proporre alla platea italiana, peraltro in anteprima assoluta, la genialità e il divertimento di un testo così intelligente e attuale. [Alessandro D’Alatri] 20 gennaio / 1 febbraio Coproduzione Teatro Stabile di Genova Teatro Stabile di Napoli EROS PAGNI IL SINDACO DEL RIONE SANITÀ di Eduardo De Filippo scene Guido Fiorato costumi Zaira De Vincentiis luci Sandro Sussi musiche Andrea Nicolini regia Marco Sciaccaluga personaggi e interpreti Il Sindaco Eros Pagni Armida Maria Basile Scarpetta Geraldina Angela Ciaburri Gennarino Marco Montecatino Amedeo Luca Iervolino Fabio Della Ragione Federico Vanni Arturo Santaniello Massimo Cagnina Rafiluccio Santaniello Orlando Cinque Rita Francesca De Nicolais Immacolata Dely De Maio O’Cuozzo Rosario Giglio O’Palumiello Pietro Tammaro O’Nait Gennaro Apicella Catiello Gino De Luca Pascale Gennaro Piccirillo Presentato in anteprima al Napoli Teatro Festival nel giugno scorso, in occasione del trentesimo anniversario della morte del suo autore, Il sindaco del Rione Sanità con Eros Pagni protagonista ha superato, raccogliendo un grande esito di pubblico, la scommessa di portare “in casa” di Eduardo De Filippo un testo di Eduardo interpretato da un attore non napoletano. Ora, lo spettacolo coprodotto dalla Stabile di Genova e dallo Stabile di Napoli inizia la sua tournée nazionale, preceduto da un coro di elogi: «Superbo allestimento di grande castità visiva» (“La Stampa”), «Un magnifico Eros Pagni che mescola toni tragici e comici» (“L’Unità”), «Il sindaco del Rione Sanità, un dramma europeo grazie a Sciaccaluga e Pagni: uno spettacolo che riconcilia con il teatro» (“Corriere Spettacolo.it”). L’azione si svolge per i primi due atti nella residenza di campagna di Don Antonio Barracano e nel terzo nella sua casa di città, al Rione Sanità. In entrambi i luoghi, Don Antonio esercita, con il trentennale appoggio del sempre più disincantato dottor Fabio della Ragione, la sua personale idea della legge. Fa estrarre pallottole e ricucire ferite dal corpo di giovanotti troppo animosi; concede “udienze” giornaliere a chi si rivolge a lui per avere giustizia e protezione. Lo spettatore fa così la conoscenza di una curiosa fauna umana, composta da piccoli delinquenti, usurai e bottegai poco accorti. Per tutti Don Antonio ha la soluzione giusta. Ma quando davanti a lui si presentano Rafiluccio e Rituccia, sua compagna in avanzato stato di gravidanza, le cose si complicano. Rafiluccio, infatti, non chiede aiuto o protezione, vuole solo comunicargli che ucciderà suo padre, Arturo Santaniello, ricco panettiere, che lo ha diseredato e cacciato di casa, non riconoscendolo più come figlio. Prima di dare il suo parere, Don Antonio vuole però sentire “l’altra campana” e convoca pertanto il padre, al quale dapprima confida la storia vera del suo primo delitto contro i soprusi di un arrogante prepotente, invitandolo poi a riconciliarsi con i figlio. Ma il panettiere rifiuta e lo invita di fatto a farsi gli affari suoi, dando così inizio a un tragico precipitare degli eventi. Scritta e rappresentata nel 1960, Il sindaco del Rione Sanità è una commedia che lo stesso Eduardo amava definire «simbolica e non realistica», una commedia che «affonda le proprie radici nella realtà, ma poi si sgancia da essa, si divinizza, per dare una precisa indicazione alla giustizia», perché «Don Antonio è qualcosa di assai diverso da quel capo camorra che all’inizio sembrerebbe che fosse: egli è un visionario che cerca di ristabilire nel mondo un ordine andato fuori sesto». Dice il regista Marco Sciaccaluga: «Il sindaco del Rione Sanità è una commedia complessa che mescola comico e tragico, realismo e simbolismo (anche cristologico). Un testo abitato da un protagonista, Antonio Barracano, fondamentalmente ambiguo, essendo egli insieme un capo camorra e un idealista, una sorta di Robin Hood degli ignoranti; un personaggio la cui grandezza sta proprio nella capacità di mescolare il male e il bene, il positivo e il negativo, l’alto e il basso. È in questo senso che l’ho messo in scena come uno dei testi più shakespeariani di Eduardo. A me non sembra che Il sindaco del Rione Sanità sia tanto una commedia radicata in una ideologia, quanto una tragedia le cui autentiche radici affondano nell’esistenza umana». 