E' noto che la condizione di igiene e salubrità debba cominciare a partire dalle abitazioni in cui viviamo (ma anche dai luoghi di lavoro, di studio e da quelli dedicati allo svago) e cioè dalle case, dalle fabbriche, dagli uffici e dalle scuole. E' necessario ricordare che la temperatura dell'aria, il suo grado di umidità, lo stato di purezza e la sua diffusione nel biosistema ecologico variano in rapporto a moltissimi fattori che comprendono le stagioni, il clima, le aree geografiche, ma anche l'ambiente dove viviamo e lavoriamo, le sue dimensioni, i materiali con cui questi ambienti sono costruiti, il numero di persone presenti all'interno dello stesso. L'uomo è un animale omeotermico e la sua temperatura interna deve rimanere costante a 36°C, circa, mentre il suo habitat naturale è preferibile abbia una umidità relativa intorno al 50%. Per ottenere questi standard l'organismo umano deve continuamente adattarsi in vario modo alle diverse, e non sempre favorevoli, condizioni esterne attraverso vari meccanismi fisiologici (sudando,bevendo (idratandosi) , rabbrividendo, ecc.). Le condizioni microclimatiche possono essere influenzate anche dal tipo di abbigliamento usato e che i vari indumenti prescelti devono essere tali da assicurare, specie nei bambini, il calore necessario (e non piu' di quello) e la normale traspirazione. E' di comune riscontro, infatti, specie nei mesi invernali, che l'atmosfera degli ambienti chiusi ed eccessivamente riscaldati risulti povera di umidità e che l'organismo degli occupanti (specie bambini piccoli, ma anche anziani talora) ne soffra di conseguenza. Volendo presentare una valutazione determinata statisticamente della situazione microclimatica ideale in un dato ambiente, riportiamo i limiti accettati per i principali parametri, integrando l'indice di benessere termico (valore raccomandabile di 19,5 °C per l'inverno e di 22° C per l'estate, nel caso di persona adulta impegnata in lavori di tipo sedentario e con abbigliamento "normale") con i valori consigliati per l'umidità relativa (tra il 40 ed il 60%) e con quelli ammessi per la velocità dell'aria (inferiore a 0,2 metri al secondo). Naturalmente in questa breve trattazione non possiamo occuparci dei più complessi impianti di climatizzazione (e di trattamento dell'aria) per cui ci limitiamo a sottolineare i problemi maggiori che, sul piano pratico, restano sostanzialmente la temperatura e soprattutto l'umidità relativa che tende progressivamente a ridursi, col passare del tempo, in tutti gli ambienti chiusi. Ne consegue che il primo provvedimento da attuare negli ambienti in questione è l'installazione di umidificatori idonei, in grado di riequilibrare di continuo il contenuto di umidità nell'aria. A tale scopo e' sufficiente un bricco d'acqua sul termosifone dotato di valvola regolatrice ed uno strumento di misura della temperatura ed umidità. Lo strumento e' necessario per non eccedere e passare ad un ambiente troppo umido. Una umidità troppo elevata può infatti comportare effetti deleteri per il comfort e la salute. Una elevata umidità relativa favorisce lo sviluppo di contaminanti biologici, ma è anche in grado di potenziare l'effetto di alcuni inquinanti non biologici, come ad esempio la formaldeide. In caso di scarsa umidità relativa e' nota la comparsa di secchezza a carico delle mucose respiratorie, condizione che può predisporre all'insorgenza di processi infiammatori a carico delle vie aeree, talora ad accessi di tipo allergico e ad altre manifestazioni patologiche. Non si può ormai ignorare la fondamentale importanza che riveste il microclima negli ambienti indoor ed in particolare i fattori "ecologici", quali l'umidità, la temperatura e la ventilazione, dai quali può dipendere in notevole misura la salute ed il benessere di chi vi abita Salute ed altri rischi La qualità dell'aria interna può ostacolare o aiutare gli occupanti di un Ufficio, Scuola, abitazione svolgere il suo compito fondamentale, cioè fornire una ambiente accogliente dove lavorare, studiare etc con la mente occupata nell'esercizio della propria attivita'. Il rendimento e la soddisfazione dipendono in larga misura dall'accoglienza della struttura che ci ospita. Molte patologie specifiche come: morbo del legionario, asma, polmonite causata da ipersensibilità, e febbre da umidificatore, sono state associate a