Libretto - Consiglio Regionale della Lombardia

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USS Comunicazione, Relazioni esterne e Stampa
Pubblicazione a cura di Emanuele Scataglini
Progetto e sviluppo grafico a cura di Tiziana Terraneo
Organizzazione evento: Emanuele Scataglini, Donatella Modica
stampato presso il Centro stampa del Consiglio regionale
Si sono da poco spente le note del maestro Enrico Intra che ha suonato
domenica scorsa al Belvedere Jannacci per Piano City e già riprende la
programmazione della stagione musicale dedicata alle scuole e conservatori
con la rassegna “Ragazzi che concerto!”.
Anche oggi ci troviamo di fronte ad un programma molto ricco e suggestivo
che parte dal Seicento fino ad arrivare al Novecento e che abbraccia diversi
generi e diversi luoghi: si va infatti dalle note rigorose di Johann Sebastian
Bach ai canti popolari boliviani ed ebraici. D'altro canto la musica è linguaggio universale capace di esprimere unità seppur nelle differenze in una sintesi armonica che supera le barriere e le distanze culturali.
Per queste sue peculiarità, la musica è sempre stata riconosciuta come forma
d'arte capace di dare un grande contributo educativo poiché coniuga creatività e rigore, estro e riflessione ed è in grado di arrivare anche dove la parola
non riesce ad esprimere ciò che è ineffabile cogliendo, come diceva il musicologo Carl Dahlhaus, un aspetto dell'Assoluto.
Mi piace ricordare in proposito il secondo canto del Purgatorio di Dante nella
Divina Commedia, quando incontra il musicista Casella. Egli su invito del
poeta inizia a intonare la canzone Amor che ne la mente mi ragiona e la sua
voce è così melodiosa che le anime del Purgatorio, compreso Virgilio e Dante
stessi, dimenticano la loro condizione.
Oggi spetta alla AMA Young String Orchestra con il suo programma di musica
classica, colta e popolare allietare il nostro pomeriggio: vedremo i giovani
artisti di domani sul prestigioso palco dell'Auditorium Giorgio Gaber.
Raffaele Cattaneo
Presidente del Consiglio regionale della Lombardia
Ama Young St�ing Orchest�a
29 Maggio
2016
Scuola CFM di Barasso
Accademia Amadeus di Ag�ate Cont�rbia
Ralph VAUGHAN WILLIAMS
(1872 -1958)
Fantasia on Greensleeves
Per archi e arpe
Joseph Hector FIOCCO
(1703 -1741)
Allegro in sol maggiore
Per archi
Johann Sebastian BACH
(1685 -1750)
Dal Concerto in re min BWV1043
per due violini e archi
1° Tempo, Vivace
Johann Sebastian BACH
(1685 -1750)
Dall’Arte della Fuga BWV 1080
Contracpuntus 1 per archi
Karl DITTERS Von DITTERSDORF Dal Concerto in la maggiore per cembalo
(arrangiamento per arpa e archi S. Marchesi)
(1739-1799)
1° Tempo, Allegro molto
Henriette RENIÈ
(1875-1956)
Les Pins de Charlannes
Per insieme di arpe
POPOLARE BOLIVIANO
Cueca
Per insieme di arpe
Jacques PRESS
(1903 -1985)
Polka
Per insieme di arpe
Jean Baptiste LULLY
(1632 -1687)
Gavotta in la min
Per archi e arpe
Jacques OFFENBACH
(1819 -1880)
Barcarolle
Per archi e arpe
POPOLARE
Shalom
Per archi e arpe
I musicisti
ARPE
Giole Alberi, Francesco Andorno, Vittoria Bragaglio, Isabella Cambini,
Silvia Capè, Angelica Gavinelli, Miriam Pipitone
VIOLINI
Anastasia Arsenis, Beatrice Billo, Giorgio Cambini, Riccardo Cauzzi,
Cecilia Collaluce, Elisa De Marco, Laura Di Pancrazio, Beatrice Guido,
Daniel Iorio, Elena Moè Littarru, Aurora Merighi, Lorenzo Travaini,
Nicolò Vaccaro, Henrik Weng, Felix Weng, Emma Wittwehr
VIOLA
Anastasia Arsenis
VIOLONCELLI
Susanna Andorno, Eleonora Antognini, Nicolò Barbini, Benedetta
Billo, Caterina Carcano, Clara Colombo, Riccardo Dandolo
INSEGNANTI
Francesca Bongiorni, Stefano Cerrato, Marco Corsini, Marija Drincic,
Alice Iegri, Kamile Maruskeviciute, Anna Modesti, Simona Marchesi
testi di
D. Modica
Le Scuole Musicali
si presentano
Accademia Amadeus di Agrate Conturbia
Simona Marchesi musicista e figlia d'arte da tre generazioni fonda
nel 2005 l'Accademia Musicale Amadeus di Agrate Cantubria la
quale, supportata dalla Fondazione Gualtiero Marchesi, si impegna a proteggere conservare e tramandare un ricco patrimonio
familiare artistico musicale, trasmettendolo ai giovani come
importante eredità culturale e altamente formativa.
Il fine che anima e dà vita ai numerosi progetti dell'Accademia è
quello di educare attraverso la musica partendo dall'età prescolare preoccupandosi della crescita armoniosa dei propri allievi
stimolandone capacità intellettive, creative e sensoriali.
Dal 2005 l'Accademia ha visto distinguersi molti arpisti vincitori
di numerosissimi concorsi in Italia e all'estero.
