Sesta dimora Sesta dimora La preghiera e l’amicizia “Orar es tratar de amistad” Adesso vola! Stai imparando ad amare perché ti amano. Lasciati amare! La preghiera e l’amicizia secondo Santa Teresa Dentro quest’unico modo di vivere in autenticità un rapporto di amicizia, si scatena un dinamismo che spalanca le porte dell’interiorità che, in libertà di spirito In ricerca Tre giovani avevano compiuto i loro studi alla scuola di grandi maestri. Prima di lasciarsi fecero una promessa: avrebbero percorso il mondo e si sarebbero ritrovati, dopo un anno, portando la cosa più preziosa che fossero riusciti a trovare. Il primo non ebbe dubbi: partì alla ricerca di una gemma splendida ed inestimabile. Attraversò mari e deserti, salì montagne e visitò città sinché non l’ebbe trovata: era la più splendida gemma che avesse mai rifulso sotto il sole. Tornò allora in patria in attesa degli amici. Il secondo tornò dopo poco tenendo per mano una ragazza dal volto dolce ed attraente. « Ti assicuro che non c’è nulla di più prezioso di due persone che si amano », disse. Si misero ad aspettare il terzo amico. Molti anni passarono prima che questi arrivasse. Era infatti partito alla ricerca di Dio. Aveva consultato i più celebrati maestri di tutte le contrade, ma non aveva trovato Dio. Aveva studiato e letto, ma senza trovare Dio. Aveva rinunciato a tutto, ma Dio non lo aveva trovato. Un giorno, spossato per il tanto girovagare, si abbandonò nell’erba sulla riva di un lago. Incuriosito seguì le affannate manovre di un’anatra che in mezzo ai canneti cercava i piccoli che s’erano allontanati da lei. I piccoli erano numerosi e vivaci, e sino al calar dei sole l’anatra cercò, nuotando senza posa tra le canne, finché non ebbe ricondotto sotto la sua ala l’ultimo dei suoi nati. Allora l’uomo sorrise e fece ritorno al paese. Quando gli amici lo rividero, uno gli mostrò la gemma e l’altro la ragazza che era diventata sua moglie, poi pieni di attesa, gli chiesero: « E tu, che cos’hai trovato di prezioso? Qualcosa di magnifico, se hai impiegato tanti anni. Lo vediamo dal tuo sorriso ». « Ho cercato Dio », rispose il terzo giovane. « E lo hai trovato? », chiesero i due, sbalorditi. « Ho scoperto che era Lui che cercava me ». Non devi fare molto, tu. Solo lasciarti trovare da Dio. Lui ti sta cercando. 2 23 Pregare è … Coltivare un’amicizia speciale, intrattenersi con Lui in un rapporto interpersonale, uno stare per uno scambio di accoglienza, un aprire a Colui che chiede discretamente di essere accolto, che attende, stando sempre a guardare, il contraccambio di uno sguardo. Si richiede lo sforzo di superare ogni superficialità e inondare il rapporto di attenzioni. Teresa di Gesù insegna a prendere sul serio, sempre, il proprio interlocutore assumendo la postura dell’ascolto attento e disinteressato, scegliendo volontariamente dei momenti di silenzio e di distacco dalle altre faccende per rimanere con l’Amico che ci abita. Pregare, per Teresa, è “pensare e comprendere ciò che preghiamo, con chi parliamo e chi siamo noi… e applicarci a tener fissa la mente in Colui al quale ci rivolgiamo”. Non servono quantitativi smisurati di parole: nell’orazione, nel rapporto di amicizia con Dio, occorre la tensione a “udire”, a captare la verità su se stessi, l’ascolto autentico di ciò che scopriamo di essere, che ci viene svelato, sussurrato, descritto minuziosamente. Nessuna menzogna, né ipocriti pensieri che ci gettiamo addosso per abbellirci, nessun atteggiamento di autoesaltazione: io, tu, così come siamo, così come ci ritroviamo di fronte a Dio. appena conquistata, intraprende il cammino per le strade del mondo. spiace di non essere un compagno attraente come quella che è appena uscita", mi disse lui, cercando di attaccar discorso. "Era una ragazza interessante", dissi io. "Potrebbe dirmi... aveva i capelli lunghi o corti?". "Non ricordo", rispose in tono perlesso. "Sono i suoi occhi che mi sono rimasti impressi, non i capelli. Aveva gli occhi cosi belli! Peccato che non le servissero affatto... era completamente cieca. Non se n'era accorto?" C’è qualcuno lassù? Era una famigliola felice e viveva in una casetta di periferia. Ma una notte scoppiò nella cucina della casa un terribile incendio. Mentre le fiamme divampavano. genitori e figli corsero fuori. In quel momento si accorsero, con infinito orrore, che