ALLA SCOPERTA DEL DUOMO DI REGGIO EMILIA

ALLA SCOPERTA DEL DUOMO DI REGGIO EMILIA
con il patrocinio:
L’équipe tecnico-scientifica:
Anna Corridori, Graziella Beatrice, Vittorio Cenini, mons. Tiziano Ghirelli,
Giulia Marchetti, Fernando Miele, Chiara Panciroli, Mauro Severi
Coordinamento:
Paola Panciroli
Progetto grafico e illustrazioni:
Gloria Rosselli, Studio Salsi Comunicazione
Questo progetto, nato dalla collaborazione tra gli Uffici scuola e beni culturali della Diocesi di Reggio Emilia e Guastalla, è dedicato agli insegnanti della scuola primaria con
l’obiettivo di far conoscere il Duomo di Reggio Emilia, un ‘opera importante del patrimonio
artistico del territorio reggiano.
Si tratta di un progetto di profilo interdisciplinare e culturale, a cui possono partecipare
tutti gli alunni sia coloro che si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica, sia
quelli non avvalentisi.
Obiettivo del percorso
Educare alla conoscenza e all’uso consapevole del patrimonio culturale locale, mediante
la lettura del territorio e dei suoi segni, resa possibile dagli strumenti delle discipline interessate.
Metodologia didattica
La consulenza metodologica e didattica sarà garantita da un gruppo di lavoro composto
da diversi e qualificati esperti dei due Uffici promotori, della Fabbrica del Duomo di Reggio e della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Modena-Reggio. Alcuni
tirocinanti della suddetta Facoltà potranno seguire nei laboratori l’attività del docente coi
bambini.
Tempistica
11 novembre 2010: (ore 15 - 17.30)
“Modelli didattici museali per la scoperta dell’arte” (prof.ssa
Chiara Panciroli – Università di Bologna) e spiegazione
dell’utilizzo del kit didattico
18 novembre 2010: (ore 15 - 17)
“La cripta dopo il restauro” (Fernando Miele e arch. Severi):
aspetti storici, liturgici ed architettonici
25 novembre 2010:
(ore 15 - 17)
“Alla scoperta del duomo” (Mons. Ghirelli e arch. Severi): per una lettura liturgica, iconografica e architettonica. Nuove prospettive d’arte contemporanea.
gennaio/febbraio 2011: attività in classe
marzo/aprile 2011:
visita del Duomo e laboratorio da realizzarsi nei locali attigui
del Museo diocesano. I bambini saranno visitatori speciali perché già preparati
maggio 2011:
realizzazione di elaborati dei bambini per partecipazione ad un
concorso.
Gli elaborati verranno esposti in una mostra pubblica.
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Il kit didattico
L’équipe scientifica ha ideato e realizzato il KIT didattico per aiutare l’insegnante a strutturare alcune unità di apprendimento finalizzate alla conoscenza delle tematiche dell’arte,
della cultura liturgica e delle trasformazioni architettoniche, alla scoperta del Duomo restaurato. Il KIT è stato studiato per promuovere un approccio di apprendimento graduale
e ludico riscoprendo, in un “fare piacevole”, conoscenze orientate all’arte sacra.
Le otto schede di cui si costituisce il Kit si rivolgono alcune alle insegnanti, al fine di offrire
una presentazione dei contenuti base del percorso e altre alle classi, attraverso proposte
interattive che richiamano ogni bambino ad una interpretazione personale delle diverse
opere e delle molte storie che “abitano” il Duomo.
I bambini potranno così acquisire metodologie innovative e linguaggi specifici attraverso
una lettura interdisciplinare in riferimento a diversi ambiti disciplinari: archeologico, liturgico, artistico/pittorico, storico/geografico.
Per informazioni sul progetto contattare:
l’Ufficio scuola della Diocesci - Tel. 0522/406887 - Fax 0522/406881
[email protected] - www.portaleirc.it
Istruzioni per l’uso:
Nelle diverse schede ad uso dei bambini comparirà il logo degli ambiti disciplinari coinvolti nell’attività della scheda.
il kit didattico è consultabile anche nel sito internet www.fabbricaduomo.re.it
Nei due siti si trovano anche: materiali utilizzabili per approfondimenti sui contenuti delle
schede; fotogallery delle attività svolte nella precedente edizione del progetto; foto degli
elaborati dei bambini esposti nella Mostra di ottobre 2010; rassegna stampa.
Geografia
Italiano
Storia
Religione Cattolica
La tasca
In fondo al kit sono inseriti alcuni materiali utilizzabili coi bambini
Arte e Immagine
Tecnologia
“La cattedrale propone degli ornamenti
che non vengono scelti per piacere,
ma per presentare alla vista del popolo
una teologia della Chiesa”
Georges Duby
INTRODUZIONE
Con il termine “cattedrale” si intende indicare la chiesa
principale di una diocesi, la sede del vescovo e della sua
“cattedra”, ossia di quella sedia troniforme che ne simboleggia e identifica l’autorità del magistero e la guida
pastorale.
Questa particolare chiesa è anche detta “duomo”, parola
che deriva da domus episcopalis (casa del vescovo), espressione che in origine indicava tutta la zona residenziale del
vescovo e dei canonici e che a partire dal tardo Medioevo
passò a identificare il solo edificio ecclesiastico.
La chiesa cattedrale in una Diocesi è quindi il cuore della vita ecclesiale e pastorale; è
la chiesa del Vescovo ove egli esercita in maniera speciale il suo ministero di maestro e
pastore e sacerdote della Chiesa locale affidata alla sua guida.
Essa è anche segno della dimora di Dio in mezzo al suo popolo; è luogo dove si raduna in
assemblea la Comunità dei figli di Dio, che, pellegrina sulla terra, cammina alla sequela
del suo Signore Gesù Cristo ed è immagine di quella Chiesa spirituale alla cui edificazione
e sviluppo i battezzati sono chiamati dalla loro professione cristiana.
È per tali ragioni che il popolo di Dio si riunisce in cattedrale per le grandi celebrazioni
annuali: le solennità pasquali e del Natale, la Messa crismale del Giovedì Santo, possibilmente per le ordinazioni sacre. La cattedrale è anche segno della Chiesa orante come
mette in evidenza la celebrazione della liturgia delle Ore e il servizio corale officiato dal
capitolo dei canonici. È abitualmente nella cattedrale che vengono sepolti i vescovi e si
conservano le memorie e le tradizioni storiche della Chiesa locale.
Per questo ogni Diocesi ha sempre cercato di curare, conservare ed abbellire sotto il profilo artistico e liturgico la sua cattedrale.
*
vedi:
video sul sito della
Fabbrica del Duomo
www.fabbricaduomo.re.it
A seguito anche dei danni causati all’edificio dalle scosse telluriche del 1996 e del 2000,
grazie alla virtuosa sinergia tra gli Organi periferici del Ministero per i Beni e le Attività culturali, gli Enti locali, gli organismi diocesani, il Comitato per il restauro della cattedrale, valenti tecnici e imprese di provata esperienza, si è avviato un radicale restauro scientifico.
Nel novembre 2008 la cattedrale è nuovamente restituita alla città in occasione della
memoria liturgica della sua dedicazione, mentre si opera per il restauro della cripta, dove
dal X secolo riposano i corpi dei santi compatroni Crisante e Daria, e per la realizzazione
dei nuovi poli celebrativi. Quest’ultimo significativo intervento, alla luce delle indicazioni
magisteriali scaturite dalla riforma liturgica del Concilio Vaticano II, prevede soprattutto la
realizzazione della cattedra episcopale, segno del magistero di padre e pastore proprio
del vescovo; dell’ambone, trono su cui la Sacra Scrittura è posta per annunciare a tutta
l’assemblea la divina Parola che salva; dell’altare, segno di Cristo, pietra angolare su cui
si edifica la Chiesa, ara del sacrificio pasquale che si rinnova nel memoriale della celebrazione eucaristica.
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La cattedrale di Reggio Emilia tra storia e memoria
Le fonti medievali menzionano la chiesa episcopale reggiana solo negli ultimi secoli del
primo millennio. Essa tuttavia doveva già esistere a metà del V secolo; nel 451 infatti il
vescovo di Reggio Favenzio interviene a Milano in una assemblea sinodale.
Gli scavi archeologici recentemente effettuati nella cattedrale reggiana hanno comunque
appurato che l’attuale fabbrica occupa parte di un’area che in antico costituiva la zona
absidale di un edificio cultuale risalente almeno al VI - VII secolo.
Di questa chiesa, che si estendeva tra la prima campata del duomo odierno e sotto la
piazza antistante ad ovest, è stata riportata alla luce l’abside, oggetto di un significativo
intervento di “riuso” forse a seguito delle incursioni ungare che causano anche la morte
del vescovo Azzo. Infatti, grazie alla concessione dell’imperatore Ludovico III al vescovo
Pietro di fortificare la cattedrale e i contigui palazzi episcopale e canonicale, la cattedrale
viene probabilmente riedificata nella posizione attuale a partire dal X sec., con dimensioni in pratica non molto diverse da quelle odierne.
