Lost in Laos e’ rappresentato per le vendite internazionali e nazionali da Matteo Rolleri presso Guildhall Pictures Limited Londra. Per informazioni di acquisizione si prega di contattare Matteo Rolleri [email protected] • Tel. 0044 (0) 7518377564 % % !"#$LQ!&"# Prodotto da Badapple Communication Regia di Alessandro Zunino Lingua: Italiano - durata 112‘, formato digitale Location: Laos & Italia Sinossi Daniela è una giovane donna emancipata, di “buona famiglia”, un pò viziata e in procinto di discutere una tesi sul mockumentary, il finto documentario. Paolo, suo compagno e collega di facoltà, proviene da una famiglia proletaria e, come lei d’altronde, ha seri problemi di comunicazione con i genitori. Consultato il sito "Lost in Laos" e, presi accordi in chat con alcuni coetanei americani, decidono di intraprendere una vacanza alternativa a Vang Vieng, tutta tubing, rafting e divertimento non tenendo però conto dei pericoli e soprattutto dell'inesperienza. Dopo un avventato rave presso un bar sul fiume seguito da una discesa in tubing, i due perdono il rendez-vous con i bambini locali che li avrebbero dovuti recuperare all'altezza di Viang Vieng. La loro vacanza subisce una svolta. Smarriscono lo zaino con soldi, documenti guide e telefoni iniziando così a vagare per un Laos diverso da quello che immaginavano, povero ma "ricco" e "libero" allo stesso tempo. Mentre, dall’Italia i genitori allarmati non ricevono notizie, i due intraprendono un viaggio rivelatore per monasteri, campagne e valichi, senza mai toccare un grosso centro. Saranno ospiti di un piccolo villaggio dove riceveranno cure, ospitalità e amicizia. Cercheranno più di una volta il ritorno alla vita di tutti i giorni, come alla ricerca di una "strada per casa" che per mille (mai casuali) motivi sfuggirà loro per “tanto così!” Con il passare del tempo la strada la troveranno davvero sotto ai loro piedi. Una strada che, probabilmente, li farà restare ... a casa.” Una rivelazione che oltre ai due giovani protagonisti, coinvolgerà i genitori a casa ossessionati dall’impotenza di avere notizie e frustrati dal poterne condividerne di nuove. Alessandro Zunino. Regista, Sceneggiatore e Direttore della Fotografia Alessandro Zunino fotografo e regista genovese, docente di Tecnica fotografica e pubblicitaria e Linguaggio per la cinematografia e la televisione in istituti pubblici e privati, dal 1993 collabora con importanti realtà pubbliche e private in Italia e all’estero (Università di Genova, Porto Antico di Genova S.p.a., Fiera di Genova, Fondazione Carige, Teatro alla Scala di Milano, Teatro Nuovo di Torino, Enrico Ruggeri, Antonella Ruggiero, Gian Maria Testa, Lindsay Kemp, Ascanio Celestini, Arnoldo Foà, Claudio Bisio, Luca Bizzarri, Laban-Centre di Londra, Kremlin Bicetre di Parigi …) Ha scritto e diretto numerosi cortometraggi, mediometraggi spot e videoclip. Daniela Camera Esordiente come protagonista in un lungometraggio, ha partecipato in veste di comparsa e protagonista in alcuni corti e videoclip italiani. Ha diverse esperienze teatrali che l’hanno vista recitare in drammi e monologhi di Euripide, Robert Farquair, Luigi Pirandello, Thornton Wilder, Samuel Beckett. Allieva del Centro di Formazione Artistica di Luca Bizzarri, diretto da Lisa Galantini, studia attualmente presso la Scuola del Teatro Stabile di Genova. Daniela Camera. Attrice protagonista Daniele Pitari Esordiente come protagonista in un lungometraggio, ha frequentato importanti scuole italiane di teatro e spettacolo – Centro di Formazione Artistica di Luca Bizzari a Genova, Scuola d’Arte drammatica Paolo Grassi a Milano. Ha recitato, come attore o comparsa, in cortometraggi, serie tv, videoclip e per diverse compagnie teatrali italiane. Daniele Pitari. Attore