corpo a corpo

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI MILANO – BICOCCA
Facoltà di Scienze della Formazione “Riccardo Massa”
Corso di Laurea Magistrale in Scienze Antropologiche ed Etnologiche
Corso di Culture e Società della Cina
CORPO A CORPO
Incorporazione delle pratiche della medicina tradizionale cinese
Docente
Roberto Malighetti
Chantal Antonizzi
matricola 729829
a. a. 2015/16
Indice
INTRODUZIONE......................................................................................................................... 3
ANTROPOLOGIA DEL CORPO ................................................................................................ 4
TECNICHE DEL CORPO E INCORPORAZIONE .................................................................... 5
LA MEDICINA TRADIZIONALE CINESE ............................................................................... 7
IL CORPO E LA MENTE NELLA MEDICINA TRADIZIONALE CINESE ............................ 9
INCORPORAZIONE DELLA MTC: il caso del tuina ............................................................. 13
CONCLUSIONI.......................................................................................................................... 18
APPENDICE ............................................................................................................................... 19
BIBLIOGRAFIA .......................................................................................................................... 23
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INTRODUZIONE
In occidente la distinzione tra mente e corpo non è solo stata eretta quale paradigma delle
forme universali di stare al mondo, ma ha influito anche sui processi di salute e malattia e
sui modelli di cura possibili, entrando a far parte del modello esplicativo della biomedicina.
Nota come dualismo cartesiano, questa distinzione separa la mente dal corpo, lo spirito
dalla materia, il reale (cioè il misurabile) dall’irreale. Ma ancora prima di Cartesio, dal quale
l’irriducibile dicotomia prende l’appellativo, questo tipo di pensiero materialistico è stato il
prodotto dell’epistemologia occidentale che risale fino al tempo di Aristotele e sostanzia la
base teorica della prassi clinica ippocratica. È con Cartesio, però, che la dicotomia materialeimmateriale, naturale-sovrannaturale, biologico-sociale ha assunto la sua elaborazione
concettuale più chiara. Questo dualismo è diventato la matrice più profonda
dell’epistemologia occidentale, anticipando anche le contemporanee concezioni biomediche
dell’organismo umano. In esse una prospettiva integrata tra mente, corpo e società è
completamente esclusa. Il tutto è stato soppiantato dal predominio delle parti e i modi in
cui la mente parla attraverso il corpo e la società è iscritta sui nostri corpi non ha fondamento
epistemologico, come avviene invece in altri contesti culturali.
Per questi motivi ho voluto approfondire la critica al dualismo cartesiano sviluppatasi
all'interno dell'antropologia medica applicando il paradigma dell'incorporazione elaborato
da Csordas ad un sistema medico molto diverso dalla biomedicina che è quello della
medicina tradizionale cinese. Questo sistema medico si basa sulla filosofia cinese in cui non
è presente la distinzione tra corpo e mente, materia e spirito.
All'interno del mio lavoro ho avuto modo di intervistare Gabriele Filippini, operatore di
tuina oltre che presidente e docente della Scuola di Tuina e Qi Gong dell'Associazione
Culturale Wa Wei di Brescia.
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ANTROPOLOGIA DEL CORPO
Uno dei temi che ha guadagnato sempre maggior attenzione all'interno dell'antropologia è
senza dubbio il corpo. Inizialmente considerato come un oggetto naturale, luogo naturale
sul quale la cultura si inscrive, si è progressivamente arrivati a considerarlo come una vera
e propria categoria storica le cui rappresentazioni si plasmano nelle diverse culture.
Attraverso lo studio dei processi dinamici di costruzione sociale si è giunti a considerare il
corpo come un luogo della soggettività. Esso infatti non è escluso dal contesto sociale, anzi,
ne è un rappresentante anche attraverso l'espressione di contraddizioni, tensioni e
rinegoziazioni.
Nel corso della sua storia, l'antropologia ha visto un altro passaggio importante dell'analisi
del corpo, dalla visione bipartita di Mary Douglas in corpo sociale e corpo fisico a quella di
corpo pensante elaborata da Margaret Lock e Nancy Scheper-Hughes. Per Douglas il corpo
sociale circoscrive il modo attraverso cui il corpo fisico viene percepito e inteso come il
prodotto di un processo culturale, il corpo fisico “può assumere un significato universale
solo in quanto sistema che corrisponde al sistema sociale” (Douglas, 1970, p. 99). Secondo
Douglas “i due corpi sono l'io e la società, talvolta essi sono così vicini da essere quasi fusi
l'uno nell'altra; altre volte sono ampiamente separati. La tensione fra di loro permette
l'elaborazione dei significati” (ibidem, p. 122).
Dalla critica alle posizioni che considerano il corpo come un mero supporto avulso dal
contesto sociale, nacquero nuove visioni che definirono l'antropologia medica critica.
Tra queste nuove prospettive ha particolare importanza quella di Lock e ScheperHughes che sostengono come il corpo non possa essere inteso in termini esclusivamente
naturali, come un’entità data al di fuori dei suoi processi di produzione sociale e di
costruzione culturale, ma vada inteso come un prodotto sociale di cui indagare i processi di
costruzione. Decostruendo la dicotomia cartesiana tra mente e corpo, Lock e ScheperHughes hanno proposto tre approcci attraverso cui osservare il corpo. Il primo è il corpo
individuale, inteso nel senso fenomenologico dell’esperienza del corpo cosciente (body-self),
il secondo è il corpo sociale che rinvia agli usi rappresentativi del corpo in quanto simbolo
naturale con il quale pensare la natura, la società, la cultura e il terzo è il corpo politico, che fa
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riferimento alla regolamentazione, alla sorveglianza e al controllo dei corpi individuali e
sociali in relazione alla produzione, alla sessualità, al lavoro e alla malattia. I tre livelli di
analisi non sono separati tra di loro, al contrario i tre corpi si costituiscono e si alimentano a
vicenda nell’interazione delle loro caratteristiche.