mancava il più piccolo, un bambino di cinque anni. Al momento di uscire, impaurito dal ruggito delle fiamme e dal fumo acre, era tornato indietro ed era salito al piano superiore. Che fare? Il papà e la mamma si guardarono disperati, le due sorelline cominciarono a gridare. Avventurarsi in quella fornace era ormai impossibile... E i vigili del fuoco tardavano. Ma ecco che lassù, in alto, s'aprì la finestra della soffitta e il bambino si affacciò, urlando disperatamente: "Papà! Papà!". Il padre accorse e gridò: "Salta giù!". Sotto di sè il bambino vedeva solo fuoco e fumo nero, ma senti la voce e rispose: "Papà, non ti vedo...". "Ti vedo io, e basta. Salta giù!" Urlò, l'uomo. Il bambino saltò e si ritrovò sano e salvo nelle robuste braccia del papà, che lo aveva afferrato al volo. Non vedi Dio. Ma Lui vede te. Buttati! 22 Questo fa Teresa: non si risparmia affatto. Dice, confida, insegna questo nuovo modo di pregare; sprona a prendere coscienza della propria natura; crea piccole comunità di autentica compagnia; viaggia per incontrare, fondare, istruire; rende empatibile un Dio che va incontro, che sostiene, che porta conforto, che si carica delle sofferenze degli altri. Il Dio empatibile di Teresa ha gli occhi, lo sguardo, le mani di chi, concretamente, si immischia nelle brutte faccende di questo mondo per non divenirne complice, bensì fattivo collaboratore di rinascita umana. Sarebbe auspicabile alzare, di tanto in tanto, gli occhi dai piccoli e grandi schermi che possediamo e imparare ad andare incontro agli amici, in carne e ossa: “Non è possibile conoscere qualcuno se non attraverso l’amicizia” (Sant’Agostino). 1. Domani tornerò! Posso desiderare qualcosa di meglio della tua amicizia? Amica di Gesù, nella preghiera La figura di Santa Teresa è quanto mai attuale, riesce ancora oggi a ingolosire molte persone del grande bene dell’amicizia con Dio, della comunione con la Trinità. La preghiera vissuta come amicizia con Gesù è il messaggio di Teresa. Per lei la preghiera è la sorgente della gioia e coinvolge tutta la vita; i suoi consigli sul come essere amici di Gesù sono di perenne attualità. Altro elemento di 3 attualità della Santa è la capacità di dialogare con ogni persona. I suoi scritti hanno il tono colloquiale. Nel cammino di vita cristiana raccontato nel suo capolavoro “Il castello interiore”, ogni uomo trova un posto: chi vive lontano dall’amicizia con Dio, e chi è desideroso di sperimentare la comunione con Dio. La meta per tutti è partecipare dei grandi segreti di Dio. Con Santa Teresa possiamo pensare che “il bene che c’è tra noi” è l’umanità di Gesù Cristo. Il mio bene consiste nel fissare gli occhi in Gesù e nel lasciarmi guardare da Lui, nella preghiera, e nel guardare con i suoi occhi il mio prossimo. “Vuoi imparare a pregare, io ti insegno come devi vivere” Il suo insegnamento riguarda le virtù teologali, ma anche evangeliche, quali per esempio l’umiltà come verità della persona, specchio dell’amore e non caricatura che lo deforma, o la virtù della determinazione che significa non fermarsi mai per le difficoltà, ma sopportare per amore: con la pazienza tutto si acquista. In un mondo in cui l’efficienza, la produttività, l’immagine, la competitività spesso guidano le scelte e i progetti delle persone, ricordare che la sorgente di ogni attività e di ogni realizzazione personale e collettiva è in Dio. Santa Teresa insegna che la preghiera è “ un intimo rapporto di amicizia, un frequente intrattenimento, da solo a solo con Colui dal quale sappiamo essere amati”. 4 l'avessero colpita, o se mi considerasse solo un sentimentaloide. Poi feci un errore. "Com'è fuori?" chiesi. Lei però non sembrò trovare nulla di strano nella domanda. Si era già accorta che non ci vedevo? Ma le parole che disse subito dopo mi tolsero ogni dubbio. "Perchè non guarda dal finestrino?", mi chiese con la massima naturalezza. Scivolai lungo il sedile e cercai col tatto il finestrino. Era aperto, e io mi voltai da quella parte fingendo di studiare il panorama. Con gli occhi della fantasia, vedevo i pali telegrafici scorrere via veloci. "Ha notato", mi azzardai a dire "che sembra che gli alberi si muovano mentre noi stiamo fermi?". "Succede sempre cosi", fece lei. Mi girai verso la ragazza, e per un po' rimanemmo seduti in silenzio. "Lei ha un viso interessante", dissi