problemi specifici interni agli edifici. Per questo sono state denominate "malattie correlate agli edifici". La maggior parte di esse pu˜ essere curata, anche se alcune comportano gravi rischi. Talvolta, gli occupanti di un edificio possono lamentare dei disturbi di salute generici non riconducibili ad una malattia specifica o ad una causa ben precisa. Questo fenomeno è stato definito "sindrome dell' edificio malato". I sintomi più ricorrenti sono: - Secchezza o irritazione di naso, occhi e gola; Congestione nasale o rinorrea; - Astenia o sonnolenza; - Cefalea; - Vertigini; - Nausea; Irritabilità e difficoltà di concentrazione. Questi disturbi non si presentano mai nella stessa maniera. In alcuni casi si manifestano solo quando gli occupanti si trattengono nell'edificio per poi svanire o attenuarsi quando si allontanano da esso; in altre circostanze i sintomi persistono fino a che la malattia non viene curata. A volte si verificano dei fenomeni patologici collettivi tra individui che occupano lo stesso edificio, in altri casi i sintomi si manifestano solo in alcuni individui. La mancata prevenzione o la tarda risoluzione dei problemi relativi alla IAQ (qualità aria interna) possono: - Aumentare la latenza dei problemi di salute dovuti alle malattie a lungo e breve decorso, per esempio l'asma (causa primaria delle assenze degli studenti); - Aumentare il numero di assenze ; - Ridurre il rendimento; - Accelerare il deterioramento e ridurre l'efficienza degli impianti di riscaldamento e raffreddamento; - Sottoporre a tensione i rapporti tra proprietà e dipendenti; - Creare potenziali problemi di predisposizione alle malattie. Cause principali Una delle maggiori cause della scadente qualità dell'aria interna è rappresentata dagli impianti di ventilazione mal progettati, mantenuti o gestiti in maniera inadeguata. Gli impianti meccanici di ventilazione dei grandi edifici sono progettati e gestiti non solo per riscaldare e raffreddare l'aria (comfort termico), ma anche per immettere e far circolare all'interno dell'edificio l'aria esterna. Se mal progettati o gestiti e mantenuti impropriamente, gli impianti di ventilazione possono contribuire in vari modi a deteriorare la qualità dell'aria interna. Per esempio, i problemi insorgono quando, per risparmiare energia, gli impianti non vengono messi nelle condizioni di immettere all'interno quantità adeguate di aria esterna. La ventilazione risulta inadeguata anche quando la sorgente e le canalizzazioni di ripresa dell'aria vengono bloccate o posizionate in maniera tale da impedire all'aria esterna di raggiungere la zona di respirazione di coloro che occupano l'edificio. Fessure e prese d'aria esterna disposte in modo improprio possono facilitare l'infiltrazione all'interno dell'edificio di aria inquinata da gas di scarico di automobili e autocarri, da emissioni di caldaie, da vapori emessi dalle discariche o dall'aria delle toilette. Molte di queste fonti possono favorire la presenza di gas mortali come ossido di carbonio, anidride solforosa, biossido di azoto e acido solfidrico. Infine, gli impianti di ventilazione possono essere fonte di inquinamento interno poiché possono fungere da focolai di contaminanti biologici che si riproducono in torri di raffreddamento, umidificatori, deumidificatori, condizionatori d'aria o sulle superfici interne dei canali di ventilazione. Il tasso di ricambio dell'aria, cioè il tasso secondo cui avviene la sostituzione del volume totale di aria interna con l'aria fresca esterna, è un fattore molto importante per capire quando valutare la qualità dell'aria interna. Ma i ricercatori in ambito Indoor Air Quality (IAQ), si sono trovati di fronte a molte difficoltà relative alla quantificazione di questo fattore. Le vie di accesso del flusso d'aria in una stanza sono numerose e possono includere effetti camino, pressurizzazione, infiltrazione ed esfiltrazione oltre al rifornimento volontario e ai vapori di scarico. Queste vie "supplementari" del flusso sono difficili o addirittura impossibili da misurare con flussimetri convenzionali o anemometri, ma contribuiscono di fatto a definire il tasso totale di ricambio dell'aria interna. Non possiamo trascurare gli altri obiettivi principali degli impianti di ventilazione: il comfort termico e la regolazione della temperatura e dell'umidità a livelli confortevoli. L'impianto