PIEMONTE Identità e genere: istruzioni per l'uso opuscolo informativo sul transessualismo Nel 1998 è stato fondato in Italia l’Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere (ONIG), una associazione che raccoglie le figure (professionisti, rappresentanti di associazioni ecc.) a vario titolo interessate ai temi del transgenderismo e del transessualismo. L'Osservatorio, in collegamento con l’Harry Benjamin International Gender Dysphoria Association inc. (HBIGDA), attualmente WPATH (World Professionals Association for Transgender Health), per statuto “si propone di favorire il confronto e la collaborazione di tutte le realtà interessate ai temi del transgenderismo e del transessualismo al fine di approfondire la conoscenza di questa realtà a livello scientifico e sociale e promuovere aperture culturali verso la libertà di espressione delle persone transessuali e transgender in tutti i loro aspetti”, nell'ottica di un miglioramento della salute psico-emotiva, intesa in accordo con l'indicazione della Organizzazione Mondiale della Sanità (Ginevra 1974): “La salute sessuale è l'integrazione degli aspetti somatici, affettivi, intellettuali e sociali dell'essere sessuato, in modo da pervenire ad un arricchimento della personalità umana, della comunicazione e dell'amore”. L’Associazione si propone di approfondire la conoscenza di queste realtà a livello scientifico e sociale, e di definire linee guida di intervento medico, chirurgico, psicologico e legale, nell'interesse e a garanzia della qualità dell’assistenza alle persone che intraprendono percorsi di adeguamento e dei professionisti coinvolti. Come prevede il Regolamento dell'associazione, in Piemonte si è costituita una Sezione Regionale che raccoglie numerosi iscritti e che contribuisce attivamente alla rete di relazioni e iniziative sul territorio insieme ad istituzioni e associazioni locali. La Sezione O.N.I.G. Piemonte si riunisce regolarmente presso la Fondazione Carlo Molo, in via Della Rocca 24 bis, 10123 Torino. Tel/Fax 011-8171483 O.N.I.G. Piemonte offre supervisione ai professionisti che si trovano a confrontarsi per la prima volta con le tematiche transgender. Presso la sede sezionale sono disponibili i recapiti dei professionisti esperti che si occupano di quest'area sul territorio della Regione. Il transessualismo Una persona transessuale sente di appartenere al genere opposto a quello in cui è nata. Si rende conto che il suo corpo la contraddice, e ha bisogno di adeguare la realtà esterna al suo vissuto interno, indiscutibile. Il termine si declina al femminile (“la” transessuale) per indicare persone transessuali di sesso anatomico maschile che sentono di essere femmine (MtF Male to Female) e al maschile (“il” transessuale) per indicare persone di sesso anatomico femminile che sentono di essere maschi (FtM - Female to Male). Entrambi desiderano poter vivere la loro vita nella dimensione sociale e affettiva a cui sentono di appartenere, desiderano poter avere un corpo che corrisponda il più possibile al proprio vissuto psicologico, e dei documenti anagrafici che si accordino con l'identità di genere alla quale sentono di appartenere. Quando parliamo di persone transessuali, quindi, parliamo di identità di genere: • Il sesso indica la differenza tra le persone basata sul corredo cromosomico, sulla produzione ormonale, sulla presenza di gonadi maschili (testicoli) o femminili (ovaie), e sulla conformazione dei genital(e)i esterni (scroto, pene/vulva, vagina). • L'identità di genere, o, brevemente, genere, designa invece il “sentimento di appartenenza” all'uno o all'altro genere, permettendo alla maggior parte di noi di dire: “Io sono un uomo, io sono una donna”, indipendentemente dal sesso anatomico di nascita. Alcune persone, inoltre, non sentono di appartenere in maniera così rigida né all'uno né all'altro genere, e si “riconoscono” come transgender. Le persone transessuali, quindi, si sentono uomini in un corpo anatomicamente femminile o donne in un corpo anatomicamente maschile. E' questa una situazione che procura una profonda confusione: generalmente ci si aspetta che il corpo maschile “contenga” un uomo, ed il corpo femminile “contenga” una donna. La persona transessuale vive una condizione di profondo disagio perché in questo meccanismo di “associazione automatica” qualcosa non torna, fatica a capirlo, e, una volta che lo ha compreso, fa ancora più fatica a spiegarlo agli altri. Quando riesce a superare la confusione e la paura, intraprende un percorso di transizione verso il genere desiderato, che in alcuni casi può giungere alla trasformazione chirurgica delle caratteristiche anatomiche sessuali. La condizione transessuale è abbastanza rara: riguarda meno dello 0.005% della popolazione mondiale. Questo vuol dire che in Italia vivono alcune migliaia di transessuali. Sulla sua origine esistono diverse ipotesi: alcune di queste privilegiano una “causalità” puramente biologica, legata ai processi evolutivi che avvengono nel feto durante particolari fasi della gestazione, mentre altre sostengono che l'influenza dell'ambiente socio-affettivo nei primi anni di vita ne sia responsabile. In realtà, la maggior parte degli studi clinici in questo campo concordano sul fatto che il transessualismo sia il risultato di una combinazione complessa di fattori psicosocio-biologici. E' importante ricordare, infatti, che il processo di acquisizione dell'identità di genere di ogni individuo, transessuale o meno, si sviluppa nel contesto dei rapporti affettivamente significativi e dell'ambiente socio-educativo, in base a caratteristiche biologiche predisponenti. La personalità è il complesso risultato di un insieme di elementi costituzionali predisponenti, che si possono sviluppare o meno nel corso della vita a seconda delle esperienze e degli stimoli: i processi risultanti non hanno pertanto una struttura rigidamente