Partire come popolo
verso il mondo
accompagnati dall’amore1
Ascensione del Signore A
papa Francesco
a cura di Gianfranco Venturi
Mt 28,16-20 La parola chiave: partire2
Il Vangelo di Matteo riporta il mandato di Gesù ai discepoli: l’invito ad andare, a partire per
annunciare a tutti i popoli il suo messaggio di salvezza (cfr Mt 28,16-20). “Andare”, o meglio,
“partire” diventa la parola chiave della festa odierna: Gesù parte verso il Padre e comanda ai discepoli
di partire verso il mondo.
Gesù parte…
Gesù parte, ascende al Cielo, cioè ritorna al Padre dal quale era stato mandato nel mondo. Ha fatto il
suo lavoro, quindi torna al Padre. Ma non si tratta di una separazione, perché egli rimane per sempre
con noi, in una forma nuova. Con la sua ascensione, il Signore risorto attira lo sguardo degli Apostoli
- e anche il nostro sguardo - alle altezze del Cielo per mostrarci che la meta del nostro cammino è il
Padre. Lui stesso aveva detto che se ne sarebbe andato per prepararci un posto in Cielo. Tuttavia,
Gesù rimane presente e operante nelle vicende della storia umana con la potenza e i doni del suo
Spirito; è accanto a ciascuno di noi: anche se non lo vediamo con gli occhi, lui c’è! Ci accompagna,
ci guida, ci prende per mano e ci rialza quando cadiamo. Gesù risorto è vicino ai cristiani perseguitati
e discriminati; è vicino ad ogni uomo e donna che soffre. È vicino a tutti noi, anche oggi è qui con
noi in piazza; il Signore è con noi!
…e porta al Padre il suo regalo
Gesù, quando ritorna al Cielo, porta al Padre un regalo. Quale è il regalo? Le sue piaghe. Il suo corpo
è bellissimo, senza lividi, senza le ferite della flagellazione, ma conserva le piaghe. Quando ritorna
dal Padre gli mostra le piaghe e gli dice: “Guarda Padre, questo è il prezzo del perdono che tu dai”.
Quando il Padre guarda le piaghe di Gesù ci perdona sempre, non perché noi siamo buoni, ma perché
Gesù ha pagato per noi. Guardando le piaghe di Gesù, il Padre diventa più misericordioso. Questo è
il grande lavoro di Gesù oggi in Cielo: fare vedere al Padre il prezzo del perdono, le sue piaghe. È
una cosa bella questa che ci spinge a non avere paura di chiedere perdono; il Padre sempre perdona,
perché guarda le piaghe di Gesù, guarda il nostro peccato e lo perdona.
Dà ai suoi il mandato di partire
1
Da J.M. BERGOGLIO – PAPA FRANCESCO, Matteo. Il vangelo del compimento. Lettura spirituale e pastorale, a cura di
Gianfranco Venturi, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2016.
2Angelus, 1° giugno 2014.
Ma Gesù è presente anche mediante la Chiesa, che lui ha inviato a prolungare la sua missione.
L’ultima parola di Gesù ai discepoli è il comando di partire: “Andate dunque e fate discepoli tutti i
popoli” (Mt 28,19). È un mandato preciso, non è facoltativo! La comunità cristiana è una comunità
“in uscita”, “in partenza”. Di più: la Chiesa è nata “in uscita”. E voi mi direte: ma le comunità di
clausura? Sì, anche quelle, perché sono sempre “in uscita” con la preghiera, con il cuore aperto al
mondo, agli orizzonti di Dio. E gli anziani, i malati? Anche loro, con la preghiera e l’unione alle
piaghe di Gesù.
Ai suoi discepoli missionari Gesù dice: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (v.
20). Da soli, senza Gesù, non possiamo fare nulla! Nell’opera apostolica non bastano le nostre forze,
le nostre risorse, le nostre strutture, anche se sono necessarie. Senza la presenza del Signore e la forza
del suo Spirito il nostro lavoro, pur ben organizzato, risulta inefficace. E così andiamo a dire alla
gente chi è Gesù.
