UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI GENOVA FACOLTÀ DI MEDICINA E CHIRURGIA CORSO DI LAUREA IN TECNICHE DI LABORATORIO BIOMEDICO TESI DI LAUREA RILEVAMENTO DEL VIRUS PANDEMICO INFLUENZALE H1N1 2009 : CONFRONTO TRA DIVERSE TECNICHE MOLECOLARI RELATORE Prof. Giancarlo Icardi CANDIDATA Masala Flavia INDICE 1 PARTE COMPILATIVA 4 INTRODUZIONE 5 GENETICA DEL VIRUS INFLUENZALE 10 Classificazione virus influenzali 10 Struttura e morfologia 12 Ciclo di replicazione dei virus influenzali 16 Variabilità antigenica 20 Antigenic Shift 21 Antigenic Drift 25 LE PANDEMIE INFLUENZALI 27 ORIGINE DEL NUOVO VIRUS PANDEMICO H1N1 2009 32 Trasmissione 34 Patogenesi 36 Epidemiologia 38 Sorveglianza virologica 41 Diagnosi 43 REAZIONE DELLA POLIMERASI A CATENA (PCR) : PRINCIPIO DEL METODO 48 TRASCRIZIONE INVERSA CON PCR (RT-PCR) : PRINCIPIO DEL METODO 51 PCR MULTIPLEX : PRINCIPIO DEL METODO 2 52 REAL-TIME PCR : PRINCIPIO DEL METODO 53 PARTE SPERIMENTALE TECNICHE DI RILEVAMENTO DEL VIRUS PANDEMICO A/H1N1 2009 55 56 Preparazione del campione 57 Estrazione del genoma virale (RNA) 58 PROTOCOLLO CDC PER REAL-TIME PCR PER IL RILEVAMENTO DI INFLUENZA SUINA 63 FAST SET H1N1v (Arrow Diagnostics) 73 SEEPLEX® FluA ACE Subtyping (Seegene’s Product) 81 VALUTAZIONE DELLE PERFORMANCE 92 Sensibilità Analitica 92 Sensibilità Clinica 94 Specificità 94 CONCLUSIONI 96 RINGRAZIAMENTI 99 BIBLIOGRAFIA 101 3 PARTE COMPILATIVA 4 INTRODUZIONE Che cos’ è l’ influenza ? L’ influenza è una malattia infettiva acuta che interessa principalmente le vie aree superiori ed inferiori; è causata dai virus influenzali in grado di infettare sia l’ uomo che diverse specie animali. Tale malattia è diffusa prevalentemente nei mesi invernali, poiché il virus resiste molto bene in situazioni di bassa temperatura ed umidità (l’ aria fredda è un veicolo ideale per la trasmissione dello stesso). Sin dai tempi antichi i virus dell'influenza furono probabilmente una causa importante di malattia. Le prime descrizioni di epidemie caratterizzate da sintomi simil-influenzali risalgono al V sec. a.C., in Grecia, e sono continuate durante tutta l'era cristiana, evidenziando come l'influenza sia presente da millenni nella popolazione umana. Il primo isolamento di virus influenzale nell’ uomo, risale al 1933 in Inghilterra, anche se in precedenza erano stati isolati virus influenzali sia da polli che da suini. Dopo queste prime osservazioni venne chiarito che gli stessi virus dell’influenza potevano essere trovati, oltre che nell’ uomo, in animali diversi : 5 suini, cavalli, uccelli. Da allora sono stati identificati tre tipi di virus influenzali antigenicamente differenti, costituenti il genere Orthomixovirus : il virus tipo A e il virus tipo B, responsabili della sintomatologia influenzale classica, e il tipo C, di scarsa rilevanza clinica (generalmente asintomatico). Trasmissione L’influenza è una patologia altamente contagiosa e diffusiva, poiché il virus, trovandosi sia nella saliva che nel muco della persona infetta (sorgente d’infezione), può trasmettersi ad altri individui direttamente per via aerea, cioè attraverso le goccioline (droplets) che si formano quando si starnutisce, si tossisce, si parla o si respira, oppure indirettamente per contatto, in quanto le goccioline possono viaggiare per qualche metro, rimanere a lungo sospese nell’ aria e ricadere poi sulle superfici, che diventano vettori d’infezione. Il contagio avviene se si tocca una superficie contaminata e dopo si portano le mani al naso, alla bocca o agli occhi, le vie elettive per l’ingresso nell’organismo e la conseguente infezione virale. 6 Sintomi L’influenza è contraddistinta da un repentino manifestarsi di sintomi generali e respiratori : febbre elevata (della durata di circa 3-4 giorni) che si manifesta bruscamente, accompagnata da brividi, dolori ossei e muscolari, mal di testa, grave malessere generale, mal di gola, raffreddore e tosse non catarrale. La febbre è generalmente più elevata nelle infezioni provocate dai virus del tipo A mentre, in quelle causate da quelli del tipo B, si mantiene a livelli più bassi Le manifestazioni cliniche si presentano in genere dopo un periodo di incubazione di 1-4 giorni. Nella maggior parte dei casi la guarigione completa si ha nel giro di una settimana, anche se tosse e malessere generale possono perdurare per due o più settimane. Possibili complicanze Se normalmente l'influenza è una malattia a evoluzione benigna, in alcuni soggetti, soprattutto i più deboli come gli anziani e lattanti, si possono sovrapporre altri disturbi, definiti complicanze. Le complicanze respiratorie sono le più frequenti, soprattutto le polmoniti a sovrapposizione batterica. Nella polmonite batterica, dopo che il paziente con influenza è migliorato, si assiste alla ricomparsa della febbre preceduta da brivido e le condizioni generali vanno rapidamente peggiorando. 7 Insorge dispnea, tachicardia, cianosi e ipotensione arteriosa. Oltre alle polmoniti batteriche, complicanze possono essere anche le polmoniti virali, di solito ad elevata mortalità. Esistono poi complicanze non polmonari tra cui di tipo cardiaco, (infatti, a seguito dell’influenza, possono comparire alterazioni del ritmo cardiaco, dei toni cardiaci, segni di insufficienza cardiaca congestizia e soprattutto nel soggetto anziano, si può avere improvvisamente arresto cardiaco e morte), e, più rare, miositi, encefalopatie e alterazioni del sistema nervoso periferico (sindrome di Guillain-Barrè) L’importanza dell’impatto dell’influenza sulla popolazione deriva dalla rapidità con cui evolvono le epidemie, dalla morbosità diffusa, dalla gravità delle complicazioni ma soprattutto dalla caratteristica dei virus influenzali di “instabilità genetica”, ovvero la capacità di acquisire continui cambiamenti nelle proprietà antigeniche legate principalmente alle glicoproteine di superficie tali da rendere il sistema immunitario incapace di reagire efficacemente all’infezione. Tali cambiamenti, che nel corso delle ultime tre stagioni influenzali sembrano verificarsi con frequenza annuale, permettono loro di aggirare totalmente o parzialmente l’immunità presente nella popolazione che in un passato più o meno recente ha subito l’infezione influenzale o si è sottoposta a immunizzazione passiva. Questo significa che le difese che l’organismo ha 8 sviluppato contro il virus dell’influenza nel corso di una stagione, non sono più efficaci o lo sono solo parzialmente verso il virus dell’anno successivo. Per questi motivi, la composizione del vaccino deve essere aggiornata tutti gli anni e la sorveglianza è fondamentale per preparare il vaccino per la stagione successiva in base ai ceppi che hanno avuto maggior diffusione nell’ultimo periodo epidemico. I cambiamenti, di anno in anno, possono risultare più o meno rilevanti con conseguente assenza o parziale protezione immunitaria, come nel caso della nuova influenza A/H1N1. Ad importanti cambiamenti di struttura antigenica possono far seguito pandemie con rilevanti conseguenze in termini di sanità pubblica. Le pandemie si verificano ad intervalli temporali imprevedibili e nel secolo passato si sono realizzate nel 1918 (sostenuta dal sottotipo H1N1), nel 1957 (sostenuta dal sottotipo H2N2) e nel 1968 (sostenuta dal sottotipo H3N2); l’epidemia più severa, delle tre menzionate, la cosiddetta Spagnola del 1918, ha provocato almeno 20 milioni di morti, soprattutto tra giovani-adulti. E’ importante sottolineare che la comparsa di un ceppo con proteine di superficie radicalmente nuove, quindi un virus influenzale completamente diverso da quelli 9 precedenti , non è di per sé sufficiente per l’instaurarsi di una pandemia, ma occorre anche che il nuovo virus sia capace di trasmettersi da uomo a uomo in modo efficace. GENETICA DEL VIRUS INFLUENZALE 1) Classificazione virus influenzali I virus che causano l’ influenza appartengono alla famiglia degli Orthomyxoviridae e vengono classificati in tre tipi principali, A, B e C, sulla base delle proprietà antigeniche di proteine interne, la nucleoproteina (NP) e le proteine della matrice. I virus di tipo B e C hanno come serbatoio solo l’uomo, mentre i virus di tipo A, ampiamente diffusi in natura, possono infettare oltre all’uomo, anche varie specie animali (suini, equini, mammiferi marini e uccelli). I virus di tipo A e B sono responsabili della più comune sintomatologia, mentre il tipo C è stato associato a casi sporadici ed episodi minori. Il virus dell’influenza A è ulteriormente suddiviso in sottotipi sulla base delle differenti strutture antigeniche delle due glicoproteine presenti sulla superficie della membrana, l’emagglutinina (HA) e la neuraminidasi (NA). Fino ad oggi sono stati identificati 16 sottotipi 10 di HA e 9 di NA. L'emagglutinina e la neuraminidase sono i bersagli, oltre che del sistema immunitario, anche dei farmaci antivirali. Per i virus tipo B non esistono sottotipi da associare a HA e NA, anche se la deriva antigenica ha portato alla formazione di due sublineage distinti dal punto di vista sierologico e genotipico. Per quanto riguarda il virus tipo C, esso ha una scarsa importanza epidemiologica per la sua asintomaticità. Figura 1. Virus influenzale al microscopio a scansione. 11 2) Struttura e morfologia I virus influenzali hanno forma sferica, ovoidale, talvolta filamentosa con diametro di 80-120 nm, e capside di forma elicoidale di diametro 9-15 nm. Il genoma, racchiuso dal capside, non è costituito da una singola porzione di acido nucleico, ma contiene otto segmenti (sette per virus C) di RNA a polarità negativa (complementare quindi all’mRNA), che codificano 11 proteine che si possono osservare descritte in dettaglio nella sottostante tabella 1. Tabella 1. Segmenti genomici di virus influenzali A, B e proteine codificate 12 Il capside è provvisto di un ulteriore rivestimento lipoproteico, l’envelope, dal quale si proiettano superficialmente tre proteine : la proteina M2 con funzioni di canale ionico e le due glicoproteine transmembrana emoagglutinina e neuraminidasi. Entrambe queste proteine svolgono funzioni cruciali nel ciclo replicativo virale. L’emoagglutinina è l’antigene più importante essendo specifico per sottotipo, ceppo o variante; essa media il legame del virus alle cellule target e l'ingresso del suo genoma virale al loro interno in quanto costituisce il sito di legame per il recettore cellulare presente sulla superficie delle cellule ospiti. Rappresenta inoltre, il sito di legame per le emazie, proprietà che si è rivelata utile per l’identificazione del virus nei test di laboratorio usati per la diagnosi. Gli anticorpi specifici diretti contro l’emoagglutinina inibiscono il fenomeno di emoagglutinazione dei globuli rossi così come l’infezione delle cellule bersaglio da parte del virus influenzale. L’emoagglutinina è costituita da due catene distinte, HA1 e HA2, che originano da HA0 tramite processi di natura proteolitica. Le due catene sono legate in maniera covalente da un ponte disolfuro fra la posizione 14 di HA1 e la posizione 137 di HA2. L’HA è composta da una porzione N-terminale idrofila esterna che ha funzione di sequenza segnale, una porzione C-terminale idrofobica che la 13 ancora alla membrana virale e un breve dominio intracitoplasmatico. La struttura della parte N-terminale è suddivisa in un dominio globulare, sul quale si localizzano i principali siti antigenici della proteina, e in una porzione lineare. La regione globulare (testa globulare) contiene solo una parte di HA1 mentre l’altra parte di HA1 e l’intera catena HA2 compongono la porzione lineare extracitoplasmatica e transmembrana. In una tasca della regione globulare si trova il sito di legame recettoriale attraverso il quale il virus si lega all’acido sialico della membrana cellulare dell’ospite. Il sito recettoriale è composto lateralmente da catene aminoacidiche altamente conservate nei differenti strain virali; altri residui conservati sono localizzati posteriormente la tasca e sembrano stabilizzare la struttura del sito stesso senza interagire col recettore. Il perimetro della superficie della tasca è invece composto da residui aminoacidici che vanno incontro a mutazioni frequenti (drift antigenico). Le mutazioni interessano prevalentemente cinque regioni della testa globulare (HA1) chiamate A, B, C, D ed E che corrispondono ai siti antigenici di legame per gli anticorpi. La neuraminidasi è un antigene specifico di sottotipo ed è un enzima che interviene nell’ultima fase del ciclo replicativi, in quanto permette il rilascio dei virioni, appena sintetizzati, all'esterno delle cellule infette. 