Il secondo millennio vede la cattedrale reggiana oggetto di periodici interventi di “ammodernamento”. Di queste fasi ci restano pregevoli testimonianze artistiche, quali il mosaico
pavimentale del quale resta un lacerto visibile (una gran porzione, strappata a fine ‘800, è
esposta nei Civici Musei); il grandioso affresco bizantineggiante con Cristo in mandorla e
angeli e santi (visibile presso il Museo Diocesano) che ornava la facciata medievale della
chiesa fino al 1959 – 1960, quando ragioni conservative ne consigliarono il distacco; i resti
dell’ambone dei primi del XIII secolo (i leoni stilofori a sostegno di colonne rinascimentali
sono collocati ai lati dell’ingresso in chiesa dal Broletto a sud) con la lastra antelamica
della Majestas Domini parzialmente dipinta (Museo Diocesano); le colonne e i capitelli
romanici oltre ai resti dei matronei che l’ultimo restauro ha riscoperto all’interno delle
strutture moderne delle navate.
La chiesa raggiunge la sua configurazione planimetrica definitiva all’inizio
del ‘500 quando per volere del vescovo
Bonfrancesco Arlotti vengono costruite le nuove absidi. È questa la prima
fase di una serie di interventi di riordino
che interessano la chiesa nei due secoli successivi. L’aspetto interno della
cattedrale all’epoca si presenta con
una architettura estremamente disomogenea: le antiche strutture romaniche - all’epoca giudicate rozze - convivono con le volte a crociera costruite
nel ‘400, mentre il transetto e le absidi
sono espressione di un gusto rinascimentale teso al recupero formale degli
stilemi classici.
Fra gli interventi volti a riaggiornare
l’aspetto della chiesa un posto fondamentale è occupato dalla facciata marmorea iniziata nel 1544 allo scopo di “rivestire” il
prospetto medievale e che rimane ancora oggi incompiuta.
L’interno viene invece riformato alla fine del ‘500, su progetto del senese Cosimo Pugliani
che ingloba l’antica struttura romanica all’interno di pilastri di ordine dorico. Contestualmente è razionalizzata la sequenza delle cappelle che nel corso degli ultimissimi secoli
Prospero Sogari,
detto il Clemente
Monumento funebre al Vescovo
Rangone, particolare.
da sinistra:
Luigi Anguissola,
Madonna con Bambino e
Santi Girolamo e Caterina
Prospero Sogari,
detto il Clemente
Gesù risorto
si erano addossate alle fiancate nord e sud delle navatelle per volontà di famiglie notabili
come di corporazioni cittadine. Nel 1623 sul transetto è innalzata la cupola realizzata del
sacerdote reggiano Paolo Messori; nel 1778, su progetto dell’architetto Giuseppe Barlaam
Vergnani, le crociere quattrocentesche sono sostituite da un sistema di volte a botte, dipinte a finti lacunari policromi su disegno dell’ingegnere Pio Casoli nella seconda metà
del XIX secolo. Anche l’interno della cupola - già affrescata su progetto dello scenografo
reggiano Francesco Fontanesi nel 1779 - è contestualmente ridipinta con angeli recanti gli
strumenti della passione da Fermo Forti e aiuti (1885).
Al di sopra delle volte e pertanto difficilmente visibili sono ampie tracce di affreschi e decori di età medievale. Tra essi si evidenzia la crociera affrescata con scene della Genesi
sulla prima campata della navatella nord.
Diversi gli artisti che operano in Età Moderna per i diversi adeguamenti liturgici, per la
realizzazione di preziose suppellettili di culto, per l’apparato iconografico, per i monumenti funerari di vescovi e personalità illustri della città. Di particolare valore gli apporti
di Bartolomeo Spani, Prospero Sogari detto Clemente, Palma il Giovane, Giuseppe Cesari
detto “Cavalier d’Arpino”, Domenico Cresti detto “Passignano”, Cristoforo Roncalli “Pomarancio”, Annibale Carracci, il Guercino, Gian Lorenzo Bernini, Carlo Bononi, Orazio Talami,
oltre a quelle di numerosi artisti della scuola emiliana e bolognese. Parte di queste opere
è andata perduta anche a causa di requisizioni da parte degli Estensi o del Governo
Napoleonico.
La cripta
È presumibilmente con l’arrivo a Reggio delle reliquie dei martiri romani Crisante e Daria,
donate al vescovo Adelardo da re Berengario II nel 946, che si rende necessaria la realizzazione di una prima cripta, che si sviluppa su un’area già occupata da una domus di
epoca imperiale di particolare importanza, come provano i pregevoli mosaici pavimentali
(III – V secc.) messi in luce dagli scavi archeologici.
Ampliata e modificata nel tempo, la cripta si apriva alla navata della chiesa attraverso
scale che consentivano ai fedeli di accedere al sepolcro dei martiri, eletti compatroni della
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città. Di tali accessi antichi sono stati ritrovati ampi resti affrescati tra i secc. XIII – XV. Oggi
la cripta si presenta come un ambiente parzialmente ipogeo suddiviso in tre “cappelle”
precedute da uno spazio articolato in nove navatelle. Nella cappella centrale trova posto
un bell’altare secentesco in marmi policromi che racchiude l’urna con i corpi dei santi
Crisante e Daria e il coro in legno intagliato opera di Ludovico e Nicolò della Tarsia (1510
–1512). La cappella a sud, esaltata dalla vivace decorazione liberty del pittore Anselmo
Govi, è dedicata ai Caduti della Prima Guerra Mondiale. Tombe e memorie di alcuni vescovi reggiani trovano posto anche in cripta.
La facciata della cattedrale
L’antica facciata a capanna realizzata presumibilmente nel corso del XIII secolo viene
ben presto ad impreziosirsi di una serie di elementi tanto lapidei come ad affresco quasi
amalgamando in unità le arti dell’architettura, della scultura e della pittura. Di particolare
valenza era l’articolato ciclo figurativo, realizzato da pittori fortemente influenzati dagli
stilemi bizantini, raffigurante una teoria di santi e sante poste al di sotto della serie di
archetti ciechi e sovrastati dal Pantocratore in mandorla con angeli (1270 – 1280).
A metà ‘500 i canonici deliberano la realizzazione di una nuova facciata alla cui progettazione mettono mano diversi artisti (tra i quali Giulio Romano e Lelio Orsi) fino a quando
nel 1570 assume la direzione del cantiere il veronese Bernardino Brugnoli subentrando
al Clemente dopo una lunga fase di stallo conseguente anche l’abbandono del cantiere
Notturno con proiezione
virtuale sul timpano del
Duomo dell’affresco origirario
del Crtisto Pantocrator
da parte di quest’ultimo per divergenze con i canonici del duomo. Il Brugnoli trova ormai
realizzato il primo livello della facciata con il portale centrale sormontato dalle possenti
statue del Clemente raffiguranti Adamo ed Eva (rivisitazione delle michelangiolesche statue del Crepuscolo e dell’Aurora) e propone il completamento del prospetto sulla base di
un suo disegno. Nel 1583, a seguito della morte del Brugnoli, i canonici commissionano
al Clemente la realizzazione di un modello ligneo che fissasse definitivamente le linee
della facciata da realizzarsi (Museo Dicoesano). La intermittente prosecuzione dei lavori
si interrompe definitivamente alla fine del XVI secolo, lasciando la facciata rinascimentale
incompleta come al presente.
Nelle nicchie trovano parallelamente posto le statue di marmo di S. Venerio e S. Gioconda, tradizionalmente la prima discepola di S. Prospero, opere della bottega del Clemente;
al maestro sono da ascriversi invece le statue dei compatroni, Crisante e Daria.
In alto si eleva il tiburio ottagonale, oggi cella campanaria, ma un tempo pensato quale
sorta di cupola sull’endonartece della chiesa (gli antichi affreschi che lo decoravano internamente sono conservati nel Museo Diocesano). Originariamente più slanciato, nel corso
degli ultimi secoli è stato ridimensionato per ragioni statiche.
Sul fronte ovest è collocata la grande immagine in rame dorato della Madonna con Bambino opera di Bartolomeo Spani (1522 -23) realizzata per lascito testamentario dei coniugi
Fiordibelli le cui figure affiancano l’immagine sacra.
L’interno
L’edificio orientato liturgicamente presenta una pianta cruciforme segnata dalla navata
maggiore dal transetto e dal coro; una sequenza di pilastri di ordine dorico dividono la
navata centrale dalle navate laterali sulle quali si affacciano 5 cappelle per parte. A metà
della navata centrale sul lato nord è il pulpito realizzato nel 1790 su disegno di Francesco
Fontanesi con il riuso di quattro formelle con gli Evangelisti opera dello Spani (1508-1509).
Presso gli ingressi sono, a nord, il monumento funerario di Cherubino Sforzani, con la
grande clessidra che allude al mestiere del defunto, celebre orologiaio, opera del Clemente (1583 –84 ca); a sud, il monumento di Orazio Malaguzzi, realizzato su disegno del
Clemente dai suoi collaboratori.