28,18 Gesù sommo rivelatore del Padre3
L’intera storia della manifestazione di Dio, che è per noi storia di salvezza, raggiunge il suo culmine
in Cristo. Cristo è Colui che viene nella pienezza dei tempi, il “Rivelatore” del Padre. Ed è a lui che
alludevano le profezie che lo hanno annunciato e, dunque, è il sommo segreto che il Padre vuole
svelarci perché, attraverso il Figlio, rivelerà se stesso nella sua misteriosa pienezza.
Gesù Cristo è il Rivelatore per eccellenza del mistero di Dio. Egli annuncia il Padre e lo fa conoscere
(Gv 1,18) e dice al mondo ciò che ha udito da suo Padre (Gv 3,3.32; 8,26; 15,15). Perché egli è il
Figlio Unigenito che viene al mondo e ha pieno potere e coscienza della propria missione di
Rivelatore del Padre. Ha autorità e la fa sentire: “Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti
insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. [...] Tutti furono presi da timore, tanto
che si chiedevano a vicenda: “Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda
persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!”. “La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la
regione della Galilea” (Mc 1,22.27-28). Gesù crea sconcerto in coloro che lo ascoltano e lo vedono
operare. Possiede una forza tale da stupire, originata dal suo stesso essere, dal fatto che gli “è stato
dato ogni potere in cielo e sulla terra” (Mt 28,18) e perciò, nel rivelare il mistero di Dio, divide le
opinioni a seconda del cuore degli uomini (Lc 1,35). Il riflesso della sua autorità divina, di Figlio
Unigenito, è segno di contraddizione tra gli uomini (Mt 21,42; At 4,14). Gesù Cristo, in quanto
Rivelatore del mistero trinitario, irromperà nella vita degli uomini con una potenza mai vista, ma
subirà nella sua carne il rifiuto cui la sua stessa rivelazione lo ha esposto.
28,19-20 Portare l’annuncio della speranza 4
Davanti al dolore e alla delusione, i cristiani sono chiamati alla speranza. Non come ricerca di
un’illusione fantasiosa, ma con la fiducia del discepolo e dell’apostolo che “la speranza non delude,
perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato
dato” (Rm 5,5). Questa speranza è l’ancora che è stata fissata nei Cieli e a cui ci afferriamo per
continuare a camminare. Lo stesso Gesù ci viene incontro per ripeterci con serenità e fermezza: “Non
temete!” (Mc 6,50); “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20);
“Andate dunque e fate discepoli” (Mt 28,19). Portare l’annunciò, essere vicini a chi è fragile quando
noi stessi siamo fragili, è possibile soltanto confidando nella promessa che il Signore Risorto ci fa di
essere sempre con noi (Mt 28,20). E poiché non siamo supereroi, né fieri lottatori che confidano
3
Gesù Cristo rivelazione del Padre, in J. M. BERGOGLIO - PAPA FRANCESCO, Aprite la mente al vostro cuore, BUR
Rizzoli, Milano 2014, 122-127; FRANCESCO, Non fatevi rubare la speranza. La preghiera, il peccato, la filosofia e la
politica alla luce della speranza, Oscar Mondadori – LEV 2014, 66-71.
4
La speranza non rimarrà delusa, in J. M. Bergoglio, Perdono, (= Le parole di papa Francesco, 10), Corriere della
Sera, Milano 2015, 5-14.
ciecamente nelle proprie forze, agiamo con l’audacia propria dei discepoli di Gesù, membri della sua
famiglia; audacia di fratelli del Signore.
