ALLA SCOPERTA DEL DUOMO DI REGGIO EMILIA con il patrocinio: L’équipe tecnico-scientifica: Anna Corridori, Graziella Beatrice, Vittorio Cenini, mons. Tiziano Ghirelli, Giulia Marchetti, Fernando Miele, Chiara Panciroli, Mauro Severi Coordinamento: Paola Panciroli Progetto grafico e illustrazioni: Gloria Rosselli, Studio Salsi Comunicazione Questo progetto, nato dalla collaborazione tra gli Uffici scuola e beni culturali della Diocesi di Reggio Emilia e Guastalla, è dedicato agli insegnanti della scuola primaria con l’obiettivo di far conoscere il Duomo di Reggio Emilia, un ‘opera importante del patrimonio artistico del territorio reggiano. Si tratta di un progetto di profilo interdisciplinare e culturale, a cui possono partecipare tutti gli alunni sia coloro che si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica, sia quelli non avvalentisi. Obiettivo del percorso Educare alla conoscenza e all’uso consapevole del patrimonio culturale locale, mediante la lettura del territorio e dei suoi segni, resa possibile dagli strumenti delle discipline interessate. Metodologia didattica La consulenza metodologica e didattica sarà garantita da un gruppo di lavoro composto da diversi e qualificati esperti dei due Uffici promotori, della Fabbrica del Duomo di Reggio e della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Modena-Reggio. Alcuni tirocinanti della suddetta Facoltà potranno seguire nei laboratori l’attività del docente coi bambini. Tempistica 11 novembre 2010: (ore 15 - 17.30) “Modelli didattici museali per la scoperta dell’arte” (prof.ssa Chiara Panciroli – Università di Bologna) e spiegazione dell’utilizzo del kit didattico 18 novembre 2010: (ore 15 - 17) “La cripta dopo il restauro” (Fernando Miele e arch. Severi): aspetti storici, liturgici ed architettonici 25 novembre 2010: (ore 15 - 17) “Alla scoperta del duomo” (Mons. Ghirelli e arch. Severi): per una lettura liturgica, iconografica e architettonica. Nuove prospettive d’arte contemporanea. gennaio/febbraio 2011: attività in classe marzo/aprile 2011: visita del Duomo e laboratorio da realizzarsi nei locali attigui del Museo diocesano. I bambini saranno visitatori speciali perché già preparati maggio 2011: realizzazione di elaborati dei bambini per partecipazione ad un concorso. Gli elaborati verranno esposti in una mostra pubblica. 3 Il kit didattico L’équipe scientifica ha ideato e realizzato il KIT didattico per aiutare l’insegnante a strutturare alcune unità di apprendimento finalizzate alla conoscenza delle tematiche dell’arte, della cultura liturgica e delle trasformazioni architettoniche, alla scoperta del Duomo restaurato. Il KIT è stato studiato per promuovere un approccio di apprendimento graduale e ludico riscoprendo, in un “fare piacevole”, conoscenze orientate all’arte sacra. Le otto schede di cui si costituisce il Kit si rivolgono alcune alle insegnanti, al fine di offrire una presentazione dei contenuti base del percorso e altre alle classi, attraverso proposte interattive che richiamano ogni bambino ad una interpretazione personale delle diverse opere e delle molte storie che “abitano” il Duomo. I bambini potranno così acquisire metodologie innovative e linguaggi specifici attraverso una lettura interdisciplinare in riferimento a diversi ambiti disciplinari: archeologico, liturgico, artistico/pittorico, storico/geografico. Per informazioni sul progetto contattare: l’Ufficio scuola della Diocesci - Tel. 0522/406887 - Fax 0522/406881 [email protected] - www.portaleirc.it Istruzioni per l’uso: Nelle diverse schede ad uso dei bambini comparirà il logo degli ambiti disciplinari coinvolti nell’attività della scheda. il kit didattico è consultabile anche nel sito internet www.fabbricaduomo.re.it Nei due siti si trovano anche: materiali utilizzabili per approfondimenti sui contenuti delle schede; fotogallery delle attività svolte nella precedente edizione del progetto; foto degli elaborati dei bambini esposti nella Mostra di ottobre 2010; rassegna stampa. Geografia Italiano Storia Religione Cattolica La tasca In fondo al kit sono inseriti alcuni materiali utilizzabili coi bambini Arte e Immagine Tecnologia “La cattedrale propone degli ornamenti che non vengono scelti per piacere, ma per presentare alla vista del popolo una teologia della Chiesa” Georges Duby INTRODUZIONE Con il termine “cattedrale” si intende indicare la chiesa principale di una diocesi, la sede del vescovo e della sua “cattedra”, ossia di quella sedia troniforme che ne simboleggia e identifica l’autorità del magistero e la guida pastorale. Questa particolare chiesa è anche detta “duomo”, parola che deriva da domus episcopalis (casa del vescovo), espressione che in origine indicava tutta la zona residenziale del vescovo e dei canonici e che a partire dal tardo Medioevo passò a identificare il solo edificio ecclesiastico. La chiesa cattedrale in una Diocesi è quindi il cuore della vita ecclesiale e pastorale; è la chiesa del Vescovo ove egli esercita in maniera speciale il suo ministero di maestro e pastore e sacerdote della Chiesa locale affidata alla sua guida. Essa è anche segno della dimora di Dio in mezzo al suo popolo; è luogo dove si raduna in assemblea la Comunità dei figli di Dio, che, pellegrina sulla terra, cammina alla sequela del suo Signore Gesù Cristo ed è immagine di quella Chiesa spirituale alla cui edificazione e sviluppo i battezzati sono chiamati dalla loro professione cristiana. È per tali ragioni che il popolo di Dio si riunisce in cattedrale per le grandi celebrazioni annuali: le solennità pasquali e del Natale, la Messa crismale del Giovedì Santo, possibilmente per le ordinazioni sacre. La cattedrale è anche segno della Chiesa orante come mette in evidenza la celebrazione della liturgia delle Ore e il servizio corale officiato dal capitolo dei canonici. È abitualmente nella cattedrale che vengono sepolti i vescovi e si conservano le memorie e le tradizioni storiche della Chiesa locale. Per questo ogni Diocesi ha sempre cercato di curare, conservare ed abbellire sotto il profilo artistico e liturgico la sua cattedrale. * vedi: video sul sito della Fabbrica del Duomo www.fabbricaduomo.re.it A seguito anche dei danni causati all’edificio dalle scosse telluriche del 1996 e del 2000, grazie alla virtuosa sinergia tra gli Organi periferici del Ministero per i Beni e le Attività culturali, gli Enti locali, gli organismi diocesani, il Comitato per il restauro della cattedrale, valenti tecnici e imprese di provata esperienza, si è avviato un radicale restauro scientifico. Nel novembre 2008 la cattedrale è nuovamente restituita alla città in occasione della memoria liturgica della sua dedicazione, mentre si opera per il restauro della cripta, dove dal X secolo riposano i corpi dei santi compatroni Crisante e Daria, e per la realizzazione dei nuovi poli celebrativi. Quest’ultimo significativo intervento, alla luce delle indicazioni magisteriali scaturite dalla riforma liturgica del Concilio Vaticano II, prevede soprattutto la realizzazione della cattedra episcopale, segno del magistero di padre e pastore proprio del vescovo; dell’ambone, trono su cui la Sacra Scrittura è posta per annunciare a tutta l’assemblea la divina Parola che salva; dell’altare, segno di Cristo, pietra angolare su cui si edifica la Chiesa, ara del sacrificio pasquale che si rinnova nel memoriale della celebrazione eucaristica. 