Una droga chiamata Una droga chiamata FUMO

Indice
Ai fanciulli e ai ragazzi, gli adulti di domani, perché liberi da ogni condizionamento e
consapevoli del loro ruolo futuro, sappiano
cooperare fattivamente per la costruzione di
una società più giusta, sana e solidale.
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INTRODUZIONE ..........................................................................5
SALUTO DEL SINDACO .............................................................7
PREFAZIONE................................................................................9
TAPPE DELLA DIFFUSIONE DELLE DROGHE
ILLECITE IN ITALIA ................................................................ 11
NO ALLE DROGHE ...................................................................13
Una droga chiamata fumo ...........................................................15
Che cosʼè il fumo e come agisce ..............................................16
Il fumo e i suoi effetti .............................................................17
Una droga chiamata alcol ............................................................19
Che cosʼè lʼalcol e dovè contenuto ...........................................20
Come agisce .............................................................................21
Lʼalcol e gli adolescenti ............................................................22
Lʼalcol e i suoi effetti ................................................................23
Una droga chiamata marijuana ..................................................25
Che cosʼè la marijuana e come agisce .....................................26
La marijuana e i suoi effetti ......................................................27
Una droga chiamata cocaina .......................................................29
Che cosʼè la cocaina e come agisce .........................................30
La cocaina e i suoi effetti .........................................................31
Una droga chiamata eroina .........................................................33
Che cosʼè lʼeroina e come agisce .............................................34
Lʼeroina e i suoi effetti .............................................................35
Una droga chiamata ecstasy ........................................................37
Che cosʼè lʼecstasy e come agisce ...........................................38
Lʼecstasy e i suoi effetti ...........................................................39
Le droghe danneggiano lʼindividuo ............................................40
Le droghe danneggiano le famiglie .............................................41
Le droghe danneggiano la società ...............................................42
Glossario .......................................................................................45
VISITA ALLA C. T. “IRS LʼAURORA” GRADARA ..............47
VISITA ALLA C. T. “SAN PATRIGNANO” SEDE DI
BOTTICELLA NOVAFELTRIA................................................51
LʼALCOLISMO NELLʼIMMAGINARIO DEI RAGAZZI ....55
GUIDA PER UN INTERVENTO EDUCATIVO
CONSAPEVOLE .........................................................................61
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INTRODUZIONE
Il Comune di Castilenti (Te), da diversi anni ha dato attuazione al mandato
Istituzionale voluto dal DPR 309/90 ai sensi dellʼart. 114 “Compiti di assistenza
degli enti locali” che prevede la possibilità, da parte dei Comuni, di intervenire,
senza fini di lucro, sui seguenti obiettivi in tema di prevenzione:
a) prevenzione della emarginazione e del disadattamento sociale mediante
la progettazione e realizzazione, in forma diretta o indiretta, di interventi
programmati;
b) rilevazione ed analisi, anche in collaborazione con le autorità scolastiche, delle
cause locali di disagio familiare e sociale che favoriscono il disadattamento dei
giovani e la dispersione scolastica;
c) reinserimento scolastico, lavorativo e sociale del tossicodipendente.
Pertanto già nel 1999 è stato elaborato il progetto “Conoscere e Conoscersi
per Prevenire” progetto di prevenzione primaria, finanziato dalla regione Abruzzo
e finalizzato a contrastare lo sviluppo di fenomeni legati ai comportamenti di
dipendenza.
A conclusione dello stesso fu organizzata una tavola rotonda alla quale hanno
partecipato i Sindaci della Vallata del Fino, le istituzioni scolastiche e la cittadinanza
interessata ad approfondimenti sulle finalità e gli obiettivi progettuali.
Questo è stato il primo passo per la creazione di una rete Istituzionale composta
dai Comuni e dagli Istituti Scolastici, disposta a condividere e a proporre le linee
guida per una prevenzione primaria efficace ed estesa sul territorio.
Il tutto si è concretizzato in un successivo progetto “Conoscere per conoscersi e
prevenire nellʼera digitale”, finanziato a sua volta dalla regione Abruzzo, e che si è
attuato non solo nel Comune di Castilenti, ma anche a Montefino e marginalmente a
Castiglione M.R. Nellʼambito operativo del progetto è stato curato il funzionamento
di Centri di aggregazione giovanili autogestiti, e la creazione, c/o la sede Municipale,
di una piccola raccolta di libri, riviste ed altro materiale didattico scientifico inerente
la tossico e alcol dipendenza a disposizione della cittadinanza tutta.
Lʼultima progettazione finanziata per il triennio 2005-2008 ha visto coinvolte, in
qualità di partner di progetto, tutte le scuole della Vallata del Fino.
La salute psico-fisica è uno dei diritti fondamentali di ogni cittadino, lʼattivazione
di questa tipologia di progetti contribuisce al raggiungimento concreto di questo
diritto.
Prevenire i fattori di rischio correlati alla tossicodipendenza, alla dispersione
scolastica o al disagio familiare, significa progettare un intervento di prevenzione a
360° che informi sulle sostanze, che offra la possibilità di uno screening sugli alunni
per la rilevazione del disagio personale, che formi i formatori e che offra la possibilità
alle famiglie di avere a disposizione unʼequipe di consulenti sia per un orientamento
fra i servizi che per un sostegno psicologico a breve e medio termine.