14 Figura 2. Rappresentazione schematica della struttura degli Orthomyxoviruses. All’ interno del capside si trova il core virale costituito da RNA segmentato in 8 frammenti per i tipi A e B e 7 per il tipo C. I segmenti di RNA sono incapsulati indipendentemente nella nucleoproteina virale e ognuno di essi è associato con un complesso polimerasico. La particella subvirale chiamata ribonucleoproteina (RNP) comprende perciò l’RNA virale (vRNA), la nucleoproteina del capside (NP) e tre proteine importanti per la replicazione del genoma: PB1, PB2 e PA ad attività polimerasica. Le ribonucleoproteine si trovano sprofondate in una matrice formata dalla proteina M1 che circonda internamente la membrana 15 lipidica virale, la quale si forma dalla membrana plasmatica della cellula infettata nel corso del processo di gemmazione. 3) Ciclo di replicazione dei virus influenzali Il ciclo di replicazione dei virus influenzali può essere suddiviso in 4 fasi: a) adsorbimento e penetrazione del virus; b) trascrizione del genoma virale e traduzione delle proteine virali; c) replicazione dell'RNA virale; d) assemblaggio dei virioni e fuoriuscita delle particelle virali mature. Figura 3. Rappresentazione schematica della replicazione dei virus influenzali 16 a) Adsorbimento e penetrazione del virus. L’adesione del virus sulla membrana plasmatica della cellula ospite, che corrisponde alla fase iniziale dell’adsorbimento, avviene grazie all’emagglutinina che riconosce il recettore mucoproteico specifico (acido sialico) presente sulla superficie delle cellule epiteliali dell’apparato respiratorio. La particella virale, per endocitosi, viene inclusa in un lisosoma; nel momento in cui il pH raggiunge la sufficiente acidità, l’emagglutinina subisce un cambio conformazionale tale da permettere la fusione tra la membrana endosomiale e il doppio strato lipidico virale. I complessi RNP penetrano nella cellula si posizionano vicino al nucleo e successivamente entrano nel nucleo della cellula ospite. b) Trascrizione del genoma virale e traduzione delle proteine virali. La trascrizione primaria del genoma virale avviene nel nucleo della cellula ospite ad opera della RNA polimerasi RNA dipendente (RNA-trascrittasi) ad essa associata, che trascrive il filamento di mRNA a partire dal filamento a polarità negativa. Il complesso trascrizionale consiste di una polimerasi trimerica comprendente le proteine PB1, PB2 e PA. La componente PB1 è una trascrittasi che catalizza l’addizione di nucleotidi nell’iniziazione del trascritto di RNA. La componente PB2 è una 17 endonucleasi cap-dipendente la cui funzione è quella di legare l’RNA incappucciato e di clivarlo per generare i primers per la sintesi dell’mRNA virale. La componente PA è fondamentale per la replicazione dell’RNA virale ma il suo ruolo è ancora parzialmente sconosciuto; probabilmente trascrive copie dell’RNA a filamento negativo che sarà il corredo gnomico dei virioni in maturazione. c) Replicazione dell’ RNA virale. L’RNA messaggero trasloca nel citoplasma dove viene tradotto; si formano così le proteine del capside (NP) e gli enzimi PB1, PB2 e PA che saranno presenti nei virioni maturi. Alcuni prodotti della trascrizione subiscono un fenomeno di splicing determinando la formazione di mRNA codificanti differenti proteine, come per esempio M1 e M2. Di recente si è scoperto che la proteina M1 è importante per la fase di liberazione del virus, che avviene tramite gemmazione. La proteina M2 è fondamentale durante la replicazione, poiché agendo a livello della pompa ionica modula il pH nella fase di rimozione dell’involucro, consentendo cosí il trasporto del virus verso la membrana cellulare. d) Assemblaggio dei virioni e fuoriuscita delle particelle virali mature. Le proteine integrali di membrana dell’involucro virale, 18 HA, NA, M2 e NB dei virus A e B, e HEF e CM2 del virus C, sono sintetizzate mediante il reticolo endoplasmatico e inserite nella membrana attraverso un meccanismo di riconoscimento particelladipendente. Nel corso del trasporto verso la superficie apicale della cellula, attraverso l’apparato di Golgi, le proteine vengono assemblate nella loro struttura multimerica e vengono modificate con l’aggiunta di catene di carboidrati e gruppi di acidi grassi. L’assemblamento del virus con la membrana plasmatica della cellule infettata avviene mediante un processo di gemmazione attraverso il quale RNP ed M1 acquisiscono un involucro derivato dalle regioni della membrana cellulare modificate per esporre quasi esclusivamente proteine virali di membrana. Figura 4. Fuoriuscita per gemmazione di un virione da una cellula infetta 19 4) VARIABILITA’ ANTIGENICA La caratteristica principale dei virus influenzali è rappresentata dalla loro instabilità genetica che comporta continue variazioni delle caratteristiche base del virus. Tali mutazioni interessano gli antigeni di superficie emoagglutinina e neuraminidasi, rendendo più difficile il riconoscimento del virus da parte del nostro sistema immunitario. La “novità” antigenica di un virus differente rispetto ai ceppi che hanno circolato nelle precedenti stagioni, ha perciò un ruolo rilevante, poiché il sistema immunitario di parte della popolazione, risulta non essere in grado di fronteggiare il nuovo agente eziologico. Si possono riconoscere forme virali a potenzialità pandemica, che si generano attraverso un riarrangiamento genico definito antigenic shift o in seguito ad un fenomeno detto ‘salto di specie’, e forme interpandemiche determinate da mutazioni minori o antigenic drift. Le prime si verificano ogni 10-30 anni e portano alla comparsa di un nuovo sottotipo virale (soltanto per i virus di tipo A) nei confronti della quale la popolazione è completamente suscettibile. Le seconde, le forme interpandemiche, si verificano ogni 2-4 anni e avvengono sia nei virus di tipo A che in quelli di tipo B. 20 ANTIGENIC SHIFT Lo shift antigenico è il meccanismo a cui fa seguito un radicale cambiamento delle strutture antigeniche di superficie del virus; è definita appunto come la variazione maggiore che avviene in seguito a riassortimento genetico. In seguito a tale mutazione un nuovo virus può presentare un involucro con antigeni totalmente diversi rispetto ai ceppi circolati fino a quel momento. Lo shift antigenico coinvolge solamente i virus influenzali di tipo A, mentre i virus di tipo B non possono andare incontro a shift antigenico poiché sono dotati di un unico tipo di HA a di NA e non possiedono un reservoir aviario né di altre specie animali. Il virus influenzale A trova infatti il suo reservoir naturale negli uccelli acquatici (anatre, oche, cigni, gabbiani, folaghe..) ma può colonizzare altri ospiti come polli, tacchini e quaglie. L’infezione da virus influenzale decorre, in questi animali, in modo del tutto asintomatico, ad eccezione di alcune varianti caratterizzate da emoagglutinina di tipo 5 (H5) o di tipo 7 (H7) in grado di determinare epidemia con elevata letalità nei polli e nei tacchini. Inoltre, alcuni sottotipi circolano prevalentemente nell’uomo, nei suini, nei mammiferi marini (foche, balene) e nei cavalli. Questo fenomeno, unito alla grande variabilità di HA e NA e al genoma segmentato può portare, durante l’infezione delle cellule 21 ospiti, ad un fenomeno importantissimo dal punto di vista immunologico e, di conseguenza, epidemiologico: il riassortimento del materiale genetico, responsabile dell’evoluzione del microrganismo e della genesi e diffusione di nuovi virus influenzali. Negli uccelli acquatici possono essere presenti, anche contemporaneamente, tutti i differenti sottotipi. Il virus influenzale, per poter infettare una cellula bersaglio, necessita di un recettore costituito da una glicoproteina supeficiale la cui parte glucidica termina con un legame Sia2-3Gal per i virus del clade aviario e Sia2-6Gal per i virus del clade umano: poiché le cellule target dei suini presentano entrambi i recettori, questi animali rendono possibile la co-infezione e rappresentano un importante tratto di unione tra i virus aviari e quelli che vedono come ospiti d’elezione i mammiferi, tra cui l’uomo. In queste condizioni la caratteristica organizzazione del genoma segmentato del virus influenzale, permette che uno, o più geni del virus aviario, possano essere incorporati nel genoma di un virus a tropismo umano, determinando la ricombinazione del materiale genetico del microrganismo. Questo meccanismo di riassortimento fra virus che infettano specie differenti, sembra responsabile dell’origine delle pandemie influenzali che si sono verificate in questo secolo ad esempio, la 22 pandemia verificatasi nel 1957, la cosiddetta “asiatica”, è stata probabilmente originata dalla ricombinazione nel suino di un virus aviario circolante, di tipo A/H2N2, con un virus umano di tipo A/H1N1. Il virus risultante possedeva un corredo genetico caratterizzato da 3 geni di origine aviaria (HA, NA, PB1) e dai restanti 5 di origine umana. Il riassortimento, avendo coinvolto i geni codificanti i determinanti antigenici di maggior rilievo emoagglutinina e neuraminidasi, ha determinato la comparsa di un virus verso cui l’intera popolazione era suscettibile, creando così le condizioni necessarie per l’instaurarsi della pandemia. Analogo fenomeno si è avuto nel 1968 : il riassortimento tra il virus umano A/H2N2 e l’aviario A/H3 portò alla formazione del sottotipo A/H3N2, responsabile della pandemia cosiddetta di “Hong Kong”. Esiste una seconda, ma molto più rara, possibile causa “multifasica” di pandemie umane ed è data dalla possibilità che virus animali (aviari o suini) facciano direttamente un salto inter-specie e vengano quindi trasmessi all’uomo (prima fase), dove possono adattarsi acquisendo capacità di efficace trasmissione inter-umana (seconda fase). 