Le due antropologhe considerano il corpo come pensante (mindful body), allo stesso tempo
un corpo reale ed esistenzialmente dato, datità sempre culturalmente e storicamente
prodotta, ma non illimitata e assoluta (Lock, Scheper-Hughes, 1987, Scheper-Hughes, 2000).
Ogni individuo all'interno del proprio contesto sociale si serve del proprio corpo, “gli attori
sociali “lavorano”, o fanno “lavorare” il corpo per conferirgli una o più forme dai molteplici
significati traducendo in pratica le condizioni attraverso cui lo stesso si trasforma in un
“nuovo” supporto comunicabile, come adeguamento a valori socialmente e storicamente
determinati, altre volte, all'opposto, come ostentazione di un elevato grado di rifiuto degli
stessi” (Fusaschi, 2013, p. 39).
Tecniche del corpo e incorporazione
Nozioni cardine per leggere la corporeità sono quelle di tecniche del corpo e incorporazione. La
nozione di tecniche del corpo fu elaborata da Marcel Mauss nel 1934 in una relazione
presentata alla Société de Phycologie di Parigi. Secondo l'etnologo francese, le tecniche del
corpo sono “i modi in cui gli uomini, nelle diverse società, secondo la tradizione, sanno
servirsi del loro corpo” (Mauss, 1936, p. 372). La corporeità è il prodotto dell'azione culturale
sugli individui al punto che “il corpo è il primo e il più naturale strumento dell'uomo” e più
precisamente che “il più naturale oggetto tecnico e allo stesso tempo mezzo tecnico
dell'uomo, è il suo corpo” (ibidem, p. 372). Questa nozione rompe con l'ontologia che vedeva
il corpo come oggetto naturale per ritenerlo invece un oggetto socioculturale. Il concetto di
tecniche del corpo rimanda alla capacità che ha il corpo di naturalizzare le tecniche acquisite
e di farle proprie al punto di rendere invisibile il loro carattere socioculturale. Tutto ciò che
appare innato è invece acquisito in maniera formalizzata attraverso l'educazione. Le
tecniche del corpo sono quindi il prodotto di un lento apprendimento connesso al contesto
e dipendono da alcuni fattori tra i quali l'età, il genere e le gerarchie sociali. Questo concetto
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dell'analisi di Mauss connette allo stesso tempo le componenti psicologiche, fisiologiche e
sociali degli individui arrivando a delineare un'altra nozione chiave che è quella di habitus.
L'habitus, concetto ripreso da Pierre Bourdieu successivamente, può intendersi come
memoria incorporata, ossia il risultato dell'interiorizzazione delle condizioni oggettive di
socializzazione dell'attore sociale. Per Bourdieu gli habitus costituiscono un “sistema di
disposizioni durabili e trasferibili, strutture strutturate predisposte a funzionare come
strutture strutturanti” (Bourdieu, 1992). Si tratta dell'insieme delle disposizioni acquisite,
ovvero incorporate dagli individui e attraverso cui organizzano il proprio mondo. L'habitus
costituisce la matrice dell'azione pratica, come conseguenza dell'interiorizzazione delle
condizioni di socializzazione dell'individuo. Ma come sottolinea Bourdieu, la dinamica
incorporativa non si configura come un'acquisizione di saperi corporei che si trasferiscono
una volta per tutte su una sostanza naturale quale il corpo, dato che attraverso la dinamica
dell'incorporazione è il corpo medesimo a modificarsi nelle sue disposizioni (Bourdieu,
1996).
Queste analisi sull'habitus sono state riprese all'inizio degli anni Novanta dall'antropologo
statunitense Thomas Csordas che ha proposto di considerare l'incorporazione in chiave
fenomenologica, come una prospettiva metodologica dell'antropologia. La sua proposta
sostiene quindi che l'incorporazione costituisca un paradigma utile per lo studio del sé e
della cultura. Il corpo viene inteso come soggetto della cultura, o più precisamente, come
terreno esistenziale della cultura, e non più come un oggetto di studio in un'ottica culturale
(Csordas, 1990). Incorporazione per Csordas è una disposizione del corpo a farsi strutturare
dal contesto sociale, ma è anche la capacità di produrre altre e differenti rappresentazioni
del corpo, della realtà sociale e del mondo. È il risultato di una retroazione tra percezione,
rappresentazione e azione, di una iscrizione nel corpo di ampi processi sociali e al tempo
stesso il risultato di produzioni individuali del sè, del corpo, dell’agire intenzionale del
corpo nel mondo. Il concetto di incorporazione fa riferimento sia alla produzione corporea
di forme culturali e storiche che alle pratiche discorsive e culturali incorporate, che si fanno
codice del corpo nella gestualità, nella postura, nel movimento. È una condizione in cui il
corpo è prodotto nella intersezione tra dimensione soggettiva e intersoggettiva
dell’esperienza, tra esperienza individuale del corpo e testi che inscrivono i codici
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comportamentali.
I processi di incorporazione dell’esperienza sono processi dal corpo e del corpo (Ivo
Quaranta, 2008), sono processi di elaborazione sociale e di produzione culturale. Dal corpo,
in quanto il soggetto è attivo produttore di conoscenza, e del corpo nel suo essere cosa
prodotto
di
dinamiche,
sociali
culturali,
storiche
e
di
pratiche
discorsive.
