Care Milanesi - Comune di Milano

Discorso alla città del Sindaco di Milano
Benemerenze civiche 2012
Cari Milanesi,
se esiste il compleanno di una città, quello è il giorno del suo protettore.
Dunque oggi che è il giorno di Sant’Ambrogio, è il giorno della festa di
Milano. Il giorno in cui la città riflette sulle sue radici, sulla sua storia, sulla
sua anima.
Ripensare a Milano, riavvolgere la pellicola di quello che è stata capace di
diventare, rivedere le rovine della guerra e la magnifica ricostruzione;
riandare con la memoria agli anni del boom economico quando qui c’era
spazio perché tutti potessero crescere; ricordare che con la nostra laboriosità
siamo stati capaci di diventare la capitale economica e morale del paese, ci
riempie non solo di orgoglio, ma anche di speranza.
Se ce l’abbiamo fatta allora, ce la faremo anche oggi. Questo è quello che
dobbiamo e possiamo credere.
Certo, oggi non è facile. Lo vediamo tutti. Lo vive ogni famiglia. Oggi è più
facile sentirsi sopraffatti dalle difficoltà che pieni di speranza.
Ogni giorno, davanti a palazzo Marino, si presentano persone che hanno
perso il lavoro; famiglie che non hanno una casa; giovani e meno giovani che
chiedono di poter vedere all’orizzonte un futuro. In tutto il Paese, ogni
giorno, ci sono delle proteste. In un anno le ore di cassa integrazione sono
aumentate dell’11 per cento.
L’altra mattina ero sulle guglie del Duomo, a vedere i lavori di restauro della
Madonnina che fa i miracoli, per Milano. Perché richiama qui, e porta
ricchezza, migliaia di persone. Giù, nella piazza, c’era una manifestazione di
operai. Non ce l’ho fatta a non fermarmi: donne e uomini, e non importa
quale fosse la loro appartenenza sindacale, che chiedevano a gran voce una
cosa semplice. Un diritto riconosciuto dalla Costituzione. Lo strumento che
consente di immaginare una vita dignitosa per sé e per la propria famiglia.
Un lavoro. Semplicemente un lavoro.
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È il lavoro la grande emergenza sociale. Lo sappiamo. Palazzo Marino non è
un fortino chiuso e lontano. Vediamo i problemi. E a volte ci sentiamo
impotenti: li vediamo, ma non abbiamo risorse per risolverli.
Non viviamo sulla luna. Sappiamo bene che la crisi è una questione
mondiale. Ma per superare questa crisi bisogna tornare a dare, non solo a
chiedere. Abbiamo una stella polare. È l’equità. A Milano ci stiamo provando:
in Italia siamo quelli che hanno tenuto al minimo l’aliquota sulla prima casa.
Abbiamo l’addizionale Irpef più bassa d’Italia e con l’esenzione più alta.
Non siamo dei Robin Hood; ma siamo convinti che in un momento come
questo, per uscire tutti dalla crisi, è necessario che chi ha di più dia di più.
C’è la frase di Giulio, un ragazzo, che non posso dimenticare. Una frase
dedicata a suo padre, che era un giornalista importante, e che è morto di Sla.
Giulio, salutandolo per l’ultima volta, gli ha detto: papà, il tuo coraggio ti ha
consentito di fare cose che per il figlio di un operaio e di una contadina
nessuno avrebbe immaginato possibili.
Ecco, noi vogliamo che sia possibile anche oggi – non solo nella Milano del
passato – diventare giornalisti importanti partendo dal niente.
Vogliamo che l’ascensore sociale continui a funzionare. Noi non ci
rassegniamo a vedere davanti solo il grigio. Vogliamo la luce. Vogliamo la
speranza. Vogliamo che sia possibile mettersi in gioco e vincerlo, quel gioco.
Ed ecco che la giornata di oggi, questa cerimonia che può sembrare formale,
ripetitiva, ingessata, diventa una giornata importante.
Perché le storie delle donne, degli uomini, delle realtà che oggi ricevono la
più alta onorificenza cittadina raccontano le grandi energie di questa città
straordinaria: una città la cui forza vive nelle persone: nei milanesi e in coloro
che da ogni parte del mondo scelgono Milano per il loro lavoro, per la loro
vita.
Sono storie che parlano con i fatti della capacità di Milano di essere aperta
agli altri, ai loro destini, alle loro domande.
Sono storie che raccontano la voglia di essere felici non da soli, ma insieme,
offrendo le proprie competenze e la propria voglia di costruire positività, di
migliorare un quartiere, di soccorrere chi soffre, di far progredire il sapere, di
far crescere il lavoro, di parlare a tutti con l’arte e la cultura.
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Noi celebriamo oggi, oltre ai successi di queste persone, diverse tra loro,
l’energia e la generosità che li accomuna, che li rende simili.
Questa energia è l’anima di Milano. Ed è un’anima preziosa, perché ha una
caratteristica speciale: quella di essere aperta e fiduciosa. Aperta al mondo,
aperta al cambiamento, fiduciosa in se stessa e nel proprio futuro.
Guardare questa sala, ricordare le storie di tutti quelli che oggi premiamo, è
un’iniezione di fiducia: ce la faremo perché sono all’opera i ricostruttori,
spesso umili e anonimi, che riedificano la nostra casa.
Una casa nuova, più aperta, più luminosa, più trasparente e pulita, più
accogliente, più capace di rispetto e di uguaglianza tra tutti coloro che la
abitano.
Voi qui oggi siete l’esempio di questa ricostruzione già in atto. Milano è con
voi, Milano è con tutti coloro che credono davvero che si può andare avanti
senza lasciare indietro nessuno.
Grazie per la vostra presenza. Grazie per la vostra vicinanza. Grazie a tutti di
quello che avete fatto per la nostra Milano.
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