deterministica. Nelle persone transessuali, per motivi non ancora noti e sui quali sono state fatte ipotesi diverse, la combinazione di questi fattori può condurre all'identità transessuale. E' importante sottolineare che quando si parla di “scelta transessuale” ci si riferisce al momento in cui la persona decide di “manifestare” all'esterno ciò che in realtà vive dentro di sè da tempo: non attua una “scelta” nel senso intenzionale o volontario del termine, ma intraprende questa strada perché nessun altra vita risulta sopportabile. Il percorso Poche persone sono a conoscenza del fatto che l’iter di cambiamento di una persona transessuale (quello che viene comunemente definito “transizione”) è un percorso molto lungo, e che, nel caso si voglia arrivare alla riassegnazione chirurgica del sesso, è regolamentato, in Italia, dalla legge (vedi appendice n° 1). Vogliamo qui fornire un'idea della complessità e della lunghezza di tale percorso, con l'intenzione di fare capire sia agli utenti che, soprattutto, alle altre persone, quanto è difficile e faticoso arrivare in fondo, con la speranza che questo serva ad agevolare tale compito. Questo non vuole essere inteso come “percorso obbligato”: non per tutti l'iter è lo stesso, e non tutti sentono come necessaria la strada dell'intervento chirurgico: un numero sempre maggiore di transessuali non pensano che tale intervento sia “la soluzione” del loro disagio esistenziale. Inoltre l'intervento risolve solo alcuni degli aspetti problematici della vita di chi dovrà confrontarsi permanentemente con la fatica di essere nato in un corpo che non corrisponde al proprio vissuto. Un possibile percorso (o “iter”) di transizione, che tiene conto delle Linee Guida O.N.I.G. (vedi appendice n° 2) è il seguente: • l'introspezione: la persona, a seguito del persistente disagio che sente col proprio corpo e col ruolo che deve condurre nella società, comincia a “formulare” delle domande su di sè e la propria identità, e a sentire il bisogno di un confronto su questi temi • il contatto coi professionisti: in base a questo bisogno, la persona, direttamente o attraverso le associazioni di utenti, arriva a contattare uno specialista, con lo scopo di capire meglio se stessa o, più decisamente, per ottenere terapie ormonali o chirurgiche. Tale specialista può essere uno psicologo / psichiatra / psicoterapeuta o un'altra figura (chirurgo, endocrinologo...), ma in ogni caso l'utente viene rimandato, in prima istanza, ad un colloquio di tipo psicologico • il percorso psicologico: è una delle fasi fondamentali del processo, anche se spesso viene vissuto come “obbligo”, e pertanto non adeguatamente sfruttato dalle persone transessuali. Ha una doppia valenza, diagnostica e terapeutica/supportiva: ● la prima, della durata di almeno sei mesi, ha lo scopo di escludere la presenza di condizioni di disagio, che non c'entrano col transessualismo e potrebbero indurre il soggetto a scelte controproducenti ● la seconda deve servire da “appoggio” alla persona per aiutarla nei momenti difficili del percorso che l'aspetta. ● Le modalità possono essere molteplici, e dipendono dall'impostazione teorico-clinica del professionista scelto, dall’offerta di un lavoro individuale o di gruppo, dalla lunghezza della lista di attesa, dalla frequenza degli incontri, dalla disponibilità o meno di un servizio pubblico. • • • Escluse problematiche psichiatriche, eventualmente attraverso visita psichiatrica apposita, il percorso psicologico continua, accompagnando la persona, a seconda dei bisogni, fino alla riconversione chirurgica o anche oltre la terapia ormonale: al termine della prima fase del percorso psicologico, se ritenuto opportuno, lo psicologo, autorizza una terapia ormonale, in accordo con l’endocrinologo. Lo scopo della terapia è quello di modificare i caratteri sessuali (femminilizzare l'aspetto nelle MtF e mascolinizzarlo negli FtM), per quanto possibile, ed inibire manifestazioni fisiche proprie del sesso biologico di appartenenza (inibire/ridurre erezione ed eiaculazione, inibire il ciclo mestruale). La terapia ormonale, o meglio i suoi effetti, sia fisici che psicologici, hanno anche una forte valenza “auto-diagnostica”, in quanto (spingere) spingono il soggetto a continuare il percorso, o, al contrario, (indurre) lo inducono a riconsiderarlo ed eventualmente interromperlo. In quest'ottica è stato dimostrato che, se interrotta dopo un periodo limitato di assunzione (variabile da persona a persona in modo non garantibile), la terapia è reversibile. La terapia, con opportuni aggiustamenti e stretto controllo medico, continuerà poi per tutta la vita, anche dopo l'eventuale riconversione chirurgica, per garantire un livello sostituivo di estrogeni/androgeni adeguato ai vari aspetti metabolici. Ricordiamo che gli effetti della terapia sono assolutamente soggettivi: stessi dosaggi degli stessi principi attivi possono indurre modificazion(e)i corporee anche molto diverse tra le varie persone il “test di vita reale” (RLT, Real Life Test): si definisce con questo termine il periodo (almeno un anno, secondo le Linee Guida ONIG) in cui la persona, sempre col supporto psicologico, in genere contestualmente all'inizio della terapia ormonale, inizia a “vivere” nel mondo come persona del sesso a cui sente di appartenere, adottando il ruolo di genere consono in termini di abbigliamento, comportamento, espressione ecc. Anche questa fase è fortemente auto-diagnostica, in quanto attraverso di essa si può verificare se si è in grado di vivere nel mondo reale nel genere scelto, sperimentandone onori e oneri, e non solo i “privilegi” stereotipati l'iter legale: alla conclusione della fasi precedenti, nel caso la persona interessata voglia giungere alla riconversione chirurgica del sesso, richiede, ad ognuno dei professionisti che l'hanno seguita, una relazione (psicologica, psichiatrica, endocrinologica) che