Un altro concetto centrale nella mia analisi dell'incorporazione delle pratiche della medicina
tradizionale cinese è quello di forme somatiche di attenzione. Queste ultime, elaborate da
Csordas, costituiscono i mezzi che gli individui hanno a disposizione per percepire,
attraverso il corpo, un ambiente intersoggettivo costituito da altri corpi. Sono
modi
culturalmente elaborati di partecipare a e con il proprio corpo ad un ambiente che include
la presenza incorporata di altri individui. L'essere presenti con il proprio corpo consente al
soggetto un ruolo nella percezione dell'ambiente circostante, sia esso naturale, sociale o
sovrannaturale. Allo stesso modo, essere presenti al proprio corpo tiene conto della
sensazione del proprio corpo, in un ambiente intersoggettivo che genera questa sensazione.
Le forme somatiche di attenzione elaborate da Csordas consentono di includere la presenza
di dei corpi di altri individui percepiti non come degli oggetti, ma come soggetti. Come
mostrerò più avanti, forme somatiche di attenzione si trovano nella medicina tradizionale
cinese, in particolare per quanto riguarda il ruolo attivo dell'operatore di tuina durante un
trattamento. In questo caso il corpo pensante dell'operatore tuina che considera le percezioni
trasmesse dal corpo del paziente attraverso un lavoro di attenzione e concentrazione che
tiene conto della presenza incorporata del soggetto su cui opera.
Assumere fino in fondo il concetto di incorporazione come principio di analisi delle forme
di vita culturale significa quindi andare oltre la visione dualista, cioè non considerare il
corpo separato dalla mente né interagente con essa (Pizza 2005). Aderire al paradigma
dell'incorporazione consente quindi di compiere un ulteriore passo verso il riconoscimento
della “mente nel corpo”.
LA MEDICINA TRADIZIONALE CINESE
Con medicina tradizionale cinese (MTC) si intende un corpus teorico che viene applicato con
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diverse pratiche. Possiamo rintracciare le sue origini nel periodo Shang, intorno al 1600
a.C./1100 a.C., quando la MTC veniva praticata come medicina ancestrale. Le malattie
rappresentavano l'espressione dei desideri degli antenati e la terapia consisteva quindi
nell’accontentare questi ultimi offrendo loro doni come cibo, indumenti, tè e altri sacrifici.
Successivamente nel periodo Zhou, 1046 a.C./221 a.C., la pratica della medicina subì
l’influsso delle filosofie taoistiche e confuciane, ponendo le basi per lo sviluppo di un nuovo
sistema medico. Alcuni concetti cardine della filosofia di Confucio, come lo Yin e lo Yang e
le cinque fasi di trasformazione, e altre nozioni daoiste come il microcosmo e il macrocosmo e
l'idea della vita all'interno del flusso della natura, iniziarono a permeare le nuove idee della
medicina e costituirono le basi delle prime opere fondamentali della medicina cinese.
Durante la successiva dinastia Han nel periodo che va dal 206 a.C. al 220 d.C., vennero scritti
i quattro libri classici della medicina cinese, considerati i testi fondamentali della MTC:
Huangdi Neijing (Il Canone di Medicina Interna dell'Imperatore Giallo), Nanjing (Classico
delle difficoltà), Shanghan Lun (Il libro dei danni causati dal freddo e di altre malattie) e Shen
Nong Ben Cao Jing (Classico in Materia Medica dell'imperatore Shen Nong). Questi testi
descrivono i fondamenti teorici della medicina cinese e delle diverse pratiche che vengono
eseguite per la diagnosi e il trattamento delle malattie come l’agopuntura, la diagnosi del
polso e la farmacopea. Durante le dinastie successive vennero perfezionati e sviluppati i
concetti presenti in queste opere e non vennero sviluppate e le nuove idee elaborate si
basavano sui concetti descritti nei quattro testi classici.
All'interno della MTC ogni sintomo può essere trattato in maniera differente, allo stesso
tempo diverse malattie possono essere trattate utilizzando lo stesso sistema. I tipi di
trattamento sono la farmacopea, le erbe, l'agopuntura e pratiche di tecniche del corpo come
ad esempio il qi gong. Quest'ultimo rientra nelle pratiche psicosomatiche e viene utilizzato
nella MTC per eliminare il qi ritenuto stagnante o per alimentarlo.
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Il corpo e la mente nella medicina tradizionale cinese
Nella filosofia cinese l'Uomo è stato sempre considerato parte integrata di un ordine più
complesso che è la natura. Chi possiede la virtù, ossia il saggio e il maestro, vive
uniformandosi alle leggi della natura e ai cicli dei fenomeni naturali verso una completa
armonia con l'Universo. La Legge che regola l'Universo e l'essere umano è la Legge naturale,
dottrina del Dao (“la via”) in cui vi è una condizione di mutazione continua attraverso
l'avvicendarsi di forze opposte e complementari, come lo yin e lo yang, che interagiscono tra
loro. Il corpo umano, gli organi che lo compongono e la forza vitale, Qi, che lo alimenta sono
anch'essi in uno stato di perpetuo mutamento alla ricerca di un equilibrio dinamico.
Macrocosmo e microcosmo, Universo e Uomo, sono regolati dalla stessa natura. Come il
Sole sviluppa quattro diverse stagioni nell'arco di un anno, così anche gli esseri viventi,
compreso l'uomo, passano attraverso quattro stagioni: nascita, maturazione, declino e
morte.
