E` noto che la condizione di igiene e salubrità

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E' noto che la condizione di igiene e salubrità debba cominciare a partire dalle abitazioni in cui
viviamo (ma anche dai luoghi di lavoro, di studio e da quelli dedicati allo svago) e cioè dalle
case, dalle fabbriche, dagli uffici e dalle scuole.
E' necessario ricordare che la temperatura dell'aria, il suo grado di umidità, lo stato di purezza e
la sua diffusione nel biosistema ecologico variano in rapporto a moltissimi fattori che
comprendono le stagioni, il clima, le aree geografiche, ma anche l'ambiente dove viviamo e
lavoriamo, le sue dimensioni, i materiali con cui questi ambienti sono costruiti, il numero di
persone presenti all'interno dello stesso.
L'uomo è un animale omeotermico e la sua temperatura interna deve rimanere costante a 36°C,
circa, mentre il suo habitat naturale è preferibile abbia una umidità relativa intorno al 50%.
Per ottenere questi standard l'organismo umano deve continuamente adattarsi in vario modo alle
diverse, e non sempre favorevoli, condizioni esterne attraverso vari meccanismi fisiologici
(sudando,bevendo (idratandosi) , rabbrividendo, ecc.).
Le condizioni microclimatiche possono essere influenzate anche dal tipo di abbigliamento usato
e che i vari indumenti prescelti devono essere tali da assicurare, specie nei bambini, il calore
necessario (e non piu' di quello) e la normale traspirazione.
E' di comune riscontro, infatti, specie nei mesi invernali, che l'atmosfera degli ambienti chiusi ed
eccessivamente riscaldati risulti povera di umidità e che l'organismo degli occupanti (specie
bambini piccoli, ma anche anziani talora) ne soffra di conseguenza. Volendo presentare una
valutazione determinata statisticamente della situazione microclimatica ideale in un dato
ambiente, riportiamo i limiti accettati per i principali parametri, integrando l'indice di benessere
termico (valore raccomandabile di 19,5 °C per l'inverno e di 22° C per l'estate, nel caso di
persona adulta impegnata in lavori di tipo sedentario e con abbigliamento "normale") con i valori
consigliati per l'umidità relativa (tra il 40 ed il 60%) e con quelli ammessi per la velocità dell'aria
(inferiore a 0,2 metri al secondo).
Naturalmente in questa breve trattazione non possiamo occuparci dei più complessi impianti di
climatizzazione (e di trattamento dell'aria) per cui ci limitiamo a sottolineare i problemi maggiori
che, sul piano pratico, restano sostanzialmente la temperatura e soprattutto l'umidità relativa che
tende progressivamente a ridursi, col passare del tempo, in tutti gli ambienti chiusi.
Ne consegue che il primo provvedimento da attuare negli ambienti in questione è l'installazione
di umidificatori idonei, in grado di riequilibrare di continuo il contenuto di umidità nell'aria.
A tale scopo e' sufficiente un bricco d'acqua sul termosifone dotato di valvola regolatrice ed uno
strumento di misura della temperatura ed umidità. Lo strumento e' necessario per non eccedere e
passare ad un ambiente troppo umido. Una umidità troppo elevata può infatti comportare effetti
deleteri per il comfort e la salute. Una elevata umidità relativa favorisce lo sviluppo di
contaminanti biologici, ma è anche in grado di potenziare l'effetto di alcuni inquinanti non
biologici, come ad esempio la formaldeide.
In caso di scarsa umidità relativa e' nota la comparsa di secchezza a carico delle mucose
respiratorie, condizione che può predisporre all'insorgenza di processi infiammatori a carico
delle vie aeree, talora ad accessi di tipo allergico e ad altre manifestazioni patologiche.
