La replicazione del DNA in vivo INTERVENGONO PER LA FORMAZIONE DELLA FORCELLA = DENATURAZIONE SINTETIZZA I PRIMER 1 La formazione del legame fosfo-di-estere Affinchè il legame fosfodiestere possa essere formato dall’enzima DNA polimerasi, sono indispensabili un ossidrile (-OH) libero in posizione 3’ e un nucleotide trifosfato (cioè in forma energizzata). La polimerizzazione del DNA (cioè la formazione di un filamento di DNA) avviene perciò in direzione 5’ → 3’ 2 LA REAZIONE A CATENA DELLA POLIMERASI - Kary Mullis ideò e mise a punto la PCR (Polymerase Chain Reaction) tra il 1983 ed il 1985 - Riproduce in vitro la reazione di replicazione del DNA (per chi non si ricordasse come avviene la replicazione del DNA in una cellula, si consiglia di ripassare l’argomento. C’è del materiale sul tema in una precedente lezione). - Permette di replicare (riprodurre) indefinitamente una specifica regione di DNA - Affinché la PCR avvenga sono necessari: ▪ il DNA templato (stampo); ▪ gli oligonucleotidi iniziatori (primer); ▪ desossinucleotidi trifosfato (dNTP); ▪ la DNA polimerasi Ve ne sono di diversi tipi (x es. Taq polimerasi) ▪ un ciclizzatore termico (PCR termocycler) 3 Taq polimerasi È l’enzima DNA-polimerasi utilizzato per le reazioni di PCR Si chiama in questo modo perché è stato originariamente isolato dal batterio termofilo Thermus aquaticus 4 IL TERMOCICLATORE (detto anche ciclatore termico) per PCR 5 LE TRE FASI DELLA PCR DNA (cromosomale, plasmidico, etc…) A B 1. DENATURAZIONE (94 – 96 °C per 30 s / 1 min) A B 2. APPAIAMENTO (tra 45 e 65 °C circa per 30 s / 1 min) (annealing) A B 3. ESTENSIONE (extension) (72 °C per 10 s / 10 min o più) A B’ A’ B 6 La costruzione dei primers 5’ 3’ - - 3’ - 5’ Primer per amplificazione specifica (solitamente di lunghezza da 18 a 22 mer) Primer FORWARD: 5’- AAGATCTTCTTACTCAGT - 3’ Primer REVERSE: 5’- CATGGACCGGTACAGTAGGT- 3’ 7 I CICLI DELLA PCR - Da una singola molecola di templato, sono prodotti circa 1 miliardo di frammenti copia di DNA in 30 cicli: N.B.: con la comune Taq polimerasi si riescono ad amplificare fino a circa 3000 – 3500 bp; con Ext-Taq fino anche a 40000 bp! (Animazione: http://www.sumanasinc.com/webcontent/anisamples/molecularbiology/pcr.html) 8 LE APPLICAZIONI DELLA PCR - Nelle biotecnologie: semplificazione del processo di clonaggio di geni singoli per le più dettagliate analisi biochimiche - In medicina: per una rapida diagnosi di infezioni virali o per la diagnosi prenatale di malattie congenite - Permette di raccogliere informazioni da campioni biologici contenenti anche scarsissime tracce di DNA importanti applicazioni in campo giuridico o in archeologia, paleontologia e antropologia (x es. per lo studio delle migrazioni umane) - In microbiologia: di fondamentale importanza per la tassonomia e la tipizzazione molecolare di isolati microbici 9 RICAPITOLANDO: 10 Verifica dell’avvenuta amplificazione: • gel elettroforesi • controllo negativo C.N. MARKER di frammenti di DNA lineare a peso molecolare noto 11 La tassonomia e l’identificazione batterica La tassonomia si occupa della classificazione, cioè della IDENTIFICAZIONE e della NOMENCLATURA degli organismi viventi. L’unità tassonomica di base è la SPECIE, che è definibile nell’ambito delle batteriologia come una collezione di ceppi simili che differiscono sufficientemente da altri gruppi di ceppi da giustificare il riconoscimento come unità tassonomica a se stante (si veda in seguito una definizione ‘’più concreta’’ di specie batterica). Ogni specie batterica possiede un CEPPO TYPE, cioè un ceppo di riferimento che riassume in se tutte le caratteristiche fenotipiche e genotipiche dei ceppi della specie che rappresenta. Dove posso trovare il ceppo type di ogni specie? I ceppi type si trovano nelle «ceppoteche», cioè nelle collezioni di colture cellulari. Le collezioni di colture di riferimento, in Europa e negli Stati Uniti, sono le seguenti: Deutsche Sammlung von Mikroorganismen