C.F.F.L.M.P. Planetary Research Team Associazione Astronomica Nazionale di Liberi Pensatori Sede: c/o Osservatorio Astronomico Comunale di S. Giovanni Persiceto - BO Circolare n. 5/2007 a cura di Rodolfo Calanca e-mail: [email protected] Indice • NOTE ESPLICATIVE PER L’OSSERVAZIONE DI VESTA o Considerazioni sui telescopi e sistemi di ripresa per il progetto Vesta o L’influenza del seeing nelle riprese digitali in alta risoluzione o Criterio di valutazione della qualità delle immagini digitali o Il “Decalogo Fattinnanzi” per ottenere il meglio dalla propria strumentazione o Programma delle osservazioni di Vesta tra il 4 e 20 maggio p.v. o Questo documento è stato trasmesso a: Cristian Fattinnanzi mail: [email protected] Gilberto Forni mail: [email protected] Valentino Luppi mail: [email protected] Ferruccio Zanotti mail: [email protected] Pietro Bergamini mail: [email protected] Valerio Fontani mail: [email protected] Giuseppe Pupillo mail: [email protected] Giovanni Anselmi mail: [email protected] Carmelo Zannelli mail: [email protected] Germano Borgatti mail: [email protected] Angelo Angeletti mail: [email protected] Claudio Bottari mail : [email protected] Claudio Lopresti Mail: [email protected] Claudio Bertozzi Mail:[email protected] Silvano Paglierini Mail: [email protected] La presente circolare è inviata anche ad un’ampia lista di appassionati di astronomia, potenzialmente interessati ai programmi descritti nel seguito. Nel caso però che esse non fossero gradite (e di ciò ci scusiamo), per sospenderne il ricevimento inviare un messaggio a: [email protected], riportando la dicitura: “circolari non gradite”. 7 maggio 2007 1 PROGETTO VESTA 2007 promosso in collaborazione con la rivista COELUM Astronomia NOTE ESPLICATIVE PER L’OSSERVAZIONE DI VESTA Considerazioni sui telescopi che si utilizzeranno per il Progetto Vesta IMMAGINI IN ALTA RISOLUZIONE: I telescopi “ideali” per le riprese in alta risoluzione di Vesta, sulla base delle considerazioni che saranno svolte nel prossimo paragrafo, non supereranno il diametro di 30 o 35 cm. Naturalmente ciò non vuol dire che faremo qualche sperimentazione con telescopi di diametro maggiore, ad esempio, da 40 fino a 60 cm, sperando fervidamente in serate di buon seeing! Il Team si augura, poi, di poter eseguire riprese con il rifrattore di 40 cm dell’Osservatorio di Pino Torinese, attualmente in riparazione. Come dispositivi di ripresa, si consiglia di impiegare delle webcam, possibilmente di buona qualità. FOTOMETRIA ED ASTROMETRIA DI VESTA: per i programmi di fotometria, astrometria e calcolo della parallasse di Vesta sono già più che sufficienti telescopi di 8-10 cm. Le riprese potranno essere effettuate sia con CCD classici, sia con fotocamere digitali (per queste ultime si consiglia di operare sempre a 400 ISO). Come sarà spiegato più avanti in questa stessa circolare, è di fondamentale importanza determinare il corretto tempo di esposizione di Vesta, in modo da ottimizzare la qualità delle misure fotometriche e quindi della sua curva di luce. Ricordo, inoltre, che anche il calcolo della posizione astrometrica dovrà essere eseguita su immagini di Vesta non sature. La presenza di pixel saturi nel dischetto di Vesta rende imprecisa la determinazione della posizione del suo centroide, introducendo così errori, assolutamente inaccettabili, di parecchi secondi d’arco! Errori di questo genere rendono totalmente vano ogni tentativo di determinare la sua parallasse. FORMULA UTILE PER UNA PRIMA STIMA DEL TEMPO DI ESPOSIZIONE: nel seguito riporto una formula che può essere impiegate per trovare, IN