di ventilazione ideale dovrebbe mantenere costante una serie di condizioni ambientali. In realtà gli impianti funzionano secondo cicli che apportano cambiamenti costanti all'ambiente in cui sono installati. La natura di questi cambiamenti, sia nei livelli di temperatura sia in quelli di umidità, contribuisce a determinare la qualità dell'aria interna. L'ASHRAE (The American Society of Heating, Refrigeration and Air-Conditioning Engineers) rende noti alcuni standard per la progettazione di edifici che stabiliscono tassi e livelli di variazione di temperatura e umidità accettabili nel tempo. I livelli di temperatura e di umidità non propriamente controllati possono creare un ambiente non solo non confortevole, ma favorevole alla crescita di contaminanti biologici. Per questo, dati i livelli di temperatura e umidità particolarmente elevati, la quantità di muffe e funghi è particolarmente abbondante nella parte Nord-Est del nostro Paese. Minimizzare il potenziale di crescita dei contaminanti biologici e assicurare il benessere degli occupanti di un edificio, richiede una frequente rilevazione dei livelli di temperatura e umidità. È importante farlo su periodi di tempo estesi come ad esempio un giorno intero o altri periodi di tempo che risultino rappresentativi perlomeno di un ciclo di funzionamento completo, che può variare a seconda della progettazione/impostazione dell'impianto. Soluzione Come precedentemente affermato, misurare il tasso di ricambio dell'aria con i mezzi tradizionali non è facile e può risultare molto costoso a seconda dell'esperienza dei tecnici. Tuttavia, ora sono disponibili metodi semplificati e con costi effettivi che permettono agli uffici di misurare il tasso di ricambio dell'aria. Per determinare più facilmente il ricambio totale di aria, incluse tutte le vie d'accesso "supplementari" del flusso, è possibile impiegare come gas tracciante l'anidride carbonica, la cui disponibilità è piuttosto abbondante, dato che viene naturalmente esalata quando respiriamo. Un numero elevato di individui riuniti in una stessa stanza può generare concentrazioni di anidride carbonica sufficienti a fornire un gas tracciante naturale. Nelle stanze non occupate si possono introdurre i gas compressi di anidride carbonica per fissare le concentrazioni in modo da eseguire uno studio con il gas tracciante e creare un ambiente di prova ben controllato. Calcolare il tasso di ricambio dell'aria tramite l'anidride carbonica implica il monitoraggio nel tempo delle concentrazioni di anidride carbonica. Le letture di CO2 vengono registrate ad intervalli da un minuto fino a un'ora. Dopo aver lasciato trascorrere un periodo di tempo sufficiente a permettere ai livelli di anidride carbonica di bloccarsi, la sua fonte (cioè coloro che occupano la stanza o il rifornimento di gas compresso) viene rimossa. Quindi, il decadimento risultante dei livelli di anidride carbonica nel tempo è dovuto ad una combinazione di ventilazione forzata (ricambio di aria volontario) ed esfiltrazione (vie di accesso "supplementari" del flusso). Se dovessimo tracciare il logaritmo del decadimento delle concentrazioni di anidride carbonica in funzione del tempo, ricaveremmo una linea retta la cui pendenza sarebbe rappresentata dal tasso di ricambio dell'aria. Cos'è e dove si trova La formaldeide è un gas incolore con caratteristico odore pungente ed irritante che agisce sugli occhi e le vie respiratorie. Appartiene ai Composti Organici Volatili (VOC), ed e fra questi la causa più frequente di disagi negli ambienti interni. Il suo utilizzo versatile e universale rende la formaldeide un prodotto estremamente diffuso, sia in ambienti lavorativi che domestici. Viene infatti utilizzata nei più disparati settori: produzione di resine sintetiche, isolanti, colle, vernici, carte, tessuti. Fonti principali: in uffici e ambienti residenziali, la formaldeide si ritrova quindi in tappezzerie, truciolati, isolanti, coloranti, materie plastiche, moquette, tessuti, detersivi, conservanti, disinfettanti e fumo di tabacco. Rischi sulla salute La formaldeide essendo molto solubile in acqua provoca facilmente irritazione alle mucose con cui viene a contatto. Sono cosi' interessati naso, gola e vie respiratorie. Anche gli occhi ne sono immediatamente colpiti con arrossamenti, congiuntivite e tumefazione delle palpebre. L'intossicazione