DOSSIER - Ansia e dintorni – Diagnosi dei disturbi d`ansia

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DOSSIER
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ansia e dintorni
DOSSIER
Diagnosi dei disturbi d’ansia
L’ansia è uno stato d’animo utile se si mantiene entro certi limiti, ma può diventare
devastante se li supera di molto e se diventa una condizione psichica stabile. In questo
caso l’individuo presenta quello che viene definito “Disturbo d’ansia”e che è considerato
a tutti gli effetti una malattia per la quale occorre mettere in atto terapie adeguate.
Non bisogna però confondere l’ansia patologica con quella che normalmente insorge
in occasione delle fasi della vita che comportano grandi cambiamenti e quindi
richiedono un notevole sforzo di adattamento.
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lo stato di apprensione riguarda
ogni cosa: i familiari, il lavoro,
la salute, le condizioni economiche, e così via. Il paziente
tende quindi ad isolarsi, diventa passivo e inerte, spesso inizia
un inutile pellegrinaggio da un
medico all’altro per farsi curare
presunte malattie; in alcuni casi
la situazione degenera in un vero e proprio stato depressivo.
Il Disturbo da attacchi di panico è invece caratterizzato da crisi acute ed improvvise di angoscia: il soggetto è terrorizzato da
un senso di morte imminente e
presenta i sintomi di una vera e
propria tempesta neurovegetativa: mancanza di respiro, brividi
violenti, nausea, sudorazione
accentuata, dolori al torace, tremori diffusi, giramento di testa.
Alcuni provano anche l’allarmante sensazione di trovarsi al
di fuori del proprio corpo o di
diventare irreali. Benché l’attacco duri solo pochi minuti, il paziente lo vive come interminabile ed è costantemente in grave
apprensione per il timore che
l’episodio si ripeta, al punto che
per evitare tutte le situazioni
che ritiene possano scatenarlo
finisce con il limitare la propria
vita sociale e lavorativa, o arriva
addirittura a chiudersi in casa
rinunciando a qualunque attività.
Il Disturbo post-traumatico da
stress è, a differenza dei precedenti, una reazione ad un reale
evento drammatico (furto, rapina, stupro, incidente automobilistico) o di eccezionale gravità,
come un terremoto, o particolarmente traumatico, come la
partecipazione a un fatto di
guerra (le prime diagnosi di
questo tipo riguardavano proprio soldati americani rientrati
in patria). Il sintomo più comune, in questi casi, è l’insonnia;
inoltre sono presenti incubi, angoscia al risveglio, bisogno costante di rassicurazione. Lo stato d’ansia perdura per mesi dopo che si è verificato l’evento e
non di rado sfocia in una grave
depressione.
Il Disturbo ossessivo-compulsivo è caratterizzato dalla presenza di ossessioni, cioè di pensie-
ri ricorrenti che il soggetto tenta
inutilmente di scacciare, e di
compulsioni, cioè comportamenti ripetitivi e ritualistici che
egli si sente costretto a compiere (coprire un percorso con un
certo numero di passi, lavarsi le
mani un certo numero di volte,
controllare ripetutamente la
chiusura del gas...). Mettendo in
atto le azioni compulsive l’individuo trova un momentaneo
sollievo alla tensione e all’ansia, che però ben presto si ripresentano costringendolo a ripetere le medesime azioni. Nei casi
più gravi, il paziente rimane letteralmente “intrappolato” nei
pensieri ossessivi e nei gesti
compulsivi, che finiscono per
occupare la maggior parte delle
sue energie e del suo tempo.
Il Disturbo fobico è molto diffuso e consiste nel timore tanto
intenso quanto irragionevole di
una situazione o di un oggetto
che, di per sé, non rappresenta
un vero pericolo. Può trattarsi
di un animale (topi, ragni, serpenti sono i più comuni) oppure del fatto di trovarsi in un ambiente chiuso o al piano alto di
un edificio, o di viaggiare in aereo, ecc. L’ansia viene scatenata
non solo dal contatto reale con
l’oggetto o la situazione fobica,
ma anche dal pensiero o da una
qualche rappresentazione di
questo contatto, e si manifesta
con gli stessi sintomi fisici che
compaiono negli altri tipi di disturbo ansioso. Anche questi
soggetti tendono a ridurre le loro attività e frequentazioni pur
di evitare l’angoscia fobica. Un
quadro clinico a sé è quello della Fobia sociale, in cui l’ansia è
generata dalle situazioni in cui
si è potenzialmente esposti al
giudizio altrui e, quindi, ad
un’eventuale umiliazione. Si
tratta di una timidezza patologica che procura al soggetto un
terribile stato di imbarazzo
quando deve compiere azioni
anche banali (mangiare, parlare,
firmare, ecc.) davanti agli altri,
oppure quando deve rispondere
a domande, o parlare in pubblico, o comunque sentirsi oggetto
dell’attenzione altrui. In queste
situazioni compaiono gli stessi
sintomi fisici che si presentano
in tutti i disturbi d’ansia e, generalmente, si aggiunge un rossore del volto che è a sua volta
causa di ansia, in quanto il soggetto ne teme la comparsa.
