Appunti sullo sviluppo urbanistico del Comune di Serravalle Scrivia

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Appunti sullo sviluppo urbanistico del Comune di Serravalle Scrivia
La Serravalle d’inizio secolo è un piccolo paese, sviluppatosi intorno alla Regia Strada, l’antica via
Postumia romana, l’arteria maestra che lo attraversa nella sua interezza, significativamente
raccolto tra due piazze, Porta Milano a nord e Porta Genova a sud. Un brulicare di botteghe,
negozi, osterie e bettole. Poi la stazione ferroviaria, il Municipio, il carcere mandamentale, la
caserma dei carabinieri, l’ospedale San Giuliano, la farmacia, le scuole elementari, le chiese, i
mercati ed i balli. Negli anni Venti lo sviluppo urbanistico cittadino seguì l’asse di via Umberto I
(oggi via Berthoud), fino varcare la soglia del nucleo originario ed oltrepassò Porta Milano per
insistere sul nuovo viale Duca d’Aosta, con le sue lunghe fila di platani. Lungo le strade oramai
interamente pavimentate, appaiono le prime automobili, che prendono lentamente ma
inesorabilmente il posto delle vetture trainate dagli animali. Proprio in questa parte nuova del
paese trovano posto le prime due pompe di benzina. Un primo importante intervento si ebbe nel
1927 quando venne sistemato il tratto stradale che si stendeva oltre lo Scrivia, così nascono via
Lastrico e via Forni.
Guerra e Dopoguerra
I tempi dello sviluppo del trasporto automobilistico erano maturi e di li a poco, il 29 ottobre del
1935, re Vittorio Emanuele III in persona venne in visita a Serravalle per inaugurare la
Autocamionale Serravalle-Valle Po, uno dei primi tronchi autostradali italiani, realizzato in soli tre
anni di lavori. “A camiunole”, così la chiameranno generazioni di serravallesi, portò benessere e
sviluppo in paese, benefici che però la grave crisi economica del 1929 e le politiche autarchiche di
Mussolini, spazzeranno via. Poi venne la guerra, con i bombardamenti, gli oscuramenti, la borsa
nera. Nuovi problemi nel 1942, quando una devastante alluvione provocò ingenti danni a strade ed
edifici. Finita la guerra, negli anni della ricostruzione, si provvide al ripristino delle strade e dei
servizi pubblici essenziali. Il Comune procedette in questi anni ad una radicale revisione della
toponomastica cittadina, cancellando le denominazioni di piazze e strade imposte dalla retorica del
regime fascista: Via Libarna (la via Umberto I di prima della guerra) diventa via Roberto
Berthoud, in ricordo del giovane serravallese, membro della Resistenza, torturato a morte dai
nazifascismi a Genova. Viale Guglielmo Marconi, già viale Duca d’Aosta, diventa viale Martiri
della Benedicta, mentre piazza Porta Genova, diventa piazza 26 aprile 1945 e piazza Collegiata
diventa piazza Martiri del Secondo Risorgimento. Piazza del mercato divenne piazza Paolo Bosio,
ufficiale medico caduto in guerra. Serravalle celebrerà anche così la memoria dei propri caduti
nella lotta antifascista e nella Resistenza. Nel corso della guerra l’abitato non aveva subito danni
particolarmente rilevanti. Gli aerei alleati sostanzialmente non si curavano di Serravalle, che non
venne direttamente bombardato. I principali obiettivi erano il ponte dell’autostrada, ma soprattutto
quello ferroviario della “linea direttissima” Genova-Milano e parte dei binari in direzione Arquata.
Da inizio secolo sino ai primi anni Cinquanta Serravalle vide il fiorire di numerose ville signorili:
sul Lastrico, alla Libarna, in regione Gazzolo, Montei, Porta Milano e Praga. Residenze di
proprietà di famiglie nobili e di imprenditori locali e della vicina Genova. Lo sviluppo edilizio ed
urbanistico del dopoguerra, a Serravalle, come nel resto d’Italia, visse di grandi contraddizioni,
lasciato di fatto alla gestione delle singole Amministrazioni comunali. La legge Gorla (nr.
