Untitled - UIL Roma e Lazio

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Teatro Quirino
stagione teatrale 2014/2015
21 ottobre / 9 novembre
Ghione Produzioni
GIORGIO ALBERTAZZI
IL MERCANTE DI VENEZIA
di William Shakespeare
e con Franco Castellano
scene Paolo Dore
costumi Daniele Gelsi
consulenza storico letteraria Sergio Perosa
regia Giancarlo Marinelli
NUOVO ALLESTIMENTO
11/23 novembre
Associazione Culturale LA PIRANDELLIANA
in coproduzione con L’INCREDIBILE
GIANFELICE IMPARATO GIOVANNI ESPOSITO
VALERIO SANTORO ANTONIA TRUPPO
UOMO E GALANTUOMO
di Eduardo De Filippo
con Alessandra Borgia Lia Zinno Gennaro Di Biase
Roberta Misticone Giancarlo Cosentino Fabrizio La Marca
scene Aldo Buti
costumi Valentina Fucci
disegno luci Adriano Pisi
musiche Riccardo Eberspacher
regia Alessandro D’Alatri
Premio MIGLIOR SPETTACOLO del Festival di Borgio Verezzi 2013
25 novembre / 7 dicembre
GOLDENART production
ALESSANDRO HABER ALESSIO BONI
IL VISITATORE
di Éric-Emmanuel Schmitt
traduzione e adattamento Valerio Binasco
e con Nicoletta Robello Bracciforti Alessandro Tedeschi
musiche Arturo Annecchino
scene Carlo De Marino
costumi Sandra Cardini
regia Valerio Binasco
9/21 dicembre
Teatro Stabile di Bolzano
PATRIZIA MILANI CARLO SIMONI
LA VITA CHE TI DIEDI
di Luigi Pirandello
e con Gianna Coletti Karoline Comarella
Paolo Grossi Sandra Mangini Giovanna Rossi
Irene Villa Riccardo Zini
scene Gisbert Jaekel
costumi Roberto Banci
regia Marco Bernardi
26 dicembre / 18 gennaio
Valerio Santoro presenta
una produzione dell’Associazione Culturale LA PIRANDELLIANA
MASSIMO GHINI ELENA SANTARELLI
QUANDO LA MOGLIE È IN VACANZA
di George Axelrod
traduzione Edoardo Erba
con Edoardo Sala Anna Vinci
musiche originali Renato Zero
scene Aldo Buti
disegno luci Adriano Pisi
costumi Ornella Campale
regia Alessandro D’Alatri
20 gennaio / 1 febbraio
Coproduzione Teatro Stabile di Genova - Teatro Stabile di Napoli
EROS PAGNI
IL SINDACO DEL RIONE SANITÀ
di Eduardo De Filippo
scene Guido Fiorato
costumi Zaira De Vincentiis
luci Sandro Sussi
musiche Andrea Nicolini
regia Marco Sciaccaluga
10/22 febbraio
Coproduzione Compagnia Enfi Teatro - Lotus production
VANESSA INCONTRADA GABRIELE PIGNOTTA
MI PIACI PERCHÉ SEI COSÌ
di Gabriele Pignotta
e con Fabio Avaro Siddhartha Prestinari
produzione esecutiva Comedy production
scene Tiziana Liberotti
costumi Margherita Meddi
luci Maximiliano Lumachi
musiche Stefano Switala
regia Gabriele Pignotta
24 febbraio / 15 marzo
La Compagnia di Prosa di GEPPY GLEIJESES
GEPPY GLEIJESES LELLO ARENA MARIANELLA BARGILLI
L’UOMO, LA BESTIA E LA VIRTÙ
di Luigi Pirandello
costumi Adele Bargilli
scene Paolo Calafiore
musiche Matteo D’Amico
luci Luigi Ascione
regia Geppy Gleijeses
17/29 marzo
Coproduzione Teatro Stabile di Catania - ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione
OTELLO
di Luigi Lo Cascio
liberamente ispirato all’Otello di William Shakespeare
con VINCENZO PIRROTTA e LUIGI LO CASCIO
VALENTINA CENNI GIOVANNI CALCAGNO
scenografia, costumi e animazioni Nicola Console e Alice Mangano
musiche Andrea Rocca
luci Pasquale Mari
regia Luigi Lo Cascio
7/19 aprile
Compagnia Molière
con il patrocinio della REGIONE VENETO
IVANA MONTI CATERINA MURINO
GIORGIO LUPANO ROSARIO COPPOLINO
DOPPIO SOGNO
di Giancarlo Marinelli
tratto dall’omonimo racconto di Arthur Schnitzler
con Andrea Cavatorta Francesco Cordella
Serena Marinelli Simone Vaio
scene Paolo Beleù / Andrea Bianchi
costumi Adelia Apostolico
musiche Roberto Fia
light designer Daniele Davino
regia Giancarlo Marinelli
5/17 maggio
ABC Produzioni
ENRICO GUARNERI
LA SCUOLA DELLE MOGLI
di Molière
e con Vincenzo Volo Rosario Marco Amato Nadia De Luca
Rossana Bonafede Pietro Barbaro Carmelo Di Salvo
scene Salvo Mangiagli
costumi Riccardo Cappello
disegno luci Andrea Chiavaro
regia Guglielmo Ferro
21 ottobre / 9 novembre
Ghione Produzioni
GIORGIO ALBERTAZZI
IL MERCANTE DI VENEZIA
Giorgio Albertazzi
con la sua Compagnia
e il Teatro Quirino
in omaggio al genio del Bardo
nel 450° anno dalla nascita.
di William Shakespeare
e con Franco Castellano
scene Paolo Dore
costumi Daniele Gelsi
consulenza storico letteraria Sergio Perosa
regia Giancarlo Marinelli
NUOVO ALLESTIMENTO
personaggi e interpreti
Shylock Giorgio Albertazzi
Porzia Stefania Masala
Antonio Franco Castellano
Pretendenti/Doge Gaspare Di Stefano
Bassanio Francesco Maccarinelli
Jessica Ivana Lotito
Job Cristina Chinaglia
Lorenzo Mario Scerbo
Nerissa Vanina Marini
Graziano Diego Maiello
I Ancella Alessandra Scirdi
II Ancella Erika Puddu
Note di regia
Per me “Il Mercante di Venezia” è sempre stata la sinfonia della
giovinezza.
Antonio, Bassanio,
Lorenzo, Porzia, Jessica, sono
l’incarnazione del sublime epigramma di Sandro Penna: “Forse la
giovinezza è solo questo / perenne amare i sensi e non pentirsi”.