poi. Lei rise piacevolmente, una risata chiara e squillante. "E' bello sentirselo dire", fece. "Sono talmente stufa di quelli che mi dicono che ho un bel visino!". "Dunque, ce l'hai davvero una bella faccia", pensai, e a voce alta proseguii: "Beh, un viso interessante può anche essere molto bello". "Lei è molto galante", disse. "Ma perchè è così serio?". "Fra poco lei sara arrivata", dissi in tono piuttosto brusco. "Grazie al cielo. Non sopporto i viaggi lunghi in treno". Io invece sarei stato disposto a rimaner seduto li all'infinito, solo per sentirla parlare. La sua voce aveva il trillo argentino di un torrente di montagna. Appena scesa dal treno, avrebbe dimenticato il nostro breve incontro; ma io avrei conservato il suo ricordo per il resto del viaggio e anche dopo. I1 treno entrò in stazione. Una voce chiamò la ragazza che se ne andò, lasciando dietro di sè solo il suo profumo. Un uomo entrò nello scompartimento, farfugliando qualcosa. Il treno ripartì. Trovai a tentoni il finestrino e mi ci sedetti davanti, fissando la luce del giorno che per me era tenebra. Ancora una volta potevo rifare il giochetto con un nuovo compagno di viaggio. "Mi 21 Alcune storielle per riflettere (don Bruno Ferrero) La porta C'è un quadro famoso che rappresenta Gesù in un giardino buio. Con la mano sinistra alza una lampada che illumina la scena, con la destra bussa ad una porta pesante e robusta. Quando il quadro fu presentato per la prima volta ad una mostra, un visitatore fece notare al pittore un particolare curioso. "Nel suo quadro c'è un errore. La porta è senza maniglia"."Non è un errore" rispose il pittore. "Quella è la porta del cuore umano. Si apre solo dall'interno". Per fare esperienza dell’amicizia con Gesù Alcuni passi da fare 2. Riservo un momento e un posto per stare in solitudine con me e con te. Un piccolo spazio di tempo che ho deciso di regalarti, Signore. Un tempo che non è più mio, ma tuo. 3. Dato che sono solo, cerco la tua compagnia. L’importante è che in questo momento siamo Tu e io. Prendo coscienza di entrare nella Tua presenza, nella tua amicizia. Chiudo gli occhi e faccio un atto di fede nella tua presenza: • Credo che tu sei qui • Dentro di me • Che vedi i miei pensieri e sentimenti più profondi • Ora ti chiedo di aiutarmi a pregarti! Sul treno "Ebbi lo scompartimento del treno tutto per me. Poi salì una ragazza", raccontava un giovane indiano cieco. "L'uomo e la donna venuti ad accompagnarla dovevano essere i suoi genitori. Le fecero molte raccomandazioni. Dato che ero già cieco allora, non potevo sapere che aspetto avesse la ragazza, ma mi piaceva il suono della sua voce". "Va a Dehra Dun?", chiesi mentre il treno usciva dalla stazione. Mi chiedevo se sarei riuscito a impedirle di scoprire che non ci vedevo. Pensai: se resto seduto al mio posto, non dovrebbe essere troppo difficile. "Vado a Saharanpur", disse la ragazza. "Là viene a prendermi mia zia. E lei dove Va?". "A Dehra Dun, e poi a Mussoorie", risposi. "Oh, beato lei! Vorrei tanto andare a Mussoorie. Adoro la montagna. Specialmente in ottobre". "Si, è la stagione migliore", dissi, attingendo ai miei ricordi di quando potevo vedere. "Le colline sono cosparse di dalie selvatiche, il sole è delizioso, e di sera si può star seduti davanti al fuoco a sorseggiare un brandy. La maggior parte dei villeggianti se n'è andata, e le strade sono silenziose e quasi deserte". Lei taceva, e mi chiesi se le mie parole 4. Prendo coscienza di chi sei tu! Sei, nella nostra amicizia, l’amico più grande. • Sei Dio! • Sei l’acqua viva! • Sei il Maestro! 5. Davanti a te vedo con chiarezza chi sono io. Senza maschere, senza difese. Alla tua presenza posso conoscermi e amarmi. 6. Non resto centrato su me stesso. Cerco di stare con te, di conoscerti e di amarti. 