1150/1942) allora vigente, prevedeva che i Comuni provvedessero a redigere un Piano regolatore
generale, riferito a tutto il territorio comunale, ed i Piani regolatori particolari, per determinate
specifiche aree. In realtà la legge obbligava solo alcuni Comuni a dotarsi di un P.r.g., mentre agli
altri, ove non intendessero provvedere a riguardo, era fatto obbligo di predisporre quantomeno un
Programma di fabbricazione, ovvero una specie di P.r.g. semplificato. In realtà, la normativa
rimase parzialmente inapplicata, poiché si concesse ai Comuni di ricorrere a dispositivi più agili
per superare nel più breve tempo possibile la fase di risanamento edilizio e di ripresa economica
post-bellici.
Gli anni Cinquanta e Sessanta. Gli anni del mattone.
Nell’arco di dieci anni, dal 1950 al 1960, Serravalle divenne uno dei poli industriali più importanti
del basso Piemonte: agli stabilimenti storici, si affiancarono l’industria metallurgica, ma anche
l’artigianato e l’edilizia. Gli anni Cinquanta furono gli anni d’oro del mattone e, mentre la
speculazione edilizia imperversava in gran parte d’Italia, Serravalle non fece eccezione. In piazza
Paolo Bosio, oggi sede del mercato settimanale, nacque il primo condominio “moderno” di
Serravalle, risalente alla fine degli anni Quaranta e l’inizio degli anni Cinquanta. Realizzato da una
ditta di Genova è quello che ancora si trova in fondo alla piazza. Serravalle non terminava più in
piazza Porta Milano e la direttrice principale del nuovo sviluppo urbanistico, divenne per più di
vent’anni, viale Martiri della Benedicta. Sempre negli anni Cinquanta, venne costruito anche il
palazzo del Bar Lux, realizzato dagli impresari Gualco e Cartassegna. La costruzione di questo
edificio venne interrotta per qualche tempo, in quanto durante i lavori di scavo venne rinvenuto
uno scheletro umano, cosa non insolita visto e considerato che in tempi risalenti queste arre del
paese si trovavano fuori dalle mura della città. Con gli anni Sessanta, Serravalle consolidò il
proprio sviluppo industriale, mettendo però in luce le prime contraddizioni dell’edilizia
speculativa. Si avvertì l’esigenza di un uso più razionale del territorio, di una programmazione
urbanistica che potesse rispondere alle necessità di sviluppo di stabilimenti, strutture e plessi
industriali, che chiedevano di poter realizzare una crescita ordinata e soprattutto efficiente delle
proprie strutture. Diverse imprese, anche di grandi dimensioni si diressero verso il basso Piemonte,
delocalizzandosi dal congestionato panorama di Genova. Nel 1961 riaprirono anche i cantieri
dell’autostrada, che fu prolungata da Serravalle a Milano e raddoppiata in carreggiata. In questa
fase la “camionale” consolidò il suo peso commerciale, imponendosi come arteria a più elevato
traffico mercantile d’Italia, con 2 milioni e 692 mila transiti annui e punte tra i 50 ed 70 mila
veicoli al giorno, dei quali il 30% costituito da autocarri (dati anno 1968). Nel 1963, vennero
costruite le scuole elementari Marconi, di via Giani, che permisero di trasferire in una nuova
struttura, ampia e dotata di palestra, gli alunni più piccoli, prima ospitati nelle aule dell’edificio di
salita Cappuccini dove, da ben prima della guerra coabitavano con quelli delle medie Martiri della
Benedicta, in un ala di un antico convento Cappuccino, convertito ad uso scolastico. Nel decennio
1960-1970, la trama dei palazzi di nuova costruzione continuò ad infittirsi: Un nuovo stabile venne
realizzato di fianco ai magazzini F.i.d.a.s.s., mentre davanti a piazza Carducci spunta il
“Condomino Residenza” (dove attualmente si trova la farmacia) realizzato dall’impresa Rolandini,
per conto della Società immobiliare Carducci. Altri due palazzi fecero capolino in piazza Bosio. A
