IL BUON USO DELLA
“PAROLA” NELLA PRATICA
MEDICA
Alberto Scanni
Milano
Milano 17
17 maggio
maggio 2013
2013
“L’Urlo”- Munch
•modello paternalistico
• nuovo modello
ALLEANZA
Ricordare che la “malattia” è una definizione nosografica, ma nessun
medico cura malattie, tutti i medici curano malati, e la differenza che
esiste fra diversi soggetti, pur portatori della stessa malattia, deve
essere tenuta in debita considerazione dal medico.
Il modo di pensare, sentire e comunicare la malattia varia da persona a
persona.
Per questo, deve variare la risposta del medico
Hopper “ Hotel Window ”
“La prima reazione che ho avuto è stato un terrore
cieco, sordo, una paura che non avevo mai provato
prima e che mi sembrava paragonabile a quella di chi
sta nel braccio della morte aspettando l’esecuzione
della propria condanna, o a quella dei soldati in
trincea. E poi la rabbia: perché a me? ”
Paola A.
Le angosce e le domande
 Angoscia della sera
 Voglia di qualcuno con cui parlare
 Alti e bassi nella speranza
 Incertezza della scelta
 Bisogno di conforto
 Bisogno di essere rassicurato
 Angoscia del futuro
Il paziente è debole e angosciato
ha paura di tutto:
•
•
•
•
•
•
•
della malattia
delle cure
di non guarire
delle ricadute
di non essere vitale
di dipendere
di non guadagnare
Nella malattia e nel dubbio di malattia
il rapporto medico paziente
non è paritetico
La libertà
Ha una libertà “povera”
Una libertà che deve essere aiutata e tutelata
fortemente perché ha difficoltà a capire e
quindi a scegliere
Bisogna aiutarlo a essere
libero,autonomo, capace di esprimere i
propri desideri : per questo la parola è
importante
Quindi :
• riempire i silenzi e usarli come propedeutici ad un incontro
• vivere il suo tempo
• linguaggio semplice
• mostrare comprensione per le sue difficoltà
• evitare accanimento informativo
• l’informazione al paziente è un percorso
“Oltre abilità diagnostica … ci vogliono tatto e simpatia,
equilibrio e comprensione, immedesimazione nei
problemi del malato…I pazienti … sono anzitutto esseri
umani apprensivi, smarriti confusi dalla paura, desiderosi
di conforto e rassicurazione… Mai come in oncologia il
rapporto medico paziente rappresenta la relazione
dinamica tra due persone in cui l’esperto soccorre chi
sta male e chi sta male da’ il suo consenso alle scelte
curative cui si sottopone con spirito collaborante.”
G.
G. Bonadonna
Bonadonna OncoNews
OncoNews 2000
2000
Lettera
Lettera al
al Collegio
Collegio Italiano
Italiano dei
dei Primari
Primari Oncologi
Oncologi Ospedalieri
Ospedalieri
«La parola è medicina
alle malattie degli uomini»
Menandro III a.c.
La parola è un’arma potente
 Che fa attingere forza e speranza
 Che tiene a bada paura, terrore e rabbia
 Che costruisce un legame
 Che realizza empatia
Un arma che
• genera effetti e implica responsabilità
• da potere agli uomini
• ha una energia che trascende il suono
La parola nella testimonianza
Due auto si sono
scontrate
Due auto si sono
schiantate
L’uso di due diverse parole sollecita una diversa
comprensione dei fatti
Parole vuote, abuso di parole
«parole come vecchie prostitute che tutti usano,
spesso male»
G.Ritzos, poeta greco
• Non creano e non comunicano senso ( es.linguaggio
medico)
• Inautenticità che mistifica parole
importantissime(es.missione di pace)
• Progressiva separazione tra parole e realtà( es. la
politica ”Va tutto bene”)
Bisogna usare bene le parole all’ interno della
comunicazione
IL PAZIENTE OPERATO DI TUMORE CHIEDE
ALL’ONCOLOGO:
DOTTORE COME VADO?
RISPOSTA DELL’ONCOLOGO:
“ PER ORA NESSUN PROBLEMA”
Dieci frasi da non dire
(Deborha Orr :Guardian) 1
 Non sai quanto mi dispiace per te
 Se cè qualcuno che può combattere sei tu
 Ti trovo proprio bene
 Hai un pessimo aspetto
 Fammi sapere i risultati degli esami
Dieci frasi da non dire
(Deborha Orr :Guardian) 2
 Qualunque cosa ,sono a tua disposizione
 Le tue preoccupazioni sono infondate
 Cosa si sente davvero con la chemio
 Ho davvero bisogno di vederti
 Sono sconvolta per la tua condizione
CI VUOLE :
Carità interpretativa
(Quine, Davidson, linguisti)
Cosa vogliamo quando siamo malati?
