14 La consulenza come caccia al tesoro Liselotte Fassbind-Kech* Traduzione di Viviana Chiarlo e Isotta Chiari Riassunto A partire dalla definizione di counselling AT presente nel Manuale EATA, l’articolo sottolinea la “focalizzazione sulle risorse”, competenza di base del counsellor analista transazionale, approfondita e ricollocata nell’asse del tempo. Il processo consulenziale diventa una vera e propria caccia al tesoro. Counsellor e cliente, all’interno della loro relazione contrattuale, insieme, sono impegnanti a ricercare e restituire valore alle risorse del presente, del passato e del futuro. L’autrice, attraverso la presentazione di un caso, illustra come il riconoscimento delle risorse può divenire fonte di motivazione e aprire nuove possibilità e nuove esperienze di autonomia. Abstract Counselling as a treasure hunt Starting with the definition of counselling in TA given by the EATA Manual, the article underlines the “focusing on resources” as a basic ability of the TA counsellor, that is enriched and reallocated throughout time. The counselling process therefore becomes a veritable Treasure hunt. Counsellor and client, within their contractual relationship, are involved together in searching and giving value to present, past and future resources. The author illustrates, * Liselotte Fassbind-Kech, TSTA-C, analista transazionale didatta e supervisore EATA ITAA, vive e lavora a Zurigo. La consulenza come “caccia al tesoro” è il testo relativo alla giornata di studio organizzata il 12 novembre 2011 dal CPAT di Milano per gli allievi della Scuola A.T.C. (Analisi Transazionale e Counselling), “Identità del counsellor e le possibilità di lavorare con le risorse del presente, del passato e del futuro”. www.beratung-fassbind.ch La consulenza come caccia al tesoro 15 through a case presentation, how the resources recognition can become a source of motivation, and can open new possibilities and new experiences of autonomy. Alla voce consulenza su Wikipedia compaiono oltre 50 accezioni, a partire dalla consulenza del lavoro e professionale, attraverso la consulenza familiare, finanziaria, Feng-Shui, psicosociale, per l’immigrazione, fino alla consulenza di immagine. Le tipologie di consulenza possono essere distinte anche a seconda dell’orientamento. La consulenza può essere finalizzata a uno scopo (per esempio trovare la migliore strategia di investimento di un patrimonio) o piuttosto alla persona (quando occorre trovare un nuovo orientamento durante una fase di transizione nella vita). A seconda dell’ambito di applicazione, la persona dovrà farsi assistere da un consulente (la difesa tecnica nel processo penale è obbligatoria) oppure ricorrerà alla consulenza di propria iniziativa. Indipendentemente dalla volontarietà, e dal conseguente grado di motivazione, e indipendentemente dai metodi utilizzati, la consulenza viene prescritta o richiesta al fine di migliorare l’attuale situazione professionale o personale. Idealmente, il cliente collabora alla definizione del livello e dell’ambito dell’intervento per ottenere il miglioramento desiderato, al fine di stabilire con chiarezza in quale direzione procedere, la durata del rapporto di consulenza e le possibilità di verifica dei risultati. Gli analisti transazionali identificano questo processo con il processo di costruzione e stipulazione del contratto. I modelli Nell’antichità troviamo già i primi esempi di counselling. Aristotele, ad esempio, nella sua Etica nicomachea ci indica la pratica per «apprendere come diventare un uomo buono e come condurre una vita felice». Ci insegna che, per vivere in modo soddisfacente, l’essere umano dispone del bios theoretikos e del bios praktikos. Il bios theoretikos comprende la scienza, la razionalità, la ricerca delle verità fondamentali, la saggezza. Il bios praktikos si riferisce alla vita 16 Quaderni di Psicologia 57 – 2012 pratica, al perfezionamento dell’uso della ragione in riferimento alla realtà, vale a dire alla applicazione dell’intelletto e delle proprie capacità secondo le virtù etiche. Le finalità individuate da Aristotele sembrano molto vicine a quello che Eric Berne, fondatore dell’Analisi Transazionale, descrive come obiettivo della vita quando parla dell’autonomia che si accompagna a capacità quali la consapevolezza, la spontaneità e l’intimità. Al pari delle teorie di Aristotele anche la formulazione di Berne fa supporre che un intervento riuscito di counselling