In nome dell’amore non c’è pentimento se si domanda una fortuna in
prestito ad un amico con il rischio di rovinarlo; in nome di una libbra
d’amore non c’è rimpianto se, per un amico, sei disposto a dare in
garanzia una libbra della tua carne; e non c’è tormento, né dolore, se, per
seguire un uomo che ti fa una serenata giù dal balcone, fuggi dalla
famiglia, calpesti il cuore di un padre che per te solo vive, trafugandogli
dalla casa le cose più preziose; persino quando, (come nel caso di Porzia Amleto), l’ombra del padre defunto continua a condizionare la tua scelta
d’amore, tenendoti a guinzaglio, direttamente dall’Ade, o il dogma cieco di
una legge sembra spegnere definitivamente il tuo sogno di felicità,
intervengono puntuali un sotterfugio o un travestimento, un colpo di
teatro e di giovinezza, (che son la stessa cosa), in grado di infrangere gli ostacoli.
Sarà per questo che la Venezia di Shakespeare, nella mia fantasia, nulla a che vedere con quella pastellata ed
appestata di Thomas Mann o con quella livida e morente di Giuseppe Berto; immagino questa Venezia simile ad
una spiaggia della California; ragazzi bellissimi, donne sinuose come sirene, moto (scafi) che alzano la sabbia e
le onde, un senso continuo di vertigine, una perpetua vacanza, musica dappertutto, feste dappertutto, un
sabato sera periodico nella impossibile moltiplicazione della giovinezza: questi ragazzi veneziani fanno
continuamente ciò che io, ogni volta che approdo in Laguna, vorrei fare: il bagno. Li vedo sempre umidi e
seminudi, distesi al sole; anfibi verticali che sbracciano e abbracciano la città.
E Shylock? Da dove vengono la sua malvagità, la sua avarizia, la sua ostinazione a fiutare, fino ad asportare,
l’odore del sangue? Mi sono sempre chiesto: Shylock è semplicemente un antagonista agli eroi sopra citati?
Shylock è unicamente la nota dissonante e stonata dentro alla sinfonia della giovinezza? Chi è veramente
Shylock?
Ho visto e soprattutto letto la riduzione (o forse l’ampliamento, o forse la perizia poetico ermeneutica) firmata
da Giorgio Albertazzi, e mi sono bastate poche parole per risolvere il mistero: “Dovrebbe essere giorno secondo
lo schema spazio-tempo, invece per noi è sera. Diciamo tramonto”, scrive Albertazzi.
Giorgio Albertazzi ha fatto del “Mercante” un perfetto ibrido che sembra ora scritto da Strindberg e ora da
Sartre, passando per la lussuria di Baffo e per i giocosi azzardi di Goldoni. Ha subito capito, fin dai vagiti della
luce, che qui l’alba e il mattino, (sommariamente intesi come il primordio della vita e quindi la giovinezza), e il
tramonto e la sera, (da considerarsi come tenebra, come male: come Shylock), sono di fatto non distinguibili: è
come se i giovani veneziani e il vecchio ebreo siano cerchi nell’acqua creati dallo stesso sasso, riflessi
specchianti dello stesso corpo, della stessa vita: Shylock odia Antonio, Bassanio e la loro cricca perché vorrebbe
depredare quella giovinezza che non ha più (di qui l’ossessione per la libbra di carne, che ha, di fatto, lo stesso
significato dell’ossessione per l’immortalità di Faust); e Antonio e Bassanio detestano Shylock perché, in
qualche modo, in lui scorgono il tramonto, il capolinea, il bicchiere rotto a fine festa che, inesorabilmente, li
attende. In questo senso Shylock è Antonio; Shylock è Bassanio; Shylock è Porzia. E’ tutto ciò che sono e tutto
ciò che saranno. Per questo Shylock non può essere l’ebreo rachitico, obliquo ed incartapecorito tratteggiato da
Celine; anzi, è uno splendido condottiero, un ipnotico sciamano che si muove tra le calli a bordo di una
stranissima zattera (così come aveva immaginato Zanzotto per un film di Fellini).
Shylock, per me, è magnetico, irresistibile, perfettamente padrone di ogni avventura e sventura; tanto da
rendersi conto, nel processo finale, che Porzia si è travestita da giureconsulto: è Shylock che decide di chinare il
capo, di perdere tutto. Di tornare giovane dentro a Porzia. Sì, Shylock è l’uomo più bello e più giovane che io
conosca. È Giorgio Albertazzi. [Giancarlo Marinelli]
11/23 novembre
Associazione Culturale LA PIRANDELLIANA
in coproduzione con L’INCREDIBILE
GIANFELICE IMPARATO GIOVANNI ESPOSITO
VALERIO SANTORO ANTONIA TRUPPO
UOMO E GALANTUOMO
di Eduardo De Filippo
con Alessandra Borgia Lia Zinno Gennaro Di Biase
Roberta Misticone Giancarlo Cosentino Fabrizio La Marca
scene Aldo Buti
costumi Valentina Fucci
disegno luci Adriano Pisi
musiche Riccardo Eberspacher
regia Alessandro D’Alatri
Premio MIGLIOR SPETTACOLO del Festival di Borgio Verezzi 2013
Note di regia
“Io scrivo per tutti, ricchi, poveri, operai, professionisti… tutti, tutti! Belli, brutti, cattivi, buoni, egoisti. Quando il
sipario si apre sul primo atto d’una mia commedia, ogni spettatore deve potervi trovare una cosa che gli
interessa”. Eduardo De Filippo si descriveva così parlando del suo lavoro. La lessi ancora ragazzo e mi rimase
impressa nel cuore. Ma l’ho sentita ancor più forte quando è nata l’opportunità di poter allestire Uomo e
galantuomo. Tutto è nato durante le pause di lavoro di “Tante belle cose” quando in cerca di uno spazio fumatori
mi ritrovavo clandestino assieme a Gianfelice Imparato. L’affetto, la stima, il divertimento che mi procurava la
sua “napoletaneità” stavano gettando le basi per farmi abbracciare da vicino Eduardo. Valerio Santoro, giovane e
meritevole produttore, intuì e agì.
Il mio legame con Eduardo si perde nell’infanzia: ancora bambino, di famiglia umile, ricordo che un giorno alla
settimana, quando la televisione italiana era tutta un’altra cosa, veniva programmato il teatro. Tra le mie opere
preferite c’erano quelle di Eduardo e per questo avevo il permesso di andare a letto più tardi del solito. Le ricordo
in bianco e nero e, a differenza del teatro dal vero, con i primi piani degli attori. Tra tutti, per espressività e
capacità interpretativa, mi colpiva l’intensità di Eduardo. Riusciva a divertirmi facendomi credere ai drammi che
stava interpretando. Una vera magia.
È con questo rispetto che mi sono avvicinato alla regia di Uomo e galantuomo. Un testo giovanile (1922)
classificato spesso come farsa. Una definizione che ho sempre sentito stretta. Infatti, seppure caratterizzata da
una ricca serie di battute ed episodi irresistibilmente comici, nella commedia emergono una gran quantità di
contraddizioni tra l’apparire e l’essere della borghesia contro il dramma proletario di chi ogni giorno affronta la
sopravvivenza. Falso perbenismo contro tragedia. Onore da salvare contro fame. E in tutto questo dov’è l’uomo e
dove il galantuomo?
