34 TuttoScienze LA STAMPA MERCOLEDÌ 16 NOVEMBRE 2011 Viaggio sul pianeta che non c’è Spazio/1. La sonda della Nasa “Dawn” entra nell’orbita di Vesta, l’asteroide più straordinario del Sistema Solare MARIO DI MARTINO OSSERVATORIO PINO TORINESE - INAF P rimo piano di Vesta: il merito è della sonda «Dawn», che da luglio è entrata in orbita attorno all’asteroide che verrà osservato da vicino fino al prossimo luglio. La missione, sviluppata dalla Nasa con il contributo dell’Agenzia spaziale italiana Asi e di quella tedesca Dlr, vanta un record: si tratta del primo veicolo spaziale ad essere entrato in orbita attorno a un corpo della Fascia Principale degli asteroidi. Le osservazioni in corso e quelle previste per il prossimo futuro permetteranno uno studio approfondito sulle origini del Sistema Solare. Vesta, infatti, può essere considerato un proto-piane- Mario Di Martino Astronomo Visioni ravvicinate La tormentata topografia di Vesta: nella zona del Polo Sud si trovano un’enorme depressione di 400 km di diametro e una gigantesca montagna alta circa 22 mila metri (in alto) RUOLO: E’ RICERCATORE ALL’OSSERVATORIO DI PINO TORINESE RICERCHE: CARATTERISTICHE DI ASTEROIDI E METEORITI IL SITO: WWW.OATO.INAF.IT/ INDEX.PHP ta che non ha avuto la possibilità di terminare il proprio processo di accrescimento e diventare un vero e proprio pianeta, come Marte o la Terra. Vesta è quindi un oggetto primordiale che, a parte la miriade di impatti che ha subito nel corso di 4,5 miliardi di anni di esistenza (butterando di crateri la sua superficie), è rimasto praticamente tale e quale dalla sua formazione. Lo stesso vale per il pianeta nano Cerere (con un diametro di circa 950 km), secondo obiettivo della missione. Questi due corpi planetari hanno caratteristiche molto diverse e questo fa pensare agli astronomi che si siano formati in regioni differenti del Sistema Solare. Vesta, con i 530 km di diametro medio, è il secondo asteroide in ordine di grandezza, dopo Pallade, che lo supera di poco, e la sua massa è pari a circa il 12% dei corpi che formano la Fascia Principale degli asteroidi. Ma ciò che è chiaro dalle ultime immagini inviate da «Dawn» è che, a parte qualche similitudine, Vesta è un corpo unico tra quelli finora conosciuti e molte delle mor- Un corpo primordiale che in miliardi di anni è rimasto quasi immutato fologie che ne segnano la superficie sono ancora difficili da interpretare. Con i dati finora raccolti dalla sonda, tuttavia, è già stato possibile realizzare una mappa globale e scegliere un meridiano che servirà da riferimento per creare la griglia topografica della sua superficie. Si tratta di un passo fondamentale, che darà la possibilità di cartografare le strutture superficiali, in modo da distinguerle anche nelle immagini con illuminazione e angolazione diverse: un’operazione, questa, che la sonda porterà avanti per quasi un anno. La regione più interessante di Vesta è quella dell’emi- Lo sapevi che? Lo schermo made in Italy La Nasa sceglie un progetto innovativo dell’Università di Perugia per sviluppare uno schermo magnetico superconduttore con cui proteggere gli astronauti dai micidiali effetti della radiazione cosmica. Tutto nasce dal bando dell’agenzia spaziale americana per «concetti innovativi», capaci di individuare proposte che trasformino e migliorino le future missioni spaziali. E una delle proposte che ha ricevuto l’«ok» è stata ideata da Roberto Battiston e da William Burger del dipartimento di Fisica dell’ateneo italiano in collaborazione con l’Istituto nazionale di fisica nucleare e l’Esa. «Il nuovo schema di schermaggio magnetico che abbiamo ideato - ha spiegato Battiston - è basato su una serie di magneti superconduttori cilindrici, realizzati con una tecnologia detta “a doppia elica”: la configurazione cilindrica permette di ottimizzare la distribuzione delle forze magnetiche e delle masse e di minimizzare il peso del magnete a parità di efficacia schermante». La struttura è anche modulare e potrà quindi essere montata nello spazio durante le complesse fasi di costruzione della super-astronave necessaria per il viaggio verso Marte. I sfero meridionale. Già le osservazioni effettuate dal telescopio spaziale Hubble avevano evidenziato la presenza di un’enorme depressione (400 km di diametro) in corrispondenza del Polo Sud, caratterizzata da un picco centrale: una struttura del