dovrà essere allegata al ricorso per l'autorizzazione all'intervento chirurgico. Questo ricorso deve essere inoltrato al Tribunale competente per residenza. Alcuni tribunali considerano questa materia come • • • “volontaria giurisdizione”, e accettano che la domanda venga presentata direttamente dall'interessato, mentre altri richiedono la mediazione di un legale. Secondo la legge il giudice, per decidere se concedere l'autorizzazione, può basarsi sulle relazioni allegate al ricorso, oppure richiedere il parere di periti d'ufficio. Al Tribunale di Torino è ormai una prassi considerare sufficienti le relazioni dei professionisti ONIG. Si ricorda a questo proposito che a tutt'oggi non esiste un albo di periti esperti in D.I.G. Se l'autorizzazione viene concessa, può essere effettuato l'intervento chirurgico; in seguito, per ottenere la rettifica dei dati anagrafici, deve essere presentato al Tribunale un secondo ricorso, col supporto della cartella clinica, o di idonea certificazione, che attesti l'avvenuto intervento. Una volta ottenuta questa seconda sentenza, può iniziare la lunga attività di correzione di tutti i documenti (patente, licenze, titoli di studio, depositi bancari, bollette, atti di proprietà, ecc.) la Riconversione Chirurgica di Sesso (RCS, o SRS - Sex Reassignment Surgery): ottenuta l'autorizzazione all'intervento, la persona richiede ad uno dei centri chirurgici che effettuano tale tipo di intervento di essere inserita nella lista d'attesa. L'attesa può avere una durata variabile da pochi mesi a molti anni, a seconda del tipo di struttura (pubblica o privata), dell'affluenza di utenza in quella specifica struttura, del tipo di conversione (MtF o FtM). In ogni caso la fase chirurgica prevede l'asportazione degli organi genitali primari e secondari, e la ricostruzione, in gradi diversi, di strutture fisiche somiglianti il più possibile agli organi sessuali secondari del sesso desiderato (vulva, clitoride, neo-vagina; scroto, neo-pene). Naturalmente non possono essere ricostruiti degli organi riproduttivi (ovaie e testicoli) funzionanti il re-inserimento sociale: in generale inizia già all'epoca del Real Life Test, ma si completa alla conclusione dell'iter legale: si tratta di riconfigurare la propria vita in tutto e per tutto, da un punto di vista lavorativo, affettivo, relazionale, in senso lato - appunto “sociale”, come membro del genere scelto. Lo scopo è quello di riuscire a conseguire l'affermazione completa del proprio progetto di vita e di cittadinanza attiva il “follow-up” (valutazione dei risultati): affinché il benessere della persona possa realizzarsi in modo compiuto e stabile nel tempo si ritiene necessario effettuare degli incontri di follow-up, che hanno la finalità di verificare l'inserimento sociale e le condizioni psicofisiologiche connesse con gli adeguamenti effettuati. Per quanto attiene alla terapie ormonali deve effettuarsi, in assenza di problemi particolari, almeno un controllo annuale per l'intero arco di vita. Le Difficoltà Sociali La condizione transessuale può comportare, per sua natura, problematiche relazionali e sociali che hanno il loro culmine durante il periodo di transizione. Il fatto di essere percepiti (a causa di ambiguità fisiche o dei documenti discordi) come persone di un sesso che si stanno comportando come fossero dell'altro, induce negli altri uno spettro di reazioni; queste possono variare dalla semplice perplessità, alla curiosità, fino, all'altro estremo, al disagio e alla violenza, passando attraverso discriminazione, insulto, irrisione ecc. Queste reazioni nascono dalla paura che spesso le persone hanno della “Diversità”. Le persone transessuali propongono un modello di esperienza della vita diverso dal comune che mette in crisi la norma secondo cui i maschi sono maschi e la femmine sono femmine. In aggiunta, il richiamo alla sessualità coinvolge la sfera più intima delle persone che sono turbate dal richiamo al tema della trasgressione. Il bisogno di “proteggere” lo status quo e di evitare di mettere in crisi il proprio equilibrio, a volte induce alcuni soggetti ad assumere atteggiamenti espulsivi e discriminatori nei confronti di chi “disturba” la norma. Gli ambiti in cui questa esclusione si può manifestare sono quelli della vita quotidiana di tutti: lavoro, studio, amicizie, famiglia, ricerca abitativa, vita ricreativa... Lavoro/ Studio In Italia non esistono normative esplicitamente discriminatorie, ma nemmeno norme a tutela delle persone transessuali. Nella realtà succede frequentemente che i/le transessuali non abbiano di fatto un “pieno” diritto al lavoro perché la paura, la discriminazione e il rifiuto sociale impediscono al mercato del lavoro di prendere in considerazione le capacità e le competenze in possesso della persona transessuale, enfatizzando prevalentemente la sua condizione di “diversità”. Questa situazione determina una specie di “cancellazione delle competenze” che rende molto difficile la ricerca del lavoro e l'inserimento sociale. Succede quindi che le persone transessuali possano vivere situazioni di: Non-assunzione: è una situazione molto frequente, che difficilmente si può contrastare, in quanto è praticamente impossibile dimostrare che la non assunzione sia avvenuta in ragione della condizione di transessualismo. ● Licenziamento: nel 1996 la Corte Europea per i Diritti Umani ha emesso una sentenza secondo cui questi licenziamenti costituiscono una negazione degli ● ● ● elementari diritti umani in materia di parità tra i sessi (discriminazione contro transessuale = discriminazione su base sessuale); da allora è molto più raro che la motivazione del licenziamento sia esplicitamente riferita alla transessualità, i licenziamenti avvengono ancora, con motivazioni ufficiali diverse. Mobbing: situazione molto frequente e complicata, in quanto, come ogni altra situazione di mobbing, è