PRIMA APPROSSIMAZIONE, il tempo di esposizione di VESTA con una fotocamera digitale applicata ad un telescopio. In questi nostri calcoli, considereremo Vesta alla stregua di una stella pressoché puntiforme. Allora, il tempo di esposizione t per Vesta (in secondi), che ha magnitudine m, con sensibilità del sensore ISO e diametro D (mm) del telescopio, sarà dato dalla formula: t = (10^0.4(m+13.3))/(ISO *D2) Ad esempio, il 31 maggio Vesta è di magnitudine m = 5,4 e se il sensore è tarato su di una sensibilità ISO = 400, con un telescopio di diametro D = 200 mm, avremo: t = 2 secondi circa, mentre se D = 400 mm, avremo: t = 0.5 secondi. 2 L’influenza del seeing nelle riprese digitali in alta risoluzione Qualcuno forse ricorderà un articolo, mio e di Cristian Fattinnanzi, sull’influenza del seeing nelle riprese digitali in alta risoluzione apparso nel numero di maggio 2006 di COELUM (pp. 56-59). In quelle pagine facevamo delle considerazioni quantitative sulle grandezze che devono essere tenute in conto per valutare la qualità delle immagini planetarie. In particolare, si definiva il parametro di Fried, una misura delle dimensioni medie delle “bolle” che generano la turbolenza atmosferica. Occorre sempre tener presente un fatto fondamentale: maggiore è il parametro di Fried, migliore è il seeing. Ora, solo in poche località “astronomiche” del pianeta tale parametro ha un valore compreso tra i 250 e i 300 mm, mentre nella nostra penisola solo raramente le bolle di turbolenza superano le dimensioni medie di 80-90 millimetri, a cui corrisponde un seeing di 1”,5 (alla lunghezza d’onda della luce di 0,55 micron). E’ invece assai più probabile che il loro valore sia mediamente di 40 o 50 mm. La tabella n. 3 del citato articolo (p. 58), associa poi, ad un determinato valore del seeing, il diametro massimo utilizzabile del telescopio (che si può prendere pari a 3,5 volte il valore del parametro di Fried). Scopriamo allora che con bolle di 90 mm, il seeing è 1”,5 ed il diametro massimo utilizzabile del telescopio è 32 centimetri (guarda caso, pochi centimetri in più del telescopio normalmente impiegato da Cristian Fattinnanzi!). Ora, se con questo seeing volessimo usare, ad esempio, un telescopio professionale di 1,5 metro (come abbiamo già fatto all’Osservatorio di Loiano con riprese di Saturno e Marte) avremmo una spiacevolissima sorpresa: con tale telescopio è infatti praticamente impossibile ottenere delle immagini planetarie ( e quindi anche di Vesta) di buona qualità! Per chiarirne il motivo è opportuno non dimenticare ciò che qualsiasi buon astroimager sa: i pianeti si riprendono in modo ottimale solamente se è possibile rispettare due condizioni operative. La prima è che l’effetto negativo della turbolenza si riduce in modo sostanziale solo quando il tempo di integrazione è brevissimo, dell’ordine dei centesimi di secondo o anche meno. La seconda condizione è che occorre raccogliere, da un filmato, un gran numero di frame sui quali si opererà una rigorosa selezione qualitativa. E’ perciò conveniente utilizzare le piccole ed economiche webcam, i cui filmati, opportunamente processati, daranno migliaia di immagini singole del pianeta sulle quali si opererà una selezione (automatica, grazie a software come IRIS) che ne ridurrà, a seconda della qualità del seeing, il numero, anche di una percentuale molto consistente. Le immagini selezionate saranno messe tutte “a registro” e sommate per aumentare in modo sostanziale il rapporto segnale/rumore dell’immagine finale. E’ fondamentale tenere presente che se il numero delle immagini utilizzabili