5 La cattedrale di Reggio Emilia tra storia e memoria Le fonti medievali menzionano la chiesa episcopale reggiana solo negli ultimi secoli del primo millennio. Essa tuttavia doveva già esistere a metà del V secolo; nel 451 infatti il vescovo di Reggio Favenzio interviene a Milano in una assemblea sinodale. Gli scavi archeologici recentemente effettuati nella cattedrale reggiana hanno comunque appurato che l’attuale fabbrica occupa parte di un’area che in antico costituiva la zona absidale di un edificio cultuale risalente almeno al VI - VII secolo. Di questa chiesa, che si estendeva tra la prima campata del duomo odierno e sotto la piazza antistante ad ovest, è stata riportata alla luce l’abside, oggetto di un significativo intervento di “riuso” forse a seguito delle incursioni ungare che causano anche la morte del vescovo Azzo. Infatti, grazie alla concessione dell’imperatore Ludovico III al vescovo Pietro di fortificare la cattedrale e i contigui palazzi episcopale e canonicale, la cattedrale viene probabilmente riedificata nella posizione attuale a partire dal X sec., con dimensioni in pratica non molto diverse da quelle odierne. Il secondo millennio vede la cattedrale reggiana oggetto di periodici interventi di “ammodernamento”. Di queste fasi ci restano pregevoli testimonianze artistiche, quali il mosaico pavimentale del quale resta un lacerto visibile (una gran porzione, strappata a fine ‘800, è esposta nei Civici Musei); il grandioso affresco bizantineggiante con Cristo in mandorla e angeli e santi (visibile presso il Museo Diocesano) che ornava la facciata medievale della chiesa fino al 1959 – 1960, quando ragioni conservative ne consigliarono il distacco; i resti dell’ambone dei primi del XIII secolo (i leoni stilofori a sostegno di colonne rinascimentali sono collocati ai lati dell’ingresso in chiesa dal Broletto a sud) con la lastra antelamica della Majestas Domini parzialmente dipinta (Museo Diocesano); le colonne e i capitelli romanici oltre ai resti dei matronei che l’ultimo restauro ha riscoperto all’interno delle strutture moderne delle navate. La chiesa raggiunge la sua configurazione planimetrica definitiva all’inizio del ‘500 quando per volere del vescovo Bonfrancesco Arlotti vengono costruite le nuove absidi. È questa la prima fase di una serie di interventi di riordino che interessano la chiesa nei due secoli successivi. L’aspetto interno della cattedrale all’epoca si presenta con una architettura estremamente disomogenea: le antiche strutture romaniche - all’epoca giudicate rozze - convivono con le volte a crociera costruite nel ‘400, mentre il transetto e le absidi sono espressione di un gusto rinascimentale teso al recupero formale degli stilemi classici. Fra gli interventi volti a riaggiornare l’aspetto della chiesa un posto fondamentale è occupato dalla facciata marmorea iniziata nel 1544 allo scopo di “rivestire” il prospetto medievale e che rimane ancora oggi incompiuta. L’interno viene invece riformato alla fine del ‘500, su progetto del senese Cosimo Pugliani che ingloba l’antica struttura romanica all’interno di pilastri di ordine dorico. Contestualmente è razionalizzata la sequenza delle cappelle che nel corso degli ultimissimi secoli Prospero Sogari, detto il Clemente Monumento funebre al Vescovo Rangone, particolare. da sinistra: Luigi Anguissola, Madonna con Bambino e Santi Girolamo e Caterina Prospero Sogari, detto il Clemente Gesù risorto si erano addossate alle fiancate nord e sud delle navatelle per volontà di famiglie notabili come di corporazioni cittadine. Nel 1623 sul transetto è innalzata la cupola realizzata del sacerdote reggiano Paolo Messori; nel 1778, su progetto dell’architetto Giuseppe Barlaam Vergnani, le crociere quattrocentesche sono sostituite da un sistema di volte a botte, dipinte a finti lacunari policromi su disegno dell’ingegnere Pio Casoli nella seconda metà del XIX secolo. Anche l’interno della cupola - già affrescata su progetto dello scenografo reggiano Francesco Fontanesi nel 1779 - è contestualmente ridipinta con angeli recanti gli strumenti della passione da Fermo Forti e aiuti (1885). Al di sopra delle volte e pertanto difficilmente visibili sono ampie tracce di affreschi e decori di età medievale. Tra essi si evidenzia la crociera affrescata con scene della Genesi sulla prima campata della navatella nord. Diversi gli artisti che operano in Età Moderna per i diversi adeguamenti liturgici, per la realizzazione di preziose suppellettili di culto, per l’apparato iconografico, per i monumenti funerari di vescovi e personalità illustri della città. Di particolare valore gli apporti di Bartolomeo Spani, Prospero Sogari detto Clemente, Palma il Giovane, Giuseppe Cesari detto “Cavalier d’Arpino”, Domenico Cresti detto “Passignano”, Cristoforo Roncalli “Pomarancio”, Annibale Carracci, il Guercino, Gian Lorenzo Bernini, Carlo Bononi, Orazio Talami, oltre a quelle di numerosi artisti della scuola emiliana e bolognese. Parte di queste opere è andata perduta anche a causa di requisizioni da parte degli Estensi o del Governo Napoleonico. La cripta È presumibilmente con l’arrivo a Reggio delle reliquie dei martiri romani Crisante e Daria, donate al vescovo Adelardo da re Berengario II nel 946, che si rende necessaria la realizzazione di una prima cripta, che si sviluppa su un’area già occupata da una domus di epoca imperiale di particolare importanza, come provano i pregevoli mosaici pavimentali (III – V secc.) messi in luce dagli scavi archeologici. Ampliata e modificata nel tempo, la cripta si apriva alla navata della chiesa attraverso scale che consentivano ai fedeli di accedere al sepolcro dei martiri, eletti compatroni della 7 città. Di tali accessi antichi sono stati ritrovati ampi resti affrescati tra i secc. XIII – XV. Oggi la cripta si presenta come un ambiente parzialmente ipogeo suddiviso in tre “cappelle” precedute da uno spazio articolato in nove navatelle. Nella cappella centrale trova posto un bell’altare secentesco in marmi policromi che racchiude l’urna con i corpi dei santi Crisante e Daria e il coro in legno intagliato opera di Ludovico e Nicolò della Tarsia (1510 –1512). La cappella a sud, esaltata dalla vivace decorazione liberty del pittore Anselmo Govi, è dedicata ai Caduti della Prima Guerra Mondiale. Tombe e memorie di alcuni vescovi reggiani trovano posto anche in cripta. La facciata della cattedrale L’antica facciata a capanna realizzata presumibilmente nel corso del XIII secolo viene ben presto ad impreziosirsi di una serie di elementi tanto lapidei come ad affresco quasi amalgamando in unità le arti dell’architettura, della scultura e della pittura. Di particolare valenza era l’articolato ciclo figurativo, realizzato da pittori fortemente influenzati dagli stilemi bizantini, raffigurante una teoria di santi e sante poste al di sotto della serie di archetti ciechi e sovrastati dal Pantocratore in mandorla con angeli (1270 – 1280). A metà ‘500 i canonici deliberano la realizzazione di una nuova facciata alla cui progettazione mettono mano diversi artisti (tra i quali Giulio Romano e Lelio Orsi) fino a quando nel 1570 assume la direzione del cantiere il veronese Bernardino Brugnoli subentrando al Clemente dopo una lunga fase di stallo conseguente anche l’abbandono del cantiere Notturno con proiezione virtuale sul timpano del Duomo dell’affresco origirario del Crtisto Pantocrator da parte di quest’ultimo per divergenze con i canonici del duomo. Il Brugnoli trova ormai realizzato il primo livello della facciata con il portale centrale sormontato dalle possenti statue del Clemente raffiguranti Adamo ed Eva (rivisitazione delle michelangiolesche statue del Crepuscolo e dell’Aurora) e propone il completamento del prospetto sulla base di un suo disegno. Nel 1583, a seguito della morte del Brugnoli, i canonici commissionano al Clemente la realizzazione di un modello ligneo che fissasse definitivamente le linee della facciata da realizzarsi (Museo Dicoesano). La intermittente prosecuzione dei lavori si interrompe definitivamente alla fine del XVI secolo, lasciando la facciata rinascimentale incompleta come al presente. Nelle nicchie trovano parallelamente posto le statue di marmo di S. Venerio e S. Gioconda, tradizionalmente la prima discepola di S. Prospero, opere della bottega del Clemente; al maestro sono da ascriversi invece le statue dei compatroni, Crisante e Daria. In alto si eleva il tiburio ottagonale, oggi cella campanaria, ma un tempo pensato quale sorta di cupola sull’endonartece della chiesa (gli antichi affreschi che lo decoravano internamente sono conservati nel Museo Diocesano). Originariamente più slanciato, nel corso degli ultimi secoli è stato ridimensionato per ragioni statiche. Sul fronte ovest è collocata la grande immagine in rame dorato della Madonna con Bambino opera di Bartolomeo Spani (1522 -23) realizzata per lascito testamentario dei coniugi Fiordibelli le cui figure affiancano l’immagine sacra. L’interno L’edificio orientato liturgicamente presenta una pianta cruciforme segnata dalla navata maggiore dal transetto e dal coro; una sequenza di pilastri di ordine dorico dividono la navata centrale dalle navate laterali sulle quali si affacciano 5 cappelle per parte. A metà della navata centrale sul lato nord è il