difficile da dimostrare. Il ricorso legale prevede una esposizione forzata e spesso non voluta della propria situazione di transessualità: di fatto è frequente che la persona finisca col licenziarsi spontaneamente. Perdita di mercato: anche nel caso di lavoro autonomo, è molto difficile contrastare l'esclusione dal mercato indotta dal disagio della clientela nei confronti dei transessuali. è facile inoltre che si produca quella “cancellazione delle competenze” a cui si è già accennato, per cui la valutazione dell'offerta viene offuscata dalla reazione al transessualismo. A Torino esiste un servizio di Inserimento Sociale e Lavorativo Transessuali (ISELT), che si occupa di queste tematiche, e di cui trovate i riferimenti in appendice n° 4 Scuola Anche in ambito scolastico/universitario si possono verificare situazioni di derisione ed esclusione che spingono spesso le persone transessuali all'abbandono del percorso di studio. L'effetto che ne consegue è, statisticamente, un basso livello di scolarizzazione che predispone da una parte ad una sorta di accettazione supina delle discriminazioni, e dall'altra ad una ridotta capacità di difesa nel mondo del lavoro. Un’eccezione lodevole è rappresentata dall'Università di Torino che da alcuni anni ha concesso agli studenti transessuali in transizione l'utilizzo di un libretto universitario sostitutivo recante il nome scelto anche prima dell'effettiva variazione anagrafica, in modo da agevolare la vita all'interno dell'istituzione universitaria. Soluzione abitativa Un altro ambito che può presentare delle difficoltà è il reperimento e la gestione di un'abitazione. In molti casi i padroni di casa si rifiutano di affittare l'appartamento non appena la condizione di transessualità viene resa nota (anche semplicemente alla presentazione dei documenti): l'idea - vera o meno - che l'appartamento possa essere usato per esercitare la prostituzione, crea ovviamente difficoltà al locatore. E anche quando questo risultasse falso, la preoccupazione della reazione di vicini e condomini rimane. In alcuni casi la situazione si sblocca solo se la persona transessuale cede al ricatto di una maggiorazione consistente del canone di locazione. Anche quando la casa è di proprietà, comunque, i problemi non mancano perché le critiche, le proteste e l'ostracismo dei vicini portano spesso a situazioni di grave tensione. Famiglia • • • Famiglia di origine: il rapporto con la famiglia di origine è in genere molto problematico. E' difficile “rivelare” ai propri cari ciò che si ha dentro, e quando lo si fa quasi sempre non si viene capiti, si viene facilmente percepiti come omosessuali. Scattano nei familiari meccanismi di rifiuto, negazione, tentativi di coercizione, vergogna, autocolpevolizzazione, rabbia che possono arrivare a produrre reazioni violente: attacchi verbali, fisici, espulsione dal contesto familiare. In passato succedeva spesso che la famiglia, spaventata, si rivolgesse a medici non competenti della materia, che, per tentare di risolvere la situazione, somministravano una terapia ormonale di “rinforzo del sesso di appartentenza”, che, oltre a non avere l'esito desiderato, poteva provocare danni alla persona transessuale complicandone l'eventuale iter di adeguamento successivo. All'estremo opposto, può capitare che la famiglia si chiuda a riccio attorno alla persona transessuale e, iperproteggendola, di fatto la faccia restare “eternamente” figlia/o Famiglia costituita prima della transizione: pur verificandosi raramente, capita che la persona transessuale si sposi e abbia figli prima di comprendere o di accettare la propria condizione. La legge 164 prevede che l'intenzione di procedere con l'iter di riassegnazione venga notificata ufficialmente a coniuge e figli, e che la riattribuzione anagrafica comporti lo scioglimento del matrimonio. Nella realtà, la faccenda è molto più complicata: la “comunicazione”, in famiglia, avviene ben prima, e genera spesso conflitti, incomprensione, disagio, sofferenza per tutti i componenti; ovviamente la parte più colpita sono i figli, sia per la difficoltà di elaborare un cambiamento così radicale in uno dei genitori, sia per ciò che questo comporta nelle relazioni tra pari nei contesti amicali e scolastici. In questi casi è auspicabile avvalersi di un aiuto professionale. Famiglia costituita dopo la transizione: le persone transessuali possono desiderare di farsi una famiglia, ma soprattutto di avere una vita sentimentale che corrisponda ai propri desideri. Uno dei problemi principali è la difficoltà ad incontrare un/a partner che consideri la persona per quello che lei si sente, e non per quello che era prima dell'inizio della transizione. Capita, per esempio, che un uomo possa rifiutare una relazione con una MtF perché non la considera donna e la vede come ex-uomo. Oppure che la relazione sia ricercata proprio perché il passato maschile della MtF è considerato attraente , anche se la persona transessuale ne è in realtà infastidita. Ed ancora, relazioni pre-esistenti all'intervento di conversione si possono rompere dopo la trasformazione anatomica. In ogni caso ci vuole, da parte del partner, una forte solidità emotiva ed identitaria, anche solo per sostenere il giudizio del mondo esterno alla coppia. Una volta ottenuto l'adeguamento anagrafico, ci si può sposare e, teoricamente, adottare dei figli, ma la pratica di adozione è spesso respinta, in base alla presunta inadeguatezza alla genitorialità, senza una valutazione effettiva, caso per caso, delle caratteristiche e delle condizioni della persona e della coppia. Amici/conoscenti/vita ricreativa, ecc Le difficoltà si possono presentare anche in tutti gli altri ambiti di relazione: amici, sport, vita ludica, conoscenti, personale di uffici/banche, ecc. con cui bisogna sbrigare delle pratiche, pubblica sicurezza, aeroporti, alberghi, personale