Salendo le rampe di scale poste al termine delle navate laterali si accede in transetto dove
sono i grandi quadri del reggiano Orazio Talami raffiguranti la Cacciata di Eliodoro dal tempio di Gerusalemmme (1686) e Gesù che scaccia i mercanti dal tempio (1682) e quattro statue in marmo raffiguranti S. Prospero, S. Massimo, S. Sebastiano e S. Caterina d’Alessandria
opere del Clemente e della sua bottega già destinate ad ornamento della facciata.
Sul transetto si eleva la cupola del canonico Messori; nei quattro pennacchi i rilievi in
stucco degli Evangelisti sono opera di Antonio Traeri (+ 1730). In fondo all’abside è la tela
con l’Assunzione della Vergine, titolo mariano del quale la cattedrale fa memoria, opera
di Federico Zuccari (+ 1609) - già nella chiesa domenicana di Correggio - inserita nell’ancona lignea (1595) un tempo contenente il dipinto della Madonna con Bambino e i santi
Luca e Caterina d’Alessandria di Annibale Carracci, quadro che requisito dagli Este venne
in epoca napoleonica trasferito definitivamente al Louvre.
Il bel coro ligneo intagliato e intarsiato della scuola di Giovanni da Baiso (sec. XV) con
interventi parziali di Nicola Sampolo e Giacomo Melara (1505), accoglieva un tempo i
numerosi canonici e mansionari per la preghiera liturgica per la quale erano utilizzati
preziosi codici miniati (parte dei quali oggi presso la Biblioteca Comunale) collocati sul
badalone la cui cimasa presenta le immagini lignee della Madonna con Bambino e dei
coniugi Fiordibelli benefattori della cattedrale nel XV secolo.
L’organo di Eugenio Bonazzi (1889 –1890) è racchiuso nelle eleganti cantorie disegnate a
metà Settecento dall’arch. Cattani, particolarmente attivo in duomo in quel periodo.
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La cappella del Tesoro
Il progetto della cappella destinata ad accogliere le reliquie dei santi (vero “tesoro” della
cattedrale) si deve a Giovan Battista Cattani detto il Cavallari (1746). Si tratta di un raffinato
ambiente a pianta centrale con sull’altare maggiore l’immagine dell’Assunzione della
Vergine (1746 ca) di Francesco Vellani. Lateralmente, in nicchie incorniciate da stucchi,
sono conservati pregevoli reliquiari. Sulla porta d’ingresso e nella volta le tele con la Trinità
e Angeli musicanti di Carlo Bensa (+ 1785).
Cappella del Sacramento
Sul transetto nord si apre la cappella del Santissimo Sacramento, al presente nella sua
veste settecentesca, nella quale troneggia uno splendido tempietto marmoreo a pianta
centrale, realizzato a partire dal 1577 dal Clemente e dai suoi allievi su disegno dell’Orsi
per contenere il Pane Eucaristico; l’opera è promossa in un momento in cui la riforma
protestante negava la verità della transustanziazione. Al vertice è la bellissima statua
bronzea di Gesù risorto, mentre più in basso gli Evangelisti testimoniano con i loro scritti
che Cristo si è veramente donato per la salvezza dell’uomo. Sulla porta del tabernacolo,
come sulle altre finte porte bronzee poste sulle facce laterali del monumento, sono episodi dell’antico e del nuovo Testamento con riferimenti eucaristici.
Nella cappella trovano posto anche le tombe del vescovo Arlotti (+ 1508), dovuta a Bartolomeo Spani e del vescovo Ficarelli (+ 1825) di Pietro Fontana di Carrara, mentre nell’abside sono lacerti di affreschi assegnabili a Giovanni Giarola, stretto collaboratore del
Correggio.
Nelle nicchie alle pareti si elevano le statue in stucco eseguite come evangelisti da Paolo
Emilio Besenzi per l’oratorio dei Crocesignati e successivamente trasformate in Patriarchi,
quando vennero trasferite in cattedrale quasi un secolo dopo, dalla maestria del cappuccino Fra Stefano da Carpi.
La cappella Fiordibelli
Realizzata a partire dal 1624, la cappella era destinata ad accogliere i resti mortali dei
coniugi Fiordibelli, generosi benefattori della fabbrica del duomo. Gli stucchi della volta
sono stati eseguiti da Nicola Sampolo e dal giovane Paolo Emilio Besenzi, mentre la pala
d’altare con la Madonna Assunta e i santi Pietro apostolo e Girolamo è di Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino (1625-1626).
Il completamento della decorazione della cappella si colloca agli inizi degli ani ’30 del
Seicento, con la consegna di altri due dipinti di Guercino, destinati alle pareti laterali:
la Visitazione (ora nel Musée des Beaux-Arts di Rouen) e il Martirio dei santi Giovanni e
Paolo (oggi al Musée des Augustin a Toulouse).
Cappella Rangone
La cappella si presenta oggi nella facies sette-ottocentesca con una pianta ottagonale,
invece dell’originario aspetto cinquecentesco caratterizzato oltre che da una diversa planimetria, anche da stucchi e da dipinti ad olio su muro dovuti a Paolo Piazza.
Sull’altare, contornato da una ancona marmorea, è il raffinato affresco di anonimo del
XV secolo raffigurante la Madonna del Parto passibile di profonde letture iconologiche.
L’immagine era un tempo su uno dei pilastri della navata e venne traslata con parte della
parete di supporto agli inizi del 1600 per trovare posto nella cappella dove era il monumento funerario del vescovo Ugo Rangone, capolavoro del Clemente e una delle poche
opere reggiane ad essere ricordata dal Vasari.
Al di sotto dell’altare è l’urna d’argento con il corpo mummificato della beata Giovanna
Scopelli (+ 1491), tra le prime ad inaugurare l’esperienza monastica femminile carmelitana. Sulla parete di sinistra è il dipinto attribuito a Sebastiano Vercellesi raffigurante la
Cappella Toschi
riesumazione del corpo incorrotto della beata Scopelli, proveniente dall’antico monastero
Cappella Brami delle carmelitane. Nelle nicchie, sui lati corti dell’ottagono, sono le immagini in stucco rafOrazio Talami, figuranti le donne dell’antico Testamento che prefigurano Maria quale mediatrice di salCacciata di Eliodoro dal tempio vezza: Giaele, Debora, Ester e Giuditta, opera del bolognese Petronio Tadolini (+ 1813).
da sinistra:
Cappella Canossa
Già dedicata alla Madonna di Loreto, la cappella della famiglia Canossa è oggi intitolata a
S. Lucia la cui immagine in legno policromo della metà del ‘600 è opera di Francesco Bignotti. Alle pareti oltre il monumento funebre del vescovo Castelvetri (+ 1785) è l’affresco della
Madonna della rondinella di ignoto del XV secolo. Sulla volta un affresco del XVIII secolo.
Cappella Ruggeri Brami
La bella ancona marmorea contiene la tela con la Pietà (1607)di Jacopo Negretti detto
Palma il Giovane; nella volta sono i dipinti su tela raffiguranti gli Apostoli copia di opere
realizzate dal pistoiese Lazzaro Baldi nel Palazzo Comunale di Spoleto. Alle pareti i monumenti funerari di Bonifacio Ruggeri Canossa e Camilla Ruggeri Brami.
Cappella Malaguzzi
L’imponente ancona marmorea è frutto di recenti acquisizioni antiquarie effettuate per
dare degna collocazione all’immagine della Madonna con Bambino (1948) al termine
della solenne peregrinatio post bellica voluta dal vescovo Beniamino Socche le cui spoglie
riposano sotto il pavimento della cappella.
Di particolare pregio sono il sepolcro marmoreo di Valerio Malaguzzi (1510 – 1515) opera
dello Spani, al quale è da ascriversi il sarcofago di Guido Manfredi, mentre il monumento
soprastante di Giovan Battista Malaguzzi (1581) si deve ad una bottega reggiana.
Cappella Toschi
Voluta dal card. Domenico Toschi e progettata dall’arch. romano Girolamo Rinaldi vede,
nello scintillio di marmi policromi intarsiati, dipinti di artisti operanti a Roma: la Visitazione
(1604) sull’altare maggiore, di Giuseppe Cesari detto il Cavalier d’Arpino; di Domenico
Cresti detto il Passignano sono l’Annunciazione a Maria (1606), la Fuga in Egitto (1606) e
l’Assunzione della Vergine (1606); mentre la Natività della Vergine (1605) è di Cristoforo
Roncalli detto il Pomarancio e l’Adorazione dei pastori (1606) è di Pietro Sorri.
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Particolare della
navata maggiore
Cappella Fossa
Sull’altare, inquadrato da una elegante ancora dai pregevoli marmi, è un bel Crocifisso ligneo di scuola francese (1660 –1670 ca), dono del vescovo Marliani che qui ha la sua tomba
insieme al vescovo Ottavio Picenardi.
Cappella di S. Sebastiano o del Consorzio Presbiterale
Sull’altare con paliotto in scagliola di Giuseppe Guidelli (1742) è la tela raffigurante S. Sebastiano (1623) del ferrarese Carlo Bononi. Nella volta dipinti su muro con figure di angeli
(fine XIX sec.).