si rivolga prevalentemente al piano cognitivo e comportamentale, dell’azione. Berne si avvalse della collaborazione con il neurochirurgo Penfield per sviluppare la tesi secondo la quale il cervello funzionerebbe come un registratore, in grado di memorizzare le esperienze dell’intera vita (Berne, 1966). La neurofisiologia ha evidenziato da tempo l’interazione fra processi cognitivi, emotivi e fisiologici. Greenspan (1997), Damasio (1999), Bauer (2002, 2005), Hüther (2007), Porges (2010), sebbene con valutazioni differenti dei singoli aspetti, sono concordi nel ritenere che cambiamenti duraturi nel modo di pensare, provare emozioni e agire possano avvenire efficacemente soltanto con il coinvolgimento del corpo. La tesi centrale del costruttivismo recita: Gli esseri umani sono sistemi autopoietici, autoreferenziali, operativamente chiusi. La realtà esterna ci è inaccessibile da un punto di vista sensoriale e cognitivo. Siamo collegati all’ambiente in modo esclusivamente strutturale, vale a dire che nel nostro sistema nervoso trasformiamo gli impulsi provenienti dall’esterno secondo un procedimento “determinato dalla struttura”, cioè fondato su strutture psicofisiche, cognitive ed emotive biograficamente caratterizzate. La realtà prodotta in questo modo non è una rappresentazione o un’immagine del mondo esterno, piuttosto un costrutto praticabile, condiviso da altre persone, che si è rivelato biograficamente e storicamente utile per la nostra vita. Gli esseri umani, in quanto sistemi autoregolati non possono essere determinati dall’ambiente, tuttavia possono esserne perturbati, disturbati e stimolati (Siebert, 2005). La consulenza come caccia al tesoro 17 I neurobiologi Humberto Maturana e Francisco Varela hanno potuto affermare sulla base delle loro conoscenze neuroanatomiche che: un significato emerge quando l’eccitazione degli stimoli ambientali sollecita negli organi di senso impulsi i quali, mediante i diversi meccanismi delle varie aree del sistema nervoso e cerebrale, sono messi a confronto, elaborati e sempre più integrati con i contenuti della memoria (Maturana, Varela, 1987). Joachim Bauer, docente di psiconeuroimmunologia, scrive: Le relazioni fra l’esperienza del nostro corpo e gli oggetti del mondo esterno sono particolarmente significative dal punto di vista psicosomatico. Questo congiungimento dei segnali della sfera interiore del corpo e del mondo delle situazioni esterne avviene nel gyrus cinguli del sistema limbico, sede della propriocezione e del senso di autostima (Bauer, 2002). Da un punto di vista neurobiologico l’essere umano è programmato per la risonanza sociale e la cooperazione. Il riconoscimento, la stima, l’attenzione e la simpatia nelle relazioni interpersonali stimolano il sistema motivazionale interno a secernere dopamina, oppioidi endogeni e ossitocina. Questi tre tipi di ormoni concorrono a generare l’impulso a muoversi verso l’obiettivo e l’energia necessaria (Bauer, 2007). Gli autori citati confermano che il counselling è particolarmente efficace quando avviene nell’ambito di una relazione in cui coesistono aspetti cognitivi, emotivi e sensoriali. Definizione di counselling Come abbiamo detto, l’analista transazionale stabilirà gli obiettivi con i singoli clienti. Allo stesso tempo, potrà fare riferimento alle definizioni delle associazioni professionali nazionali o internazionali per delineare la portata del suo intervento. Riporto come esempio la definizione di counselling dell’EATA (European Association of Transactional Analysis): Il counselling analitico transazionale è un’attività professionale all’interno di una relazione contrattuale. Il processo di counselling permette ai clienti o sistemi di clienti di sviluppare consapevolezze, 18 Quaderni di Psicologia 57 – 2012 opzioni e capacità di gestione dei problemi, facilita lo sviluppo personale nella vita quotidiana, attraverso il potenziamento dei loro punti di forza e delle loro risorse. Scopo ultimo è incrementare l’autonomia dei clienti in relazione al proprio ambiente sociale, professionale e culturale. Il campo del counselling è scelto da professionisti che lavorano in ambiti psicosociali e culturali, per esempio, assistenza sociale, sanità, lavoro pastorale, prevenzione, mediazione, facilitazione di processo, lavoro multiculturale e attività umanitarie (EATA, 1995). Stando a questa definizione, siamo tenuti a sviluppare la consapevolezza e le competenze dei nostri