SINDROME DELL’OVAIO
POLICISTICO
Cos’è
La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è
una condizione che riguarda molte donne in
età fertile, le cui ovaie presentano all’ecografia un numero elevato di ovuli visibili
con aspetto di piccole cisti; in questa sindrome il normale equilibrio tra ormoni
maschili e femminili è spesso alterato, con evidenza di irregolarità dei flussi
mestruali.
Cause principali
Nella maggior parte dei casi è evidente una resistenza insulinica che altera le
caratteristiche metaboliche della persona che ne soffre, facilitando l’accumulo di
massa grassa e interferendo con i meccanismi di regolazione del peso.
L’insulina ha un ruolo centrale nella regolazione di tutti i meccanismi energetici
dell’organismo e influenza in maniera determinante anche la regolarità del ciclo
mestruale di ogni donna.
Evidenze scientifiche hanno documentato che l’assunzione di zuccheri (con il
conseguente sviluppo di insulino-resistenza) e una dieta sbilanciata sono
direttamente connessi all’infiammazione che caratterizza la PCOS. In particolare
il BAFF (una delle citochine misurate dal test Recaller insieme al PAF)
determina in modo diretto l’aumento della resistenza insulinica, contribuendo al
quadro clinico.
Cosa fare
L’infiammazione cronica di basso grado (low grade inflammation) è una delle
principali concause dello sviluppo di questa sindrome in quanto promotrice della
resistenza insulinica. Identificare i livelli di BAFF e di PAF e seguire una dieta di
rotazione personalizzata come quella proposta da Recaller, permette di
ridurre e controllare il grado di infiammazione dell’organismo, avviando il
processo di guarigione a supporto delle terapie indicate. Ridurre il livello di PAF
e BAFF attraverso una dieta personalizzata consente di modulare in modo
fisiologico la tendenza alla resistenza insulinica.
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CANDIDA
Cos’è
Il termine candidosi definisce un’infezione
fungina dovuta alla proliferazione eccessiva
di Candida, soprattutto la variante Albicans (che in piccola quantità si trova
normalmente nel nostro organismo), che riguarda pelle e mucose, ma che nella
maggior parte dei casi origina da uno squilibrio del microbioma intestinale
definito disbiosi. La candida è un disturbo fastidioso che tende a ripresentarsi
più volte nella vita se non si riequilibrano in modo corretto le cause (soprattutto
intestinali) che lo hanno originato. Si tratta di un disturbo che colpisce sia la
popolazione maschile sia quella femminile nonostante sia più diffuso tra le
donne.
Cause principali
Abitudini quotidiane scorrette, dieta, stress, alterazioni della flora intestinale ed
eventuali terapie farmacologiche possono avere un impatto diretto sull’insorgere
di questa patologia, in quanto contribuiscono tutte a innalzare lo stato di
infiammazione. Spesso la candida rimasta silente si riattiva in condizioni di
bassa difesa immunitaria. L’alimentazione scorretta è una delle cause più
frequenti della candidosi: il consumo eccessivo o ricorrente di sostanze
fermentate e carboidrati a veloce assorbimento, l’uso e l’abuso di farmaci, in
particolare antibiotici, l’assenza di frutta e verdura crude nella alimentazione
quotidiana e lo scorretto bilanciamento di carboidrati e proteine nella
composizione del singolo piatto sono fattori che innalzano il livello di
infiammazione dell’organismo.
Cosa fare
Il controllo dell’infiammazione da cibo, rilevabile dall’analisi di particolari
citochine quali BAFF e PAF, e la definizione del Profilo Alimentare personale
effettuata attraverso il test Recaller consente di impostare un regime dietetico
idoneo a contrastare la candida, facilitare l’azione delle terapie già impostate e
prevenire eventuali recidiveil livello di PAF e BAFF attraverso una dieta
personalizzata consente di modulare in modo fisiologico la tendenza alla
resistenza insulinica.
