MUSEO GEOLOGICO GIOVANNI CAPELLINI Bologna

MUSEO GEOLOGICO GIOVANNI CAPELLINI
Bologna
Un’ala dell’Ospedale Azzolini, sorto sull’antico Lazzaretto dei Lebbrosetti e gestito fino al 1868 dall’Università,
accolse nel 1871 un’esposizione in occasione del V Congresso Internazionale di Antropologia e Archeologia
preistoriche organizzato da Giovanni Capellini, primo docente di Geologia dell’Ateneo. Al termine il
complesso, appositamente ristrutturato, fu destinato a sede del Museo di Geologia e Paleontologia,
inaugurato nel 1881 in occasione del II Congresso Geologico Internazionale, che incorporò anche le raccolte
geo-paleontologiche del Museo di Storia Naturale e dell’Istituto delle Scienze. Nel 1988 il museo è stato
riaperto al pubblico.
La prima sala evidenzia i mutamenti faunistici avvenuti fra cinquecento milioni di anni fa e oggi. Da qui si
accede al prezioso nucleo storico delle collezioni, composto da una parte del museo di Aldrovandi (salvato da
Capellini, che ne raccolse i materiali geologici, per trasferirne un nucleo nel museo aldrovandiano da lui
ricostituito nel 1907 a Palazzo Poggi), una parte delle collezioni di Marsili e Cospi e il Musaeum Diluvianum,
primo museo paleontologico italiano, costituito da Giuseppe Monti ai primi del Settecento. Le altre sale
ospitano, nei loro originali arredi ottocenteschi, i fossili di 250.000 invertebrati, 7.000 vegetali, 5.000
vertebrati e 170.000 campioni di rocce, provenienti da tutto il mondo. All’interno della collezione di vertebrati
marini dell’Eocene, provenienti dal Veronese, spiccano l’ Eoplatax papilio o pesce angelo, di cui esistono
solamente cinque esemplari al mondo, e uno squalo perfettamente conservato.
La successiva Sala delle Ammoniti prende il nome da due grandi esemplari di cefalopodi fossili del
Giurassico. Notevole la Galleria degli Ippopotami, con resti fossili di ippopotami e suidi, di cui alcuni Olotipi,
esemplari di riferimento per la descrizione di una specie. Tra i vertebrati si trovano fossili di enorme
interesse, come il ricco nucleo proveniente dalle pampas argentine (notevole è il Scelidotherium capellinii,
formichiere del Pliocene). Nelle lunghe vetrine si osservano splendidi tipi di bovidi, cervidi e bisonti del
Terziario superiore e Quaternario europeo, ma anche esemplari di primati di eccezionale importanza
scientifica, tra cui una coppia di Mesophitecus, e i resti di Oreophithecus bambolii, una piccola scimmia del
Messiniano. Tra gli esemplari di provenienza locale, l’olotipo della “foca” Felsinotherium forestii, un raro
sirenide, e mammiferi quaternari.
La grande Sala delle Balene e degli Elefanti ospita un magnifico esemplare del proboscidato Mastodon
arvenensis e altri resti della stessa specie; notevole l’elefante lanoso Mammuthus primigenius. Da notare uno
scheletro completo di Ursus spaeleus con avanzi della pelliccia, lo scheletro del Cetoteriophanes capellinii,
balena del Pliocene, e resti di cetacei di ogni parte d’Italia.
Segue la Sala degli Uccelli corridori e Ittiosauri, che espone due grandi esemplari perfettamente conservati di
uccelli corridori del Quaternario della Nuova Zelanda, accanto a numerosi altri reperti, come un uovo fossile
e rarissimi esempi di fossili di piumaggio. Tra i rettili si ricorda la grande tartaruga cretacea della Valpolicella,
due splendidi esemplari di ittiosauri del Giurassico inferiore (uno dei quali con tracce visibili di pelle nelle
pinne) e i resti dell’unico coccodrillo italiano giurassico trovato nel Veronese.
Tra le raccolte di piante paleozoiche, mesozoiche, cenozoiche e quaternarie italiane e straniere si trovano la
più importante collezione europea di Cicadee fossili (piccole palme) e importanti raccolte di vegetali, come
quella dei calcari grigi del Trentino, del Carbonifero della Carnia e le foglie del Miocene del Lago di Costanza.
La Sala Invertebrati e Rocce italiani espone la spettacolare collezione di Ludovico Foresti di molluschi delle
colline bolognesi e la raccolta di ammoniti giganti del Giurassico delle Prealpi venete, alcune con diametro
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Bologna
superiore ai 40 centimetri. A fianco si trovano le raccolte africane e del Nord America, la cui rarità è
accresciuta dal fatto che provengono da località fossilifere ora scomparse.
Di importanza unica è il nucleo creato da Capellini durante il suo viaggio in Nord America e la collezione
Gortani di cefalopodi cretacei dello Zululand, con esemplari splendidamente conservati di Nautilus.
Completa il museo il colossale modello di Diplodocus carniegiei, dinosauro erbivoro del Giurassico superiore
lungo 26 metri e alto 4, affiancato da rocce e invertebrati europei, di importanza scientifica e storica
incomparabile, donati a Capellini dai più grandi scienziati ottocenteschi.
Bibliografia
C. Sarti, Fossili e il diluvio universale: le collezioni settecentesche del Museo di geologia e paleontologia
dell’Università di Bologna, Bologna, 1988
C. Sarti, Il Museo di Geologia e Paleontologia. Note per una storia delle idee attraverso i materiali del Museo
Capellini, in W. Tega (a cura di), Storia illustrata di Bologna, Milano, 1989
G.B. Vai, W. Cavazza (a cura di), Quadricentenaria della parola GEOLOGIA: Ulisse Aldrovandi 1603, Bologna,
2003