Questa è la strada che abbiamo percorso e che intendiamo proseguire per il futuro
con il supporto tecnico-amministrativo dei funzionari del Comune, ai quali va il mio
plauso e ringraziamento per la sensibilità dimostrata e lʼimpegno profuso.
Da ultimo, ma per questo non certamente meno importante, un sentito e
sincero ringraziamento al mondo della scuola per la giusta attenzione riservata
allʼiniziativa.
IL VICE-SINDACO
dott. Giuseppe Di Michele
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IL SALUTO DEL SINDACO
Sono ormai molti anni che lʼAmministrazione comunale di Castilenti, attua un
progetto finalizzato alla lotta alle tossicodipendenze.
Il progetto è stato realizzato nellʼambito delle competenze comunali previste
e regolate dal DPR 309/90, con i fondi concessi annualmente dalla Regione
Abruzzo.
“Lavoriamo affinché questo frutto continui ad essere
il più antico e buon amico dell’uomo”
In questi anni sono state coinvolte istituzioni ed enti a tutti i livelli ed i progetti
hanno goduto della collaborazione di importanti e qualificatissimi esperti, il regista
di tutte le attività è stato lʼattuale vice Sindaco che ha lavorato come sempre con
professionalità, impegno e con la convizione che lʼarma migliore per aiutare i
giovani è quella di ascoltarli mostrando coerenza, autenticità ed impegno nei loro
confronti.
Ma quello che come amministratore mi ha dato maggiori soddisfazioni è stato
il coinvolgimento di tanti ragazzi appartenenti alle classi delle scuole elementari e
medie del nostro Comune e marginalmente dei Comuni limitrofi.
Sono i ragazzi, sono i nostri figli, i destinatari principali dellʼattività di
informazione ed istruzione che è il perno, che costituisce il fulcro principale dei
progetti per la lotta alle tossicodipendenze che il nostro Comune ha attuato e portato
avanti con la fattiva e preziosa collaborazione del corpo docente dellʼIstituto
comprensivo statale di Castilenti.
Proprio il coinvolgimento pieno del mondo della scuola e delle famiglie ci ha
permesso di raggiungere capillarmente i ragazzi ed ottenere da loro quellʼattenzione
e quella partecipazione che sono necessarie quando si debba discutere di argomenti
delicati ed importanti come quelli trattati nei progetti.
Ma cʼè di più, lʼultimo progetto recentemente approvato dalla Regione Abruzzo,
denominato “La lotta alla droga nella Vallata del Fino – Aiutiamo i giovani a
scegliere la vita”, prevede per la prima volta di espandere il proprio raggio di azione
fino a comprendere tutti gli enti locali della vallata sempre per il tramite dei rispettivi
Istituti comprensivi, ciò nellʼovvio e naturale tentativo di diffondere le conoscenze
nel campo della lotta alle droghe al maggior numero possibile di giovani.
La collaborazione tra il Comune di Castilenti, le scuole, il direttore scientifico
del progetto ed i qualificati esperti che hanno collaborato per molti anni alla sua
attuazione, ha avuto tra i molti altri risultati anche quello della stampa di questo libro
che naturalmente richiama il titolo del progetto “CONOSCERE PER CONOSCERSI
E PREVENIRE NELLʼERA DIGITALE”.
La pubblicazione è rivolta in particolare ai ragazzi che frequentano le scuole
elementari e medie ed è un compendio, ma nello stesso tempo il naturale sviluppo,
di quanto è stato fatto fino ad oggi per attuare al meglio i vari progetti che si sono
succeduti nel tempo.
I fondi regionali stanziati per lʼoccasione hanno poi permesso lʼacquisto di
materiale che rimarrà a disposizione dei ragazzi e delle scuole e che ha consentito di
portare a termine molte iniziative sia di carattere più squisitamente scientifico che
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di carattere più propriamente ludico.
In conclusione è assolutamente necessario che io ringrazi dal profondo del cuore
quanti, con il loro impegno e la loro dedizione hanno reso possibile tutto ciò a
partire dallʼAssessorato alla sanità della Regione Abruzzo che ha stanziato le somme
necessarie allʼattuazione dei progetti, al vice Sindaco, al Responsabile scientifico
che ha progettato e diretto la realizzazione delle iniziative, agli insegnanti tutti ed
ai dirigenti scolastici che hanno reso possibile la partecipazione di numerosissimi
studenti alle varie attività e naturalmente agli uffici comunali che hanno collaborato
per la migliore riuscita dei progetti.
IL SINDACO
dott. Guerino Cilli
PREFAZIONE
Negli anni 80, in Italia e nel resto dʼEuropa, esplodeva una nuova emergenza
sociale a cui lo Stato tentennava a rispondere: la tossicodipendenza da eroina.
Mancava uno studio approfondito del problema e per questo si affermavano idee
contrastanti, estremamente confutabili. In assenza di figure specifiche in campo
medico e psicologico, le comunità terapeutiche (CT) furono inizialmente attivate
da cittadini volontari, mentre i Centri di Medicina Assistenziale Sociale (CMAS),
negli anni 75-90, non possedevano sufficienti risorse di personale. Nel corso del
1990 una legge dettava nuove norme, sulla base delle conoscenze portate avanti
dalle CT, dai CMAS e da altri attenti studiosi.