partire da questo periodo sarà soprattutto la F.i.d.a.s.s. ad investire massicciamente nell’edilizia,
facendo costruire nell’arco di quindici anni: il palazzo dell’attuale panetteria Rava, il complesso a
ridosso dell’attuale piazza Coppi (dove all’epoca vi era parte dello stabilimento dolciario), il
palazzo all’incrocio tra viale Martiri e via Gramsci, nonché diversi stabili in via Pascoli e via
Vecchia Vignole ed in rione Lastrico, ultimi in ordine di tempo. Tra il 1965 ed il 1970, venne
realizzato il così detto “Villaggio Delta”, un gruppo di stabili costruiti dalla omonima società
metallurgica di Stato, per dare alloggio ai propri dipendenti. Immobili rimasti di proprietà sino ad
una decina di anni or sono, progressivamente venduti agli inquilini. A metà del decennio, per
iniziativa della Parrocchia di Serravalle, si aprono i cantieri per la costruzione, a breve distanza dal
grande parco di Villa Caffarena, della casa di riposo che prenderà il nome di Monsignor Luigi
Guerra e che in diverse fasi di ampliamento giungerà all’attuale dimensione in circa vent’anni.
Serravalle e la riforma urbanistica.
Nel 1967, soffiò il vento della “riforma urbanistica” e l’ora di una nuova legge di settore apparve
prossima. La svolta però non arrivò e l’unico risultato fu la così detta “legge ponte”, che avrebbe
dovuto gestire l’emergenza in attesa di mettere ordine nell’attività edilizia ed urbanistica delle città
italiane. Il provvedimento limitava le possibilità di edificare in quei Comuni sprovvisti di strumenti
urbanistici, ovvero in circa il 90% dei comuni italiani. La disciplina entrò in vigore il 31 agosto
1968, dopo un anno di moratoria. In quei mesi, l’attività degli uffici tecnici comunali e delle
Commissioni fu frenetica, sommerse da una pioggia di richieste di licenze edilizie. Nel 1968, una
sentenza della Corte costituzionale dichiarò illegittima parte della legge del 1942, mettendo i
Comuni davanti ad un fatto compiuto: tutti i proprietari dei suoli urbani furono messi in condizione
di richiedere ed ottenere legittimamente, l’autorizzazione a costruire. Si vanificò così i primi sforzi
degli enti locali di controllo sullo urbano. A colmare il vuoto normativo intervenne la così detta
“legge tampone”, che dispose la durata quinquennale ai vincoli urbanistici precedentemente
imposti dai Comuni. In questo quadro convulso e contraddittorio l’Amministrazione comunale,
guidata dal Sindaco Umberto Piccabelotti, reagì presentando ed approvando, tra il 1968 ed il 1970,
il primo Programma di fabbricazione del Comune di Serravalle, un documento assimilabile ad
un piano regolatore estremamente semplificato. Sulla fine degli anni Sessanta, anche Serravalle
ebbe il suo “grattacielo”, davanti alla stazione ferroviaria, nasce il Condominio Eur, costruito,
sull’abbattimento della villetta del bar del Gigi e del suo giardino. Finanziatore dell’imponente
investimento, l’imprenditore Balbi, il proprietario delle fornaci in località Libarna. Con l’inizio
degli anni Sessanta, lo sviluppo urbanistico del paese compì il secondo grande “salto” della sua
storia, superando il confine ideale rappresentato dal parco di Villa Paraclito e dallo stabilimento
F.i.d.a.s.s. . Nascono così in rapida successione i palazzi di viale Martiti della Benedicta, siti dal
lato opposto alla ferrovia, costruiti l’uno dall’impresa del cavaliere Lino Molinari e l’altro dalla
ditta Canepa di Genova, e poi i due palazzi dell’immobiliare F.i.d.a.s.s. di cui si è già detto. Con la
fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta, questa fase si completò con nuovi condomini
in via Pavese ed in piazza Matteotti, lo spazio pubblico realizzato proprio in quegli anni. Dopo
viale Martiri, l’urbanistico raggiunse le fasce collinari. Il 1968 segnò infatti il via dello sviluppo