clienti utilizzando e moltiplicando allo scopo le loro risorse e capacità. La ritengo una nobile missione, che presuppone che noi abbiamo sicurezza delle nostre competenze e risorse. Presupposti fondamentali Se saremo in grado di attivare il nostro sistema motivazionale interno per muoverci fiduciosi verso l’obiettivo definito con il cliente (Bauer, 2007), potremo parlare di Potenza così come è intesa da Berne, Crossman e Steiner. I nostri neuroni specchio ci consentono di raccogliere informazioni sulle emozioni che provano i clienti. Siamo formati per tenere conto di queste informazioni e utilizzarle successivamente come indicatori. Nel frattempo anche i clienti, spesso in modo del tutto inconsapevole, raccolgono informazioni su di noi (atteggiamento, voce, mimica, gestualità, livello di coinvolgimento, attenzione, emozioni). Ne risulta un effetto di reciprocità che, mediante la nostra sicurezza, forse percepita come “autorità naturale”, crea i presupposti ottimali per il successo della consulenza. Sicurezza I clienti si rivolgono a noi generalmente in situazioni complesse o addirittura di disagio, oppure ci vengono inviati dalle realtà che sostengono le persone in condizioni di vita difficili. Possiamo quindi presupporre che i clienti non arrivino rilassati ma si trovino in uno stato di stress che anch’essi, in misura diversa, rilevano. La consulenza come caccia al tesoro 19 Il loro corpo manifesta una serie di reazioni fisiche a un ambiente che non li rende sicuri. Il sistema nervoso autonomo disattiva le strutture filogeneticamente più recenti della regolazione affettiva, che consentono l’attuazione di strategie di socializzazione, per coinvolgere i più arcaici meccanismi di lotta, fuga e immobilità (Porges, 2010). La funzione della corteccia prefrontale capace di processi cognitivi complessi è compromessa. Se consideriamo questi processi fisici involontari, non influenzabili intenzionalmente, risulta evidente che occorre offrire al cliente una situazione in cui possa provare il massimo senso di sicurezza possibile nel momento specifico. Oltre ai già citati indicatori che segnalano il senso di sicurezza, l’Analisi Transazionale ci fornisce buoni strumenti per mettere il cliente a suo agio e diminuire il livello di stress. Il fattore più importante rimane l’atteggiamento fondamentale “io sono ok, tu sei ok”. La negoziazione del contratto mette in evidenza le procedure e permette al cliente di incidere sulle aspettative, un ulteriore fattore di sicurezza. Con la interiorizzazione delle proprie competenze, il counsellor libera la parte sociale del suo sistema nervoso autonomo. I muscoli del viso e i dorsali sono rilassati e, di conseguenza, il cliente si può orientare in base alla espressione e alla modulazione della voce dell’analista (Porges, 2010). In Analisi Transazionale si parla di aspetti psicologici delle transazioni, che devono essere rilevati e tenuti in considerazione indipendentemente dagli aspetti sociali. Anche la seduta in sé offre una certa sicurezza, perché generalmente avviene nella stessa stanza, possibilmente non viene interrotta né disturbata da rumori esterni e segue i tempi concordati in precedenza. Inoltre, gli analisti formati sanno come offrire possibilità che consentono al cliente di iniziare una relazione interpersonale, dosandone al contempo tempi e intensità. La durata e la profondità del contatto visivo sono per il cliente campo di sperimentazione e per il counsellor uno dei parametri della disponibilità del cliente a entrare in relazione. Quando il clima instaurato produce il massimo livello di sicurezza possibile, il counselling è verosimilmente già bene avviato verso il successo. 20 Quaderni di Psicologia 57 – 2012 Il cliente dispone di tutte le sue facoltà intellettuali, le sue sensazioni fisiche e i suoi sentimenti: quello che l’Analisi Transazionale descrive come l’accesso allo stato dell’Io Adulto, la risorsa più importante nel processo di consulenza. Ora il cliente può chiedere a se stesso e all’analista di considerare la situazione in modo realistico. Eppure, personalmente, può sentire che gli mancano le risorse per affrontare le sfide del presente, perché è abituato a definirsi secondo le proprie frustrazioni, i propri bisogni insoddisfatti o le lacune della propria crescita personale, vale a dire a percepire il mondo e se stesso in termini di più e meno. Risorse Il ruolo importante e sempre appassionante del counsellor