Lʼattuale riferimento legislativo, DPR 309/90, ha definito parametri di cura,
diagnosi e prevenzione ed ha istituito fondi per creare modelli di intervento per
contrastare lʼuso-abuso di sostanze psicotrope.
Il comune di Castilenti, grazie al contributo di esperti esterni ed al contributo
di idee del dirigente e dei docenti dellʼIstituto Comprensivo Statale “P. Benimeo”,
ha attivato diversi progetti di prevenzione della tossicodipendenza, ultimo in
ordine di tempo “Conoscere per conoscersi e prevenire nellʼera digitale”.
Il piano delle attività ha previsto una formazione per i docenti, una
informazione corretta ai genitori ed un intervento mirato alle singole classi a
partire dalla quarta elementare. Ciò al fine di offrire una corretta informazione
sulle dipendenze e sullo sviluppo comportamentale, sulla percezione e conoscenza
del sé e sullʼacquisizione delle abilità di fronteggiamento rispetto ad eventi
stressanti ambientali. Gli obiettivi perseguiti sono stati diversi e diverse sono
state le metodologie utilizzate per comunicare la prevenzione: attività di ricerca
storica, incontri con esperti e visite guidate presso Comunità Terapeutiche, ecc.
Per attivare al meglio le abilità di fronteggiamento è stato necessario rispondere
a disagi derivanti dallo scarso apprendimento e da dinamiche distorte di
comportamento nel gruppo classe.
Nello specifico della Scuola Primaria “Sisto Mancinelli” di Castilenti,
il progetto ha coinvolto le classi quarta e quinta. Le docenti, opportunamente
formate, hanno svolto attività propedeutiche al successivo intervento di un
esperto in materia di tossico e alcoldipendenza. Le strategie metodologicodidattiche adottate sono state le seguenti:
- conversazioni guidate, per far emergere le conoscenze pregresse e dare
risposte alle domande poste dagli allievi
- visione di un CD sullʼalcolismo, realizzato dal Ministero della Salute
- esercitazioni di gruppo, per individuare i contenuti alcolici delle bevande
- produzione di disegni, slogan e verbalizzazioni
- attività laborato riali, per drammatizzare ed eseguire canti corali.
Gli insegnanti hanno effettuato attività di verifica degli apprendimenti
attraverso la realizzazione di una drammatizzazione e di un lavoro grafico “No
alle droghe”. Nel primo caso il testo del copione, non revisionato dallʼesperto,
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è risultato corretto e significativo. La presenza di un “dottore”, in ogni scena, ha
evidenziato la consapevolezza acquisita dagli alunni in merito alla pericolosità delle
droghe, causa di vere e proprie malattie. La preoccupazione costante, manifestata
dai piccoli attori, per la tutela della salute del feto e del futuro nascituro, minacciati
dallʼuso-abuso di sostanze psicotrope, ha espresso un profondo senso di protezione
per i più deboli. Gli allievi, attraverso la realizzazione di significativi slogan e
segnali di divieto, hanno inoltre sottolineato la contraddizione che intercorre tra la
consapevolezza, ormai consolidata, della tossicità di ogni droga ed una legislazione
che, pur non favorendone lʼutilizzo, non ne vieta la vendita in modo severo.
Nellʼambito della Scuola Media, per la Sezione Progettuale inerente la
sensibilizzazione dei ragazzi verso il non uso di droghe, il Metodo di lavoro, in
parte sovrapponibile a quello seguito dalla Scuola Primaria “Sisto Mancinelli”,
si è caratterizzato per una metodologia di apprendimento attraverso un “modello
esperienziale”, in grado, di elevare le acquisizioni cognitive, soprattutto attraverso
la partecipazione emotiva dei ragazzi.
In definitiva, la strategia innovativa del Progetto non è stata quella di fornire
informazioni, bensì quella di qualificare la comunicazione della prevenzione per
arrivare alla prima fase: “Sapere” e ci si augura che tutte le altre attività progettuali,
unitamente alle altre risorse, accompagnino gli alunni verso il saper essere ed il
saper fare.
Questo manuale raccoglie i lavori di verifica più significativi svolti dagli alunni
dellʼIstituto Comprensivo Statale “P. Benimeo” di Castilenti, nonché, piccole ma
significative riflessioni di amministratori ed esperti che hanno collaborato alla
progettazione e realizzazione del progetto.
IL RESPONSABILE SCIENTIFICO DI PROGETTO
Dott.ssa Elia Dora Di Ciano
TAPPE DELLA DIFFUSIONE
DELLE DROGHE ILLECITE IN ITALIA
• Anni ’50; il fenomeno riguarda un gruppo ristretto di adulti,
e non costituisce un problema sociale, ma viene inquadrato
nell’ambito dei comportamenti trasgressivi contro la morale
dominante;
• Anni ’60; cambia l’età la tipologia e il numero dei consumatoriera degli psicofarmaci le industrie introducono sul mercato
(valium, ansiolin, anfetamine); si diffonde fra i giovani l’utilizzo
di hashish, marjuana e LSD (200 arresti a Milano nel 1968, 1000
arresti a Roma (caso Barcone);
• Anni ’70-’80; (1973 primo decesso ufficiale di eroina) la
tossicodipendenza da eroina diviene un fenomeno di ampie
proporzioni che attira in modo esclusivo l’opinione pubblica;
• Anni ’90; si diffonde l’utilizzo delle droghe sintetiche, vengono
attivati i primi servizi pubblici per la prevenzione, la cura e la
riabilitazione degli stati di tossicodipendenza (Ser.T.)