Non si può ormai ignorare la fondamentale importanza che riveste il microclima negli ambienti
indoor ed in particolare i fattori "ecologici", quali l'umidità, la temperatura e la ventilazione, dai
quali può dipendere in notevole misura la salute ed il benessere di chi vi abita
Salute ed altri rischi
La qualità dell'aria interna può ostacolare o aiutare gli occupanti di un Ufficio, Scuola,
abitazione svolgere il suo compito fondamentale, cioè fornire una ambiente accogliente dove
lavorare, studiare etc con la mente occupata nell'esercizio della propria attivita'. Il rendimento e
la soddisfazione dipendono in larga misura dall'accoglienza della struttura che ci ospita.
Molte patologie specifiche come: morbo del legionario, asma, polmonite causata da
ipersensibilità, e febbre da umidificatore, sono state associate a problemi specifici interni agli
edifici. Per questo sono state denominate "malattie correlate agli edifici". La maggior parte di
esse pu˜ essere curata, anche se alcune comportano gravi rischi. Talvolta, gli occupanti di un
edificio possono lamentare dei disturbi di salute generici non riconducibili ad una malattia
specifica o ad una causa ben precisa. Questo fenomeno è stato definito "sindrome dell' edificio
malato". I sintomi più ricorrenti sono: - Secchezza o irritazione di naso, occhi e gola; Congestione nasale o rinorrea; - Astenia o sonnolenza; - Cefalea; - Vertigini; - Nausea; Irritabilità e difficoltà di concentrazione. Questi disturbi non si presentano mai nella stessa
maniera. In alcuni casi si manifestano solo quando gli occupanti si trattengono nell'edificio per
poi svanire o attenuarsi quando si allontanano da esso; in altre circostanze i sintomi persistono
fino a che la malattia non viene curata. A volte si verificano dei fenomeni patologici collettivi tra
individui che occupano lo stesso edificio, in altri casi i sintomi si manifestano solo in alcuni
individui. La mancata prevenzione o la tarda risoluzione dei problemi relativi alla IAQ (qualità
aria interna) possono:
- Aumentare la latenza dei problemi di salute dovuti alle malattie a lungo e breve decorso, per
esempio l'asma (causa primaria delle assenze degli studenti);
- Aumentare il numero di assenze ;
- Ridurre il rendimento;
- Accelerare il deterioramento e ridurre l'efficienza degli impianti di riscaldamento e
raffreddamento;
- Sottoporre a tensione i rapporti tra proprietà e dipendenti;
- Creare potenziali problemi di predisposizione alle malattie.
Cause principali
Una delle maggiori cause della scadente qualità dell'aria interna è rappresentata dagli impianti di
ventilazione mal progettati, mantenuti o gestiti in maniera inadeguata. Gli impianti meccanici di
ventilazione dei grandi edifici sono progettati e gestiti non solo per riscaldare e raffreddare l'aria
(comfort termico), ma anche per immettere e far circolare all'interno dell'edificio l'aria esterna.