Cappella Estense
L’ancora in marmo portoro (1639) opera del carrarese Attilio Palmieri incorniciava il celebre
Crocifisso di Guido Reni (oggi nella Galleria Estense di Modena) quando questi era nell’oratorio reggiano delle Cinque Piaghe. Al suo interno è collocato il dipinto del Talami raffigurante S. Michele (copia del celebre S. Michele del Reni).
Sulle pareti trovano posto i monumenti funerari del vescovo Francesco M. d’Este (+ 1821) e
di Federico d’Este (+ 1820).
Cappella Calcagni
Di particolare interesse è la tavola di Luigi Anguissola con la Madonna con Bambino e
i santi Girolamo e Caterina (1520 ca). Tra i monumenti funebri da segnalare quello del
vescovo Pietro Raffaelli (+ 1866).
Cappella della Madonna della salute o dei notai
Sull’altare marmoreo realizzato dalla scultrice correggese Carmela Adani (1931) è il rilievo
in pietra calcarea raffigurante la Madonna con Bambino e Bove Tacoli (seconda metà del
XIII secolo).
A parete il monumento funebre del Clemente (qui collocato nel 1779) e quello di Girolamo
Fontanelli (+ 1639) di Francesco Pacchioni.
La cripta
Il nuovo ingresso della cripta, voluto per agevolare chi ha difficoltà di deambulazione,
propone una serie di interventi del maestro Graziano Pompili.
Nella cappella absidata nord, in cui riposano alcuni vescovi reggiani e dove ne viene ricordata la sequenza della successione apostolica, sono state collocate due opere
marmoree di Bartolomeo Spani, il grande scultore reggiano del cinquecento, opere che
raffigurano i Santi patroni della città, Crisante Daria. La grazia e l’eleganza dei manufatti
ci rimanda alla loro vicenda e soprattutto alla fecondità dell’amore che, nella visione cristiana, è fisica e spirituale insieme. I vescovi dunque, quali nostre guide, sono richiamati
emblematicamente ad essere custodi di relazioni fra uomini che, nel nome di Cristo, si
sono amati e si amano.
Nella cappella absidata sud, ha trovato collocazione il pannello in argento e bronzo che
lo scomparso scultore Armando Giuffredi aveva realizzato negli anni 70: una Madonna
con Bambino che ci riporta al tema dell’incarnazione, fonte della nostra salvezza. Per
questo l’opera è impreziosita da gemme, a significare la valenza feconda e fruttifera
dell’incarnazione stessa.
Questa stessa cappella, tutt’oggi dedicata ai caduti, fu arricchita negli anni ‘20 del secolo
scorso dal maestro Anselmo Govi per ricordare i defunti della Grande Guerra ed è rimasta
intatta, ammonimento sui momenti più tragici del secolo scorso, quando il buio della mente e
del cuore degli uomini ha condotto negli abissi del male.
Lo spazio absidale centrale è arricchito dalle luminescenze delle vetrate con inserti in foglia
d’oro opera, come le vetrate absidali laterali, della vetreria artistica Poli di Verona.
L’oro delle vetrate è stato scelto per indicare la preziosità del luogo, infatti qui è collocato l’altare-monumento seicentesco contenente l’urna marmorea che racchiudeva e che
racchiuderà nuovamente a breve i corpi santi di Crisante e Daria, deposti in una ulteriore preziosa urna in cristallo, dono della predetta nota vetreria Poli. Dei giorni nostri, in
sospensione sopra l’altare, è infine il capocielo-ciborio di Giovanni Menada, ove l’artista
concittadino ha inteso rendere la forza del “vento” dello Spirito di Dio che tutto pervade,
scompagina, trasforma, feconda e genera. Segni potenti coi linguaggi dell’arte contemporanea e richiamo alla necessità del dialogo che deve continuare anche oggi tra arte e fede.
Sono state fatte nella cripta importanti scoperte sia per la storia civile che religiosa: i
mosaici romani del IV secolo d.C. dall’inestimabile valore, le fondazioni delle primitive
absidi della Cattedrale, la lettura delle stratificazioni di crescita della città, le sepolture dei
venerabili pastori della Diocesi.
Lo smontaggio dei pavimenti in cemento realizzati negli anni venti dello scorso secolo ha
permesso di ristudiare gli accessi eliminando le ingombranti scale ad angolo e inserendo
negli spazi originali nuove scale.
Cappella Toschi
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Tutte le colonne e i capitelli sono stati restaurati come le altre emergenze architettoniche
e gli arredi. Il coro ligneo cinquecentesco è stato smontato e restaurato.
Sono stati posati nuovi pavimenti in marmo e terrazzo alla veneziana, adottando la cromia e la tipologia dei gradini in marmo dell’altare seicentesco.
Tutte le murature sono state liberate dagli intonaci e stuccature in cemento, nelle volte
sono stati recuperati gli intonaci antichi e parte della finitura pittorica.
Il restauro generale ha restituito dopo tre anni allo spazio intimo ma vasto della Cripta – la
cui estensione corrisponde a quasi metà della superficie della chiesa superiore – valori
architettonici prima illeggibili, quali luminosità e armoniosità che si aggiungono alla “affettuosità” della chiesa superiore.
La Cripta sarà quindi destinata a diventare il “cuore pulsante” della vita religiosa della
Diocesi, luogo di preghiera e di testimonianza nei millenni della fede cristiana: sarà essa
infatti ad ospitare la celebrazione dell’Eucarestia infrasettimanale e l’Adorazione continua.
Particolare della
navata maggiore
UNITà DIDATTICA 1
METTI IL DUOMO
AL
POSTO
GIUSTO
ad uso dei bambini
A chi si rivolge
Quarte e quinte scuola primaria
Discipline interessate
Abilità/requisiti
- Ascolto
- Interpretazione
- Elaborazione
Azioni/attività
- Ascolto insegnante
- Studio della piantina
- Collocazione dei vari monumenti al posto giusto della piantina in riferimento anche al luogo in cui il bambino abita e vive
- Disegno di un monumento importante del proprio
Comune
Durata
- 2 ore circa
Obiettivi
-Far esercitare i bambini alla lettura del territorio nello
spazio della città e della provincia
- Saper leggere una pianta geografica
Internet
-I.A.T. - Informazione e Accoglienza Turistica
- www.istoreco.re.it
- www.emiliaromagnaturismo.it
Il Duomo ha un ruolo fondamentale nel contesto storico,
artistico e culturale della città di Reggio Emilia.
La chiesa Cattedrale dedicata all’Assunta è il cuore della
vita ecclesiale e pastorale della città, ma anche centro di
iniziative culturali con una sua specifica voce nella vita
della comunità civile. Dal campanile in cui è situata la
Statua dorata della Madonna col Bambino la vista è bellissima. Si possono vedere chiese, teatri, musei, nuove
opere artistiche della nostra piccola grande città d’arte.
Una delle cose che ci salta subito all’occhio è la via Emilia
dell’epoca Romana. Sotto una copertura trasparente si
intravedono grandi blocchi di pietra a circa due metri di
profondità, praticamente intatti.
Nel centro troviamo gli edifici più antichi, risalenti all’epoca medievale. Una delle chiese più scenografiche è San
Prospero (997) sull’omonima piazza. Fu fondata per conservare le reliquie del patrono della città. Accanto possiamo scorgere la Torre Campanaria. Nella limitrofa Piazza
Prampolini (detta anche Piazza Grande) possiamo trovare oltre alla Cattedrale romanica, il Battistero, il Palazzo
del Monte, la Fontana del Crostolo ed infine il Palazzo
Municipale. Reggio Emilia si pregia del titolo “Città del Tricolore” perchè qui è nata la bandiera italiana, nel 1797 durante la Repubblica Cispadana. All’interno del Palazzo comunale troviamo il Museo del Tricolore, la cui visita è obbligata
per ogni turista che visita per la prima volta la nostra città.
A cinque minuti da Piazza Prampolini è situato il Teatro
Municipale (1857): stile neoclassico, colonne, statue ed atmosfera risorgimentale. Più antico il Teatro Ariosto. Poco
distanti i Musei Civici che contengono una grande raccolta
naturalistica, oltre a collezioni d’arte e di archeologia. Da
qui si arriva alla chiesa più affascinante di Reggio: la ricca e
barocca Basilica della Ghiara e poi al Palazzo Ducale, sede
della Provincia e della Prefettura.
Dal campanile, aguzzando la vista, lo sguardo arriva a vedere anche altri edifici, chiese e monumenti della provincia.
15
UNITà DIDATTICA 2
Il duomo di Reggio e
la
cattedra
del
vescovo
ad uso dei bambini
A chi si rivolge
Quarte e quinte scuola primaria
Discipline interessate
Abilità/requisiti
- Ascolto
- Interpretazione
- Elaborazione
Azioni/attività
- Ascolto insegnante
- Ritaglio delle foto
- Attribuzione della foto alle attività specificate
- Confronto
Il Duomo è una grande chiesa, chiamata Cattedrale e
dedicata alla Madonna Assunta. E’ la chiesa più importante della diocesi, così chiamata perché ospita la cattedra, una sedia particolare simbolo del ruolo di guida
proprio del vescovo, successore degli Apostoli di Gesù.