per la somma è piccolo (minore di 300, ad esempio), l’immagine finale, anche se pesantemente elaborata con potentissimi algoritmi software, non sarà mai di alta qualità. Qualche lettore potrebbe chiedermi: è possibile quantificare la percentuale delle immagini planetarie utilizzabili, ricavate da un filmato con la webcam, sia per il telescopio di 1,5 metri sia con quello di 25 centimeri, ovviamente a parità di seeing? La risposta è affermativa per qualsiasi dimensione del telescopio, sempre che sia conosciuto il valore del parametro di Fried durante le riprese. L’espressione che fornisce questa percentuale è data alla p. 58 dell’articolo citato. Se vi inseriamo il diametro D del telescopio (1 metro) e un parametro di Fried r0 di 70 mm, vedremo (con sgomento!) che solo una immagine su 40 milioni è di buona qualità! Si spiega così l’affermazione che, in queste condizioni di seeing, il telescopio di 1,5 metro non può fornire immagini planetarie di alta risoluzione. Invece, con un telescopio di 250 mm, e r0 di 70 mm, 76 immagini su 100 sono di elevata qualità, una percentuale assai interessante. 3 Un criterio oggettivo di valutazione della qualità delle immagini digitali Qualcuno potrebbe però obiettare: in base a quale criterio si può giudicare la qualità delle immagini? In altre parole come facciamo a scegliere, tra diverse immagini, la “migliore”? Il mezzo c’è ed è sostanzialmente obiettivo, si tratta di determinarne il contenuto di entropia: non facciamoci spaventare dal suono di questa parola che può riportare alla mente spiacevoli ricordi scolastici su nebulosi e mal digeriti concetti di termodinamica! In questo caso, per entropia intendiamo la “quantità” di informazione contenuta in un’immagine. Possiamo creare una scala arbitraria di valutazione della qualità delle immagini basata sul concetto di entropia, divisa in dieci classi di valori, che applichiamo all’analisi delle immagini di un qualsiasi oggetto planetario. Ad esempio, con entropia 10 indichiamo una immagine di Marte poverissima di informazioni (è stata ottenuta con un seeing stimato 5/10 e una risoluzione peggiore di 0,6”). Con entropia 8, la risoluzione è compresa tra 0,5” e 0,6”; con entropia 3, invece, la risoluzione è migliore di 0,2” e, infine, per rappresentare l’entropia 1 mostriamo un’immagine dello Hubble Space Telescope ottenuta il 3 novembre 2005, la cui risoluzione è assai prossima al potere risolutivo del telescopio (le immagini caratterizzate da entropia 3, 8, 10 sono state ottenute nel 2005 da Cristian Fattinanzi con il suo riflettore di 25cm e webcam). Minore è l’entropia e maggiore è la qualità dell’immagine. Naturalmente è possibile attribuire un valore numerico all’entropia, tramite un algoritmo di calcolo piuttosto complesso che qui non riporterò per non appesantire ulteriormente il testo (ne parlerò diffusamente in un articolo su Coelum). Grazie ai fondamentali concetti di entropia e di ridondanza di informazione, si sono studiati gli algoritmi di compressione delle immagini con la minima perdita di informazione, tra i quali il notissimo formato JPG. Il “DECALOGO FATTINNANZI” per ottenere il meglio dal proprio sistema di ripresa Nel seguito riporto le operazioni che Cristian Fattinnanzi - che, come tutti sapete, è in assoluto uno dei migliori astroimager in circolazione, e non solo tra gli italiani - esegue prima di dare inizio ad una sessione di ripresa in alta risoluzione. Voglio ricordare a chi legge queste note che Cristian non utilizza una strumentazione con caratteristiche particolari. Il suo telescopio, un newton di 25 cm è, tutto sommato, di costruzione abbastanza “casalinga”. Sono le superlative capacità di Cristian, e la sua non comune abilità nel mettere a punto delle efficaci procedure osservative, che fanno la differenza! Invito tutti coloro che intendono effettuare riprese in alta risoluzione di Vesta, ad applicare, passo passo, le operazioni qui sotto elencate. 