10 / 22 febbraio Coproduzione Compagnia Enfi Teatro - Lotus production VANESSA INCONTRADA GABRIELE PIGNOTTA MI PIACI PERCHÉ SEI COSÌ di Gabriele Pignotta e con Fabio Avaro Siddhartha Prestinari produzione esecutiva Comedy production scene Tiziana Liberotti costumi Margherita Meddi luci Maximiliano Lumachi musiche Stefano Switala regia Gabriele Pignotta Marco e Monica (Gabriele Pignotta e Vanessa Incontrada) sono innamorati e sposati da qualche anno. Dopo la passione iniziale, come spesso in tante storie d’amore, arrivano i primi screzi ed i primi cenni di noia e quando la loro storia sembra essere arrivata alla deriva, provano un’ultima estrema soluzione: una terapia di coppia sperimentale che metterà i due protagonisti in condizione di vedere il mondo con gli occhi del partner. Tre mesi a parti scambiate! Al loro fianco un’altra coppia, Stefano e Francesca (Fabio Avaro e Siddhartha Prestinari), i vicini di casa, che invece rappresentano la classica coppia di facciata nella quale i due partner sembrano felici agli occhi degli altri, ma in realtà si detestano profondamente e non hanno il coraggio di dirselo... La vita di queste due coppie di vicini di casa si intreccerà fino a quando il coperchio salterà e nasceranno situazioni bizzarre e occasioni di puro divertimento!!! Anche questa commedia di Gabriele Pignotta ci regala l’ennesima occasione per ridere, divertirci ma anche riflettere sulla condizione attuale della coppia versione 2.0! 24 febbraio / 15 marzo La Compagnia di Prosa di GEPPY GLEIJESES GEPPY GLEIJESES LELLO ARENA MARIANELLA BARGILLI L’UOMO, LA BESTIA E LA VIRTÙ di Luigi Pirandello costumi Adele Bargilli scene Paolo Calafiore musiche Matteo D’Amico luci Luigi Ascione regia Geppy Gleijeses Dopo i grandi successi de “Lo scarfalietto” e “Miseria e nobiltà” di Eduardo Scarpetta e di “A Santa Lucia” di Raffaele Viviani, la Compagnia di Geppy Gleijeses con Lello Arena e Marianella Bargilli, mette in scena “L’uomo, la bestia e la virtù” di Luigi Pirandello per la regia dello stesso Gleijeses. Il trasparente signor Paolino sarà Geppy Gleijeses, il capitano Perella, Lello Arena e la virtuosa Perella, Marianella Bargilli. Pirandello francamente comico ma con risvolti di grande impotenza e di amarezza di fronte ai soprusi di un uomo prepotente e dispotico perpetrati nei confronti di una moglie debole e trascurata e di un modesto professore di lei innamorato. Il pubblico, che forse non si aspettava questa commedia di Pirandello dai toni farseschi e scollacciati, non accolse bene la prima rappresentazione dell'opera. Successivamente rivalutata dalla critica e dal pubblico, la commedia ebbe tanto successo in Italia e all'estero, da essere una delle più rappresentate della produzione teatrale pirandelliana. Il farsesco tema trattato dalla commedia è ben rappresentato dal titolo: l'uomo è la prima maschera, quella del professor Paolino che nasconde sotto il suo ostentato perbenismo la tresca con la signora Perella, che indossa la maschera della virtù, quella cioè di una morigerata e pudica madre di famiglia praticamente abbandonata dal marito, capitano di marina che appare agli occhi della gente con la maschera della bestia. Egli convive con una donna a Napoli e, nelle rare occasioni in cui incontra la moglie rifiuta, con ogni pretesto, di avere rapporti con lei. La commedia in maschera potrebbe proseguire con piena soddisfazione di tutti se il destino e il caso non intervenissero a far cadere le false