I bambini collegano normalmente la parola chiesa con
l’edificio. Vi è un altro modo di intendere la chiesa, quello
di comunità. La chiesa è nello specifico quella comunità formata da coloro che riconoscono in Gesù il figlio di
Dio e che sono stati battezzati. Nel nostro Paese esistono
molte chiese perché la storia italiana ha radici cristiane.
La chiesa quindi, non è solo luogo religioso ma anche un
simbolo culturale. Il Duomo esprime la fede degli uomini che hanno costruito questo edificio per dire che Dio è
grande e la fede di ogni persona che vi entra. Cosa si
fa in Duomo? Quali riti si celebrano? Facciamo insieme
questa attività cercando di scoprire chi sono e che cosa
fanno all’interno della chiesa alcuni fedeli “particolari”.
Durata
- 1 ore circa
Obiettivi
- Far comprendere agli studenti che il Duomo è una Chiesa comunità di persone
-Saper mettere in relazione lo spazio del Duomo allo
spazio di vita di ogni studente bambino
-Conoscere il significato delle figure che “abitano” il
Duomo: vescovo, sacerdote, laico, religioso e diacono
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Fotocopia la scheda, ritaglia ogni fotografia della
pagina precedente e incollala nei riquadri.
Cerca di scoprire la loro identità.
IL VESCOVO
La parola Vescovo viene dalla
lingua greca e signifca “ispettore, colui che controlla”. Ai
vescovi, infatti, sono affidati
la cura, il controllo, il coordinamento delle comunità parrocchiali presenti nella diocesi
(la Chiesa locale).
Fra i tanti Vescovi, quello della
città di Roma ha un ruolo particolare:
è il Papa (parola che significa appunto “Padre”),
il Pontrefice. è lui che rappresenta l’unità di tutti i
cristiani cattolici del mondo intero; è il “pastore”,
la guida, il vicario di Cristo, che continua il compito che all’inizio Gesù affidò a Pietro.
I SACERDOTI
Dal greco Presbiteros = colui
che è più anziano e saggio. I
sacerdoti sono i collaboratori
del Vescovo. Lo aiutano nella
cura della comunità cristiana:
celebrano la Messa, amministrano i sacramenti, spiegano
il Vangelo...
I DIACONI
Dal greco Diaconos = colui
che serve. I diaconi sono
stati scelti dagli Apostoli di
Gesù per l’assistenza al numero sempre crescente dei
cristiani delle prime comunità. Oggi continuano questo
compito di collaborazione
con i sacerdoti.
I RELIGIOSI
Nella Chiesa ci sono poi i religiosi:
frati, suore, monaci e monache
che vivono secondo una regola di
vita caratterizzata dall’obbedienza
e dalla castità. Vivono insieme nei
conventi, ma s’impegnano nella
società pre allievare le sofferenze
degli anziani e degli ammalati, si
dedicano all’educazione dei bambini e dei giovani.
I LAICI
La parola laico significa “popolo”. I
laici sono tutti i cristiani battezzati
che seguono l’insegnamento di
Gesù in ogni momento della loro
vita: uomini, donne, giovani, anziani, bambini... Sono operai, impiegati, maestri, commercianti, medici,
pensionati... Essi collaborano con i
sacerdoti prestando servizio nelle
comunità di cui fanno parte.
UNITà DIDATTICA 3
I restaurI
DELLa Cattedrale
ad uso delle insegnanti
www.fabbricaduomo.re.it
Metodi di lavoro
Arch. Severi, responsabile del progetto di
restauro
Restaurare un edificio con le dimensioni e la complessità della Cattedrale di Reggio Emilia significa coinvolgere
una molteplice quantità di aspetti che vanno al di là del
normale recupero di un bene culturale nelle sue valenze
primarie legate alla conservazione, fruibilità e corretta
lettura dell’opera d’arte. Molti fattori si incrociano, portando nel vivo del progetto le tematiche legate allo studio
delle stratificazioni storiche, siano esse legate alla storia
dell’arte, delle tecniche o della liturgia; all’utilizzo quotidiano dell’edificio, con implicazioni che vanno dalla messa in sicurezza antisismica ad una corretta ed aggiornata
dotazione impiantistica, ma soprattutto al ripensamento
di tutti questi elementi in funzione della liturgia, della sua
evoluzione e quindi della trasformazione architettonica
subita dall’edificio.
A questo va aggiunta la dimensione legata alla città, non
solo per l’importanza artistica del sito e del monumento
che vede coinvolti direttamente gli Enti di tutela, ma anche per l’innegabile ruolo che la Cattedrale ricopre come
“chiesa matrice”.
Tutta la filosofia che guida l’intervento di restauro e conservazione, messa a punto con le Soprintendenze e con
l’Ufficio diocesano Beni Culturali, ha lo scopo di tutelare il
monumento, risultato di secolari interventi di trasformazione, valorizzandone la ricchezza documentaria senza
privilegiare nessun particolare momento storico. La condizione favorevole, determinata dal protrarsi per un più di
un millennio del medesimo uso, offre per la Cattedrale,
come per altri edifici religiosi, la possibilità di rispettare
spazi e quindi architetture senza le problematiche del
restauro e riuso dei monumenti che hanno perso la funzione originale.
Scavi e rinvenimenti archeologici
Il primo archeologo ad effettuare scavi sistematici nella
cattedrale di Reggio Emilia fu, nel 1878, il sacerdote reggiano don Gaetano Chierici. L’area indagata dal Chierici,
vero e proprio pioniere dell’archeologia italiana, è quella
occupata dalla navata centrale. Proprio in questa parte della chiesa il Chierici ha rinvenuto un vasto ciclo di
mosaici, databili approssimativamente all’XI secolo, oggi
custoditi nei musei Civici, insieme ad altri dello stesso periodo provenienti da diverse chiese reggiane.
Di questi mosaici oggi rimane solo una parte, alcuni infatti sono andati perduti durante le approssimative operazioni di distacco e rimontaggio; c’era dunque qualche
speranza di ritrovarne alcune parti al di sotto della pavimentazione in marmo realizzata subito dopo gli scavi.
Rimuovendo il pavimento e il sottofondo in ghiaia realizzati dopo l’intervento del Chierici, si è ritrovato il piano di
utilizzo della Cattedrale e il sedime di distacco dei mosaici. Ne rimaneva ancora in situ un ampio lacerto, oggi
visibile grazie ad una pavimentazione in vetro, fra il IV
e il V pilastro del lato nord della navata. Si tratta di una
porzione con disegno geometrico a cerchi concentrici,
realizzata parte a mosaico parte in cotto e parte in opus
sectile con l’inserimento di marmi di probabile provenienza romana.
Tra i vari ritrovamenti nella navata centrale particolare
rilievo assumono un pozzo con camicia di mattoni in laterizio e una buca utilizzata per la cottura della calce (all’interno della chiesa stessa), testimonianze straordinarie
che ci proiettano all’interno della vita del cantiere medioevale della cattedrale. Alla base della scalinata che
dà accesso al presbiterio, sui due lati della navata centrale, sono inoltre emersi i due ingressi alla cripta, databili
approssimativamente al sec. XII, rimasti probabilmente
aperti fino ai primi anni del Cinquecento. Questi accessi,
estremamente lacunosi dalla parte della navata, si sono
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rivelati perfettamente conservati, per la parte, da poco scavata, nella cripta, dove sono emersi interessanti lacerti di
decorazioni a fresco e buona parte dei gradini e pavimenti
originali degli accessi. Le maggiori novità per quanto concerne la storia dell’edificio provengono tuttavia dalla parte
della navata più vicina all’odierna facciata della chiesa,
dove gli scavi hanno dato risultati del tutto inaspettati.
Durante i primi scavi condotti nella navata minore sud si
era constatato, come già testimoniato dal Chierici, che
l’originaria facciata della chiesa si trovava, fin all’incirca
al XII-XIII secolo, arretrata di una campata rispetto all’attuale. Nel corso di questi scavi, gli archeologi, diretti dalla
Soprintendenza Archeologica dell’Emilia Romagna, hanno rinvenuto una porzione di muratura circolare, a cui si
trovavano addossate tre tombe databili al IX-X secolo,
che ha messo in dubbio quanto fino ad ora ritenuto sulla
base degli scavi del Chierici. Il proseguimento degli scavi nella navata centrale ha infatti restituito le poderose
murature di una struttura circolare, corrispondente alle
prime due campate della navata, all’interno della quale
sono state rinvenute numerose sepolture analoghe alle precedenti. Si tratta in pratica di una sorta di edificio circolare
che andava a incastrarsi nella facciata formando una specie di controabside, secondo i modelli delle coeve chiese di
area germanica del X secolo. La struttura, di cui fino ad ora
nessuno supponeva l’esistenza, si sviluppava probabilmente a più livelli (forse vi era un affaccio a quota più alta nella
navata centrale) come sembrano suggerire le due scale a
chiocciola rinvenute all’interno dello spessore delle murature. Ulteriori approfondimenti sulle murature perimetrali
hanno dimostrato che l’edificio circolare è il risultato dell’accostamento di due semicerchi, uno dei quali, quello interno,
più sottile, costituisce l’abside di una chiesa anora più antica
che si sviluppava sulla piazza e che ha certamente origini
paleocristiane (VI-VII secolo).