Il corpo per la MTC è un complesso luogo di relazioni, i cui organi sono in comunicazione
continua
e
si
influenzano
l'uno
con
l'altro.
La MTC opera una classificazione delle parti del corpo e delle malattie secondo la
teoria yin/yang. La parte anteriore è considerata yin e quella posteriore yang, la parte
superiore e quelle più esterne sono più yang degli organi interni che invece sono yin. Così
come le malattie che si caratterizzano per debolezza, freddo e inattività sono yin e invece
sono yang quelle che manifestano forza, movimento, calore e iperattività. La MTC considera
il corpo umano come un'entità organica che si inserisce armoniosamente nell'intero
universo. Ed essendo la vita dell'universo uno scambio continuo di flussi fra Cielo e Terra,
l'uomo svolge la sua esistenza nel vuoto mediano (lo Spazio) che è formato dall'unione dei 6
soffi (4 punti cardinali e due direzioni: verso l'alto e verso il basso). Senza l'involucro
Cielo/Terra l'uomo non è comprensibile, infatti, secondo la MTC, la salute dell'uomo è una
particolare manifestazione della salute Cielo/Terra. Cielo, uomo e terra si influenzano
reciprocamente.
Il corpo non è inteso come aggregato di elementi, ma come un insieme di funzioni sempre
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in divenire. Gli organi del corpo cinesi sono sempre trattati in riferimento alle loro funzioni
e in relazione con gli altri organi e le altre parti del corpo, viene infatti paragonato
all’amministrazione statale dell’Impero Cinese, in cui ogni funzionario (gli organi e i visceri
nel corpo) svolgeva le funzioni specifiche a lui affidate. Inoltre nella MTC non esisteva il
concetto di mente come sede dei pensieri, ma è il cuore l'organo del pensiero. Il corpo è la
mente e la mente e una mente distribuita nel corpo, a differenza della concezione occidentale
di mente concentrata in un solo luogo.
“La mente è una mente distribuita in medicina cinese, mentre nella visione tradizionale
occidentale la mente è qualcosa concentrato nel cervello, nella visione cinese la mente è
distribuita in ogni parte. Quindi diventa davvero una mente somatica, per cui non è una
questione psicosomatica è una questione olistica, cioè mente e corpo sono due aspetti
che convivono e interagiscono costantemente in ogni manifestazione del nostro essere, e
quindi non c'è proprio questa distinzione perchè il sistema della mente è diffusamente
distribuito in ogni dove nel corpo.” (Gabriele Filippini, intervista del 21/01/16)
La malattia è considerata come manifestazione di un quadro clinico disarmonico e viene
curata attraverso il riequilibrio dell'alterazione di queste relazioni e funzioni, agendo sui
canali del Qi e sul flusso di energia necessaria a nutrire correttamente ogni singola parte
dell'organismo.
Non entrerò qui nel dettaglio dell'idea del corpo all'interno della filosofia cinese e della
MTC. Ciononostante è importante ai fini del mio lavoro, tenere presente alcuni aspetti
fondamentali come l'idea dell'Uomo in relazione e armonia con l'Universo e le sue singole
parti e la mancanza nella filosofia tradizionale cinese della divisione tra spirito e materia e
tra mente e corpo. Secondo la filosofia cinese l'Universo non conosce la dualità tra spirito e
materia in quanto l'unica sostanza è il Qi. L'Uomo non è anima e spirito ma è Qi.
Nella lingua cinese troviamo diversi termini utilizzati per esprimere il concetto di mente e
di spirito. I principali sono lo xin inteso come cuore, mente, intelligenza, anima che nella
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MTC è tradotto come cuore-mente, sede dello shen, lo shen è lo spirito universale o
individuale, divinità, essere soprannaturale, ling è lo spirito, anima, mondo spirituale, è yin
riguardo a shen, il qi è tradotto come aria, gas, vapore, energia e lo jing che è l'essenza.
Shen è senza dubbio un concetto fondamentale del pensiero e della medicina cinese perchè
giustifica e costituisce la forte relazione tra gli organi e la mente. Risiede nel cuore e nel
sangue e viene ricevuto al momento del concepimento attraverso l'unione dei due jing e dei
due shen, quindi di tutte le caratteristiche ancestrali, dei genitori ed è preesistente al singolo
individuo. Lo shen e' anche la capacità di unire jing innato e jing acquisito secondo le
modalità proprie della nostra stirpe (zong qi).
È un concetto fluido con numerosi significati. È infatti inteso come centro dell’essere, Sè,
intelligenza sintetica, intuizione, Spirito e scintilla divina.
Secondo il pensiero cinese lo shen si manifesta nei cinque organi tramite i ben shen, gli spiriti
viscerali, come riportato nel Ling Shu:
“Ognuno dei 5 Organi (Zang) conserva o controlla una attività mentale. Il Cuore è
il magazzino dello Shen, i Polmoni sono il magazzino del Po, il Fegato è il
magazzino dello Hun, la milza è il magazzino dello Yi, i Reni sono il magazzino
del Jing e dello Zhi.”
Ognuno di questi rappresenta una delle capacità psichiche fondamentali, archetipe, che
qualificano e rendono possibile l’esistenza umana. Ogni organo viene dunque rifornito di
jing proveniente dai reni e animato dai ben shen collegati al cuore (Filippini, 2007).