• Anni ‘00; aumentano i casi di poliabuso (droghe sintetiche,
alcool, benzodiazepine ecc.), con conseguente aumento delle
stragi del sabato sera. Diminuisce l’utilizzo delle droghe per
via endovenosa a favore di un utilizzo prevalentemente per via
inalatoria. Disponibilità ubiquitaria di qualsiasi tipo di droga.
IL RESPONSABILE SCIENTIFICO DI PROGETTO
Dott.ssa Elia Dora Di Ciano – Direttrice Ser.T.-Sulmona
E-mail: [email protected]
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Istituto Comprensivo Statale “P. Benimeo”
Scuola Secondaria di I Grado
64035 CASTILENTI (TE)
NO
alle
DROGHE
Classi Quarta e Quinta
Anno Scolastico 2004/2005
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Una
droga
chiamata
FUMO
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CHE COS’È IL FUMO
IL FUMO E I SUOI EFFETTI
Ogni boccata di sigaretta è costituita da circa quattromila sostanze chimiche, estremamente dannose per
l’organismo.
COME AGISCE
Le sostanze nocive, contenute in ogni boccata di sigaretta, penetrano prima negli alveoli polmonari, poi raggiungono diversi organi intossicando e distruggendo le cellule del
nostro corpo.
Il fumo causa:
• affaticamento fisico
• affaticamento mentale
• riduzione della memoria
• aumento del battito cardiaco
• infarto
• cancro ai polmoni
• bronchite
• enfisema polmonare
• nascita di figli sottopeso o iperattivi
Il fumo causa:
TOLLERANZA e DIPENDENZA
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Una
droga
chiamata
ALCOL
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CHE COS’È L’ALCOL
L’alcol etilico o etanolo deriva dalla trasformazione degli
zuccheri, ad opera di funghi chiamati saccaromiceti.
COME AGISCE
Quando ingeriamo una bevanda alcolica, l’alcol etilico dallo
stomaco passa nell’intestino, raggiunge poi il fegato, il
cuore ed il cervello.
Nei polmoni e nei reni ne viene eliminata solo una piccola
parte (10%), mentre la parte di alcol non eliminata raggiunge,
intossica e distrugge le cellule del nostro corpo.
L’alcolizzato appare magro e pallido, se abusatore di vino
ha guance e naso rosso.
DOV’È CONTENUTO
L’ alcol etilico è contenuto, in diversa percentuale, in bevande
dette per questo alcoliche.
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L’ALCOL
E GLI ADOLESCENTI
L’ALCOL E I SUOI EFFETTI
Gli studiosi hanno osservato che è sempre più in aumento la
percentuale dei ragazzi che fanno uso di alcol, anche giovanissimi.
Per attirare gli adolescenti in questo tunnel sono state create
delle speciali bevande: gli alcopop.
L’abuso di bevande alcoliche causa:
Gli alcopop sono una miscela di succo di frutta e alcol
(al 6% ca). Il loro sapore è dolce come una limonata e, di
conseguenza, i giovani ne bevono con facilità. In questo modo
rischiano di cadere nella dipendenza, da cui è molto, molto
difficile liberarsi.
•sbalzi di umore
•perdita della memoria, riduzione delle
capacità logiche
•allucinazioni, depressione, ansia, crisi di
panico
•perdita dell’equilibrio, movimenti sconnessi
•disturbi percettivi
•aumento della pressione arteriosa,
emorragie interne
•indebolimento del sistema immunitario
•ulcera, gastrite, cancro dello stomaco e
dell’esofago
•cirrosi, pancreatite
•bronchite, tubercolosi
•lesioni alle ghiandole genitali
•nascita di figli con disturbi di apprendimento,
problemi cardiaci, malformazioni
L’alcol causa:
TOLLERANZA e DIPENDENZA
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Una
droga
chiamata
MARIJUANA
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CHE COS’È LA MARIJUANA
La marijuana è una miscela di foglie, gambi, semi e fiori seccati
della canapa indiana. Di solito si fuma in sigaretta o in
pipa.
COME AGISCE
Chi fa uso di marijuana appare confuso, ha problemi
deambulatori come un ubriaco, ride senza motivo, ha occhi
molto rossi e non ricorda i fatti appena avvenuti.
La marijuana e i suoi effetti
La marijuana altera lo stato mentale
e causa:
• riduzione della memoria e delle
capacità di apprendimento
• stati di ansia e pensieri paranoici
• perdita di coordinazione
• aumento del battito cardiaco
• disturbi percettivi
Inoltre la marijuana, come tutte le
altre sigarette, può causare:
• cancro dei polmoni
• problemi respiratori
• nascita di figli iperattivi e con
disturbi di apprendimento
La marijuana causa:
TOLLERANZA e DIPENDENZA
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Una
droga
chiamata
COCAINA
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CHE COS’È LA COCAINA
La cocaina deriva dalle foglie di coca, arbusti coltivati da
secoli in Perù e in Bolivia.
Essa può essere inalata, fumata o iniettata.