Ecco perché considero Uomo e galantuomo una commedia di altissimo livello, forse la più divertente, ma che
sicuramente segnò per Eduardo il passaggio dalla farsa al teatro di prosa. E guarda caso al centro della
commedia c’è proprio il teatro: una scalcagnata compagnia, nominatasi “L’eclettica” (proprio perché non pone
limiti alle proprie attitudini artistiche), porta in scena in una località turistica balneare “Malanova” di Libero Bovio.
Attraverso il classico meccanismo della commedia degli equivoci, si scatena così il teatro nel teatro, la follia tra
farsa e dramma evocando sapori pirandelliani. Ma si respirano anche profumi di Goldoni, di Skakespeare, e forse
anche un po’ di quel teatro dell’assurdo che va da Osborne a Beckett a Ionesco.
L’assenza di talento e l’improvvisazione della compagnia fanno infatti da contrappasso ai drammi borghesi
interpretati invece con talento e una vena di follia. Sullo stesso palcoscenico della vita saranno più attori i
benestanti, i cui sforzi mirano ad interpretare ruoli d’apparenza che i veri commedianti protesi, senza alcuna
esigenza interpretativa, soltanto a sopravvivere al quotidiano.
C’è tutto questo nel mio progetto di regia. C’è il rispetto per l’imponenza di una figura che considero un
protagonista del teatro del Novecento che invoca di essere affrontato con il giusto rigore che merita. Lo spazio
scenico viene riempito dalle anime di quegli esseri umani mentre l’allestimento è cornice che le libera dal
realismo per ricondurre la drammaturgia al centro della rappresentazione. È ovvio che si ride molto, ma con quel
rigore di cui Eduardo si è fatto ambasciatore della sua arte nella storia.
Un’ultima cosa. Napoli e la sua lingua. Non starò qui ad elencare tutte le profonde radici che mi legano a quella
città. Ma Napoli è un luogo che o lo contieni o è difficile da raccontare. Aspettavo da tempo questo appuntamento
artistico con lei, con la sua lingua, con la sua ironia, a volte apparentemente eccessiva, ma così densa di umanità
e poesia da renderla ogni volta “teatro”. [Alessandro D’Alatri]
25 novembre / 7 dicembre
GOLDENART production
ALESSANDRO HABER ALESSIO BONI
IL VISITATORE
di Éric-Emmanuel Schmitt
traduzione e adattamento Valerio Binasco
e con Nicoletta Robello Bracciforti Alessandro Tedeschi
musiche Arturo Annecchino
scene Carlo De Marino
costumi Sandra Cardini
regia Valerio Binasco
Aprile 1938. L' Austria è stata da poco annessa di forza al
Terzo Reich, Vienna è occupata dai nazisti, gli ebrei
vengono perseguitati ovunque. In Berggstrasse 19,
celeberrimo indirizzo dello studio di Freud (Alessandro
Haber), il famoso psicanalista attende affranto notizie della
figlia Anna, portata via da un ufficiale della Gestapo. Ma
l'angosciata solitudine non dura molto: dalla finestra
spunta infatti un inaspettato visitatore (Alessio Boni) che
fin da subito appare ben intenzionato a intavolare con
Sigmund Freud una conversazione sui massimi sistemi. Il
grande indagatore dell'inconscio è insieme infastidito e
incuriosito. Chi è quell'importuno? Cosa vuole? È presto
chiaro che quel curioso individuo non è un ladro né uno
psicopatico in cerca di assistenza. Chi è dunque?
Stupefatto, Freud si rende conto fin dai primi scambi di
battute di avere di fronte nientemeno che Dio, lo stesso Dio del quale ha sempre negato l'esistenza. O è un
pazzo che si crede Dio? La discussione che si svolge tra il visitatore e Freud, e che costituisce il grosso della
pièce, è ciò che di più commovente, dolce ed esilarante si possa immaginare: Freud ci crede e non ci crede; Dio,
del resto, non è disposto a dare dimostrazioni di se stesso come se fosse un mago o un prestigiatore. Sullo
sfondo, la sanguinaria tragedia del nazismo che porta Freud a formulare la domanda fatale: se Dio esiste,
perché permette tutto ciò?
Note di regia
Da molto tempo la drammaturgia contemporanea ci ha abituati a pensare che le parole non servono più a
niente. Che l’umanità è immersa in un buio silenzioso e che nessun dialogo è più capace di “dire” veramente
qualcosa. Per strano che possa sembrare, il Teatro per lungo tempo si è fatto “portavoce” di quel silenzio e lo ha
trasformato in poesia, grazie a grandi commedie classificate dell’ “incomunicabilità”. Autori come Schmitt,
invece, sono andati fieramente in tutt’altra direzione. Hanno continuato coraggiosamente a testimoniare una
cieca fiducia nelle parole e una specie di devozione per l’umana dote del dialogo.
In questa commedia, come accadeva nel teatro di tanto tempo fa, le parole sono importanti e l’autore sembra
coltivare la speranza che quando gli uomini si incontrano e si parlano possono, forse, cambiare il mondo. C’è
una fiducia buona, dentro questa scrittura. C’è un grande “Sì”, così come nella drammaturgia contemporanea, di
solito, c’è un grande “No”. Questo “Sì” è la prima cosa che mi ha colpito del “Visitatore”. È un testo coraggioso,
che non ha timore di riportare in Teatro temi di discussione importanti come la Religione, la Storia, il Senso della
Vita... Schmitt affronta questi temi in modo diretto, con l’innocenza di una “sit com”, quasi. Eliminando qualsiasi
enfasi filosofica, i suoi personaggi riescono ad arrivare dritti al cuore di problemi enormi e a portare con molta
dolcezza, in questo viaggio, anche gli spettatori.
Il protagonista di questo viaggio è Sigmund Freud; lo vediamo vecchio, stanco, malato. È arrivato al capolinea
della vita. Per le strade della sua adorata Vienna marciano i Nazisti e lui si prepara ad andare in esilio perché
ebreo. E’ un uomo che si scopre disperato, dopo aver lottato tutta la vita contro la disperazione degli altri
uomini. Questo povero vecchio che, sebbene sia Freud, ci sembra in vero un povero vecchio qualsiasi e ci ispira
una tenera pietà, riceve la visita di un inquietante signore: è un pazzo che dice di essere Dio in persona? O è
Dio, che gioca a sembrare un pazzo? Oppure il mondo è in mano a un Dio che non è niente di più e niente di
meno di un povero pazzo? E ancora: il Male, che qui è interpretato da uno dei suoi migliori rappresentanti (il
Nazismo), è opera di questo visitatore che dice di essere Dio o è opera dell’Uomo? Eccetera eccetera. Ecco le
domande cruciali, i dubbi sanguinosi che animano questa strana commedia. Si potrebbe pensare, a questo
punto, che l’autore ci abbia regalato uno dei tanti inutili e tediosi drammi filosofici; ma non è così. Ci ha regalato
invece una commedia brillante, che con eleganza conduce spesso al sorriso o al riso; che offre spunti di pensiero
e di commozione con sorprendente leggerezza.
