Tomas Rubboli Classe 2 A 20/11/13 VISITA AL CENACOLO Arrivati alla chiesa di Santa Maria delle Grazie, dopo un’ora di viaggio in metropolitana, abbiamo osservato la struttura esterna in stile romanico, le tre navate, il rosone, la Tribuna del Bramante, con gli evidenti archetti pensili e l’adiacente campanile. Entrati nella chiesa, la mia vista è stata subito attratta dalle volte a crociera, affrescate con gli stemmi viscontei, simbolo della famiglia che all’epoca della costruzione della chiesa e del monastero dominava su Milano. Gli archi a tutto sesto sorreggono la volta a crociera ed il tetto a capanna e separano la navata centrale dalle due laterali. La chiesa è così chiamata per un piccolo quadretto raffigurante la Vergine che protegge due figure inginocchiate (Ludovico il Moro e l’amata moglie Beatrice d’Este) e che allarga le braccia nel gesto di “unirli”. Per la moglie, Ludovico il Moro fece abbattere una parte della chiesa e costruire un’immensa cupola in modo che lei fosse seppellita lì. Per realizzare la cupola fu incaricato l’architetto Bramante, invece di Guiniforte Solari, che aveva costruito la parte più antica. La cupola è in stile rinascimentale ed è più luminosa rispetto allo stile romanico; infatti, nel passaggio dal romanico al gotico e poi al rinascimentale, cambia la concezione di Dio. La cupola è affrescata prevalentemente con colore bianco, che rappresenta il cielo, sul quale spiccano, con decorazioni, il quadrato con dentro un cerchio colorato, uno rosso raffigurante la terra e uno blu raffigurante il cielo. I tre colori simboleggiano la Trinità e tre sono anche le navate. Nella cupola si ripetono quadrati rossi dentro cerchi blu su sfondo bianco. I colori bianco, rosso e blu sono appunto i colori della Trinità, mentre il cerchio dentro il quadrato rappresenta la Chiesa, come luogo dove Cielo e Terra si incontrano. I colori rosso e blu sono anche quelli che si trovano nei vestiti di Gesù, che è l’incarnazione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Attraverso un percorso particolare siamo entrati poi nella sala adiacente al chiostro, dove cadde, durante la seconda guerra mondiale, una bomba che distrusse gran parte della chiesa e del convento, in seguito ricostruiti. Il Cenacolo si salvò miracolosamente, ma aveva bisogno di un restauro, perché Leonardo da Vinci, il pittore chiamato per l’opera, aveva usato una nuova tecnica, diversa dall’ affresco; dipingeva su una base gessosa con colori ad olio e a tempera, che poteva usare in ogni momento, perché Leonardo da Vinci era un pittore che amava sperimentare. Il Cenacolo fu commissionato da Ludovico il Moro per decorare la sala dove i frati desinavano: raffigura Gesù, con la bocca socchiusa, intorno al tavolo con gli apostoli dopo che ha pronunciato la famosa frase ”Qualcuno di voi mi tradirà” e lo scompiglio causato dalla reazione degli apostoli a questa rivelazione. Addirittura, Pietro impugna un coltello. Gli apostoli sono raffigurati a gruppi di tre, mentre Gesù è solo al centro. Il quadro è dipinto con la tecnica dello sfumato, favorita dalla base gessosa, che Leonardo applicava con i polpastrelli, per dare morbidezza al dipinto; è utilizzata anche la prospettiva che vede come punto di fuga Gesù. Il paesaggio che si intravede alle spalle degli apostoli, che si identifica con le terre dell’Alto Lario, attraverso tre finestre vuol dare l’illusione dello sfondamento della parete. La prospettiva è data anche dall’uso del colore blu, sfumato in vari gradi. Rispetto agli altri pittori, l’innovazione apportata da Leonardo nella rappresentazione dell’Ultima Cena, è quella di mettere sullo stesso lato degli apostoli Giuda, che, come segno di riconoscimento, ha in mano il sacchetto con i trenta denari. Giovanni non è appoggiato a Gesù, ma impegnato a parlare con Pietro. Sul tavolo si trovano i calici con il vino e il pane. La tovaglia è dipinta con molta precisione: si vedono le pieghe e i nodi. Purtroppo, i piedi degli apostoli e di Gesù sono tagliati da una porta che collegava la cucina al refettorio dove mangiavano i frati. Il Cenacolo rappresenta con vero realismo l’Ultima Cena. A mio parere è bellissimo, come bellissima è stata anche la gita. Non vedo l’ora di ripetere questa esperienza assieme ai miei genitori.