pulpito realizzato nel 1790 su disegno di Francesco Fontanesi con il riuso di quattro formelle con gli Evangelisti opera dello Spani (1508-1509). Presso gli ingressi sono, a nord, il monumento funerario di Cherubino Sforzani, con la grande clessidra che allude al mestiere del defunto, celebre orologiaio, opera del Clemente (1583 –84 ca); a sud, il monumento di Orazio Malaguzzi, realizzato su disegno del Clemente dai suoi collaboratori. Salendo le rampe di scale poste al termine delle navate laterali si accede in transetto dove sono i grandi quadri del reggiano Orazio Talami raffiguranti la Cacciata di Eliodoro dal tempio di Gerusalemmme (1686) e Gesù che scaccia i mercanti dal tempio (1682) e quattro statue in marmo raffiguranti S. Prospero, S. Massimo, S. Sebastiano e S. Caterina d’Alessandria opere del Clemente e della sua bottega già destinate ad ornamento della facciata. Sul transetto si eleva la cupola del canonico Messori; nei quattro pennacchi i rilievi in stucco degli Evangelisti sono opera di Antonio Traeri (+ 1730). In fondo all’abside è la tela con l’Assunzione della Vergine, titolo mariano del quale la cattedrale fa memoria, opera di Federico Zuccari (+ 1609) - già nella chiesa domenicana di Correggio - inserita nell’ancona lignea (1595) un tempo contenente il dipinto della Madonna con Bambino e i santi Luca e Caterina d’Alessandria di Annibale Carracci, quadro che requisito dagli Este venne in epoca napoleonica trasferito definitivamente al Louvre. Il bel coro ligneo intagliato e intarsiato della scuola di Giovanni da Baiso (sec. XV) con interventi parziali di Nicola Sampolo e Giacomo Melara (1505), accoglieva un tempo i numerosi canonici e mansionari per la preghiera liturgica per la quale erano utilizzati preziosi codici miniati (parte dei quali oggi presso la Biblioteca Comunale) collocati sul badalone la cui cimasa presenta le immagini lignee della Madonna con Bambino e dei coniugi Fiordibelli benefattori della cattedrale nel XV secolo. L’organo di Eugenio Bonazzi (1889 –1890) è racchiuso nelle eleganti cantorie disegnate a metà Settecento dall’arch. Cattani, particolarmente attivo in duomo in quel periodo. 9 La cappella del Tesoro Il progetto della cappella destinata ad accogliere le reliquie dei santi (vero “tesoro” della cattedrale) si deve a Giovan Battista Cattani detto il Cavallari (1746). Si tratta di un raffinato ambiente a pianta centrale con sull’altare maggiore l’immagine dell’Assunzione della Vergine (1746 ca) di Francesco Vellani. Lateralmente, in nicchie incorniciate da stucchi, sono conservati pregevoli reliquiari. Sulla porta d’ingresso e nella volta le tele con la Trinità e Angeli musicanti di Carlo Bensa (+ 1785). Cappella del Sacramento Sul transetto nord si apre la cappella del Santissimo Sacramento, al presente nella sua veste settecentesca, nella quale troneggia uno splendido tempietto marmoreo a pianta centrale, realizzato a partire dal 1577 dal Clemente e dai suoi allievi su disegno dell’Orsi per contenere il Pane Eucaristico; l’opera è promossa in un momento in cui la riforma protestante negava la verità della transustanziazione. Al vertice è la bellissima statua bronzea di Gesù risorto, mentre più in basso gli Evangelisti testimoniano con i loro scritti che Cristo si è veramente donato per la salvezza dell’uomo. Sulla porta del tabernacolo, come sulle altre finte porte bronzee poste sulle facce laterali del monumento, sono episodi dell’antico e del nuovo Testamento con riferimenti eucaristici. Nella cappella trovano posto anche le tombe del vescovo Arlotti (+ 1508), dovuta a Bartolomeo Spani e del vescovo Ficarelli (+ 1825) di Pietro Fontana di Carrara, mentre nell’abside sono lacerti di affreschi assegnabili a Giovanni Giarola, stretto collaboratore del Correggio. Nelle nicchie alle pareti si elevano le statue in stucco eseguite come evangelisti da Paolo Emilio Besenzi per l’oratorio dei Crocesignati e successivamente trasformate in Patriarchi, quando vennero trasferite in cattedrale quasi un secolo dopo, dalla maestria del cappuccino Fra Stefano da Carpi. La cappella Fiordibelli Realizzata a partire dal 1624, la cappella era destinata ad accogliere i resti mortali dei coniugi Fiordibelli, generosi benefattori della fabbrica del duomo. Gli stucchi della volta sono stati eseguiti da Nicola Sampolo e dal giovane Paolo Emilio Besenzi, mentre la pala d’altare con la Madonna Assunta e i santi Pietro apostolo e Girolamo è di Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino (1625-1626). Il completamento della decorazione della cappella si colloca agli inizi degli ani ’30 del Seicento, con la consegna di altri due dipinti di Guercino, destinati alle pareti laterali: la Visitazione (ora nel Musée des Beaux-Arts di Rouen) e il Martirio dei santi Giovanni e Paolo (oggi al Musée des Augustin a Toulouse). Cappella Rangone La cappella si presenta oggi nella facies sette-ottocentesca con una pianta ottagonale, invece dell’originario aspetto cinquecentesco caratterizzato oltre che da una diversa planimetria, anche da stucchi e da dipinti ad olio su muro dovuti a Paolo Piazza. Sull’altare, contornato da una ancona marmorea, è il raffinato affresco di anonimo del XV secolo raffigurante la Madonna del Parto passibile di profonde letture iconologiche. L’immagine era un tempo su uno dei pilastri della navata e venne traslata con parte della parete di supporto agli inizi del 1600 per trovare posto nella cappella dove era il monumento funerario del vescovo Ugo Rangone, capolavoro del Clemente e una delle poche opere reggiane ad essere ricordata dal Vasari. Al di sotto dell’altare è l’urna d’argento con il corpo mummificato della beata Giovanna Scopelli (+ 1491), tra le prime ad inaugurare l’esperienza monastica femminile carmelitana. Sulla parete di sinistra è il dipinto attribuito a Sebastiano Vercellesi raffigurante la Cappella Toschi riesumazione del corpo incorrotto della beata Scopelli, proveniente dall’antico monastero Cappella Brami delle carmelitane. Nelle nicchie, sui lati corti dell’ottagono, sono le immagini in stucco rafOrazio Talami, figuranti le donne dell’antico Testamento che prefigurano Maria quale mediatrice di salCacciata di Eliodoro dal tempio vezza: Giaele, Debora, Ester e Giuditta, opera del bolognese Petronio Tadolini (+ 1813). da sinistra: Cappella Canossa Già dedicata alla Madonna di Loreto, la cappella della famiglia Canossa è oggi intitolata a S. Lucia la cui immagine in legno policromo della metà del ‘600 è opera di Francesco Bignotti. Alle pareti oltre il monumento funebre del vescovo Castelvetri (+ 1785) è l’affresco della Madonna della rondinella di ignoto del XV secolo. Sulla volta un affresco del XVIII secolo. Cappella Ruggeri Brami La bella ancona marmorea contiene la tela con la Pietà (1607)di Jacopo Negretti detto Palma il Giovane; nella volta sono i dipinti su tela raffiguranti gli Apostoli copia di opere realizzate dal pistoiese Lazzaro Baldi nel Palazzo Comunale di Spoleto. Alle pareti i monumenti funerari di Bonifacio Ruggeri Canossa e Camilla Ruggeri Brami. Cappella Malaguzzi L’imponente ancona marmorea è frutto di recenti acquisizioni antiquarie effettuate per dare degna collocazione all’immagine della Madonna con Bambino (1948) al termine della solenne peregrinatio post bellica voluta dal vescovo Beniamino Socche le cui spoglie riposano sotto il pavimento della cappella. Di particolare pregio sono il sepolcro marmoreo di Valerio Malaguzzi (1510 – 1515) opera dello Spani, al quale è da ascriversi il sarcofago di Guido Manfredi, mentre il monumento soprastante di Giovan Battista Malaguzzi (1581) si deve ad una bottega reggiana. Cappella Toschi Voluta dal card. Domenico Toschi e progettata dall’arch. romano Girolamo Rinaldi vede, nello scintillio di marmi policromi intarsiati, dipinti di artisti operanti a Roma: la Visitazione (1604) sull’altare maggiore, di Giuseppe Cesari detto il Cavalier d’Arpino; di Domenico Cresti detto il Passignano sono l’Annunciazione a Maria (1606), la Fuga in Egitto (1606) e l’Assunzione della Vergine (1606); mentre la Natività della Vergine (1605) è di Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio e l’Adorazione dei pastori (1606) è di Pietro Sorri. 