Se mal progettati o gestiti e mantenuti impropriamente, gli impianti di ventilazione possono
contribuire in vari modi a deteriorare la qualità dell'aria interna. Per esempio, i problemi
insorgono quando, per risparmiare energia, gli impianti non vengono messi nelle condizioni di
immettere all'interno quantità adeguate di aria esterna. La ventilazione risulta inadeguata anche
quando la sorgente e le canalizzazioni di ripresa dell'aria vengono bloccate o posizionate in
maniera tale da impedire all'aria esterna di raggiungere la zona di respirazione di coloro che
occupano l'edificio. Fessure e prese d'aria esterna disposte in modo improprio possono facilitare
l'infiltrazione all'interno dell'edificio di aria inquinata da gas di scarico di automobili e autocarri,
da emissioni di caldaie, da vapori emessi dalle discariche o dall'aria delle toilette. Molte di queste
fonti possono favorire la presenza di gas mortali come ossido di carbonio, anidride solforosa,
biossido di azoto e acido solfidrico. Infine, gli impianti di ventilazione possono essere fonte di
inquinamento interno poiché possono fungere da focolai di contaminanti biologici che si
riproducono in torri di raffreddamento, umidificatori, deumidificatori, condizionatori d'aria o
sulle superfici interne dei canali di ventilazione. Il tasso di ricambio dell'aria, cioè il tasso
secondo cui avviene la sostituzione del volume totale di aria interna con l'aria fresca esterna, è un
fattore molto importante per capire quando valutare la qualità dell'aria interna. Ma i ricercatori in
ambito Indoor Air Quality (IAQ), si sono trovati di fronte a molte difficoltà relative alla
quantificazione di questo fattore. Le vie di accesso del flusso d'aria in una stanza sono numerose
e possono includere effetti camino, pressurizzazione, infiltrazione ed esfiltrazione oltre al
rifornimento volontario e ai vapori di scarico. Queste vie "supplementari" del flusso sono difficili
o addirittura impossibili da misurare con flussimetri convenzionali o anemometri, ma
contribuiscono di fatto a definire il tasso totale di ricambio dell'aria interna. Non possiamo
trascurare gli altri obiettivi principali degli impianti di ventilazione: il comfort termico e la
regolazione
della
temperatura
e
dell'umidità
a
livelli
confortevoli.
L'impianto di ventilazione ideale dovrebbe mantenere costante una serie di condizioni
ambientali. In realtà gli impianti funzionano secondo cicli che apportano cambiamenti costanti
all'ambiente in cui sono installati. La natura di questi cambiamenti, sia nei livelli di temperatura
sia in quelli di umidità, contribuisce a determinare la qualità dell'aria interna. L'ASHRAE (The
American Society of Heating, Refrigeration and Air-Conditioning Engineers) rende noti alcuni
standard per la progettazione di edifici che stabiliscono tassi e livelli di variazione di temperatura
e umidità accettabili nel tempo. I livelli di temperatura e di umidità non propriamente controllati
possono creare un ambiente non solo non confortevole, ma favorevole alla crescita di
contaminanti biologici. Per questo, dati i livelli di temperatura e umidità particolarmente elevati,
la quantità di muffe e funghi è particolarmente abbondante nella parte Nord-Est del nostro Paese.
Minimizzare il potenziale di crescita dei contaminanti biologici e assicurare il benessere degli
occupanti di un edificio, richiede una frequente rilevazione dei livelli di temperatura e umidità. È
importante farlo su periodi di tempo estesi come ad esempio un giorno intero o altri periodi di
tempo che risultino rappresentativi perlomeno di un ciclo di funzionamento completo, che può
variare a seconda della progettazione/impostazione dell'impianto.
Soluzione
Come precedentemente affermato, misurare il tasso di ricambio dell'aria con i mezzi tradizionali
non è facile e può risultare molto costoso a seconda dell'esperienza dei tecnici. Tuttavia, ora sono
disponibili metodi semplificati e con costi effettivi che permettono agli uffici di misurare il tasso
di ricambio dell'aria. Per determinare più facilmente il ricambio totale di aria, incluse tutte le vie
d'accesso "supplementari" del flusso, è possibile impiegare come gas tracciante l'anidride
carbonica, la cui disponibilità è piuttosto abbondante, dato che viene naturalmente esalata
quando respiriamo. Un numero elevato di individui riuniti in una stessa stanza può generare
concentrazioni di anidride carbonica sufficienti a fornire un gas tracciante naturale. Nelle stanze
non occupate si possono introdurre i gas compressi di anidride carbonica per fissare le
concentrazioni in modo da eseguire uno studio con il gas tracciante e creare un ambiente di prova
ben controllato. Calcolare il tasso di ricambio dell'aria tramite l'anidride carbonica implica il
monitoraggio nel tempo delle concentrazioni di anidride carbonica. Le letture di CO2 vengono
registrate ad intervalli da un minuto fino a un'ora. Dopo aver lasciato trascorrere un periodo di
tempo sufficiente a permettere ai livelli di anidride carbonica di bloccarsi, la sua fonte (cioè
coloro che occupano la stanza o il rifornimento di gas compresso) viene rimossa. Quindi, il
decadimento risultante dei livelli di anidride carbonica nel tempo è dovuto ad una combinazione
di ventilazione forzata (ricambio di aria volontario) ed esfiltrazione (vie di accesso
"supplementari" del flusso). Se dovessimo tracciare il logaritmo del decadimento delle
concentrazioni di anidride carbonica in funzione del tempo, ricaveremmo una linea retta la cui
pendenza sarebbe rappresentata dal tasso di ricambio dell'aria.
