8 DOSSIER S in alute ansia e dintorni DOSSIER Diagnosi dei disturbi d’ansia L’ansia è uno stato d’animo utile se si mantiene entro certi limiti, ma può diventare devastante se li supera di molto e se diventa una condizione psichica stabile. In questo caso l’individuo presenta quello che viene definito “Disturbo d’ansia”e che è considerato a tutti gli effetti una malattia per la quale occorre mettere in atto terapie adeguate. Non bisogna però confondere l’ansia patologica con quella che normalmente insorge in occasione delle fasi della vita che comportano grandi cambiamenti e quindi richiedono un notevole sforzo di adattamento. segue da pagina 7 lo stato di apprensione riguarda ogni cosa: i familiari, il lavoro, la salute, le condizioni economiche, e così via. Il paziente tende quindi ad isolarsi, diventa passivo e inerte, spesso inizia un inutile pellegrinaggio da un medico all’altro per farsi curare presunte malattie; in alcuni casi la situazione degenera in un vero e proprio stato depressivo. Il Disturbo da attacchi di panico è invece caratterizzato da crisi acute ed improvvise di angoscia: il soggetto è terrorizzato da un senso di morte imminente e presenta i sintomi di una vera e propria tempesta neurovegetativa: mancanza di respiro, brividi violenti, nausea, sudorazione accentuata, dolori al torace, tremori diffusi, giramento di testa. Alcuni provano anche l’allarmante sensazione di trovarsi al di fuori del proprio corpo o di diventare irreali. Benché l’attacco duri solo pochi minuti, il paziente lo vive come interminabile ed è costantemente in grave apprensione per il timore che l’episodio si ripeta, al punto che per evitare tutte le situazioni che ritiene possano scatenarlo finisce con il limitare la propria vita sociale e lavorativa, o arriva addirittura a chiudersi in casa rinunciando a qualunque attività. Il Disturbo post-traumatico da stress è, a differenza dei precedenti, una reazione ad un reale evento drammatico (furto, rapina, stupro, incidente automobilistico) o di eccezionale gravità, come un terremoto, o particolarmente traumatico, come la partecipazione a un fatto di guerra (le prime diagnosi di questo tipo riguardavano proprio soldati americani rientrati in patria). Il sintomo più comune, in questi casi, è l’insonnia; inoltre sono presenti incubi, angoscia al risveglio, bisogno costante di rassicurazione. Lo stato d’ansia perdura per mesi dopo che si è verificato l’evento e non di rado sfocia in una grave depressione. Il Disturbo ossessivo-compulsivo è caratterizzato dalla presenza di ossessioni, cioè di pensie- ri ricorrenti che il soggetto tenta inutilmente di scacciare, e di compulsioni, cioè comportamenti ripetitivi e ritualistici che egli si sente costretto a compiere (coprire un percorso con un certo numero di passi, lavarsi le mani un certo numero di volte, controllare ripetutamente la chiusura del gas...). Mettendo in atto le azioni compulsive l’individuo trova un momentaneo sollievo alla tensione e all’ansia, che però ben presto si ripresentano costringendolo a ripetere le medesime azioni. Nei casi più gravi, il paziente rimane letteralmente “intrappolato” nei pensieri ossessivi e nei gesti compulsivi, che finiscono per occupare la maggior parte delle sue energie e del suo tempo. Il Disturbo fobico è molto diffuso e consiste nel timore tanto intenso quanto irragionevole di una situazione o di un oggetto che, di per sé, non rappresenta un vero pericolo. Può trattarsi di un animale (topi, ragni, serpenti sono i più comuni) oppure del fatto di trovarsi in un ambiente chiuso o al piano alto di un edificio, o di viaggiare in aereo, ecc. L’ansia viene scatenata non solo dal contatto reale con l’oggetto o la situazione fobica, ma anche dal pensiero o da una qualche rappresentazione di questo contatto, e si manifesta con gli stessi sintomi fisici che compaiono negli altri tipi di disturbo ansioso. Anche questi soggetti tendono a ridurre le loro attività e frequentazioni pur di evitare l’angoscia fobica. Un quadro clinico a sé è quello della Fobia sociale, in cui l’ansia è generata dalle situazioni in cui si è potenzialmente esposti al giudizio altrui e, quindi, ad un’eventuale umiliazione. Si tratta di una timidezza patologica che procura al soggetto un terribile stato di imbarazzo quando deve compiere azioni anche banali (mangiare, parlare, firmare, ecc.) davanti agli altri, oppure quando deve rispondere a domande, o parlare in pubblico, o comunque sentirsi oggetto dell’attenzione altrui. In queste situazioni compaiono