La struttura archeologica è attualmente ispezionabile
tramite una botola posta nella navata che consente agli
studiosi di accedere a questa importante testimonianza.
L’operazione ha inoltre permesso di indagare e consolidare le fondazioni della prima coppia di pilastri della navata (sui quali insiste la mole dell’attuale torre ottagonale), mantenendo l’omogeneità della lettura complessiva
dell’edificio attuale e preservando l’integrità di quello che
è il più antico edificio cristiano della diocesi.
UNITà DIDATTICA 4
LA CATTEDRALE
Ead uso
LAdeiLINEA
DEL
TEMPO
bambini
A chi si rivolge
Quarte e quinte scuola primaria
Discipline interessate
Abilità/requisiti
- Ascolto
- Interpretazione
- Elaborazione
Azioni/attività
- Ascolto insegnante
-Fotocopia della pagina
-I bambini colorano la piantina del Duomo seguendo la legenda e la linea immaginaria del tempo
- Confronto
Durata
- 2 ore circa
Obiettivi
- Far comprendere agli studenti i principali cambiamenti
del Duomo nel tempo
- Far capire agli studenti che il restauro è “un’officina”
attenta a riportare a nuova vita l’opera d’arte
Il Duomo è un luogo che ha continuamente “cambiato pelle”,
come ben si comprende sin dalla facciata, testimonianza di
una comunità che nella Cattedrale voleva immedesimarsi,
offrire un’immagine di sé. Il Duomo è tornato a splendere
dopo un grande intervento di restuaro in questi ultimi anni:
un’officina in cui si è ri-creato.
Infatti non si è trattato solo di
pulire e riportare tutto ad un
ordine “originario”, ma di dare
nuova vita ad un edificio palpitante e in cui si sono succedute innumerevoli stesure; per
sintetizzare possiamo parlare
di un edificio d’epoca francolongobarda, di uno d’epoca
romanica, di interventi rinascimentali e di rifacimenti secenteschi. Tutti questi momenti
ora possono essere letti.
sec. VI-VII
sec. IX-X
sec. XIII
inizio sec. XVI
metà sec. XVI
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SCAVO ROTONDA, VI-VII secolo
L’antica cattedrale occupava la piazza
antistante. è la cattedrale di età
longobarda.
ABSIDI, inizio sec. XVI
Alla fine del 1400, il Vescovo Bonfrancesco
Arlotti decide di ampliare il Duomo e ricostruisce
le abdisi.
CAPITELLI ROMANICI, X-XI secolo
A seguito dell’invasione degli Ungari che
uccisero anche il Vescovo, la chiesa è
ricostruita arretrandola così da ampliare la
piazza antistante. La cattedrale è in stile
romanico e con un ricco pavimento in mosaico.
FACCIATA, sec. XIII e metà sec. XVI
La facciata romanica del XIII sec. viene
rivestita in marmo nel XVI sec. ma resta
incompiuta. Successivamente s’interverrà
sull’interno. Le colonne saranno inglobate
in pilastri quadrangolari.
RESTAURO DUOMO, 2000
RESTAURO CRIPTA, 2006
UNITà DIDATTICA 5
Le chiese: stili e
simboli
liturgici
ad uso dei bambini
A chi si rivolge
Quarte e quinte scuola primaria
Discipline interessate
Nel corso dei secoli lo stile delle chiese ha subito notevoli
mutamenti, ma nonostante le differenze esteriori, la loro
funzione è la stessa: accogliere i fedeli.
Nel glossario si possono leggere informazioni su: chiesa
romanica, gotica, rinascimentale, barocca, moderna.
L’adeguamento liturgico della cattedrale
Mons. Ghirelli, responsabile Ufficio beni culturali della Diocesi
Abilità/requisiti
- Ascolto
- Interpretazione
- Elaborazione
Azioni/attività
- Breve introduzione dell’insegnante che mostra ai
bambini la scheda riposta nella tasca con immagini di chiese costruite in tempi diversi.
-Spiegazione del significato delle diverse forme di chiese.
-Lavoro dei bambini che completano la scheda.
- Confronto
Durata
- 2 ore circa
Obiettivi
- Saper individuare come le chiese si sono evolute nel tempo, e come la fede è stata interpretata dai vari artisti nei vari stili architettonici.
-Far acquisire una corretta terminologia dei segni e
simboli liturgici presenti in ogni chiesa.
Si tratta di mantenere vivo questo edificio e di non ridurlo
a museo, bel salotto di casa da mostrare ad eventuali ospiti per lo stupore d’un momento. Questo è il luogo
vivo della preghiera della comunità cristiana di Reggio;
dunque si vorrebbe adeguarlo, secondo l’insegnamento
dei nostri pastori, alla liturgia del Concilio Vaticano II, per
una preghiera che torni ad essere comunitaria e dove
l’assemblea ritrovi la sua centralità.
Il gruppo di lavoro (progettista, teologi, liturgisti, storici
dell’arte e dell’architettura) è partito dalla necessità di
sperimentare, consapevole che intervenire in uno spazio
tanto carico di “storie” esige rispetto e, in particolare, disponibilità ad una verifica sul campo delle idee.
Tra gli obiettivi dell’intervento vi è quello, prioritario, di
dare un assetto “significante” alle emergenze liturgiche
secondo l’insegnamento del Concilio Vaticano II; non tanto per un generico bisogno di ordine, ma per rispondere
a fondamentali istanze dei Padri conciliari.
Riteniamo infatti che la nostra attenzione alle Chiese
debba essere diretta, in primo luogo, a ciò che dentro
ad esse si “fa” e si è “fatto”, cioè alla Liturgia, “culmine”
dell’azione della Chiesa.
E una buona celebrazione liturgica è lo scopo del ragionare di spazi, di cose, di movimenti, di parole; e di uomini
che vogliono parlare tra loro e con Dio. L’essere monumenti d’arte, per una Chiesa, viene dopo; meglio ancora
se avviene insieme alla dinamica liturgica.
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RITAGLIA E INCOLLA SUL TUO QUADERNO I DISEGNI DELLE DIVERSE
CHIESE. SCRIVI ACCANTO A CIASCUNO DI ESSI LE CARATTERISTICHE
DELLO STILE ARCHITETTONICO CORRISPONDENTE.
UNITà DIDATTICA 6
Ogni storia un personaggio,
ogni
personaggio
una
storia
ad uso dei bambini
A chi si rivolge
Quarte e quinte scuola primaria
Discipline interessate
Azioni/attività
- Lettura o ascolto della storia di San Girolamo e di Crisante e Daria
-Illustrazione del dipinto in grande dimensione
-Spiegazione del dipinto della Madonna dell’Assunta del
-Guercino (pala d’altare della Cappella Fiordibelli)
e dei simboli presenti
-Ascolto dei commenti dei bambini
-I bambini completano la scheda
Durata
- 2 ore circa
Obiettivi
- Saper individuare gli elementi più significativi delle vite
dei Santi tramite il racconto di storie e di leggende
-Saper ricostruire attraverso simboli e significati
il linguaggio legato all’iconografia artistica
In questa Unità lavoriamo coi bambini su un’opera importante della Cattedrale che ritroviamo in grande formato nella tasca del kit.
Dati:
Madonna assunta e i santi Pietro apostolo e Girolamo
1625-1626
Collocazione: Cappella Fiordibelli
Autore: Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino
(Cento 1591 - Bologna 1666)
Restauro: Avio Melloni, Reggio Emilia (2007-2008)
Guercino non aveva ancora consegnato alla basilica della Ghiara di Reggio Emilia la grande pala commissionata
dalla Comunità, raffigurante il Crocifisso con la Madonna,
la Maddalena, san Giovanni evangelista e san Prospero,
patrono di Reggio, quando ricevette, sull’onda della soddisfazione per quel dipinto in corso d’esecuzione, l’incarico della pala qui analizzata, destinata a ornare l’altare
della cappella Fiordibelli nella Cattedrale.
Il soggetto affidatogli accosta singolarmente l’immagine
della Madonna assunta, cui la cattedrale è dedicata, alle
figure di san Pietro benedicente, titolare della cappella,
seduto in cattedra con il triregno poggiato a terra, e di
san Girolamo (nella tasca: storia del santo) ispirato nell’atto di scrivere i testi sacri, il dottore della Chiesa al quale era dedicata la seconda cappella della cattedrale, poi
ceduta al Collegio dei Notai per il culto del loro protettore
san Luca.
Guercino aveva allora raggiunto la piena maturità artistica. Il soggiorno a Roma tra il 1621 e il 1623, negli anni di
pontificato del bolognese Gregorio XV Ludovisi, lo aveva consacrato, grazie alla grandiosa pala del Martirio di
santa Petronilla per la basilica di San Pietro e agli affreschi del Casino Ludovisi, tra i principali artisti del tempo,
in grado di insidiare il primato saldamente tenuto da Guido Reni, sia a Roma che a Bologna.