23 Figura 5. Schema del riassortimento del materiale genetico responsabile dell’evoluzione e diffusione di nuovi virus influenzali (Antigenic shift) 24 ANTIGENIC DRIFT Il drift antigenico è determinato dall’accumulo di mutazioni puntiformi nella sequenza aminoacidica delle glicoproteine di superficie, in particolare l’emoagglutinina, che ha come conseguenza la comparsa di ceppi virali immunologicamente differenti. Queste mutazioni puntiformi, chiamate drift antigenici, si verificano quasi annualmente e limitano il legame degli anticorpi formati durante precedenti circolazioni del sottotipo. In questo modo i drift antigenici contribuiscono alla capacità dei virus influenzali di causare epidemie annuali, in quanto la risposta antigenica alle nuove varianti risulta sempre ridotta o comunque non ottimale, in particolar modo in soggetti con un sistema immunitario deficitario (bambini, anziani, immunodepressi). È sufficiente che gli anticorpi riconoscano un solo sito antigenico per neutralizzare il microrganismo. Quindi, su un individuo in grado di produrre anticorpi che riconoscono tutti i cinque siti antigenici, si riduce notevolmente la possibilità di sopravvivenza per un escape mutant (virus con un aminoacido cambiato in un singolo sito antigenico). Tuttavia la maggior parte dei soggetti, soprattutto bambini ed anziani, non sintetizza anticorpi per tutti i cinque siti, facilitando così l’emergere dei ceppi mutati. 25 Dall’analisi delle sequenze dell’emoagglutinina degli isolati A/H3N2 che hanno circolato dopo l’introduzione di questo sottotipo nel 1968, è emersa la presenza di aminoacidi fortemente conservati nelle posizioni più profonde della proteina, la cui funzione è quella di ancorare gli aminoacidi superficiali e di garantire la conformazione secondaria e terziaria della catena aminoacidica. Gli aminoacidi superficiali mostrano invece un basso grado di conservazione e possono andare incontro all’antigenic drift. Questi dati mettono in luce come la struttura tridimensionale della proteina rimanga costante durante l’antigenic drift probabilmente affinché ne sia mantenuta la funzione biologica. Cambiamenti dell’emoagglutinina interessano prevalentemente la testa globulare, dove si trovano i siti di legame del recettore cellulare e i cinque siti antigenici ipervariabili. L’analisi di sequenza del gene del virus A sottotipo H3 ha infatti indicato che sostituzioni aminoacidiche, risultanti in drift antigenici, si accumulano principalmente in 5 regioni antigeniche, denominate da A ad E, localizzate sulla superficie del dominio HA1. Drift antigenici interessano anche la NA con meccanismo analogo a quanto avviene per HA. I virus influenzali di tipo B, nonostante la ridotta possibilità di mutazioni, possono andare anch’essi incontro a drift. Sebbene non 26 siano suddivisi in sottotipi, l’accumulo di mutazioni puntiformi ha determinato la formazione di due differenti lineages, sicuramente co-circolanti nella popolazione umana a partire dal 1988. Questi due gruppi filogenetici hanno come ceppi di riferimento i virus B/Victoria/2/1987 (Victoria-lineage) e B/Yamagata/16/1988 (Yamagata-lineage). I due lineages risultano così differenti antigenicamente da non presentare nessuna cross-protezione anticorpale. L’insieme di tutti questi fenomeni è da tenere in considerazione nella formulazione di un vaccino efficace. LE PANDEMIE INFLUENZALI Una pandemia influenzale è un' epidemia di virus influenzale di tipo A che si espande su scala mondiale e infetta una grande porzione della popolazione umana. I virus influenzali mutano continuamente producendo nuovi ceppi; le pandemie avvengono proprio quando si sviluppa un virus completamente diverso da tutti i ceppi precedenti e quando viene trasmesso all'uomo da un'altra specie animale. 27 Questi nuovi ceppi non sono ostacolati dall'immunità delle persone poiché nessuno vi è stato esposto in precedenza, perciò tale condizione rende facilissima la loro diffusione e l’infezione di moltissime persone. I virus di tipo A possono occasionalmente essere trasmessi dai volatili selvatici ad altre specie provocando focolai nel pollame domestico e potrebbero anche generare pandemie nell'uomo. A differenza delle regolari epidemie stagionali, le pandemie sono causate da sottotipi di virus influenzali nuovi o che non circolano tra la popolazione da molto tempo mentre le epidemie stagionali sono generate da sottotipi di virus influenzali già esistenti. Le pandemie, inoltre, a differenza delle epidemie stagionali che avvengono ogni inverno, avvengono irregolarmente, e ne compaiono circa 3 in ogni secolo. Possono provocare alti livelli di mortalità, come testimoniato dalle ultime pandemie influenzali che sono avvenute nel XX secolo: l'influenza “spagnola” del 1918 che causò oltre 50 milioni di morti, l'influenza “asiatica” del 1957 e l' influenza di “Hong Kong” del 1968. 28 Ultime pandemie influenzali Nome Data Decessi Sottotipo Asiatica (russa) 1889-90 1 milione H2N2 Spagnola 1918-20 40 milioni H1N1 Asiatica 1957-58 1-1.5 milioni H2N2 Hong Kong 1968-69 0,75-1 milioni H3N2 ------ H1N1 Influenza A (suina) 2009-? La pandemia del 1918 a cui si riferisce il nome di influenza spagnola è stata considerata di categoria 5 (diffusione interumana del virus in almeno due Paesi di una delle Regioni OMS). Il virus fu identificato come virus di genere A, sierotipo H1N1, di probabile origine suina, che, dopo importanti modificazioni o ricombinazione dei geni fra virus animali e virus umani, riuscì ad acquisire le caratteristiche opportune per poter infettare l’uomo ed essere efficiente nella trasmissione inter-umana. Alcuni studi condotti sulle proteine ottenute dai geni virali ricostruiti in laboratorio hanno permesso di capire le peculiari caratteristiche di questo agente 29 microbico: le vittime erano prevalentemente persone giovani e sane perché la polmonite emorragica era soprattutto dovuta alla reazione infiammatoria aspecifica prodotta dall’ospite; la virulenza del virus era almeno cento volte superiore a quella dei virus influenzali usuali, ma i farmaci oggi in uso come antinfluenzali sarebbero comunque risultati efficaci. Il novecento è stato testimone di altre due importanti pandemie influenzali: la “Asiatica” che si manifestò all’inizio del 1956 e durò fino al 1958 e la “Hong Kong” degli anni 1968-1969. La pandemia asiatica fu causata da un ceppo virale, capace di infettare l’uomo, che ebbe origine da una mutazione avvenuta nelle anatre selvatiche in combinazione con un ceppo umano già esistente. Il virus venne identificato per la prima volta nella provincia cinese di Guizhou e raggiunse Singapore nel febbraio 1957, Hong Kong ad aprile e gli Usa a giugno del 1957. Le stime mondiali di decessi dovute a tale infezione variano tra 1 milione e 4 milioni. La successiva pandemia del 1968-69 fu provocata da un ceppo del virus A del sottotipo H3N2. La contagiosità e la mortalità di tale ceppo virale fu molto lieve rispetto alle due precedenti. A partire dal 1997, in Estremo Oriente, Egitto, Iraq e Nigeria sono state notificate piccole epidemie di influenza aviaria (virus A H5N1) con trasmissione della infezione dal pollame all’uomo e con 30 mortalità fra questi ultimi molto elevata (63% circa). Tali episodi hanno causato molto allarme fra le Autorità Sanitarie mondiali e nei media: la paura di una pandemia sembrava reale ma il virus pur modificandosi frequentemente non ha acquisito fino ad oggi le caratteristiche sufficienti e necessarie per il “salto di specie”. Una nuova possibilità di pandemia influenzale si è sviluppata recentemente in Messico e negli Stati Uniti. A partire da marzo 2009 sono stati osservati nuovi e sempre più frequenti episodi influenzali con epicentro in Messico e California. La diffusione della infezione è stata molto veloce ed estesa tanto da richiedere l’innalzamento al livello 6 di allerta (pandemia propriamente detta, pandemia globale). Il virus, probabilmente in seguito a riassortimenti genici, ha caratteristiche suine, aviarie ed umane ed è del tipo A/H1N1. 31 ORIGINE DEL NUOVO VIRUS PANDEMICO H1N1 2009 Origine Il virus della nuova influenza (H1N1) è stato per la prima volta identificato il 15 aprile 2009 negli Stati Uniti ed è stato dimostrato che è correlato geneticamente ai virus della recente influenza suina, ma ha una composizione genetica non precedentemente individuata tra i virus infettanti sia la popolazione suina che umana. Il virus H1N1 2009 è una miscela di quattro ceppi conosciuti di virus influenza A : uno endemica negli esseri umani, uno endemico nei volatili e due endemici nei suini. E' stato in seguito provato che l'insorgenza di malattie respiratorie in diverse aree del Messico nel marzo e aprile 2009 erano dovute a questa nuova influenza virale. Successivamente il virus della nuova influenza A (H1N1) si è diffuso in diversi paesi a partire dal Nord America fino ad interessare 46 paesi nel mondo. Le analisi 32 filogenetiche dei geni dell’HA e della NA aiutano a definire la relazione delle varianti antigeniche rispetto a quelle precedenti e a chiarire la base molecolare dei cambiamenti genetici. I test d’inibizione dell'emoagglutinazione (HI) con l'antisiero di furetto hanno indicato che i virus della influenza A (H1N1) isolati in Nord America sono omogenei e antigenicamente distinti da quelli attualmente circolanti dell'influenza stagionale A (H1N1) e che sono più strettamente collegati con il virus A/California/7/2009 (H1N1)v. I virus emergenti sono antigenicamente simili al ceppo nord americano del virus della influenza suina triplo-riassortante A(H1N1), rappresentato da A/Illinois/09/2007, circolato tra i maiali durante gli ultimi 10 anni negli U.S.A. e che aveva occasionalmente infettato l’uomo durante lo stesso periodo. L'analisi filogenetica degli otto segmenti genici indica che la nuova influenza virale A(H1N1) è un riassortante tra ceppi dell’influenza suina del Nord America, che hanno segmenti genici originari dalla influenza virale A suina, umana e aviaria (H1N1,H1N2 e /o H3N2), e dell'Eurasia. Gli alberi filogenetici dei geni delle HA e NA mostrano che, finora, le sequenze di diversi isolati della nuova influenza virale sono relativamente omogenee. Il gene HA è più strettamente correlato ai geni HA della H1N1sw e ai virus H1N2 isolati dai suini in Nord America e Asia. Il gene NA è più strettamente correlato ai geni N1 33 dell'influenza virale A (H1N1) isolati dai maiali e dagli uccelli in Europa e Asia (influenza virale suina ceppo Euroasiatico). Figura 6. Origine del virus pandemico A/H1N1 34 Trasmissione La nuova influenza A/H1N1 è un infezione virale acuta dell’apparato respiratorio con sintomi simili a quelli classici dell’influenza: febbre ad esordio rapido, tosse, mal di gola, malessere generale. Come per l’influenza classica sono possibili complicanze gravi, come la polmonite, ad esito talora mortale. I primi casi di questa nuova influenza umana da virus A/H1N1 sono stati legati a contatti ravvicinati tra maiali e uomo. Nell’uomo infezioni da virus influenzali suini sono state riscontrate occasionalmente fin dagli anni 50 e sono legati ad esposizione e contatti ravvicinati ( 1-2 metri ) con suini, ma il nuovo virus A/H1N1 si è ora adattato all’uomo ed è diventato trasmissibile da persona a persona. L’influenza non viene trasmessa attraverso il cibo e non esiste alcun rischio di infezione attraverso il consumo di carne suina cotta o prodotti a base di carne suina. La trasmissione da uomo a uomo del nuovo virus dell’influenza A/H1N1 avviene con gli stessi meccanismi con cui si trasmette l’influenza stagionale : per via aerea, attraverso le goccioline di flugge e droplets,per contatto diretto fra un individuo infetto ed un 35 ospite suscettibile oppure per contatto indiretto, tramite superfici o oggetti contaminati. Patogenesi L’influenza in generale ha un periodo di incubazione che varia da 1 a 4 giorni, durante i quali si ha l’impianto del virus nelle mucose dell’apparato respiratorio, che comporta necrosi del tratto respiratorio superiore, della trachea e dei bronchi. La sindrome influenzale insorge, con tutta probabilità, nel momento della moltiplicazione virale nell’apparato respiratorio, causando il rilascio delle citochine in seguito al disfacimento delle