«Vogliamo essere guariti e se non possiamo guarire
vogliamo essere curati e assistiti, vogliamo essere
liberati dal dolore, essere ascoltati, essere
trattati sempre con rispetto anche quando non
siamo più in grado di intendere e volere, vogliamo
che nessuno ci consideri di peso o di troppo
soltanto perché nel nostro corpo e nella nostra
mente si manifestano i limiti della condizione
umana».
Adriano Pessina, 2007
Avendo presente che :
 La comunicazione è un processo reciproco:
il mio comportamento influisce sul comportamento di chi
sta di fronte, che influenza il mio e così via.
 C’è differenza tra quanto si dice e quanto viene
compreso.
e che :
La comunicazione verbale non è l’unico mezzo di contatto,
essa deve essere congrua a quella non verbale.
Per questo è importante il controllo della gestualità.
Con la gestualità alle volte lanciamo segnali contraddittori,
frutto di un nostro disagio, che sono interpretati dal
paziente come parte del discorso.
«Parliamo con tutto il corpo» (Abercrombie)
società della obbedienza e della disciplina
società delle scelte condivise
all’interno di una alleanza
L’ALLEANZA NON E’ UNO SCHERZO!
La struttura
 Uniformità di linguaggio
 Unità di intenti
 Responsabilità dei capi
La responsabilità dei capi è fondamentale per
rendere operativa una buona comunicazione e un
corretto uso delle parole all’interno di una struttura
“La visita” - Hentrich
Avere obiettivi condivisi dall’equipe
CARE
CURE
prendersi
cura
curare,
guarire
• Parcellizzazione della medicina
• Rischio di “non interazione”
medico
vo
i
s
s
ce
c
e
o
m
s
i
l
na
r
e
t
pa
conoscenze
tecniche
disponibilità
umana
conoscenze
tecniche
disponibilità
umana
Renè Magritte “ Tentativo Impossibile ”
Ma il nostro comportamento deve
avere delle regole
REGOLE:
essere
un operatore
diverso da
chiunque altro
REGOLE:
non essere
né invadente,
né opprimente
REGOLE:
rispettare
i confini
del paziente
REGOLE:
Essere franchi
REGOLE:
dedicare tempo
a ciascun
paziente
REGOLE:
avere il coraggio
di avvicinarsi
al paziente
REGOLE:
sforzarsi
di comprendere
l’altro
REGOLE:
fare la prima
mossa
REGOLE:
occuparsi delle
“piccole cose”
REGOLE:
non avere paura
di scusarsi
REGOLE:
non prendere il
rifiuto in chiave
personale
Creare momenti educativi-formativi
sul buon uso della “parola”
• Individuale
• Universitario
• Ordinistico
Creare momenti educativi-formativi
sul buon uso della “parola”
• Individuale
• Universitario
• Ordinistico
CONTENUTI SCIENTIFICI
VALORI RELAZIONALI
Creare momenti educativi-formativi
sul buon uso della “parola”
• Individuale
• Universitario
• Ordinistico
Scuola di Deontologia Medica ed
Etica del comportamento professionale
Programma
Insegnamento previsto
Docente
Date
1) I Fondamenti della Medicina
Giorgio Cosmacini
6 MARZO 2013
2) Tecnologia e Antropologia
Federico E. Perozziello
13 MARZO 2013
3) Il metodo clinico
Claudio Rugarli
20 MARZO 2013
4) Storia della Bioetica
Alfredo Anzani
10 APRILE 2013
5) Scienza e Sapienza
Federico E. Perozziello
17 APRILE 2013
6) Morale e Dovere
Ugo Garbarini
8 MAGGIO 2013
7) Ritornare a Ippocrate?
Giorgio Cosmacini
15 MAGGIO 2013
8) Medicina narrativa
Vito Cagli
22 MAGGIO 2013
9) Visitare e ascoltare i pazienti
Alberto Scanni
29 MAGGIO 2013
10) Lezioni mediche dal Cinema
Paolo Cattorini
5 GIUGNO 2013
Incontro con i Docenti
12 GIUGNO 2013
Conclusioni
Delibera OMCEOMI 10/10/2012
"Sai qual è la differenza
tra Dio ed i medici?...
...Che Dio non si crede un
medico!”