acuta e' nota soprattutto per ingestione accidentale. Come si può' notare dalla tabella, in elevate concentrazioni può' portare rapidamente anche al decesso. L'intossicazione cronica e' stata osservata per lo più per inalazione o per contatto. La formaldeide e' un composto cancerogeno per l'animale, e con forti sospetti anche per l'uomo, benché non si sia ancora giunti ad una sperimentazione definitiva. Anche in scuole e asili, si sono riscontrate, in parecchi casi, situazioni a rischio per la presenza di numerosi pannelli in truciolare. Alcune scuole sono state chiuse per poter procedere all'eliminazione dei materiali impregnati. Da notare come calore e umidità aumentino l'emissione e di conseguenza i disturbi. Normativa Ecco i principali limiti raccomandati da organismi internazionali, normative nazionali, e istituzioni di Igiene Ambientale. l ENTE O PAESE Stati Uniti Germania (M.A.K.) Regno Unito (O.E.L.) OMS HSA (Centro internazionale di Ecologia Umana) Rivoli TO Livello in ppm (parti per milione) (T.L.V.) 1 0,5 2 0,08 0,05 Cosa fare La formaldeide, come la maggior parte delle sostanze responsabili dell'inquinamento indoor, si può combattere cercando di non usare o di eliminare i prodotti che la contengono. Inoltre una migliore ventilazione dei locali ed un maggior numero di ricambi d'aria possono ridurre fortemente i livelli di concentrazione. Infine l'utilizzo di determinate piante può contribuire sensibilmente alla neutralizzazione di questa sostanza. E' ovvio che nei mesi invernali, per ragioni climatiche, si hanno le situazioni più a rischio. Visti i materiali usati a tutt'oggi in uffici e abitazioni, si può dire che la quasi totalità delle persone corra potenzialmente un rischio, almeno per le basse dosi e a lungo termine. Occorre sempre tenere presente che le aggressioni dell'ambiente sono innumerevoli, ed esistono dei complessi effetti sinergici che possono sfociare in patologie, quando l'accumulo di varie sostanze tossiche fa "traboccare il vaso". IL RUMORE 1. Introduzione Le misure acustiche e le teorie ad esse collegate, non hanno avuto il medesimo sviluppo; infatti mentre la teoria si puo' far risalire a Lord Rayleigh (1878), le prime misure e quindi la verifica delle teorie, sono datate 1932. Infine una vera stagione di diffusione di apparecchi commerciali parte solo nel 1977 con l'avvento dell'era digitale. Da quel momento la tecnica si e' sviluppata velocemente consentendo oggi operazioni impensabili fino a qualche anno fa anche grazie all'avvento dei personal computer ed alla loro grande potenza di calcolo. Oggi e' possibile scomporre le grandezze in gioco, analizzarle e visualizzarle con grande facilita' e velocità. 2 Nozioni Generali Il rumore come il suono, e' l'effetto di vibrazioni emesse da una sorgente sonora e da questa trasmessa ad un mezzo solido liquido o gassoso che ne permette la propagazione sotto forma di variazioni di pressione chiamate onde sonore. La sorgente emana una potenza la quale si trasforma in un secondo momento in pressione sonora. Possiamo dire che la potenza sonora e' la causa e la pressione sonora e' l'effetto. Per analogia consideriamo un termosifone elettrico. La temperatura nella stanza dipende dalla stanza stessa, dalla presenza di altre fonti di calore, dall'isolamento etc. La potenza calorifica funzione della potenza elettrica e' indipendente dalle condizioni ambientali. La relazione tra potenza sonora e pressione sonora e' simile; quello che sentiamo e' la pressione sonora ma questa e' causata dalla potenza sonora emessa dalla sorgente. Una pressione sonora troppo elevata può causare danni all'udito ed e' pertanto questa la grandezza da misurare; ciò e' relativamente semplice in quanto la variazione di pressione sul timpano dell'orecchio che viene da noi percepita come suono, e' la stessa che viene rilevata dal diaframma di un microfono. La pressione sonora dipende dalla distanza dalla sorgente e dall'ambiente acustico o campo sonoro. La propagazione del suono e del rumore nello spazio avviene in tutte le direzioni sotto forma di onde sferiche. Per definizione suoni e rumori sono l'effetto sul timpano di vibrazioni dell'aria; l'uomo percepisce vibrazioni comprese tra i 20 Hz ed i 16.000 Hz (1 Hz = 1 ciclo per secondo) altri animali hanno sensibilità diverse contando su una maggiore capacita' verso le più