è permettere al cliente di accedere al patrimonio di risorse che possiede. Già Berne, nell’elaborare i presupposti fondamentali dell’Analisi Transazionale, considera che «ogni persona ha la capacità di pensare». Dalla definizione di counselling dell’EATA, rilevo che la filosofia del counselling in AT parte dall’ipotesi che ogni persona, oltre alla propria capacità di pensiero, possiede “altre risorse”. La competenza di base del counsellor che prediligo è la sua capacità di focalizzarsi sulle risorse (una vera e propria caccia al tesoro). Quando il counsellor si focalizza sulle risorse: a. sa utilizzare e potenziare i punti di forza del cliente intesi come agenti di cambiamento; b. identifica le risorse esistenti nel cliente e nel sistema del cliente e le integra nel processo di counselling c. ha una conoscenza operativa delle risorse presenti sul territorio che potrebbero essere di supporto al cliente o alle quali il cliente potrebbe essere inviato, compresi i servizi medici, psichiatrici, psicoterapeutici e altri. 21 orizzonte della propria vita visione del problema risolto altri nuovi modelli visione della nuova identità teoria AT impulsi di lotta impulsi di fuga significato dell’immobilizzazione relazione emozioni altri altri esperienze di successo competenze sviluppate da esperienze difficili risorse del copione (e.g. spinte) La consulenza come caccia al tesoro antenati È particolarmente interessante illustrare l’intera vita del cliente alla luce delle risorse. Lo spettro può arrivare nel passato fino alla nascita o più in là, fino agli antenati, e può comprendere il futuro fino alla morte e oltre, fino allo scenario di come il cliente si rappresenta ciò che avviene dopo la morte. Nella figura indico alcune risorse, ordinate secondo un asse temporale. Risorse del presente Chiunque eserciti professionalmente la consulenza dispone di tecniche proprie e si concentra nel presente sulle risorse che ritiene più importanti. Qui mi limito a riportarne alcune che mi sembrano particolarmente significative. Impulso di fuga All’inizio del counselling i clienti sono spesso tesi e insicuri perché non sanno che cosa li attende. Possono esternare la propria insicu- 22 Quaderni di Psicologia 57 – 2012 rezza oppure dimostrarsi riservati. Se noi valorizziamo l’insicurezza o la riservatezza quali naturali meccanismi di difesa e incoraggiamo i clienti a considerare seriamente questi segnali, dimostriamo loro che l’istinto di fuga, dal quale deriva il comportamento presente, è naturale e prezioso. In questo modo i clienti imparano che l’impulso di fuga non nasce dalla codardia, ma da un utile istinto arcaico di sopravvivenza. Comprendono che è una qualità sapere avvertire il pericolo e determinare autonomamente se e in quale misura occorra scegliere la fuga o la ritirata per controllare una situazione. Impulso alla lotta I clienti ci possono apparire aggressivi verso di noi in determinate situazioni, oppure manifestare aggressività nei confronti di altre persone o in riferimento a circostanze specifiche. Anche l’aggressività nasce da un impulso del tronco encefalico che originariamente presiedeva alla sicurezza e alla sopravvivenza. Se noi riconosciamo questo valore all’aggressività dichiarata o manifestata in altro modo, diamo alla persona la possibilità di impiegare tale energia per se stessa in modo da poter accrescere la propria sicurezza o soddisfare i propri bisogni senza pericolo per sé o per gli altri. La persona acquisisce la consapevolezza della propria aggressività come risorsa. Immobilizzazione/congelamento Specialmente i clienti traumatizzati tendono alla attivazione della parte vagale non mielinizzata del sistema nervoso autonomo in situazioni apparentemente o realmente pericolose (Porges, 2010). Tale attivazione comporta fra l’altro una totale o parziale immobilità. I clienti riferiscono di stati dissociativi e della incapacità di percepire il proprio corpo. Nelle situazioni di stress acuto l’immobilità protegge non solo dalla sensazione del dolore fisico ma anche dal sovraccarico cardiovascolare (Porges, 2010). Se i clienti riconoscono questo meccanismo protettivo come una risorsa originariamente utile, possono imparare a utilizzare l’orientamento per valutare il pericolo in modo differenziato e realistico e per proteggersi senza perdere la percezione di sé. La consulenza come caccia al tesoro 23 Concettualizzazione I concetti dell’Analisi Transazionale