L’orchestra della scuola ha al suo attivo diverse collaborazioni tra
le quali si ricordano: l’Orchestra i Pomeriggi Musicali con concerti
presso il teatro Dal Verme di Milano; l’Orchestra Pequenas huellas e Futurorchestra legate al progetto Sistema Italia; concerti
presso la sede dell'Unesco e dell'ambasciata italiana di Parigi;
Festival dei giovani delle 10 giornate di Brescia.
Dal 2012 è iniziata la collaborazione con il CFM di Barasso e con
Anna Modesti: da cui è nato il progetto A.M.A Young Orchestra.
L’Accademia Musicale Amadeus, che opera sotto l’egida della
Fondazione Gualtiero Marchesi, inizierà a settembre i corsi di
musica anche a Milano presso il Teatro Franco Parenti.
www.accademiaamadeus.org
Civica Ama young String Orchestra
L’orchestra giovanile AMA Young String Orchestra, evoluzione di
un percorso orchestrale iniziato nel 2004 con i Piccoli musici Estensi, è un progetto nato nel 2012 grazie alla collaborazione di tre
realtà: l’Accademia Amadeus di Agrate Conturbia, il CFM di Barasso
e lo studio di Anna Modesti e Alice Iegri di Barasso a cui si aggiungono durante il periodo estivo studenti provenienti dalla Scuola di
Musica del Conservatorio della Svizzera Italiana.
Il progetto raccoglie attualmente circa 50 bambini e ragazzi di età
compresa tra i 4 e i 14 anni, suddivisi in tre gruppi differenti in base
alle loro competenze musicali, che suonano uno strumento ad
arco, l’arpa, il pianoforte.
Gli obiettivi che ci proponiamo con questo progetto sono mirati a
costruire un percorso che stimoli e solleciti, da subito, anche le
competenze sociali dei piccoli musicisti, rinforzando in questo
modo l’apporto profondamente educativo che la pratica musicale
può offrire ai bambini e agli adulti di ogni età e stato sociale.
Il percorso si avvale della collaborazione di diversi insegnanti, ed è
strutturato su ragionate e condivise griglie di competenze che
permettono un’interazione fruttuosa e mirata tra i diversi operatori. Le prove d'orchestra sono organizzate nelle diverse sedi riuscendo così a coinvolgere tutte le realtà che compongono la AMA Young
Orchestra.
Dalla sua nascita l’orchestra ha già tenuto diversi concerti sul territorio: Barasso, Agrate, Cerro Maggiore, Varese, Milano (Palazzina
Liberty), Castelletto Ticino.
Video concerti sul canale You Tube:
AccademiaMusicaleAmadeus
Anna Modesti
Anna Modesti insegna violino e musica d’insieme presso la Scuola di
Musica del Conservatorio della Svizzera Italiana e didattica del violino
presso la sede professionale della stessa istituzione.
Tra il 1994 e il 2014, è stata promotrice di un progetto per la crescita
delle classi di strumento ad arco che, nel corso di vent’anni, ha portato alla nascita di quattro orchestre a quattro differenti livelli e ha
coinvolto centinaia di giovani strumentisti ad arco.
Dal 2003 al 2005 è stata membro del comitato direttivo
dell’associazione E.S.T.A. (European String Teacher Association)
Italia.
Dal 2005 svolge attività di ricerca nell’ambito della didattica del
violino.
Dal 2011 è membro della commissione Editoria della SIEM (Società
italiana di Educazione Musicale). Numerosissimi suoi allievi, gruppi
cameristici ed orchestre si sono distinti nell’ambito di diversi concorsi
nazionali ed internazionali per giovani strumentisti sia in Italia che in
Svizzera.
Alice Iegri
Biografia di ...
Alice Iegri è nata a Magenta (MI) ed ha iniziato a studiare musica nel
1991. In parallelo agli studi magistrali, ha conseguito brillantemente
il diploma in violino nel 2001 presso il Conservatorio “G. Verdi” di
Torino.
Dopo varie ed importanti esperienze con istituzioni ed orchestre a
livello internazionale ha conseguito nel 2014 il Master of Arts in
Music Pedagogy presso il Conservatorio della Svizzera Italiana
(Lugano).
Ha studiato per il perfezionamento violinistico sotto la guida del
Maestro Carlo Chiarappa, di cui è attualmente assistente e per la
didattica strumentale con la professoressa Anna Modesti con la
quale collabora alla realizzazione di progetti didattici presso Il giardino della musica di Varese.
Centro di Formazione Musicale CFM
Il Centro di Formazione Musicale CFM, nasce a Barasso provincia
di Varese, nel 1993 come progetto didattico del Corpo Musicale
Santa Cecilia. E' una scuola di musica che si occupa di formazione
e divulgazione culturale nel mondo giovanile e adulto, offrendo
un luogo di studio, di incontro e di benessere per le persone.
Intende la musica come fonte di crescita umana e civile e, accanto alle altre forme d’arte e di espressione, come un valore sociale
per il singolo e la collettività.
I principi base della didattica CFM sono:
il principio sperimentale come esperienza concreta dell’attività
musicale.
L’interdisciplinarità come interazione fra differenti aree espressive, musica, teatro, arte e movimento.
La partecipazione come condivisione della propria esperienza con
un gruppo.
La proposta didattica nasce dall’applicazione di questi principi e
l’allievo sceglie tra tre differenti esperienze:
Hobby: una proposta pensata per chi desidera suonare nel
tempo libero - Accademia: un piano di studio finalizzato alle
ammissioni ai corsi di laurea di primo e secondo livello dei Conservatori di stato italiani ed europei - Professional: percorsi dedicati a chi vuole approfondire argomenti specifici e rendere la
musica la propria professione.
