Bach elettronico, è la sfida di Godin
- Cecilia Ermini, MILANO,24.06.2015
Live. L'altra metà degli Air si cimenta nel corso della festa della musica in una rielaborazione di
opere del grande compositore con moog, sintetizzatori contaminandole con atmosfere francesi
Il 21 giugno del 1982, su idea dell’allora Ministro della Cultura Jack Lang, in Francia nasce La Fête
de la Musique, festa popolare che vuole celebrare il solstizio d’estate dando la possibilità di
esprimersi musicalmente per le strade della città. Dal 2014 Milano si è aggiunta alle celebrazioni,
trasformandosi, come nella giornata di domenica, in un palcoscenico a cielo aperto nelle piazze, nei
parchi e nei vicoli insieme a band e musicisti di sicuro interesse come il collettivo hip hop Errare
Humanum Est, i dylaniani Love Minus Zero e il cosmic folk dei Captain Toke & The Line
Oversteppers. Il culmine della giornata però non poteva che giungere, come vento d’estate, dalla
Francia che, in collaborazione con Edison 4Expo e l’Institut Français Milano, ha portato nel Cortile
delle Armi del Castello Sforzesco una doppia performance, di sottile «retromania», composta da i
giovani Cabaret Contemporain e da Nicolas Godin, membro «in pausa» degli Air.
Il quintetto francese ha il compito di aprire la serata e, dopo le passate riletture del compositore
americano Moondog, quest’anno esplora l’elettronica dei Kraftwerk, insieme alla cantante svedese
Linda Olah. Le reminiscenze di suoni passati sono anche al centro della sorpresa musicale di
quest’estate, il ritorno di Nicolas Godin, senza la controparte Jean-Benoît Dunckel, con un album
solista di prossima pubblicazione dal titolo Contrepoint, che presenta dal vivo in anteprima. E lo
show-case apre con il singolo Orca che dichiara apertamente, insieme al nome del disco, il bisogno
massiccio di un sguardo alla perfezione musicale di Bach.
Dopo un lungo blocco creativo mai celato nelle recenti interviste, Godin, a tre anni dall’ultimo lavoro
degli Air Le voyage dans la lune, compie un’operazione simile a precedessori come Glenn Gould e le
sue Goldberg Variations ma soprattutto recupera lo spirito rivoluzionario e giocoso con il quale
Wendy Carlos, all’epoca Walter, sconvolse la musica elettronica a fine ’60, rileggendo il repertorio
classico con moog e sintetizzatori in dischi come Switched On Bach e The Well-Tempered
Synthesizer, osannati da Gould stesso e pietre miliari per l’elettronica a venire, come spesso ha
ricordato Giorgio Moroder.
Godin si spinge oltre, senza «ri-editare» Bach ma omaggiandolo anche per pochi istanti,
contaminando i brani inediti con «classiche» atmosfere francesi stile Alain Bashung e Histoire de
Melody Nelson di Gainsbourg ma anche con ispirazioni italiane, Morricone su tutti. Il risultato è un
crescendo musicale ipnotico capace di compattare la purezza di suoni così distanti nel tempo.
© 2017 IL NUOVO MANIFESTO SOCIETÀ COOP. EDITRICE