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TITOLO
AUTORE
CHè
MI PIACE PER
Osserva attentamente il dipinto del Guercino: guardalo da diversi punti di
vista e poi avvicinati per scoprire i dettagli. Ora siediti e, senza guardare il
dipinto, disegna nello spazio predisposto l’immagine che ti è rimasta in mente.
UNITà DIDATTICA 7
La cripta:
nel “cuore” della Cattedrale
in dialogo con la città
ad uso dei bambini
A chi si rivolge
Terze, quarte e quinte della scuola primaria
Discipline interessate
Abilità
Ascolto, interpretazione, rielaborazione
Azioni/attività
- Introduzione dell’insegnante
- Discussione in cerchio con i bambini
- Spiegazione
- Interpretazione e rielaborazione attraverso il disegno
Durata
- 2 ore
Prima parte
L’insegnante in cerchio fa parlare i bambini stimolando
la discussione con queste domande:
Nella vostra casa c’è un luogo che preferisci? Qual é
la stanza a cui sei più affezionato? Perché? Cosa c’è di
così particolare e bello?
I bambini raccontano.
L’insegnate spiega poi brevemente il significato religioso della cripta seguendo questa traccia:
La Cattedrale viene da una casa….sotto il pavimento
della cripta ci sono ancora i segni della casa di una
famiglia romana dove probabilmente si riunivano le prime comunità cristiane. Ora, come una casa, la Cattedrale ha bisogno di un luogo di intimità e di interiorità.
La cripta é innanzitutto questo luogo, non solo come
edificio ma come vita di una comunità.
Il progetto è quello di portare nella cripta la Cattedrale
della preghiera con la celebrazione eucaristica quotidiana e l’adorazione.
Questo vuol dire ritornare alle radici della vita di una
comunità.
Obiettivi
- Far capire agli alunni il significato della relazione tra il
Duomo e la comunità/città
- Far conoscere gli elementi simbolici/religiosi e artistici
della cripta
-Avvicinare gli alunni alla comprensione dell’opera d’arte contemporanea
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La cripta come luogo delle radici e della preghiera, ma
pure della memoria di una Chiesa che è anzitutto fatta di
testimoni.
Il passetto, luogo da cui si accede fisicamente alla cripta,
invita a fare memoria dei propri cari defunti e ne suggerisce il ricordo alla comunità.
Qui troviamo l’opera di G. Pompili (si veda la foto) una
scultura che rappresenta la cattedrale e delle casette che
esprimono l’idea della città. Tutto sotto un cielo stellato.
Entrambe camminano sotto lo sguardo di Dio.
La Cattedrale nella scultura di Pompili non è completa:
due lati sono ancora grezzi. La non completezza della
chiesa dice che sono le persone che la “completano” : è
la comunità “pellegrina sotto lo sguardo vigile di Dio” (così
nella terza preghiera eucaristica in cui l’assemblea prega
per l’effusione dello Spirito sulla Chiesa).
Seconda parte
A questo punto su un foglio su cui è stata fotocopiata l’immagine qui tracciata i bambini completano la loro opera e
provano a tracciare un “collegamento” tra il disegno della
Cattedrale e quello della loro città/paese per farli dialogare sotto “lo sguardo di Dio”.
Il collegamento-dialogo può essere rappresentato secondo la fantasia dei bambini da linee disegnate, parole,
colori, materiali vari, ecc.
GLOSSARIO
ABSIDE: parte terminale della navata o del transetto solitamente di forma semicircolare.
ACQUASANTIERA: contiene l’acqua benedetta per fare il segno della croce.
ALTARE: luogo dal quale il sacerdote celebra l’Eucarestia.
AMBONE: luogo dal quale si proclama la parola di Dio.
ARCA: cassa o cofano per contenere reliquie.
ARCHITRAVE: elemento architettonico orizzontale che poggia su pilastri o colonne.
ARCHIVOLTO: elemento architettonico che segue l’andamento di un arco o di una lunetta.
BASILICA CRISTIANA: nell’antica Roma con il termine “basilicum” s’intendevano quei luoghi
in cui s’amministrava la giustizia (tipo tribunali). L’imperatore Costantino fece costruire delle
grandi basiliche realizzate sul modello di quelle romane, fra cui S Giovanni in Laterano, San
Pietro in Vaticano, San Paolo fuori le mura.
CAMPATA: spazio compreso tra i due pilastri della navata della chiesa.
CANONICI: clero di chiesa Cattedrale.
CAPITELLO: parte superiore della colonna o del pilastro, è spesso decorato con motivi veetali
o con figure umane.
CARTIGLIO: rotolo di carta su cui sono scritte delle frasi importanti.
CATINO ABSIDALE: calotta collocata sopra l’abside.
CATECUMENI: chi si prepara al battesimo attraverso l’insegnamento religioso (catechismo).
CHIAVE DI VOLTA: elemento centrale collocato al vertice di un arco o di una volta o nel punto
di incontro dei costoni.
CHIESA BAROCCA: tra il 1600 e il 1700, furono edificate chiese ricche di statue, di marmi
pregiati, di ornamenti d’oro. L’altare maggiore venne costruito verso la parete di fondo e
separato dai fedeli da una balaustra.
CHIESA GOTICA: dal trecento con lo stile gotico, le chiese abbandonarono la loro semplicità
per arricchirsidi svettanti guglie, di grandi archi, alte colonne, di vetrate con immagini sacre
dipinte con colori vivaci e numerose statue. Le chiese erano molto alte e la loro struttura,
rivolta verso il cielo, quasi indicava il desiderio dell’uomo d’innalzarsi a cercare Dio.
CHIESA MODERNA: oggi le nuove chiese spesso non hanno il campanile, nè fregi, nè cupole.
Dopo il Concilio Vaticano II, le balustre vengono abbattute e l’altare è rivolto verso i fedeli. Spesso
hanno una struttura “a tenda” per richiamare la “tenda dell’incontro” dove gli ebrei conservavano
l’arca dell’alleanza, per rappresentare il cammino verso la salvezza culminato con Gesù.
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CHIESA ROMANICA: intorno all’anno Mille e per tutto il duecento, sorsero chiese in stile
romanico, uno stile semplice ma maestoso. Grosse mura, colonne basse, tozza e la presenza del campanile, che invitata i credenti alle funzioni.
CHIESA RINASCIMENTALE: tra il 1450 e il 1550, l’architettura delle s’ispirò all’armonia e
alla bellezza dell’arte greco romana. Sopra l’altare s’innalzano maestose cupole.
COMMITTENTI: coloro che pagano l’artista per la realizzazion di un’opera d’arte.
CONTROFACCIATA: parete interna che si trova in corrispondenza della facciata
CORO: zona dotata di stalli e destinata ai cantori o al clero, collocata nella parte absidale
del presbiterio.
COSTOLONI: nervature a vista di una volta o di una cupola.
CRIPTA: ambiente sotterraneo della chiesa di solito situata sotto il presbiterio.
CUPOLA: copertura di un edificio circolare.
CUSPIDE: punta, di solito triangolare, di un edificio o di una sua parte.
FIGURE ALLEGORICHE: immagine di persona che raffigura un’idea.
FORO: piazza principale della città romana.
NAVATA: spazio centrale o laterale della chiesa delimitato da file di colonne.
PENNACCHI: traingoli rovesciati che collegano la cupola con i pliastri alla base.
PIANTA A CROCE LATINA: pianta di chiesa che riprende la forma della croce di Gesù.
PILASTRO: elemento architettonico verticale di sostegno (per archi, architravi, volte)
PINNACOLO: piccola guglia collocata sugli edifici gotici.
PODESTà: colui che era a capo del Comune nel Medioevo.
PULPITO: tribuna rialzata, collocata sul presbiterio e usata per la lettura del Vangelo.
SALTERIO: antico strumento musicale simile alla cetra.
TABERNACOLO: luogo in cui è custodita l’Eucarestia.
TRANSETTO: nella pianta di una chiesa a croce latina indica il braccio più corto.
