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LA STAMPA
MERCOLEDÌ 16 NOVEMBRE 2011
Viaggio sul pianeta che non c’è
Spazio/1. La sonda della Nasa “Dawn” entra nell’orbita di Vesta, l’asteroide più straordinario del Sistema Solare
MARIO DI MARTINO
OSSERVATORIO PINO TORINESE - INAF
P
rimo piano di Vesta: il merito è della sonda «Dawn»,
che da luglio è entrata in orbita attorno all’asteroide che verrà
osservato da vicino fino al
prossimo luglio.
La missione, sviluppata
dalla Nasa con il contributo
dell’Agenzia spaziale italiana Asi e di quella tedesca
Dlr, vanta un record: si tratta del primo veicolo spaziale
ad essere entrato in orbita attorno a un corpo della Fascia
Principale degli asteroidi. Le
osservazioni in corso e quelle
previste per il prossimo futuro permetteranno uno studio
approfondito sulle origini del
Sistema Solare.
Vesta, infatti, può essere
considerato un proto-piane-
Mario
Di Martino
Astronomo
Visioni
ravvicinate
La tormentata
topografia
di Vesta:
nella zona
del Polo Sud
si trovano
un’enorme
depressione
di 400 km
di diametro
e una
gigantesca
montagna
alta circa 22
mila metri
(in alto)
RUOLO: E’ RICERCATORE
ALL’OSSERVATORIO DI PINO TORINESE
RICERCHE: CARATTERISTICHE
DI ASTEROIDI E METEORITI
IL SITO: WWW.OATO.INAF.IT/
INDEX.PHP
ta che non ha avuto la possibilità di terminare il proprio
processo di accrescimento e
diventare un vero e proprio
pianeta, come Marte o la Terra. Vesta è quindi un oggetto
primordiale che, a parte la
miriade di impatti che ha subito nel corso di 4,5 miliardi
di anni di esistenza (butterando di crateri la sua superficie), è rimasto praticamente tale e quale dalla sua formazione. Lo stesso vale per il
pianeta nano Cerere (con un
diametro di circa 950 km),
secondo obiettivo della missione. Questi due corpi planetari hanno caratteristiche
molto diverse e questo fa
pensare agli astronomi che
si siano formati in regioni differenti del Sistema Solare.
Vesta, con i 530 km di diametro medio, è il secondo
asteroide in ordine di grandezza, dopo Pallade, che lo
supera di poco, e la sua massa è pari a circa il 12% dei corpi che formano la Fascia
Principale degli asteroidi.
Ma ciò che è chiaro dalle ultime immagini inviate da
«Dawn» è che, a parte qualche similitudine, Vesta è un
corpo unico tra quelli finora
conosciuti e molte delle mor-
Un corpo primordiale
che in miliardi
di anni è rimasto
quasi immutato
fologie che ne segnano la superficie sono ancora difficili
da interpretare. Con i dati finora raccolti dalla sonda, tuttavia, è già stato possibile realizzare una mappa globale e
scegliere un meridiano che
servirà da riferimento per
creare la griglia topografica
della sua superficie. Si tratta
di un passo fondamentale,
che darà la possibilità di cartografare le strutture superficiali, in modo da distinguerle anche nelle immagini con
illuminazione e angolazione
diverse: un’operazione, questa, che la sonda porterà
avanti per quasi un anno.
La regione più interessante di Vesta è quella dell’emi-
Lo sapevi che?
Lo schermo
made in Italy
La Nasa sceglie un progetto innovativo dell’Università di Perugia per sviluppare
uno schermo magnetico superconduttore con cui proteggere gli astronauti dai micidiali effetti della radiazione
cosmica. Tutto nasce dal bando dell’agenzia spaziale americana per «concetti innovativi», capaci di individuare proposte che trasformino e migliorino le future missioni
spaziali. E una delle proposte
che ha ricevuto l’«ok» è stata
ideata da Roberto Battiston
e da William Burger del dipartimento di Fisica dell’ateneo
italiano in collaborazione
con l’Istituto nazionale di fisica nucleare e l’Esa. «Il nuovo
schema di schermaggio magnetico che abbiamo ideato
- ha spiegato Battiston - è basato su una serie di magneti
superconduttori cilindrici, realizzati con una tecnologia
detta “a doppia elica”: la
configurazione cilindrica permette di ottimizzare la distribuzione delle forze magnetiche e delle masse e di minimizzare il peso del magnete
a parità di efficacia schermante». La struttura è anche
modulare e potrà quindi essere montata nello spazio durante le complesse fasi di costruzione della super-astronave necessaria per il viaggio verso Marte.