Quattro sono le aree tematiche: Suonare: studio dello strumento
- Conoscere: imparare le regole del linguaggio musicale - Insieme: suonare in gruppo - Esprimere: percorsi espressivi di teatro,
arte, movimento.
Il CFM si avvale della collaborazione di professionisti
che, vengono selezionati dalla direzione artistica, in
base alla loro formazione accademica, all’esperienza
didattica e alla loro attività concertistica.
www.cfmbarasso.com
testi di
M. Steffani
I Compositori
Johann Sebastian Bach (Eisenach 1685 – Lipsia 1750)
Universalmente considerato uno dei più grandi geni
nella storia della musica, le sue opere sono notevoli
per profondità intellettuale, padronanza dei mezzi
tecnici ed espressivi e bellezza artistica. Nacque ad Eisenach in Turingia il 31 marzo 1685 discendente da una famiglia di musicisti professionisti. Era del tutto normale, per quel tempo, che i figli assistessero
al lavoro dei loro padri cercando di impararne l'arte e probabilmente
anche il giovane Johann inizia ripetendo la musica ascoltata in tenerissima età.
Dal 1693 al 1695 frequenta la scuola di latino di
Eisenach e dopo la morte dei genitori, avvenuta
proprio in quegli anni, viene accolto a Ohrdruf dal
fratello Johann Christoph, che gli impartisce con
l'occasione anche lezioni di organo e clavicembalo.
Nel 1700 si reca a Luneburg, dove entra a far parte
del coro della Michaeliskirche.
Dopo essere stato violinista presso la corte di Sassonia-Weimar, nel
1703 diviene organista titolare di S. Bonifacio ad Arnstadt e in breve
tempo acquisisce una vasta rinomanza come virtuoso. Nel 1705 intraprende un viaggio poi diventato leggendario: si reca infatti a Lubecca
per ascoltare il famoso organista Bextehude, che Bach ammirava
particolarmente per le sue composizioni e di cui aveva tanto sentito
parlare, affrontando il lungo percorso (400 km) totalmente a piedi.
Uno degli obiettivi di Bach, fra l'altro, era anche quello di sostituire, un
giorno, il grande e ammirato Maestro al seggio dello stesso organo.
Purtroppo, tale desiderio non si realizza e il giovane musicista trova
sistemazione come organista di S. Biagio a Muhlhausen, dove in
seguito si sposa con la cugina Maria Barbara. Nel 1721, dopo la morte
di Maria Barbara, Bach sposa in seconde nozze la cantante Anna Magdalena Wulcken.
Nel 1729 e fino al 1740 assume la direzione del Collegium Musicum
universitario. Poco valutato come compositore, la fama di Bach dilaga
invece come insuperabile organista. Nel 1747 il re Federico II di Prussia lo invita a Potsdam, riservandogli grandi onori e assistendo ammirato alle sue magistrali improvvisazioni.
Verso il 1749 lasalute del compositore comincia a declinare; la vista si
affievolisce sempre più e a nulla valgono le operazioni tentate da un
oculista inglese di passaggio a Lipsia. Ormai completamente cieco,
Bach detta la sua ultima, immensa composizione (rimasta incompiuta), l'Arte della fuga prima di esser colto da collasso cardiaco, sopraggiunto poche ore dopo un prodigioso recupero delle facoltà visive il
28 luglio 1750.
Dopo la sua morte, la fama di Bach come compositore declina ed i
suoi lavori vengono considerati sorpassati rispetto agli autori emergenti del periodo classico. I primi a recuperare i suoi lavori sono
Mozart, Beethoven e Chopin, suoi convinti ammiratori. La sua musica
viene riscoperta definitivamente solo nel 1829 grazie ad un'esecuzione di Mendelssohn della Matthäuspassion.
Karl Ditters Von Dittersdorf (Vienna 1739 – Neuhof 1799)
Compositore e violinista austriaco nasce a Vienna il 2 novembre 1739.
Suo padre era un fabbricante di costumi presso la corte imperiale e il
teatro di Vienna. Fin da piccolo viene educato presso la scuola dei
Gesuiti dove, a sette anni, prende lezioni di violino.
La sua carriera musicale inizia nel 1751, quando
entra nell'orchestra del principe di Sassonia
Hildburghausen come ragazzo-violinista. Nello
stesso periodo diventa membro anche dell'orchestra dell'opera della corte di Vienna. In questi anni
studia contrappunto e composizione.
Nel 1763 è con Christoph Gluck in un viaggio in
Italia, dove ottenne grande successo come virtuoso del violino.
Dal 1765 maestro di cappella del vescovo di Grosswardein e del principe vescovo di Breslavia. A Vienna suona in quartetto con Mozart,
Haydn e J.B. Vanhal.
Con l'eccezione dei pezzi per contrabbasso, i suoi lavori sono raramente eseguiti al giorno d'oggi, tuttavia ai suoi tempi era considerato
un importante compositore del classicismo, un apprezzato autore di
musica di teatro e di oratori nello stile viennese del tempo e considerato uno dei maggiori esponenti del singspiel (che ottennero un
enorme successo venendo rappresentati in tutta Europa). Notevole
anche la sua produzione da concerto, piena di finezze strumentali.
Scrisse varie opere buffe, sinfonie, concerti e musica da camera.
Joseph-Hector Fiocco (Bruxelles 1703 – 1741)
Nato a Bruxelles il 20 gennaio 1703, figlio di Pietro Antonio Fiocco, il
fondatore del primo teatro lirico di Bruxelles, Joseph-Hector fu introdotto alla musica dal padre e dal fratellastro Jean Joseph.