cellule necrotiche e il successivo stato infiammatorio. In tale fase, la diagnosi di influenza da virus A(H1N1)v è basata sul solo criterio clinico e viene definita secondo i criteri stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), come un’affezione respiratoria acuta ad esordio brusco ed improvviso con febbre >38°C, accompagnata almeno da uno dei seguenti sintomi respiratori : • tosse • faringodinia • congestione nasale 36 e da almeno uno tra questi disturbi : • cefalea • malessere generalizzato • sensazione di febbre (sudorazione, brividi) • astenia Tutti questi sintomi, però, sono riferibili ad una persona adulta. Nei bambini e negli anziani, invece, si hanno alcune caratteristiche differenti, come: • una febbre lieve nei lattanti con vomito e diarrea; • irritabilità, pianto, sonnolenza e inappetenza nei bambini molto piccoli che non sono ancora in grado di parlare; • occhi arrossati, congiuntivite associata a febbre alta (spesso anche oltre i 39°C) nei bambini in età prescolare; • laringotracheiti e bronchiti nei bambini sotto i 5 anni di età; • febbre bassa, mancanza di forze, dolori articolari e disturbi neurologici negli anziani cosiddetti “fragili” di età superiore ai 75 anni. Negli anziani possono anche presentarsi stati di sopore, disorientamento, difficoltà nella coordinazione motoria ed uno stato confusionale. Il sospetto di influenza da nuovo virus A(H1N1)v deve essere preso in considerazione anche in assenza di viaggi all’estero nei 7 giorni 37 precedenti l’insorgenza della sintomatologia influenzale. Epidemiologia In tutto il mondo sono stati confermati 318.925 casi di influenza A(H1N1) e la crescita è esponenziale con un tempo di raddoppio di circa 17 giorni. La maggior parte dei pazienti ha presentato solo sintomi lievi ed è guarita completamente, ma circa il 2% ha sviluppato patologie gravi. Si sono verificati circa 3917 decessi (fonti OMS aggiornata a fine settembre e Centre Disease Control (CDC) Europa aggiornata al 25 settembre). Il tasso di mortalità si aggira attorno allo 0,9% (contro l'1,1% dell'influenza normale), la remissione dei sintomi avviene in genere entro i 2-4 giorni dall'inizio delle manifestazioni respiratorie. La malattia sembra particolarmente aggressiva in Messico, paese di origine dell'epidemia, dove muore circa il 2% dei pazienti. La maggior parte dei casi ha colpito persone di età inferiore ai 25 anni, ma la maggioranza delle infezioni gravi e mortali ha riguardato adulti di età compresa tra 30 e 50 anni. I casi gravi si sono avuti per lo più in persone con condizioni patologiche croniche, tra cui malattie respiratorie, patologie cardiovascolari, diabete, malattie autoimmuni e obesità. 38 Figura 7. Diffusione della pandemia in Europa, aggiornato il 18/11/09 30% 3% 9% 38% 15% 5% Africa (AFRO) Americhe (AMRO) Mediterraneo Orientale (EMRO) Europa (EURO) Asia Sud-Orientale (SEARO) Pacifico Occidentale (WPRO) Figura 8. Casi confermati di infezione da virus influenzale 2009 A/H1N1 pandemico nel mondo, aggiornato al 18/11/09 39 Ungheria Svezia Spagna Slovacchia Repubblica Ceca Regno Unito Portogallo Polonia Paesi Bassi Norvegia Malta Lussemburgo Lettonia Italia Islanda Irlanda Grecia Germania Francia Finlandia Bulgaria Belgio Austria 0 50 100 150 200 Morti Figura 9. Vittime correlate ad infezione da virus influenzale 2009 A/ H1N1 pandemico in Europa, aggiornato alle ore 16.00 del 17/11/09 Questo grafico mostra la letalità del virus in alcuni paesi europei. Il paese in cui il virus ha colpito di più è il Regno Unito, con 186 morti, che però rappresentano lo 0,6% dei 13770 casi registrati. La situazione più critica si riscontra invece in Spagna con una letalità del 2,34% (88 morti su 1538 casi). 40 Sorveglianza virologica La sorveglianza virologica dell’influenza gioca un ruolo fondamentale per la scelta dei ceppi da includere nella formulazione vaccinale. Ai giorni nostri la rete di sorveglianza è notevolmente estesa e comprende 4 centri internazionali di riferimento, 110 centri nazionali e numerosi laboratori che attivamente collaborano in 83 paesi alla raccolta e all’isolamento dei virus influenzali e alla loro caratterizzazione molecolare e antigenica. L’obiettivo della rete di sorveglianza è quello di: i) monitorare i ceppi circolanti per stabilire e raccomandare due volte l’anno la composizione del vaccino antinfluenzale per la stagione successiva ii) rilevare precocemente l’emergenza di virus potenzialmente pandemici. Per questi motivi è stato necessario nel corso degli anni implementare la rete di sorveglianza virologica nell’uomo e integrarla con la sorveglianza clinico epidemiologica basati sulla presenza di un insieme di segni e sintomi, che costituiscono una sindrome. Questi sistemi hanno quindi l'obiettivo di identificare precocemente potenziali minacce per la salute pubblica, fondamentale per mettere in atto una risposta rapida per ridurre morbilità e mortalità e possono utilmente integrare le informazioni che derivano dai sistemi di sorveglianza classica già in vigore. 41 La diffusione senza precedenti della infezione da virus A(H1N1)v, favorita dai viaggi e scambi internazionali, che nell’arco di poco più di sei settimane ha raggiunto le dimensioni che in precedenti pandemie si erano avute nell’arco di 6 mesi, ha portato all’attuazione di interventi diversificati di sorveglianza e approcci differenziati nelle modalità di prevenzione e controllo dell’influenza. Considerato l’incremento dei casi di influenza A(H1N1)v e la dichiarazione di fase pandemica 6, non si ritiene più indispensabile la conferma virologica di tutti i casi sospetti, pur mantenendo alta la vigilanza su quanto avviene nel territorio attraverso la segnalazione dei casi sospetti ai servizi di prevenzione e una successiva notifica dei casi che corrispondono ai criteri definiti. Per rispondere all’incremento del numero dei casi osservato nell’ultimo periodo, che impongono ai servizi sanitari un carico di lavoro sempre maggiore, l’indagine epidemiologica per i casi ed i loro contatti stretti dovrà essere completata, nei casi confermati dal laboratorio, solo nell’evenienza di episodi di trasmissione locale della malattia in assenza di viaggi all’estero nei 7 giorni precedenti l’insorgenza della sintomatologia influenzale e per i casi ospedalizzati. In linea con le indicazioni fornite dall’OMS, fin dalla prima comparsa della nuova influenza da virus A(H1N1), i viaggi 42 internazionali non sono soggetti a restrizione (Circolare Ministeriale del 27/7/2009). Inoltre l’indagine virologica dovrà essere effettuata, sia nei casi che presentano un quadro clinico impegnativo al punto tale da richiedere il ricovero, sia in quelli autoctoni che non hanno storia di viaggi o di contatti con casi confermati. A parte quanto definito sopra, per tutte le altre situazioni e, quindi, in presenza di quadro clinico influenzale modesto, e pur con anamnesi positiva per permanenza in Paesi esteri o contatto di caso, non verrà più effettuato tampone faringeo per la ricerca del virus. Al fine di evitare la diffusione del virus, si raccomanda di dare la massima importanza alle misure di isolamento domiciliare dei casi sospetti e di evitare che questi vengano a contatto con persone appartenenti alle categorie a rischio quali malati cronici, immunodepressi, anziani fragili, etc. Diagnosi L’infezione da virus influenzale non può essere diagnosticata con certezza sulla base dei soli sintomi clinici. Lo scenario clinico può infatti essere difficile da distinguere dalle infezioni sostenute da 43 virus respiratorio sinciziale, virus parainfluenzali, adenovirus, coronavirus e metapneumovirus. La diagnosi laboratoristica di Influenza è importante per la prevenzione e gestione dell’infezione, sia nel contesto dell’epidemia stagionale che in quello pandemico. Una rapida e precisa diagnosi di Influenza migliora la gestione clinica consentendo in maniera tempestiva il ricorso alla terapia antivirale, alla profilassi e alle strategie per il controllo dell’infezione. La diagnosi laboratoristica può essere compiuta attraverso la ricerca della presenza del virus (indagine diretta) o della risposta immune del paziente contro il virus (indagine indiretta). La diagnosi per influenza A/H1N1 prevede: Isolamento virale. L’isolamento virale consente teoricamente di propagare in coltura anche un singolo virione infettivo presente in un campione e di espanderlo in una popolazione di oltre un miliardo. Attuali protocolli per l’isolamento virale del virus dell’influenza stagionale, che utilizzano cellule MDCK (linea cellulare d’elezione per l’isolamento dei virus influenzali) e uova gallate possono essere utilizzati per l’isolamento del virus pandemico A/H1N1, anche se la loro sensibilità non è stata ancora determinata. 44 Test di inibizione dell’emoagglutinazione (HI). Si basa sulla capacità degli anticorpi diretti verso l’HA influenzale di impedire l’agglutinazione degli eritrociti di particolari specie animali (pollo, tacchino, cavia, cavallo o umane) da parte dell’antigene HA del virus. Risultati ottenuti utilizzando anticorpi monoclonali H1 nel kit WHO non devono essere considerati come conclusivi ed ulteriori verifiche sono raccomandate. Microscopia ad immunofluorescenza. Il rilevamento del virus influenzale mediante microscopia ad immunofluorescenza è stato inizialmente sviluppato negli anni 60 e rimane un metodo prezioso Test antigenici rapidi (point-of-care o POC). I più comuni test rapidi utilizzabili direttamente su campioni clinici si basano su tecniche di immunofluorescenza e immunoenzimatiche con anticorpi monoclonali tipo-specifici diretti contro gli antigeni conservati del virus influenzale. Sono test altamente rapidi in quanto i risultati sono disponibili entro un’ora. La sensibilità di tali test varia in relazione al momento di raccolta del campione rispetto all’esordio della malattia. Sensibilità ottimale è ottenuta quando i campioni sono raccolti entro i primi giorni di malattia, poiché lo 45 shedding virale raggiunge il suo picco entro 48 ore dall’esordio dei sintomi, mentre i bambini presentano un alto titolo virale per un periodo di tempo più lungo. La sensibilità e la specificità dei test antigenici rapidi progettati per il rilevamento diretto dei virus dell’influenza A sono attualmente sconosciuti. Inoltre tali test non permettono di differenziare l’influenza stagionale dal virus pandemico A/H1N1. Rilevamento dell’RNA virale. L’RNA del virus influenzale A/H1N1 può essere rilevato in campioni clinici (tamponi faringei) attraverso analisi degli acidi nucleici basate sul principio della Reverse-transcription Polymerase Chain Reaction (RT-PCR). E’ il test più comune basato sul rilevamento degli acidi nucleici; è considerato il test con maggiore sensibilità, specificità e versatilità per la diagnosi di influenza e ha ormai sostituito l’isolamento virale. Inoltre la qualità del campione, il tempo e le condizioni del trasporto, possono essere meno critici per il rilevamento dell’RNA virale rispetto alle colture cellulari o i test di rilevamento degli antigeni, poiché non è necessario che le cellule infettate o i virus disponibili siano preservati vitali. L’RNA virale viene estratto dal campione e attraverso la metodica di RT-PCR può essere utilizzato per confermare la presenza di virus 46 influenzale ma anche, grazie all’analisi di sequenza, per determinarne il sottotipo e il ceppo virale. Sono note diverse metodiche di laboratorio basate sul principio della RT-PCR : - RT-PCR multiplex - Real-Time PCR 47 Reazione della Polimerasi a catena (PCR) : principio