11 Particolare della navata maggiore Cappella Fossa Sull’altare, inquadrato da una elegante ancora dai pregevoli marmi, è un bel Crocifisso ligneo di scuola francese (1660 –1670 ca), dono del vescovo Marliani che qui ha la sua tomba insieme al vescovo Ottavio Picenardi. Cappella di S. Sebastiano o del Consorzio Presbiterale Sull’altare con paliotto in scagliola di Giuseppe Guidelli (1742) è la tela raffigurante S. Sebastiano (1623) del ferrarese Carlo Bononi. Nella volta dipinti su muro con figure di angeli (fine XIX sec.). Cappella Estense L’ancora in marmo portoro (1639) opera del carrarese Attilio Palmieri incorniciava il celebre Crocifisso di Guido Reni (oggi nella Galleria Estense di Modena) quando questi era nell’oratorio reggiano delle Cinque Piaghe. Al suo interno è collocato il dipinto del Talami raffigurante S. Michele (copia del celebre S. Michele del Reni). Sulle pareti trovano posto i monumenti funerari del vescovo Francesco M. d’Este (+ 1821) e di Federico d’Este (+ 1820). Cappella Calcagni Di particolare interesse è la tavola di Luigi Anguissola con la Madonna con Bambino e i santi Girolamo e Caterina (1520 ca). Tra i monumenti funebri da segnalare quello del vescovo Pietro Raffaelli (+ 1866). Cappella della Madonna della salute o dei notai Sull’altare marmoreo realizzato dalla scultrice correggese Carmela Adani (1931) è il rilievo in pietra calcarea raffigurante la Madonna con Bambino e Bove Tacoli (seconda metà del XIII secolo). A parete il monumento funebre del Clemente (qui collocato nel 1779) e quello di Girolamo Fontanelli (+ 1639) di Francesco Pacchioni. La cripta Il nuovo ingresso della cripta, voluto per agevolare chi ha difficoltà di deambulazione, propone una serie di interventi del maestro Graziano Pompili. Nella cappella absidata nord, in cui riposano alcuni vescovi reggiani e dove ne viene ricordata la sequenza della successione apostolica, sono state collocate due opere marmoree di Bartolomeo Spani, il grande scultore reggiano del cinquecento, opere che raffigurano i Santi patroni della città, Crisante Daria. La grazia e l’eleganza dei manufatti ci rimanda alla loro vicenda e soprattutto alla fecondità dell’amore che, nella visione cristiana, è fisica e spirituale insieme. I vescovi dunque, quali nostre guide, sono richiamati emblematicamente ad essere custodi di relazioni fra uomini che, nel nome di Cristo, si sono amati e si amano. Nella cappella absidata sud, ha trovato collocazione il pannello in argento e bronzo che lo scomparso scultore Armando Giuffredi aveva realizzato negli anni 70: una Madonna con Bambino che ci riporta al tema dell’incarnazione, fonte della nostra salvezza. Per questo l’opera è impreziosita da gemme, a significare la valenza feconda e fruttifera dell’incarnazione stessa. Questa stessa cappella, tutt’oggi dedicata ai caduti, fu arricchita negli anni ‘20 del secolo scorso dal maestro Anselmo Govi per ricordare i defunti della Grande Guerra ed è rimasta intatta, ammonimento sui momenti più tragici del secolo scorso, quando il buio della mente e del cuore degli uomini ha condotto negli abissi del male. Lo spazio absidale centrale è arricchito dalle luminescenze delle vetrate con inserti in foglia d’oro opera, come le vetrate absidali laterali, della vetreria artistica Poli di Verona. L’oro delle vetrate è stato scelto per indicare la preziosità del luogo, infatti qui è collocato l’altare-monumento seicentesco contenente l’urna marmorea che racchiudeva e che racchiuderà nuovamente a breve i corpi santi di Crisante e Daria, deposti in una ulteriore preziosa urna in cristallo, dono della predetta nota vetreria Poli. Dei giorni nostri, in sospensione sopra l’altare, è infine il capocielo-ciborio di Giovanni Menada, ove l’artista concittadino ha inteso rendere la forza del “vento” dello Spirito di Dio che tutto pervade, scompagina, trasforma, feconda e genera. Segni potenti coi linguaggi dell’arte contemporanea e richiamo alla necessità del dialogo che deve continuare anche oggi tra arte e fede. Sono state fatte nella cripta importanti scoperte sia per la storia civile che religiosa: i mosaici romani del IV secolo d.C. dall’inestimabile valore, le fondazioni delle primitive absidi della Cattedrale, la lettura delle stratificazioni di crescita della città, le sepolture dei venerabili pastori della Diocesi. Lo smontaggio dei pavimenti in cemento realizzati negli anni venti dello scorso secolo ha permesso di ristudiare gli accessi eliminando le ingombranti scale ad angolo e inserendo negli spazi originali nuove scale. Cappella Toschi 13 Tutte le colonne e i capitelli sono stati restaurati come le altre emergenze architettoniche e gli arredi. Il coro ligneo cinquecentesco è stato smontato e restaurato. Sono stati posati nuovi pavimenti in marmo e terrazzo alla veneziana, adottando la cromia e la tipologia dei gradini in marmo dell’altare seicentesco. Tutte le murature sono state liberate dagli intonaci e stuccature in cemento, nelle volte sono stati recuperati gli intonaci antichi e parte della finitura pittorica. Il restauro generale ha restituito dopo tre anni allo spazio intimo ma vasto della Cripta – la cui estensione corrisponde a quasi metà della superficie della chiesa superiore – valori architettonici prima illeggibili, quali luminosità e armoniosità che si aggiungono alla “affettuosità” della chiesa superiore. La Cripta sarà quindi destinata a diventare il “cuore pulsante” della vita religiosa della Diocesi, luogo di preghiera e di testimonianza nei millenni della fede cristiana: sarà essa infatti ad ospitare la celebrazione dell’Eucarestia infrasettimanale e l’Adorazione continua. Particolare della navata maggiore UNITà DIDATTICA 1 METTI IL DUOMO AL POSTO GIUSTO ad uso dei bambini A chi si rivolge Quarte e quinte scuola primaria Discipline interessate Abilità/requisiti - Ascolto - Interpretazione - Elaborazione Azioni/attività - Ascolto insegnante - Studio della piantina - Collocazione dei vari monumenti al posto giusto della piantina in riferimento anche al luogo in cui il bambino abita e vive - Disegno di un monumento importante del proprio Comune Durata - 2 ore circa Obiettivi -Far esercitare i bambini alla lettura del territorio nello spazio della città e della provincia - Saper leggere una pianta geografica Internet -I.A.T. - Informazione e Accoglienza Turistica - www.istoreco.re.it - www.emiliaromagnaturismo.it Il Duomo ha un ruolo fondamentale nel contesto storico, artistico e culturale della città di Reggio Emilia. La chiesa Cattedrale dedicata all’Assunta è il cuore della vita ecclesiale e pastorale della città, ma anche centro di iniziative culturali con una sua specifica voce nella vita della comunità civile. Dal campanile in cui è situata la Statua dorata della Madonna col Bambino la vista è bellissima. Si possono vedere chiese, teatri, musei, nuove opere artistiche della nostra piccola grande città d’arte. Una delle cose che ci salta subito all’occhio è la via Emilia dell’epoca Romana. Sotto una copertura trasparente si intravedono grandi blocchi di pietra a circa due metri di profondità, praticamente intatti. Nel centro troviamo gli edifici più antichi, risalenti all’epoca medievale. Una delle chiese più scenografiche è San Prospero (997) sull’omonima piazza. Fu fondata per conservare le reliquie del patrono della città. Accanto possiamo scorgere la Torre Campanaria. Nella limitrofa Piazza Prampolini (detta anche Piazza Grande) possiamo trovare oltre alla Cattedrale romanica, il Battistero, il Palazzo del Monte, la Fontana del Crostolo ed infine il Palazzo Municipale. Reggio Emilia si pregia del titolo “Città del Tricolore” perchè qui è nata la bandiera italiana, nel 1797 durante la Repubblica Cispadana. All’interno del Palazzo comunale troviamo il Museo del Tricolore, la cui visita è obbligata per ogni turista che visita per la prima volta la nostra città. A cinque minuti da Piazza Prampolini è situato il Teatro Municipale (1857): stile neoclassico, colonne, statue ed atmosfera risorgimentale. Più antico il Teatro Ariosto. Poco distanti i Musei Civici che contengono una grande raccolta naturalistica, oltre a collezioni d’arte e di archeologia. Da qui si arriva alla chiesa più affascinante di Reggio: la ricca e barocca Basilica della Ghiara e poi al Palazzo Ducale, sede della Provincia e della Prefettura. Dal campanile, aguzzando la vista, lo sguardo arriva a vedere anche altri edifici, chiese e monumenti della provincia. 