Aurore di oratori e musica sacra, compose pezzi notevoli per clavicembalo in cui adottò un linguaggio composito che contiene molte
delle tipiche ornamentazioni alla francese ma anche, soprattutto nella
musica sacra, una forte influenza da Vivaldi e dagli italiani.
Poche le notizie sulla sua vita.
E’ al servizio del fratellastro presso la cappella ducale di Bruxelles,
diventando successivamente vice-maestro di cappella, ma si dimette
nell’agosto 1731 per accettare il posto di maestro del coro presso la
cattedrale di Anversa.
Nel 1737 è nuovamente a Bruxelles, maestro del coro della chiesa di
San Michele e della cattedrale di Santa Gudula. Assume infine il posto
di direttore musicale presso la choraelhuys, dove è chiamato
all’insegnamento oltre che alla composizione. Mantiene il posto fino
alla sua morte quattro anni più tardi nel 1741.
La vedova ridotta in povertà si vede costretta a
vendere gran parte dei manoscritti di musica del
marito alle istituzioni ecclesiastiche della città.
Jean-Baptiste Lully (Firenze 1632 – Parigi 1687)
Nasce a Firenze il 28 novembre 1632.
Le sue origini sono spesso oggetto di discussione:
Lully dichiarava di essere figlio di un gentiluomo
fiorentino, mentre i suoi nemici dicevano fosse
figlio di un mugnaio, ma di nessuna delle due
versioni v'è certezza, anche se esistono elementi
che provano l'esistenza del mulino paterno.
Nel marzo 1646, poco più che tredicenne, Lully si trasferisce a Parigi,
chiamato dal cavaliere di Guisa, Roger de Lorraine, al quale la principessa Anna Maria Luisa d'Orléans (la Grande Mademoiselle), aveva
chiesto di avere presso la sua corte un piccolo italiano per poter
conversare nella lingua che stava studiando allora.
Nel 1652, Lully viene impiegato come cameriere personale della principessa, carica prestigiosa, che gli consente una certa libertà che il
compositore sfrutta per raffinarsi nella musica. Alla corte della principessa il genio musicale di Lully trova spazio per svilupparsi, infatti
Mademoiselle era generosa con gli artisti e frequenti erano le feste da
ballo, i concerti, i ballets e le serenate.
Nel 1652 la Fronda, il movimento politico contrario a Mazarino,
costringe all'esilio la principessa Anna Maria Luisa. Lully, che aveva
allora 20 anni, si trasferisce alla corte del giovane re Luigi XIV, dove si
fa notare per il suo talento di danzatore e di mimo, considerato che lo
stesso re era un grande appassionato dell'arte coreutica e prodigioso
ballerino.
Tuttavia l’ambizione di Lully punta alla gloria: capisce presto che far
ridere la corte e comporre arie di danza graziose e orecchiabili non è
sufficiente. Per raggiungere questo obiettivo, conscio dei propri limiti
in fatto di tecnica, studia la fuga e il clavicembalo e il 16 marzo 1653,
viene nominato compositore della musica strumentale del re.
Lully compone musica da chiesa per le circostanze ufficiali ma, insoddisfatto dell'orchestra esistente, crea sotto la sua direzione una
formazione, i Petits violons, a cui impone una disciplina ferrea e inusitata perfino per quei tempi.
Nel 1672 si verifica una svolta brusca nella sua carriera.
Dopo il 1669, per iniziativa del librettista Perrin e del musicista Cambert, si erano infittiti i tentativi di creare un’Opera francese, capace di
armonizzare nella lingua d'oltralpe il recitativo usato dagli italiani.
Quando nel 1671 fallisce tale impresa Lully si affretta a rilevare il privilegio del re assicurandosi il monopolio dell'opera in tutta la Francia.
A partire da questo momento diventa di diritto e di fatto il padrone
assoluto della scena lirica francese.
Fino ad allora la sua carriera è soprattutto quella di un giullare, violinista in soprappiù, e bouffon di corte.
Ma all'età di 40 anni egli cambia completamente la sua immagine: la
lite con Molière, con cui collabora tra il 1664 e il 1671, evidenzia
l'inizio della sua nuova vita. Da allora si dedica principalmente alla
composizione seria realizzando tragedie e grandi opere musicali
religiose o profane. Fino alla morte scrive e fa rappresentare un'opera
l'anno.
L'8 gennaio 1687, mentre dirige un Te Deum per la guarigione del re,
Lully si fersce un piede con un furibondo colpo del bastone con il quale
batteva il tempo all’orchestra: si produsse un ascesso che, trascurato,
degenerò in cancrena.
Muore due mesi e mezzo dopo all'età di 55 anni, il 22 marzo 1687 a
Parigi.
Jacques Offenbach (Colonia 1819 – Parigi 1880)
Nasce a Colonia il 20 giugno 1819. Figlio di un cantore della sinagoga
di Colonia, prende in seguito il cognome dalla cittadina di Offenbach
in cui era nato il padre. Nel 1833 con il padre si trasferisce a Parigi
dove studia violino, violoncello (del quale fu eccellente virtuoso) e
composizione al conservatorio.
Direttore d'orchestra al Théâtre français, poi impresario dei BouffesParisiens e della Gaîté, nel 1856 inventa il nome di operetta per la sua
La rose de Saint-Flour; compone oltre un centinaio di operette,
genere del quale egli può essere considerato uno dei maggiori esponenti grazie all'incomparabile vis comica, alla genialità dell'intuizione
teatrale e della caratterizzazione dei tipi e degli ambienti, all'estrosa
varietà del discorso musicale, espressione sempre di un gusto artistico del tutto originale. Nella sua vasta produzione si rispecchia, ed è
oggetto di satira, la Francia di quei tempi, i francesi vi si riconoscono e
anche a questo si deve il suo straordinario successo.