1. Prima di iniziare le riprese, attendere che le ottiche si stabilizzino termicamente. Possono esser necessari dai 10 ai 60/80 minuti. Nel frattempo prepareremo il computer, gli accessori, e 4 controlleremo la collimazione delle ottiche (se lavoriamo con un riflettore oppure un S-C) e del cercatore. 2. Puntare il soggetto da riprendere e verificare le condizioni del seeing. Se ad un ingrandimento uguale al diametro del telescopio in millimetri l’immagine non è nitida, difficilmente otterremo ottime immagini (esempio, con un 25cm useremo 250x). 3. Applicare la webcam al telescopio con gli accessori adatti ad allungarne la focale fino al valore desiderato. In campo planetario, se il seeing ce lo consente, possiamo portare la focale (con Barlow o per proiezione) fino al valore massimo “F” (in mm) ottenuto dalla seguente formula: F=DxPxC La focale dipende quindi dal diametro del nostro strumento “D” (espresso in mm) e dalla lunghezza del lato del pixel del nostro sensore, “P”, espressa in micron (per le webcam Philips questo valore è 5,6 micron). “C” ha un valore 7, con buon seeing, che diventerà 5 o 6 se il seeing peggiora. Così, con D = 250mm, P = 5,6 micron, C = 7, la focale sarà: F = 9800 mm 4. Porre al massimo la risoluzione di ripresa (in genere 640x480) e l’esposizione, facendo attenzione che nessuna zona dell’immagine vada in “saturazione”. 5. Focheggiare accuratamente. Se possibile, utilizzare un focheggiatore elettrico, utilissimo per ridurre le vibrazioni. 6. Curare l’inquadratura del soggetto, facendo in modo che i lati del sensore paralleli ai punti cardinali. 7. Prima di iniziare la registrazione dei filmati, ridurre al minimo ogni possibile disturbo: vibrazioni indotte da rumori o dal traffico, colpi di vento, folate di aria calda (anche di origine “umana”) vicino all’imboccatura del telescopio, vibrazioni dei motori…. 8. Riprendere diversi filmati per ciascun soggetto, che forniscano un buon numero di fotogrammi, compatibilmente con le potenzialità del nostro computer. Con le webcam USB 1.1, non superare la frequenza video di 15 fotogrammi al sec. 9. Annotare accuratamente i dati di ripresa, ora e data (in genere memorizzati col filmato, ma verifichiamo sempre la precisione degli orologi dei PC), importante anche il tipo di strumentazione, gli accessori utilizzati (in alcune riprese è necessario il filtro IR-cut), le condizioni atmosferiche e la località da cui si riprende. 10. In fase di elaborazione, non esagerare mai col contrasto, rendere leggibile l’intera immagine, allineare se necessario i tre canali R G B (con Iris o Photoshop). Archiviare i filmati originali: non si finisce mai di imparare, sarà sempre possibile rielaborarli con tecniche e programmi sempre più raffinati. 