sanitario, ecc... insomma, in ogni istante della vita quotidiana, per lo meno quando la condizione di transessualismo è nota (a causa della discrepanza coi documenti) o è visibile. La casistica anche qui è estremamente variegata: si va da contesti amicali/sociali molto inclusivi, ad amici che non riescono a reggere il giudizio sociale, o che rifiutano violentemente la persona; rifiuto di accordare prestiti, o di cambiare assegni; pubblica esposizione della condizione di transessualità agli sportelli, o ai seggi elettorali o in ambito sanitario; controlli di polizia non necessari o veri e propri abusi e vessazioni, esclusione da percorsi sportivi o da altre attività ludiche. I motivi sono sempre gli stessi: il sospetto, la diffidenza, la paura del giudizio altrui, lo scompiglio e il conflitto interiore che una persona transessuale crea in molte persone.... Spesso le conseguenze sono l'isolamento, il crollo dell'autostima, l'autocolpevolizzazione, l'autoesclusione. Appendice n° 1 LEGGE 14 aprile 1982, n. 164 Norme in materia di rettificazione di attribuzione di sesso La Camera dei Deputati ed il Senato della Repubblica hanno approvato; IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA PROMULGA la seguente legge: Art. 1 La rettificazione di cui all'articolo 454 del codice civile si fa anche in forza di sentenza del tribunale passata in giudicato che attribuisca ad una persona sesso diverso da quello enunciato nell'atto di nascita a seguito di intervenute modificazioni dei suoi caratteri sessuali. Art. 2 La domanda di rettificazione di attribuzione di sesso di cui all'articolo 1 è proposta con ricorso al tribunale del luogo dove ha residenza l'attore. Il presidente del tribunale designa il giudice istruttore e fissa con decreto la data per la trattazione del ricorso e il termine per la notificazione al coniuge e ai figli. Al giudizio partecipa il pubblico ministero ai sensi dell'articolo 70 del codice di procedura civile. Quando è necessario, il giudice istruttore dispone con ordinanza l'acquisizione di consulenza intesa ad accertare le condizioni psico-sessuali dell'interessato. Con la sentenza che accoglie la domanda di rettificazione di attribuzione di sesso il tribunale ordina all'ufficiale di stato civile del comune dove fu compilato l'atto di nascita di effettuare la rettificazione nel relativo registro. Art. 3 Il tribunale, quando risulta necessario un adeguamento dei caratteri sessuali da realizzare mediante trattamento medico-chirurgico, lo autorizza con sentenza. In tal caso il tribunale, accertata l'effettuazione del trattamento autorizzato, dispone la rettificazione in camera di consiglio. Art. 4 La sentenza di rettificazione di attribuzione di sesso non ha effetto retroattivo. Essa provoca lo scioglimento del matrimonio o la cessazione degli effetti civili conseguenti alla trascrizione del matrimonio celebrato con rito religioso. Si applicano le disposizioni del codice civile e della legge 10 dicembre 1970, n. 898, e successive modificazioni. Art. 5 Le attestazioni di stato civile riferite a persona della quale sia stata giudizialmente rettificata l'attribuzione di sesso sono rilasciate con la sola indicazione del nuovo sesso e nome. Art. 6 Nel caso che all'entrata in vigore della presente legge l'attore si sia già sottoposto a trattamento medico-chirurgico di adeguamento del sesso, il ricorso di cui al primo comma dell'articolo 2 deve essere proposto entro il termine di un anno dalla data suddetta. Si applica la procedura di cui al secondo comma dell'articolo 3. Art. 7 L'accoglimento della domanda di rettificazione di attribuzione di sesso estingue i reati cui abbia eventualmente dato luogo il trattamento medico-chirurgico di cui all'articolo precedente. La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sarà inserita nella Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti della Repubblica italiana. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. Data a Ventimiglia, addì 14 aprile 1982 PERTINI SPADOLINI - DARIDA - ROGNONI Visto, il Guardasigilli: DARIDA Appendice n° 2 Linee Guida ONIG STANDARD SUI PERCORSI DI ADEGUAMENTO NEL DISTURBO DELL'IDENTITA' DI GENERE (DIG) PREMESSE 1. Il transgenderismo e la transessualità sono condizioni esistenziali per le quali le persone non si riconoscono nel proprio sesso biologico e vivono o desiderano vivere in conformità con la propria identità di genere. 2. La ricchezza di una cultura si fonda sulle differenze individuali e sul principio di non discriminazione. Il benessere della comunità non può prescindere dal diritto della persona di vivere in relazione con il proprio contesto secondo la propria identità, nè può prescindere dal bisogno di facilitare un'evoluzione culturale generalizzata e basata sulla conoscenza e il confronto. Le condizioni esistenziali, le modalità di vivere e di operare scelte individuali trovano il loro nucleo essenziale nel principio di autodeterminazione e nel rispetto dei diritti e della libertà altrui. 3. La costruzione dell'identità, e dell'identità di genere nello specifico, è un processo precoce e legato a complessi intrecci tra fattori biologici e fattori relazionali che, evolvendosi nel tempo, producono una molteplicità di differenze individuali collocabili lungo un continuum connotato ai due estremi da identità e ruoli considerati maschili e femminili, secondo parametri che variano da cultura a cultura. 4. Vivere coerentemente all'identità di genere cui si sente di appartenere coinvolge sia la realtà intrapsichica che quella interpersonale e sociale. I disagi che possono emergere nel processo psicofisiologico di costruzione dell'identità richiedono percorsi terapeutici differenziati, ma basati su criteri di intervento condivisi che consentano omogeneità di trattamento nei diversi Servizi specialistici del territorio nazionale, garantendo il rispetto e il benessere del cittadino e un terreno comune di confronto e ricerca tra professionisti che operano nel campo. 