CHE COS’È LA COCAINA
La cocaina è considerata la droga più dannosa per il cervello,
perchè danneggia irreparabilmente le cellule nervose.
COME AGISCE
La cocaina agisce sul sistema nervoso centrale
aumentando la produzione di dopamina, la sostanza che
regola il senso del dolore e del piacere.
La cocaina agisce anche sul sistema circolatorio, eccitando
il cuore.
La cocaina e i suoi effetti
Essa provoca:
• ictus
• convulsioni ed emicranie infarto
• aumento della pressione arteriosa
• problemi respiratori
• dolori addominali e nausea
• setticemie
• lesioni alle ghiandole genitali
• nascita di figli malformati.
La cocaina causa:
TOLLERANZA e DIPENDENZA
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Una
droga
chiamata
EROINA
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CHE COS’È L’EROINA
L’EROINA E I SUOI EFFETTI
L’eroina, che deriva
dalla morfina, è un potente
antidolorifico.
Essa può essere inalata, fumata o iniettata.
COME AGISCE
L’eroina agisce sul sistema nervoso centrale , provocando
una sensazione di euforia seguita poi da una sensazione di
beatitudine e di distacco dalla realtà.
Chi fa uso di eroina ha la parola impastata, movimenti ralle
ntati, sonnolenza, prurito insistente e pupille a
spillo.
L’eroina, assorbita immediatamente per via endovenosa,
può bloccare i centri della respirazione presenti nel cervello e
causare la morte per overdose.
L’effetto dell’eroina dura dalle tre alle sei ore, se la
dipendenza è grave il soggetto sente il bisogno di ripetere
la dose anche prima.
L’eroina causa:
TOLLERANZA
e FORTE DIPENDENZA
FISICA E PSICHICA
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Una
droga
chiamata
ECSTASY
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CHE COS’È L’ECSTASY
L’ECSTASY E I SUOI EFFETTI
L’ ecstasy è una combinazione di una droga allucinogena
con un’anfetamina.
Essa si assume quasi sempre sotto forma di compresse . I ragazzi
ne fanno uso in discoteca per esaltare le sensazioni della
musica e fare amicizia più facilmente.
L’ ecstasy è una combinazione di una droga allucinogena
con un’anfetamina.
Essa si assume quasi sempre sotto forma di compresse. I ragazzi
ne fanno uso in discoteca per esaltare le sensazioni della
musica e fare amicizia più facilmente.
COME AGISCE
L’ecstasy altera il funzionamento del sistema nervoso
centrale, aumentando la produzione di serotonina, la
sostanza che favorisce il sonno, la distensione, il benessere
e regola la temperatura corporea.
L’ecstasy e i suoi effetti
L’ecstasy altera il funzionamento del
sistema nervoso centrale, di quello
circolatorio, di quello respiratorio e di
quello digerente.
Essa causa:
• innalzamento
della
temperatura
corporea
• disidratazione e colpi di calore
• depressione,
fobie,
manie
di
persecuzione
• disturbi percettivi
• cefalea
• disturbi gastrointestinali
• aumento del battito cardiaco.
L’ecstasy causa:
DIPENDENZA PSICOLOGICA
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LE DROGHE
DANNEGGIANO
L’INDIVIDUO
LE DROGHE
DANNEGGIANO
LE FAMIGLIE
L’uso delle droghe costa caro all’individuo perché
causa:
- danni fisici
- danni psichici
- tolleranza e dipendenza
L’uso delle droghe costa caro alle famiglie perché
causa:
- danni affettivi
- nascita di figli con problemi fisici e
psichici
- danni economici
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LE DROGHE
DANNEGGIANO
LA SOCIETÀ
“ Caro signor fumatore,
la prego, smetta di fumare
altrimenti, potrebbe farsi male.
Il suo cuore ne risentirebbe
e la malattia del cancro le verrebbe.
Proprio per evitare tante sofferenze
smetta immediatamente
e con un poʼ di volontà
sono sicura che il cuore guarirà
e se smettere non vorrà
la morte di sicuro incontrerà.
”
Eleonora Di Michele
L’uso delle droghe costa caro alla società perché
causa:
- incidenti stradali
- scarso rendimento lavorativo
- esecuzione di crimini (furti e omicidi)
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GLOSSARIO
abuso: uso smodato di sostanze psicotrope, in modo isolato o
ricorrente, con conseguenze sul piano fisico, psichico e sociale.
allucinazione: lʼallucinazione è una malattia mentale che porta
lʼindividuo a percepire come reale ciò che è solo immaginario.
ansia: lʼansia è una forma di squilibrio emotivo che rende
lʼindividuo teso, apprensivo, insonne e lo spinge a reagire in
modo esagerato alle situazioni difficili.
bronchite: la bronchite è lʼinfiammazione dei bronchi.
cancro: cancro, nel linguaggio comune, è sinonimo di tumore
maligno.
cirrosi: la cirrosi è la distruzione progressiva dei tessuti del
fegato.
depressione: la depressione è una malattia mentale che conduce
lʼindividuo alla perdita di ogni interesse per il mondo circostante,
allʼinsonnia, allʼinappetenza e, nei casi più gravi, al suicidio.
emorragia: lʼemorragia è unʼabbondante e improvvisa fuoriuscita
di sangue, causata dalla rottura di una vena o di unʼarteria.
enfisema polmonare: lʼenfisema polmonare è la dilatazione
abnorme degli alveoli polmonari con conseguente difficoltà
respiratoria.
epilessia: lʼepilessia è una malattia caratterizzata da attacchi di
convulsioni e comporta una temporanea perdita di coscienza o
di memoria.
fobia: la fobia è una paura immotivata che insorge in situazioni
particolari.