5 In collaborazione con altri componenti del Planetary Team, Cristian ha anche lavorato al riflettore di 1,5 m di Loiano (foto a sinistra), ma il suo strumento preferito è certamente il 25 cm, in apparenza un normalissimo telescopio newtoniano, ma guardate qui sotto che immagine di Saturno! Il Programma di Fotometria e Astrometria di Vesta • QUANDO ESEGUIRE LE RIPRESE CON CCD O FOTOCAMERE DIGITALI? • Dal 10 al 20 maggio: iniziare le riprese tra le 23:00 TU e 01:30 TU. Riprese fotometriche ad intervalli di 2 minuti: ad esempio: 23:30; 23.32; 23:34…. • LE RIPRESE PER DETERMINARE LA PARALLASSE DI VESTA SI DOVRANNO TENERE, NEL PERIODO INDICATO, TRA LE 23:30 E LE 24:00 TU, CON L’ISTANTE CENTRALE DELL’ESPOSIZIONE COINCIDENTE CON L’INIZIO DI UN MINUTO, E DISTANZIATE TRA LORO DI 60 secondi. AD ESEMPIO: se l’esposizione è di 2 secondi, iniziare alle 23:29:59 TU, l’esposizione successiva sarà alle 23:30:59 TU…. PROCEDURA 1. Data l’alta luminosità di Vesta, si possono utilizzare anche piccoli telescopi (rifrattori da 8 cm in su; per i riflettori si può tranquillamente partire dal 114). Chi possiede fotocamere digitali le preferisca ai CCD classici, in modo da sfruttare il maggior campo angolare coperto. Infatti, in un campo di grandi dimensioni possiamo reperire un numero molto maggiore di stelle per la fotometria e l’astrometria. Qualunque siano le dimensioni del telescopio, per il programma di fotometria ed astrometria consiglio di non superare i 2 o 2,5 metri di focale. Chi possiede filtri V oppure R li utilizzi senza incertezze. 2. Mettere a fuoco con precisione. 3. Riprendere (ad ISO 400) almeno 3 flat con il metodo “Valentino”, usando cioè lo schermo di un portatile (vedere mio articolo su Coelum n. 103, pp. 44-50), sempre che il telescopio non superi i 20 cm di diametro. In alternativa, riprendere uno schermo da diapositive uniformemente illuminato da lampade alogene. Eseguire i dark e i bias. 4. Puntare il campo di Vesta ed acquisire le immagini necessarie per determinare con esattezza il tempo di esposizione, con la procedura seguente. Non è necessario ripetere questa procedura tutte le serate in cui si eseguiranno le riprese. Se non vi sono grandi 6 variazioni di trasparenza tra una sera e l’altra, il livello ADU dell’asteroide e delle stelle di confronto dovrebbe rimanere sufficientemente costante. Eseguire le riprese con tempi di esposizione crescenti, esempio da 1 a 10 secondi, quindi trasformare le immagini in FITS e calibrarle. 5. Misurare Vesta, prendendo il valore del suo pixel più luminoso, inserire quindi i diversi punti, in funzione del tempo di esposizione, in un grafico EXCEL (si veda sotto il grafico d’esempio). 6. Ora si potrà determinare il tempo di esposizione prendendo quello che fornisce un valore del pixel più luminoso dell’asteroide pari a circa il 40% della FWC. QUESTO TEMPO DI ESPOSIZIONE E’ QUELLO CHE SARA’ UTILIZZATO DURANTE TUTTE LE RIPRESE DI VESTA. 7. Le riprese dell’asteroide ai fini fotometrici ed astrometrici si effettueranno ogni due minuti e per un tempo di 3-5 ore. 8. Si ricordi che gli istanti delle riprese indicate nella tabella di cui sopra dovranno essere rigorosamente rispettati con l’approssimazione del secondo. Questa precisione è necessaria perché la differenza di posizione di Vesta tra due località italiane è minima: tra Bolzano e Palermo la sua immagine è spostata (il 30 maggio, ripresa contemporanea) di soli 0”,7!!!. Le riprese dovranno iniziare in prossimità del passaggio al meridiano. Questa è una condizione fondamentale: se iniziassimo le riprese appena fa buio, Vesta sarebbe ancora troppo basso sull’orizzonte. Infatti, raggiunge la massima altezza, alla latitudine di 46,° di 30° ca., mentre a 37° è 38° di altezza. 9. Dalle immagini dell’asteroide si ricaveranno le seguenti informazioni: curva di luce, posizione astrometrica, valore del seeing e magnitudine limite. 