und Zellkulturen GmbH (DSMZ), (German Collection of Microorganisms and Cell Cultures), organizzazione no-profit (per es.: Bifidobacterium bifidum DSM 20456T) N.B.: SONO LO STESSO CEPPO! American Type Culture Collection (ATCC), centro di ricerca privato no-profit (per es.: Bifidobacterium bifidum ATCC 11863T) 12 Come si identifica un batterio L’identificazione tassonomica di un ceppo batterico si basa sulla valutazione di CARATTERISTICHE FENOTIPICHE e GENOTIPICHE e sul confronto di queste caratteristiche con quelle dei ceppi type. CARATTERISTICHE FENOTIPICHE 1. Morfologiche 2. Fisiologiche 3. Colturali 4. Nutritive 5. Biochimiche 6. Bio-strutturali GENOTIPICHE Analisi degli acidi nucleici (in particolare della loro sequenza nucleotidica) Lo studio delle caratteristiche fenotipiche per l’identificazione di un batterio è la via tradizionale seguita da decenni da quella che è definita MICROBIOLOGIA CLASSICA. Ad essa si è ora aggiunta (e in molti casi sostituita) la microbiologia basata sulle tecniche di BIOLOGIA MOLECOLARE, che prevede lo studio di DNA e RNA. 13 La caratterizzazione fenotipica Le prime caratteristiche da considerare sono le più generali, al fine di ridurre subito il numero delle possibilità tra cui ricercare… A. CARATTERISTICHE MORFOLOGICHE 1. micromorfologia: forma, dimensione, disposizione delle cellule (catenelli, aggregati), presenza di endospore; 2. macromorfologia: aspetto della colonia; 3. reazione di Gram 4. mobilità B. METABOLISMO ENERGETICO Opera respirazione aerobia, oppure fermentazione; è anaerobio facoltativo… C. CARATTERISTICHE COLTURALI E NUTRITIVE Primariamente, viene considerata la TIPOLOGIA DI FONTE DI CARBONIO: organica o inorganica? Quali molecole possono essere usate? È importante ottenere un profilo di utilizzazione del carbonio. A tal fine, si prepara un TERRENO COLTURALE DI BASE, cioè un terreno in cui è stata completamente tolta la fonte dell’elemento in esame (in questo caso il carbonio). Trasferisco questo terreno di coltura in alcune provette e in ciascuna aggiungo una fonte di carbonio diversa (per esempio glucosio, ribosio, mannosio, etc…). Quindi inoculo ogni provetta con lo stesso numero di cellule del ceppo in esame e metto ad incubare. Se il batterio cresce significa che ha saputo usare quella specifica fonte di carbonio. 14 N.B.: se, ad esempio, sto studiando un batterio lattico, posso valutare la capacità di utilizzare la fonte di carbonio da parte del ceppo in esame aggiungendo al terreno di coltura un indicatore di pH. Se il ceppo utilizza la fonte di carbonio produce acido e quindi il colore dell’indicatore di pH cambia. N.B.: esistono in commercio kit per poter testare rapidamente numerose fonti di carbonio in contemporanea, come ad esempio il sistema di gallerie API (Analytical Profile Index). Nello specifico, le gallerie API consistono in una serie di microtubi contenenti substrati disidratati x evidenziare attività enzimatiche o fermentazioni di zuccheri; i microtubi vengono inoculati con una sospensione batterica che ricostituisce i substrati. Le reazioni prodotte durante il periodo di incubazione si traducono in reazioni colorate immediate o rilevati dall’aggiunta di reattivi. Esempio di uso del kit API 50 CHL = il batterio non utilizza il substrato = il batterio è in grado di utilizzare il substrato Controllo negativo Ribosio http://aulavirtual.usal.es/aulavirtual/demos/microbiologia/unidades/LabV/API/api.html 15 C. CARATTERISTICHE COLTURALI E NUTRITIVE Oltre alla tipologia di fonte di carbonio possono essere studiate: la fonte di azoto, i fattori di crescita (vitamine), i parametri ambientali (pH, temperatura). D. CARATTERISTICHE FISIOLOGICHE E BIOCHIMICE Tipicamente, si studia il pattern enzimatico; per es.: 1. catalasi; 2. amilasi; 3. proteasi; 4. lipasi; 5. ureasi. E. CARATTERISTICHE CHIMICO-STRUTTURALI Tipicamente, si studiano: 1. la composizione chimica della parete cellulare; 2. gli acidi grassi nella