residenziale del rione Cà del Sole. Una crescita sviluppatasi in più fasi, partendo da via Rossini,
vai Nocione e via Verdi (1960-1970), passata poi a via Romita (1980-1990) ed alle nuove vie
Vivaldi, Perosi e via dicendo di più recente costruzione (1990-2000). Sul finire degli anni Ottanta,
il Comune valutò, per questa parte del paese, anche la possibilità di realizzare un area di sviluppo
artigianale in grado di accogliere le piccole imprese locali. Un disegno mai concretizzato per la
dura opposizione dei residenti.
Gli anni Settanta: Il Piano regolatore.
Con l’avvento degli anni Settanta il volto della città è oramai profondamente mutato, le case, le
strade, le piazze, le industrie tutto corre, spinto dallo sviluppo economico, ma anche
dall’immigrazione e dal boom demografico. L’edilizia sembra non conoscere sosta e l’impresa
Molinari costruì alcuni palazzi in via Pavese e su piazza Matteotti. Sempre nel periodo, si
procedette lungo via Brodoloni, alla lottizzazione Costaguta, da cui nacquero i quattro palazzi che
andranno ad occupare ciò che una volta era il parco ed il viale di Villa Mingotti, residenza
signorile d’inizio secolo. La bella costruzione sopravvisse a lungo e venne demolita solo sulla fine
degli anni Novanta, per lasciare posto ad una moderna palazzina dopo aver ospitato nelle sue
stanze l’ufficio di collocamento ed altri pubblici uffici. Al 1973, scade il quinquennio di
salvaguardia fissato dalla legge del 1968 ed a Serravalle maturarono i tempi per la nascita di un
Piano regolatore generale. Il Comune si impegnò in una serie di interventi importati: La
realizzazione di una nuova piazza in zona Lastrico, intitolata ai coniugi Guareschi e la costruzione
della nuova stazione dei carabinieri, in salita Cappuccini. I militari si trasferirono nei nuovi uffici
lasciando la vecchia caserma di piazza Martiri del Secondo Risorgimento, in un ala dell’odierno
Palazzo Municipale, dove tra l’altro nel tempo avevano trovato posto anche le carceri
mandamentali. Negli anni Settanta partì anche il primo lotto di costruzione delle nuove scuole
medie di via Borgonuovo, che tra gli anni Ottanta si affiancarono sino a sostituirsi completamente
alla vecchia struttura di via salita Cappuccini. Il periodo degli anni tra la fine dei Settanta e gli
Ottanta, vede anche la costruzione del nuovo asilo nido e del suo successivo ampliamento alla
scuola materna comunale, che prima aveva sede a Villa Caffarena. Nel 1975 arrivò il primo Piano
regolatore generale, redatto dal professor Giorgio Rigotti, docente della Facoltà di architettura
dell’Università di Torino e presentato, per la Giunta del sindaco Grosso, dall’Assessore
all’urbanistica, Maurizio Bruni. Il P.r.g. come atto politico rappresentò il concretarsi di una forte
volontà di dare al Comune uno strumento efficace e moderno per pianificare lo sviluppo futuro del
territorio. Il piano provvide a “zonizzare”, per la prima volta, tutto il territorio comunale,
diversificando le aree edilizie destinate ad abitazione, artigianato-industria, da quelle per servizi,
sport e verde pubblico, da quelle ad uso agricolo. Ferme restando la presenza della ferrovia e la
morfologia del territorio, lo sviluppo urbanistico e viabilistico, si muove in modo tale da
assecondare, non solo la crescita demografica, ma anche la sempre maggior mole di traffico e
movimenti commercio. Vennero inoltre regolamentate le volumetrie ammissibili in base
all’estensione dei lotti, licenze singole e lottizzazioni, così come vennero recepite tutte quelle altre
prescrizioni di legge e quelle disposizioni sanitarie (distanze tra gli edifici, dimensioni dei vani e
servizi igienici, ecc…). parte integrante del documento furono anche le linee guida relative alla
viabilità cittadina, primaria e secondaria, nonché i vincoli per quella extraurbana. Infatti il P.r.g.