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gastrite: la gastrite è lʼinfiammazione della mucosa gastrica.
ulcera: lʼulcera è una ferita della mucosa gastrica.
ictus: lʼictus è il risultato dellʼinterruzione dellʼapporto di
sangue a qualche area del cervello. Esso si manifesta con perdita
di coscienza, debolezza e paralisi di un lato del corpo, disturbi
della parola.
infarto: lesione dovuta allʼinterruzione locale della circolazione
sanguigna per lʼocclusione di unʼarteria.
Istituto Comprensivo Statale “P. Benimeo”
Scuola Secondaria di I Grado
64035 CASTILENTI (TE)
Visita alla comunità terapeutica
“Irs L’Aurora”
Gradara
overdose: lʼoverdose è una dose elevata di sostanze stupefacenti
che causa la morte del soggetto in seguito al blocco dei centri
della respirazione.
pancreatite: la pancreatite è lʼinfiammazione del pancreas.
panico: il panico è una paura improvvisa ed eccessiva che
insorge di fronte ad un pericolo reale o immaginario.
setticemia: la setticemia è una malattia, causata da batteri, che
determina lʼinfezione del sangue e unʼintossicazione generale.
tubercolosi: la tubercolosi è una malattia infettiva che colpisce
principalmente i polmoni, di cui può distruggere cellule e
tessuti.
Classe Terza di Montefino
Anno Scolastico 2004/2005
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“Al centro di Gradara, che abbiamo visitato il 13 dicembre, ho visto molte
persone che hanno rovinato la propria salute e la propria vita a causa dell’abuso
di alcool e di droghe. Mentre quelle persone raccontavano le loro storie io ero
molta attenta e commossa forse perché non avevo mai sentito una donna od un
uomo raccontare i propri problemi, le proprie eaperienze. Non mi ero mai accorta
di come l’uomo potesse essere tanto debole e incapace di affrontare le grandi
delusioni e per questo non li giudico perché a volte ai è talmente soli, disperati
che non ai riesce a pensare lucidamente al futuro e a capire che alcool e droghe
distruggono la vita. C’erano persone che avevano frequentato altre comunità,
ma al contatto eon l’esterno erano ricaduti nel loro tunnel: è triste sapere che la
disperazione può portarti all’autodistruzione. Molti tra quegli uomini e quelle
donne avevano famiglia, anche figli, vivevano in buone condizioni economiche
e nonostante tutto in passato erano stati tossicodipendenti o alcolisti. Ho sentito
molte storie, ma quella di Alessandra mi ha colpito profondamente. Alessandra
è una signora sui trent’anni, di aspetto tranquillo ma eon una storia molto triste.
Ci ha raccontato del tradimento del fidanzato e di come, sentendosi distrutta
abbia cominciato a prendere eroina e cocaina e, nonostante fosse astemia,
a fare uso di alcool. Ora spera di tornare a vivere. lo credo che tutti abbiano
diritto ad avere un’altra chance nella vita.”
Riflessione di A. B..
“Giorno tredici dicembre, le classi terre della scuola media di Castilenti
e Montefino ai sono recate visitare, presso Oradara, un centro di recupero
per tossicodipendenti e alcolisti. Tante persone ci anno raccontato la loro
atona e le loro esperienze dandoci poi anche alcuni consigli. La maggior arte
era già stata in altre comunità, ma una volta rientrati nella realtà di tutti i
giorni, avevano ripreso a bere o a far uso di droghe. Le loro storie erano
davvero cariche di sofferenza ma anche di speranza, la speranza di lasciare
definitivamente i soggiorni nelle varie comunità. Mentre raccontavano cercavo
di immaginarmi nella loro situazione e sentivo dentro di me una grande pietà
nei loro confronti, ma anche un po’ di invidia per la grande forza che gli ha
permeato di ricominciare tutto da zero. In particolare mi ha colpito is storia di
una donna astemia che stava per sposare un uomo che un giorno ha sorpreso
con un’ altra donna. Ha così iniziato a bere e a far uso di droghe per sentirsi
meglio e per dimenticare almeno per poco tempo i problemi che I’ affliggevano.
lnflne questi ragazzi ci hanno offerto della cioccolata calda e ancora una volta
la loro ospitalità, la gentilezza, la speranza e la loro forza mi hanno colpito.
Concludo sperando che riescano a guarire e a tornare a condurre una vita
normale.”
Riflessione di M. D. F.
“Dopo aver visitato il centro di Gradsra, sono rimasta davvero colpita. Le
persone che ne fanno parte ci hanno raccontato la loro storia, le loro esperienze,
i loro problemi e ci hanno dato dei consigli per non fare i loro stessi errori. Sono
persone molto sensibili che in passato hanno avuto problemi più o meno grandi
Per is maggior parte erano alcolisti, altri invece tossicodipendenti, o entrambi.
