Il filosofo di Bergoglio

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Il filosofo di Bergoglio
Alberto Methol Ferré
Il rapporto tra Bergoglio e Alberto Methol Ferré viene da lontano. Elbio Lopez,
un amico uruguayano, sostiene che i due si siano conosciuti “ intellettualmente”
negli anni Settanta, «quando, tra le altre cose, l’ offensiva antiromana scuoteva
le fondamenta dell’ autorità petrina e metteva in discussione le basi
ecclesiologiche del Concilio Vaticano II».
Vis à vis, invece, si sono incontrati per la prima volta nel 1978, sull’ onda dello
slancio che entrambi cercavano di imprimere anche in Argentina al dibattito
preparatorio per la Terza Conferenza generale dell’ episcopato latinoamericano
già annunciata a Puebla de los Angeles, in Messico. Francisco Piñon, rettore
dell’ Università del Salvador negli anni 1975-1980, ricorda bene quel momento.
«L’ occasione fu un pranzo a tre, che ebbe luogo nel Collegio Maximo di San
Miguel, allora sede pontificia della Facoltà di filosofia e teologia dei gesuiti,
parte dell’ Università del Salvador. Si parlò del momento storico dell’ America
Latina, e della responsabilità della Chiesa in quel frangente. Era uno sguardo
cattolico quello che si portava sulla situazione del continente alla vigilia
dell’ incontro di Puebla. Il tema della cultura, come si stava delineando nelle fasi
preparatorie della Conferenza in cui Methol Ferré aveva parte attiva, quello della
religiosità popolare, lo stesso tema della Teologia della liberazione… Argomenti
tutti che entrarono nella conversazione con molta vivacità».
In Argentina si era formato un nucleo, una linea teologica, che poneva l’ accento
sull’ esistenziale, sulla religiosità e sulla cultura popolare. Più sulla storia e il
popolo, cioè, che sulla sociologia e le classi sociali. Ne facevano parte, tra altri,
gli argentini Lucio Gera, Gerardo Farrell, Juan Carlos Scannone, tutti nomi
conosciuti e frequentati tanto da Bergoglio che da Methol Ferré. Gera, amico
personale di Bergoglio, non accettava l’ impostazione sociologica di Gutierrez e
Boff. Cercava, invece, di assimilare il tema della liberazione all’ interno della
tradizione sociale della Chiesa.
Methol Ferré sintetizzava così la critica di fondo mossa alla teologia della
liberazione: «Molti di noi, e in anni non sospetti, hanno rimproverato alla
teologia della liberazione la sua dipendenza di fondo dalla logica marxista. In
tanti esponenti di questa corrente – non in tutti, si badi bene – il cristianesimo si
assoggettava a una concezione totalizzante di origine diversa e contraddittoria
con il cristianesimo, e non l’ inverso. I fatti successivi hanno verificato la bontà
di questa critica».
Con una postilla che dimostrava la grande indipendenza intellettuale di Methol
Ferré: «Condivido l’ intenzionalità profonda della teologia della liberazione,
anche se le mie posizioni differiscono. Questa teologia ha prestato un inestimabile servizio ripensando la politica in funzione del bene comune, e quindi in
relazione stretta con l’ opzione preferenziale per i poveri e la giustizia». A questa
linea teologica e di pensiero faceva riferimento Bergoglio, una corrente che in
Argentina è stata più forte che in altri Paesi dell’ America Latina, articolandosi
in giornate, pubblicazioni, riviste, tra le quali merita di essere ricordata Nexo ,
iniziata e diretta da Methol Ferré. Bergoglio era un lettore assiduo di «Nexo».
Un suo connazionale, Guzmán Carriquiry, lo evidenzia in una lettera scritta di
recente al figlio di Methol Ferré, Marcos: «Seguiva con molto interesse e profitto
tutti i suoi scritti, soprattutto quelli della rivista Nexo . Bergoglio, padre, vescovo
e cardinale avvertiva in tuo padre un profondo amore alla Chiesa e una sorprendente intelligenza cattolica riguardo gli ultimi pontificati».
Ancora Elbio Lopez riferisce che i legami personali tra Bergoglio e Methol Ferré
«si sono intensificati con la mediazione dell’ allora arcivescovo di Buenos
Aires» Quarracino, discendente di italiani come Bergoglio. Tra i due, Methol
Ferré e Bergoglio, «cominciano ad evidenziarsi affinità esplicite, sempre
all’ interno di un rapporto cordiale e molto rispettoso».
A partire dal 1998 Bergoglio diventa arcivescovo di Buenos Aires. «Anche allora
– assicura Elbio Lopez che afferma di essere stato testimone – il rapporto tra i
due non si è mai interrotto ». Methol Ferré nelle sue frequenti visite a Buenos
Aires imbocca spesso il portone di viale Rivadavia n. 415 e sale al secondo
piano. Erano visite a cui teneva, che si prolungavano ben oltre i tempi
protocollari, peraltro così poco rispettati anche dal suo interlocutore.
Soddisfazione reciproca.
Il 16 maggio 2009 Bergoglio accetta di presentare il libro-intervista a Methol
Ferré L’ America Latina del XXI secolo nell’ auditorium di viale Santa Fé, a
Buenos Aires. Il salone è gremito, con il vicepresidente della Repubblica Daniel
Scioli sul palco. Bergoglio prese la parola per primo, parlò del libro come di un
testo «di profonda metafisica».
Proseguì dicendo che «Methol Ferré è cosciente dell’ oscurità dell’ antropologia
moderna e, per questo, recupera quello che c’ è di più genuino nell’ antropologia
cristiana». Methol Ferré, disse Bergoglio, «mostra che il problema di Dio non si
può porre al di fuori di un popolo». Ci sono affinità di pensiero, concordanze
spontanee tra Bergoglio e Methol Ferré, «un comune odor di popolo» lo chiama
il vescovo uruguayano Pablo Galimberti, ed altre che Bergoglio ha condiviso e
fatto proprie, peculiari nella visione del filosofo uruguayano.
A poco meno di un anno dalla morte di Methol Ferré organizzammo un simposio
per ricordarne la figura. L’ incontro si realizzò nel mese di giugno 2010 nel
Centro Culturale Borges, nell’ Università nazionale 3 de febrero di Buenos Aires. Bergoglio, allora arcivescovo, inviò una lettera di suo pugno. Invitava a
ricordare Methol Ferré come «un grande uomo che tanto bene ha fatto alla
coscienza latinoamericana e alla Chiesa».
Scolpì in poche parole un elogio che può ben essere posto in un libro di storia
dell’ America Latina. «Il suo pensiero acuto e creativo sapeva guardare con prospettiva tanto alle radici come verso le utopie, e questo lo convertiva in un uomo
fedele alla realtà dei popoli». Bergoglio seguì con partecipazione gli ultimi mesi
della malattia di Methol Ferré.
Varie volte chiese informazioni sul suo stato di salute. Voleva conferirgli un
riconoscimento, forse la stessa laurea honoris causa, nell’ Università cattolica di
cui era Gran Cancelliere. Purtroppo le cose non andarono così, nel novembre
2009 Methol Ferré morì. Ma Bergoglio non lo ha dimenticato. Già Papa, in più di
una occasione ha accennato all’ amico uruguayano. Nel settembre del 2011 è
stata costituita l’ Associazione civile «Alberto Methol Ferré», di cui Bergoglio è
socio onorario.
Alver Metalli
(articolo tratto da www.avvenire.it)
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