del ‘75 stabilì i primi vincoli urbanistici relativi al tracciato della circonvallazione, ipotizzata a
monte del concentrico, sulla base di un progetto del Compartimento A.n.a.s. di Genova, allora
competente per territorio. Un tracciato che per trent’anni divenne oggetto di innumerevoli
discussioni, soluzioni alternative ed accese polemiche e sempre arenatosi prima di giungere ad un
qualsiasi concreto procedimento amministrativo, per mancanza di fondi, ma anche per la feroce
opposizione dei commercianti locali e per convergenze divergenti di natura politica. Almeno fino
allo studio fattibilità promosso dalla Provincia di Alessandria, nel 2003 e presentato nel 2004. Nel
1977, la drammatica alluvione del 6 e 7 ottobre, fu segnata dalla tragedia del “Villino Marco”,
travolto dalla frana del colle degli Arimanni, disastro costato la vita alla moglie ed al suocero del
geometra Demicheli, allora presidente della Provincia, oltre che al custode della casa colonica. Lo
smottamento, di notevoli dimensioni, invase la strada statale e raggiunse la ferrovia, bloccando il
traffico su gomma e su rotaia, isolando Serravalle la valle Scrivia e la val Lemme. I cantieri per lo
sgombero dei detriti e la messa in sicurezza della parete rocciosa durarono per quasi sette mesi,
con pesanti ripercussioni sulla viabilità locale. Per garantire la stabilità della collina fu necessaria
la costruzione di un lungo ed alto muro di contenimento.
Sul finire degli anni Settanta il Comune procedette inoltre alla costruzione del nuovo cimitero di
via Gambarato. Anche il Palasport di viale Rimembranza risale alla fine degli anni Settanta,
mentre il Campo sportivo, che porta il nome di Luigi Bailo (pioniere dell’aviazione militare, pilota
della pattuglia erea di Gabriele D’Annuznio, caduto nei cieli sloveni nel 1916) dove gioca il
Libarna calcio, è una struttura nata ben prima della guerra, andata ampliandosi negli anni sino a
raggiungere le odierne dimensioni. Gli anni Settanta furono anche gli anni in cui esplose il
“problema casa”, emergenza nazionale, figlia del vertiginoso lievitare di prezzi ed affitti. Si aprì
così la stagione del massiccio intervento dello Stato nell’edilizia. A Serravalle la prima iniziativa
dell’Istituto autonomo case popolari, risaliva agli anni Cinquanta, con la costruzione in via
Gramsci, della “Casa Fanfani”. All’inizio degli anni Sessanta sorse un’altra palazzina popolare in
zona Fabbricone, seguita da tre stabili in via Giani e tre lungo via Montespineto, nel rione Lastrico.
Infine arrivò il palazzo di via Abbazia. Con gli anni Ottanta e Novanta altri nuclei di edilizia
popolare nacquero in via Romita, accanto a diversi stabili realizzati da alcune cooperative. Ultima
iniziativa è quella del recupero abitativo, ancora in corso, dell’edificio all’angolo tra vico
dell’Ospedale e via Berthoud (la così detta “Casa del Nuno”), eseguito dall’Agenzia territoriale per
la casa.