Molto legato al suo paese d'adozione, vari lavori
sono di sapore patriottico, allo scoppio della
guerra franco-prussiana nel 1870, viene qualificato come traditore dalla stampa tedesca e come
spia di Bismarck da quella francese a causa delle
sue origini tedesche, tanto che il compositore si
trasferisce in Spagna con la famiglia.
Al rientro nella capitale francese dopo la guerra le sue irriverenti
operette continuano ad essere accolte con successo dal pubblico.
Tra le operette più celebri si ricordano: Orphée aux enfers (1858), La
belle Hélène (1864), La vie parisienne (1866), La Grande-duchesse de
Gérolstein (1867), La Périchole (1868), La fille du tambur-major
(1875).
Jacques Press (Tblisi 1903 – New York 1985)
Nato in Russia il 27 marzo 1903, Jacques Press
inizia a studiare il pianoforte all'età di sei anni.
Durante la sua adolescenza suona nei cinema per
i film muti.
Ha vissuto per un breve periodo a Istanbul e in seguito studia composizione a Parigi. Nel 1926 emigra negli Stati Uniti. Dopo essere stato
per dodici anni arrangiatore per diverse major di New York, si trasferisce a Hollywood, dove è attivo come compositore e arrangiatore di
canzoni e spartiti per film. Wedding dance è il suo pezzo più famoso.
Henriette Renié (Parigi 1875 - 1956)
Nata a Parigi il 18 settembre 1875, prima dei cinque anni Henriette
suonava il piano, ma quando assiste ad un concerto di Alphonse
Hasselmans, noto arpista belga, dichiara: "Quell'uomo sarà mio maestro d'arpa".
Henriette si trova di fronte all'impossibilità di suonare il suo strumento fino agli otto anni, poiché fisicamente non riusciva a raggiungere i
pedali, ma suo padre, vedendola così determinata, sviluppa delle
estensioni apposta per lei.
Finalmente diviene allieva di Hasselmans a Parigi e a undici anni vince
il primo premio del concorso annuale del conservatorio. Si diploma a
soli 12 anni.
Il padre, un artista di professione, ottimo attore e
cantante, rifiuta diversi ingaggi che avrebbero
lanciato la figlia quale bambina prodigio. Preferisce darle invece una solida preparazione musicale.
Appena adolescente Henriette conduce un'intensa vita professionale, suonando in tutta Europa,
insegnando attivamente a Parigi e frequentando
la classe di composizione al conservatorio, per la
quale vince diversi premi.
Del 1901 è la prima esecuzione del Concerto in do minore da lei scritto,
in occasione dei Concerts Lamoureux; un traguardo incredibile per
una donna compositrice e arpista, in un periodo in cui le donne erano
raramente presenti nei programmi dei concerti più importanti.
All'inizio del XX secolo l'arpa viene considerato uno strumento di mero
accompagnamento che non ha un ruolo da solista.
Si deve a Henriette Renié la ricerca e lo studio approfondito delle possibilità dello strumento. Grazie al suo virtuosismo e alle sue composizioni ha creato un repertorio di qualità musicale che ancora oggi mette
alla prova gli esecutori. La sua musica è il riflesso della sua natura e
personalità, impetuosa e ardente, ma anche di un’intensa sensibilità e
infinita gentilezza.
Molti dei suoi brani sono ispirati a poesie famose o racconti, in un
periodo in cui la musica descrittiva è molto apprezzata.
Henriette Renié ha contribuito a creare un repertorio per l'arpa con
adattamenti e trascrizioni di grandi compositori, da brani originariamente scritti per tastiera o orchestra. Ha codificato un metodo per
arpa che è tuttora largamente utilizzato.
Ralph Vaughan Williams (Down Ampney 1872 – Londra 1958)
Nato il 12 ottobre 1872 a Down Ampney nel Gloucestershire, figlio del
vicario della città, in seguito alla morte di quest'ultimo nel 1875, il
piccolo Ralph viene accudito dalla madre, Margaret Susan Wedgwood
bisnipote di Josiash, famoso ceramista. Nonostante la sua famiglia
appartenga alla ricca borghesia, Vaughan Williams non ha mai dato la
sua ricchezza per scontata e ha lavorato tutta la vita per le idee democratiche e egualitarie nelle quali credeva.
Studia a Londra, Cambridge, Parigi e Berlino. All'attività compositiva
affianca quella di direttore d'orchestra, docente ed editore di musica.
Nel 1904 inizia ad interessarsi alle carole e canzoni popolari inglesi,
che si stavano rapidamente estinguendo a causa dell'aumento dell'alfabetizzazione nelle aree rurali. Viaggia attraverso il paese e trascrive
molte melodie. Affascinato dalla loro bellezza e dal ruolo che ricoprivano nella vita della gente comune il suo lavoro contribuisce a suscitare interesse nei confronti del repertorio folkloristico inglese.
Questa sua ricerca porta alla pubblicazione dell'English Hymnal, una
raccolta di arrangiamenti di molte canzoni popolari britanniche.