Cos'è e dove si trova
La formaldeide è un gas incolore con caratteristico odore pungente ed irritante che agisce sugli
occhi e le vie respiratorie. Appartiene ai Composti Organici Volatili (VOC), ed e fra questi la
causa più frequente di disagi negli ambienti interni. Il suo utilizzo versatile e universale rende la
formaldeide un prodotto estremamente diffuso, sia in ambienti lavorativi che domestici. Viene
infatti utilizzata nei più disparati settori: produzione di resine sintetiche, isolanti, colle, vernici,
carte, tessuti. Fonti principali: in uffici e ambienti residenziali, la formaldeide si ritrova quindi in
tappezzerie, truciolati, isolanti, coloranti, materie plastiche, moquette, tessuti, detersivi,
conservanti, disinfettanti e fumo di tabacco.
Rischi sulla salute
La formaldeide essendo molto solubile in acqua provoca facilmente irritazione alle mucose con
cui viene a contatto. Sono cosi' interessati naso, gola e vie respiratorie. Anche gli occhi ne sono
immediatamente colpiti con arrossamenti, congiuntivite e tumefazione delle palpebre.
L'intossicazione acuta e' nota soprattutto per ingestione accidentale. Come si può' notare dalla
tabella, in elevate concentrazioni può' portare rapidamente anche al decesso. L'intossicazione
cronica e' stata osservata per lo più per inalazione o per contatto. La formaldeide e' un composto
cancerogeno per l'animale, e con forti sospetti anche per l'uomo, benché non si sia ancora giunti
ad una sperimentazione definitiva. Anche in scuole e asili, si sono riscontrate, in parecchi casi,
situazioni a rischio per la presenza di numerosi pannelli in truciolare. Alcune scuole sono state
chiuse per poter procedere all'eliminazione dei materiali impregnati. Da notare come calore e
umidità aumentino l'emissione e di conseguenza i disturbi.
Normativa
Ecco i principali limiti raccomandati da organismi internazionali, normative nazionali, e
istituzioni di Igiene Ambientale.
l ENTE O PAESE
Stati Uniti
Germania (M.A.K.)
Regno Unito (O.E.L.)
OMS
HSA (Centro internazionale
di Ecologia Umana) Rivoli TO
Livello in ppm (parti per
milione)
(T.L.V.) 1
0,5
2
0,08
0,05
Cosa fare
La formaldeide, come la maggior parte delle sostanze responsabili dell'inquinamento indoor, si
può combattere cercando di non usare o di eliminare i prodotti che la contengono. Inoltre una
migliore ventilazione dei locali ed un maggior numero di ricambi d'aria possono ridurre
fortemente i livelli di concentrazione. Infine l'utilizzo di determinate piante può contribuire
sensibilmente alla neutralizzazione di questa sostanza. E' ovvio che nei mesi invernali, per
ragioni climatiche, si hanno le situazioni più a rischio. Visti i materiali usati a tutt'oggi in uffici e
abitazioni, si può dire che la quasi totalità delle persone corra potenzialmente un rischio, almeno
per le basse dosi e a lungo termine. Occorre sempre tenere presente che le aggressioni
dell'ambiente sono innumerevoli, ed esistono dei complessi effetti sinergici che possono sfociare
in patologie, quando l'accumulo di varie sostanze tossiche fa "traboccare il vaso".