I ben shen sono anch'essi cinque e sono oltre allo shen, che ho brevemente illustrato, il po che
secondo la medicina tradizionale risiede nei polmoni, è trasmesso nel momento del
concepimento e rimane attivo durante la gravidanza perchè legato alla costruzione del
corpo. Dopo la morte il po ritorna alla terra e se troppo vitale si trasforma in un gui
(fantasma). Il po rappresenta la nostra componente oscura, i nostri istinti elementari di
sopravvivenza di alimentazione e riproduzione. La sua iperattività si manifesta secondo la
MTC attraverso aggressività e collera furiosa nell'individuo, mentre la sua carenza
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determina perdita dell'istinto di conservazione. Lo yì risiede nella milza e compare alla
nascita. Rappresenta la memoria, la riflessione, l'intelligenza. È la capacità di leggere la
realtà per trarne nutrimento mentale, emotivo, spirituale e materiale e in questo senso anima
l'attività ministeriale della milza. Lo zhi ha sede nei reni e anch'esso appare alla nascita.
Rappresenta la forza d'animo e la volontà di un individuo. Lo hun si trova nel fegato e si
attiva al terzo mese di vita, quando tradizionalmente il padre dava il nome al bambino. Lo
hun rappresenta quindi la presa di identità dell'uomo in quanto il nome simboleggia
l'identità e la consapevolezza del proprio destino. Questa entità viscerale attiva il fegato ed
è connessa alla fantasia, al sogno, all'immaginazione, all'intuito, al coraggio ed
all'entusiasmo. Dopo la morte lo hun deve salire al cielo dove diverrà shen grazie ai rituali
funebri che hanno lo scopo di facilitare questo processo. Secondo la MTC attraverso lo hun
il fegato svolge la sua funzione di controllo e organizzazione di tutto il corpo, e sempre
grazie a questi spiriti nell’uomo si sviluppano creatività, fantasia e progettualità. Gli hun
sono 3, connessi a differenti funzioni. Il primo garantisce la circolazione continua del sangue
tra centro e periferia e rende quindi possibile la trasmissione ininterrotta di informazioni
all’interno del corpo. Il secondo consente di “entrare e uscire” dal corpo, rifacendosi al
simbolismo dell’attività onirica. Secondo il pensiero cinese, infatti, gli hun sono in grado di
andare e venire liberamente dal corpo e a loro è connessa l’attività onirica dell’individuo,
durante la quale il soggetto abbandona simbolicamente il corpo per vivere le esperienze
suggerite dalla propria profondità. Il terzo hun consente all'individuo di muoversi
liberamente avanti e indietro nel tempo ed è connesso alla capacità di “prevedere’’ il futuro.
In conclusione, possiamo dire che l'attività degli shen rappresenti l’insieme delle attività
psichiche e quindi la mente, anche se il concetto di mente qui utilizzato è molto diverso da
quello della filosofia occidentale, ma inteso come “organi che pensano”.
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INCORPORAZIONE DELLA MTC: il caso del tuina
Come precedentemente illustrato, secondo la tradizione medica cinese, influenzata dal
pensiero taoista, l’intero universo è strutturato sulla base della continua alternanza e
compenetrazione dei principi energetici di base, lo yin e lo yang nel cui equilibrio risiedono
l’armonia e la salute. Il corpo umano viene considerato un insieme di soffi o energie in
continuo movimento, un sistema unitario in cui ciascuna parte è indissolubilmente connessa
con tutte le altre. Gli organi interni sono collegati alla superficie tramite un sistema di canali
energetici denominati meridiani che svolgono una funzione di intermediari tra l'interno e
l'esterno del corpo. La MTC ritiene che tramite la stimolazione manuale dei meridiani e dei
loro punti di risonanza superficiale sia possibile influenzare e ristabilire l’equilibrio
energetico dell’intero organismo ricostruendo l’armonia tra mente e corpo. Su questa teoria
si basano le molteplici teorie energetiche cinesi e orientali in genere, una di queste è il
massaggio cinese tuina su cui mi focalizzerò maggiormente.
Il tuina è una pratica utilizzata per ristabilire l'equilibrio del qi di un individuo a cui si
diagnostica una malattia che viene considerata come uno scompenso di energia.
È una tecnica terapeutica antichissima che si trova nel Neijing e di cui possiamo trovare
traccia già nel 400 a.C. Il termine tuina risale alla dinastia Ming e significa letteralmente
spingere e afferrare per richiamare il tipo di manipolazione su cui si basa questa pratica.
Le differenti scuole cinesi pur avendo codificato una notevole quantità di tecniche di
massaggio e di mobilizzazione articolare, concordano sulle seguenti otto modalità di base:
dianfa, massaggio localizzato sui punti,
anfa, pressione statica sui punti,
ruofa, impastamento circolare,
mofa, frizione,
niefa, pizzicottamento con le dita,
nafa, presa con tutta la mano,
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gunfa, rotolamento con il dorso della mano,
tuifa, spinta lungo i meridiani.
Nel tuina l’unico strumento di intervento è costituito dal corpo dell’operatore. La sua energia
deve funzionare nel modo migliore per interagire efficacemente con quella del ricevente. Gli
operatori di tuina sostengono quanto l’efficacia del trattamento sia legata alla capacità
dell’esecutore di guidare la propria energia all’interno del punto da stimolare, capacità
acquisita e tenuta viva attraverso una continua pratica del qi gong, dell’assunzione di posture
corrette e dello sviluppo di un adeguato atteggiamento mentale.