Figura di primo piano nella musica inglese del XX secolo, viene
influenzato dai diversi stili musicali, dalla musica popolare, a quella
inglese antica, al neoclassicismo, a correnti più avanzate, mantenendo comunque costanti legami con il tardo romanticismo tedesco e
realizzando uno stile eclettico ma proprio, che ne ha fatto un importante mediatore tra la civiltà musicale del continente e quella anglosassone.
testo di
E. Scataglini
L’Ar�e della Fuga
La fuga è un tipo di composizione essenzialmente
polifonica. Può essere vocale, strumentale o mista e
trae le sue origini dai mottetti vocali di Luigi da
Palestrina e Lasso da Vittoria, ma è grazie al genio di Johann Sebastian
Bach che raggiunge il suo massimo splendore acquisendo tutte le
caratteristiche formali che verranno poi utilizzate nei secoli successivi.
Possiamo immaginare la fuga come un procedimento compositivo
distribuito su quattro voci: soprano, contralto, tenore e basso. Nella
parte iniziale della fuga chiamata esposizione vengono proposti all'ascoltatore gli elementi tematici principali.
Il primo elemento è il soggetto che contiene il tema principale che il
pubblico dovrà riconoscere. Nella fuga generalmente il soggetto è
molto breve proprio perché deve essere elaborato successivamente
dal compositori.
Il soggetto viene enunciato da una voce, ad esempio dal soprano.
Successivamente, affinché le altre voci possano cantarlo, viene
trasposto in altra tonalità e così passato da una voce all'altra. Il
soggetto trasposto viene chiamato risposta.
Al soggetto si contrappone un altro tema chiamato controsoggetto
che ha caratteristiche ritmiche e melodiche opposte a quelle del
primo tema. Particolarmente interessante è che controsoggetto e
soggetto devono ad un certo punto essere presenti nell'esecuzione
insieme e quindi senza creare continue dissonanze. Per questo le voci
sembrano rincorrersi e si ha così la sensazione di fuga.
Le altre voci possono iniziare diverse parti melodiche chiamate parte
libera e successivamente delle elaborazioni o divertimenti, in cui il
compositore dimostra la propria capacità nel creare un tessuto musicale vario ma coerente con le impostazioni armoniche e che quindi
risulti gradevole all'orecchio.
Nelle fughe più complesse segue all'esposizione una controesposizione, cioè l'elaborazione dei temi presentati nell'esposizione.
L'analogia con un testo letterario può venire utile se si considera
l'esposizione la prima parte di un enunciato e la controesposizione
l'elaborazione analitica del tema principale, in cui vengono alla luce
tutte le combinazioni possibili del materiale musicale.
La parte conclusiva della fuga è detta stretta. In questa sezione i diversi temi vengono cantati dalle voci con una sempre maggiore vicinanza
fino alla chiusura finale nella tonalità iniziale che genera un senso di
compiutezza.
Naturalmente la fuga pur essendo una forma codificata ha anche moltissime varianti che dipendono dalla creatività del compositore e dal
tipo di materiale a disposizione.
testi di
A. Piovani
La Polka
La Polka (o Polca) è un ballo veloce, di coppia, a tempo
binario in 2/4. E' festosa e caratterizzata da un ritmo
allegro, marcato e travolgente.
Il suo nome deriverebbe da pulka, parola ceca che significa metà, in
riferimento al passo chassé usato come passo base.
Frutto dell'evoluzione di alcune danze popolari diffuse in Boemia
all'inizio dell' Ottocento, è divenuta molto popolare sia tra gli amanti
del ballo liscio che tra quelli del ballo folk.
L'ipotesi più accreditata sulle sue origini è quella dello storico boemo
Alfred Waldau che ne attribuisce la paternità al maestro di musica
Jesep Neruda insegnante a Praga il quale, osservando una contadinella che cantando ballava e saltava, intuì che elaborando quei passi e
quel motivo musicale, poteva creare un grande ballo. Così fece, e
lanciò la polka, prima nella sua città e dopo a Baden, dove fu accolta
con un entusiasmo incredibile.
Nel 1835 il corpo musicale dell'esercito della Boemia aprì il repertorio
con un brano di polka. Da quel momento tutta l'Europa se ne innamorò e la passione per questo tipo di musica entrò nei santuari dell'epoca, dal Teatro alla Scala di Milano all'Odeon e all'Opera di Parigi, al Her
Majesty's Theatre di Londra.
A Parigi fu portata dal maestro Henry Cellarius il quale pretese di far
credere che la polka fossa una sua invenzione.
La musica della Polka influì su parecchi compositori. Il primo a svilupparla in direzione
classica fu il compositore boemo Bedřich Smetana (1824-1884), direttore dell'orchestra del
Teatro Nazionale di Praga dal 1866. La sua
produzione musicale fu prevalentemente
pianistica: dapprima scrisse un gran numero
di polke per le orchestre da ballo, in seguito
produsse svariate melodie con le quali, a detta
dei critici musicali, rivelò la sua ambizione di
fare della polka ciò che Chopin aveva fatto
della mazurca.
Tra le sue composizioni di polka le più conosciute sono la Polke de
Salon, la Polke Poetique, i Ricordi di Boemia in forma di polca e le
Danze Boeme. Anche Johann Strauss figlio, il re del valzer, si dedicò
alla composizione di parecchie polke. La Polka dei diplomatici, la
Polka dell'esplosione, la polka veloce Tritsch-Tratsch e la Pizzicatopolka, composta insieme al fratello Joseph, sono le più note.
Joseph Strauss, cogliendo appieno l'ansia di rinnovamento che si
respirava nella Vienna di metà Ottocento in merito alla questione dei
diritti delle donne, documentò il suo impegno componendo la polkamazurca L'Emancipata.
Per quanto riguarda l'elaborazione della tecnica di ballo, si svilupparono due stili che si
rifacevano a due diverse scuole di pensiero,
entrambi con epicentro Parigi: il metodo
Coralli e il metodo Cellarius.