apparenze. La signora Perella rimane infatti incinta ad opera del professor Paolino che dovrà, al di là di ogni morale, rimettere in piedi l'ipocrita buon ordine borghese: dovrà convincere tutti che la signora Perella è rimasta incinta in una delle rare occasioni dal marito e quindi dovrà far sì che il recalcitrante capitano abbia almeno un rapporto sessuale con sua moglie. Tutto dovrà avvenire in una sola notte perché tanto è il tempo che il capitano soggiornerà in casa prima di ripartire e rimanere assente per due mesi. Il professore allora dovrà fare in modo che la sua pudica amante ceda alle voglie della bestia. Per essere sicuro del risultato il professore si farà preparare un afrodisiaco per stimolare i sopiti sensi del capitano e inciterà la vergognosa amante a mostrare le grazie che tiene virtuosamente nascoste. Tutto è ormai pronto per la trappola sessuale in cui dovrà cadere la bestia. Il professore se ne andrà lasciando libero campo per il capitano rimanendo d'accordo con la signora Perella che: “Verrò domattina all’alba, davanti alla tua casa. Se è sì fammi trovare un segno; ecco, guarda, uno di questi vasi di fiori qua, alla finestra della veranda.” Ma la mattina successiva nessun vaso di fiori appare alla finestra. 17/29 marzo Coproduzione Teatro Stabile di Catania ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione OTELLO di Luigi Lo Cascio liberamente ispirato all’Otello di William Shakespeare con VINCENZO PIRROTTA e LUIGI LO CASCIO VALENTINA CENNI GIOVANNI CALCAGNO scenografia, costumi e animazioni Nicola Console e Alice Mangano musiche Andrea Rocca luci Pasquale Mari regia Luigi Lo Cascio personaggi e interpreti Otello Vincenzo Pirrotta Iago Luigi Lo Cascio Desdemona Valentina Cenni Il soldato Giovanni Calcagno Note di regia Un Otello scarnificato, ridotto a tre, anzi quattro personaggi: il condottiero, l’alfiere, Desdemona, ai quali si aggiunge l’invenzione di un soldato che si fa narratore, coscienza critica, coro. A partire da Shakespeare un altro Otello. Mettere in scena l’intero testo, e per di più nella versione compiuta e statuaria dell’originale, appare impresa fuori misura. Così, insieme per prudenza e devozione nei confronti del modello, si è cercato di cavarne un soggetto, fedele il più possibile agli spunti narrativi e ai rimandi alla fonte, ma intraprendente, sempre scontando i limiti delle forze a disposizione, nella ricerca di una via, foss’anche un vicolo, da aggiungere alla mappa sterminata che raccoglie le varianti, le trasposizioni, i calchi di questa tragedia candidamente misteriosa. Fortunatamente, il fatto che l’opera di Shakespeare, pur coinvolgendo lo spazio pubblico, rapidamente converga e punti al cuore di un dramma fortemente individuale, sembra autorizzare un lavoro di concentrazione e restrizione del campo d’azione. Si metteranno a fuoco soltanto alcune parti del testo, quelle che obbligano a confrontarsi con l’enigma di certe passioni umane. Attraverso l’uso dei versi e con una scrittura in cui la lingua italiana e quella siciliana si fronteggiano a colpi di endecasillabi, il plot si presenta modificato già nella sequenza temporale. Si comincia dalla fine del testo di Shakespeare. La tragedia di Otello è già compiuta. La prima preoccupazione di chi resta è giustiziare Iago. Per mezzo di atroci torture si vuole penetrare il mistero dell’evidente sproporzione tra il suo risentimento per Otello e la catastrofe che ha voluto innescare. Un soldato che ha assistito agli avvenimenti, non sopportando le distorsioni e i travisamenti con cui la vicenda rischia di venire tramandata, racconta la storia del suo amato generale, praticando alcune infrazioni alla realtà in nome di una verità più radicale. Nella sua versione, la storia di Otello è la storia di un uomo. E ciò che lo conduce al compimento del suo atto scellerato non è chiaramente dovuto alle