Gli anni Ottanta ed il declino del centro storico
Nel decennio 1980-1990, la crescita urbanistica inglobò organicamente al nucleo di viale Martiri,
le vie e le case di Cà del Sole, allargandosi progressivamente anche a zona San Rocco, alle aree
attigue di via Borgonuovo ed infine le zone residue del Lastrico ed a ridosso di Stazzano, via
Vecchia Vignole. Nei primi anni del periodo, si realizzò la lottizzazione S.I.E.L.P., lungo viale
Rimembranza, ad aprire la strada alla nascita del rione San Rocco. Con la lottizzazione SI.SE.S.,
vennero invece costruiti nuovi palazzi in via Brodoloni e via De Gasperi. Significativi interventi
viabilistici ed urbanistici interessarono anche il centro storico.
Tra il 1985 ed il 1986, si procedette all’abbassamento e l’asfaltatura del piano stradale di via
Berthoud. Un intervento assai impegnativo, che si realizzò con due lotti di lavori, da Porta
Genova sino a viale Stazione e che previde la rimozione della vecchia e malferma pavimentazione
in porfido, con il radicale rifacimento dei marciapiedi e dei sottoservizi (luce, acqua, gas, telefono).
Nel 1987, venne demolita anche l’edificio della pesa pubblica di piazza Carducci, scompare così
un pezzo della storia di Serravalle, con il suo ampio porticato in bello stile architettonico, che
compare in molte cartoline d’epoca. Nello stesso periodo si procedette all’ampliamento della
piazza XXVI Aprile, a Porta Genova, con l’abbattimento degli ex magazzini S.e.p.o. e di “Casa
Gatti”. Il nuovo spazio pubblico fu per pochi anni sede di un mercato domenicale all’aperto. Sul
finire del periodo nacquero anche la piazzetta Don Guerra (davanti alla Canonica della chiesa
colleggiata) e la piazza di via Tripoli. Merita un inciso la vicenda di Palazzo Ferrari. Verso la fine
degli anni Ottanta, lo storico edificio, che si trovava alle porte del centro storico, lungo via
Berthoud, poco distante da piazza Vittorio Veneto, venne demolito, per essere ricostruito. Dopo
un iter, lungo e contrastato, durato una quindicina di anni, l’edificio venne completato, destinato a
ricevere gli uffici della Pretura circondariale, che serviva circa venti Comuni della valli Scrivia,
Lemme e Borbera. Gli uffici giudiziari, prima ospitati all’ultimo piano di Palazzo Municipale, nel
corso dei lavori si trasferirono a Villa Caffarena, lasciata libera dalla scuola materna comunale.
L’odissea di Palazzo Ferrari culminò con la soppressione della Pretura, disposta dal Ministero e la
sostituzione con il Giudice di pace, che si insediò nel 1999 a lavori ultimati. Nello stesso edificio
ha trovato posto anche il comando di Polizia municipale. Con lo sviluppo urbanistico degli anni
Settanta ed Ottanta, i tradizionali casermoni e gli angusti vicoli del centro storico, vennero
progressivamente abbandonati per i moderni e confortevoli condomini, per le nuove ed ampie
strade e piazze. Ciò premesso, per un certo periodo si costruirono nuovi edifici anche nel perimetro
del borgo originario del paese, ma di certo apparve in tutta la sua evidenza la tendenza di attività
commerciali, industriali e sociali a spostarsi inesorabilmente “fuori le mura”. Tutto ciò costituì se
non l’unico, il principale elemento scatenante di quel processo di “desertificazione” abitativa ed
economica del centro storico cittadino, che esplose negli anni Novanta ed è ancora realtà di oggi.