protagonista Carla Signoris Attrice teatrale, televisiva e cinematografica. Fa il suo esordio in teatro nel 1980 e con i “Broncoviz” in compagnia del marito Maurizio Crozza, Ugo Dighiero, Marcello Cesena e Mauro Pirovano raggiunge la celebrità grazie alla televisione. Autrice di due best sellers editoriali, al cinema è stata diretta, tra gli altri, da Silvio Soldini, Carlo Mazzacurati, Gabriele Salvatores e Fausto Brizzi. In Lost in Laos è Luisa Sentieri, madre della protagonista. Dario Vergassola Si avvicina al mondo dello spettacolo partecipando a "Professione Comico", manifestazione diretta da Giorgio Gaber, nella quale ottiene sia il premio del pubblico che quello della critica. Da allora partecipa a molti programmi televisivi e radiofonici nazionali, scrive libri e partecipa a diversi film e serie televisive. In Lost in Laos è Sergio Sentieri, padre della protagonista. Premessa Tre anni fa, durante un viaggio in Thailandia decisi di scendere con un battello il Mekong dal versante laotiano fino a Luangprabang, la vecchia capitale storica e spirituale del Laos: una folgorazione. Natura da togliere il fiato e gente splendida. Ma ancora più folgorante fu quello che vidi a Vang Vieng, un piccolo paese poco più a sud di Luangprabang: decine di bar improvvisati sul fiume e discoteche letteralmente prese d’assalto da giovani occidentali perennemente ubriachi al ritmo di musica assordante. Un mix tra “Apocalypse Now” e “Woodstock”. Nessuno di quei ragazzi era lì per il Laos, la natura e la sua gente, solo per bere, drogarsi e lanciarsi in pericolosissimi tubing e rafting sul fiume. Perché dei ragazzi “falang”, così li chiamano i laotiani, percorrono migliaia di chilometri per raggiungere un paese che molti di loro difficilmente saprebbero scovare su una cartina geografica? La ricerca di un “paradiso artificiale” che probabilmente, come scrive sul diario Daniela, la protagonista femminile, Niente è più artificiale di tutto questo e, col senno di poi, lo abbiamo sperimentato in un paradiso. Un paradiso, che può diventare un inferno, in continua contraddizione con se stesso ma possibile strada verso inaspettate rivelazioni. Nacque così la storia di Lost in Laos . Dopo aver visto e conosciuto la gente di Kapou, il villaggio scelto dove i protagonisti trascorrono parte della loro avventura, ci siamo resi conto che quello che pensavamo fosse giusto fare per questo paese, ora non era più sufficiente. La loro dignità impedisce di chiedere ma noi ci sentiamo in dovere di dare. A Kapou la vera emergenza è la quasi totale assenza di cure mediche, soprattutto per bambini e anziani. Abbiamo così deciso, con un piccolo aiuto economico, di fornire attraverso ONG l’assistenza periodica di un medico e una fornitura di medicinali essenziali. L’obiettivo è che questo, ed altri villaggi in seguito, vengano “adottati” e aiutati a sopravvivere; se questo avverrà, potremmo dire che il nostro film sarà servito a qualcosa, oltre che a raccontare una bella storia Diario del regista Scritto il soggetto, individuati gli sponsors, stilata una prima sceneggiatura ed effettuati I sopralluoghi nell’estate 2010, abbiamo iniziato a porci alcune domande riguardo al “come” girare il film e con chi. Domande alle quali in verità avevamo in parte già risposto visto il budget. Girare in Laos per tre settimane e girare in Italia non è la stessa cosa!!! Non ricordo quanti incontri preliminari abbiamo fatto prima di concordare cosa portarci dietro. La troupe intanto è stata ridotta all’osso: regista, aiuto regista, tecnico audio, segretaria di produzione, due attori e, in loco, autista, guida/interprete e rappresentante del MIC (Ministry of Information and Communication of Laos) partner del progetto. Il tutto stipato in un