La capacità di muovere il corpo all'unisono, essenziale per una corretta pratica del tuina,
viene acquisita negli anni da una costante pratica di altre discipline come ad esempio il tai
chi chuan e il qi gong:
“Quando andai a studiare a Shanghai nel 1992 la prima cosa che mi chiesero all'ospedale
fu: ma tu pratichi anche tai chi chuan? La risposta fortunatamente fu sì. Perchè una cosa
molto importante è che praticare solo il tuina non basta e per una persona che voglia
diventare un bravo operatore è necessario praticare delle tecniche corporee specifiche
che diventano preparatorie.” (Gabriele Filippini, intervista del 21/01/16)
Estremamente importante è la postura adottata dall'operatore che permette di svolgere i
giusti movimenti corporei ma anche di entrare nello stato mentale richiesto dalla disciplina:
“Per postura intendo dire che il corpo deve essere utilizzato nel suo complesso perchè a
differenza di quello che sembra non si tratta tanto e solo di un lavoro di mani o di dita,
perchè quello è solo il punto finale di un lavoro che se fatto bene parte da una postura
corretta e una volta che la postura corretta è stata sviluppata è possibile utilizzare l'intera
catena articolare per ottenere il risultato che noi stiamo cercando. Tutto il corpo deve
lavorare e infatti l'abilità di un operatore tuina come di un operatore di qi gong o di arti
marziali la si vede proprio da questo” (Gabriele Filippini, intervista del 21/01/2016)
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È dunque fondamentale un importante disciplinamento e allenamento del proprio corpo da
parte di chi vuole diventare operatore tuina, attraverso la pratica constante di discipline
come il tai chi chuan che incorporano nel soggetto tecniche, idee e concezioni sul corpo e il
mondo che rappresentano l'essenza della pratica del tuina.
Ma la postura non è solo posizione del corpo, per l'operatore diventa un modo di stare nel
mondo:
“Posizioni scorrette del corpo significa stancarsi e tenga presente che un tuina fatto bene
comporta un dispendio di energia particolare, da un lato c'è un dispendio di energia
puramente fisico ma poi c'è un dispendio di energia psicofisica, che loro chiamano
energia interna. Avere una posizione corretta diventa anche un atteggiamento mentale
corretto perchè all'interno della seduta noi cerchiamo una partecipazione con le persone
basata sull'empatia che non deve diventare simpatia ma partecipare al modello del
mondo del cliente senza farlo diventare nostro evitare di farci carico di tutti i malanni
che quotidianamente ci vengono scaricati sulle spalle... fino a quando il cliente è lì con
noi sì, ma ci vuole anche la capacità di lasciare andare in seguito. Quindi questa postura
corretta è anche un modo di salvaguardare il nostro spazio, di avere più energia, essere
più efficaci e di evitare di tirarci addosso le malattie altrui.” (Gabriele Filippini, intervista
del 21/01/16)
L’ atteggiamento mentale è connesso con due elementi fondamentali, ossia la capacità di
ascolto e l'intento o intenzione. In questo caso ascoltare significa percepire e comprendere i
segni energetici tramite il semplice contatto corporeo tra l'operatore e il paziente e che
necessita di disponibilità, pazienza e presenza mentale da parte dell'operatore.
L’intento è inteso come la capacità dell'operatore di guidare l’energia tramite la propria
volontà. In questo modo la mente si focalizza all’interno del corpo del ricevente per
stimolare le risposte energetiche che sono ritenute maggiormente indicate per il trattamento
svolto e il risultato che si vuole ottenere.
“L'intenzione è lo yi, inteso come lo spirito che alberga nella milza, come può trovare nel
testo dedicato agli spiriti viscerali, ma indica anche l'utilizzo di una volontà
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estremamente concentrata verso l'obiettivo unito alla sensazione multisensoriali che
l'obiettivo sia già raggiunto.” (Gabriele Filippini, intervista del 21/01/16)
Ascolto e intento possiamo definirli come due forme somatiche di attenzione in quanto
rientrano in una presa di coscienza da parte dell'operatore di un soggetto incorporato
presente nell'ambiente in cui lavora e che soprattutto rappresenta la materia su cui si
concentra il proprio lavoro. Questo diventa evidente, per esempio, nell'idea secondo cui
l'operatore di MTC si debba uniformare al ritmo che trasmette il paziente. Questo concetto
espresso nella MTC con il termine zong qi, indica l'energia che risiede nel petto e che da i
ritmi del corpo, è un'energia che si eredita dalla famiglia e che rende riconoscibile il soggetto
alla stessa. Ricalcare i ritmi di una persona acquisisce in questo modo un significato di
riconoscimento all'interno della propria famiglia aiutando l'operatore ad entrare in
connessione con il paziente. Entrare in empatia con il paziente acquisisce in questa pratica
un ruolo centrale.
“Una cosa fondamentale per far sentire a proprio agio una persona durante una seduta
tuina è rispettare il ritmo. Rispettare il ritmo significa: è una persona che parla a voce
bassa o alta, lento o veloce? E poi, quando la tocco vuole un tocco pesante o un tocco
leggero? Ora dopo 25 anni di esperienza non ho più bisogno di chiederlo, però ai miei
allievi insegno a chiederlo. Bisogna chiederlo alla persona, “ma quello che sto facendo le
dà fastidio? È gradevole? Non è gradevole?” quindi cercare di fare quello che in termini
tecnici del massaggio si chiama contattare lo spazio della persona, cioè vedere e fare
attenzione. Ci vuole una grande acuità sensoriale.” (Gabriele Filippini, intervista del
21/01/16)
L'atteggiamento dell'operatore comunica una specifica disposizione mentale e corporea
orientata alla comprensione e allo sviluppo di uno stato di empatia che permette il lavoro
su eventuali disagi e problemi del paziente.