5. Tenuto conto che le terapie ormonali possono produrre effetti irreversibili e che i cambiamenti somatici ottenuti chirurgicamente sono definitivi, è da ritenersi essenziale e prioritario un percorso psicologico mirato all'elaborazione e al sostegno delle varie fasi e dei diversi aspetti dell'iter di adeguamento. 6. I Servizi devono basare la loro attività su un lavoro interdisciplinare di operatori con una competenza specifica e qualificata in collegamento e secondo procedure concordate con i servizi territoriali (ASL, Scuole...), le agenzie sociali (Sindacati, Movimenti, Associazioni...) e altre strutture (Tribunali, Pubblica Amministrazione...) 7. Ogni relazione tra gli operatori e gli utenti dei servizi deve essere caratterizzata da una corretta ed esauriente informazione reciproca, nel pieno rispetto dell'autodeterminazione della persona e della libertà professionale dell'operatore. I criteri di seguito riportati devono considerarsi raccomandazioni minime indispensabili da applicare nelle richieste di riattribuzione ormonale e/o chirurgica di sesso. CRITERI DI INTERVENTO 1. ANALISI DELLA DOMANDA E VALUTAZIONE DELL'ELEGGIBILITÀ. 1. I percorsi di adeguamento medico-chirurgico e psico-sociale, nonché il percorso legale di riattribuzione di sesso secondo la legge n. 164 del 1982, devono iniziare con una approfondita analisi della domanda del cliente e con una indagine della personalità e dell'ambiente socio-familiare, al fine di evidenziare le motivazioni, le aspettative e il contesto che hanno portato la persona alla richiesta di riattribuzione di sesso, e verificare quanto questa possa inscriversi nel quadro di una problematica di genere. 2. Ogni professionista (medico di base, endocrinologo, chirurgo, psichiatra, psicologo...) deve collegarsi con operatori specializzati o inviare il cliente a strutture specialistiche, per la valutazione della transessualità, al fine di concordare e pianificare con il cliente stesso e con gli altri professionisti un progetto complessivo, integrato e individualizzato. 3. Ogni fase del progetto concordato deve ritenersi parte di un più ampio percorso psicofisiologico e pertanto prevedere un rapporto terapeutico costante sia sul piano medico-chirurgico che psico-sociale. 4. In presenza di diagnosi di rilievo psichiatrico o di altre problematiche psicologiche o comportamentali (ad es. tossicodipendenze) la cui risoluzione viene ritenuta primaria rispetto alla richiesta di riattribuzione medico-chirurgica di sesso, va data precedenza alle procedure terapeutiche comunemente adottate per tali condizioni. Nei casi in cui non si riscontrino i criteri di eleggibilità al percorso di riattribuzione (DSM IV/ICD 10) le persone verranno inviate ad altri Servizi o professionisti adeguati. 5. Il percorso di adeguamento può essere intrapreso da persone che abbiano raggiunto la maggiore età, tranne diversa disposizione del Tribunale dei Minori. 2. ITER DI ADEGUAMENTO 1. L'ingresso nel percorso di riattribuzione medico-chirurgica prevede in fase preliminare che la persona venga informata circa tutte le procedure e le terapie, nonché su tutti i rischi che queste comportano e la irreversibilità di alcune di esse, al fine di far esprimere all'utente un consenso informato scritto, inerente il progetto di riattribuzione concordato. I Centri, i Servizi e i Professionisti che aderiscono al protocollo, non si fanno carico di persone che seguono percorsi terapeutici non concordati con l'équipe. 2. A partire dalla richiesta di riattribuzione, il percorso psicologico, parallelo e integrato con tutto il percorso di adeguamento medico-chirurgico, si sviluppa secondo modalità individuate caso per caso, mira alla verifica continua dell'assunzione di responsabilità nei confronti delle proprie scelte ed ha la finalità di sostenere e di elaborare le modificazioni ormonali e somatiche, nonché le esperienze relazionali e sociali del cliente. L'iter psicoterapeutico mira più specificatamente all'elaborazione del conflitto di identità e dei conflitti cognitivi ed emozionali che si presentano durante il percorso. 3. In considerazione di alcuni effetti irreversibili e delle implicazioni psicologiche legate all'assunzione di ormoni, l'inizio della terapia ormonale prevede che il cliente abbia instaurato e portato avanti, secondo modalità concordate, una relazione psicoterapeutica di almeno sei mesi. La somministrazione ormonale deve essere subordinata alla valutazione degli specialisti, sentito il parere dello psicologo o psicoterapeuta che ha in carico il cliente. 4. “L'esperienza di vita” nel ruolo adeguato al genere prescelto è considerata parte fondamentale del percorso di preparazione alla riattribuzione chirurgica di sesso (RCS). Nell'ambito della relazione terapeutica e in accordo con l'équipe, lo psicoterapeuta e il cliente pianificheranno un tempo congruo, per periodo e durata, comunque non inferiore ad un anno. Il passaggio alla riattribuzione chirurgica di sesso avverrà su parere concorde dei diversi operatori. 5. Ottenuta l'autorizzazione del Tribunale, la RCS può effettuarsi su parere concorde degli operatori che hanno preso in carico la persona e comunque non prima di due anni dall'inizio dell'iter. In questo periodo devono essere ottemperate le indicazioni sulla terapia ormonale e sull'esperienza di vita di cui ai punti 3 e 4. 6. Variazioni relative ai criteri e alle procedure d'intervento devono essere adottate solo in casi specifici, con motivazioni mediche e/o psicologiche ampiamente documentate. 