forniscono un eccellente ­orientamento non solo alla corteccia frontale ma anche al sistema nervoso autonomo del cliente. La possibilità di comprendere il comportamento degli altri e il proprio, e potere conseguentemente classificare il secondo come “normale”, spesso produce una riduzione dello stress e consente di tornare a pensare lucidamente riuscendo a utilizzare in modo differenziato i riflessi di lotta o fuga. Relazione Come sopra citato, Bauer sostiene che dal punto di vista neurobiologico l’essere umano è orientato al sociale e programmato per la risonanza sociale e la cooperazione. La motivazione nasce dal dare e ricevere riconoscimento, stima e simpatia nell’ambito delle relazioni interpersonali. I sistemi motivazionali si disattivano quando non esiste alcuna possibilità di riconoscimento sociale ed entrano in funzione nel caso contrario, quando sono in gioco riconoscimento o amore (Bauer, 2007). L’atteggiamento fondamentale, coltivato dal counsellor analista transazionale, “io sono ok, tu sei ok” fornisce i presupposti ottimali, affinché il cliente possa percepire e accettare carezze e riesca finalmente a sviluppare un atteggiamento di autostima, che gli offra motivazione e strumenti per muovere nuovi passi sulla strada del cambiamento. Risorse del passato Quando il cliente riesce ad avere accesso alle risorse del passato modifica la sua visione del mondo e di sé e cambia la sua identità nella direzione di una maggiore autoapprovazione. Gli analisti transazionali sono spesso riluttanti a lavorare sul passato del cliente perché la regressione appartiene allo scenario della psicoterapia. In questo modo rinunciano tuttavia alla possibilità di utilizzare le molteplici risorse legate alle diverse fasi della vita. Valorizzazione delle strategie di sopravvivenza Nel lavoro di counselling si tratta soprattutto di dare un nome alle esperienze difficili dell’infanzia o dell’adolescenza e di dare 24 Quaderni di Psicologia 57 – 2012 legittimità ai sentimenti, per es. dolore o rabbia, suscitati da questo processo nel presente. I sentimenti di oggi rappresentano l’occasione per valorizzare le capacità del bambino di allora. Il bambino che, per esempio, ha ricevuto poca attenzione in famiglia può essere stato bravo a procurarsela dai vicini o dagli amici e/o può avere imparato a cavarsela con poca attenzione oppure a creare un mondo tutto suo. Sono fatiche degne di nota. Il riconoscimento di tali enormi conquiste mette il cliente in grado di sviluppare il rispetto di se stesso. La percezione fisica di questo nuovo atteggiamento di rispetto attiva il già citato sistema motivazionale e produce la secrezione di neurotrasmettitori che veicolano un senso di benessere e dispongono l’organismo in una condizione psichica e fisica più adeguata alla concentrazione e alla prontezza all’azione (Bauer, 2007). Possiamo quindi concludere che il riconoscimento di strategie di sopravvivenza, o di “scampate” ingiustizie, rinforza nella persona la capacità di creare nuove strategie, mettere in atto nuovi comportamenti e ottenere altri riconoscimenti. Trasporre strategie del passato nel presente Ogni counsellor sa come chiedere ai suoi clienti di ricordare situazioni o sfide simili a quella presente, già sperimentate e concluse con successo nel passato. Di regola la richiesta porta il cliente a riconoscere facilmente che, come allora era riuscito a gestire il problema, anche oggi può utilizzare le stesse risorse. Il rischio di un processo così rapidamente orientato alla soluzione consiste nel dedicare insufficiente attenzione al riconoscimento delle strategie del passato, ottenendo una attivazione incompleta del sistema motivazionale. Le opzioni del presente vengono infatti enumerate in modo puramente cognitivo, perdendo in spinta motivazionale. Comprendere il sistema Risorse essenziali del passato si trovano anche nel sistema familiare del cliente. I nonni o altre persone di riferimento probabilmente hanno giocato un ruolo importante, per avergli saputo dedicare attenzione o per essere stati modelli significativi nella sua esistenza. Persino i racconti della memoria familiare possono contenere risor- La consulenza come caccia al tesoro 25 se. La consapevolezza di discendere da persone che con coraggio e tenacia, creatività ed energia sono andate incontro alla vita porta a riconoscere le proprie origini e, di conseguenza, attiva il sistema motivazionale. Risorse del futuro Le visioni del