membrana cellulare 16 Identificazione preliminare di un ceppo batterico attraverso colorazione di Gram e morfologia cellulare 17 Esempio di identificazione preliminare di bastoncini Gram positivi Resistenza alla perdita di colore con acidi dopo colorazione 18 C. CARATTERISTICHE COLTURALI E NUTRITIVE Oltre alla tipologia di fonte di carbonio possono essere studiate: la fonte di azoto, i fattori di crescita (vitamine), i parametri ambientali (pH, temperatura). D. CARATTERISTICHE FISIOLOGICHE E BIOCHIMICE Tipicamente, si studia il pattern enzimatico; per es.: 1. catalasi; 2. amilasi; 3. proteasi; 4. lipasi; 5. Ureasi. E. CARATTERISTICHE CHIMICO-STRUTTURALI Tipicamente, si studiano: 1. la composizione chimica della parete cellulare; 2. gli acidi grassi nella membrana cellulare A questo punto si avrebbero già molte informazioni per determinare la specie del ceppo batterico allo studio; spesso, però, non si riesce a ottenere un risultato definitivo (non si riesce ad avere la certezza); si passa allora allo studio del GENOTIPO lo studio del genotipo è l’unico che mi può dare la certezza in merito all’identificazione tassonomica di specie di un ceppo batterico. 19 Bergey's manual of systematic bacteriology “MANUALE DI BERGEY”: è il punto di riferimento per la tassonomia dei procarioti Contiene la lista completa delle specie procariotiche e la loro classificazione e nomenclatura 20 La caratterizzazione genotipica Il concetto di specie batterica - Negli organismi superiori le SPECIE sono definite come gruppi di individui in grado di accoppiarsi in natura o potenzialmente in grado di farlo (ovvero interfecondi, cioè individui che si possono accoppiare e dare origine a prole fertile), e che sono ben distinti dagli altri gruppi per quanto concerne l’attività riproduttiva NON APPLICABILE AI BATTERI Nei batteri la SPECIE è definita come un insieme di ceppi isolati in habitat diversi ed in tempi diversi che posseggono (queste sono REGOLE PRATICHE!): • una elevata similarità fenotipica, con almeno una proprietà distintiva nei confronti delle altre specie • una elevata omologia genetica (riassociazione molecolare DNA/DNA >70%) • una elevata omologia filogenetica (omologia di sequenza del gene codificante per il 16S rRNA maggiore del 98%) 21 DA RICORDARE! La riassociazione molecolare DNA/DNA (detta anche omologia DNA/DNA o ibridazione DNA/DNA) è una prova di laboratorio che prevede i seguenti passaggi: 1. Isolamento del DNA totale del ceppo batterico allo studio; 2. Isolamento del DNA totale estratto da un ceppo di riferimento (solitamente il ceppo type di una specie); 3. Rottura meccanica dei due DNA 4. Miscela dei due DNA 5. Denaturazione termica del campione con misura della densità ottica (a 260 nm) 6. Lento raffreddamento del campione con misura della densità ottica (in questa fase avvien l’ibridazione, cioè il DNA dei due campioni si riassociano fra di loro) curva di ipercromicità OD260 % riassociazione La percentuale di omologia si stabilisce analizzando la curva di riassociazione (detta di ibridazione) che avviene durante il raffreddamento, fase in cui i DNA dei due ceppi riassociano fra di loro. Tale curva varia varia a seconda di quanto le sequenze di DNA sono simili tra loro nm OD Tr=0. OD iniz. RISCALDAMENTO RAFFREDDAMENTO h 22 Al fine di identificare un ceppo batterico a livello di specie si utilizzano geni conservati (cioè presenti in tutti) dei procarioti che possono essere usati come orologi molecolari in grado di esprimere la filogenesi dei batteri, il più noto di questi geni è il: gene codificanti per la subunità ribosomale 16S (16S rRNA) Esso è un gene appartenente all’operone ribosomale batterico (~1,5 kb) 5’ - (tRNA) 16S 23S 5S - 3’ regione spaziatrice intergenica (Internally Transcribed Spacer) I geni 16S, 23S e 5S rRNA codificano per le subunità di RNA costituenti i ribosomi batterici; l’operone ribosomale è posseduto da tutti gli organismi viventi: Type Size Subunità