Van che ci avrebbe scarrozzato in lungo e in largo per il Laos. Abbiamo così deciso per due Canon 5D mark II “ufficiali”, una di scorta e una videocamerina Sony HDR-XR550VE. Il film prevede infatti la frequente intrusione di un’occhio “informale”, un piccolo camcorder con il quale Daniela, ossessionata dalla propria tesi sul mockumentary, riprende il viaggio in Laos. La Sony si è dimostrata talmente all’altezza che abbiamo dovuto “sporcarla” in montaggio per notare una drastica differenza tra i due linguaggi. Dopo numerose prove e giornate intere passate su internet contattando colleghi, amici e tecnici abbiamo optato per ottiche manuali e non Canon. Per quanto riguarda lo stile ,lo spettatore, dovrebbe percepire la storia laotiana quasi come un mockumentary grazie all’inserimento della Sony “sporca” della protagonista e all’estemporaneità di alcune scene. La sceneggiatura era completa (dialoghi e scene) fino al loro arrivo in Laos, dopo, solo una scaletta. Sebbene conoscessimo i luoghi in cui avremo girato, molte situazioni sono state colte al volo e in alcuni casi i dialoghi sono stati riscritti la sera prima per il giorno dopo, secondo le esigenze. Una prova notevole per tutta la troupe, soprattutto per i due giovani attori Daniela Camera e Daniele Pitari individuati presso il CFA di Genova, Centro di Formazione Artistica di Luca Bizzarri dove insegno recitazione cinematografica, e alla “Paolo Grassi” di Milano. Carla Signoris e Dario Vergassola, letta la sceneggiatura, hanno accettato il ruolo dei genitori con un entusiasmo per il quale non smetterò mai di ringraziarli. tubing e la bolgia che anima Vang Vieng. Grazie a Green Discovery, società che si occupa dell’organizzazione dei tour naturalistici in Laos e partner del film, tutti sono molto disponibili. Conosciamo dei veri occidentali “lost in Laos”, preziosissimi nelle locations. Ci trasferiamo a sud a Paksè: due giorni per fare seicento chilometri. La nostra base è al Paksè Hotel. Il proprietario, Jerome Letemplier, francese trapiantato in Laos e attivo con la moglie nella costruzione di scuole per i bambini locali, ha appoggiato da subito il nostro progetto dimezzando le spese di alloggio. Per due settimane partiamo alle 7 del mattino dal nostro quartier generale di Paksè alla volta delle locations individuate nel 2010. Torniamo al tramonto quasi sempre sotto una pioggia torrenziale, perché per quindici giorni piove, piove sempre. Non ci spaventiamo, era previsto e, grazie ai teloni da camion che precauzionalmente avevamo gettato in valigia, le camere hanno lavorato a dovere. Noi e gli attori sotto l’acqua. Posso comunque confermare che le 5D anche se non totalmente tropicalizzate, si sono comportate egregiamente! La pioggia da quelle parti è il valore aggiunto in un film. E’ tanta, drammatica, alimenta all’inverosimile le cascate e i torrenti, smette e ricomincia; è un attore in più con il quale confrontarsi. Sei giorni in un villaggio (quello che nel film ospita i ragazzi per molto tempo) ci ha cambiato la vita. Vivono a cento chilometri da Paksè, nella foresta. La gente ha accettato di lavorare con noi senza troppi problemi. Precisi e pignoli quasi più di noi nell’eseguire i movimenti in scena. Come ringraziamento per aver portato un po' di cibo in omaggio hanno organizzato nel tempio buddhista un Basi, una cerimonia di ringraziamento di quasi un’ora che abbiamo ovviamente ripreso e inserito nel film. Partiti il 22 luglio 2011 e tornati il 15 agosto 2011, abbiamo girato la prima settimana a Vang Vieng. Sette giorni di un caldo infernale, tempo splendido come raramente succede in questa stagione monsonica. Tutto perfetto per il kayak, il Lost in Laos - tutti i diritti riservati BadAppleCommunication, Alessandro Zunino. 2012