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CANDIDA
Altri suggerimenti
Spesso la dieta più appropriata per il trattamento della candidosi prevede il
consumo controllato di cibi fermentati, correlati ai lieviti. Quasi sempre gli
eccessi di dolci e carboidrati raffinati contribuiscono allo sviluppo della candida e
attivano comunque una iperproduzione di insulina che favorisce
l’infiammazione. Utile quindi limitare il consumo di zuccheri semplici preferendo
invece cereali integrali, abbinare a ogni pasto carboidrati e proteine nella giusta
proporzione, masticare lentamente e praticare ogni giorno attività fisica, così da
evitare picchi glicemici e interrompere il circolo vizioso che favorisce il disturbo.
Può essere utile valutare la funzionalità digestiva con un esame chimico-fisico
delle feci e la ricerca di miceti, per identificare eventuali casi di
malassorbimento, causa di infiammazione intestinale e di dismicrobismo. La
contemporanea presenza di un livello infiammatorio elevato e di
malassorbimento può richiedere l’utilizzo di enzimi specifici.
L’integrazione con inositolo, probiotici e con minerali come magnesio, zinco e
rame, oltre ad avere un’importante azione di modulazione insulinica, supportano
l’organismo nei momenti di maggior impegno come nel corso di una gravidanza.
L’uso locale di oli di iperico, lavanda e melaleuca, può svolgere un’azione
riparatrice e rinfrescante sulla mucosa e una intensa azione antimicrobica.
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SINDROME DELL’OVAIO
POLICISTICO
Altri suggerimenti
Nella dieta di rotazione indicata dal test Recaller, al fine di migliorare l’equilibrio
insulinico e regolarizzare le mestruazioni, si suggerisce anche il consumo di una
prima colazione abbondante, che rappresenti il pasto principale della giornata,
un corretto bilanciamento di carboidrati e proteine in ogni piatto e l’utilizzo
esclusivo di cereali integrali, evitando completamente zuccheri semplici e
dolcificanti che devono esser consumati solo occasionalmente.
L’attività fisica e il movimento devono diventare parte integrante della
quotidianità per migliorare le resistenza insulinica e la gestione metabolica
spesso sregolata. Si tratta di segnali metabolici che svolgono una profonda
azione di stimolo al recupero di un corretto equilibrio ormonale.
Prodotti contenti inositolo, magnesio e cromo svolgono un’azione di riequilibrio
insulinico regolando il metabolismo degli zuccheri e dei grassi e possono essere
favorevolmente impiegati a supporto della terapia indicata.
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IBS E COLITE
Cos’è
“Sindrome del colon irritabile” (IBS) e colite
sono condizioni che riguardano l’intestino
e che spesso vengono accomunate in un’unica patologia. Entrambe implicano
un’alterata attività intestinale e la comparsa di sintomi quali dolori, modifica della
frequenza di evacuazione, gonfiore, presenza di gas, e altri sintomi che
influenzano in modo importante la vita quotidiana. Nello specifico, il termine
“colite” indica semplicemente un’infiammazione o una irritazione del colon, cioè
dell’ultimo tratto dell’intestino.
Cause principali
Anche il sistema nervoso ha una discreta interferenza sulla motilità intestinale e
alcune persone che si definiscono “colitiche” hanno visto miglioramenti grazie a
rimedi indicati per i disturbi del sistema nervoso e non per trattamenti o rimedi
(per lo più farmacologici) ad azione locale.
L’evoluzione recente della ricerca scientifica ha però riconosciuto la stretta
relazione tra i sintomi del colon irritabile e un aumento dell’infiammazione e
della permeabilità a livello intestinale: infatti un intestino infiammato non è in
grado di svolgere correttamente il suo lavoro e provoca tutti i sintomi descritti. L’
infiammazione da cibo è quindi una delle cause principali di colite e IBS e la
conoscenza della relazione tra infiammazione e intestino ha portato oggi ad un
cambiamento radicale nella comprensione di queste patologie. Una reattività al
glutine non celiaca o una reazione alle proteine del latte spiegano molto meglio
dell’abusato “stress” la reale causa del disturbo.