alte frequenze (ultrasuoni). I fenomeni sonori vengono distinti in suoni e rumori a seconda della loro regolarità. I suoni propriamente detti sono composti da una (suoni puri) o più (suoni complessi) oscillazioni sinusoidali. I rumori sono caratterizzati da vibrazioni non periodiche, del tutto irregolari. Da un punto di vista sanitario il rumore e' comunque tutto ciò che, suono od insieme di suoni, risulti sgradito o addirittura nocivo. Da ciò deriva che il suono di uno strumento musicale viene propriamente definito suono mentre il fracasso generato da un treno, un aereo od un martello pneumatico viene definito rumore. A seconda della frequenza (numero di vibrazioni al secondo) si parla di altezza del suono e nel gergo comune viene definito acuto o basso. La sensazione di intensità é invece data dalla pressione sonora esercitata dall'onda sonora sul timpano. Per ogni frequenza esiste una soglia di udibilità o intensità percepibile definita come soglia di udibilità; il limite superiore dovuto ad una sensazione sempre più fastidiosa fino a diventare dolore viene proprio definita come soglia del dolore . La tabella che di seguito riporta i valori di pressione sonora dalla soglia di udibilità fino alla soglia del dolore é espressa in dB (decibel) ponderati in curva A. La differenza tra dB e dBA consiste nella migliore espressione soggettiva dell'uomo alla sollecitazione acustica. 05 30 40 50 60 70 80 100 110 115 120 >130 dB(A) dB(A) dB(A) dB(A) dB(A) dB(A) dB(A) Soglia di udibilità Biblioteca Ufficio Conversazione Tromba Auto Martello pneumatico Soglia del Dolore 3. Campi sonori Il campo sonoro e' la zona nella quale il suono si propaga. Il campo sonoro viene classificato in base all'ambiente in cui le onde sonore si propagano. Il Campo Libero definisce la propagazione del suono in uno spazio libero ideale senza alcuna riflessione. Tali condizioni esistono all'aria aperta (abbastanza lontano dal suolo) o in una camera anecoica dove i suoni vengono totalmente assorbiti dalle mura. La propagazione in campo libero e' caratterizzata da una caduta di 6dB del livello di pressione sonora ogni volta che la distanza dalla sorgente si raddoppia. Il Campo Diffuso é caratterizzato da una serie di riflessioni ripetute e si sposta in tutte le direzioni con eguale pressione e probabilità. Questo tipo di campo sonoro é quello esistente in una camera riverberante. Tutti i problemi di controllo del rumore sono prima di tutto un problema di localizzazione e di identificazione della sorgente. 4. Misura del Rumore La misura del rumore viene effettuata con appositi strumenti detti fonometri. Fino ad alcuni anni fa questi strumenti erano in grado di rilevare soltanto il valore istantaneo del livello sonoro e pertanto fornivano misure variabili da istante ad istante con notevoli problemi di lettura e quindi di interpretazione. I rumori infatti non sono sempre continui (o stazionari) ma possono essere variabili o anche impulsivi. Attualmente i fonometri sono dotati di un sistema di memorizzazione ed integrazione che permette di giungere alla definizione del livello medio in un arco di tempo determinato per esempio un turno di lavoro di 8 ore. In questo caso i fonometri vengono definiti come integratori o dosimetri e forniscono il livello sonoro equivalente Leq, ossia il livello sonoro continuo che meglio approssima il livello variabile in un tempo T e che si potrebbe definire come valore medio di pressione sonora. Tutti i criteri di valutazione del rumore per la prevenzione dei rischi in ambienti di lavoro sono basati sulla misura del livello sonoro equivalente espresso in decibel ponderati in curva A (dBA). 5. Grafici isolivello e tridimensionali I grafici isolivello e tridimensionali danno una rappresentazione più dettagliata del campo sonoro creato da una sorgente. Si possono cosi' identificare con accuratezza diverse sorgenti e/o zone di assorbimento. Stabilita una maglia tanto più stretta a seconda del dettaglio che si vorrà dare alla mappa, si procede con la misura del livello sonoro nei punti di intersezione della griglia. Tali valori costituiscono una matrice dei livelli sonori che permette di calcolare le curve isolivello unendo i punti di uguale intensità e interpolando per i valori intermedi. Dai grafici bidimensionali e' poi possibile, con opportuni programmi software, realizzare visioni