IL RUMORE
1.
Introduzione
Le misure acustiche e le teorie ad esse collegate, non hanno avuto il medesimo sviluppo;
infatti mentre la teoria si puo' far risalire a Lord Rayleigh (1878), le prime misure e
quindi la verifica delle teorie, sono datate 1932. Infine una vera stagione di diffusione di
apparecchi commerciali parte solo nel 1977 con l'avvento dell'era digitale.
Da quel momento la tecnica si e' sviluppata velocemente consentendo oggi operazioni
impensabili fino a qualche anno fa anche grazie all'avvento dei personal computer ed alla
loro grande potenza di calcolo. Oggi e' possibile scomporre le grandezze in gioco,
analizzarle e visualizzarle con grande facilita' e velocità.
2 Nozioni Generali
Il rumore come il suono, e' l'effetto di vibrazioni emesse da una sorgente sonora e da
questa trasmessa ad un mezzo solido liquido o gassoso che ne permette la propagazione
sotto forma di variazioni di pressione chiamate onde sonore.
La sorgente emana una potenza la quale si trasforma in un secondo momento in pressione
sonora.
Possiamo dire che la potenza sonora e' la causa e la pressione sonora e' l'effetto.
Per analogia consideriamo un termosifone elettrico. La temperatura nella stanza dipende
dalla stanza stessa, dalla presenza di altre fonti di calore, dall'isolamento etc. La potenza
calorifica funzione della potenza elettrica e' indipendente dalle condizioni ambientali.
La relazione tra potenza sonora e pressione sonora e' simile; quello che sentiamo e' la
pressione sonora ma questa e' causata dalla potenza sonora emessa dalla sorgente.
Una pressione sonora troppo elevata può causare danni all'udito ed e' pertanto questa la
grandezza da misurare; ciò e' relativamente semplice in quanto la variazione di pressione
sul timpano dell'orecchio che viene da noi percepita come suono, e' la stessa che viene
rilevata dal diaframma di un microfono.
La pressione sonora dipende dalla distanza dalla sorgente e dall'ambiente acustico o
campo sonoro.
La propagazione del suono e del rumore nello spazio avviene in tutte le direzioni sotto
forma di onde sferiche. Per definizione suoni e rumori sono l'effetto sul timpano di
vibrazioni dell'aria; l'uomo percepisce vibrazioni comprese tra i 20 Hz ed i 16.000 Hz (1
Hz = 1 ciclo per secondo) altri animali hanno sensibilità diverse contando su una
maggiore capacita' verso le più alte frequenze (ultrasuoni).
I fenomeni sonori vengono distinti in suoni e rumori a seconda della loro regolarità.
I suoni propriamente detti sono composti da una (suoni puri) o più (suoni complessi)
oscillazioni sinusoidali. I rumori sono caratterizzati da vibrazioni non periodiche, del
tutto irregolari.
Da un punto di vista sanitario il rumore e' comunque tutto ciò che, suono od insieme di
suoni, risulti sgradito o addirittura nocivo. Da ciò deriva che il suono di uno strumento
musicale viene propriamente definito suono mentre il fracasso generato da un treno, un
aereo od un martello pneumatico viene definito rumore. A seconda della frequenza
(numero di vibrazioni al secondo) si parla di altezza del suono e nel gergo comune viene
definito acuto o basso. La sensazione di intensità é invece data dalla pressione sonora
esercitata dall'onda sonora sul timpano. Per ogni frequenza esiste una soglia di udibilità o
intensità percepibile definita come soglia di udibilità; il limite superiore dovuto ad una
sensazione sempre più fastidiosa fino a diventare dolore viene proprio definita come
soglia del dolore . La tabella che di seguito riporta i valori di pressione sonora dalla
soglia di udibilità fino alla soglia del dolore é espressa in dB (decibel) ponderati in curva
A. La differenza tra dB e dBA consiste nella migliore espressione soggettiva dell'uomo
alla sollecitazione acustica.