10. Una copia delle immagini calibrate, in formato FITS, dovrà essere inviata all’Osservatorio di San Giovanni Persiceto, Via Vicolo Baciadonne, 1 – 40017 San Giovanni Persiceto (BO). Diamo qualche ulteriore informazione con le seguenti procedure. TROVIAMO IL VALORE DEL SEEING CORRISPONDENTE AD UN TEMPO INTEGRAZIONE DI ALCUNI SECONDI E LA SUA EVOLUZIONE DURANTE LA NOTTE DI Le sequenze di immagini di Vesta, ottenute nel corso di alcune, ci consentiranno di stimare le variazioni del seeing durante le riprese. 1. Convertire le immagini (anche i flat e i dark) da RGB in B/N con la precedente procedura n. 5 di IRIS. 2. Con IRIS dopo aver centrato l’asteroide, trovare la sua FWHM, che convertiamo in secondi d’arco (una volta che sia noto il valore in secondi d’arco di un pixel della digicam). 3. Una volta trovato così un congruo numero di valori del seeing, li mettiamo in grafico in funzione del tempo. Ciò ci darà un’idea della variazione del seeing e darà risposte quantitative a domande importanti, come le seguenti: quando migliora? All’inizio della serata oppure verso le prime ore del mattino? TROVIAMO LA MAGNITUDINE LIMITE DELLA SERATA IMMAGINI DI VESTA RICAVANDOLA DALLE Dall’esame di un’immagine dell’asteroide possiamo farci un’idea della magnitudine limite raggiungibile durante la notte con il telescopio utilizzato. Procediamo nel modo seguente: 1. Prendiamo un’immagine calibrata di Vesta (IMPORTANTE: la calibrazione deve essere eseguita senza alterare il livello del fondo cielo originario) e con IRIS misuriamo il valore medio ADUf del fondo cielo 2. Determiniamo il flusso fotonico del fondo cielo Fsky con la formula: 7 Fsky = ADUf * g/ttest Nella quale g è il guadagno della fotocamera (per i valori di g relativi ad alcune Canon si veda il mio articolo su COELUM n. 104, p. 43). Con ttest indichiamo invece il tempo di integrazione in secondi dell’immagine misurata. 3. Ora troviamo il tempo max tmax (in secondi) di esposizione, al quale corrisponde un rumore di lettura della fotocamera uguale ad un certo valore p, pari ad una frazione del rumore totale (ad esempio, un valore conveniente è il 5% del rumore totale, cioè: p = 0.05). Inseriremo questo valore p nell’espressione: tmax = RON2/ ([(1+p)2 – 1] * Fsky ) quindi la precedente formula si semplifica così: tmax = 9.76*RON2/ Fsky Dove RON è il valore del rumore di lettura della nostra fotocamera (si veda sempre il mio articolo già citato , p. 43, con i valori di RON di alcune fotocamere CANON). 4. Troviamo ora, con una precisione non elevata ma sufficiente per i nostri scopi, la magnitudine limite m di questa serata con l’espressione: m = 2.5 log tmax – 13.3 +2.5 log ISO + 5 log D Ecco un esempio di come fare per ottenere il giusto tempo di esposizione. Una Canon EOS 20DA è installata sull’APO Megrez di 8cm, in parallelo al 40cm dell’Osservatorio di Monte d’Aria. In ordinata sono riportati i livelli ADU del pixel più luminoso di una stella di magn. V = 10.1. L’intervallo entro il quale il sistema fornisce le migliori prestazioni (nei termini dei valori ADU massimi dell’oggetto) è compreso tra 40 e il 75% della full well capacity. Tali livelli sono stati raggiunti con tempi di esposizione compresi tra 3 e i 7 secondi. Come nel caso precedente, per avere la certezza di una precisione elevata è comunque opportuno restringere l’intervallo tra il 40 ed il 60%, che si ottiene con tempi di integrazione di 3 e 5 secondi. Costruiremo un grafico analogo anche per Vesta, o anche più di uno, se si utilizzeranno filtri diversi o se si opererà senza filtri. 