Come abbiamo detto più volte,
gli stati ansiosi intensi e/o prolungati sono fonte di grave sofferenza e quindi richiedono un
trattamento terapeutico capace
di restituire al paziente una
condizione di benessere psichico. Riservando alle terapie farmacologiche uno spazio a parte,
accenniamo brevemente agli altri interventi possibili in questi
casi.
Le tecniche di rilassamento
comprendono essenzialmente il
training autogeno, la disciplina yoga e il biofeedback. Quest’ultimo, che consiste nell’apprendere a controllare funzioni
corporee come la tensione muscolare, il battito cardiaco, la sudorazione, ecc., si è dimostrato
il più efficace nel produrre
cambiamenti positivi stabili;
presenta però lo svantaggio di
esercitare il suo effetto solo dopo un certo tempo.
Su altre terapie come l’agopuntura, l’omeopatia, i fiori di Bach, non abbiamo valutazioni
scientifiche tali da dimostrarne
la validità, anche se alcuni sostengono di averne tratto beneficio.
Una certa efficacia va riconosciuta ai rimedi fitoterapici: le
erbe più usate sono la melissa,
l’alloro, il sedano, la camomilla,
la passiflora.
Per quanto riguarda le psicoterapie, oggi si fa meno ricorso
che in passato alla terapia psicanalitica, la quale richiede
tempi spesso troppo lunghi per
le esigenze di un paziente che
vive in uno stato di perenne angoscia. Si è invece dimostrata
valida la terapia cognitivo-comportamentale, che ha anche il
vantaggio di una durata limitata. Questo tipo di approccio mira a modificare la scorretta interpretazione dei sintomi da
parte del paziente, partendo dal
presupposto che un modello
cognitivo errato sia all’origine
dei disturbi emotivi e del comportamento. Inoltre questo tipo
di terapia prevede la graduale e
progressiva esposizione del paziente alle situazioni per lui ansiogene, allo scopo di desensibilizzarlo nei confronti di tali situazioni.
Ma c’è anche spazio per qualche
piccola mossa “fai-da-te”, che
può essere utile come pronto intervento nei momenti di crisi.
Un esercizio efficace è, stando
seduti o in piedi con la schiena
appoggiata a una parete, inspirare profondamente col naso ed
espirare subito rumorosamente,
rilassando le spalle e la testa.
Respirare una seconda volta nello stesso modo, ma aprendo le
mani a ventaglio mentre si espira. Infine inspirare profondamente e contare fino a 5 prima
di espirare tenendo la bocca
aperta e la mandibola rilassata.
Questa terza respirazione va ripetuta per cinque volte.
Un altro rimedio d’emergenza è
il massaggio:
massaggiare
profondamente per due
minuti con movimento circolare il
centro del palmo di una mano
con il pollice dell’altra mano; ripetere poi con l’altra mano.
Quindi premere per 5 minuti
con l’indice il punto situato tra
le sopracciglia alla
radice del naso;
idem nel punto che sta circa due centimetri dietro il
lobo dell’orecchio.
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Anche i bambini
ne sono vittime
Si potrebbe pensare che l’innocenza e la spensieratezza dei
bambini rappresentino difese efficaci nei confronti dell’ansia,
ma purtroppo non è così. I nostri figli possono a volte vivere le
stesse penose sensazioni, benché spesso le manifestino in modo
alquanto diverso dagli adulti. È importante saper riconoscere
un disturbo d’ansia nel bambino, sia per predisporre l’intervento terapeutico più adatto sia per risparmiargli l’inutile sofferenza che deriva dal provare un intenso disagio psichico senza
essere compresi da chi dovrebbe aiutare e proteggere.
A
nche il bambino talvolta vive stati d’ansia ma, a differenza dall’adulto, non ne ha
consapevolezza. Ad esempio, è facile che entri in ansia quando si separa anche temporaneamente da
persone significative, quando deve
affrontare situazioni nuove (magari
banali agli occhi di un adulto ma
per lui drammatiche), o quando deve sopportare i giudizi degli altri,
specie delle persone che ama di
più, come i suoi genitori, che quotidianamente gli chiedono di conquistare nuove abilità.
Quando l’ansia supera certi limiti,
il bambino comincia a far fatica ad
affrontare le attività quotidiane a
scuola e in famiglia e spesso manifesta sintomi disturbanti e persistenti.