15 UNITà DIDATTICA 2 Il duomo di Reggio e la cattedra del vescovo ad uso dei bambini A chi si rivolge Quarte e quinte scuola primaria Discipline interessate Abilità/requisiti - Ascolto - Interpretazione - Elaborazione Azioni/attività - Ascolto insegnante - Ritaglio delle foto - Attribuzione della foto alle attività specificate - Confronto Il Duomo è una grande chiesa, chiamata Cattedrale e dedicata alla Madonna Assunta. E’ la chiesa più importante della diocesi, così chiamata perché ospita la cattedra, una sedia particolare simbolo del ruolo di guida proprio del vescovo, successore degli Apostoli di Gesù. I bambini collegano normalmente la parola chiesa con l’edificio. Vi è un altro modo di intendere la chiesa, quello di comunità. La chiesa è nello specifico quella comunità formata da coloro che riconoscono in Gesù il figlio di Dio e che sono stati battezzati. Nel nostro Paese esistono molte chiese perché la storia italiana ha radici cristiane. La chiesa quindi, non è solo luogo religioso ma anche un simbolo culturale. Il Duomo esprime la fede degli uomini che hanno costruito questo edificio per dire che Dio è grande e la fede di ogni persona che vi entra. Cosa si fa in Duomo? Quali riti si celebrano? Facciamo insieme questa attività cercando di scoprire chi sono e che cosa fanno all’interno della chiesa alcuni fedeli “particolari”. Durata - 1 ore circa Obiettivi - Far comprendere agli studenti che il Duomo è una Chiesa comunità di persone -Saper mettere in relazione lo spazio del Duomo allo spazio di vita di ogni studente bambino -Conoscere il significato delle figure che “abitano” il Duomo: vescovo, sacerdote, laico, religioso e diacono 17 Fotocopia la scheda, ritaglia ogni fotografia della pagina precedente e incollala nei riquadri. Cerca di scoprire la loro identità. IL VESCOVO La parola Vescovo viene dalla lingua greca e signifca “ispettore, colui che controlla”. Ai vescovi, infatti, sono affidati la cura, il controllo, il coordinamento delle comunità parrocchiali presenti nella diocesi (la Chiesa locale). Fra i tanti Vescovi, quello della città di Roma ha un ruolo particolare: è il Papa (parola che significa appunto “Padre”), il Pontrefice. è lui che rappresenta l’unità di tutti i cristiani cattolici del mondo intero; è il “pastore”, la guida, il vicario di Cristo, che continua il compito che all’inizio Gesù affidò a Pietro. I SACERDOTI Dal greco Presbiteros = colui che è più anziano e saggio. I sacerdoti sono i collaboratori del Vescovo. Lo aiutano nella cura della comunità cristiana: celebrano la Messa, amministrano i sacramenti, spiegano il Vangelo... I DIACONI Dal greco Diaconos = colui che serve. I diaconi sono stati scelti dagli Apostoli di Gesù per l’assistenza al numero sempre crescente dei cristiani delle prime comunità. Oggi continuano questo compito di collaborazione con i sacerdoti. I RELIGIOSI Nella Chiesa ci sono poi i religiosi: frati, suore, monaci e monache che vivono secondo una regola di vita caratterizzata dall’obbedienza e dalla castità. Vivono insieme nei conventi, ma s’impegnano nella società pre allievare le sofferenze degli anziani e degli ammalati, si dedicano all’educazione dei bambini e dei giovani. I LAICI La parola laico significa “popolo”. I laici sono tutti i cristiani battezzati che seguono l’insegnamento di Gesù in ogni momento della loro vita: uomini, donne, giovani, anziani, bambini... Sono operai, impiegati, maestri, commercianti, medici, pensionati... Essi collaborano con i sacerdoti prestando servizio nelle comunità di cui fanno parte. UNITà DIDATTICA 3 I restaurI DELLa Cattedrale ad uso delle insegnanti www.fabbricaduomo.re.it Metodi di lavoro Arch. Severi, responsabile del progetto di restauro Restaurare un edificio con le dimensioni e la complessità della Cattedrale di Reggio Emilia significa coinvolgere una molteplice quantità di aspetti che vanno al di là del normale recupero di un bene culturale nelle sue valenze primarie legate alla conservazione, fruibilità e corretta lettura dell’opera d’arte. Molti fattori si incrociano, portando nel vivo del progetto le tematiche legate allo studio delle stratificazioni storiche, siano esse legate alla storia dell’arte, delle tecniche o della liturgia; all’utilizzo quotidiano dell’edificio, con implicazioni che vanno dalla messa in sicurezza antisismica ad una corretta ed aggiornata dotazione impiantistica, ma soprattutto al ripensamento di tutti questi elementi in funzione della liturgia, della sua evoluzione e quindi della trasformazione architettonica subita dall’edificio. A questo va aggiunta la dimensione legata alla città, non solo per l’importanza artistica del sito e del monumento che vede coinvolti direttamente gli Enti di tutela, ma anche per l’innegabile ruolo che la Cattedrale ricopre come “chiesa matrice”. Tutta la filosofia che guida l’intervento di restauro e conservazione, messa a punto con le Soprintendenze e con l’Ufficio diocesano Beni Culturali, ha lo scopo di tutelare il monumento, risultato di secolari interventi di trasformazione, valorizzandone la ricchezza documentaria senza privilegiare nessun particolare momento storico. La condizione favorevole, determinata dal protrarsi per un più di un millennio del medesimo uso, offre per la Cattedrale, come per altri edifici religiosi, la possibilità di rispettare spazi e quindi architetture senza le problematiche del restauro e riuso dei monumenti che hanno perso la funzione originale. Scavi e rinvenimenti archeologici Il primo archeologo ad effettuare scavi sistematici nella cattedrale di Reggio Emilia fu, nel 1878, il sacerdote reggiano don Gaetano Chierici. L’area indagata dal Chierici, vero e proprio pioniere dell’archeologia italiana, è quella occupata dalla navata centrale. Proprio in questa parte della chiesa il Chierici ha rinvenuto un vasto ciclo di mosaici, databili approssimativamente all’XI secolo, oggi custoditi nei musei Civici, insieme ad altri dello stesso periodo provenienti da diverse chiese reggiane. Di questi mosaici oggi rimane solo una parte, alcuni infatti sono andati perduti durante le approssimative operazioni di distacco e rimontaggio; c’era dunque qualche speranza di ritrovarne alcune parti al di sotto della pavimentazione in marmo realizzata subito dopo gli scavi. Rimuovendo il pavimento e il sottofondo in ghiaia realizzati dopo l’intervento del Chierici, si è ritrovato il piano di utilizzo della Cattedrale e il sedime di distacco dei mosaici. Ne rimaneva ancora in situ un ampio lacerto, oggi visibile grazie ad una pavimentazione in vetro, fra il IV e il V pilastro del lato nord della navata. Si tratta di una porzione con disegno geometrico a cerchi concentrici, realizzata parte a mosaico parte in cotto e parte in opus sectile con l’inserimento di marmi di probabile provenienza romana. Tra i vari ritrovamenti nella navata centrale particolare rilievo assumono un pozzo con camicia di mattoni in laterizio e una buca utilizzata per la cottura della calce (all’interno della chiesa stessa), testimonianze straordinarie che ci proiettano all’interno della vita del cantiere medioevale della cattedrale. Alla base della scalinata che dà accesso al presbiterio, sui due lati della navata centrale, sono inoltre emersi i due ingressi alla cripta, databili approssimativamente al sec. XII, rimasti probabilmente aperti fino ai primi anni del Cinquecento. Questi accessi, estremamente lacunosi dalla parte della navata, si sono 19 rivelati perfettamente conservati, per la parte, da poco scavata, nella cripta, dove sono emersi interessanti lacerti di decorazioni a fresco e buona parte dei gradini e pavimenti originali degli accessi. Le maggiori novità per quanto concerne la storia dell’edificio provengono tuttavia dalla parte della navata più vicina all’odierna facciata della chiesa, dove gli scavi hanno dato risultati del tutto inaspettati. Durante i primi scavi condotti nella navata minore sud si era constatato, come già testimoniato dal Chierici, che l’originaria facciata della chiesa si trovava, fin all’incirca al XII-XIII secolo, arretrata di una campata rispetto all’attuale. Nel corso di questi scavi, gli archeologi, diretti dalla Soprintendenza Archeologica dell’Emilia Romagna, hanno rinvenuto una porzione di muratura circolare, a cui si trovavano addossate tre tombe databili al IX-X secolo, che ha messo in dubbio quanto fino ad ora