3. FOLLOW-UP Perché il benessere della persona possa realizzarsi in modo compiuto e stabile nel tempo si ritiene necessario effettuare, oltre ai dovuti controlli legati a specifiche situazioni personali, tre incontri di follow-up generalizzati (a 6 mesi, 1 anno, 2 anni dalla RCS). Il follow-up ha la finalità di verificare l'inserimento sociale e le condizioni psicofisiologiche connesse con gli adeguamenti effettuati. Per quanto attiene alle terapie ormonali deve effettuarsi, in assenza di problemi particolari, almeno un controllo annuale per l'intero arco di vita. CONSIDERAZIONI 1. A fine di prevenzione, si ritiene oltremodo rilevante l'istituzione di Servizi di osservazione per i comportamenti attinenti l'identità di genere in età evolutiva, nonché la diffusione di un'adeguata formazione-informazione di genitori e insegnanti a partire dalle scuole materne. 2. Viste le implicazioni sociali relative alla condizione di transessualità, si ritiene improrogabile una corretta e approfondita formazione-informazione delle figure professionali e sociali che svolgono funzioni attinenti questo campo (personale paramedico e della pubblica amministrazione). 3. Pur considerando i percorsi di riattribuzione di sesso una risposta oggi adeguata al disagio di chi si rivolge agli operatori della salute per ottenere una congruenza personalmente soddisfacente tra realtà somatica e vissuto di identità di genere, si ritiene fondamentale approfondire la ricerca scientifica sia sulla genesi dell'identità che sull'eziopatogenesi dei suoi disturbi, sugli effetti a lungo termine delle terapie ormonali come sulle possibilità di tecniche chirurgiche ancor più sofisticate. A questo scopo si ritiene essenziale il contributo dei risultati a distanza ottenuti attraverso la raccolta di dati nei follow-up. Appendice n° 3 I centri Italiani In Italia esistono diversi gruppi di lavoro interdisciplinari, nell'ambito del Servizio Sanitario Nazionale, che si rifanno alle linee guida dell'Osservatorio Nazionale sull'Identità di Genere. Quasi tutti offrono anche la possibilità di effettuare l'intervento chirurgico. Occorre ricordare che per essere inseriti nelle liste d'attesa chirurgiche è indispensabile aver ottenuto l'autorizzazione all'intervento da parte del Tribunale di residenza. Qui di seguito trovate i riferimenti di tali strutture: è possibile rivolgersi a uno qualunque di questi centri indipendentemente dal luogo di residenza. ● BARI U.O. di Psichiatria “G. Tamburro” - Day Hospital per i Disturbi dell'Identità di Genere dell'Azienda Ospedaliera Consorziale Policlinico di Bari e Centro Universitario di “Clinica psicosomatica e dei comportamenti sessuali” Piazza G. Cesare, 11 - 70124 Bari Orario: lunedì – venerdì, 11.00 -12.30 Tel. 080.5478543 - 5594021 – 5593047 mail: [email protected] ● BOLOGNA Consultorio M.I.T. Via Polese 15 - 40122 Bologna Orari: lunedì – giovedì, 10.00 - 18.00; venerdì, 10.00 – 14.00 telefono: 051.271666 (segreteria telefonica 24 ore) ● FIRENZE Centro Interdipartimentale Assistenza Disturbo Identità di Genere Responsabile: Prof. Mario Maggi Sede: Centro Polivalente CUBO, sod di Medicina della Sessualità e Andrologia viale Pieraccini, 6 – 50139 Firenze Prenotazioni: telefono: 055.7949960 (lunedì – venerdì, 11.00-13.30) sportello: lunedì – venerdì, 9.00 – 18.00 e-mail: [email protected] web: www.unifi.it/dfandr/CMpro-v-p-49.html ● NAPOLI Unità di Psicologia Clinica e Psicoanalisi Applicata Dipartimento di Neuroscienze Facoltà di Medicina e Chirurgia Università degli Studi di Napoli Federico II Via S. Pansini 5 – 80131 Napoli tel. 081.7463458 (appuntamenti: lunedì – venerdì, 9.00 - 15.00 Centro chirurgico Clinica Urologica - Università Federico II Via S. Pansini 5 – 80131 Napoli tel. 081.7462210 (preferibilmente giorni dispari, 10.00 - 13.00) ● ROMA S.A.I.F.I.P. Servizio per l'Adeguamento tra l'Identità Fisica e Identità Psichica Azienda Ospedaliera S. Camillo-Forlanini, Circ. Gianicolese 87, Roma [email protected] Telefono e fax dello Sportello Informativo del SAIFIP (che vale anche per le liste chirurgiche): 06.58704213 – lunedì, 14.00 - 17.00 e mercoledì, 9.00 - 11.00. ● TORINO C.I.D.I.Ge.M. Centro Interdipartimentale Disturbi Identità di Genere A.S.O. San Giovanni Battista di Torino - Sede Molinette Corso Bramante 88/90 - Torino. Sportello Informativo: tel. 011.6334387 – giovedì, 13.30 - 16.30 ● TRIESTE C.E.D.I.G. Strada di Fiume 447 - Trieste. Segreteria : 040.3994170, lunedì – venerdì, al mattino. Appendice n° 4 Indirizzi utili ● ONIG – Per qualsiasi informazione consultate il sito: www.onig.it CGIL – Sportello Mobbing – lo sportello è operativo presso la CGIL di Torino, in via Pedrotti 5, al 4° piano ogni martedì e giovedì, dalle ore 14.30 alle 19.00. tel.: 011.2442256 fax: 011.2442210 e-mail: [email protected]. GRUPPO TRANSESSUALI LUNA: c/o Circolo GLBT Maurice, Torino e-mail: [email protected] web: www.gruppoluna.net GRUPPO ABELE: corso Trapani, 91b/95 - Torino e-mail: [email protected] ASSOCIAZIONE EVADAMO: via Schiapparelli, 16/b – Torino tel: 011.2974762 e-mail: [email protected] web: www.evadamo.it UNIVERSITA' DI TORINO (per il doppio libretto universitario): Comitato Pari Opportunità Via S. Ottavio n. 19/b - 10124 Torino Tel: 011.6703952 - fax: 011.6703954 Cell: 335.7787736 e-mail: [email protected] SERVIZIO LGBT: Settore Pari Opportunità e Politiche di Genere Servizio LGBT per il Superamento delle Discriminazioni Basate sull'Orientamento Sessuale e sull'Identità di Genere via Corte d'Appello, 16 - 10122 Torino Tel. 011.4424040 fax 011.4424039 e-mail: [email protected] Il Servizio non svolge attività di sportello ma promuove progetti e iniziative a supporto delle persone transessuali e transgender, in particolare attraverso attività di formazione rivolta agli operatori dei Servizi del territorio. Appendice n° 5 Glossario • • • • • ADEGUAMENTO DEI CARATTERI SESSUALI: Il Tribunale, quando risulta necessario un adeguamento dei caratteri sessuali da realizzare mediante trattamento medico-chirurgico, lo autorizza con sentenza (art. 3 della legge n. 164 del 1982). L’adeguamento chirurgico dei caratteri sessuali deve essere autorizzato con sentenza in quanto comporta l’asportazione