28,19 Inviati tutti come popolo (EG113)
La salvezza, che Dio realizza e che la Chiesa gioiosamente annuncia, è per tutti, e Dio ha dato origine
a una via per unirsi a ciascuno degli esseri umani di tutti i tempi. Ha scelto di convocarli come popolo
e non come esseri isolati. 5 Nessuno si salva da solo, cioè né come individuo isolato né con le sue
proprie forze. Dio ci attrae tenendo conto della complessa trama di relazioni interpersonali che
comporta la vita in una comunità umana. Questo popolo che Dio si è scelto e convocato è la Chiesa.
Gesù non dice agli Apostoli di formare un gruppo esclusivo, un gruppo di élite. Gesù dice: “Andate
e fate discepoli tutti i popoli” (Mt 28,19). San Paolo afferma che nel popolo di Dio, nella Chiesa “non
c’è Giudeo né Greco... perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Gal 3,28). Mi piacerebbe dire a
quelli che si sentono lontani da Dio e dalla Chiesa, a quelli che sono timorosi e agli indifferenti: il
Signore chiama anche te ad essere parte del suo popolo e lo fa con grande rispetto e amore!
28,19 Discepoli-missionari (EG 120)
In virtù del Battesimo ricevuto, ogni membro del Popolo di Dio è diventato discepolo missionario
(cf. Mt 28,19). Ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione
della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione e sarebbe inadeguato pensare ad uno schema
di evangelizzazione portato avanti da attori qualificati in cui il resto del popolo fedele fosse solamente
recettivo delle loro azioni. La nuova evangelizzazione deve implicare un nuovo protagonismo di
ciascuno dei battezzati. Questa convinzione si trasforma in un appello diretto ad ogni cristiano, perché
nessuno rinunci al proprio impegno di evangelizzazione, dal momento che, se uno ha realmente fatto
esperienza dell’amore di Dio che lo salva, non ha bisogno di molto tempo di preparazione per andare
ad annunciarlo, non può attendere che gli vengano impartite molte lezioni o lunghe istruzioni. Ogni
cristiano è missionario nella misura in cui si è incontrato con l’amore di Dio in Cristo Gesù; non
diciamo più che siamo “discepoli” e “missionari”, ma che siamo sempre “discepoli-missionari”. Se
non siamo convinti, guardiamo ai primi discepoli, che immediatamente dopo aver conosciuto lo
sguardo di Gesù, andavano a proclamarlo pieni di gioia: “Abbiamo incontrato il Messia” (Gv 1,41).
La samaritana, non appena terminato il suo dialogo con Gesù, divenne missionaria, e molti samaritani
credettero in Gesù “per la parola della donna” (Gv 4,39). Anche san Paolo, a partire dal suo incontro
con Gesù Cristo, “subito annunciava che Gesù è il figlio di Dio” (At 9,20). E noi che cosa aspettiamo?
28,20 L’amore ci accompagna sempre6
Il Salmo ci ha invitato a ringraziare il Signore perché “il suo amore è per sempre”. Ecco l’amore
fedele, la fedeltà: è un amore che non delude, non viene mai meno. Gesù incarna questo amore, ne è
il Testimone. Lui non si stanca mai di volerci bene, di sopportarci, di perdonarci, e così ci
accompagna nel cammino della vita, secondo la promessa che fece ai discepoli: “Io sono con voi
tutti i giorni, sino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Per amore si è fatto uomo, per amore è morto e
risorto, e per amore è sempre al nostro fianco, nei momenti belli e in quelli difficili. Gesù ci ama
sempre, sino alla fine, senza limiti e senza misura. E ci ama tutti, al punto che ognuno di noi può
dire: “Ha dato la vita per me”. Per me! La fedeltà di Gesù non si arrende nemmeno davanti alla
nostra infedeltà. Ce lo ricorda san Paolo: “Se siamo infedeli, lui rimane fedele, perché non può
5
6
Cf Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 9.
Omelia, Torino Piazza Vittorio, 21 giugno 2015.
rinnegare sé stesso” (2Tm 2,13). Gesù rimane fedele, anche quando abbiamo sbagliato, e ci aspetta
per perdonarci: lui è il volto del Padre misericordioso. Ecco l’amore fedele