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Hanno detto che si trovavano veramente a loro agio e non si sentivano persone
diverse. Sentendoli parlare il mio cuore si è riempito di tristezza ,ma anche di
comprensione. Sentire le loro storie mi ha fatto ragionare su molte cose della
vita e soprattutto su quella parte dèi giovani che fuma, prende droga solo per
sentirai più importante. Secondo me queste persone non hanno nessuna colpa,
anno solo troppo fragili e non sono in grado di combattere apertamente e
senza paure i loro problemi.
Una delle cose positive è che se ne sono rese conto e hanno deciso di
aiutare il loro corpo per non perdere altri anni preziosi della vita. La storia
che mi ha colpito di più è stata quella di una ragazza che poco prima di
sposarsi, ha scoperto il futuro marito eon un’altra donna... io non so come mi
sarei potuta sentire e non so neanche se avrei avuto is forza di andare avanti
Lei per dimenticare ha deciso di abbandonarsi all’alcool e alla droga, che si
è potuta procurare facilmente Secondo me la donna è stata quasi “costretta”
dalla situazione, però alla fine ha deciso di cambiare vita, e combattere per
questo la ammiro to questo centro nonostante la grande tristezza presente, c’è
molta ospitalità per visitatori e un grande aiuto alle persone che soffrono.”
Riflessione di I. P.
“A Gradara sono rimasta molto colpita da tutte quelle persone che
soggiornano nel centro di recupero visitato. Dopo aver fatto uso di droghe e
alcool, cercano nella comunità il modo di tornare alla vita. Il percorso non è
breve né facile, ma con l’aiuto di persone competenti e di buon cuore quelle
persone potranno uscire dall’incubo. Mi ha emozionato in particolare la storia
di una signora che per una forte delusione ha cercato conforto nell’alcool e
nelle droghe, distruggendosi la salute. Ho capito che non bisogna buttare la
vita perché può riservare tante gioie e spero che tutti quei ragazzi e ragazze
che ho incontrato possano superare questo doloroso momento e tornare ad una
vita normale.”
Riflessione di M. D. B.
“Dopo aver visitato, il 13 dicembre, il centro di alcolisti di Gradara sono
rimasta fortemente colpita. C’erano persone dall’aspetto inusuale, alcuni di
essi suscitavano tristezza, soprattutto perché avevano rovinato la loro vita per
colpa dell’alcool. Prima di visitare questa comunità pensavo che dell’alcool ne
facessero uso solo gli uomini, ma ho appreso che anche molte donne hanno
questo problema. Vedere ciò mi ha rattristato in modo particolare. Sono persone
normali ma per colpa di qualche bicchiere in più, vivono in questi centri per
condurre una vita normale. Visitando questa comunità mi ha toccato molto la
storia di una ragazza astemia che a causa di una delusione amorosa aveva
cominciato a fare uso di eroina e cocaina. Ora per dimenticare e ricominciare
a ricondurre una vita dignitosa si trova in questa comunità. Nonostante la
tristezza e il dolore che circonda il centro, mi ha commosso molto l’ospitalità
ricevuta e l’aiuto e l’amore che alcune persone rivolgono a chi soffre.”
Riflessione di F. S.
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Istituto Comprensivo Statale “P. Benimeo”
Scuola Secondaria di I Grado
64035 CASTILENTI (TE)
Visita alla
comunità terapeutica
“San Patrignano”
sede di Botticella Novafeltria
Classe Terza di Castilenti
Anno Scolastico 2004/2005
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Sono anni ormai che nella scuola secondaria di primo grado di Castilenti
viene portato avanti il progetto di prevenzione dell’uso di sostanze psicotrope
e di abuso “Conoscere per conoscersi nell’era digitale” e negli ultimi anni gli
alunni di terza media concludono il percorso con una visita ad una comunita’
di recupero.
Nel corso dell’anno scolastico 2004/2005 l’esperienza e’ stata veramente
significativa; gli alunni, accompagnati da alcuni docenti ed esperti che
hanno tenuto i corsi, hanno potuto visitare la comunita’ di recupero di San
Patrignano. Come insegnante e accompagnatrice ho cercato di rielaborare con
i ragazzi l’esperienza fatta e ho verificato come essa ha inciso nel profondo
della loro sensibilita’, come abbiamo constatato anche dagli elaborati e dai
colloqui d’esame. I ragazzi l’hanno definita “l’attivita’ piu’ significativa
svolta nel triennio”. L’ascolto delle vicissitudini personali degli ospiti della
comunita’ li ha colpiti nell’intimo e di sicuro rimarra’ per loro un monito ben
piu’ imperioso di tutto il parlare che era stato fatto a scuola.
Docente Istituto Comprensivo Castilenti “P. Benimeo”
Anna Capuani
Considerazioni di alcuni alunni di III A
sulla visita alla Comunità di recupero di S. Patrignano
effettuata il 31 maggio 2005.
“Ho sempre pensato che entrare nel mondo della droga fosse come
entrare in un tunnel, uno strano tunnel diverso dagli altri, perché ha un
capo ma non una coda. Ma mi sbagliavo e sbaglia anche il proverbio che
dice «Chi di speranza vive, di speranza muore». La speranza è proprio
lì, in quel centro aspetta solo di essere agguantata dai ragazzi che ne
hanno bisogno”
Valentina A.