20 5 • Ti guardo. Ti troverò nel modo in cui ho bisogno in questo momento: come ad una madre, ad un padre o come ad un fratello, o come ad un amico. • Ti parlo. Con frasi fatte, ma con spontaneità del cuore. • Ti ascolto. So che mi parli al cuore in mille modi. • Conservo la tua parola nel mio intimo! Parlami! • Ti ringrazio... Gli amici sono…. Nel libro della Vita di Santa Teresa d'Avila troviamo un'affermazione molto interessante: "L'infallibile risorsa di un'anima è trattare con gli amici di Dio". (Libro della Vita cap. 23,4) difficile capire cosa si deve fare. Dall’altra questi sei gesti si impongono per la loro urgenza: le situazioni di bisogno richiedono un intervento immediato. Questi sei atti si concordano perfettamente all’insegnamento di Gesù, sono il prolungamento e l’illustrazione del comandamento dell’amore. Concentrando l’attenzione sulle opere di misericordia, Gesù afferma il primato dell’amore. Sono gesti di attenzione verso chi si trova nel bisogno che realizzano le esigenze del precetto dell’amore: “Tutto quanto volete gli altri facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa è infatti la Legge e i Profeti.” L’aver scelto questo metro di giudizio fa sì che a nessuno sia preclusa la via della salvezza perché tutti nella vita hanno occasione di incontrare qualcuno che è nel bisogno e al quale prestare aiuto. Tra l’altro nel mondo siamo tutti bisognosi. Il mondo diventa quindi un’unica grande famiglia nella quale tutti possono e devono aiutare, nella quale tutti possono e devono essere aiutati. Sembra quasi di poterne dedurre -in via immediatissimaun criterio nella scelta e nella coltivazione delle amicizie, ma quante volte, invece, andiamo, come si suol dire, con gli zoppi per imparare a zoppicare, anziché coi più sani, per sanarci anche noi? O, detta in termini spirituali: scegliamo come amici i più santi, per farci santi insieme a loro e grazie a loro? Domande per attivare la riflessione: 1. Nel mio quotidiano mi capita di essere segno dell’amore di Gesù? In quali situazioni? Con chi? 2. Sono attento al mio prossimo? 3. Sono disponibile ad aiutare il mio prossimo? 4. Sono generoso con gli altri? 6 19 Dalle parole di santa Teresa “Più che alla magnificenza delle opere, il Signore guarda all’amore con cui si fanno” (Castello Interiore 7,4). visitarti?". 40E il re risponderà loro: "In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me". 41Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: "Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, 42perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, 43ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato". 44Anch'essi allora risponderanno: "Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?". 45Allora egli risponderà loro: "In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l'avete fatto a me". 46E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna". Eppure, a ben pensarci, è il Vangelo stesso che ci presenta questo "standard" qualitativo dell'amicizia, laddove Gesù afferma: "Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi Spunti per la riflessione Ci si potrebbe chiedere: nel trattare con gli amici di Dio, come ci sprona a fare santa Teresa, che cosa ne guadagniamo? Il dialogo del Figlio dell’uomo è distribuito in due parti contrapposte, in ciascuna delle quali vi è la ripetizione dell’elenco delle opere di soccorso compiute o disattese. L’opposizione tra i due gruppi risalta: nella benedizione per i primi e nella maledizione per i secondi. Il dato concreto sulla base del quale gli uomini sono valutati consiste in sei atti elementari di misericordia. Nutrire l’affamato, dar da bere all’assetato, accogliere lo straniero, vestire colui che è nudo, visitare il malato, il carcerato. Questi sei gesti hanno due caratteristiche che li accomunano. Da una parte portano il segno dell’evidenza: dinanzi ad un affamato o assetato non è 18 comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi". (Gv 15,13) Siamo al capitolo 15 del Vangelo di Giovanni, Giuda il traditore è già uscito, rimangono gli "undici fedelissimi" e ricevono le coordinate per essere amici di Gesù, amico dell'Amico! La risposta la troviamo nelle parole di Cristo: gli amici di Dio sanno quello che fa "il padrone", conoscono meglio di noi il Modello da imitare, possono forgiarci come veri alter Christus (cosa che già diveniamo in forza del Santo Battesimo) ed insieme si può percorrere un bellissimo tratto di strada verso la santità. Hanno acquisito una certa esperienza spirituale, umana, religiosa: possono diventare per noi maestri e compagni di viaggio. 