La casa di Freud è una casa qualsiasi, assediata dal buio e dalla follia del mondo. Quasi quasi, sembra casa
nostra. Tutto si svolge in una triste notte di tanti anni fa, ma potrebbe essere, quasi quasi, anche stanotte.
Niente è quel che sembra, questa notte: i canti nazisti a volte sembrano quasi belli, Dio sembra un matto
qualunque e perfino Sigmund Freud sembra disperatamente ingenuo, come ciascuno di noi. “Il Visitatore” è una
rara commedia per attori, a patto che siano attori capaci di sprofondare totalmente nell’umanità fragile dei loro
personaggi e capaci di evitare le insidie della retorica. Anche Dio, qui, è in fondo un “povero Diavolo”; e le
domande vertiginose che questa commedia ci pone, sono da lasciare tutte, umilmente, senza risposta; tranne
una, forse… Una risposta importante, a ben vedere, c’è, ed è questa: “Sì”. La domanda, però, dovrete farvela da
soli. Buon divertimento. [Valerio Binasco]
9/21 dicembre
Teatro Stabile di Bolzano
PATRIZIA MILANI CARLO SIMONI
LA VITA CHE TI DIEDI
di Luigi Pirandello
e con Gianna Coletti Karoline Comarella
Paolo Grossi Sandra Mangini Giovanna Rossi
Irene Villa Riccardo Zini
scene Gisbert Jaekel
costumi Roberto Banci
regia Marco Bernardi
Un dramma lacerante
dedicato all’amore materno
Nel racconto di Pirandello “Colloqui coi
personaggi” un argomento trafigge il lettore
come una freccia arrivata al bersaglio: lo
scrittore, tornato nella casa di Girgenti, in una
struggente evocazione della madre, le
dichiarava di non essere lei morta davvero,
perché continuava a vivere nella mente del
figlio, ma lui morto sì perché non viveva più
nella coscienza di lei, unica sorgente e
garanzia.
Rovesciamento
tipicamente
pirandelliano. Su questo tema costruisce La
vita che ti diedi, un dramma del distacco,
coniugandolo
e
contaminandolo
con
un’ossessione ricorrente nella sua scrittura:
quella del figlio cambiato.
Il figlio è un personaggio assente, un cadavere
nell’altra stanza. Ma la madre, Donna Anna, si
rifiuta di riconoscerlo tale. Era diverso, prima
di partire attratto dalla passione fatale per
una donna, fresco e con i capelli d’oro: è ritornato invece consunto, “con gli occhi freddi” e “quasi calvo”.
Donna Anna, in uno stato allucinatorio, non vuole uscire dal suo sogno e tenta disperatamente di mantenere il
figlio in vita, oltre il limite della realtà.
Il dramma è condotto interamente sul filo dell’amore materno, di cui è l’espressione più compiuta nel teatro di
Pirandello. Nella sua problematica l’amore materno, con il suo carico di pene, è un valore che sopravvive intatto
tra le macerie dei falsi valori della società e nella sua autenticità risulta indenne da ogni schematismo
ideologico.
“Il tocco di una storia amorosa” ha scritto Gerardo Guerrieri “riscalda Pirandello trascinandolo lontano dal suo
terribile confutare”. Fra tanti personaggi che lottano e si agitano per ancorarsi a una verità che non sanno
trovare né in se stessi e tanto meno negli altri e che, alla fine, inesorabilmente, giungono alla sconfitta smarriti
e senza una certezza, Donna Anna Luna si impone con il suo amore materno che, pur deformato e fuori dalla
normalità, rimane un punto certo, un sentimento positivo, un elemento di riscatto. “Proprio questo appare
infine” conclude Guerrieri “come un’eredità indiscutibile: i figli, le madri, il miracolo per cui si vive. E a onta di
numerose negazioni, lo slancio vitale di questo scrittore scambiato oziosamente per negatore. La madre diventa
il centro di tutti i raggi, il segno di un dolore vitale che non si esaurisce mai, ed è l’unica realtà da contrapporre
alla morte.”
Marco Bernardi, Patrizia Milani e Carlo Simoni, con questo spettacolo chiudono il cerchio di una lunga e
fruttuosa collaborazione che ha dato vita ad alcuni degli spettacoli più riusciti della scena italiana degli ultimi
venti anni.
26 dicembre / 18 gennaio
Valerio Santoro presenta
una produzione dell’Associazione Culturale LA PIRANDELLIANA
MASSIMO GHINI ELENA SANTARELLI
QUANDO LA MOGLIE È IN VACANZA
di George Axelrod
traduzione Edoardo Erba
con Edoardo Sala Anna Vinci
musiche originali Renato Zero
scene Aldo Buti
disegno luci Adriano Pisi
costumi Ornella Campale
regia Alessandro D’Alatri
Note di regia
Il testo di George Axelrod, debuttò a Broadway nel 1952 con un notevole successo di critica e pubblico. Ma la
sua vera consacrazione internazionale avvenne nel 1955 attraverso l’adattamento cinematografico di Billy
Wilder. È una commedia che nel 2000 è stata inserita, dall’American Film Institute, al 51° posto tra le cento
migliori commedie americane di tutti i tempi. Praticamente un classico della modernità. Il titolo originale "The 7
years itch" (Il "prurito" del settimo anno) contiene forse più informazioni della seppur felice traduzione italiana
“Quando la moglie è in vacanza”. È una commedia sulle manie erotiche dell’uomo medio e al tempo stesso una
feroce satira di costume contro il perbenismo di una certa “middle class” che sembra non avere epoche e che
viene messa a confronto con le ambizioni di una ragazza che cerca di ridisegnare una propria personalità
attraverso l’impegno nel mondo patinato della pubblicità, della moda o dello spettacolo in generale. Fa da
detonatore la prorompente fisicità della ragazza che come un uragano entra nella banale quotidianità di un
maschio irrisolto. Un maschile che più che subire l’attrazione femminile sembra essere spaventato da
quell’apparentemente irraggiungibile opportunità. Considerando che sono passati più di sessant’anni dal suo
debutto, il testo mantiene ancora intatta la freschezza di uno sguardo sui comportamenti e le relazioni tra
maschi e femmine. Anche se sorprendente, la drammaturgia, oltre che divertire, inquieta anche un po’…
E’ con questo spirito che mi accingo a dirigere questa commedia. Anche se i meccanismi relazionali sembrano
essere intatti, altrettanto non viene da considerarlo rispetto all’ambientazione in questione. Trovo che il testo
contenga tutti gli elementi per essere adattato alla nostra epoca e ai nostri riferimenti culturali. Altrimenti ne
risulterebbe una mera ricostruzione delle relazioni tra uomo e donna negli anni Cinquanta nella società