genere è tipica dei crateri da impatto di grandi dimensioni. Ora le immagini riprese da «Dawn» stanno mo- strando una gigantesca montagna, alta circa 22 mila metri (la seconda del Sistema Solare in fatto di altezza, dopo il monte Olympus - 27 mila - su Marte). La natura di questo «cratere» non è chiara: non è ancora possibile stabilire con certezza se sia stato prodotto da un formidabile impatto poco dopo la formazione di Vesta o da altre cause, anche se la prima ipotesi, al momento, sembra essere la più probabile. Le analisi, effettuate da «Dawn» a diverse lunghezze d’onda, mostrano notevoli diversità nella composizione mineralogica superficiale, in modo particolare in prossimità dei crateri. La superficie di Vesta appare più irregolare rispetto a quella della maggior parte degli asteroidi finora vi- Così ci ha sfiorato il sasso che vola a 50 mila km l’ora Spazio/2 U n asteroide di 400 metri di diametro ha sfiorato (su scala astronomica) la Terra ad «appena» 320 mila km (0,85 volte la distanza Terra-Luna) e ad una velocità di circa 14 km/s (poco più di 50 mila km/h!): un record per un oggetto di queste dimensioni. E’ successo una settimana fa: questo minuscolo pianeta, scoperto 6 anni fa e conosciuto con la sigla 2005 YU55, ha una traiettoria orbitale che lo porta di frequente a effettuare passaggi ravvicinati con i pianeti interni del Sistema Solare, compre- sa la Terra (l’ultimo incontro magini, è in grado di determirisale all’aprile 2010), ma non nare la loro velocità radiale era mai accaduto che si avvici- con errori dell’ordine di pochi nasse così tanto a noi. millimetri al secondo e la loro Sebbene vicino, non era pe- distanza di alcune decine di rò visibile a occhio nudo: oltre metri. E’ così possibile calcolache con i telescopi più potenti, re le orbite con precisione 2005 YU55 è monitorato con estrema. regolarità dai 2 radar planetaL’ultima volta che un oggetri di Goldstone (California) e to tanto grande era transitato Arecibo (Puerto Rico): l’ulti- a una distanza così piccola dalmo tracciamenla Terra è stato to ha avuto ini- L’ALTRO APPUNTAMENTO nel 1976. Il proszio lo scorso 4 incontro Sarà con Apophis simo novembre e ravvicinato con il 13 aprile 2029 un asteroide di l’obiettivo è ottenere immagini e batterà ogni record dimensioni simidell’asteroide li a 2005 YU55, con una risoluzione di pochi invece, sarà nel 2028. Il 13 aprimetri. Le osservazioni prece- le 2029, comunque, Apophis denti, effettuate nel 2010, ave- batterà tutti i record, transivano mostrato una forma pres- tando ad appena 30 mila km soché sferica ed un periodo di dalla Terra: si tratta di una dirotazione di circa 18 ore. stanza inferiore a quella in cui Il radar - com’è noto - è un si trovano i satelliti geostaziopotentissimo strumento per lo nari. Stavolta è andata bene. studio degli asteroidi: oltre a Si spera che anche in futuro realizzare vere e proprie im- sia così. [M. D. M.] sitati dalle sonde. I dati preliminari, raccolti con un metodo che utilizza il numero di crateri per datare le superfici planetarie, indicano che diverse aree dell’emisfero meridionale hanno un’età tra 1 e 2 miliardi di anni, più giovani, quindi, della superficie dell’emisfero Nord. Questo risultato confermerebbe l’ipotesi secondo la quale il gigantesco cratere meridionale sia stato originato da un impatto di immani proporzioni che ha rischiato di distruggere Vesta. A supporto della tesi i cosiddetti «Vestoidi» - corpi di piccole dimensioni che mostrano le identiche caratteristiche spettrali (e quindi composizionali) dell’asteroide - non sarebbero altro che i frammenti di maggiori dimensioni proiettati nello spazio dall’antico impatto. Ed è significativo che sulla Terra siano arrivati piccoli «pezzi» generati da questa catastrofe planetaria: sono le meteoriti acondriti «Hed» di natura basaltica, la stessa che caratterizza la superficie di Vesta. Le osservazioni, intanto, continuano: la sonda si è assestata su di un’orbita a un’altezza di 680 km dalla superficie di Vesta per continuare il lavoro di ricognizione. Poi «Dawn» ripartirà e si dirigerà verso Cerere, dove l’arrivo è previsto per il febbraio 2015. Il termine della cosiddetta «missione primaria» sarà nel luglio 2015, ma, se tutto andrà secondo quanto previsto, è quasi certo che la missione continuerà e la sonda potrebbe venire indirizzata verso qualche altro asteroide «a portata di mano».