“C'è un passo del testo classico del Suwen che dice che il vero medico ti guarda e tu sei
guarito. Questo indica che il fatto di creare una connessione profonda tra due esseri
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umani consente di elevare il livello di energia a un punto tale che tante volte già questo
diventa un momento terapeutico vero e proprio.” (Gabriele Filippini, intervista del
21/01/16)
La connessione tra operatore e paziente avviene anche tramite la postura del corpo che
diventa veicolo di numerose informazioni:
“La postura del paziente, il viso, il ritmi dei movimenti, l'ammiccamento, lo sguardo,
tutto mi fornisce delle informazioni sullo stato energetico della persona. E allo stesso
modo il fatto che io mi sieda davanti alla persona in un certo modo, come diciamo noi
centrato, tenendo lo spazio e l'energia comincio già da quel primo momento a
trasmettere delle informazioni di salute alla persona […] centrato significa mentalmente
centrato, concentrato sulla persona, senza distrazioni, cioè trasmettere alla persona che
siamo lì per lei. Non ce n'è di telefoni che suonano, nessuno disturba... centratura da un
punto di vista mentale in questo caso. Quando dico centrato io intendo uno stato
psicofisico, e quindi uno stato mentale che è trasmesso anche da una postura e a sua
volta una postura che influenza uno stato mentale.” (Gabriele Filippini, intervista del
21/01/16)
Il paziente è, quindi, soggetto attivo del trattamento ed è al centro dell'attenzione somatica
dell'operatore che considera il paziente come soggetto di tecniche del sé incorporate.
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CONCLUSIONI
Il corpo, la salute e la malattia sono costruzioni sociali prodotte e riprodotte in campi e
contesti sociali. Il corpo assorbe un sapere ricavato dall’esperienza individuale e sociale,
comune e condivisa, e impara a posizionarsi sulla scena sociale, incorporando tecnologie
culturali, modi di camminare, lavarsi, partorire, mangiare, a partire da processi di
apprendimento, di socializzazione primaria e secondaria. Il gesto è tecnica, il corpo è
strumento.
In questa prospettiva è stato centrale il concetto di incorporazione elaborato da Thomas
Csordas che mira a superare le dicotomie del pensiero cartesiano tipicamente occidentale di
corpo e mente, natura e cultura, materia e spirito. L'applicazione di questo paradigma mi
ha permesso di capire quanto l'incorporazione di un modello come quello della MTC passi
attraverso il disciplinamento dei corpi degli operatori attraverso la pratica non soltanto
corporea ma di una determinata disposizione mentale ad adottare un modello che per questi
soggetti è “buono da pensare” ancora prima che da agire.
Inoltre l'attenzione rivolta ai pazienti da parte degli operatori suggerisce come,
contrariamente a molti contesti ricorrenti all'interno della biomedicina, il paziente non sia
solo un mero corpo da curare, ma di quanto, al contrario, sia importante il contatto tra
paziente e operatore, ricercato attraverso pratiche che aiutano ad entrare in sintonia. In
questo contesto un ruolo di fondamentale importanza è svolto dall'empatia che l'operatore
deve essere in grado di sviluppare nel rapporto con il paziente e all'interno del trattamento.
Non c’è, o non dovrebbe esserci, alcuna differenza tra essere un corpo ed avere un corpo,
tra il sentire del corpo e la sua rappresentazione, tra il corpo anatomico e il corpo come
agente dell’esperienza, tra i due livelli di percezione ed elaborazione, dal corpo come
soggetto di conoscenza e del corpo come oggetto di conoscenza. La percezione e
l'organizzazione della realtà sono radicate nell’esperienza corporea in saperi e tecnologie
incorporate.
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APPENDICE
Estratti dell'intervista a Gabriele Filippini del 21/01/16
Il tuina è qualcosa che io eseguo su un paziente, ma in realtà un tuina fatto bene, soprattutto
nel nostro stile, ma in generale, è una sorta di applicazione sul soggetto ricevente del qi gong.
Il qi gong è lavoro sull'energia e si basa su alcuni aspetti fondamentali che i cinesi
suddividono in tre parti che sono il controllo del respiro, del corpo e del cuore. Per una
corretta esecuzione del qi gong e quindi anche del tuina è necessaria una giusta respirazione
che nel caso del tuina è una respirazione addominale profonda e continua che con il tempo
diventa una respirazione naturale.
Controllo del cuore o della mente significa concentrazione sul risultato che si vuole ottenere
e su quello che si sta facendo, una mente universa cioè rivolta a una cosa sola quindi un
buon livello di concentrazione senza distrazione e poi abbiamo il controllo del corpo che
vuole dire tante cose. Innanzitutto giusta postura e quindi bisogna capire quali sono le
posture ritenute corrette per il tuina. Per postura intendo dire che il corpo deve essere
utilizzato nel suo complesso perchè a differenza di quello che sembra non si tratta tanto e
solo di un lavoro di mani o di dita, perchè quello è solo il punto finale di un lavoro che se
fatto bene parte da una postura corretta e una volta che la postura corretta è stata sviluppata
è possibile utilizzare l'intera catena articolare per ottenere il risultato che noi stiamo
cercando. Tutto il corpo deve lavorare e infatti l'abilità di un operatore tuina come di un
operatore di qi gong o di arti marziali la si vede proprio da questo: com'è che fa questo
signore o signora a muovere tutto il corpo all'unisono? Se è così funziona.