Eugène Coralli era una grande coreografo e
mise a punto una tecnica elegante e raffinata,
adatta al teatro e ad un pubblico dotto.
Henry Cellarius era un affermato maestro di
ballo da sala e propose una tecnica capace di
esaltare l'irruenza e l'istintività della polka, al
punto da scatenare ogni genere di sfrenatezze.
Questi due metodi contrapposti divisero l'opinione pubblica occupando il centro dei dibattiti e delle attenzioni, sia fra la gente comune sia
sul fronte delle autorità e dei giornalisti. Per questo motivo era difficile
contenere la controversia entro i normali limiti della convivenza ideologica. Si erano formati degli schieramenti contrapposti anche con punte
di fanatismo esasperato. Il clima generale era quello che prepara le
grandi sfide. Il mondo della cultura e della stampa sponsorizzava il
metodo Coralli, l'opinione pubblica era divisa quasi a metà, con una
leggera preferenza per il metodo Cellarius.
Si arrivò ad una pubblica esibizione organizzata congiuntamente dai
rappresentanti dei due schieramenti. Fu un match in piena regola.
Cellarius volle esibirsi per primo, ballando con sua sorella; ma incontrò
notevoli difficoltà nel cimentarsi su un brano musicale che non conosceva in quanto preparato dall'orchestra proprio per l'occasione. L'esibizione di Coralli fu perfetta e stilisticamente superiore: stravinse.
Intanto prendeva piede una cultura intesa a superare la concezione del
ballo come strumento educativo di buone maniere. Le danze di società
si staccavano dai canoni delle accademie e dei teatri per diventare
disciplina autonoma, con proprie regole e propri programmi.
Cellarius aveva perso la battaglia, ma col passare degli anni vinceva la
guerra, perché questa era la sua idea portante: che la gente si liberasse, attra verso le danze da salotto, di tutte le rigidità che bloccavano
ogni forma di naturalezza e di spontaneità.
La polka è stata veloce fin dal suo nascere: col metodo Cellarius i ballerini avevano un contatto permanente, tecnicamente funzionale all'equilibrio della coppia. I seguaci di questo metodo aumentarono sempre
di più, sia fra i maestri sia fra i giovani danzatori.
All'occhio dei benpensanti la polka ballata in tale modo apparve scandalosa. Non mancarono le polemiche e le condanne nei confronti di
quanti se ne facevano promotori e assertori. Molti proprietari di locali
cercarono di impedire lo svolgimento di questo ballo, in quanto lo
stesso, eseguito in modo caotico e violento dalle coppie in preda a una
vera e propria trance, causava danni materiali (volavano tavoli e sedie,
piatti e bottiglie) e allontanava irrimediabilmente la clientela più tranquilla e moderata.
Ma l'ondata di simpatia per questa nuova forma di divertimento
cresceva a dismisura: in realtà si sentiva il bisogno di evadere dalla
monotonia delle danze a coppia aperta, dalla cultura delle quadriglie
che erano diventate dei riti veri e propri con tutta una serie di rigidità
sia nei comportamenti sia negli abbigliamenti.
La polka era percepita dalle masse come simbolo di allegria e di spontaneità. Con queste caratteristiche si sviluppò anche in Inghilterra e negli
Stati Uniti, dove non mancarono i censori. Verso la fine del 1800 la
moda della polka finì sostituita da nuove danze.
Oggi la polka è diffusa soprattutto negli Stati Uniti e in Italia. Insieme
alla mazurca e al valzer brillante appartiene alla tradizione italiana del
ballo liscio e costituisce ancora una fortissima attrazione nelle feste di
paese e nei locali da ballo ed è immancabilmente nei repertori delle
orchestre romagnole di musica popolare.
Gli organismi italiani preposti al settore della
danza sportiva, preso atto del livello di penetrazione di questo ballo, lo hanno adottato
come danza nazionale inserendolo nella disciplina Liscio Unificato assieme a Mazurka e
Valzer Viennese.
testo di
M. Steffani
La Gavotta
La Gavotta è una danza francese in movimento moderato e in ritmo binario, caratterizzata per lo più da un
incipit in levare e da una struttura bipartita.
Nacque come danza dei montanari delle Alpi francesi (di Gap nel
Delfinato), soprannominati gavots e in origine, come molte danze
popolari, aveva carattere allegro e tempo vivace, era divisa in due
parti che venivano ripetute; nella forma originaria della danza la
seconda parte era del doppio più lunga della prima.
Divenuta danza di corte, ebbe particolare fortuna a partire dalla
prima metà del XVII secolo alla corte di Luigi XIV e quando il suo movimento fu moderatamente rallentato venne impiegata da JeanBaptiste Lully nelle musiche per il comédie-ballet e accolta a pieno
titolo nella letteratura musicale colta; elaborata in una forma musicale autonoma, divenne più mossa pur mantenendo moderazione e
leggiadria di movimento entrando a far parte della Suite insieme
all'Allemanda, Corrente, Sarabanda, Giga e Bourrée.
testo di
S. Muri
Bach sul g�ande scher�o
Realizzare un film su Johann Sebastian Bach non è una
cosa semplice, nonostante la vita e la musica del
compositore tedesco trabocchino di eventi straordinari e di composizioni di inarrivabile bellezza.
Riuscire a girare una pellicola che riesca a far comprendere la musica
del più grande genio musicale barocco è un'impresa di una difficoltà
tale che qualsiasi regista ci penserebbe più volte prima di lanciarsi in
un'iniziativa simile.