I
sfero meridionale. Già le osservazioni effettuate dal telescopio spaziale Hubble avevano
evidenziato la presenza di
un’enorme depressione (400
km di diametro) in corrispondenza del Polo Sud, caratterizzata da un picco centrale: una
struttura del genere è tipica
dei crateri da impatto di grandi dimensioni. Ora le immagini
riprese da «Dawn» stanno mo-
strando una gigantesca montagna, alta circa 22 mila metri
(la seconda del Sistema Solare
in fatto di altezza, dopo il monte Olympus - 27 mila - su Marte). La natura di questo «cratere» non è chiara: non è ancora
possibile stabilire con certezza se sia stato prodotto da un
formidabile impatto poco dopo la formazione di Vesta o da
altre cause, anche se la prima
ipotesi, al momento, sembra
essere la più probabile.
Le analisi, effettuate da
«Dawn» a diverse lunghezze
d’onda, mostrano notevoli diversità nella composizione mineralogica superficiale, in modo particolare in prossimità
dei crateri. La superficie di Vesta appare più irregolare rispetto a quella della maggior
parte degli asteroidi finora vi-
Così ci ha sfiorato il sasso
che vola a 50 mila km l’ora
Spazio/2
U
n asteroide di 400 metri di diametro ha sfiorato (su scala astronomica) la Terra ad «appena»
320 mila km (0,85 volte la distanza Terra-Luna) e ad una
velocità di circa 14 km/s (poco più di 50 mila km/h!): un
record per un oggetto di queste dimensioni.
E’ successo una settimana fa: questo minuscolo pianeta, scoperto 6 anni fa e conosciuto con la sigla 2005
YU55, ha una traiettoria orbitale che lo porta di frequente a effettuare passaggi ravvicinati con i pianeti interni
del Sistema Solare, compre-
sa la Terra (l’ultimo incontro magini, è in grado di determirisale all’aprile 2010), ma non nare la loro velocità radiale
era mai accaduto che si avvici- con errori dell’ordine di pochi
nasse così tanto a noi.
millimetri al secondo e la loro
Sebbene vicino, non era pe- distanza di alcune decine di
rò visibile a occhio nudo: oltre metri. E’ così possibile calcolache con i telescopi più potenti, re le orbite con precisione
2005 YU55 è monitorato con estrema.
regolarità dai 2 radar planetaL’ultima volta che un oggetri di Goldstone (California) e to tanto grande era transitato
Arecibo (Puerto Rico): l’ulti- a una distanza così piccola dalmo tracciamenla Terra è stato
to ha avuto ini- L’ALTRO APPUNTAMENTO nel 1976. Il proszio lo scorso 4
incontro
Sarà con Apophis simo
novembre
e
ravvicinato con
il 13 aprile 2029 un asteroide di
l’obiettivo è ottenere immagini e batterà ogni record dimensioni simidell’asteroide
li a 2005 YU55,
con una risoluzione di pochi invece, sarà nel 2028. Il 13 aprimetri. Le osservazioni prece- le 2029, comunque, Apophis
denti, effettuate nel 2010, ave- batterà tutti i record, transivano mostrato una forma pres- tando ad appena 30 mila km
soché sferica ed un periodo di dalla Terra: si tratta di una dirotazione di circa 18 ore.
stanza inferiore a quella in cui
Il radar - com’è noto - è un si trovano i satelliti geostaziopotentissimo strumento per lo nari. Stavolta è andata bene.
studio degli asteroidi: oltre a Si spera che anche in futuro
realizzare vere e proprie im- sia così.
[M. D. M.]
sitati dalle sonde. I dati preliminari, raccolti con un metodo che utilizza il numero di
crateri per datare le superfici
planetarie, indicano che diverse aree dell’emisfero meridionale hanno un’età tra 1 e 2 miliardi di anni, più giovani, quindi, della superficie dell’emisfero Nord. Questo risultato confermerebbe l’ipotesi secondo
la quale il gigantesco cratere
meridionale sia stato originato da un impatto di immani
proporzioni che ha rischiato di
distruggere Vesta. A supporto
della tesi i cosiddetti «Vestoidi» - corpi di piccole dimensioni che mostrano le identiche
caratteristiche spettrali (e
quindi composizionali) dell’asteroide - non sarebbero altro che i frammenti di maggiori dimensioni proiettati nello
spazio dall’antico impatto. Ed
è significativo che sulla Terra
siano arrivati piccoli «pezzi»
generati da questa catastrofe
planetaria: sono le meteoriti
acondriti «Hed» di natura basaltica, la stessa che caratterizza la superficie di Vesta.
Le osservazioni, intanto,
continuano: la sonda si è assestata su di un’orbita a un’altezza di 680 km dalla superficie
di Vesta per continuare il lavoro di ricognizione. Poi «Dawn»
ripartirà e si dirigerà verso Cerere, dove l’arrivo è previsto
per il febbraio 2015. Il termine
della cosiddetta «missione primaria» sarà nel luglio 2015,
ma, se tutto andrà secondo
quanto previsto, è quasi certo
che la missione continuerà e la
sonda potrebbe venire indirizzata verso qualche altro asteroide «a portata di mano».