[come si impara questa tecnica di muovere il corpo all'unisono?] Quando andai a studiare a
Shanghai nel 1992 la prima cosa che mi chiesero all'ospedale fu: ma tu pratichi anche tai chi
chuan? La risposta fortunatamente fu sì. Perchè una cosa molto importante è che praticare
solo il tuina non basta e per una persona che voglia diventare un bravo operatore è
necessario praticare delle tecniche corporee specifiche che diventano preparatorie. Questo
nelle università cinesi è la norma, tutti quelli che studiano tuina hanno in programma
ufficialmente ginnastica, qi gong e tai chi chuan, questo è assolutamente normale. Anche nella
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mia scuola il qi gong è inizio e fine di tutte le lezioni che noi pratichiamo insieme con gli
allievi, in modo tale che ci sia proprio il modo di sviluppare questa cosa. Nel mio caso
provenendo dalle arti marziali interne l'uso del corpo è una cosa che io ho mutuato da quella
parte lì della mia preparazione e l'ho integrata nel tai chi chuan.
Posizioni scorrette del corpo significa stancarsi e tenga presente che un tuina fatto bene
comporta un dispendio di energia particolare, da un lato c'è un dispendio di energia
puramente fisico ma poi c'è un dispendio di energia psicofisica, che loro chiamano energia
interna. Avere una posizione corretta diventa anche un atteggiamento mentale corretto
perchè all'interno della seduta noi cerchiamo una partecipazione con le persone basata
sull'empatia che non deve diventare simpatia ma partecipare al modello del mondo del
cliente senza farlo diventare nostro evitare di farci carico di tutti i malanni che
quotidianamente ci vengono scaricati sulle spalle fino a quado il cliente è lì con noi sì, ma ci
vuole anche la capacità di lasciare andare in seguito. Quindi questa postura corretta è anche
un modo di salvaguardare il nostro spazio, di avere più energia, essere più efficaci e di
evitare di tirarci addosso le malattie altrui.
[riguardo l'empatia] i maestri cinesi la spiegano in un modo estremamente semplice, loro
dicono che questo evitare di cadere nel modello del mondo e quindi nella situazione
energeticamente scorretta del paziente, dipende dal controllo della mente, dell'intenzione.
Questo significa che nel momento di contatto tra terapista e cliente è sempre l'energia del
terapista che va verso la direzione del cliente. Infatti c'è un aforisma cinese che dice -dove
va l'intenzione lì va l'energia- e quindi l'energia e l'intenzione dell'operatore deve essere
costantemente rivolta all'interno della persona e quindi è l'operatore che eroga questo
surplus di energia e non il contrario, non siamo noi che prendiamo su di noi qualche cosa
dal cliente ma al contrario siamo noi che doniamo e forniamo qualche cosa al cliente. In
questo senso il corpo dell'operatore è fondamentale perchè è la terapia nel vero senso della
parola. Il corpo di chi fa il tuina è lo strumento di lavoro e in questo senso una parte del
nostro lavoro è quella di trasmettere una informazione di salute cioè una vibrazione
energetica che dipende dal fatto che il nostro stato di operatori è in perfetto stato di
funzionamento. Quindi se io sono sano posso trasmettere alla persona con cui sto lavorando
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un messaggio di salute, se sano non sono molto meno. Personalmente ho la fortuna che
quando lavoro mi connetto molto agevolmente con uno stato di coscienza caratterizzato da
grande benessere per me, quindi entro in uno stato mentale ed energetico che è quello giusto
per lavorare.
Una cosa fondamentale per far sentire a proprio agio una persona durante una seduta tuina
è rispettare il ritmo. Rispettare il ritmo significa: è una persona che parla a voce bassa
o alta, lento o veloce? E poi, quando la tocco vuole un tocco pesante o un tocco leggero? Ora
dopo 25 anni di esperienza non ho più bisogno di chiederlo, però ai miei allievi insegno a
chiederlo. Bisogna chiederlo alla persona, “ma quello che sto facendo le da fastidio? È
gradevole? Non è gradevole?” quindi cercare di fare quello che in termini tecnici del
massaggio si chiama contattare lo spazio della persona, cioè vedere e fare attenzione. Ci vuole
una grande acuità sensoriale.
[postura e ruolo del corpo] la postura del paziente, il viso, il ritmo dei movimenti,
l'ammiccamento, lo sguardo , tutto mi fornisce delle informazioni sullo stato energetico
della persona. E allo stesso modo il fatto che io mi sieda davanti alla persona in un certo
modo, come diciamo noi centrato, tenendo lo spazio e l'energia comincio già da quel primo
momento a trasmettere delle informazioni di salute alla persona.
Centrato significa mentalmente centrato, concentrato sulla persona, senza distrazioni, cioè
trasmettere alla persona che siamo lì per lei. Non ce n'è di telefoni che suonano, nessuno
disturba... centratura da un punto di vista mentale in questo caso. Quando dico centrato io
intendo uno stato psicofisico, e quindi uno stato mentale che è trasmesso anche da una
postura e a sua volta una postura che influenza uno stato mentale.
[dualismo mente e corpo] la mente è una mente distribuita in medicina cinese, mentre nella
visione tradizionale occidentale la mente è qualcosa concentrato nel cervello, nella visione
cinese la mente è distribuita in ogni parte. Quindi diventa davvero una mente somatica, per
cui non è una questione psicosomatica è una questione olistica, cioè mente e corpo sono due
aspetti che convivono e interagiscono costantemente in ogni manifestazione del nostro
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essere, e quindi non c'è proprio questa distinzione perchè il sistema della mente è
diffusamente distribuito in ogni dove nel corpo.
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