ritenuto sulla base degli scavi del Chierici. Il proseguimento degli scavi nella navata centrale ha infatti restituito le poderose murature di una struttura circolare, corrispondente alle prime due campate della navata, all’interno della quale sono state rinvenute numerose sepolture analoghe alle precedenti. Si tratta in pratica di una sorta di edificio circolare che andava a incastrarsi nella facciata formando una specie di controabside, secondo i modelli delle coeve chiese di area germanica del X secolo. La struttura, di cui fino ad ora nessuno supponeva l’esistenza, si sviluppava probabilmente a più livelli (forse vi era un affaccio a quota più alta nella navata centrale) come sembrano suggerire le due scale a chiocciola rinvenute all’interno dello spessore delle murature. Ulteriori approfondimenti sulle murature perimetrali hanno dimostrato che l’edificio circolare è il risultato dell’accostamento di due semicerchi, uno dei quali, quello interno, più sottile, costituisce l’abside di una chiesa anora più antica che si sviluppava sulla piazza e che ha certamente origini paleocristiane (VI-VII secolo). La struttura archeologica è attualmente ispezionabile tramite una botola posta nella navata che consente agli studiosi di accedere a questa importante testimonianza. L’operazione ha inoltre permesso di indagare e consolidare le fondazioni della prima coppia di pilastri della navata (sui quali insiste la mole dell’attuale torre ottagonale), mantenendo l’omogeneità della lettura complessiva dell’edificio attuale e preservando l’integrità di quello che è il più antico edificio cristiano della diocesi. UNITà DIDATTICA 4 LA CATTEDRALE Ead uso LAdeiLINEA DEL TEMPO bambini A chi si rivolge Quarte e quinte scuola primaria Discipline interessate Abilità/requisiti - Ascolto - Interpretazione - Elaborazione Azioni/attività - Ascolto insegnante -Fotocopia della pagina -I bambini colorano la piantina del Duomo seguendo la legenda e la linea immaginaria del tempo - Confronto Durata - 2 ore circa Obiettivi - Far comprendere agli studenti i principali cambiamenti del Duomo nel tempo - Far capire agli studenti che il restauro è “un’officina” attenta a riportare a nuova vita l’opera d’arte Il Duomo è un luogo che ha continuamente “cambiato pelle”, come ben si comprende sin dalla facciata, testimonianza di una comunità che nella Cattedrale voleva immedesimarsi, offrire un’immagine di sé. Il Duomo è tornato a splendere dopo un grande intervento di restuaro in questi ultimi anni: un’officina in cui si è ri-creato. Infatti non si è trattato solo di pulire e riportare tutto ad un ordine “originario”, ma di dare nuova vita ad un edificio palpitante e in cui si sono succedute innumerevoli stesure; per sintetizzare possiamo parlare di un edificio d’epoca francolongobarda, di uno d’epoca romanica, di interventi rinascimentali e di rifacimenti secenteschi. Tutti questi momenti ora possono essere letti. sec. VI-VII sec. IX-X sec. XIII inizio sec. XVI metà sec. XVI 21 SCAVO ROTONDA, VI-VII secolo L’antica cattedrale occupava la piazza antistante. è la cattedrale di età longobarda. ABSIDI, inizio sec. XVI Alla fine del 1400, il Vescovo Bonfrancesco Arlotti decide di ampliare il Duomo e ricostruisce le abdisi. CAPITELLI ROMANICI, X-XI secolo A seguito dell’invasione degli Ungari che uccisero anche il Vescovo, la chiesa è ricostruita arretrandola così da ampliare la piazza antistante. La cattedrale è in stile romanico e con un ricco pavimento in mosaico. FACCIATA, sec. XIII e metà sec. XVI La facciata romanica del XIII sec. viene rivestita in marmo nel XVI sec. ma resta incompiuta. Successivamente s’interverrà sull’interno. Le colonne saranno inglobate in pilastri quadrangolari. RESTAURO DUOMO, 2000 RESTAURO CRIPTA, 2006 UNITà DIDATTICA 5 Le chiese: stili e simboli liturgici ad uso dei bambini A chi si rivolge Quarte e quinte scuola primaria Discipline interessate Nel corso dei secoli lo stile delle chiese ha subito notevoli mutamenti, ma nonostante le differenze esteriori, la loro funzione è la stessa: accogliere i fedeli. Nel glossario si possono leggere informazioni su: chiesa romanica, gotica, rinascimentale, barocca, moderna. L’adeguamento liturgico della cattedrale Mons. Ghirelli, responsabile Ufficio beni culturali della Diocesi Abilità/requisiti - Ascolto - Interpretazione - Elaborazione Azioni/attività - Breve introduzione dell’insegnante che mostra ai bambini la scheda riposta nella tasca con immagini di chiese costruite in tempi diversi. -Spiegazione del significato delle diverse forme di chiese. -Lavoro dei bambini che completano la scheda. - Confronto Durata - 2 ore circa Obiettivi - Saper individuare come le chiese si sono evolute nel tempo, e come la fede è stata interpretata dai vari artisti nei vari stili architettonici. -Far acquisire una corretta terminologia dei segni e simboli liturgici presenti in ogni chiesa. Si tratta di mantenere vivo questo edificio e di non ridurlo a museo, bel salotto di casa da mostrare ad eventuali ospiti per lo stupore d’un momento. Questo è il luogo vivo della preghiera della comunità cristiana di Reggio; dunque si vorrebbe adeguarlo, secondo l’insegnamento dei nostri pastori, alla liturgia del Concilio Vaticano II, per una preghiera che torni ad essere comunitaria e dove l’assemblea ritrovi la sua centralità. Il gruppo di lavoro (progettista, teologi, liturgisti, storici dell’arte e dell’architettura) è partito dalla necessità di sperimentare, consapevole che intervenire in uno spazio tanto carico di “storie” esige rispetto e, in particolare, disponibilità ad una verifica sul campo delle idee. Tra gli obiettivi dell’intervento vi è quello, prioritario, di dare un assetto “significante” alle emergenze liturgiche secondo l’insegnamento del Concilio Vaticano II; non tanto per un generico bisogno di ordine, ma per rispondere a fondamentali istanze dei Padri conciliari. Riteniamo infatti che la nostra attenzione alle Chiese debba essere diretta, in primo luogo, a ciò che dentro ad esse si “fa” e si è “fatto”, cioè alla Liturgia, “culmine” dell’azione della Chiesa. E una buona celebrazione liturgica è lo scopo del ragionare di spazi, di cose, di movimenti, di parole; e di uomini che vogliono parlare tra loro e con Dio. L’essere monumenti d’arte, per una Chiesa, viene dopo; meglio ancora se avviene insieme alla dinamica liturgica. 23 RITAGLIA E INCOLLA SUL TUO QUADERNO I DISEGNI DELLE DIVERSE CHIESE. SCRIVI ACCANTO A CIASCUNO DI ESSI LE CARATTERISTICHE DELLO STILE ARCHITETTONICO CORRISPONDENTE. UNITà DIDATTICA 6 Ogni storia un personaggio, ogni personaggio una storia ad uso dei bambini A chi si rivolge Quarte e quinte scuola primaria Discipline interessate Azioni/attività - Lettura o ascolto della storia di San Girolamo e di Crisante e Daria -Illustrazione del dipinto in grande dimensione -Spiegazione del dipinto della Madonna dell’Assunta del -Guercino (pala d’altare della Cappella Fiordibelli) e dei simboli presenti -Ascolto dei commenti dei bambini -I bambini completano la scheda Durata - 2 ore circa Obiettivi - Saper individuare gli elementi più significativi delle vite dei Santi tramite il racconto di storie e di leggende -Saper ricostruire attraverso simboli e significati il linguaggio legato all’iconografia artistica In questa Unità lavoriamo coi bambini su un’opera importante della Cattedrale che ritroviamo in grande formato nella tasca del kit. Dati: Madonna assunta e i santi Pietro apostolo e Girolamo 1625-1626 Collocazione: Cappella Fiordibelli Autore: Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino (Cento 1591 - Bologna 1666) Restauro: Avio Melloni, Reggio Emilia (2007-2008) Guercino non aveva ancora consegnato alla basilica della Ghiara di Reggio Emilia la grande pala commissionata dalla Comunità, raffigurante il Crocifisso con la Madonna, la Maddalena, san Giovanni evangelista e san Prospero, patrono di Reggio, quando ricevette, sull’onda della soddisfazione per quel dipinto in corso d’esecuzione, l’incarico della pala qui analizzata, destinata a ornare l’altare della cappella Fiordibelli nella Cattedrale. Il soggetto affidatogli accosta singolarmente l’immagine della Madonna assunta, cui la cattedrale è dedicata, alle figure di san Pietro benedicente, titolare della cappella, seduto in cattedra con il triregno poggiato a terra, e di san Girolamo (nella tasca: storia del santo) ispirato nell’atto di scrivere i testi sacri, il dottore della Chiesa al quale era dedicata la seconda cappella della cattedrale, poi ceduta al Collegio dei Notai per il culto del loro protettore san Luca. Guercino aveva allora raggiunto la piena maturità artistica. Il soggiorno a Roma tra il 1621 e il 1623, negli anni di pontificato del bolognese Gregorio XV Ludovisi, lo aveva consacrato, grazie alla grandiosa pala del Martirio di santa Petronilla per la basilica di San Pietro e agli affreschi del Casino Ludovisi, tra i principali artisti del tempo, in grado di insidiare il primato saldamente tenuto da Guido Reni, sia a Roma che a Bologna. 