05
30 40
50 60
70 80
100 110
115 120
>130
dB(A)
dB(A)
dB(A)
dB(A)
dB(A)
dB(A)
dB(A)
Soglia di udibilità
Biblioteca
Ufficio
Conversazione
Tromba Auto
Martello pneumatico
Soglia del Dolore
3. Campi sonori
Il campo sonoro e' la zona nella quale il suono si propaga. Il campo sonoro viene
classificato in base all'ambiente in cui le onde sonore si propagano.
Il Campo Libero definisce la propagazione del suono in uno spazio libero ideale senza
alcuna riflessione. Tali condizioni esistono all'aria aperta (abbastanza lontano dal suolo) o
in una camera anecoica dove i suoni vengono totalmente assorbiti dalle mura. La
propagazione in campo libero e' caratterizzata da una caduta di 6dB del livello di
pressione sonora ogni volta che la distanza dalla sorgente si raddoppia.
Il Campo Diffuso é caratterizzato da una serie di riflessioni ripetute e si sposta in tutte le
direzioni con eguale pressione e probabilità. Questo tipo di campo sonoro é quello
esistente in una camera riverberante.
Tutti i problemi di controllo del rumore sono prima di tutto un problema di localizzazione
e di identificazione della sorgente.
4. Misura del Rumore
La misura del rumore viene effettuata con appositi strumenti detti fonometri. Fino ad
alcuni anni fa questi strumenti erano in grado di rilevare soltanto il valore istantaneo del
livello sonoro e pertanto fornivano misure variabili da istante ad istante con notevoli
problemi di lettura e quindi di interpretazione. I rumori infatti non sono sempre continui
(o stazionari) ma possono essere variabili o anche impulsivi.
Attualmente i fonometri sono dotati di un sistema di memorizzazione ed integrazione che
permette di giungere alla definizione del livello medio in un arco di tempo determinato
per esempio un turno di lavoro di 8 ore. In questo caso i fonometri vengono definiti come
integratori o dosimetri e forniscono il livello sonoro equivalente Leq, ossia il livello
sonoro continuo che meglio approssima il livello variabile in un tempo T e che si
potrebbe definire come valore medio di pressione sonora.
Tutti i criteri di valutazione del rumore per la prevenzione dei rischi in ambienti di lavoro
sono basati sulla misura del livello sonoro equivalente espresso in decibel ponderati in
curva A (dBA).
5. Grafici isolivello e tridimensionali
I grafici isolivello e tridimensionali danno una rappresentazione più dettagliata del campo
sonoro creato da una sorgente. Si possono cosi' identificare con accuratezza diverse
sorgenti e/o zone di assorbimento.
Stabilita una maglia tanto più stretta a seconda del dettaglio che si vorrà dare alla mappa,
si procede con la misura del livello sonoro nei punti di intersezione della griglia. Tali
valori costituiscono una matrice dei livelli sonori che permette di calcolare le curve
isolivello unendo i punti di uguale intensità e interpolando per i valori intermedi. Dai
grafici bidimensionali e' poi possibile, con opportuni programmi software, realizzare
visioni tridimensionali della variazione della pressione sonora. Ciò permette agevolmente
di rilevare l'andamento del livello sonoro nello spazio e di progettare accurati sistemi di
contenimento delle emissioni.
Altri software poi sono in grado, attraverso un modello matematico costruito sulla base di
un particolare luogo di interesse, di conoscere in anticipo il livello sonoro causato da
determinate sorgenti. Nel calcolo vengono ovviamente tenuti in considerazione tutti i
fenomeni di riflessione, attenuazione, effetti meteorologici etc. Ciò consente di
modificare le caratteristiche dell'area nel modello per prevedere gli effetti di soluzioni di
contenimento (Software Previsionali per i Livelli di Rumore attraverso l'uso di Modelli di
Simulazione ).