americana di quel tempo. Un aspetto estremamente interessante è la divisione dell’opera in due tempi narrativi:
il reale e la proiezione delle reciproche insicurezze dei personaggi. Un’opportunità per restituire al progetto tutta
la freschezza dello sguardo sulle relazioni tra gli esseri umani. Mi diverte l’idea di vivificare le proiezioni e le
ansie dei protagonisti attraverso soluzioni moderne e fortemente visive che il linguaggio teatrale può offrire al
pubblico contemporaneo. È una splendida occasione per proporre alla platea italiana, peraltro in anteprima
assoluta, la genialità e il divertimento di un testo così intelligente e attuale. [Alessandro D’Alatri]
20 gennaio / 1 febbraio
Coproduzione Teatro Stabile di Genova
Teatro Stabile di Napoli
EROS PAGNI
IL SINDACO DEL RIONE
SANITÀ
di Eduardo De Filippo
scene Guido Fiorato
costumi Zaira De Vincentiis
luci Sandro Sussi
musiche Andrea Nicolini
regia Marco Sciaccaluga
personaggi e interpreti
Il Sindaco Eros Pagni
Armida Maria Basile Scarpetta
Geraldina Angela Ciaburri
Gennarino Marco Montecatino
Amedeo Luca Iervolino
Fabio Della Ragione Federico Vanni
Arturo Santaniello Massimo Cagnina
Rafiluccio Santaniello Orlando Cinque
Rita Francesca De Nicolais
Immacolata Dely De Maio
O’Cuozzo Rosario Giglio
O’Palumiello Pietro Tammaro
O’Nait Gennaro Apicella
Catiello Gino De Luca
Pascale Gennaro Piccirillo
Presentato in anteprima al Napoli Teatro Festival nel giugno scorso, in occasione del trentesimo
anniversario della morte del suo autore, Il sindaco del Rione Sanità con Eros Pagni protagonista ha
superato, raccogliendo un grande esito di pubblico, la scommessa di portare “in casa” di Eduardo De
Filippo un testo di Eduardo interpretato da un attore non napoletano. Ora, lo spettacolo coprodotto dalla
Stabile di Genova e dallo Stabile di Napoli inizia la sua tournée nazionale, preceduto da un coro di elogi:
«Superbo allestimento di grande castità visiva» (“La Stampa”), «Un magnifico Eros Pagni che mescola
toni tragici e comici» (“L’Unità”), «Il sindaco del Rione Sanità, un dramma europeo grazie a Sciaccaluga
e Pagni: uno spettacolo che riconcilia con il teatro» (“Corriere Spettacolo.it”).
L’azione si svolge per i primi due atti nella residenza di campagna di Don Antonio Barracano e nel terzo
nella sua casa di città, al Rione Sanità. In entrambi i luoghi, Don Antonio esercita, con il trentennale
appoggio del sempre più disincantato dottor Fabio della Ragione, la sua personale idea della legge. Fa
estrarre pallottole e ricucire ferite dal corpo di giovanotti troppo animosi; concede “udienze” giornaliere a
chi si rivolge a lui per avere giustizia e protezione. Lo spettatore fa così la conoscenza di una curiosa
fauna umana, composta da piccoli delinquenti, usurai e bottegai poco accorti. Per tutti Don Antonio ha la
soluzione giusta. Ma quando davanti a lui si presentano Rafiluccio e Rituccia, sua compagna in avanzato
stato di gravidanza, le cose si complicano. Rafiluccio, infatti, non chiede aiuto o protezione, vuole solo
comunicargli che ucciderà suo padre, Arturo Santaniello, ricco panettiere, che lo ha diseredato e cacciato
di casa, non riconoscendolo più come figlio. Prima di dare il suo parere, Don Antonio vuole però sentire
“l’altra campana” e convoca pertanto il padre, al quale dapprima confida la storia vera del suo primo
delitto contro i soprusi di un arrogante prepotente, invitandolo poi a riconciliarsi con i figlio. Ma il
panettiere rifiuta e lo invita di fatto a farsi gli affari suoi, dando così inizio a un tragico precipitare degli
eventi.
Scritta e rappresentata nel 1960, Il sindaco del Rione Sanità è una commedia che lo stesso Eduardo
amava definire «simbolica e non realistica», una commedia che «affonda le proprie radici nella realtà, ma
poi si sgancia da essa, si divinizza, per dare una precisa indicazione alla giustizia», perché «Don Antonio
è qualcosa di assai diverso da quel capo camorra che all’inizio sembrerebbe che fosse: egli è un visionario
che cerca di ristabilire nel mondo un ordine andato fuori sesto».
Dice il regista Marco Sciaccaluga: «Il sindaco del Rione Sanità è una commedia complessa che mescola
comico e tragico, realismo e simbolismo (anche cristologico). Un testo abitato da un protagonista,
Antonio Barracano, fondamentalmente ambiguo, essendo egli insieme un capo camorra e un idealista,
una sorta di Robin Hood degli ignoranti; un personaggio la cui grandezza sta proprio nella capacità di
mescolare il male e il bene, il positivo e il negativo, l’alto e il basso. È in questo senso che l’ho messo in
scena come uno dei testi più shakespeariani di Eduardo. A me non sembra che Il sindaco del Rione Sanità
sia tanto una commedia radicata in una ideologia, quanto una tragedia le cui autentiche radici affondano
nell’esistenza umana».
10 / 22 febbraio
Coproduzione Compagnia Enfi Teatro - Lotus production
VANESSA INCONTRADA GABRIELE PIGNOTTA
MI PIACI PERCHÉ SEI COSÌ
di Gabriele Pignotta
e con Fabio Avaro Siddhartha Prestinari
produzione esecutiva Comedy production
scene Tiziana Liberotti
costumi Margherita Meddi
luci Maximiliano Lumachi
musiche Stefano Switala
regia Gabriele Pignotta
Marco e Monica (Gabriele Pignotta e Vanessa Incontrada) sono innamorati e sposati da qualche anno. Dopo la
passione iniziale, come spesso in tante storie d’amore, arrivano i primi screzi ed i primi cenni di noia e quando la
loro storia sembra essere arrivata alla deriva, provano un’ultima estrema soluzione: una terapia di coppia
sperimentale che metterà i due protagonisti in condizione di vedere il mondo con gli occhi del partner. Tre mesi
a parti scambiate! Al loro fianco un’altra coppia, Stefano e Francesca (Fabio Avaro e Siddhartha Prestinari), i
vicini di casa, che invece rappresentano la classica coppia di facciata nella quale i due partner sembrano felici
agli occhi degli altri, ma in realtà si detestano profondamente e non hanno il coraggio di dirselo... La vita di
queste due coppie di vicini di casa si intreccerà fino a quando il coperchio salterà e nasceranno situazioni
bizzarre e occasioni di puro divertimento!!!
Anche questa commedia di Gabriele Pignotta ci regala l’ennesima occasione per ridere, divertirci ma anche
riflettere sulla condizione attuale della coppia versione 2.0!