gli stessi sintomi fisici che si presentano in tutti i disturbi d’ansia e, generalmente, si aggiunge un rossore del volto che è a sua volta causa di ansia, in quanto il soggetto ne teme la comparsa. Come abbiamo detto più volte, gli stati ansiosi intensi e/o prolungati sono fonte di grave sofferenza e quindi richiedono un trattamento terapeutico capace di restituire al paziente una condizione di benessere psichico. Riservando alle terapie farmacologiche uno spazio a parte, accenniamo brevemente agli altri interventi possibili in questi casi. Le tecniche di rilassamento comprendono essenzialmente il training autogeno, la disciplina yoga e il biofeedback. Quest’ultimo, che consiste nell’apprendere a controllare funzioni corporee come la tensione muscolare, il battito cardiaco, la sudorazione, ecc., si è dimostrato il più efficace nel produrre cambiamenti positivi stabili; presenta però lo svantaggio di esercitare il suo effetto solo dopo un certo tempo. Su altre terapie come l’agopuntura, l’omeopatia, i fiori di Bach, non abbiamo valutazioni scientifiche tali da dimostrarne la validità, anche se alcuni sostengono di averne tratto beneficio. Una certa efficacia va riconosciuta ai rimedi fitoterapici: le erbe più usate sono la melissa, l’alloro, il sedano, la camomilla, la passiflora. Per quanto riguarda le psicoterapie, oggi si fa meno ricorso che in passato alla terapia psicanalitica, la quale richiede tempi spesso troppo lunghi per le esigenze di un paziente che vive in uno stato di perenne angoscia. Si è invece dimostrata valida la terapia cognitivo-comportamentale, che ha anche il vantaggio di una durata limitata. Questo tipo di approccio mira a modificare la scorretta interpretazione dei sintomi da parte del paziente, partendo dal presupposto che un modello cognitivo errato sia all’origine dei disturbi emotivi e del comportamento. Inoltre questo tipo di terapia prevede la graduale e progressiva esposizione del paziente alle situazioni per lui ansiogene, allo scopo di desensibilizzarlo nei confronti di tali situazioni. Ma c’è anche spazio per qualche piccola mossa “fai-da-te”, che può essere utile come pronto intervento nei momenti di crisi. Un esercizio efficace è, stando seduti o in piedi con la schiena appoggiata a una parete, inspirare profondamente col naso ed espirare subito rumorosamente, rilassando le spalle e la testa. Respirare una seconda volta nello stesso modo, ma aprendo le mani a ventaglio mentre si espira. Infine inspirare profondamente e contare fino a 5 prima di espirare tenendo la bocca aperta e la mandibola rilassata. Questa terza respirazione va ripetuta per cinque volte. Un altro rimedio d’emergenza è il massaggio: massaggiare profondamente per due minuti con movimento circolare il centro del palmo di una mano con il pollice dell’altra mano; ripetere poi con l’altra mano. Quindi premere per 5 minuti con l’indice il punto situato tra le sopracciglia alla radice del naso; idem nel punto che sta circa due centimetri dietro il lobo dell’orecchio. 9 S in alute ansia e dintorni Anche i bambini ne sono vittime Si potrebbe pensare che l’innocenza e la spensieratezza dei bambini rappresentino difese efficaci nei confronti dell’ansia, ma purtroppo non è così. I nostri figli possono a volte vivere le stesse penose sensazioni, benché spesso le manifestino in modo alquanto diverso dagli adulti. È importante saper riconoscere un disturbo d’ansia nel bambino, sia per predisporre l’intervento terapeutico più adatto sia per risparmiargli l’inutile sofferenza che deriva dal provare un intenso disagio psichico senza essere compresi da chi dovrebbe aiutare e proteggere. A nche il bambino talvolta vive stati d’ansia ma, a differenza dall’adulto, non ne ha consapevolezza. Ad esempio, è facile che entri in ansia quando si separa anche temporaneamente da persone significative, quando deve affrontare situazioni nuove (magari banali agli occhi di un adulto ma per lui drammatiche), o quando deve sopportare i giudizi degli altri, specie delle persone che ama di più, come i suoi genitori, che quotidianamente gli chiedono di conquistare nuove abilità. Quando l’ansia supera certi limiti, il bambino comincia a far fatica ad affrontare le attività quotidiane a scuola e in famiglia e spesso manifesta sintomi disturbanti e persistenti. I diversi tipi di disturbi d’ansia si manifestano nel bambino con caratteristiche peculiari: • Disturbo da Attacchi di Panico: il bambino vive l’attacco in modo molto angoscioso, stenta a spiegarlo con parole e cerca