7 Per chi è ancora indietro nelle vie dello spirito, ma vuole cominciare seriamente a praticare "la virtù" il vantaggio è descrivibile in termini di "convenienza": una parola che non ha una connotazione negativa, ma va invece identificata come una tensione verso il "bene". Teresa, come un po’ noi oggi, era preda di questo bisogno di rimanere in conversazione con gli altri. Trascorreva ore estenuanti in parlatorio, si intratteneva con gli amici che andavano a trovarla, era attratta dalla trama dei rapporti umani intessuti di vicinanza fisica, di scambio continuo di parole, di confidenze e sostentamento reciproco. Donna estremamente comunicativa, Teresa aveva reso la sua vocazione un “trasporto amicale” verso gli altri. Abbiamo capito che la porta per entrare nel nostro castello (che siamo noi stessi) è sempre e solo la preghiera. Attraverso le varie dimore l’anima si va purificando per poter arrivare alla settima, la più centrale, quella di maggior importanza perché è quella dove abita Dio e dove passano “solo cose segrete tra Dio e l’anima” Santa Teresa ci dice perciò : “Ciò che accade nella preghiera deve tradursi nelle opere in vita” (dal Cammino di perfezione). La Parola Dal Vangelo secondo Matteo (25, 31-46) 31 Per dialogare non basta essere capaci di parlare. Teresa lo ha sperimentato direttamente: pur essendo una conversatrice brillante e appassionata, continuò ad essere insoddisfatta e infelice fino a quando non imparò, attraverso il dialogo con Dio, a saper dialogare anche con gli altri. Un dialogo autentico, che non si riduca a un Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. 32Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, 33e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. 34Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: "Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, 35perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi". 37Allora i giusti gli risponderanno: "Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a 8 17 In questo ci ritroviamo perfettamente. Ma a Teresa, tutto questo via vai di “chiacchiere”, a un certo punto non basta più: più che altro desidera rendere “giustizia” (nel senso di “dare la giusta collocazione”) alla realtà dell’amicizia. Non la riduce; non ne ridimensiona: la esalta, massimo, fino a darle ingloba e tutto trasforma implicato in essa. diminuisce la portata; non la la eleva fino al suo punto quell’ampio respiro che tutto in conoscenza di sé e dell’altro confronto tra monologhi, presuppone il rispetto di determinate condizioni, indipendentemente dal talento naturale o dalla capacità di relazionarsi agli altri (W. Herbstrith, Teresa d’Avila. La vita, il pensiero, l’identità di donna). Settima dimora “Essere segno di Gesù” Teresa scopre due realtà fondamentali: per dialogare in modo autentico bisogna imparare ad ascoltare; per imparare ad ascoltare bisogna divenire “oranti”. Teresa, desiderosa di amicizia, si decide ad aprirsi a un rapporto amicale con Dio e fare della preghiera-orazione il tessuto connettivo del suo essere e agire. “L’orazione mentale non è altro che un rapporto d’amicizia in cui ci si intrattiene spesso da soli, con colui che sappiamo che ci ama”. Alcune storielle per riflettere “Ciò che accade nella preghiera deve tradursi nelle opere in vita” 16 Il calore del cuore (Leonardo da Vinci) Due giovani struzzi erano disperati. Ogni volta che si mettevano a covare le uova, il peso del loro corpo le rompeva. Un giorno decisero di andare a chiedere consiglio ai loro genitori che abitavano dall’altra parte del deserto. Corsero per molti giorni e molte notti, e finalmente arrivarono al nido della vecchia madre. - Madre dissero, siamo venuti a chiederti come possiamo fare per covare le uova. Ogni volta che ci proviamo si rompono. - La madre li ascoltò, poi rispose: Ci vuole un altro calore. E quale? Domandarono gli struzzi. - Il calore del cuore. Voi dovete guardare le vostre uova 9 con amore, pensando alla creatura che ci dorme dentro; lo sguardo e la pazienza lo risveglieranno. Gli struzzi ripartirono e quando la femmina ebbe deposto un altro uovo, si misero a guardarlo con amore, senza perderlo mai di vista. Passarono così molti giorni; quando, ormai, erano allo stremo delle forze, l’uovo incominciò a cigolare, s’incrinò, si ruppe, e una piccola testa di struzzo fece capolino dal guscio. Addomesticami, Piccolo Principe!” "È il tempo che ho perduto per la mia rosa..", sussurrò il piccolo principe per ricordarselo. "Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa.." "Io sono responsabile della mia rosa..", ripetè il piccolo principe per ricordarselo. (dal