25 TITOLO AUTORE CHè MI PIACE PER Osserva attentamente il dipinto del Guercino: guardalo da diversi punti di vista e poi avvicinati per scoprire i dettagli. Ora siediti e, senza guardare il dipinto, disegna nello spazio predisposto l’immagine che ti è rimasta in mente. UNITà DIDATTICA 7 La cripta: nel “cuore” della Cattedrale in dialogo con la città ad uso dei bambini A chi si rivolge Terze, quarte e quinte della scuola primaria Discipline interessate Abilità Ascolto, interpretazione, rielaborazione Azioni/attività - Introduzione dell’insegnante - Discussione in cerchio con i bambini - Spiegazione - Interpretazione e rielaborazione attraverso il disegno Durata - 2 ore Prima parte L’insegnante in cerchio fa parlare i bambini stimolando la discussione con queste domande: Nella vostra casa c’è un luogo che preferisci? Qual é la stanza a cui sei più affezionato? Perché? Cosa c’è di così particolare e bello? I bambini raccontano. L’insegnate spiega poi brevemente il significato religioso della cripta seguendo questa traccia: La Cattedrale viene da una casa….sotto il pavimento della cripta ci sono ancora i segni della casa di una famiglia romana dove probabilmente si riunivano le prime comunità cristiane. Ora, come una casa, la Cattedrale ha bisogno di un luogo di intimità e di interiorità. La cripta é innanzitutto questo luogo, non solo come edificio ma come vita di una comunità. Il progetto è quello di portare nella cripta la Cattedrale della preghiera con la celebrazione eucaristica quotidiana e l’adorazione. Questo vuol dire ritornare alle radici della vita di una comunità. Obiettivi - Far capire agli alunni il significato della relazione tra il Duomo e la comunità/città - Far conoscere gli elementi simbolici/religiosi e artistici della cripta -Avvicinare gli alunni alla comprensione dell’opera d’arte contemporanea 27 La cripta come luogo delle radici e della preghiera, ma pure della memoria di una Chiesa che è anzitutto fatta di testimoni. Il passetto, luogo da cui si accede fisicamente alla cripta, invita a fare memoria dei propri cari defunti e ne suggerisce il ricordo alla comunità. Qui troviamo l’opera di G. Pompili (si veda la foto) una scultura che rappresenta la cattedrale e delle casette che esprimono l’idea della città. Tutto sotto un cielo stellato. Entrambe camminano sotto lo sguardo di Dio. La Cattedrale nella scultura di Pompili non è completa: due lati sono ancora grezzi. La non completezza della chiesa dice che sono le persone che la “completano” : è la comunità “pellegrina sotto lo sguardo vigile di Dio” (così nella terza preghiera eucaristica in cui l’assemblea prega per l’effusione dello Spirito sulla Chiesa). Seconda parte A questo punto su un foglio su cui è stata fotocopiata l’immagine qui tracciata i bambini completano la loro opera e provano a tracciare un “collegamento” tra il disegno della Cattedrale e quello della loro città/paese per farli dialogare sotto “lo sguardo di Dio”. Il collegamento-dialogo può essere rappresentato secondo la fantasia dei bambini da linee disegnate, parole, colori, materiali vari, ecc. GLOSSARIO ABSIDE: parte terminale della navata o del transetto solitamente di forma semicircolare. ACQUASANTIERA: contiene l’acqua benedetta per fare il segno della croce. ALTARE: luogo dal quale il sacerdote celebra l’Eucarestia. AMBONE: luogo dal quale si proclama la parola di Dio. ARCA: cassa o cofano per contenere reliquie. ARCHITRAVE: elemento architettonico orizzontale che poggia su pilastri o colonne. ARCHIVOLTO: elemento architettonico che segue l’andamento di un arco o di una lunetta. BASILICA CRISTIANA: nell’antica Roma con il termine “basilicum” s’intendevano quei luoghi in cui s’amministrava la giustizia (tipo tribunali). L’imperatore Costantino fece costruire delle grandi basiliche realizzate sul modello di quelle romane, fra cui S Giovanni in Laterano, San Pietro in Vaticano, San Paolo fuori le mura. CAMPATA: spazio compreso tra i due pilastri della navata della chiesa. CANONICI: clero di chiesa Cattedrale. CAPITELLO: parte superiore della colonna o del pilastro, è spesso decorato con motivi veetali o con figure umane. CARTIGLIO: rotolo di carta su cui sono scritte delle frasi importanti. CATINO ABSIDALE: calotta collocata sopra l’abside. CATECUMENI: chi si prepara al battesimo attraverso l’insegnamento religioso (catechismo). CHIAVE DI VOLTA: elemento centrale collocato al vertice di un arco o di una volta o nel punto di incontro dei costoni. CHIESA BAROCCA: tra il 1600 e il 1700, furono edificate chiese ricche di statue, di marmi pregiati, di ornamenti d’oro. L’altare maggiore venne costruito verso la parete di fondo e separato dai fedeli da una balaustra. CHIESA GOTICA: dal trecento con lo stile gotico, le chiese abbandonarono la loro semplicità per arricchirsidi svettanti guglie, di grandi archi, alte colonne, di vetrate con immagini sacre dipinte con colori vivaci e numerose statue. Le chiese erano molto alte e la loro struttura, rivolta verso il cielo, quasi indicava il desiderio dell’uomo d’innalzarsi a cercare Dio. CHIESA MODERNA: oggi le nuove chiese spesso non hanno il campanile, nè fregi, nè cupole. Dopo il Concilio Vaticano II, le balustre vengono abbattute e l’altare è rivolto verso i fedeli. Spesso hanno una struttura “a tenda” per richiamare la “tenda dell’incontro” dove gli ebrei conservavano l’arca dell’alleanza, per rappresentare il cammino verso la salvezza culminato con Gesù. 29 CHIESA ROMANICA: intorno all’anno Mille e per tutto il duecento, sorsero chiese in stile romanico, uno stile semplice ma maestoso. Grosse mura, colonne basse, tozza e la presenza del campanile, che invitata i credenti alle funzioni. CHIESA RINASCIMENTALE: tra il 1450 e il 1550, l’architettura delle s’ispirò all’armonia e alla bellezza dell’arte greco romana. Sopra l’altare s’innalzano maestose cupole. COMMITTENTI: coloro che pagano l’artista per la realizzazion di un’opera d’arte. CONTROFACCIATA: parete interna che si trova in corrispondenza della facciata CORO: zona dotata di stalli e destinata ai cantori o al clero, collocata nella parte absidale del presbiterio. COSTOLONI: nervature a vista di una volta o di una cupola. CRIPTA: ambiente sotterraneo della chiesa di solito situata sotto il presbiterio. CUPOLA: copertura di un edificio circolare. CUSPIDE: punta, di solito triangolare, di un edificio o di una sua parte. FIGURE ALLEGORICHE: immagine di persona che raffigura un’idea. FORO: piazza principale della città romana. NAVATA: spazio centrale o laterale della chiesa delimitato da file di colonne. PENNACCHI: traingoli rovesciati che collegano la cupola con i pliastri alla base. PIANTA A CROCE LATINA: pianta di chiesa che riprende la forma della croce di Gesù. PILASTRO: elemento architettonico verticale di sostegno (per archi, architravi, volte) PINNACOLO: piccola guglia collocata sugli edifici gotici. PODESTà: colui che era a capo del Comune nel Medioevo. PULPITO: tribuna rialzata, collocata sul presbiterio e usata per la lettura del Vangelo. SALTERIO: antico strumento musicale simile alla cetra. TABERNACOLO: luogo in cui è custodita l’Eucarestia. TRANSETTO: nella pianta di una chiesa a croce latina indica il braccio più corto. BIBLIOGRAFIA (i testi sono consultabili anche presso l’Ufficio beni culturali della Diocesi) Per gli insegnanti Autori Vari “L’altare, mistero di presenza opera dell’arte. Atti del 2° Convegno internazionale di Bose 2003”, Ed. Qiqajon Bose 2005 Autori Vari “L’ambone, tavola della parola di Dio. Atti del 3° Convegno internazionale di Bose 2005”, Ed. Qiqajon Bose 2006 Autori Vari “Spazio liturgico e orientamenti. Atti del 4° Convegno internazionale