la presenza dei genitori. Dopo i primi attacchi, impara ad aspettarsene altri e vive costantemente in uno stato di apprensione per la paura di star male: questa è l’ansia anticipatoria. Si possono poi sviluppare comportamenti di evitamento fobico nei riguardi delle situazioni in cui il bambino teme di poter avere un attacco di panico e di non trovare aiuto o non poter scappare: la scuola, l’andare lontano da casa, il rimanere da solo, anche in casa propria. Per quanto riguarda le statistiche, i diversi studi segnalano nella popolazione scolastica percentuali varianti dallo 0,6 al 12% degli alunni. La differenza è giustificata dalla fascia d’età presa in considerazione, perc h é sembra che il disturbo sia più raro in età infantile, mentre è più frequente negli adolescenti. • Disturbo d’ansia di separazione: il disagio al momento della separazione dalle figure genitoriali è una reazione normale che si presenta intorno ai 7-12 mesi di vita, raggiunge un picco intorno ai 18 mesi e poi si ridimensiona spontaneamente tra i 3 e i 5 anni. Il disturbo d’ansia da separazione è invece caratterizzato da una reazione prolungata, di intensità decisamente superiore a quella comu- L’ANSIA: SINTOMO O MALATTIA? Oltre ad essere la manifestazione principale dei quadri clinici che vanno sotto il nome di “Disturbi d’ansia”, uno stato ansioso più o meno accentuato si riscontra anche in altre condizioni patologiche: molte malattie fisiche come le cardiopatie, l’ipertiroidismo, l’insufficienza respiratoria, l’asma, alcune malattie neurologiche, sono generalmente accompagnate da una componente ansiosa di notevole intensità. In questi casi l’an- nemente osservabile. Il bambino sperimenta sensazioni di ansia e di panico, fa sforzi frenetici per ricongiungersi alle figure di riferimento, accusa sintomi psichici (incubi ricorrenti incentrati sul tema della perdita e della separazione) e sintomi fisici. Il disturbo si presenta in percentuali che vanno dallo 0,5% nei bambini in età scolare all’1% negli adolescenti. • Fobia Sociale: sostenere un’interrogazione, leggere ad alta voce, stare a contatto con persone non familiari, sia adulti che coetanei, mangiare alla mensa scolastica, sono le circostanze che più comunemente suscitano il timore fobico del bambino, che manifesta la propria ansia con irritabilità, tendenza al pianto e inibizione; cercando di evitare questo tipo di situazioni egli può arrivare al punto di non voler andare a scuola o di rifiutarsi di parlare con gli estranei (mutismo elettivo), facendosi sostituire da fratelli, genitori e amici. Questo disturbo può compromettere gravemente l’adattamento sociale ed è un serio fattore di rischio per l’abuso di alcool o droghe (che l’adolescente può assumere per sentirsi più sicuro e meno a disagio). Il disturbo si presenta nell’1% circa della popolazione infantile. • Disturbo ossessivo compulsivo: nei bambini i rituali più comuni sono quelli di lavaggio (alta frequenza di lavaggio delle mani e del corpo), di controllo (controllare ripetutamente che porte, finestre e interruttori siano chiusi), di ordine, simmetria e precisione (allineare libri e giochi, rendere simmetrici i propri movimenti, non calpestare i contorni delle piastrelle, ecc.) e comportamenti ripetitivi (ridisegnare le lettere più volte, rileggere le frasi, entrare e uscire da una porta o sedersi su una sedia per un certo numero di volte). Le ossessioni più frequenti sono quelle riguardanti lo sporco e la contaminazione (paura di contaminarsi con lo sporco, i germi, le secrezioni del corpo e le tossine ambientali), le ossessioni dubitative (la preoccupazione di aver detto o fatto la cosa giusta/sbagliata, di precisione e simmetria), quelle sessuali e quelle a contenuto aggressivo sia etero che autodiretto (paura di ferire gli altri o se stessi, ad esempio con i coltelli di casa). I bambini spesso non si rendono conto che si tratta di aspetti patologici e tendono a connotare come utili i comportamenti compulsivi. Il disturbo si manifesta nel 2% della popolazione generale. sia è soltanto uno dei sintomi, non certo il più grave dal punto di vista della sopravvivenza ma tale da influire pesantemente sulla qualità di vita del paziente. Uno stato ansioso può anche derivare dall’assunzione di determinati farmaci: spesso è provocata dalle amfetamine, dagli ormoni corticoidi e steroidei e in qualche caso anche, paradossalmente, dai barbiturici (frequentemente prescritti per i disturbi del sonno) che dovrebbero invece esercitare un effetto tranquillizzante.