Un simbolo di questa lenta agonia può essere l’ospedale San Giuliano. Serravalle ebbe un proprio
ospedale, operativo sino agli anni Settanta, ospite di un dell’imponete struttura di un monaci
soppresso convento Agostiniani, che si affaccia su piazzetta Bianchi. Dopo un sostanzioso
ampliamento risalente al periodo 1960-1962, il nosocomio venne progressivamente declassato sino
alla chiusura durata a lungo. Negli anni Ottanta e Novanta, erano ancora attivi in una sua ala,
alcuni ambulatori ed uffici del Distretto sanitario, poi chiusi anch’essi. Ultima ed attuale
destinazione del complesso recentemente ristrutturato è quella di residenza per anziani
lungodegenti dell’A.s.l. 22. In questi anni anche l’ufficio postale si trasferì, dai vecchi locali di via
Berthoud (già storica sede dello sportello della Cassa di risparmio delle province lombarde), per la
nuova ed attuale collocazione di via Brodolini. Nel passato l’ufficio era stato nei locali di piazza
Collegiata, e poi in alcuni spazi all’interno del Palazzo Comunale.
Le nuove prospettive degli anni Novanta
Tra gli anni Ottanta e Novanta, i quartieri residenziali periferici di Cà del Sole e San Rocco,
sebbene per lungo tempo privi di servizi, come i negozi o la farmacia, vivono uno sviluppo
rapidissimo. Villette e palazzine signorili, si moltiplicano nel verde, lontane dai rumori della
ferrovia e dal traffico convulso del centro cittadino. Una tendenza che ancora oggi non si è ancora
esaurita. Accanto alla sviluppo della edilizia residenziale, le Amministrazioni comunali pianificano
anche aree destinate a dare fiato a nuove prospettive di sviluppo economico, da una parte il
commercio e dall’altra la piccola e media impresa. Per un’area a spiccato declino industriale come
la valle Scrivia, provata da pesanti crolli occupazionali, il percorso fu lungo e tutt’altro che
agevole. In località Praga si gettarono le basi del futuro sviluppo commerciale, con il progetto
urbanistico denominato “Spazio 92”, adottato con la conversione di terreni ad uso commerciale e
turistico-ricettivo, dall’Amministrazione del Sindaco Giorgio Gennaro, Assessore all’urbanistica
Ezio Allegri. Un disegno portato avanti negli anni successivi, Sindaco Antonio Molinari, Assessori
Andrea Ciappolino ed in seguito Emanuele Parodi. In materia di lavori pubblici, venne inaugurata
la nuova caserma della Polizia stradale, in via Cassano, dove la sottosezione si trasferì dagli
angusti locali di via Molino. Nello stesso periodo invece si trasferì a Stazzano, il comando della
Forestale, che lasciò lo stabile di via Giovanni XXIII, non riuscendosi ad individuare in Serravalle,
un’area adatta alle necessità operative del corpo. A metà degli anni Novanta si insediano nuove
aziende e si rilocalizzano imprese già operanti sul territorio. A sud come a nord dell’abitato i poli
di attrazione sono diversi: I capannoni in parte fatiscenti delle ex-fornaci Balbi, in località Libarna,
vengono risanati e recuperati ad uso artigianale, mentre nell’ex-area Inga di via Gambarato si
insediano una serie di imprese, come la Firpo (impianti elettrici), la Industria copertoni Genova, i
magazzini della Olio Pagano e la Eugal (prodotti erboristici), alcune di esse ancora oggi in attività.
