Le droghe
I farmaci aiutano il nostro organismo a superare malattie o a eliminare disturbi che rendono poco
gradevoli certi momenti della nostra vita. Essi sono necessari in alcune situazioni: ad esempio gli
anestetici per gli interventi chirurgici, l’insulina per chi soffre di diabete, gli antibiotici per chi ha
gravi infezioni batteriche come le broncopolmoniti.
Tuttavia, anche in queste situazioni vanno presi seguendo scrupolosamente le indicazioni del
medico, perché se ne prendiamo meno del necessario il farmaco può essere inefficace e rischiamo
di non liberarci del disturbo per il quale ci è stato prescritto, mentre un eccessivo consumo può
causare danni all’organismo, a volte peggiori della malattia che si doveva curare.
Questo discorso vale ancora di più quando i medicinali vengono assunti senza che ve ne sia una
reale necessità.
L’abuso di medicinali è particolarmente frequente per tutti i farmaci che agiscono sul nostro
sistema nervoso, gli psicofarmaci. Gli psicofarmaci vengono utilizzati per stimolare o per rallentare
le attività del sistema nervoso e sono indicati per controllare disturbi quali tensione nervosa, ansia,
depressione, insonnia, dolori, disturbi a carico degli organi interni ecc.
Alcuni di questi farmaci sono regolarmente in vendita nelle farmacie, altri invece sono vietati dalla
legge, sono illegali e a queste sostanze si fa riferimento quando si parla di droghe, perché si ritiene
che possano essere più dannose degli psicofarmaci “legali”. In realtà qualunque sostanza che
agisce sulle funzioni nervose, assunta in dosi eccessive o quando non ve ne sia la necessità, può
determinare danni analoghi a quelli causati dalle droghe: è l’abuso che determina il danno. In
particolare, l’abuso prolungato di droghe (legali o illegali) può avere due conseguenze che rendono
l’individuo schiavo di queste sostanze: l’assuefazione, ossia la necessità di aumentare la dose di
sostanza da assumere per ottenere lo stesso effetto, e la dipendenza, ossia l’impossibilità di
sentirsi fisicamente o psicologicamente bene senza l’assunzione di una determinata droga. La
mancata assunzione della droga crea al “tossicodipendente” una serie di disturbi che vengono
definiti “sindrome di astinenza”: l’individuo è schiavo della droga e non riesce a farne a meno
senza stare male; per liberarsi di questa schiavitù è necessaria una cura disintossicante.
Nel linguaggio corrente, il termine droga è passato a indicare qualsiasi sostanza capace di
modificare temporaneamente lo stato di coscienza o comunque lo stato psichico dell’individuo;
rientrano pertanto fra le droghe gli stupefacenti, gli allucinogeni, i barbiturici e gli altri
psicostimolanti, nonché alcune sostanze atte ad aumentare energia e rendimento fisico,
soprattutto nelle competizioni sportive. Sempre nel linguaggio comune si fa distinzione tra droghe
leggere e droghe pesanti, distinzione fondata soprattutto sulla considerazione dei danni che le
varie droghe possono produrre sull’organismo di chi ne fa uso, e sulla condizione di dipendenza
ch’esse tendono a indurre. La tossicodipendenza si configura così come un disturbo della
motivazione che viene indirizzata in maniera compulsiva verso la droga. Il soggetto prova un
desiderio irrefrenabile (craving) di consumare la droga e trascorre buona parte del suo tempo alla
sua ricerca, trascurando il lavoro, la scuola, la famiglia e i normali rapporti sociali. La ricerca e il
consumo della droga persistono nonostante il soggetto sia conscio delle conseguenze negative di
natura sia penale sia medica che tale comportamento produce. Verranno qui descritte
brevemente non soltanto le proprietà farmacologiche delle singole classi di sostanze d'abuso, ma
anche le basi neurologiche su cui esse si fondano per produrre quegli effetti cognitivi, emotivi e
comportamentali che i tossicodipendenti ricercano così attivamente.
Vi sono molti tipi di droghe e psicofarmaci:
• i sedativi, che rallentano le attività cerebrali, servono a ridurre l’ansia e provocare il sonno.