degli organi della riproduzione, che in assenza di patologie organiche che la giustifichino, è vietata dall’ordinamento giuridico italiano perché lesiva dell’integrità della persona. L’adeguamento dei caratteri sessuali può avvenire, in parte, anche mediante la terapia endocrinologica (somministrazione di ormoni) per la quale, come ribadito dal Tribunale Ordinario di Torino (sentenza n. 6673 del 6-10-1997), non è necessaria autorizzazione. La terapia ormonale deve avvenire secondo le procedure previste dagli Standards of Care (vedi appendice n° 2), sotto controllo medico. BISESSUALITA': Complesso delle caratteristiche personali e dei fenomeni relativi all'orientamento sessuale di una persona che desidera vivere le proprie relazioni affettive e di intimità sessuale con partner di entrambi i sessi (vedi “orientamento sessuale”) DISTURBO DELL'IDENTITA' DI GENERE (D.I.G.): Il termine transessualismo continua ad essere utilizzato nel linguaggio comune, ma già nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disordini Mentali del 1994, DSM IV, il termine non è più usato e la condizione transessuale è definita come “Disturbo dell’Identità di Genere “ (D.I.G.). ETEROSESSUALITA': Complesso delle caratteristiche personali e dei fenomeni relativi all'orientamento sessuale di una persona che desidera vivere le proprie relazioni affettive e di intimità sessuale con partner del sesso opposto al proprio (inteso nel senso più completo, quindi anche psicologico). (vedi “orientamento sessuale”) IDENTITA' DI GENERE: L’identità è il vissuto personale persistente di esistere nel tempo continuando ad essere se stessi malgrado i cambiamenti che avvengono durante l’intero arco della vita. L’identità di genere è invece il vissuto di appartenenza ad un genere o all’altro. L’identità di genere concorre a formare l’identità dell’individuo, il senso di se stesso, l’unità e persistenza della propria individualità sessualmente tipizzata: maschile, femminile o transgender. Non ha niente a che fare con l’anatomia: è una connotazione psicologica. In sostanza l’identità di genere è quella condizione che fa dire ad una persona: io sono maschio, io sono femmina e, in alcuni casi, io sono transgender. • • • • • • OMOSESSUALITA': Complesso delle caratteristiche personali e dei fenomeni relativi all'orientamento sessuale di una persona che desidera vivere le proprie relazioni affettive e di intimità sessuale con partner dello stesso sesso (inteso nel senso più completo, quindi anche psicologico). (vedi “orientamento sessuale”) ORIENTAMENTO SESSUALE: Definisce in che direzione si indirizza il desiderio sessuale della persona e, di conseguenza, in che modo vive la sua vita sentimentale ed erotica. L’orientamento sessuale può essere eterosessuale, omosessuale o bisessuale, a seconda che l’oggetto di desiderio sia del sesso opposto, dello stesso sesso o possa essere di entrambi i sessi. RIATTRIBUZIONE ANAGRAFICA: Questa espressione indica quanto nella legge n. 164/1982 viene definito come “rettificazione di attribuzione di sesso” quindi la modificazione dei dati personali, nome proprio e sesso attribuito alla nascita, nei registri dell’anagrafe. L’ufficiale di stato civile effettua la rettifica in seguito all’ordinanza del Tribunale dopo che quest’ultimo ha verificato, tramite la visione dell’idonea documentazione clinica, l’avvenuto adeguamento medico-chirurgico dei caratteri sessuali. Tutti i certificati e i documenti riporteranno i nuovi dati personali, solo l’atto di nascita integrale avrà traccia della variazione. RUOLO DI GENERE: E’ tutto ciò che una persona fa o dice per indicare agli altri e a se stesso la propria connotazione sessuale: il grado della propria femminilità, mascolinità o ambivalenza. Il ruolo di genere e la sua espressione sono fortemente condizionati dall'insieme delle aspettative e dai canoni sociali che determinano il “come” gli uomini e le donne si debbano comportare in una data cultura e in un dato periodo storico. TRANSESSUALE: Una persona transessuale sente di appartenere al sesso opposto a quello in cui è nata. Si rende conto che il suo corpo la contraddice, ma spiega che la sua anima è imprigionata “in un corpo sbagliato” e ha bisogno di adeguare la realtà esterna al suo vissuto interno, indiscutibile. Il termine si declina al femminile (“la” transessuale) per indicare persone di sesso anatomico maschile che sentono di essere donne ( MtF - Male to Female), e al maschile (“il” transessuale) per indicare persone di sesso anatomico femminile che sentono di essere uomini (FtM - Female to Male). Entrambi desiderano poter vivere la loro vita nella dimensione a cui sentono di appartenere e desiderano poter avere un corpo che corrisponda il più possibile al proprio vissuto psicologico, nonché un riconoscimento sociale in accordo ala loro identità. TRANSESSUALISMO: termine entrato nell'uso corrente per indicare la condizione esistenziale di persone con identità di genere non congruente col proprio sesso biologico (vedi “transessuale”). • • TRANSGENDER: è un termine introdotto recentemente per indicare le persone che non sentono di esprimere se stessi e la propria identità in un senso classico e polarizzato, in senso maschile o femminile tradizionale. In termini generali questo termine viene usato per riferirsi a tutte le persone che non vogliono essere costrette a definirsi all'interno di rigide classificazioni maschili o femminili. Per estensione, ora è utilizzato come termine “generale” per esprimere tutte le condizioni di non-congruenza tra l'identità di genere e il sesso anatomico, includendo pertanto, come sottogruppi, le persone transessuali, i travestiti, i crossdressers, ecc. TRAVESTITO: è una persona che ha, di solito, un'identità di genere congruente col sesso anatomico, ma sente la necessità di vivere la sua quotidianità relazionale (o parte di essa) nei panni del sesso opposto.