Cosa fare
Fatta eccezione per le coliti acute e improvvise con forti dolori addominali e
febbre per le quali è sempre necessaria la valutazione clinica del medico, lo
studio dei livelli infiammatori e del Profilo Alimentare personale attraverso il test
Recaller è la prima arma terapeutica da utilizzare. Seguendo gli schemi
nutrizionali proposti sulla base del livello di infiammazione e delle reattività
individuali, si ristabiliscono delle adeguate abitudini alimentari per cui si può
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RITENZIONE IDRICA
E LINFEDEMA
Cos’è
La ritenzione idrica è un disturbo molto
comune tra le donne anche se può
affliggere chiunque e nei mesi caldi e in particolari condizioni, come la
gravidanza, può generare disagi notevoli.
Il ristagno di liquidi può verificarsi in tutte le parti del corpo, tuttavia le aree più
interessate sono specificatamente gambe, caviglie, mani, piedi e braccia.
Diverse sono le cause che possono contribuire all’insorgere di questa
condizione e comprendono certo anche particolari disfunzioni circolatorie ma più
frequentemente squilibri nutrizionali e carenza di attività fisica.
Cause principali
Il principale responsabile della ritenzione idrica (linfedema periferico)
è quindi uno stile di vita errato e, in particolar modo, una dieta scorretta facilita
la comparsa dell’infiammazione dovuta al cibo. Infatti in questo caso
l’organismo riversa nei tessuti molli (gambe, caviglie e dita tra le prime) notevoli
quantità di liquidi, con lo scopo di ridurre la concentrazione delle citochine
infiammatorie prodotte da una errata alimentazione.
Vanno sempre ovviamente escluse le patologie linfatiche o circolatorie più
significative e le eventuali gravi carenze nutrizionali.
Cosa fare
Il dosaggio delle citochine infiammatorie correlate al cibo (quali BAFF e PAF)
con un test specifico come Recaller e la definizione del Profilo Alimentare
individuale, consentono di impostare una dieta di rotazione che riducendo
l’infiammazione porterà di conseguenza al controllo del gonfiore.
Spesso questo contribuisce anche al controllo della pressione sanguigna,
direttamente collegata all’equilibrio dei liquidi nei diversi compartimenti corporei.
Una dieta personalizzata può portare molti benefici sia per molti disturbi
infiammatori sia per specifiche condizioni come la gravidanza.
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RITENZIONE IDRICA
E LINFEDEMA
Altri suggerimenti
Il corretto approccio nutrizionale comprende il giusto consumo di frutta e verdura
e l’impostazione di una dieta adatta ad attivare il metabolismo. Una moderata
attività fisica costante, come una bella corsa, una lunga passeggiata o una
nuotata, è sempre utile e resta controindicata solo in corso di flebite o di
tromboflebite acuta.
Nello specifico della dieta, una delle cause più frequente della ritenzione idrica è
il consumo eccessivo di sale, che purtroppo si trova in molti cibi consumati
quotidianamente. Questo fattore è molto importante per le persone che sono
particolarmente sensibili al sodio, in quanto può portare anche un aumento della
pressione sanguigna. In questo caso sarà necessario limitare l’uso eccessivo di
formaggi, pane, cracker, salumi e condimenti sfruttando l’eventuale supporto di
sali di Potassio e di Magnesio, o di alcune sostanze naturali con specifica
azione sulla circolazione (soprattutto antiossidanti) che possono contribuire
favorevolmente a contrastare il ristagno di fluidi.
Haesculus ippocastanus, Esperidina, picnogenolo e vitamina C sono utili per il
buon mantenimento delle pareti venose.
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IBS E COLITE
arrivare in modo rapido e semplice al recupero del benessere, affiancando sul
piano nutrizionale qualunque terapia indicata sul piano clinico.