Il duo tedesco Straub-Huillet realizzò un simile progetto dirigendo, nel
1967, Cronaca di Anna Magdalena Bach. Nonostante i quarant’anni,
questo film gode ancora di un'ottima fama tra critici e affini. Ma
l'immagine del compositore di Lipsia che la pellicola di Straub e Huillet
ci disegna è ormai superata e uno degli unici punti ancora a favore di
questa produzione rimangono le registrazioni del grande interprete
bachiano Gustav Leonhardt.
Il film narra del secondo matrimonio di Johann Sebastian Bach che nel
1720, pochi mesi dopo la morte della sua prima moglie, sposa la
cantante Anna Magdalena Wülken. Quest'ultima tiene un diario sul
quale annota le sue impressioni. Trent'anni dopo rievoca la sua vita
accanto al geniale musicista.
"Ho voluto portare la musica sullo schermo, ho voluto mostrare la musica agli
spettatori" ha dichiarato il regista JeanMarie Straub. Il film è un rigoroso esercizio di stile che parte da un'autobiografia
musicale (suonata attraverso 25 brani da
Gustav Leonhard) e che si trasforma in
una storia d'amore. Un nuovo film su
Bach, presentato alla Mostra del Cinema
di Venezia nel 2007, è Il silenzio prima di
Bach del regista spagnolo Pere Portabella.
Ricalca uno degli aspetti peculiari della
pellicola precedente di Straub e Huillet:
il "guardare con l'orecchio". L'impostazione è quella di un docu-film che per
larga parte della
sua durata, altro non fa che proporre musica del repertorio bachiano.
Il film di Portabella viene dopo una rivisitazione storica, musicale e
biografica della figura storica dell’autore di Lipsia: nei quarant'anni
successivi a Cronaca di Anna Magdalena Bach l'immagine storica di
Johann Sebastian Bach è andata incontro a enormi mutamenti, sia da
un punto vista prettamente esecutivo che da quello critico e biografico. Ormai sono soppiantate le reinterpretazioni bachiane che volevano la musica del compositore eseguita anche da orchestre sinfoniche
e anche le affascinanti ed intense registrazioni organistiche ed orchestrali di Karl Richter a cui tanti ascoltatori rimangono ancora fortemente legati. Negli ultimi vent'anni si è infatti instaurata un'autentica
rivoluzione filologica che vuole Bach eseguito proprio come Bach
suonava la sua musica. Ad oggi si può infatti sostenere che le registrazioni di Ton Koopman, o dello stesso Leonhardt abbiano davvero
riportato rigore al repertorio bachiano.
Dal punto di vista critico-biografico, invece, non si può far altro che
citare il definitivo Bach di Piero Buscaroli, volume che in un colpo solo
ha letteralmente distrutto tutta quell'immagine ultracentenaria
bachiana ritratta da Philipp Spitta e che illustrava il Kantor di Lipsia
come un uomo pio e senza polso sempre ligio a conformarsi a tutto ciò
che la chiesa luterana gli ordinava.
La trama narra dell'arrivo di Johann Sebastian Bach con la sua famiglia
a Lipsia come cantore nella scuola di San Thomas; non è un privilegiato, ma la sua fama di compositore e interprete cresce nel corso della
sua vita, oltrepassando la sua morte e portandolo a diventare un
riferimento della cultura alta e un’icona popolare.
Il soggetto del film quindi non è Bach, ma la sua musica: la figura di
Bach viene solamente accennata. Quello che interessa al regista è il
valore estetico della musica del compositore barocco. Per Portabella
Bach è morto, ma la sua musica vivrà in eterno e serve a dare un vero
e proprio senso alla vita.
Questo pensiero è reso nelle prime scene: un pianoforte, senza il
pianista che suona l'Aria e la Prima variazione delle Variazioni
Goldberg, in una sorta di dimensione senza tempo e senza epoca.
In seguito Portabella ci porta ai giorni nostri mentre due camionisti
dialogano e, uno di questi, con un'armonica suona nuovamente lo
stesso brano. A chiudere questa sorta di introduzione al vangelo di
Bach secondo il regista, un salto indietro nel tempo di 263 anni. Ora
sentiamo lo stesso Bach suonare lo spettacolare Preludio in la minore
sul maestoso organo della Thomaskirche a Lipsia.
Nel corso degli anni sono stati girati altri film di minor importanza,
sempre basati sulla vita del compositore tedesco:
Johann Sebastian Bach, cortometraggio tedesco del 1958 diretto da Hans
Cürlis;
À la rencontre de Jean-Sébastien Bach (Incontrando Bach), documentario
cortometraggio francese del 1959 diretto da Pierre Viallet;
The Cantor of St Thomas's (La Cantor di San Tommaso), cortometraggio inglese
del 1984 per la regia di Colin Nears;
Johann Sebastian Bach, film tedesco e ungherese del 1985 diretto da Lothar
Bellag;
Bach's Fight for Freedom (Lotta di Bach per la libertà), cortometraggio del
Canada e Repubblica Ceca del 1995 diretto da Stuart Gillard;
J.S. Bach Through Our Eyes (J.S. Bach Attraverso i Nostri Occhi), documentario
cortometraggio americano del 2001 diretto da Jane Zipp;
Bach en Zaraza, cortometraggio venezuelano del 2002 diretto da Luis Armando
Roche;
Mein Name ist Bach (Il mio nome è Bach), film di produzione tedesca, francese
e svizzera del 2003 per la regia di Dominique de Rivaz;
Il était une fois Jean-Sébastien Bach (C’era una volta Bach), film francese del
2003 diretto da Jean-Louis Guillermou;
Bach & Bouzouki, cortometraggio tedesco del 2006 diretto da Angela Milonaki.
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