24 febbraio / 15 marzo
La Compagnia di Prosa di GEPPY GLEIJESES
GEPPY GLEIJESES LELLO ARENA MARIANELLA BARGILLI
L’UOMO, LA BESTIA E LA VIRTÙ
di Luigi Pirandello
costumi Adele Bargilli
scene Paolo Calafiore
musiche Matteo D’Amico
luci Luigi Ascione
regia Geppy Gleijeses
Dopo i grandi successi de “Lo scarfalietto” e “Miseria e nobiltà” di Eduardo Scarpetta e di “A Santa Lucia” di
Raffaele Viviani, la Compagnia di Geppy Gleijeses con Lello Arena e Marianella Bargilli, mette in scena “L’uomo,
la bestia e la virtù” di Luigi Pirandello per la regia dello stesso Gleijeses. Il trasparente signor Paolino sarà
Geppy Gleijeses, il capitano Perella, Lello Arena e la virtuosa Perella, Marianella Bargilli. Pirandello francamente
comico ma con risvolti di grande impotenza e di amarezza di fronte ai soprusi di un uomo prepotente e
dispotico perpetrati nei confronti di una moglie debole e trascurata e di un modesto professore di lei
innamorato.
Il pubblico, che forse non si aspettava questa commedia di Pirandello dai toni farseschi e scollacciati, non
accolse bene la prima rappresentazione dell'opera. Successivamente rivalutata dalla critica e dal pubblico, la
commedia ebbe tanto successo in Italia e all'estero, da essere una delle più rappresentate della produzione
teatrale pirandelliana. Il farsesco tema trattato dalla commedia è ben rappresentato dal titolo: l'uomo è la
prima maschera, quella del professor Paolino che nasconde sotto il suo ostentato perbenismo la tresca con la
signora Perella, che indossa la maschera della virtù, quella cioè di una morigerata e pudica madre di famiglia
praticamente abbandonata dal marito, capitano di marina che appare agli occhi della gente con la maschera
della bestia. Egli convive con una donna a Napoli e, nelle rare occasioni in cui incontra la moglie rifiuta, con ogni
pretesto, di avere rapporti con lei. La commedia in maschera potrebbe proseguire con piena soddisfazione di
tutti se il destino e il caso non intervenissero a far cadere le false apparenze. La signora Perella rimane infatti
incinta ad opera del professor Paolino che dovrà, al di là di ogni morale, rimettere in piedi l'ipocrita buon ordine
borghese: dovrà convincere tutti che la signora Perella è rimasta incinta in una delle rare occasioni dal marito e
quindi dovrà far sì che il recalcitrante capitano abbia almeno un rapporto sessuale con sua moglie. Tutto dovrà
avvenire in una sola notte perché tanto è il tempo che il capitano soggiornerà in casa prima di ripartire e
rimanere assente per due mesi. Il professore allora dovrà fare in modo che la sua pudica amante ceda alle
voglie della bestia. Per essere sicuro del risultato il professore si farà preparare un afrodisiaco per stimolare i
sopiti sensi del capitano e inciterà la vergognosa amante a mostrare le grazie che tiene virtuosamente
nascoste. Tutto è ormai pronto per la trappola sessuale in cui dovrà cadere la bestia. Il professore se ne andrà
lasciando libero campo per il capitano rimanendo d'accordo con la signora Perella che: “Verrò domattina
all’alba, davanti alla tua casa. Se è sì fammi trovare un segno; ecco, guarda, uno di questi vasi di fiori qua, alla
finestra della veranda.” Ma la mattina successiva nessun vaso di fiori appare alla finestra.
17/29 marzo
Coproduzione Teatro Stabile di Catania
ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione
OTELLO
di Luigi Lo Cascio
liberamente ispirato all’Otello di William Shakespeare
con VINCENZO PIRROTTA e LUIGI LO CASCIO
VALENTINA CENNI GIOVANNI CALCAGNO
scenografia, costumi e animazioni Nicola Console e Alice Mangano
musiche Andrea Rocca
luci Pasquale Mari
regia Luigi Lo Cascio
personaggi e interpreti
Otello Vincenzo Pirrotta
Iago Luigi Lo Cascio
Desdemona Valentina Cenni
Il soldato Giovanni Calcagno
Note di regia
Un Otello scarnificato, ridotto a tre, anzi quattro personaggi: il condottiero, l’alfiere, Desdemona, ai quali si
aggiunge l’invenzione di un soldato che si fa narratore, coscienza critica, coro. A partire da Shakespeare un
altro Otello. Mettere in scena l’intero testo, e per di più nella versione compiuta e statuaria dell’originale, appare
impresa fuori misura. Così, insieme per prudenza e devozione nei confronti del modello, si è cercato di cavarne
un soggetto, fedele il più possibile agli spunti narrativi e ai rimandi alla fonte, ma intraprendente, sempre
scontando i limiti delle forze a disposizione, nella ricerca di una via, foss’anche un vicolo, da aggiungere alla
mappa sterminata che raccoglie le varianti, le trasposizioni, i calchi di questa tragedia candidamente misteriosa.
Fortunatamente, il fatto che l’opera di Shakespeare, pur coinvolgendo lo spazio pubblico, rapidamente converga
e punti al cuore di un dramma fortemente individuale, sembra autorizzare un lavoro di concentrazione e
restrizione del campo d’azione. Si metteranno a fuoco soltanto alcune parti del testo, quelle che obbligano a
confrontarsi con l’enigma di certe passioni umane.
Attraverso l’uso dei versi e con una scrittura in cui la lingua italiana e quella siciliana si fronteggiano a colpi
di endecasillabi, il plot si presenta modificato già nella sequenza temporale. Si comincia dalla fine del testo di
Shakespeare. La tragedia di Otello è già compiuta. La prima preoccupazione di chi resta è giustiziare Iago. Per
mezzo di atroci torture si vuole penetrare il mistero dell’evidente sproporzione tra il suo risentimento per Otello
e la catastrofe che ha voluto innescare. Un soldato che ha assistito agli avvenimenti, non sopportando le
distorsioni e i travisamenti con cui la vicenda rischia di venire tramandata, racconta la storia del suo amato
generale, praticando alcune infrazioni alla realtà in nome di una verità più radicale. Nella sua versione, la storia
di Otello è la storia di un uomo. E ciò che lo conduce al compimento del suo atto scellerato non è chiaramente
dovuto alle implicazioni che derivano dal colore nero della pelle. Ma da quella differenza fondamentale che
talvolta, invece di generare un incontro tutto da costruire in virtù del desiderio, può spalancare un varco da cui
può irrompere un odio smisurato. Questa differenza è quella tra uomo e donna. [Luigi Lo Cascio]
7/19 aprile
Compagnia Molière
con il patrocinio della REGIONE VENETO
IVANA MONTI CATERINA MURINO
GIORGIO LUPANO ROSARIO COPPOLINO
DOPPIO SOGNO
di Giancarlo Marinelli
tratto dall’omonimo racconto di Arthur Schnitzler
con Andrea Cavatorta Francesco Cordella
Serena Marinelli Simone Vaio
scene Paolo Beleù / Andrea Bianchi
costumi Adelia Apostolico
musiche Roberto Fia
light designer Daniele Davino
regia Giancarlo Marinelli
Per la prima volta in Teatro la novella
traumatica che fonde in modo assai compiuto il
sogno e la realtà, Freud e il romanzo
d’appendice, e da cui Stanley Kubrick, con Eyes
Wide Shut, ha tratto il suo ultimo capolavoro del
tutto incompiuto.