Lungo viale Martiri della Benedicta viene eseguito anche un importante progetto nell’ex-area
F.i.d.a.s.s., risanata e convertita da uso commerciale ed abitativo. Nel contesto viene realizzata
anche una nuova grande piazza, intitolata a Fausto Coppi e l’ampliamento dell’angusta via
Suffrato. Si provvide anche alla risistemazione della vicina via Molino. Nell’area dello scalo
stazione ferroviario, già acquisito dal Comune nel 1980, nascono un parcheggio ed una nuova
strada, via Cesare Pozzo, dedicata alla memoria di un macchinista ferroviere, sindacalista F.s.,
d’inizio secolo, tragicamente scomparso. Nel autunno del 1996, l’area del ponte sul torrente
Scrivia, fu colpita da un significativo smottamento, provocato dalle abbondanti piogge. La frana
provocò il cedimento del costone e la caduta nello Scrivia della storica cappelletta del Santo
Giovanni Nepomuceno. Si rese così necessario intervenire con incisivi lavori di consolidamento
della zona.
Praga ed il 2000
Le grandi novità giunsero però da località Praga, dove nelle aree individuate nel progetto “Spazio
92”, prende il via, lungo la ss-35 Bis dei Giovi, la realizzazione di un grande polo commerciale,
che diverrà il più importante del Nord-Ovest. I due grandi centri commerciali, Outlet ed Iper,
portano con sé una rapida espansione del quartiere Cà del sole, uno sviluppo fatto di nuovi edifici
ad uso commerciale, ma anche abitativo, il che localizza nella zona anche quei nuovi servizi, da
tempo attesi, come la costituenda farmacia comunale ed il realizzando centro sportivo. Ultimo
tassello, tra il 2000 ed il 2004, è la zona artigianale di via Cassano, poco distante dallo
stabilimento Europa Metalli, dove un’ampia area viene occupata da nuove realtà di media industria
e soprattutto da diverse aziende artigiane locali, colmando così un vuoto di oltre vent’anni.
Accanto al fiorire dell’edilizia residenziale a Cà del Sole, a vivere un nuovo sviluppo abitativo è
ancora la zona di San Rocco, via Borgonuovo e viale Rimembranza che in questi anni si
ripropongono come spazio privilegiato per villette unifamiliari, bifamiliari e piccoli condomini
signorili. Questi sono anche anni di grande impegno nel recupero del centro storico, con importanti
lavori di abbattimento e risanamento, urbanistico e viario ed un progetto ambizioso: fare di via
Berthoud, dei suoi vicoli e delle sue piazze, una zona pedonale, un centro commerciale all’aperto.
Si intende anche trasformare in strada a doppio senso di circolazione via Roma, seguendo un
progetto di abbattimenti e sezionamenti di case fatiscenti. A cadere è la “Casa dell’Americano”,
acquistata dal Comune ed abbattuta per fare spazio alla nuova piazza di via Tripoli. Nel 2002,
seguiranno lungo via Berthoud, le demolizioni dell’antico complesso di “Casa Cogni” e della così
detta “Cà du Re”. La prima attualmente in ricostruzione e la seconda sostituita da una piazzetta. Si
avvia anche un importante quanto impegnativo piano di recupero di Villa Caffarena e del suo
parco, pregevole residenza signorile risalente al primo decennio del Novecento. Nello stesso anno
il ponte sullo Scrivia, che unisce il centro cittadino al rione Lastrico ed a Stazzano, fu oggetto di un
importante intervento di consolidamento della struttura, risistemare del piano viario con una nuova
asfaltatura, nonché la creazione di una nuova passerella pedonale. Dal punto di vista viabilistico si
assiste in pochi anni ad una serie di interventi radicali: Nel 2002 un nuovo svincolo mette in
sicurezza il pericoloso incrocio tra viale Martiri e via Monterotondo. Nel gennaio 2003 si aprono i
cantieri lungo la ex-ss. 35 bis dei Giovi, in direzione Novi. In poco più di un anno la statale viene
interamente ridisegnata: Demoliti i distributori di benzina, viene ampliata la rotonda autostradale,
poi si passa al raddoppio delle carreggiate, mentre tre nuove rotatorie smistano il traffico, da e per i
centri commerciali, e del quartiere Cà del Sole.
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