implicazioni che derivano dal colore nero della pelle. Ma da quella differenza fondamentale che talvolta, invece di generare un incontro tutto da costruire in virtù del desiderio, può spalancare un varco da cui può irrompere un odio smisurato. Questa differenza è quella tra uomo e donna. [Luigi Lo Cascio] 7/19 aprile Compagnia Molière con il patrocinio della REGIONE VENETO IVANA MONTI CATERINA MURINO GIORGIO LUPANO ROSARIO COPPOLINO DOPPIO SOGNO di Giancarlo Marinelli tratto dall’omonimo racconto di Arthur Schnitzler con Andrea Cavatorta Francesco Cordella Serena Marinelli Simone Vaio scene Paolo Beleù / Andrea Bianchi costumi Adelia Apostolico musiche Roberto Fia light designer Daniele Davino regia Giancarlo Marinelli Per la prima volta in Teatro la novella traumatica che fonde in modo assai compiuto il sogno e la realtà, Freud e il romanzo d’appendice, e da cui Stanley Kubrick, con Eyes Wide Shut, ha tratto il suo ultimo capolavoro del tutto incompiuto. “Dopo il grande successo delle due stagioni di Elephant Man, cercavo un testo che possedesse una caratteristica; darmi la possibilità, come drammaturgo e come regista, di creare personaggi multipli per i miei attori; un testo che fosse già teatro multiplo. Dove la storia fosse tante storie; dove la verità fosse tante verità; e dove, finalmente, l’amore, la morte, il senso di colpa, il peccato e il riscatto, affiorassero prepotentemente tutti insieme. In una Vienna innevata eppure caldissima, il dottor Fridolin riceve la più imprevedibile delle confessioni dalla moglie Albertine: “Ti ricordi, l’estate scorsa, sulla spiaggia danese, quel giovane uomo? Se mi avesse chiamata, non avrei potuto oppormi. Ero pronta a sacrificare te, la nostra bambina, tutto il mio futuro”. Dall’intima confidenza di un tradimento solo fantasticato all’ossessione che dura un’interminabile notte; dopo aver viaggiato negli inferi della mente e della carne, sullo scivolo dell’alba, i due coniugi si ritrovano soli, smarriti, ma innamorati più di prima. In fondo solo questo mi interessa: raccontare (ancora una volta) i crimini, anche solo della fantasia, che attentano ogni giorno alla felicità della coppia; dire quanto sia disperante dover amare e essere amati, facendo i conti con l’infantile terrore e la sadica eccitazione dell’abbandono; mettere in scena la follia di chi, ad un certo punto della sua vita, è convinto che il dolore che subiamo, in verità, sia la punizione meritata a quel nostro abbandonare, tradire, violare chi ha scelto di essere, per sempre, nostro. Il teatro è amare gli attori. E odiare tutto ciò che riescono ad essere al posto nostro.” [Giancarlo Marinelli] 5/17 maggio ABC Produzioni ENRICO GUARNERI LA SCUOLA DELLE MOGLI di Molière e con Vincenzo Volo Rosario Marco Amato Nadia De Luca Rossana Bonafede Pietro Barbaro Carmelo Di Salvo scene Salvo Mangiagli costumi Riccardo Cappello disegno luci Andrea Chiavaro regia Guglielmo Ferro Commedia con un meccanismo comico perfetto, che mantiene intatto il fascino elegante di una macchina teatrale molto curata e rifinita. Attraverso una rilettura in siciliano, attenta a non intaccare la struttura della commedia, i personaggi acquistano una nuova linfa che si inserisce nel solco che la grande tradizione teatrale siciliana ha percorso, anche attraverso la traduzione di un dialetto di classici, dei più grandi drammaturghi di ogni tempo. Un mondo sicuramente a misura di un interprete come Enrico Guarneri che attraverso una vis comica forte ed energica fa rivivere con slancio il personaggio di Arnolfo. Una scuola delle mogli mediterranea che condivide un meccanismo che qui ripercorre l’improbabile e claustrale educazione che l’anziano Arnolfo pretende di imporre ad Agnese, che intende sposare, per garantirsene la fedeltà. Si tratta infatti, oltre che di una traduzione, di una riscrittura ottenuta adoperando i modi di