“Dopo il grande successo delle due stagioni di
Elephant Man, cercavo un testo che possedesse
una caratteristica; darmi la possibilità, come
drammaturgo e come regista, di creare
personaggi multipli per i miei attori; un testo
che fosse già teatro multiplo. Dove la storia
fosse tante storie; dove la verità fosse tante
verità; e dove, finalmente, l’amore, la morte, il
senso di colpa, il peccato e il riscatto,
affiorassero prepotentemente tutti insieme.
In una Vienna innevata eppure caldissima, il
dottor Fridolin riceve la più imprevedibile delle
confessioni dalla moglie Albertine: “Ti ricordi,
l’estate scorsa, sulla spiaggia danese, quel
giovane uomo? Se mi avesse chiamata, non
avrei potuto oppormi. Ero pronta a sacrificare
te, la nostra bambina, tutto il mio futuro”.
Dall’intima confidenza di un tradimento solo
fantasticato
all’ossessione
che
dura
un’interminabile notte; dopo aver viaggiato
negli inferi della mente e della carne, sullo
scivolo dell’alba, i due coniugi si ritrovano soli, smarriti, ma innamorati più di prima.
In fondo solo questo mi interessa: raccontare (ancora una volta) i crimini, anche solo della fantasia, che
attentano ogni giorno alla felicità della coppia; dire quanto sia disperante dover amare e essere amati, facendo i
conti con l’infantile terrore e la sadica eccitazione dell’abbandono; mettere in scena la follia di chi, ad un certo
punto della sua vita, è convinto che il dolore che subiamo, in verità, sia la punizione meritata a quel nostro
abbandonare, tradire, violare chi ha scelto di essere, per sempre, nostro.
Il teatro è amare gli attori. E odiare tutto ciò che riescono ad essere al posto nostro.” [Giancarlo Marinelli]
5/17 maggio
ABC Produzioni
ENRICO GUARNERI
LA SCUOLA DELLE MOGLI
di Molière
e con Vincenzo Volo Rosario Marco Amato Nadia De Luca
Rossana Bonafede Pietro Barbaro Carmelo Di Salvo
scene Salvo Mangiagli
costumi Riccardo Cappello
disegno luci Andrea Chiavaro
regia Guglielmo Ferro
Commedia con un meccanismo comico perfetto, che mantiene intatto il
fascino elegante di una macchina teatrale molto curata e rifinita.
Attraverso una rilettura in siciliano, attenta a non intaccare la struttura
della commedia, i personaggi acquistano una nuova linfa che si inserisce
nel solco che la grande tradizione teatrale siciliana ha percorso, anche
attraverso la traduzione di un dialetto di classici, dei più grandi
drammaturghi di ogni tempo.
Un mondo sicuramente a misura di un interprete come Enrico Guarneri
che attraverso una vis comica forte ed energica fa rivivere con slancio il
personaggio di Arnolfo.
Una scuola delle mogli mediterranea che condivide un meccanismo che qui
ripercorre l’improbabile e claustrale educazione che l’anziano Arnolfo
pretende di imporre ad Agnese, che intende sposare, per garantirsene la
fedeltà.
Si tratta infatti, oltre che di una traduzione, di una riscrittura ottenuta
adoperando i modi di dire e di fare isolani. Il risultato è un testo
estremamente efficace che, mantenendo intatta la sua struttura
drammaturgica, restituisce il sapore e il colore della commedia originale.
VENDITA ABBONAMENTI E BIGLIETTI
Gli abbonamenti sono in vendita dal 12 giugno al 2 agosto e dal 25 agosto fino all’ultimo giorno utile per tipo
d’abbonamento. La prelazione per gli abbonati alla stagione 2013-2014 è valida fino al 6 settembre.
I biglietti dei singoli spettacoli sono in vendita dal 29 settembre, presso:
Biglietteria del Teatro Quirino – via delle Vergini angolo via Minghetti.
Tel. 06/6794585 [email protected]
Orario:
fino al 2 agosto dal lunedì al sabato h 10/19
dal 3 al 24 agosto chiusura estiva
dal 25 agosto al 20 ottobre dal lunedì al sabato h 10/19
dal 21 ottobre dal martedì alla domenica h 10/19
online su www.teatroquirino.it
Sono previste riduzioni su abbonamenti e biglietti per Cral, Scuole, Gruppi, Associazioni convenzionate.
Ufficio Promozione e Gruppi 06/6783042 int. 2
[email protected]
[email protected]
Ufficio Scuole 06/88652902
[email protected]
PREZZI ABBONAMENTI
ABBONAMENTO POSTO FISSO 11 SPETTACOLI (valido martedì, mercoledì, giovedì)
11 tagliandi a giorno e posto fisso
PLATEA
I BALCONATA
II BALCONATA
GALLERIA
INTERO
€ 242,00
€ 209,00
€ 176,00
€ 121,00
RIDOTTO
€ 218,00
€ 188,00
€ 158,00
€ 109,00
CRAL e GRUPPI
€ 194,00
€ 167,00
€ 141,00
€ 97,00
ABBONAMENTO POSTO FISSO WEEKEND 11 SPETTACOLI (valido venerdì, sabato, domenica)
11 tagliandi a giorno e posto fisso
PLATEA
I BALCONATA
II BALCONATA
GALLERIA
INTERO
€ 295,00
€ 260,00
€ 220,00
€ 154,00
RIDOTTO
€ 266,00
€ 234,00
€ 198,00
€ 139,00
CRAL e GRUPPI
€ 236,00
€ 208,00
€ 176,00
€ 123,00
ABBONAMENTO POSTO FISSO 8 SPETTACOLI (valido sabato pomeriggio)
8 tagliandi a giorno e posto fisso
esclusi Il mercante di Venezia, Il sindaco del rione sanità e Otello
PLATEA
I BALCONATA
II BALCONATA
GALLERIA
INTERO
€ 216,00
€ 192,00
€ 160,00
€ 112,00
RIDOTTO
€ 194,00
€ 173,00
€ 144,00
€ 101,00
CRAL e GRUPPI
€ 173,00
€ 154,00
€ 128,00
€ 90,00
CARD LIBERA 6 SPETTACOLI (valida martedì, mercoledì, giovedì)
6 tagliandi a giorno e posto libero
PLATEA
I BALCONATA
II BALCONATA
GALLERIA
INTERO
€ 138,00
€ 120,00
€ 108,00
€ 72,00
RIDOTTO
€ 124,00
€ 108,00
€ 97,00
€ 65,00
CRAL e GRUPPI
€ 110,00
€ 96,00
€ 86,00
€ 58,00
CARD LIBERA WEEKEND 6 SPETTACOLI (valida venerdì, sabato, domenica)
6 tagliandi a giorno e posto libero
PLATEA
I BALCONATA
II BALCONATA
GALLERIA
INTERO