I diversi tipi di disturbi d’ansia si
manifestano nel bambino con caratteristiche peculiari:
• Disturbo da Attacchi di Panico: il
bambino vive l’attacco in modo
molto angoscioso, stenta a spiegarlo
con parole e cerca la presenza dei
genitori. Dopo i primi
attacchi, impara ad
aspettarsene altri e
vive costantemente in
uno stato di apprensione
per la paura di star male:
questa è l’ansia anticipatoria. Si possono poi sviluppare comportamenti di
evitamento fobico nei riguardi
delle situazioni in cui il bambino
teme di poter avere un attacco di
panico e di non trovare aiuto o non
poter scappare: la scuola, l’andare
lontano da casa, il rimanere da solo, anche in casa propria. Per quanto riguarda le statistiche, i diversi
studi segnalano nella popolazione scolastica percentuali varianti dallo 0,6 al 12% degli alunni. La differenza è
giustificata dalla fascia
d’età presa in
considerazione, perc h é
sembra
che il disturbo sia più raro in età infantile, mentre è più frequente negli adolescenti.
• Disturbo d’ansia di separazione:
il disagio al momento della separazione dalle figure genitoriali è una
reazione normale che si presenta
intorno ai 7-12 mesi di vita, raggiunge un picco intorno ai 18 mesi
e poi si ridimensiona spontaneamente tra i 3 e i 5 anni.
Il disturbo d’ansia da separazione è
invece caratterizzato da una reazione prolungata, di intensità decisamente superiore a quella comu-
L’ANSIA: SINTOMO O MALATTIA?
Oltre ad essere la manifestazione principale dei quadri clinici
che vanno sotto il nome di “Disturbi d’ansia”, uno stato ansioso più o meno accentuato si riscontra anche in altre condizioni patologiche: molte malattie
fisiche come le cardiopatie,
l’ipertiroidismo, l’insufficienza
respiratoria, l’asma, alcune malattie neurologiche, sono generalmente accompagnate da una
componente ansiosa di notevole intensità. In questi casi l’an-
nemente osservabile. Il bambino
sperimenta sensazioni di ansia e di
panico, fa sforzi frenetici per ricongiungersi alle figure di riferimento,
accusa sintomi psichici (incubi ricorrenti incentrati sul tema della
perdita e della separazione) e sintomi fisici.
Il disturbo si presenta in percentuali che vanno dallo 0,5% nei bambini in età scolare all’1% negli adolescenti.
• Fobia Sociale: sostenere un’interrogazione, leggere ad alta voce, stare a contatto con persone non familiari, sia adulti che coetanei, mangiare alla mensa scolastica, sono le
circostanze che più comunemente
suscitano il timore fobico del bambino, che manifesta la propria ansia
con irritabilità, tendenza al pianto e
inibizione; cercando di evitare questo tipo di situazioni egli può arrivare al punto di non voler andare a
scuola o di rifiutarsi di parlare con
gli estranei (mutismo elettivo), facendosi sostituire da fratelli, genitori e amici.
Questo disturbo può compromettere gravemente l’adattamento sociale ed è un serio fattore di rischio
per l’abuso di alcool o droghe (che
l’adolescente può assumere per
sentirsi più sicuro e meno a disagio). Il disturbo si presenta nell’1%
circa della popolazione infantile.
• Disturbo ossessivo compulsivo:
nei bambini i rituali più comuni sono quelli di lavaggio (alta frequenza
di lavaggio delle mani e del corpo),
di controllo (controllare ripetutamente che porte, finestre e interruttori siano chiusi), di ordine, simmetria e precisione (allineare libri e
giochi, rendere simmetrici i propri
movimenti, non calpestare i contorni delle piastrelle, ecc.) e comportamenti ripetitivi (ridisegnare le lettere più volte, rileggere le frasi, entrare e uscire da una porta o sedersi su
una sedia per un certo numero di
volte).
Le ossessioni più frequenti sono
quelle riguardanti lo sporco e la
contaminazione (paura di contaminarsi con lo sporco, i germi, le secrezioni del corpo e le tossine ambientali), le ossessioni dubitative
(la preoccupazione di aver detto o
fatto la cosa giusta/sbagliata, di precisione e simmetria), quelle sessuali e quelle a contenuto aggressivo
sia etero che autodiretto (paura di
ferire gli altri o se stessi, ad esempio con i coltelli di casa).
I bambini spesso non si rendono
conto che si tratta di aspetti patologici e tendono a connotare come
utili i comportamenti compulsivi.
Il disturbo si manifesta nel 2% della popolazione generale.
sia è soltanto uno dei sintomi,
non certo il più grave dal punto
di vista della sopravvivenza ma
tale da influire pesantemente
sulla qualità di vita del paziente. Uno stato ansioso può anche
derivare dall’assunzione di determinati farmaci: spesso è provocata dalle amfetamine, dagli
ormoni corticoidi e steroidei e
in qualche caso anche, paradossalmente, dai barbiturici (frequentemente prescritti per i disturbi del sonno) che dovrebbero invece esercitare un effetto
tranquillizzante.