dire e di fare isolani. Il risultato è un testo estremamente efficace che, mantenendo intatta la sua struttura drammaturgica, restituisce il sapore e il colore della commedia originale. VENDITA ABBONAMENTI E BIGLIETTI Gli abbonamenti sono in vendita dal 12 giugno al 2 agosto e dal 25 agosto fino all’ultimo giorno utile per tipo d’abbonamento. La prelazione per gli abbonati alla stagione 2013-2014 è valida fino al 6 settembre. I biglietti dei singoli spettacoli sono in vendita dal 29 settembre, presso: Biglietteria del Teatro Quirino – via delle Vergini angolo via Minghetti. Tel. 06/6794585 [email protected] Orario: fino al 2 agosto dal lunedì al sabato h 10/19 dal 3 al 24 agosto chiusura estiva dal 25 agosto al 20 ottobre dal lunedì al sabato h 10/19 dal 21 ottobre dal martedì alla domenica h 10/19 online su www.teatroquirino.it Sono previste riduzioni su abbonamenti e biglietti per Cral, Scuole, Gruppi, Associazioni convenzionate. Ufficio Promozione e Gruppi 06/6783042 int. 2 [email protected] [email protected] Ufficio Scuole 06/88652902 [email protected] PREZZI ABBONAMENTI ABBONAMENTO POSTO FISSO 11 SPETTACOLI (valido martedì, mercoledì, giovedì) 11 tagliandi a giorno e posto fisso PLATEA I BALCONATA II BALCONATA GALLERIA INTERO € 242,00 € 209,00 € 176,00 € 121,00 RIDOTTO € 218,00 € 188,00 € 158,00 € 109,00 CRAL e GRUPPI € 194,00 € 167,00 € 141,00 € 97,00 ABBONAMENTO POSTO FISSO WEEKEND 11 SPETTACOLI (valido venerdì, sabato, domenica) 11 tagliandi a giorno e posto fisso PLATEA I BALCONATA II BALCONATA GALLERIA INTERO € 295,00 € 260,00 € 220,00 € 154,00 RIDOTTO € 266,00 € 234,00 € 198,00 € 139,00 CRAL e GRUPPI € 236,00 € 208,00 € 176,00 € 123,00 ABBONAMENTO POSTO FISSO 8 SPETTACOLI (valido sabato pomeriggio) 8 tagliandi a giorno e posto fisso esclusi Il mercante di Venezia, Il sindaco del rione sanità e Otello PLATEA I BALCONATA II BALCONATA GALLERIA INTERO € 216,00 € 192,00 € 160,00 € 112,00 RIDOTTO € 194,00 € 173,00 € 144,00 € 101,00 CRAL e GRUPPI € 173,00 € 154,00 € 128,00 € 90,00 CARD LIBERA 6 SPETTACOLI (valida martedì, mercoledì, giovedì) 6 tagliandi a giorno e posto libero PLATEA I BALCONATA II BALCONATA GALLERIA INTERO € 138,00 € 120,00 € 108,00 € 72,00 RIDOTTO € 124,00 € 108,00 € 97,00 € 65,00 CRAL e GRUPPI € 110,00 € 96,00 € 86,00 € 58,00 CARD LIBERA WEEKEND 6 SPETTACOLI (valida venerdì, sabato, domenica) 6 tagliandi a giorno e posto libero PLATEA I BALCONATA II BALCONATA GALLERIA INTERO € 180,00 € 156,00 € 132,00 € 90,00 RIDOTTO € 162,00 € 140,00 € 119,00 € 81,00 CARD LIBERA 4 SPETTACOLI (valida martedì, mercoledì, giovedì) 4 tagliandi a scelta libera PLATEA o I BALCONATA (in base alla disponibilità) INTERO € 108,00 RIDOTTO UNICO € 97,00 CRAL e GRUPPI € 144,00 € 125,00 € 106,00 € 72,00 PREZZI BIGLIETTI BIGLIETTI SPETTACOLI (validi martedì, mercoledì, giovedì) PLATEA I BALCONATA II BALCONATA GALLERIA INTERO € 30,00 € 24,00 € 19,00 € 13,00 RIDOTTO € 27,00 € 22,00 € 17,00 € 12,00 CRAL e GRUPPI € 24,00 € 19,00 € 15,00 € 10,00 BIGLIETTI WEEKEND SPETTACOLI (validi venerdì, sabato, domenica) PLATEA I BALCONATA II BALCONATA GALLERIA INTERO € 34,00 € 28,00 € 23,00 € 17,00 RIDOTTO € 31,00 € 25,00 € 21,00 € 15,00 CRAL e GRUPPI € 27,00 € 22,00 € 18,00 € 14,00 BIGLIETTI spettacolo “Quando la moglie è in vacanza” (validi martedì, mercoledì, giovedì) PLATEA I BALCONATA II BALCONATA GALLERIA INTERO € 36,00 € 30,00 € 25,00 € 19,00 RIDOTTO € 32, 00 € 27, 00 € 23, 00 € 17, 00 CRAL e GRUPPI € 29,00 € 24,00 € 20,00 € 15,00 BIGLIETTI spettacolo “Quando la moglie è in vacanza” WEEKEND (validi venerdì, sabato, domenica e festivi) PLATEA I BALCONATA II BALCONATA GALLERIA INTERO € 40,00 € 34,00 € 29,00 € 23,00 Spostamento tagliando abbonamento Smarrimento tagliando abbonamento RIDOTTO € 36, 00 € 31, 00 € 26, 00 € 21, 00 € 3,00 € 0,20 I ridotti sono riservati agli over 65 e under 26. I ridotti non sono validi