€ 180,00
€ 156,00
€ 132,00
€ 90,00
RIDOTTO
€ 162,00
€ 140,00
€ 119,00
€ 81,00
CARD LIBERA 4 SPETTACOLI (valida martedì, mercoledì, giovedì)
4 tagliandi a scelta libera
PLATEA o I BALCONATA
(in base alla disponibilità)
INTERO
€ 108,00
RIDOTTO UNICO
€ 97,00
CRAL e GRUPPI
€ 144,00
€ 125,00
€ 106,00
€ 72,00
PREZZI BIGLIETTI
BIGLIETTI SPETTACOLI (validi martedì, mercoledì, giovedì)
PLATEA
I BALCONATA
II BALCONATA
GALLERIA
INTERO
€ 30,00
€ 24,00
€ 19,00
€ 13,00
RIDOTTO
€ 27,00
€ 22,00
€ 17,00
€ 12,00
CRAL e GRUPPI
€ 24,00
€ 19,00
€ 15,00
€ 10,00
BIGLIETTI WEEKEND SPETTACOLI (validi venerdì, sabato, domenica)
PLATEA
I BALCONATA
II BALCONATA
GALLERIA
INTERO
€ 34,00
€ 28,00
€ 23,00
€ 17,00
RIDOTTO
€ 31,00
€ 25,00
€ 21,00
€ 15,00
CRAL e GRUPPI
€ 27,00
€ 22,00
€ 18,00
€ 14,00
BIGLIETTI spettacolo “Quando la moglie è in vacanza” (validi martedì, mercoledì, giovedì)
PLATEA
I BALCONATA
II BALCONATA
GALLERIA
INTERO
€ 36,00
€ 30,00
€ 25,00
€ 19,00
RIDOTTO
€ 32, 00
€ 27, 00
€ 23, 00
€ 17, 00
CRAL e GRUPPI
€ 29,00
€ 24,00
€ 20,00
€ 15,00
BIGLIETTI spettacolo “Quando la moglie è in vacanza” WEEKEND (validi venerdì, sabato, domenica e festivi)
PLATEA
I BALCONATA
II BALCONATA
GALLERIA
INTERO
€ 40,00
€ 34,00
€ 29,00
€ 23,00
Spostamento tagliando abbonamento
Smarrimento tagliando abbonamento
RIDOTTO
€ 36, 00
€ 31, 00
€ 26, 00
€ 21, 00
€ 3,00
€ 0,20
I ridotti sono riservati agli over 65 e under 26.
I ridotti non sono validi nel weekend e nei giorni festivi e prefestivi.
I prezzi sono comprensivi del diritto di prevendita del 10% circa.
I prezzi e gli abbonamenti non sono validi per la recita del 31 dicembre.
CRAL e GRUPPI
€ 32,00
€ 27,00
€ 23,00
€ 18,00
REGOLAMENTO
BIGLIETTI:
Si prega di controllare al momento dell’acquisto del titolo di accesso eventuali errori e/o omissioni. Il biglietto emesso
non potrà essere sostituito o rimborsato. Gli organizzatori si riservano il diritto di effettuare spostamenti e/o di apportare
modifiche al programma. Il presente biglietto deve essere esibito in caso di controllo e conservato per un eventuale
diritto al rimborso. Il venditore non risponde del mancato svolgimento della manifestazione per la quale è stato
acquistato il titolo di accesso. In caso di annullamento della manifestazione si prega quindi di contattare l’organizzatore
per le modalità di rimborso che potrà avvenire entro e non oltre 5 giorni dalla data prevista. Si precisa in ogni caso che
la commissione di servizio non verrà rimborsata. È
assolutamente vietato fotografare o registrare eventi. È assolutamente vietato introdurre bottiglie, lattine, alcolici,
ombrelli, e ogni altro oggetto contundente o pericoloso. Non è consentito l’accesso a posto o categoria diverso da quello
assegnato. Il possessore del biglietto, in quanto facente parte del pubblico, acconsente e autorizza eventuali riprese
audio e video che potrebbero essere effettuate durante la manifestazione, per qualsiasi uso.
ABBONAMENTI POSTO FISSO:
All’atto della sottoscrizione dell’abbonamento è necessario rilasciare le proprie generalità per eventuali comunicazioni
urgenti, autorizzando il trattamento dei dati personali, ai sensi dell’art. 13 del D.Lgs 196/03. Qualora ragioni impreviste
di programmazione o esigenze artistiche richiedessero modifiche al calendario degli spettacoli, rimozione di poltrone o
spostamento dei turni d’abbonamento il Teatro ne darà tempestiva notizia sulla stampa, sui propri veicoli pubblicitari
e/o contatterà gli abbonati garantendo un’adeguata sostituzione. In caso non venissero rappresentati tutti gli spettacoli
compresi nell’abbonamento, il Teatro rimborserà le quote relative. Durante la stagione per gli abbonamenti a posto fisso
sono consentiti spostamenti di data, per posti dello stesso settore, secondo disponibilità. Lo spostamento verrà effettuato
dal botteghino del Teatro, previa consegna del biglietto relativo alla data e la contestuale emissione di un “tagliando
spostamento abbonati” al costo di € 3,00. È necessario riconsegnare il biglietto almeno 24 ore prima della data da
sostituire. In caso di smarrimento del biglietto di abbonamento a posto fisso si rilascerà, il giorno stesso dello
spettacolo, un “tagliando sostitutivo” al costo di € 0,20.
Gli abbonati della scorsa stagione potranno confermare i propri posti entro il 6 settembre, in seguito i posti non
riconfermati saranno messi a disposizione del pubblico.
ABBONAMENTI POSTO E GIORNO LIBERO:
La Card a 6 spettacoli dà diritto a un singolo ingesso per sei rappresentazioni a scelta. La formula “weekend” è valida
anche martedì, mercoledì e giovedì. La Card a 4 spettacoli è cumulativa e dà diritto a quattro ingressi liberi, è valida
martedì, mercoledì e giovedì. I biglietti si ritirano in botteghino, secondo disponibilità del settore scelto, a presentazione
della card, dal 29 settembre. I biglietti possono essere prenotati telefonicamente, a partire da 30 giorni prima della data
dell’evento scelto, e ritirati fino al giorno stesso entro 45 minuti dall’inizio dello spettacolo, presso botteghino del
Teatro. Dopo l’emissione i biglietti di card non potranno essere sostituiti o annullati. In caso non venisse rappresentato,
per ragioni impreviste, uno degli spettacoli scelti, sarà invece possibile spostare i biglietti di card su un altro spettacolo.
www.teatroquirino.it
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