Altri suggerimenti
In caso di colite o colon irritabile la tendenza è di eliminare molte categorie
alimentari invece è importante capire che non ci sono cibi cattivi o buoni in
assoluto, ma che si può trovare un equilibrio individuale in accordo con il proprio
profilo alimentare come appunto emerge da Recaller, che formula diete di
rotazione e mai di eliminazione.
Specifici problemi di digestione possono essere aiutati con l’uso di enzimi
digestivi a cicli terapeutici, assumendoli all’inizio dei pasti. Anche l’uso di
probiotici può risultare molto utile per riequilibrare la flora intestinale e quindi
eliminare l’aria presente e il senso di gonfiore. In caso particolari il dosaggio di
calprotectina ed elastasi fecale e un’eventuale coprocoltura con ricerca di miceti
e parassiti può dare riferimenti più precisi per l’impostazione terapeutica. Per
anni si è pensato che l’intestino svolgesse esclusivamente funzioni di
assorbimento, mentre oggi è chiaro il suo ruolo essenziale nella vita del sistema
immunitario umano: come dire che “quando la pancia sta bene, sta bene l’intero
organismo”.
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PREECLAMPSIA
Cos’è
La preeclampsia è una condizione che
riguarda in modo specifico le donne
in gravidanza, caratterizzata dal coinvolgimento di numerosi organi e apparati e
correlata ad un aumento repentino della pressione arteriosa e alla sofferenza
renale con proteinuria ed edema.
A questa condizione possono poi associarsi segni e sintomi quali cefalea,
iperreflessia, iperirritabilità, alterazioni della vista (scotomi), alterazioni della
coagulazione, dolore epigastrico, nausea e vomito, segnali di una maggiore
severità del quadro.
Questa condizione va monitorata attentamente in quanto, in assenza di supporti
adeguati, può creare conseguenze sia per la madre sia per il nascituro.
Cause principali
Nonostante la sua eziologia non sia ancora del tutto chiara e coinvolga anche
fattori ereditari, le condizioni di resistenza insulinica e di infiammazione sono
una sua forte concausa. Si tratta di una patologia multifattoriale e gli stati
infiammatori e il conseguente stress ossidativo sono tra gli obiettivi di un
approccio nutrizionale adeguato per la prevenzione e il trattamento della
malattia. Alcune donne possono esser più a rischio di altre, ad esempio donne
diabetiche, obese o ipertese, situazioni queste in cui la componente
infiammatoria è molto presente.
Cosa fare
Una dieta personalizzata sul Profilo Alimentare definito dal test Recaller e
orientata al ripristino di una flora intestinale equilibrata, è uno dei pochi
strumenti fisiologici che consentono di ridurre la presenza di citochine
infiammatorie e che aiutano a ridurre il rischio di sviluppo della preeclampsia e
delle sue successive complicanze.
Conoscendo il livello di infiammazione presente nell’organismo si può formulare
uno schema dietetico di rotazione personale volto al controllo glucidico e
insulinico della donna in gravidanza.
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DIABETE GESTAZIONALE
E ALTERAZIONE DEL METABOLISMO
Cos’è
In alcune donne gli ormoni prodotti durante
la gravidanza possono lavorare “contro”
l’organismo della gestante stessa, generando una resistenza insulinica per la
quale i livelli di glicemia della futura madre aumentano fino ad arrivare alla
manifestazione di una forma di diabete che interessa il solo periodo della
gravidanza definita come Diabete Mellito Gestazionale (GDM).
Fortunatamente è una condizione che spesso si risolve poco dopo il parto. Si
tratta delle stesse alterazioni del metabolismo che possono interessare anche
qualsiasi donna con problemi di sovrappeso e obesità.