8 Il Programma immagini in alta risoluzione di Vesta • QUANDO ESEGUIRE LE RIPRESE CON WEBCAM? • Dal 10 al 20 maggio: iniziare le riprese tra le 23:00 TU e 01:30 TU. Ad esempio: 23:30; 23.32; 23:34…. ALCUNE NOTE UTILI • Prima di iniziare le riprese con webcam in alta risoluzione, valutare il seeing, secondo le procedure indicate nell’articolo sul seeing apparso su Coelum n. 95 ed alle note contenute in questa Circolare (non dimenticate il decalogo Fattinnanzi!). Tali procedure di calcolo consentono di stabilire sia il diametro ottimale del telescopio da impiegare nelle riprese, sia la sua focale. I telescopi da utilizzare per risolvere il disco di vesta dovrebbero avere un diametro minimo di 20 cm. Il diametro massimo è determinato dal seeing, come spiegato sopra. • Riprendete i filmati di Vesta solo nei momenti di calma atmosferica. Se vedete l’immagine troppo agitata dalla turbolenza, non lanciate l’acquisizione: occupereste inutilmente dello spazio prezioso sull’hard disk! • Annotate accuratamente il momento dell’inizio delle riprese. • Periodo durante il quale realizzare le riprese webcam: dal 10 maggio al 10 giugno: dalle 23:00 TU alle 01:30 TU. Ripresa dei filmati ad intervalli di 3 minuti, ad esempio: 23:30; 23.33; 23:36…Dall’11 giugno al 30 giugno: dalle 22:30 TU alle 24:00 TU. Riprese ad intervalli di 3 minuti: 22:30; 22.33; 22:36…Si potrà iniziare quando si vuole nel corso di una notte, con l’avvertenza però di sfruttare adeguatamente i momenti di calma atmosferica. Quando possibile, rispettate gli orari di ripresa: in questo modo sarà più semplice confrontare le immagini ottenute da località diverse, alla ricerca di variazioni ricorrenti ed incontestabili di luminosità sul disco di Vesta. NOTA IMPORTANTE Cercheremo di organizzare una videoconferenza tra i partecipanti al progetto, utilizzando il software SKYPE. Il mio username è: rodolfo.calanca 9 PROGETTO VESTA 2007 Elenco partecipanti Questo è un primo elenco di coloro che hanno espresso l’intenzione di aderire concretamente al progetto, garantendo l’esecuzione di osservazioni in uno o più dei campi di ricerca previsti (fotometrico, astrometrico, determinazione della parallasse, alta risoluzione). L’elenco sarà aggiornato con la prossima Circolare. Coloro che desiderano aderire, e ancora non l’hanno fatto, possono richiedere la scheda di partecipazione a: [email protected] Osservatorio o persona Osserv. S. Giovanni P. Osserv. Monte d’Aria Osserv. Scandiano E. Canestrelli G. Ciampechini T. Colombo R. di Nasso C. Fattinnanzi G. Fontana V. Fontani D. Gasparri C. Lopresti R. Pellin N. Tosi G. Zanier C. Zannelli Latitudine (N) Longitudine (E) h.s.l.m. 44° 38’ 06” 43° 11’ 29” 11° 10’ 54” 13° 07’ 56” 30 m 830 m 45° 26’ 22” 43° 11’ 29” 43° 43’ 44” 40° 42’ 41” 43° 11’ 29” 44° 28’ 00” 43° 47’ 50” 43° 08’ 35” 44° 07’ 20” 45° 39’ 15” 44° 19’ 39” 46° 01’ 01” 38° 06’ 55” 12° 19’ 27” 13° 07’ 56” 11° 29’ 26” 10° 25’ 53” 13° 07’ 56” 10° 31’ 00” 11° 16’ 28” 12° 40’ 08” 09° 48’ 59” 12° 25’ 11” 10° 33’ 38” 13° 06’ 27” 13° 20’ 30” 12 m 830 m 10 m 10 m 830 m 550 m 85 m 625 m 175 m 10 m 800 m 74 m 60 m Telescopi utilizzati Rifl. 40 cm; rifr. 15 cm Rifl. 41cm; rifr. 17,8 cm Rifl. 40 cm; rifr. 15 cm Rifr. 7 cm; rifl. 15 cm Celestr. XTL 9 1/4 Mak-New 15 cm SC C91/4; rifl. 8 cm Rifl. 25 cm Mak 15 cm; SC 20 cm SC 20 cm; MTO 100 SC 23 cm; SC 35 cm Rifr. 12 cm; Rifl. 18 cm Rifl. 20 cm Rifr. 12 cm; RC 30 cm SC 20 cm SC 28 cm; Rifl. 41 cm Sistemi di ripresa Astrom. Can. 20Da; 350D; Vesta Vesta Pro, ST7, Can. 20Da Vesta Pro; Canon 20Da CCD Meade DSI pro Vesta Pro, Star. SXV-M7C Toucam Pro; Meade dsi SPC900; Can. 350D mod. Vesta Pro; Can. 20Da Toucam pro; Pentax ist Toucam pro; Can. 400D Vesta Pro, ST-7XME ST-10xme Can. 350D Can. 350D; Can. D1 Vesta pro Vesta pro; Lumen. 2-1M x x x x Aree interesse Fotom. x x x x x x x x x x x x x Alta risoluz. x x x x x x x x x x x x 10