Rientrano in questo gruppo farmaci come il Valium, il Tavor, l’En (benzodiazepine), ma anche
farmaci più forti come i barbiturici, più pericolosi, o ancora droghe come la morfina (un potente
analgesico utilizzato in ospedale) e l’eroina. Queste ultime danno una forte dipendenza da cui è
difficile liberarsi, oltre ad altri rischi quali l’eccessivo dosaggio (overdose), che può portare
a morte, e l’incauta pratica di utilizzare siringhe non sterili che può portare a contrarre diverse
malattie, tra le quali la più grave è l’AIDS;
• gli stimolanti, che sollecitano le attività cerebrali. Rientrano in questo gruppo le amfetamine, la
cocaina e il crack: per la loro azione non fanno sentire la stanchezza; tuttavia possono provocare
insonnia, aumentare eccessivamente la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca (possono
favorire la comparsa di un infarto). Quando gli effetti di queste sostanze svaniscono, la stanchezza
crolla addosso e ci si sente esausti. Le amfetamine in pillole vengono usate anche per dimagrire,
perché fanno passare l’appetito; tuttavia c’è il rischio di creare una tossicodipendenza, oltre agli
effetti piacevoli già ricordati. La cocaina (e il crack), che si può anche “sniffare”, inoltre, causa
danni ai neuroni sensoriali e alla mucosa del naso, fino a distruggere e perforare il setto nasale: gli
effetti eccitanti di queste sostanze vengono perciò pagati pesantemente;
• gli allucinogeni (LSD, mescalina, peyotle, ecstasy) alterano la percezione della realtà, distorcendo
le sensazioni visive, uditive e tattili. Vengono utilizzate per provare nuove sensazioni, ma il grosso
pericolo di queste droghe è che con una visione distorta della realtà si tentino cose di cui non si è
capaci: ad esempio, convincersi di essere in grado di volare e buttarsi da una finestra. Tutti gli
allucinogeni sono perciò pericolosi e illegali;
• le sostanze con effetti disinibenti, quali l’alcol, l’hashish e la marijuana, che fanno sentire
euforici, ridere per nulla e avere un senso di benessere illusorio: in realtà la disinibizione è a
discapito delle capacità di autocontrollo che, insieme ai riflessi, vengono fortemente ridotte
dall’uso di queste sostanze(per questo motivo è vietato guidare dopo avere bevuto alcolici). La
perdita dell’autocontrollo può spingerci a fare cose prive di senso o addirittura pericolose, per noi
stessi ma anche per gli altri. L’alcol, inoltre, provoca una forte dipendenza e gli alcolisti sono
costretti a bere e non riescono a liberarsi da questa vera e propria droga che danneggia loro lo
stomaco (gastrite), il fegato (cirrosi epatica) e il cervello, fino ad arrivare alle gravi allucinazioni del
delirium tremens, che rendono definitivamente l’alcolista uno squilibrato mentale.
Con il termine smart-drugs, il cui nome significa letteralmente “droghe furbe”, si intendono tutta
una serie di composti sia di origine naturale (vegetale) che sintetica che contengono vitamine,
principi attivi di estratti vegetali, tra cui i più diffusi sono l’efedrina, la caffeina, la taurina ma anche
sostanze con caratteristiche allucinogene.
Per taluni il termine smart-drugs indica tutta una serie di bevande energetiche o pastiglie
stimolanti (che tentano di simulare l’effetto dell’ecstasy) che assicurano effetti eccitanti pur
rimanendo nella legalità (caffeina, ginseng, etc.): vengono proposte e consumate soprattutto in
ambienti giovanili (discoteche, rave party ecc.). Per altri le smart-drugs si confondono molto più
con le droghe naturali o droghe etniche, confinando il loro consumo ad ambienti più alternativi
rispetto alla discoteca. In realtà, sembrerebbe che l’espressione prenda origine dal fatto che le
smart drugs sono le “droghe furbe” perché non perseguite o perseguibili dalla legge, in quanto
non presenti come tali o come principi attivi in esse contenuti nelle Tabelle legislative delle
corrispondenti leggi che proibiscono l’uso di sostanze stupefacenti e psicotrope.