del metodo Ideata da Kary Mullis nel 1984, la, Polimerase Chain Reaction, PCR cioè reazione a catena mediata dalla DNA polimerasi, è una reazione che ha come risultato l’amplificazione selettiva di una piccola sequenza genomica delimitata da due sequenze specifiche. Come il processo di replicazione naturale, il processo PCR crea copie multiple della sequenza scelta. Per permettere la replicazione del DNA nel processo di amplificazione, è necessario preparare una miscela di reazione contenente: - DNA bersaglio. - DNA polimerasi : enzima in grado di sintetizzare un filamento di DNA utilizzando come stampo un altro filamento di DNA generando quindi un filamento complementare al primo; la DNA polimerasi sintetizza il nuovo filamento aggiungendo deossiribonucleotidi (dNTP) in direzione 5'- 3'. - Primer : corti frammenti di DNA della lunghezza di circa 1820 basi con la funzione di delimitare la sequenza da amplificare e fungere da innesco per la DNA polimerasi. I due primer sono definiti forward e reverse, a seconda che 48 siano complementari al filamento 3'→5' o a quello inverso 5'→3'. Le sequenze dei primer devono essere scelte in modo tale che l'ibridazione avvenga solo con le sequenze d'interesse del DNA stampo, evitanto l'adesione a sequenze simili, con la conseguente perdita di specificità. - Tampone, desossinucleosidi trifosfati (ATP, GTP, CTP, TTP) e MgCl2. Un ciclo di PCR è composto dalle seguenti fasi : 1. fase di DENATURAZIONE : la soluzione contenente DNA da replicare, desossiribonucleotidi trifosfati, ioni magnesio, primer e TAQ polimerasi, viene portata ad una temperatura di 94°C; a tale temperatura la doppia elica del DNA viene completamente denaturata e i due filamenti di cui essa è composta, si separano rendendo disponibile lo stampo per la sintesi delle nuove catene complementari. 2. fase di ANNEALING : processo mediante il quale si ha l’appaiamento dei primer ai filamenti di DNA denaturato. La temperatura di annealing o di ibridizzazione è stabilita sulla base della sequenza nucleotidica dei primer, in base alla loro lunghezza e al loro contenuto in G e C. Generalmente, la temperatura 49 di ibridazione per primer costituiti da oligonucleotidi di 20 basi e con contenuto di GC per il 50% è compresa tra 55 e 65°C. L’ibridazione dei primer avviene in modo altamente specifico in quanto i primer si legano esattamente alla sequenza a loro complementare presente sul filamento di DNA bersaglio. Essi indicano il punto di inizio e di fine del nuovo filamento di DNA che sarà sintetizzato nella fase successiva. 3. fase di ALLUNGAMENTO (sintesi di nuovo DNA) : la sintesi di nuovo DNA complementare, DNAc, consiste nel copiare e quindi amplificare la sequenza di DNA di partenza ad opera della DNA polimerasi che è in grado di legare nuovi nucleotidi di seguito al primer, lavorando sempre in direzione 5’-3’. Per questa operazione si utilizza una DNA polimerasi termostabile ovvero la Taq polimerasi che è un enzima estratto da un batterio termofilo; infatti è in grado di rimanere attivo anche durante la fase di denaturazione con temperatura elevata di circa 95°C. Il processo di sintesi di DNA avviene a circa 72°C. 50 Queste fasi vengono ripetute 30-40 volte consentendo un’amplificazione esponenziale del tratto di DNA compreso tra i due primer. Tutto il processo di PCR ha luogo nel termociclatore, uno strumento che controlla automaticamente ed alterna le temperature, per periodi di tempo programmati e per il numero di cicli di PCR adeguati. Trascrizione inversa con PCR (RT-PCR) : principio del metodo La reazione a catena della polimerasi con trascrittasi inversa (RTPCR) è un metodo molto sensibile e specifico utilizzato per rilevare trascritti di RNA. Non essendo l’RNA un substrato efficiente per la Taq DNA polimeri, è necessario effettuare la trascrizione inversa prima di iniziare l’amplificazione in PCR. La trascrizione inversa genera una copia del filamento di RNA sotto forma di filamento di DNA complementare (cDNA). Tale filamento sarà utilizzato come substrato per l’amplificazione in PCR. Il metodo prevede l’utilizzo di una trascrittasi inversa termoresistente (Taq polimerasi) che ha notevolmente ottimizzato questa tecnica perché ha permesso di evitare di aggiungere enzima ad ogni ciclo perciò è possibile effettuare l’ intera operazione di amplificazione in maniera 51 automatica attraverso i termociclatori che cambiano temperatura ad ogni fase. La Taq DNA polimerasi possiede l’importante caratteristica di effettuare efficientemente sia la trascrizione inversa dell’RNA ad alte temperature (originando cDNA) che l’amplificazione del cDNA. PCR MULTIPLEX: principio del metodo La PCR multiplex è una variante della PCR e permette l’amplificazione simultanea di varie sequenze bersaglio di DNA o RNA in una sola reazione di PCR attraverso l’utilizzo di più coppie di primer con differente specificità ovvero disegnati per identificare diversi tipi di patogeni, ma capaci di legarsi al genoma target utilizzando lo stesso range di temperature. Tale test conferisce rapidità e precisione nel distinguere un ampio spettro di agenti patogeni che causano malattie, permettendo così di trattare i pazienti più velocemente e con il corretto trattamento terapeutico. 52 Real-time PCR : principio del metodo Real-Time PCR si basa sulla lettura continuativa della fluorescenza che si sviluppa durante la reazione di amplificazione. La fluorescenza è una caratteristica di alcuni cromofori di emettere radiazioni luminose a lunghezza d’onda superiore rispetto alla luce dalla quale vengono eccitati. La lunghezza d’onda di emissione è specifica per ogni tipo di fluoroforo; sfruttando questa caratteristica è possibile rilevare contemporaneamente il segnale generato da due o più fluorofori diversi. Nel test il segnale di fluorescenza deriva da sonde di ibridazione sequenza-specifiche marcate ad entrambe le estremità, ossia oligonucleotidi con sequenza complementare ad una regione interna dell’amplicone, che presentano un fluoroforo “reporter” all’estremità 5’ (es. FAM o JOE) ed un “quencher” all’estremità 3’, cioè un cromoforo in grado di ridurre o addirittura estinguere la fluorescenza emessa dal fluoroforo “reporter”. Durante la fase di “annealing” della reazione di PCR, la sonda di ibridazione si lega in modo specifico ad uno dei filamenti dell’amplicone, senza emissione di alcun segnale di fluorescenza, a causa della prossimità “reporter-quencher”. Successivamente , 53 nella fase di estensione, l’enzima Taq Polimerasi, dotato anche di attività esonucleasica 5’- 3’, rimuove la sonda mediante idrolisi. Questo evento è associato ad un aumento del segnale di fluorescenza , in quanto viene eliminato l’effetto di “quenching” (offuscamento) che dipende dalla vicinanza “reporter-quencher”. In base a questo meccanismo, è possibile monitorare in tempo reale, mentre è ancora in fase di svolgimento, la reazione di amplificazione, rilevando l’aumento dell’intensità di fluorescenza. 54 PARTE SPERIMENTALE 55 TECNICHE DI RILEVAMENTO DEL VIRUS PANDEMICO A/H1N1 2009 Le procedure di rilevamento del virus pandemico A/H1N1 sono state messe a punto al fine non solo di fornire una diagnosi clinica rapida per l’accertamento diagnostico, ma anche di monitorare il percorso del microrganismo all’interno della comunità, consentendo di individuare i punti critici dell’attività di contenimento, le vie di trasmissione e di migliorare i programmi di controllo. La diagnosi d’infezione da A/H1N1 può essere eseguita su campioni respiratori di diverso tipo quali: • tamponi oro- o nasofaringei (tamponi a secco o con terreno di trasporto specifico per la conservazione del virus) • lavaggio bronco-alveolare • aspirato tracheale • espettorato • aspirato o lavaggio oro- o nasofaringeo E’ preferibile effettuare la raccolta di campioni naso-faringei con tamponi Virocult (Medical Wire & Equipment, Corsham, Wiltshire, 56 UK) oppure tamponi flocculati (Copan, Italia) perchè garantiscono la conservazione del virus vivente a temperatura ambiente per 3 giorni e, per 5 giorni dal momento del prelievo se mantenuti alla temperatura di 4°C. La raccolta del materiale biologico in pazienti con sospetta infezione da virus A/H1N1 deve avvenire adottando le precauzioni standard ed i dispositivi di protezione individuale (DPI) previsti per la protezione delle mucose e delle vie respiratorie da agenti infettivi trasmessi airborne o mediante droplet (ad esempio: maschera FFP3, guanti, camice monouso,...), come indicato nelle linee guida del WHO recepite ed elencate nel piano sanitario nazionale di prevenzione dell’infezione da H1N1 pandemico La procedura per il rilevamento del virus A/H1N1 consiste di diverse tappe, di seguito elencate. Preparazione del campione. I campioni biologici che pervengono in laboratorio vengono sospesi in 2ml di terreno di coltura EMEM ( 500ml; BiowhittakerTM cat. BE12-125F) e suddivisi in due aliquote : una, sottoposta all’estrazione dell’RNA per la ricerca del genoma virale mediante tecnica di amplificazione genica (PCR) ed eventuale sottotipizzazione, e l’altra conservata a temperatura di -80°C per 57 eventuali ulteriori indagini come ad esempio coltura su substrati cellulari ai fini dell’isolamento in caso di positività ai test molecolari. Estrazione del genoma virale (RNA) L’estrazione degli acidi nucleici è il primo passo per le applicazioni di biologia molecolare. Esistono diversi metodi di estrazione e la scelta si effettua in base al tipo di : acido nucleico (ssDNA, dsDNA, RNA totale, mRNA, etc.), campione (tessuti animali o vegetali, eucarioti, procarioti, virus), materiale di partenza (organo intero, tessuto, coltura cellulare, sangue, etc.), risultato desiderato (quantità, purezza, tempo richiesto), applicazione prevista postestrazione (PCR, cloning, marcatura, restrizione enzimatica, southern blotting, RT-PCR, sintesi di cDNA, etc.). Per questo studio, l’estrazione dell’RNA dai campioni clinici, avviene utilizzando il kit di commercio “QIAamp Viral RNA Mini Kit” (QIAGEN, Germany). Il kit si basa su una tecnologia ben consolidata che sfrutta la selettiva proprietà legante delle membrane di silice, da cui gli estratti si ottengono mediante eluizione con acqua o tampone in un volume variabile tra i 20 e i 150 µl. La procedura è adatta per l’estrazione da campioni clinici (fluidi extracorporei) e/o di 58 laboratorio quali: urine, plasma, siero, liquor o surnatante di coltura cellulare. I campioni possono essere freschi o congelati, purchè essi non siano stati congelati e scongelati più di una volta poiché congelamenti e scongelamenti ripetuti deteriorano la qualità degli acidi nucleici a discapito della resa finale e della sensibilità dei test. La procedura permette una sicura manipolazione dei campioni potenzialmente infetti e permette di evitare carry-over, ottenendo acido nucleico puro in meno di 1 ora. Il kit può essere utilizzato sia per l’isolamento di RNA che di DNA. La procedura di estrazione comprende 4 steps: lisi del campione, adsorbimento alla membrana di silice, rimozione di contaminanti residui, eluizione dell’RNA (Fig.7). 1. Lisi del campione. Il campione viene lisato mescolando in una provetta eppendorf 140µl di campione e 560µl di buffer AVL, contenente agenti caotropici e RNA-carrier. L’RNA carrier migliora il legame dell’RNA virale con la membrana di silice, e quindi la resa dell’estrazione, nel caso in cui le molecole target sono presenti in quantità minime nel campione; inoltre, il carrier riduce la possibilità di degradazione dell'RNA virale nel caso raro che molecole di RNase sfuggano alla denaturazione del tampone AVL. La 59 miscela viene incubata a temperatura ambiente per 10 minuti. Ad essa vengono aggiunti successivamente 560 µl di etanolo al 70%, necessari per assicurare appropriate condizioni di legame tra l’RNA e la membrana di gel di silice presente in colonnine nelle quali la miscela viene trasferita. 