più grande (rRNA) Subunità piccola (rRNA) PROCARIOTA 70S 5S (120 nt), 23S (2906 nt) 16S (1542 nt) EUCARIOTA 80S 5S (121 nt), 5.8S (156 nt), 28S (5070 nt) 18S (1869 nt) Il gene che codifica per il 16s rRNA è una regione ALTAMENTE CONSERVATA tra le differenti specie di procarioti (cioè subisce mutazioni di sequenza molto lentamente nel corso dell’evoluzione, poiché è di importanza primaria per la vita della cellula). È considerato un ottimale “MOLECULAR CLOCK”, un OROLOGIO MOLECOLARE, cioè è adatto per stabilire le distanze filogenetiche (evolutive) tra i diversi gruppi tassonomici batterici. 23 24 25 N.B.: diverse regioni del DNA possiedono una diversa predisposizione ad “accettare” le mutazioni… così, per avere un elevato potere discriminante, utile a distinguere tra due organismi strettamente correlati tra loro, sceglierò regioni a più alta variabilità (meno conservate) Il gene 16S rRNA nell’identificazione batterica La determinazione della sequenza del gene 16S rRNA è diventata molto diffusa in microbiologia come un’alternativa rapida ed accurata ai metodi di identificazione batterica basati sul fenotipo Oltre a regioni estremamente conservate, il gene 16S rRNA contiene regioni IPERVARIABILI che possono rappresentare delle sequenze di riconoscimento di tipo specie specifico, utili per l’identificazione dei batteri L’analisi della sequenza del gene 16S rRNA, quindi, può fornire informazioni per diversi livelli tassonomici, fino al livello di specie, e permette di tracciare relazioni filogenetiche tra i microrganismi Sulla base delle sequenze note del gene 16S rRNA, sono stati disegnati degli oligonucleotidi definiti primer universali, che permettono di amplificare via PCR questo gene virtualmente da tutti i batteri 26 27 Il sequenziamento del gene 16SrDNA Il sequenziamento viene generalmente condotto da tecnici specializzati e fornito sotto forma di cromatogramma. Una sequenza parziale delle prime 500 bp del gene, può essere sufficiente per determinare la specie di appartenenza del ceppo allo studio, tramite comparazione in banca dati con le sequenze note riportate (l’intero gene 16S rRNA è lungo circa 1500 bp). Però, talvolta, per una identificazione più sicura, è necessario sequenziare l’intero gene. Ricordiamo che due ceppi appartenenti alla stessa specie devono possedere una % omologia 16S rDNA >97-98% 28 Lo studio della filogenesi batterica Confrontando la sequenza del gene 16S rRNA dei diversi batteri è possibile quantificare la distanza filogenetica, cioè, determinare a che punto dell’evoluzione due specie batteriche si sono differenziate Algoritmi matematici allineano le sequenze dei geni 16S rRNA e ne determinano il grado di similarità, che viene espresso attraverso un DENDROGRAMMA DI SIMILARITÀ o ALBERO FILOGENETICO 29 30 Albero filogenetico delle divisioni batteriche basato sull’analisi delle sequenze del 16S rRNA della maggior parte delle specie batteriche note Gram + Firmicutes Bifidobatteri Batteri Lattici e Batteri Sporigeni Lactobacillus Streptococcus Lactococcus Pediococcus Leuconostoc Oenococcus Bacillus Clostridium Gram + Batteri Enterici o Enterobatteri Escherichia Salmonella Shigella Yersinia Enterobacter Gram - 31 I gruppi tassonomici La tassonomia batterica è in continuo aggiornamento per conoscere a la filogenesi di un qualsiasi gruppo tassonomico e per ottenere informazioni sulla tassonomia aggiornata e valida, si può fare riferimento alla National Center for Biotechnology Information (NCBI): http://www.ncbi.nlm.nih.gov/taxonomy Vale per tutti gli organismi viventi, non solo per i batteri! È sufficiente scrivere il nome di un qualsiasi gruppo tassonomico per conoscere la sua filogenesi aggiornata. Per esempio, se volessimo sapere di più della famiglia Enterobacteriaceae: 32 Un altro interessante sito per ottenere informazioni su un qualsiasi gruppo microbico è MicrobWiki: https://microbewiki.kenyon.edu/index.php/MicrobeWiki 33 33 FINE DEL CORSO 34