6. Abbattimento del rumore
La riduzione della generazione e/o propagazione del rumore si effettua mediante
accorgimenti spesso intuitivi ed ovvi ma a cui si dedica spesso scarsa attenzione come ad
esempio la perdita di aria da una tubazione di aria compressa o l'uso di un recipiente di
raccolta di pezzi semilavorati rivestita in gomma invece che metallica etc.
La riduzione della propagazione in ambienti civili o di lavoro, e' realizzabile mediante
fonoisolamento, smorzamento delle vibrazioni trasmesse alle strutture e rivestimento dei
locali con pannelli fonoassorbenti.
Il fonoisolamento consiste nell'isolare la sorgente del rumore in un involucro chiuso e
rivestito all'interno con materiali fonoassorbenti; tale soluzione e' possibile per macchine
fisse come un compressore. In genere il fonoisolamento comporta pero' rischi di
surriscaldamento e deve quindi essere attentamente progettato.
Le vibrazioni trasmesse da elementi in moto a mezzi solidi (solai, pareti, pilastri,
armature etc) sono un'altra fonte di rumore che e' possibile abbattere mediante semplici
ammortizzatori in gomma, molle, tappeti di feltro etc.
Per ultimo il rivestimento per esempio di locali con pannelli fonoassorbenti ha lo scopo di
attenuare i rumori riflessi; e' ovvio che i rumori diretti rimangono inalterati e quindi il
loro livello di insonorizzazione all'interno e' abbastanza scarso. Diversa sarà la
valutazione di assorbimento se ci troviamo al di fuori del locale dotato di pareti
fonoassorbenti. In questo caso essendo buona parte del rumore assorbito dai pannelli
quello che giungerà al di fuori del locale sarà molto poco.
Per quanto riguarda invece i sistemi di contenimento dei livelli sonori in aree vaste come
le zone di grande traffico, quartieri attraversati da strade di grande comunicazione,
ferrovie o in prossimità di aereoporti, é necessario procedere prima di tutto ad un
monitoraggio dei livelli di rumore esistenti e poi attraverso una approfondita analisi degli
elementi al contorno progettare, caso per caso, opportuni sistemi di assorbimento o
barriere acustiche.
7. Effetti sull'organismo umano
Dal punto di vista fisiologico, il problema del rumore e' relativamente complesso. Infatti
se e' vero che il silenzio può indurre depressione, e' anche vero che l' esposizione
prolungata a livelli sonori elevati causa danni permanenti piu' o meno gravi.
In generale si può dire che l' esposizione continua a forti rumori causa un deficit uditivo
progressivo e permanente. Il rischio va' naturalmente messo in relazione non al solo
mondo professionale, ma anche alla presenza di alcune condizioni predisponenti o
pregresse. Una sordità da rumore (ipoacusia) si instaura quando alcune delle cellule
ciliate che trasmettono gli impulsi al cervello muoiono; il danno e' quindi irreversibile e
nulla potrà restituire al soggetto la facoltà uditiva precedente. Inoltre poiché in genere
inizialmente il deficit uditivo e' a carico delle alte frequenze, il paziente non si accorge
quasi del danno che sta subendo. Ciò perché egli riesce a percepire quasi normalmente il
parlato anche se incontra difficoltà ad udire lo squillo di un telefono od il cinguettio di un
uccello.
Se il soggetto rimane esposto al rumore il danno si estende anche nel campo della voce
parlata ma a questo punto e' troppo tardi per qualsiasi terapia. Da quanto esposto si
comprende quanto sia importante, nel campo dell'acustica ambientale, procedere a
valutazioni audiometriche periodiche nei soggetti a rischio e controllare i livelli di
intensità sonora non solo negli ambienti di lavoro ma anche in quelli residenziali
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