2. Adsorbimento alla membrana di silice. 630 µl della miscela vengono depositati, con attenzione, nella colonnina contenente il gel di silice (“QIAamp mini spin column”). La colonnina è inserita in un “collection tube” da 2 ml dove viene raccolto l’eluato da scartare, dopo centrifugazione di 1’ a 8000 rpm. 3. Rimozione di contaminanti residui. Avviene per mezzo di lavaggi, con tamponi forniti nel kit, e sono eseguiti come segue : centrifugazione a 8000 rpm per 1’, seguita da una doppia centrifugazione ad alta velocità (14000 rpm per 3’, poi 14000 rpm per 1’) per eliminare completamente l’etanolo utilizzato. L’RNA rimane adeso alla membrana. 4. Eluizione dell’RNA. La colonnina viene posizionata in una provetta di raccolta (RNase-DNase free) e viene centrifugata per 1’ a 8000 rpm dopo l’aggiunta di 60 µl di Buffer AVE (RNase - DNase free) fornito dal kit, ottenendo così RNA puro diluito. 60 Figura 10. Rappresentazione schematica della procedura di estrazione. 61 Gli acidi nucleici, ottenuti con le procedure di estrazione vengono sottoposti a retrotrascrizione e quindi ad amplificazione mediante tecniche molecolari basati sulla PCR, ritenuta la tecnica più sensibile e specifica per la diagnosi dell’influenza. L’obiettivo di questo studio è la valutazione delle performance di due saggi molecolari disegnati per rilevare e tipizzare i virus influenzali di tipo A/H1N1v, messi a confronto con il protocollo internazionale di riferimento del WHO descritto successivamente. Le performance dei test sono state valutate in termini di specificità, sensibilità analitica e sensibilità clinica. 62 Protocollo CDC per Real-Time PCR per il rilevamento di influenza suina : L’Organizzazione Mondiale della Sanità (World Health Organization WHO) e il Centro per la Prevenzione e Controllo delle malattie (CDC), hanno messo a disposizione un protocollo di RealTime PCR per il rilevamento di influenza suina. La miscela di retrotrascrizione - amplificazione (RT-PCR mix) viene preparata seguendo le indicazioni del protocollo in ambiente separato da quello in cui si effettuatano l’estrazione degli acidi nucleici e l’amplificazione dell’estratto, in modo da evitare la contaminazione dei reagenti. I reagenti utilizzati per la metodica sono conservati a bassa temperatura (– 20°C) e durante la preparazione della miscela di reazione vengono mantenuti in blocchetti refrigerati. Ogni campione viene testato con 4 differenti coppie di primer/sonda specifici rispettivamente per: il gene matrix comune a tutti i virus influenzali di tipo A, il gene che codifica per la nucleoproteina comune a tutti i virus influenzali suini di tipo A (swFluA), il gene che codifica per l’emagglutinina dei virus influenzali suini H1 (swH1), e il gene umano che codifica per l’RnaseP, utilizzato come 63 controllo interno di estrazione e amplificazione. In ogni seduta di analisi vengono inseriti un controllo negativo (NTC) e un controllo positivo (PTC). Le sequenze specifiche di primers/sonde utilizzate e le rispettive concentrazioni finali nella miscela di reazione sono riportate nella seguente tabella: 64 PRIMER E SONDE InfA Forward SEQUENZE (5’→ 3’) CAG CRA TCC TGT CAC CTC TGA CONCENTRAZIONE 40Μm C InfA Reverse AGG GCA TTY TGG ACA AAK 40 µM CGT CTA InfA Probe TGC AGT CCT CGC TCA CTG GGC 10 µM ACG SW InfA Forward GCA CGG TCA GCA CTT ATY CTR 40 µM AG SW InfA Reverse GTG RGC TGG GTT TTC ATT TGG 40 µM TC SW InfA Probe CYA CTG CAA GCC CA’’T’ ACA 10 µM CAC AAG CAG GCA SW H1 Forward GTG CTA TAA ACA CCA GCC TYC 40 µM CA SW H1Reverse CGG GAT ATT CCT TAA TCC TGT 40 Μm RGC SW H1 Probe CA GAA TAT ACA ‘’T’’CC RGT 10 µM CAC AAT TGG ARA A RNaseP Forward AGA TTT GGA CCT GCG AGC G 40 µM RNaseP Reverse GAG CGG CTG TCT CCA CAA GT 40 µM RNaseP Probe TTC TGA CCT GAA GGC TCT GCG 10 µM CG Quindi la miscela di retrotrascrizione - amplificazione è composta da : • Nucleasi – free Water 65 • 2X PCR Master Mix • Forward Primer e Reverse Primer • sonda specifica • Superscript III RT/Platinum TaqMix. I volumi dei reagenti da utilizzare sono riportati nella tabella seguente: RT-PCR Mix H2O sterile Volume per 1 reazione 5,5 µl 2X PCR Master Mix 12,5 µl Forward Primer 0,5 µl Reverse Primer 0,5 µl Sonda specifica 0,5 µl SuperScript III RT/Platinum 0,5 µl Taq Mix TOTALE 20 µl La quantità di miscela in preparazione viene adeguata al numero di campioni da testare. I reagenti vengono mescolati accuratamente vortexando velocemente e centrifugando brevemente. Al termine di questa operazione 20µl di RT-PCR Mix vengono dispensati nelle provette di ciascun campione opportunamente identificate, nelle 66 quali vengono aggiunti 5µl di estratto. Il materiale in esame viene quindi trasferito nello strumento per le fasi successive di : Retrotrascrizione-amplificazione e rilevamento in tempo reale Sullo strumento Rotor-Gene 3000, in uso presso il nostro laboratorio, viene impostato il canale di acquisizione del segnale “FAM” (lunghezza d’onda d’eccitazione 470nm - lunghezza d’onda d’emissione 510nm per virus di tipo A) e il profilo termico secondo lo schema riportato in tabella: Reverse Transcription 50 °C per 30 minuti Taq inhibitor activation 95 °C per 2 minuti PCR Amplification 95 °C per 15 secondi (45 cicli) 55 °C per 30 secondi Prima del test vero e proprio, viene eseguita la calibrazione del canale di acquisizione FAM a 55°C, compresa tra il 5 e il 10% del range di lettura; la calibrazione serve ad ottimizzare l’acquisizione dei segnali emessi dalle sonde fluorescenti eliminando, quanto più 67 possibile, quelli emessi in modo a-specifico dai fluorofori (ad esempio per degradazione delle sonde). Analisi dei risultati : Per verificare se nei campioni è presente l’RNA virale, devono essere analizzati i dati di fluorescenza acquisiti sul canale “FAM”. Il “Threshold” o cut-off viene posizionato a 0,01 e vengono considerati positivi tutti i campioni che superano la linea del threshold prima del ciclo 40 e che pertanto sono caratterizzati da un particolare Ct superiore al valore di soglia critico. Il Ct è definito come “il numero frazionario del ciclo in cui la fluorescenza del campione supera la soglia stabilita”. L’interpretazione dei risultati avviene sulla base delle seguenti considerazioni: Le reazioni NTC per le coppie di sonde/primer non dovrebbero mostrare curve crescenti di fluorescenza che incrociano la linea di soglia. Se viene riscontrato un falso positivo con uno o più primer e sonde nei tubi NTC, potrebbe essersi verificata una contaminazione con campioni positivi. In questo caso si deve invalidare la seduta e ripetere l’esame con maggiore aderenza alle procedure indicate nelle linee guida. Tutti i campioni clinici dovrebbero mostrare la curva di reazione RP che oltrepassa la linea di sogliaentro il 37° ciclo, indicando così la 68 presenza di sufficiente RNA dal gene umano RNase P. In questo caso il campione è di qualità accettabile. Comunque, è possibile che qualche campione possa fallire e non dare reazioni positive a causa di un basso numero di cellule presenti nel campione clinico originale. Spesso, campioni presi da specie animali/uccelli o culture di cellule mostrano una debole o talvolta assente reazione RP. Fallimenti nel rilevare RNaseP in alcuni dei campioni clinici possono indicare: - estrazione impropria dell’acido nucleico dai materiali clinici con conseguente perdita di RNA o presenza di inibitori RTPCR, dovuta a lavaggi non sufficienti o non accurati; - assenza di sufficiente materiale cellulare umano nel campione, tale da rendere impossibile il suo rilevamento - impropria predisposizione ed esecuzione dell’esame (esempio : errato range di lettura, o errata temperatura di calibrazione) - malfunzionamento di reagenti o strumenti L’HSC non dovrebbe mostrare curve crescenti di fluorescenza per coppie di sonde/primer InfA, swFluA, o swH1 che oltrepassano la linea di soglia entro i 40 cicli. Se alcune specifiche sonde/primer dell’influenza mostrano una curva crescente che incrocia la linea di soglia, bisogna interpretare come segue: 69 - Potrebbe essersi verificata una contaminazione dei reagenti usati per l’estrazione dell’RNA. Invalidare la procedura e verificare l’integrità dei reagenti per l’estrazione dell’RNA prima di ulteriori verifiche. - Potrebbe essersi verificata una contaminazione incrociata di campioni durante le procedure di preparazione dell’esame. Invalidare la procedura e ripetere l’esame con maggiore aderenza alle procedure delle linee guida. Le reazioni PTC dovrebbero produrre un risultato positivo con le coppie di primer per InfA, swInfA, swH1 e le reazioni RP prima dei 40 cicli. Se non si visualizzano curve di positività è necessario invalidare la procedura e ripetere l’esame, indagando la causa del fallimento della reazione PTC, implementando azioni correttive, e documentando i risultati delle analisi e le azioni correttive. Non usare reagenti PTC che possano non generare risultati attesi. Quando tutti i controlli rispettano le richieste stabilite, un campione è considerato positivo per il virus dell’influenza A se le curve crescenti della reazione InfA incrociano la linea di soglia entro i 40 cicli. Se la reazione per l’influenza A è positiva, può anche essere positivo per Univ SW e/o SW H1. Un campione è considerato positivo per l’influenza suina A/H1 se entrambe le curve crescenti 70 di reazione dell’InfA e il rispettivo sottotipo (swInfA o swH1) incrociano la linea di soglia entro i 40 cicli. Quando tutti i controlli rispettano i risultati attesi, un campione è considerato negativo per il virus dell’influenza se le curve crescenti non superano il cut-off per alcuna delle specifiche mix InfA entro i 40 cicli. LIMITAZIONI: - E’ importante che gli analisti conoscano accuratamente le procedure dei test e l’interpretazione dei risultati prima di sviluppare e mettere in pratica un esame. - Un falso risultato negativo può verificarsi se un numero non adeguato di particelle virali sono presenti, evento che può verificarsi per impropria raccolta, trasporto, manipolazione dei campioni. - Un falso risultato negativo può verificarsi se un eccesso di RNA è presente nella reazione. Se si nota una inibizione della reazione di controllo di RP per un particolare campione, l’RNA estratto può essere ritestato con due o più diluizioni (es. 1:10 e 1:100) per confermare il risultato. 71 No. Colour Name Type Ct 1 09B422A Unknown 2 09B424A Unknown 20,93 3 09B426A Unknown 4 09B422SW Unknown 5 09B424SW Unknown 22,93 6 09B426SW Unknown 7 09B422H1 Unknown 8 09B424H1 Unknown 33,05 9 09B426H1 Unknown 10 09B422CTRL Unknown 24,64 11 09B424CTRL Unknown 21,00 12 09B426CTRL Unknown 24,44 Given Conc (Copies) Calc Conc (Copies) % Var Figura 11. Esempio di grafico della curva di amplificazione che appare sullo strumento (Rotor-Gene 3000); il campione 09B424 risulta essere positivo per l’influenza A/H1N1, mentre i campioni 09B422 e 09B426 risultano essere negativi 72 FAST SET H1N1v (Arrow Diagnostics) Il kit “Fast set H1N1v” consente di rilevare l’RNA del virus dell’influenza di tipo A/H1N1v mediante tecnica Real-Time PCR, ma si diversifica dalla precedente per il tipo di bersaglio che viene amplificato. Infatti sonda e primer sono specifici per il gene matrix. L’oligo-mix fornita nel kit consente di verificare la presenza del virus dell’influenza del tipo A/H1N1v mediante acquisizione nel canale “FAM”. Consente inoltre di verificare l’avvenuta estrazione degli acidi nucleici dei campioni in esame mediante acquisizione nel canale “JOE”. La FLUH1N1 Mix contiene una sonda specifica per il virus di tipo A/H1N1v marcata con “FAM” e una sonda specifica per la β-globina umana marcata con “JOE”. Il kit permette di eseguire 100 reazione e contiene: • FLUH1N1 Mix : soluzione di oligonucleotidi e sonde per il rilevamento del virus dell’influenza di tipo A/H1N1v e del gene umano β-globina. 