futuro sono fonte di motivazione e di forza. Secondo Hüther, una volta iniziato a livello cerebrale, lo schema di eccitazione sensoriale diventa tanto più potente quanto più riesce a espandersi ad altre aree del cervello e a sovrapporsi agli schemi eccitatori che vi sono normalmente generati. Ciò è vero soprattutto quando l’eccitazione si estende alle regioni cerebrali più antiche e profonde, le cui interconnessioni neuronali sono responsabili della regolazione delle funzioni organiche. Quando un’immagine evoca il vissuto emotivo, nelle aree associative del cervello, nascono schemi di attivazione che entrano in connessione con le regioni limbiche subcorticali, in gran parte preposte alla regolazione delle funzioni organiche (Hüther, 2006). Perciò, più attenzione dedichiamo alla elaborazione di una visione mediante la rilevazione delle reazioni fisiche ed emotive che può suscitare, maggiore è la probabilità di riuscire a mettere in atto azioni utili ai fini della sua realizzazione. Anche questo comporta un cambiamento dell’identità. Il cliente riesce a vedersi come una persona in grado di mirare a un obiettivo e intraprendere le azioni necessarie per raggiungerlo. Il riconoscimento di questo processo produce ancora una volta la secrezione di dopamina, la quale a sua volta facilita la realizzazione di alcuni passi concreti verso la definizione e il raggiungimento di questa visione. Visualizzazione del problema risolto Con la richiesta di immaginare come sarebbe la situazione se la prova fosse già superata o il problema fosse già risolto il cervello viene sollecitato a stabilizzare nei neuroni le informazioni di cui la persona è già consapevole o quelle non ancora radicate nella consapevolezza. L’immagine interiore contenente la visione di quella determinata situazione, del modo di procedere e delle relative 26 Quaderni di Psicologia 57 – 2012 a­ spettative deve, per potere essere evocata nel pensiero, trovarsi già presente nel cervello in uno schema di interconnessione specifico. Vale a dire che possiamo pensare e immaginare solamente ciò che abbiamo già vissuto, sperimentato e fissato nel cervello in forma di immagine interiore (Hüther, 2006). Creare una visione del problema già risolto significa quindi permettere l’accesso a risorse delle quali la persona ha una consapevolezza solamente parziale. Dall’immagine del problema già risolto è possibile dedurre le ­azioni da intraprendere per la sua realizzazione. Tuttavia, anche in questo caso, la visione diventa motivazione ad agire e a comportarsi in modo nuovo solamente se vissuta “in tutti i sensi”. Visualizzazione di un esempio Il cervello mette in atto la citata stabilizzazione delle informazioni anche quando chiediamo al cliente di immaginare come gestirebbe la situazione un suo “modello”, sia una figura reale o creata da lui stesso. Dal punto di vista analitico transazionale si potrebbe parlare di utilizzazione dei contenuti genitoriali come risorse. In ogni modo, l’elaborazione creativa di un modello è possibile solamente se l’Io Bambino Libero partecipa al processo e l’Io Adulto fornisce le informazioni necessarie per ottenere un risultato realistico. Orizzonte di vita Una preziosa risorsa del futuro sta nel modo in cui il cliente immagina la sua festa di compleanno in età avanzata e racconta agli ospiti la storia della sua vita. La narrazione comprende la situazione attuale e i progressi compiuti dal cliente, che gli hanno permesso di festeggiare il compleanno in modo così sereno. La modalità di visualizzare “a ritroso” il proprio percorso di vita implica la possibilità di vedere la situazione odierna, tanto problematica, nella prospettiva di una vita vissuta con soddisfazione, permettendo così alla corteccia prefrontale di pensare lucidamente e generare emozioni positive in grado di stimolare il cervello limbico. Se tali immagini vengono associate a sensazioni fisiche ed emozioni, aumenta la probabilità che lo schema di interconnessione così avviato produca nuovi modi di pensare, sentire e agire. La consulenza come caccia al tesoro 27 Un esempio di lavoro sulle risorse come integrazione di presente, passato e futuro La signora A., una donna di 85 anni, era arrivata lamentando l’impressione che la sua vita fosse ridotta a un’attesa: aspettare la morte, aspettare la donna delle pulizie, aspettare la consegna del pasto, aspettare che qualcuno la venisse a prendere, ecc. Si lamentava anche di essere stata