BIBLIOGRAFIA
(i testi sono consultabili anche presso l’Ufficio beni culturali della Diocesi)
Per gli insegnanti
Autori Vari “L’altare, mistero di presenza opera dell’arte. Atti del 2° Convegno internazionale
di Bose 2003”, Ed. Qiqajon Bose 2005
Autori Vari “L’ambone, tavola della parola di Dio. Atti del 3° Convegno internazionale di Bose
2005”, Ed. Qiqajon Bose 2006
Autori Vari “Spazio liturgico e orientamenti. Atti del 4° Convegno internazionale di Bose 2006”,
Ed. Qiqajon Bose 2007
Autori Vari “Le cattedrali dell’Emilia Romagna: storie, arte, liturgia”, Nicolodi Editore, Rovereto
2007
Monducci Elio e Nironi Vittorio “Il Duomo di Reggio Emilia”, Bizzocchi Editore 1984
Burckhardt Titus “La nascita della cattedrale: Chartre”, Ed. Arkeios Roma 1998
Carraz Damien “L’architettura medievale in Occidente”, Ed. Arkeios Roma 2002
CEI “La progettazione delle nuove chiese”, Ed. Dehoniane Bologna 1993
CEI “L’adeguamento delle chiese secondo la riforma liturgica”, Ed. Dehoniane Bologna 1996
Debuyst Frederic “Il genius loci cristiano”, Ed. Sinai Milano 2000
Gabetti Roberto “Chiese per il nostro tempo - come costruirle, come rinnovarle”, Torino 2000
Romano Guardini “Lo spirito della liturgia - i santi segni”, Ed. BS 2000
Lercaro Giacomo “La chiesa nella città”, Ed. San Paolo Milano 1996
Richter Klemens “Spazio sacro e immagini di chiesa”, Ed. Dehoniane 2002
Von Sison “La cattedrale gotica. Il concetto medievale di ordine”, Ed. Il Mulino Bologna 1988
Per i BAMBINI
Mignon Olivier e Siard Frederic “Catechesi di pietra. Guida alla lettura di una chiesa”,
Ed. Elledici Torino 2001
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TASCA CON
ALLEGATI
TEATRO VALLI
BASILICA DELLA GHIARA
COMUNE DI REGGIO EMILIA
DUOMO DI
REGGIO EMILIA
CHIESA DI SAN PROSPERO
SALA DEL TRICOLORE
UNITÀ DIDATTICA 1
IL CENTRO DI REGGIO EMILIA
CAVRIAGO
CASALGRANDE
RUBIERA
LA PROVINCIA DI REGGIO EMILIA
UNITÀ DIDATTICA 1
REGGIO EMILIA
PONTI DI CALATRAVA
NOVELLARA
UNITÀ DIDATTICA 4
LA CATTEDRALE
E LA LINEA DEL TEMPO
UNITÀ DIDATTICA 6
SAN GIROLAMO
si può ascoltare la storia di San Girolamo (RadioRai)
sul sito: www.santiebeati.it/dettaglio/24650
È un Padre della Chiesa che ha posto al centro della sua vita la Bibbia: l’ha tradotta nella
lingua latina, l’ha commentata nelle sue opere, e soprattutto si è impegnato a viverla
concretamente nella sua lunga esistenza terrena, nonostante il ben noto carattere difficile
e focoso ricevuto dalla natura.
Girolamo nacque a Stridone verso il 347 da una famiglia cristiana, che gli assicurò un’accurata formazione, inviandolo anche a Roma a perfezionare i suoi studi. Da giovane sentì
l’attrattiva della vita mondana, ma prevalse in lui il desiderio e l’interesse per la religione
cristiana. Ricevuto il battesimo verso il 366, si orientò alla vita ascetica e, recatosi ad Aquileia, si inserì in un gruppo di ferventi cristiani, da lui definito quasi «un coro di beati» riunito
attorno al Vescovo Valeriano. Partì poi per l’Oriente e visse da eremita nel deserto di Calcide, a sud di Aleppo, dedicandosi seriamente agli studi. Perfezionò la sua conoscenza del
greco, iniziò lo studio dell’ebraico, trascrisse codici e opere patristiche. La meditazione, la
solitudine, il contatto con la Parola di Dio fecero maturare la sua sensibilità cristiana. Sentì
più pungente il peso dei trascorsi giovanili, e avvertì vivamente il contrasto tra mentalità
pagana e vita cristiana: un contrasto reso celebre dalla drammatica e vivace “visione”,
della quale egli ci ha lasciato il racconto. In essa gli sembrò di essere flagellato al cospetto
di Dio, perché «ciceroniano e non cristiano».
Nel 382 si trasferì a Roma: qui il Papa Damaso, conoscendo la sua fama di asceta e la
sua competenza di studioso, lo assunse come segretario e consigliere; lo incoraggiò a
intraprendere una nuova traduzione latina dei testi biblici per motivi pastorali e culturali.
Alcune persone dell’aristocrazia romana, soprattutto nobildonne come Paola, Marcella,
Asella, Lea ed altre, desiderose di impegnarsi sulla via della perfezione cristiana e di approfondire la loro conoscenza della Parola di Dio, lo scelsero come loro guida spirituale
e maestro nell’approccio metodico ai testi sacri. Queste nobildonne impararono anche il
greco e l’ebraico.
Dopo la morte di Papa Damaso, Girolamo lasciò Roma nel 385 e intraprese un pellegrinaggio, dapprima in Terra Santa, silenziosa testimone della vita terrena di Cristo, poi in
Egitto, terra di elezione di molti monaci. Nel 386 si fermò a Betlemme, dove, per la generosità della nobildonna Paola, furono costruiti un monastero maschile, uno femminile
e un ospizio per i pellegrini che si recavano in Terra Santa, «pensando che Maria e Giuseppe non avevano trovato dove sostare». A Betlemme restò fino alla morte, continuando
a svolgere un’intensa attività: commentò la Parola di Dio; difese la fede, opponendosi
vigorosamente a varie eresie; esortò i monaci alla perfezione; insegnò la cultura classica
e cristiana a giovani allievi; accolse con animo pastorale i pellegrini che visitavano la Terra
Santa. Si spense nella sua cella, vicino alla grotta della Natività, il 30 settembre 419/420.
La preparazione letteraria e la vasta erudizione consentirono a Girolamo la revisione e la
traduzione di molti testi biblici: un prezioso lavoro per la Chiesa latina e per la cultura occidentale. Sulla base dei testi originali in greco e in ebraico e grazie al confronto con precedenti versioni, egli attuò la revisione dei quattro Vangeli in lingua latina, poi del Salterio
e di gran parte dell’Antico Testamento. Tenendo conto dell’originale ebraico e greco, dei
Settanta, la classica versione greca dell’Antico Testamento risalente al tempo precristiano, e delle precedenti versioni latine, Girolamo, affiancato poi da altri collaboratori, poté
offrire una traduzione migliore: essa costituisce la cosiddetta “Vulgata”, il testo “ufficiale”
della Chiesa latina, che è stato riconosciuto come tale dal Concilio di Trento e che, dopo la
recente revisione, rimane il testo “ufficiale” della Chiesa di lingua latina.
Che cosa possiamo imparare noi da San Girolamo? Mi sembra soprattutto questo: amare
la Parola di Dio nella Sacra Scrittura. Dice San Girolamo: “Ignorare le Scritture è ignorare
Cristo”. Perciò è importante che ogni cristiano viva in contatto e in dialogo personale
con la Parola di Dio, donataci nella Sacra Scrittura. Questo nostro dialogo con essa deve
sempre avere due dimensioni: da una parte, dev’essere un dialogo realmente personale,
perché Dio parla con ognuno di noi tramite la Sacra Scrittura e ha un messaggio ciascuno. Dobbiamo leggere la Sacra Scrittura non come parola del passato, ma come Parola
di Dio che si rivolge anche a noi e cercare di capire che cosa il Signore voglia dire a noi.
Ma per non cadere nell’individualismo dobbiamo tener presente che la Parola di Dio ci
è data proprio per costruire comunione, per unirci nella verità nel nostro cammino verso
Dio. Quindi essa, pur essendo sempre una Parola personale, è anche una Parola che
costruisce comunità, che costruisce la Chiesa.
Dice San Girolamo: «Cerchiamo di imparare sulla terra quelle verità la cui consistenza
persisterà anche nel cielo» (Ep. 53,10).
Autore: Papa Benedetto XVI (Udienza generale 14 Novembre 2007)
SANTI CRISANTE E DARIA
Altre storie di santi possiamo scoprire nel Duomo. Nella cripta si trovano infatti le reliquie
dei Santi Crisante e Daria i giovani martiri romani, fidanzati o forse sposi, protettori della
città di Reggio Emilia.
Vissero e morirono nel III secolo, l’anno del martirio si suppone fosse il
283; sono ricordati singolarmente o in coppia . La loro vicenda, narrata
in modo epico e fantasioso dalla ‘passio’, risente senz’altro della lontananza del tempo e della necessità di ricostruire la ‘Vita’ con pochissime
notizie certe. Crisante figlio di un certo Polemio, di origine alessandrina,
venne a Roma per studiare filosofia al tempo dell’imperatore Numeriano (283-284), qui ebbe l’occasione di conoscere il presbitero Carpoforo,
quindi si istruì nella religione cristiana e poi si fece battezzare.
Il padre Polemio cercò in tutti i modi di farlo tornare al culto degli dei, si
servì anche di alcune donne e specialmente della vestale Daria, dotta
e bella donna. Ma Crisante riuscì a convertire Daria e di comune accordo, simulando il matrimonio, poterono essere lasciati liberi di predicare,
convertendo molti altri romani al Cristianesimo.
Crisante e Daria dopo essere stati sottoposti ad estenuanti interrogatori, furono condotti sulla Via Salaria, gettati in una fossa e sepolti vivi sotto una gran quantità di terra e sassi. Dagli ‘Itinerari’ del secolo VII, si sa
che i due martiri erano sepolti in una chiesetta del cimitero di Trasone
sulla medesima Via Salaria nuova. Nel 947 le reliquie sarebbero state trasferite a Reggio
Emilia ad opera del vescovo Adelardo.