73 • FLUH1N1 pos ctrl : controllo positivo di amplificazione contenente DNA sintetico del virus dell’influenza di tipo A/H1N1v e del gene umano β-globina. • Water : acqua DNasi- e RNasi-free utilizzata anche come controllo negativo Per la preparazione della miscela di retrotrascrizione e amplificazione sono inoltre necessari ulteriori reagenti non inclusi nel kit : “SuperScript III RT/Platinum Taq Mix” (Invitrogen) e “RNaseOUT Recombinant Ribonuclease Inhibitor” (Invitrogen). I canali usati per l’acquisizione della fluorescenza sono : a) CANALE “FAM” : lunghezza d’onda d’eccitazione 470 nm – lunghezza d’onda emissione 510 nm b) CANALE “JOE” : lunghezza d’onda d’eccitazione 530 nm – lunghezza d’onda emissione 555 nm. Analogamente alle procedure adottate per l’esecuzione della RealTime CDC, si raccomanda di preparare la mix di retrotrascrizioneamplificazione in ambiente dedicato, separato dalle stanze in cui avviene l’estrazione degli acidi nucleici e l’amplificazione dell’estratto. I opportunamente reagenti, prima dell’uso, vortexati,centrifugati e mantenuti temperatura lavorando su blocchetti refrigerati. 74 devono a essere bassa Il volume dei reagenti da utilizzare per preparare la miscela di retrotrascrizione-amplificazione (FLUH1N1 RT-PCR Mix) sono riportati nella seguente tabella: RT-PCR Mix Volume per 1 reazione Water 5,0 µl 2X Reaction Mix (Invitrogen) 12,5 µl FLUH1N1 Mix 1,0 µl SuperScript III RT/Platinum Taq 1,0 µl Mix (Invitrogen) RNase OUT (Invitrogen) 0,5 µl 20,0 µl Volume totale La quantità di miscela viene preparata in considerazione del numero di campioni da testare e dei controlli negativo e positivo di influenza A/H1N1v, da aggiungere ad ogni seduta analitica. La FLUH1N1 RT-PCR Mix deve essere mescolata accuratamente, vortexando velocemente e centrifugando brevemente, prima di essere dispensata nelle provette di reazione; a questo punto vengono dispensati 20 µl di FLUH1N1 RT-PCR Mix in ogni provetta alle 75 quali vengono aggiunti 5 µl di estratto o di controllo (negativo o positivo). Il volume finale di reazione sarà perciò 25 µl. Il materiale in esame può ora essere retrotrascritto e ampificato. Retrotrascrizione – amplificazione e rilevamento in tempo reale : le provette vengono trasferite sullo strumento per Real-Time PCR Rotor-Gene 3000 nel quale vengono impostati i seguenti canali di aqcuisizione del segnale: • canale “FAM”: per FLUH1N1 Mix – target virale; • canale “JOE”: per FLUH1N1 Mix – controllo interno. Viene poi impostato il profilo termico seguendo lo schema riportato nella tabella seguente: Numero di cicli Temperatura Tempo 1 ciclo 50°C 15 minuti 1 ciclo 95°C 2 minuti 95°C 15 secondi 58°C 30 40 cicli secondi (acquisizione segnale nei del canali “FAM” e “JOE”) A questo punto viene eseguita la calibrazione dei canali di acquisizione a 58°C, in modo tale che la fluorescenza di partenza 76 sia compresa tra il 15 e il 20% del range di lettura sia per il canale “FAM” sia per il canale “JOE”. Dopo aver identificato i campioni sullo strumento, viene fatto eseguire il profilo termico. Analisi dei risultati : per verificare se nei campioni è presente l’RNA del virus dell’influenza di tipo A/H1N1V, devono essere analizzati i dati di fluorescenza acquisiti rispettivamente sul canale “FAM” e sul canale “JOE”, dopo aver posizionato il “Threshold” a 0,01. - Analisi dei dati sul canale “JOE” : 1. nei campioni in esame il segnale deve sempre superare la soglia critica, rappresentando la β-globina un controllo interno di estrazione; il Ct deve rientrare nei range definiti sulla base della consistenza del pellet cellulare trattato per l’estrazione dell’RNA, come indicato nella seguente tabella: Consistenza del pellet Ct atteso cellulare trattato per (canale JOE) l’estrazione dell’RNA Buona < 28 Scarsa 28 - 32 Invisibile > 32 o negativo 77 2. il controllo negativo di amplificazione (Water) sia negativo per il target β-globina. 3. nel controllo positivo di amplificazione (FLUH1N1 pos ctrl) deve essere sempre presente una curva sopra il cut-off che dovrebbe avere un Ct compreso tra circa 23 e 28 4. l’assenza di una curva di fluorescenza accettabile sul canale “JOE” indica che il campione non può essere correttamente valutato per problemi inerenti l’estrazione o la presenza di inibitori oppure per carica virale elevata tale da consumare completamente i reagenti di amplificazione. - Analisi dei dati sul canale “FAM” : dopo posizionamento della soglia di threshold (cut-off) a 0,01: 1. il controllo negativo di amplificazione (Water) deve essere negativo per il target A/H1N1v. 2. l’amplificazione del controllo positivo FLUH1N1 pos ctrl deve essere rappresentata da una curva che abbia un Ct compreso tra circa 23 e 28. 3. si devono considerare positivi per il virus dell’influenza di tipo A/H1N1v tutti i campioni che superano la linea di threshold con un Ct compreso tra 10 e 35. La mancata positività sul canale “FAM” si osserva in caso di campione biologico negativo per A/H1N1v oppure in caso di 78 campione debolmente positivo, per cui la quantità di virus presente risulta inferiore rispetto al limite di sensibilità della metodica ANALISI DEI RISULTATI Analisi canale “JOE” (amplificazione controllo interno globina) SI Analisi canale “FAM” (amplificazione target virale) FLUH1N1 (Ct compreso tra 24-28) pos ctrl SI (Ct compreso tra 2327) O.K NO O.K NO Water COMBINAZIONI Risultato RISULTATI POSSIBILI PER I CAMPIONI BIOLOGICI Campioni biologici SI SI SI NO SI (Ct ritardati rispetto ai limiti descritti sopra) NO NO SI NO NO NO NO Campione positivo per il virus dell’influenza di tipo A/H1N1v Campione negativo per il virus dell’influenza oppure con titolo virale inferiore al limite di sensibilità del metodo Campione non detrminabile 79 Campione positivo per il virus dell’influenza di tipo A/H1N1v Campione negativo per il virus dell’influenza oppure con titolo virale inferiore al limite di sensibilità del metodo Campione non detrminabile Tabella 2. Rappresentazione schematica dell’interpretazioni dei risultati Il kit Fast set H1N1v può essere utilizzato in concomitanza con il kit Fast set InfA/InfB (Arrow Diagnostics) che, basandosi sullo stesso meccanismo di rilevamento e caratterizzati dal medesimo profilo termico, consentono di rilevare l’RNA dei virus dell’influenza di tipo A e di tipo B mediante trascrizione inversa e amplificazione in vitro, in tempo reale, in tubi di reazioni separati. La FLUAV Mix contiene infatti una sonda specifica per il virus di tipo A marcata con “FAM” e una sonda specifica per la β-globina umana marcata con “JOE” mentre la FLUBV Mix contiene una sonda specifica per il virus di tipo B marcata con “FAM” e una sonda specifica per la β-globina umana marcata con “JOE”. 80 ® SEEPLEX FluA ACE Subtyping (Seegene’s Product) Seegene è una società scientifica specializzata nella diagnostica molecolare. Il kit commerciale di cui si avvale il nostro laboratorio, permette il rilevamento di diversi agenti patogeni in una singola reazione di PCR (PCR multiplex) utilizzando una nuova tecnologia, “Dual Priming Oligonucleotide” (DPO), ovvero primer in grado di rilevare contemporaneamente un ampio spettro di agenti patogeni in una singola reazione. Questo saggio molecolare è conforme alle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), e consente il rilevamento, differenziazione e amplificazione simultanea di quattro principali sottotipi di influenza A in una singola reazione : la nuova influenza pandemica A/H1N1, l’influenza umana stagionale A/H1, l’influenza umana stagionale A/H3 e l’influenza aviaria A/H5, da tamponi nasofarinegei o lavaggi broncoalveolari. Seeplex® FluA ACE Subtyping prevede 4 steps : l’isolamento degli acidi nucleici, la trascrizione inversa, la PCR di DNAc bersaglio 81 utilizzando primer DPO e rilevazione attraverso sistema ScreenTape (lettura strumentale schematizzata) o attraverso elettroforesi su gel. Reagenti : Il kit permette di eseguire 50 reazioni e contiene : • 5X FluA ACE PM : miscela di coppie di primer per influenza umana di tipo A, influenza umana di tipo A sottotipo H3N2, influenza umana stagionale di tipo A sottotipo H1N1, influenza aviaria H5N1, nuova influenza suina A/H1N1v e per controllo interno. • 2X Multiplex Master Mix : miscela contenente dNTPs (dATP, dCTP, dGTP, dTTP), l’enzima DNA polimerasi per l’amplificazione specifica del genoma dei virus da ricercare, MgCl2 e altri stabilizzatori. • 8 – MOP solution : sistema che permette di evitare possibili contaminazioni o carry-over. • FluA ACE Marker : marcatore di peso molecolare utilizzato per identificare approssimativamente il prodotto di PCR su gel di agarosio per elettroforesi. • FluA ACE PC : controllo positivo costituito da una miscela di 5 agenti patogeni più cloni di controllo interno. 82 • FluA ACE NC : controllo negativo costituito semplicemente da acqua sterile. Procedura : Campioni es. tamponi nasofaringei Estrazione / isolamento acidi nucleici (QIAamp Viral RNA Mini Kit) RNA virale Retrotrascrizione (RT-PCR) First-strand cDNA Multiplex PCR utilizzando Seeplex® system Prodotto di PCR 83 Rilevamento attraverso ScreenTape System o elettroforesi su gel Retrotrascrizione (RT-PCR): Esistono numerosi kit che offrono di sintetizzare una molecola di DNA a partire da RNA, i kit raccomandati e ottimizzati al protocollo Seegene sono: Reverse Transcription Kit Fermentas RevertAid TM First Strand cDNA Synthesis kits Invitrogen SuperScript TM III First-Strand Synthesis System for RT-PCR Il primo passaggio prevede l’utilizzo di esameri a sequenza casuale (Random hexamer) che funzionano come inneschi per la polimerasi e quindi l’aggiunta di : 8 µl RNA estratto 1 µl Random hexamer (0,2 µg/µl) 3 µl DEPC-treated water 12 µl Volume totale 84 Dopo aver preparato la prima miscela per RT-PCR viene impostato, sul termociclatore, il profilo termico come indicato nel manuale del kit : • 80°C per 3 minuti (fase di denaturazione) Viene avviata l’incubazione e, una volta terminata, vengono trasferite le provette in ghiaccio per circa 2 minuti. Il passaggio successivo prevede la vera e propria fase di trascrizione inversa in cui, dall’RNA estratto precedentemente, si ottiene la sintesi di cDNA. Per questa fase vengono aggiunti, alle provette di reazione contenenti RNA denaturato (privo di strutture secondarie), i seguenti reagenti : 4 µl 5X RT buffer 2 µl 10mM dNTP 1 µl RNase inhibitor 1 µl Reverse Transcriptase 20 µl Volume totale Dopo la preparazione di questa seconda miscela viene impostato, sul termociclatore, il seguente profilo termico : • 37°C per 90 minuti (fase di incubazione) • 94°C per 2minuti (fase di retrotrascrizione) • 4°C per 2 minuti in modo da raffreddare la provetta di reazione 85 Nel caso in cui il nuovo filamento di cDNA non venisse processato subito, è possibile conservare il prodotto di reazione per un mese a –20°C. Amplificazione (PCR-STEP) Dopo la retrotrascrizione si procede alla preparazione della miscela per l’amplificazione dei target di interesse attraverso l’aggiunta, alle provette di reazione contente i filamenti di cDNA, dei seguenti reagenti : 4 µl 5X FluA ACE PM 3 µl 8-Mop Solution 10 µl 2X Multiplex Master Mix 17 µl Volume totale di PCR Master Mix Dopo aver vortexato e centrifugato brevemente la miscela di amplificazione, si dispensano 17 µl di PCR Master Mix in nuove provette di reazione e si aggiungono 3 µl di acido nucleico (cDNA) di ogni campione in esame : 86 17 µl PCR Master Mix 3 µl acido nucleico del campione (cDNA) 20 µl Volume totale di reazione Per innescare la reazione di PCR, si imposta, sul termociclatore, il seguente profilo termico: Segmento Numero di Temperatura Tempo FASI cicli 1 1 ciclo 94°C 15 Denaturazione minuti 2 40 cicli 94°C 0,5 Annealing 60°C minuti Allungamento 72°C 1,5 Allungamento minuti 1,5 minuti 3 1 ciclo 72°C 10 Allungamento minuti Queste fasi vengono ripetute 30-40 volte consentendo un’amplificazione esponenziale del tratto di DNA compreso tra i due primer (Forward e Reverse). 