oppressa per tutta la vita: prima dai genitori, poi dal marito e infine dagli impedimenti fisici della vecchiaia. Al momento le sue risorse consistevano nella consapevolezza della propria sofferenza e nel desiderio di fare qualcosa per cambiare la situazione. Quali altre possibilità di intervento avevo io, se non esprimerle tutta la mia comprensione? Riflettevo sull’opportunità di consigliarle una terapia o almeno cercare una strategia che la potesse aiutare a dare nuovo senso alla vita quando, prima che potessi aprire bocca, la signora A. mi offrì una magnifica risorsa. Mi riferì come, in occasione del matrimonio del principe William, avesse provato ammirazione per la regina Elisabetta. Sottolineò il contegno e i modi garbati con cui la regina riceveva le attestazioni di rispetto che le venivano tributate e li mise a confronto con il proprio atteggiamento di vita, sempre sottomesso. La signora A. aveva afferrato il significato di queste immagini, anche se non pensava ancora di poterne trarre una nuova visione del proprio futuro. Espresse il dolore e il rammarico per le occasioni sfuggite con le parole: «Rimpiansi di non aver vissuto almeno un briciolo di quella regalità». Con questo non solo riconosceva il peso del passato ma si assumeva una parte di responsabilità per non aver saputo cogliere le occasioni che si erano presentate. La incoraggiai ad abbozzare una visione della sua vita presente e futura, immaginandola vissuta in modo regale. La signora A. comprese subito che cambiare atteggiamento poteva essere molto efficace. Non avrebbe più trascorso il tempo in attesa ma avrebbe accolto l’aiuto degli altri come segno di riconoscimento. Avrebbe guardato alla sua storia con l’ottica di riconoscere le proprie straordinarie prestazioni. Avrebbe persino trovato l’energia per ricominciare a dipingere. Con questa visione esplorò le proprie 28 Quaderni di Psicologia 57 – 2012 reazioni fisiche, le emozioni e cercò un portamento adeguato. Diede al cervello gli stimoli sufficienti per formare uno schema di attivazione. Più profonda era la percezione delle sue reazioni, maggiore diveniva il coinvolgimento del sistema limbico e delle aree corticali associate. Al sistema nervoso diede tempo e modo di adattarsi alla nuova immagine interiore di regalità. Il tempo dedicato a fare spazio a questa visione e a osservare le sue impressioni era bene investito, perché i cambiamenti possono avvenire in modo durevole solamente con la attivazione di un numero sufficiente di aree corticali associate (Hüther, 2006). In conclusione, la signora A. decise di non aspettare oltre ma di vivere subito la vita con il nuovo atteggiamento regale. Utilizzava i presidi che le servivano per uscire dalla stanza non più come attrezzi per sostenere il peso del corpo ma come ausili per un portamento eretto e sicuro. Il cappello non serviva più a nascondere i capelli ormai radi ma per dimostrare che poteva andare a testa alta anche senza corona. La signora A. ci insegna in modo esemplare come sia possibile utilizzare uno stimolo del presente per creare una visione del futuro in grado di migliorare la qualità della vita attuale, riconoscendo le sofferenze del passato e valorizzando le capacità già esercitate per superare i momenti difficili. La ricerca insistente delle risorse del cliente ha reso il mio lavoro di counsellor una appassionante caccia al tesoro, che mi offre continue sorprese e che attiva profondamente anche il mio sistema motivazionale. Sento di avere il privilegio di appartenere a una categoria professionale che valuta ciascuna persona per la sua umanità, sia consapevole delle proprie risorse sia che le debba ancora scoprire. La consulenza come caccia al tesoro 29 Bibliografia Bauer J., Das Gedächtnis des Körpers, Eichborn, 2002 Bauer J., Prinzip Menschlichkeit, Hoffmann und Campe, 2007 Berne E., Principles of Group Treatment, Shea books, 1966, trad. it. Principi di terapia di gruppo, Astrolabio, Roma 1986 EATA Core competences, EATA ITAA web-site Greenspan Stanley I., The growth of mind, Perseus books, 1997, trad. it. L’intelligenza del cuore, Mondadori, Milano 1997 Hüther G., Die Macht der inneren Bilder, Vandenhoeck & Ruprecht, 2006 Maturana H., Varela F., Der Baum der Erkenntnis, Berna 1987, trad. it. L’albero della conoscenza, Garzanti Libri, 1999 Porges Stephen W., Die Polyvagal-Theorie, Junfermann, 2010 Sieber Horst, Pädagogischer Konsruktivismus, Beltz Verlag, Weinheim, Basilea 2005