capitolo XXI - "Il piccolo principe" di Saint-Exupery) In quel momento apparve la volpe. "Buon giorno", disse la volpe. "Buon giorno", rispose gentilmente il principe, voltandosi, ma non vide nessuno. "Sono qui", disse la voce, "sotto il melo." "Chi sei", domandò il piccolo principe. "Sei molto carino." "Sono una volpe", disse la volpe. "Vieni a giocare con me", le propose il piccolo principe, "sono così triste…" "Non posso giocare con te", disse la volpe, "non sono addomesticata." "Ah! scusa", fece il piccolo principe. Ma dopo un momento di riflessione soggiunse: "Che cosa vuol dire, 'addomesticare'?" "Non sei di queste parti, tu", disse la volpe, "che cosa cerchi?" "Cerco gli uomini", disse il piccolo principe. "Che cosa vuol dire 'addomesticare'?" "Gli uomini", disse la volpe, "hanno dei fucili e cacciano. È molto noioso! 10 15 "Va' a rivedere le rose. Capirai che la tua è unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalerò un segreto." E ritornò dalla volpe. "Addio", disse. "Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi." "L'essenziale è invisibile agli occhi", ripetè il piccolo principe per ricordarselo. "È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante." Allevano anche delle galline. È il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline?" "No", disse il piccolo principe. "Cerco degli amici. Che cosa vuol dire 'addomesticare'?" "È una cosa da molto dimenticata. vuol dire 'creare dei legami'.." "Creare dei legami?" "Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo." "Comincio a capire", disse il piccolo principe. "C'è un fiore.. credo che mi abbia addomesticato.." "È possibile", disse la volpe. "Capita di tutto, sulla Terra.." "Oh! non è sulla Terra", disse il piccolo principe. La volpe sembrò perplessa. "Su un altro pianeta?" "Sì." "Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?" "No." "Questo mi interessa! E delle galline?" "No." "Non c'è niente di perfetto", sospirò la volpe. Ma la volpe ritornò alla sua idea: "La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi 14 11 Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose. "Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente", disse. "Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico, ed ora è per me unica al mondo." E le rose erano a disagio. "Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. "Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perchè è lei che io ho innaffiata. Perchè é lei che ho riparata col paravento. Perchè su di lei ho uccisi i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perchè è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perchè è la mia rosa." annoio perciò. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù, in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane, e il grano, per me, è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste!Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticata. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano.." La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe: "Per favore.. addomesticami", disse. "Volentieri", rispose il piccolo principe, "ma non ho molto tempo, però Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose." "Non si conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe. "Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico, addomesticami!" "Che bisogna fare?", domandò il piccolo principe. "Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti siederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino.." "Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe. "Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore.. Ci vogliono i riti." "Che cos'è un rito?", disse il piccolo principe. "Anche questa è una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. "È quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza." Così il piccolo principe addomesticò la volpe. E quando l'ora della partenza fu vicina: "Ah!", disse la volpe, "piangerò.." "La colpa è tua", disse il piccolo principe, "io non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi.." "È vero", disse la volpe. "Ma piangerai!", disse il piccolo principe. "È certo", disse la volpe. "Ma allora che ci guadagni?" "Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano." Poi soggiunse: Il piccolo principe ritornò l'indomani. 12 13