tridimensionali della variazione della pressione sonora. Ciò permette agevolmente di rilevare l'andamento del livello sonoro nello spazio e di progettare accurati sistemi di contenimento delle emissioni. Altri software poi sono in grado, attraverso un modello matematico costruito sulla base di un particolare luogo di interesse, di conoscere in anticipo il livello sonoro causato da determinate sorgenti. Nel calcolo vengono ovviamente tenuti in considerazione tutti i fenomeni di riflessione, attenuazione, effetti meteorologici etc. Ciò consente di modificare le caratteristiche dell'area nel modello per prevedere gli effetti di soluzioni di contenimento (Software Previsionali per i Livelli di Rumore attraverso l'uso di Modelli di Simulazione ). 6. Abbattimento del rumore La riduzione della generazione e/o propagazione del rumore si effettua mediante accorgimenti spesso intuitivi ed ovvi ma a cui si dedica spesso scarsa attenzione come ad esempio la perdita di aria da una tubazione di aria compressa o l'uso di un recipiente di raccolta di pezzi semilavorati rivestita in gomma invece che metallica etc. La riduzione della propagazione in ambienti civili o di lavoro, e' realizzabile mediante fonoisolamento, smorzamento delle vibrazioni trasmesse alle strutture e rivestimento dei locali con pannelli fonoassorbenti. Il fonoisolamento consiste nell'isolare la sorgente del rumore in un involucro chiuso e rivestito all'interno con materiali fonoassorbenti; tale soluzione e' possibile per macchine fisse come un compressore. In genere il fonoisolamento comporta pero' rischi di surriscaldamento e deve quindi essere attentamente progettato. Le vibrazioni trasmesse da elementi in moto a mezzi solidi (solai, pareti, pilastri, armature etc) sono un'altra fonte di rumore che e' possibile abbattere mediante semplici ammortizzatori in gomma, molle, tappeti di feltro etc. Per ultimo il rivestimento per esempio di locali con pannelli fonoassorbenti ha lo scopo di attenuare i rumori riflessi; e' ovvio che i rumori diretti rimangono inalterati e quindi il loro livello di insonorizzazione all'interno e' abbastanza scarso. Diversa sarà la valutazione di assorbimento se ci troviamo al di fuori del locale dotato di pareti fonoassorbenti. In questo caso essendo buona parte del rumore assorbito dai pannelli quello che giungerà al di fuori del locale sarà molto poco. Per quanto riguarda invece i sistemi di contenimento dei livelli sonori in aree vaste come le zone di grande traffico, quartieri attraversati da strade di grande comunicazione, ferrovie o in prossimità di aereoporti, é necessario procedere prima di tutto ad un monitoraggio dei livelli di rumore esistenti e poi attraverso una approfondita analisi degli elementi al contorno progettare, caso per caso, opportuni sistemi di assorbimento o barriere acustiche. 7. Effetti sull'organismo umano Dal punto di vista fisiologico, il problema del rumore e' relativamente complesso. Infatti se e' vero che il silenzio può indurre depressione, e' anche vero che l' esposizione prolungata a livelli sonori elevati causa danni permanenti piu' o meno gravi. In generale si può dire che l' esposizione continua a forti rumori causa un deficit uditivo progressivo e permanente. Il rischio va' naturalmente messo in relazione non al solo mondo professionale, ma anche alla presenza di alcune condizioni predisponenti o pregresse. Una sordità da rumore (ipoacusia) si instaura quando alcune delle cellule ciliate che trasmettono gli impulsi al cervello muoiono; il danno e' quindi irreversibile e nulla potrà restituire al soggetto la facoltà uditiva precedente. Inoltre poiché in genere inizialmente il deficit uditivo e' a carico delle alte frequenze, il paziente non si accorge quasi del danno che sta subendo. Ciò perché egli riesce a percepire quasi normalmente il parlato anche se incontra difficoltà ad udire lo squillo di un telefono od il cinguettio di un uccello. Se il soggetto rimane esposto al rumore il danno si estende anche nel campo della voce parlata ma a questo punto e' troppo tardi per qualsiasi terapia. Da quanto esposto si comprende quanto sia importante, nel campo dell'acustica ambientale, procedere a valutazioni audiometriche periodiche nei soggetti a rischio e controllare i livelli di intensità sonora non solo negli ambienti di lavoro ma anche in quelli residenziali