di Bose 2006”, Ed. Qiqajon Bose 2007 Autori Vari “Le cattedrali dell’Emilia Romagna: storie, arte, liturgia”, Nicolodi Editore, Rovereto 2007 Monducci Elio e Nironi Vittorio “Il Duomo di Reggio Emilia”, Bizzocchi Editore 1984 Burckhardt Titus “La nascita della cattedrale: Chartre”, Ed. Arkeios Roma 1998 Carraz Damien “L’architettura medievale in Occidente”, Ed. Arkeios Roma 2002 CEI “La progettazione delle nuove chiese”, Ed. Dehoniane Bologna 1993 CEI “L’adeguamento delle chiese secondo la riforma liturgica”, Ed. Dehoniane Bologna 1996 Debuyst Frederic “Il genius loci cristiano”, Ed. Sinai Milano 2000 Gabetti Roberto “Chiese per il nostro tempo - come costruirle, come rinnovarle”, Torino 2000 Romano Guardini “Lo spirito della liturgia - i santi segni”, Ed. BS 2000 Lercaro Giacomo “La chiesa nella città”, Ed. San Paolo Milano 1996 Richter Klemens “Spazio sacro e immagini di chiesa”, Ed. Dehoniane 2002 Von Sison “La cattedrale gotica. Il concetto medievale di ordine”, Ed. Il Mulino Bologna 1988 Per i BAMBINI Mignon Olivier e Siard Frederic “Catechesi di pietra. Guida alla lettura di una chiesa”, Ed. Elledici Torino 2001 31 TASCA CON ALLEGATI TEATRO VALLI BASILICA DELLA GHIARA COMUNE DI REGGIO EMILIA DUOMO DI REGGIO EMILIA CHIESA DI SAN PROSPERO SALA DEL TRICOLORE UNITÀ DIDATTICA 1 IL CENTRO DI REGGIO EMILIA CAVRIAGO CASALGRANDE RUBIERA LA PROVINCIA DI REGGIO EMILIA UNITÀ DIDATTICA 1 REGGIO EMILIA PONTI DI CALATRAVA NOVELLARA UNITÀ DIDATTICA 4 LA CATTEDRALE E LA LINEA DEL TEMPO UNITÀ DIDATTICA 6 SAN GIROLAMO si può ascoltare la storia di San Girolamo (RadioRai) sul sito: www.santiebeati.it/dettaglio/24650 È un Padre della Chiesa che ha posto al centro della sua vita la Bibbia: l’ha tradotta nella lingua latina, l’ha commentata nelle sue opere, e soprattutto si è impegnato a viverla concretamente nella sua lunga esistenza terrena, nonostante il ben noto carattere difficile e focoso ricevuto dalla natura. Girolamo nacque a Stridone verso il 347 da una famiglia cristiana, che gli assicurò un’accurata formazione, inviandolo anche a Roma a perfezionare i suoi studi. Da giovane sentì l’attrattiva della vita mondana, ma prevalse in lui il desiderio e l’interesse per la religione cristiana. Ricevuto il battesimo verso il 366, si orientò alla vita ascetica e, recatosi ad Aquileia, si inserì in un gruppo di ferventi cristiani, da lui definito quasi «un coro di beati» riunito attorno al Vescovo Valeriano. Partì poi per l’Oriente e visse da eremita nel deserto di Calcide, a sud di Aleppo, dedicandosi seriamente agli studi. Perfezionò la sua conoscenza del greco, iniziò lo studio dell’ebraico, trascrisse codici e opere patristiche. La meditazione, la solitudine, il contatto con la Parola di Dio fecero maturare la sua sensibilità cristiana. Sentì più pungente il peso dei trascorsi giovanili, e avvertì vivamente il contrasto tra mentalità pagana e vita cristiana: un contrasto reso celebre dalla drammatica e vivace “visione”, della quale egli ci ha lasciato il racconto. In essa gli sembrò di essere flagellato al cospetto di Dio, perché «ciceroniano e non cristiano». Nel 382 si trasferì a Roma: qui il Papa Damaso, conoscendo la sua fama di asceta e la sua competenza di studioso, lo assunse come segretario e consigliere; lo incoraggiò a intraprendere una nuova traduzione latina dei testi biblici per motivi pastorali e culturali. Alcune persone dell’aristocrazia romana, soprattutto nobildonne come Paola, Marcella, Asella, Lea ed altre, desiderose di impegnarsi sulla via della perfezione cristiana e di approfondire la loro conoscenza della Parola di Dio, lo scelsero come loro guida spirituale e maestro nell’approccio metodico ai testi sacri. Queste nobildonne impararono anche il greco e l’ebraico. Dopo la morte di Papa Damaso, Girolamo lasciò Roma nel 385 e intraprese un pellegrinaggio, dapprima in Terra Santa, silenziosa testimone della vita terrena di Cristo, poi in Egitto, terra di elezione di molti monaci. Nel 386 si fermò a Betlemme, dove, per la generosità della nobildonna Paola, furono costruiti un monastero maschile, uno femminile e un ospizio per i pellegrini che si recavano in Terra Santa, «pensando che Maria e Giuseppe non avevano trovato dove sostare». A Betlemme restò fino alla morte, continuando a svolgere un’intensa attività: commentò la Parola di Dio; difese la fede, opponendosi vigorosamente a varie eresie; esortò i monaci alla perfezione; insegnò la cultura classica e cristiana a giovani allievi; accolse con animo pastorale i pellegrini che visitavano la Terra Santa. Si spense nella sua cella, vicino alla grotta della Natività, il 30 settembre 419/420. La preparazione letteraria e la vasta erudizione consentirono a Girolamo la revisione e la traduzione di molti testi biblici: un prezioso lavoro per la Chiesa latina e per la cultura occidentale. Sulla base dei testi originali in greco e in ebraico e grazie al confronto con precedenti versioni, egli attuò la revisione dei quattro Vangeli in lingua latina, poi del Salterio e di gran parte dell’Antico Testamento. Tenendo conto dell’originale ebraico e greco, dei Settanta, la classica versione greca dell’Antico Testamento risalente al tempo precristiano, e delle precedenti versioni latine, Girolamo, affiancato poi da altri collaboratori, poté offrire una traduzione migliore: essa costituisce la cosiddetta “Vulgata”, il testo “ufficiale” della Chiesa latina, che è stato riconosciuto come tale dal Concilio di Trento e che, dopo la recente revisione, rimane il testo “ufficiale” della Chiesa di lingua latina. Che cosa possiamo imparare noi da San Girolamo? Mi sembra soprattutto questo: amare la Parola di Dio nella Sacra Scrittura. Dice San Girolamo: “Ignorare le Scritture è ignorare Cristo”. Perciò è importante che ogni cristiano viva in contatto e in dialogo personale con la Parola di Dio, donataci nella Sacra Scrittura. Questo nostro dialogo con essa deve sempre avere due dimensioni: da una parte, dev’essere un dialogo realmente personale, perché Dio parla con ognuno di noi tramite la Sacra Scrittura e ha un messaggio ciascuno. Dobbiamo leggere la Sacra Scrittura non come parola del passato, ma come Parola di Dio che si rivolge anche a noi e cercare di capire che cosa il Signore voglia dire a noi. Ma per non cadere nell’individualismo dobbiamo tener presente che la Parola di Dio ci è data proprio per costruire comunione, per unirci nella verità nel nostro cammino verso Dio. Quindi essa, pur essendo sempre una Parola personale, è anche una Parola che costruisce comunità, che costruisce la Chiesa. Dice San Girolamo: «Cerchiamo di imparare sulla terra quelle verità la cui consistenza persisterà anche nel cielo» (Ep. 53,10). Autore: Papa Benedetto XVI (Udienza generale 14 Novembre 2007) SANTI CRISANTE E DARIA Altre storie di santi possiamo scoprire nel Duomo. Nella cripta si trovano infatti le reliquie dei Santi Crisante e Daria i giovani martiri romani, fidanzati o forse sposi, protettori della città di Reggio Emilia. Vissero e morirono nel III secolo, l’anno del martirio si suppone fosse il 283; sono ricordati singolarmente o in coppia . La loro vicenda, narrata in modo epico e fantasioso dalla ‘passio’, risente senz’altro della lontananza del tempo e della necessità di ricostruire la ‘Vita’ con pochissime notizie certe. Crisante figlio di un certo Polemio, di origine alessandrina, venne a Roma per studiare filosofia al tempo dell’imperatore Numeriano (283-284), qui ebbe l’occasione di conoscere il presbitero Carpoforo, quindi si istruì nella religione cristiana e poi si fece battezzare. Il padre Polemio cercò in tutti i modi di farlo tornare al culto degli dei, si servì anche di alcune donne e specialmente della vestale Daria, dotta e bella donna. Ma Crisante riuscì a convertire Daria e di comune accordo, simulando il matrimonio, poterono essere lasciati liberi di predicare, convertendo molti altri romani al Cristianesimo. Crisante e Daria dopo essere stati sottoposti ad estenuanti interrogatori, furono condotti sulla Via Salaria, gettati in una fossa e sepolti vivi sotto una gran quantità di terra e sassi. Dagli ‘Itinerari’ del secolo VII, si sa che i due martiri erano sepolti in una chiesetta del cimitero di Trasone sulla medesima Via Salaria nuova. Nel 947 le reliquie sarebbero state trasferite a Reggio Emilia ad opera del vescovo Adelardo.