87 Rilevamento e analisi dei risultati : Il rilevamento e l’analisi dei risultati ottenuti attraverso Seegene può essere effettuato in maniera automatica o attraverso elettroforesi su gel di agarosio. a) ScreenTape System : è un sistema che offre un rapido e completamenteautomatizzato trasferimento dei prodotti della PCRmultiplex sul gel per elettroforesi; semplifica l’analisi poichè la completa automazione permette di ridurre drasticamente il tempo necessario ad ottenere il risultato. Inoltre, la lettura delle bande si avvale di un software che permette una risoluzione più accurata, non è soggetta a interpretazioni personali dei singoli operatori ed evita l’esposizione degli stessi ai raggi UV. Il sistema brevettato ScreenTape Technology è un sistema versatile in grado di separare miscele complesse di DNA, RNA e proteine, ed è costituito da : 1. TapeStation : strumento che effettua la gestione dei liquidi, l’elettroforesi e l’imaging. 88 2. ScreenTape : nastro di consumo che contiene tutti i reagenti necessari per l’elettroforesi del DNA (marker di peso molecolare e soluzione di caricamento). 3. Lab901 GeneTools : software per l’elaborazione dei risultati. ScreenTape®D800 può separare con precisione frammenti di DNA formato da 25-800 coppie di basi. Una volta miscelato il tampone di caricamento Lab901 D800, i campioni vengono analizzati in circa 89 15 minuti. E’ una metodica semplice perciò anche operatori non addestrati possono rapidamente generare dati accurati e riproducibili. Una volta che l'immagine è completa, il software di analisi verrà automaticamente avviato. Ogni risultato del campione e l'ID del campione verrà visualizzato in una scheda separata. Figura 12. Elettroforesi attraverso sistema ScreenTape 90 Figura 13. Quantificazione delle bande attraverso sistema ScreenTape b) Elettroforesi su gel di agarosio : i prodotti di PCR vengono sottoposti ad elettroforesi su gel di agarosio (addizionato con etidio bromuro) e visualizzati ai raggi UV. Oltre agli amplificati si aggiunge, alla corsa elettroforetica, 5 µl di FluA ACE Marker (marcatore di peso molecolare). 91 VALUTAZIONE DELLE PERFORMANCE La sensibilità di un metodo esprime la quantità minima di sostanza che il metodo riesce a dosare, esprime perciò la capacità di un test di “catturare” tutti i veri positivi con il numero minore possibile di falsi negativi. Ipotizzando una sensibilità del 100% si escludono perciò risultati falsi negativi. La sensibilità però non dà alcuna informazione su risultati falsi positivi. Nei nostri test la sensibilità è stata valutata in termini : - Sensibilità analitica : limite massimo di rilevamento del test ottenuto saggiando diluizioni scalari di campione positivo, oltre il quale si ottengono risultati negativi. - Sensibilità clinica : percentuale di sovrapponibilità dei risultati ottenuti saggiando campioni positivi a risultato noto e confrontati con quelli ottenuti mediante una metodica di riferimento. Sensibilità analitica : La sensibilità analitica del kit “Fast Set H1N1v” è stata valutata saggiando diluizioni scalari di RNA (a concentrazione nota) di Influenza Virus A/H1N1v. 92 Num. Campioni Diluizione Ct Media CT 23,59 1 09A981 1:10 23,55 2 09A981 1:10 23,63 3 09A981 1:100 26,45 4 09A981 1:100 27,12 5 09A981 1:1000 29,82 6 09A981 1:1000 29,52 7 09A981 1:10000 33,58 8 09A981 1:10000 33,56 9 09A981 1:100000 - 10 09A981 1:100000 - 11 09A981 1:1000000 - 12 09A981 1:1000000 - 13 09R257 1:10 22.99 14 09R257 1:10 22.69 15 09R257 1:100 26,32 16 09R257 1:100 26,37 17 09R257 1:1000 29,39 18 09R257 1:1000 29,10 19 09R257 1:10000 33,71 20 09R257 1:10000 33,71 21 09R257 1:100000 - 22 09R257 1:100000 - 23 09R257 1:1000000 - 24 09R257 1:1000000 - 93 26,79 29,67 33,57 - - 22,84 26,35 29,25 33,71 - - Sensibilità clinica : E’ stata determinata la sensibilità clinica del test Fast Set H1N1v e della Multiplex block PCR (Seegene) testando campioni a differente positività ottenuti tramite la metodica di riferimento del WHO. Campioni WHO Fast set Seege InfA SwFluA SwH1 Ctrl A H1 -ne 09B997 28 29 neg. pos. 29,9 30,7 neg 09C002 28,6 29,7 neg. pos. 31,8 32,4 neg 09B972 23,9 25 neg. pos. 27,0 27,1 pos 09B954 25 27 34 pos. 28,9 29 pos 09B913 30,6 neg. neg. pos. 30,6 34,8 neg. 09B903 25 neg. 35,6 pos. 28,7 pos 09B837 31,1 neg. 30,5 pos. 31,1 30,5 neg. 09B118 32,1 34,3 neg. pos. 30,5 33,8 neg. 09B308 28,5 28 neg. pos. 24,1 25,4 pos 09B549 24,9 29,9 34,8 pos. 23,9 24,4 pos. 09B543 27,1 30,7 neg. pos. 28,2 28,9 pos 25 Specificità : La specificità del kit “Fast set H1N1v” è stata valutata saggiando campioni raccolti da pazienti con sintomi influenzali, in presenza o assenza di altra sintomatologia, negativi per H1N1v mediante test standardizzato WHO, campioni clinici e sovranatanti di coltura positivi per A/H3N2, A/H1N1 stagionale e influenza B, ceppi virali causanti sintomi simil-influenzali (RSV di tipo A e B, 94 Adenovirus, Parainfluenza Virus di tipo 1, 2 e 3), ceppi batterici coinvolti nelle infezioni delle vie aeree (Streptococcus pneumonite, Haemophilus influenzae, Neisseria meningitidis di tipo A, B, C e Y). Num. Campioni Fast set A Fast set H1 (Ct) (Ct) 1 PIV 1 neg. neg. 2 PIV 2 neg. neg. 3 PIV 3 neg. neg. 4 RSV A neg. neg. 5 RSV B neg. neg. 6 S.Pneumonie neg. neg. 7 H.Inf neg. neg. 8 N.men A neg. neg. 9 N.men B neg. neg. 10 N.men C neg. neg. 11 N. men Y neg. neg. 12 Adv neg. neg. 13 A/H1N1 stag. neg. neg. 14 A/H1N1 stag. neg. neg. 15 A/H1N1 stag. neg. neg. 16 A/H1N1 stag. neg. neg. 17 Influenza B neg. neg. 18 Influenza B neg. neg. 19 A/H3N2 stag neg. neg. 20 A/H3N2 stag neg. neg. 21 A/H3N2 stag neg. neg. 95 22 A/H3N2 stag neg. neg. 23 A/H3N2 stag neg. neg. 24 Influenza B neg. neg. 25 Influenza B neg. neg. CONCLUSIONI La comparsa del nuovo virus influenzale pandemico A/H1N1v a partire da Aprile 2009 ha rappresentato una grave minaccia per la sanità pubblica poiché, a differenza del virus dell’influenza stagionale, è stato classificato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come responsabile di pandemia. Un virus è definito “pandemico” quando presenta caratteristiche antigeniche del tutto nuove, verso le quali la popolazione è totalmente suscettibile. E’ stato quindi necessario adattare i sistemi di sorveglianza epidemiologica e virologica ai fini di diagnosticare in maniera rapida, affidabile, sensibile e specifica l’infezione da virus A/H1N1v così da migliorare la gestione del paziente e limitare la comparsa di complicanze in pazienti che presentano fattori di rischio, quali asma, obesità, diabete, malattie croniche cardiovascolari, gravidanza ecc…. Inoltre l’influenza A/H1N1v e l’influenza stagionale hanno sintomi simili perciò un’accurata 96 diagnosi, e quindi una corretta tipizzazione, è essenziale per mettere in atto tutte le procedure di prevenzione (ad esempio: isolamento del paziente, trattamento con antivirale in caso di positività). L’Organizzazione Mondiale della Sanità (World Health Organization WHO) e il Centro per la Prevenzione e Controllo delle malattie (CDC), hanno messo a disposizione un protocollo di RealTime PCR per il rilevamento del nuovo virus pandemico. Nel nostro laboratorio sono stati studiati altri due test in grado di rilevare e tipizzare l’influenza di tipo A : il Fast set H1N1v e il SEEPLEX® FluA ACE Subtyping. Entrambe le metodiche sono state confrontate con quella di riferimento del WHO in termini di sensibilità analitica, sensibilità clinica e specificità. I dati emersi evidenziano che il Fast Set H1N1v, consente di rilevare la presenza del virus fino ad una diluizione di 1:10000 del campione (12,3 copie/µl di RNA) dimostrando quindi una sensibilità analitica media compresa tra il 90 e il 98%. Per quanto riguarda la sensibilità clinica, valutata testando campioni positivi a titolo noto e confrontando i risultati con la metodica del WHO, il kit Fast set H1N1v ha mostrato una sovrapponibilità dei risultati del 100%. Infine anche la specificità risulta essere del 100% poiché tutti i campioni testati, positivi per altri patogeni respiratori, sono risultati negativi. Lo studio ha quindi dimostrato 97 che il test Fast Set H1N1v oltre ad essere un test molecolare sensibile e specifico risulta essere rapido e di facile esecuzione. Il kit SEEPLEX® FluA ACE Subtyping (Seegene) consiste invece in una multiplex PCR che permette non solo il rilevamento ma anche la sottotipizzazione dei virus influenzali di tipo A. Questo kit si è dimostrato specifico ma meno sensibile rispetto alla Real-Time PCR per il rilevamento dei virus influenzali e utile come metodica alternativa. In conclusione sebbene tutte e tre le metodiche si siano rivelate efficaci per la diagnosi dell’influenza, la Real-Time PCR rimane la metodica più affidabile e rapida in termini di specificità e sensibilità. 98 RINGRAZIAMENTI Desidero ringraziare ed esprimere la mia riconoscenza a tutti coloro che, nell’ambito della loro competenza, hanno collaborato aiutandomi ed incoraggiandomi a portare a conclusione questo lavoro. In particolare: - Il Prof. Giancarlo Icardi, per aver accettato di essere il mio relatore dandomi la possibilità di frequentare assiduamente il laboratorio di Igiene consentendomi una valida esperienza sul campo. - Il Prof. Filippo Ansaldi che con i suoi preziosi suggerimenti ed incoraggiamenti mi è stato di valido aiuto per affrontare le problematiche correlate allo studio. - La Dott.ssa Sabrina Bacilieri che con tanta pazienza e disponibilità ha rappresentato per me un validissimo supporto per il completamento di questo lavoro. - Il Dott. Stefano Razeti che mi ha fornito parte dei testi e dati indispensabili alla realizzazione della tesi. - Esprimo la mia gratitudine al personale del laboratorio biomedico di Virologia del Dipartimento di Scienze della 99 Salute : Dott.ssa Laura Valle, Dott. Andrea Orsi, , Dott.ssa Paola Canepa, Dott.ssa Federica Banfi e in particolare la Dott.ssa Valentina Parodi e la Dott.ssa Marta Zancolli per il loro prezioso aiuto ed insegnamento. Concludo ringraziando i miei genitori che con la loro pazienza e continuo incoraggiamento mi hanno sempre consentendomi di raggiungere l’obiettivo finale. 100 sostenuto BIBLIOGRAFIA 1. Levine J.A. Virus. Zanichelli.1994; p. 170. 2. Brankston G, Gitterman L, Hirji Z, Lemieux C, Gardam M. Transmission of influenza A in human beings. Lancet Infect Dis. 2007;7:257-65. 3. Francis T. Jr. A new type of virus from epidemic influenza v. 95. Science.1940; p. 405. 4. Taylor R.M. A further note on 1233 (“influenza C”) virus v. 4. 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