nel weekend e nei giorni festivi e prefestivi. I prezzi sono comprensivi del diritto di prevendita del 10% circa. I prezzi e gli abbonamenti non sono validi per la recita del 31 dicembre. CRAL e GRUPPI € 32,00 € 27,00 € 23,00 € 18,00 REGOLAMENTO BIGLIETTI: Si prega di controllare al momento dell’acquisto del titolo di accesso eventuali errori e/o omissioni. Il biglietto emesso non potrà essere sostituito o rimborsato. Gli organizzatori si riservano il diritto di effettuare spostamenti e/o di apportare modifiche al programma. Il presente biglietto deve essere esibito in caso di controllo e conservato per un eventuale diritto al rimborso. Il venditore non risponde del mancato svolgimento della manifestazione per la quale è stato acquistato il titolo di accesso. In caso di annullamento della manifestazione si prega quindi di contattare l’organizzatore per le modalità di rimborso che potrà avvenire entro e non oltre 5 giorni dalla data prevista. Si precisa in ogni caso che la commissione di servizio non verrà rimborsata. È assolutamente vietato fotografare o registrare eventi. È assolutamente vietato introdurre bottiglie, lattine, alcolici, ombrelli, e ogni altro oggetto contundente o pericoloso. Non è consentito l’accesso a posto o categoria diverso da quello assegnato. Il possessore del biglietto, in quanto facente parte del pubblico, acconsente e autorizza eventuali riprese audio e video che potrebbero essere effettuate durante la manifestazione, per qualsiasi uso. ABBONAMENTI POSTO FISSO: All’atto della sottoscrizione dell’abbonamento è necessario rilasciare le proprie generalità per eventuali comunicazioni urgenti, autorizzando il trattamento dei dati personali, ai sensi dell’art. 13 del D.Lgs 196/03. Qualora ragioni impreviste di programmazione o esigenze artistiche richiedessero modifiche al calendario degli spettacoli, rimozione di poltrone o spostamento dei turni d’abbonamento il Teatro ne darà tempestiva notizia sulla stampa, sui propri veicoli pubblicitari e/o contatterà gli abbonati garantendo un’adeguata sostituzione. In caso non venissero rappresentati tutti gli spettacoli compresi nell’abbonamento, il Teatro rimborserà le quote relative. Durante la stagione per gli abbonamenti a posto fisso sono consentiti spostamenti di data, per posti dello stesso settore, secondo disponibilità. Lo spostamento verrà effettuato dal botteghino del Teatro, previa consegna del biglietto relativo alla data e la contestuale emissione di un “tagliando spostamento abbonati” al costo di € 3,00. È necessario riconsegnare il biglietto almeno 24 ore prima della data da sostituire. In caso di smarrimento del biglietto di abbonamento a posto fisso si rilascerà, il giorno stesso dello spettacolo, un “tagliando sostitutivo” al costo di € 0,20. Gli abbonati della scorsa stagione potranno confermare i propri posti entro il 6 settembre, in seguito i posti non riconfermati saranno messi a disposizione del pubblico. ABBONAMENTI POSTO E GIORNO LIBERO: La Card a 6 spettacoli dà diritto a un singolo ingesso per sei rappresentazioni a scelta. La formula “weekend” è valida anche martedì, mercoledì e giovedì. La Card a 4 spettacoli è cumulativa e dà diritto a quattro ingressi liberi, è valida martedì, mercoledì e giovedì. I biglietti si ritirano in botteghino, secondo disponibilità del settore scelto, a presentazione della card, dal 29 settembre. I biglietti possono essere prenotati telefonicamente, a partire da 30 giorni prima della data dell’evento scelto, e ritirati fino al giorno stesso entro 45 minuti dall’inizio dello spettacolo, presso botteghino del Teatro. Dopo l’emissione i biglietti di card non potranno essere sostituiti o annullati. In caso non venisse rappresentato, per ragioni impreviste, uno degli spettacoli scelti, sarà invece possibile spostare i biglietti di card su un altro spettacolo. www.teatroquirino.it