Cause principali
In gravidanza la comparsa di queste alterazioni metaboliche è vista come un
“campanello d’allarme” e rappresenta un segnale di predisposizione per la
donna gravida che anticipa, sotto la sollecitazione della gravidanza, quello che
potrebbe accadere negli anni successivi senza le adeguate scelte alimentari
preventive. Una dieta scorretta, con una dominanza di carboidrati raffinati e
zuccheri è spesso causa di questa patologia, ma sono ormai evidenti le relazioni
con l’infiammazione. I livelli di marker infiammatori come PAF e BAFF sono
alterati in donne che soffrono di GDM e diversi autori hanno documentato che
BAFF determina in modo diretto l’aumento di resistenza insulinica.
L’effettuazione del test Recaller consente di verificare i livelli di infiammazione
correlati col disturbo.
Cosa fare
L’approccio nutrizionale corretto, indicato da Recaller, riesce a modulare
l’infiammazione migliorando così la sensibilità insulinica e controllando i picchi
glicemici caratteristici del disturbo. La dieta di rotazione proposta dal test è
basata sul Profilo Alimentare personale e sui valori di citochine infiammatorie
(BAFF e PAF) e consente di personalizzare le scelte nutrizionali di base che
devono essere messe in atto in una condizione diabetica.
Si tratta quindi di uno strumento che aiuta a mantenere un corretto metabolismo
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DIABETE GESTAZIONALE
E ALTERAZIONE DEL METABOLISMO
glucidico durante tutta la gravidanza. In presenza di disturbi del metabolismo, le
indicazioni date per la gravida sono applicabili a qualsiasi altra donna.
Altri suggerimenti
Una dieta sana e il regolare esercizio fisico sono le basi su cui impostare lo stile
di vita, per mantenere sotto controllo il peso corporeo o la sua crescita in
gravidanza e i livelli di glicemia e insulina.
Nel trattamento del diabete gestazionale o di altri disturbi metabolici,
un’indicazione importante è quella di ridurre il consumo di zuccheri a rapido
assorbimento e di scegliere alimenti a basso impatto glicemico (ad esempio,
“integrale è meglio di raffinato”).
Contrariamente a quanto spesso viene divulgato, la frutta non è controindicata
perché pur contenendo zuccheri, i loro effetti sono modulati dalla fibra e dalle
sostanze antiossidanti presenti nel frutto. Importante è bilanciare correttamente
la composizione del piatto tra proteine, carboidrati e grassi e mantenere un
buon apporto quotidiano di fibra.
L’impostazione dietetica di Recaller prevede sempre una dieta di rotazione e
mai di eliminazione e può sempre affiancare favorevolmente le indicazioni
terapeutiche in corso.
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PREECLAMPSIA
Altri suggerimenti
La naturale “terapia” della preeclampsia è il parto. Tuttavia, fino al termine della
gravidanza, il controllo alimentare del livello infiammatorio affiancato alle
necessarie terapie sintomatiche può minimizzare i fattori di rischio di questa
condizione. Poiché l’infiammazione interferisce nella distribuzione dei liquidi
corporei, una dieta bilanciata a forte valenza antinfiammatoria si inserisce
positivamente nel programma di prevenzione e terapia.
Tra i punti chiave del regime alimentare da impostare c’è il controllo del
consumo di zuccheri semplici per evitare fenomeni di insulino-resistenza,
accumulo di grassi e sovrappeso. Molto importante per la donna in gravidanza
è che l’apporto calorico giornaliero sia bilanciato correttamente tra proteine,
carboidrati, vegetali e grassi. Nessuno cibo deve esser visto come “nemico” ma
inserito in modo corretto nella quotidianità favorendo eventualmente la
necessaria rotazione suggerita dal test Recaller.
La giusta idratazione e il ridotto consumo di sale sono altri aspetti importanti per
il mantenimento del peso corretto e per evitare gli edemi periferici.
Altro punto fondamentale è l’attività fisica (lieve o moderata) da praticare
almeno 3 volte alla settimana: il movimento permette di mantenere un
metabolismo attivo e controllare l’andamento glicemico.
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