“Alcuni tossici dipendenti ci hanno raccontato le loro storie e
mentre parlavano si vedeva nei loro occhi la voglia di riuscire a guarire,
di uscire da questa situazione. Sentendoli parlare mi sono detta
«Guarda che coraggio e che voglia di vivere hanno questi ragazzi!».
Questa uscita secondo me è stata una delle più valide fatta durante
l’anno, poiché abbiamo potuto conoscere un nuovo modo di vivere la
vita, il desiderio di rimare attaccati ad essa”.
Agnese
Credo che questa esperienza sia stata davvero interessante
perché ci ha fatto confrontare con delle persone che hanno vissuto
delle esperienze di droga ed hanno deciso di cambiare vita. Esse ci
hanno raccontato come hanno cominciato, come era la loro vita quando
dipendevano dalla droga, come hanno deciso di uscirne. Se non ci
fosse stato questa Comunità, molte persone non sarebbero guarite ed
io ammiro profondamente chi l’ha fondato perché l’ha fatto per una
giusta causa. Il Centro è organizzato molto accuratamente, ci sono
regole precise che mi sono sembrate anche un po’ severe, ma è giusto
che sia così. Secondo me senza l’aiuto di qualcuno è impossibile uscire
dalla droga per un tossico dipendente, perché la sola forza di volontà
non basta”.
Antonio
“Questa uscita ha insegnato a noi ragazzi che assumere sostanze
stupefacenti non è una cosa buona perchè porta molti effetti negativi,
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non solo fisici, ma anche psicologici. Degli effetti negativi provocati da
sostanze tossiche ci avevano già parlato i nostri insegnati e gli esperti,
ma sentire la testimonianza di chi ha vissuto una esperienza è diverso.
Dai racconti degli ospiti della Comunità abbiamo potuto veramente
constatare che usare certe sostanze rovina la vita, rovina i rapporti
con le persone care, tutto do e pio importante per te... . Quando alcuni
tu loro ci hanno raccontato le loro esperienze mi è venuto un senso di
tristezza, sentimento che traspariva anche dai loro occhi. Si vedeva
che per loro era difficile raccontare le proprie esperienze, ma erano
anche contenti di poter dire che stavano mettendocela tutta per
uscire dalla dipendenza delle sostanze tossiche. Tutti ci hanno invitati
a non usarle e sono sicura che questa raccomandazione sarà molto più
efficace delle ammonizioni dei genitori o degli insegnati ed esperti”.
Istituto Comprensivo Statale “P. Benimeo”
Scuola Secondaria di I Grado
64035 CASTILENTI (TE)
L’Alcolismo
nell’immaginario dei ragazzi
Chiara
Classe Terza di Castilenti
Anno Scolastico 2002/2003
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GUIDA PER UN INTERVENTO
EDUCATIVO CONSAPEVOLE
A cura del dott. Massimo D’Alessandro
Psicologo dell’età evolutiva
Consulente nel progetto “Conoscersi per conoscere e prevenire nell’era digitale”
[email protected]
Spesso i genitori richiedono di avere indicazioni pratiche su come
affrontare le consuete difficoltà educative che incontrano nel crescere i
propri bambini. La “Guida per un intervento educativo consapevole” è
un insieme di indicazioni, spero chiare e semplici, che i genitori possono
utilizzare come ausilio a quelle tecniche educative che quotidianamente,
più o meno consapevolmente, esercitano sui propri figli.
Se educare vuol dire non solo far acquisire a qualcuno una norma
di vita, una regola, ma anche plasmarne il carattere e la personalità,
consapevole è un aggettivo che rimanda alla conoscenza e alla riflessione
su ciò che si sta facendo.
Uno degli obiettivi di questa piccola guida è appunto quello di invitare
il lettore alla consapevolezza e alla riflessione sul suo stile educativo, ben
conscio che ogni cambiamento, grande o piccolo che sia, non possa
avvenire senza alcuno sforzo di consapevolezza, senza che a monte ci sia
la volontà di cambiare e di essere disposti anche ad uno “sconvolgimento”
delle proprie abitudini.
Ogni genitore ha un suo stile educativo che dipende da molti fattori
interagenti. Un esercizio utile, per farlo emergere alla vostra consapevolezza,
può essere quello di rispondere alle domande elencate nella tabella 1.
Tabella n. 1
- Quali sono i valori proposti dalla cultura in cui vivo? E quelli del contesto sociale
in cui io e mio figlio siamo inseriti?
- Quali sono i miei valori personali? Sono quelli che mostro a mio figlio o da lui
pretendo regole che io stesso non rispetto?
- Cosa mi aspetto da mio figlio?
- Cosa penso riguardo alle sue motivazioni e alle sue capacità?
- Qual è il livello di sviluppo emotivo e cognitivo che attribuisco a mio figlio?
- I “No” che dico a mio figlio, nel corso di una giornata, superano di gran lunga
i Sì?
- Quante volte al giorno, dico semplicemente “bravo” a mio figlio, senza contemporaneamente sottolinearne un qualche mancanza?
- Il rapporto che ho con il mio partner, quali conseguenze ha sull’educazione di
mio figlio?
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Ora che avete esplicitato alcuni dei vostri valori morali, riflettuto
sull’idea che avete di vostro figlio, analizzato la vostra condotta rispetto
a comportamenti quali l’utilizzo del “Si” e del “No”, cerchiamo di vedere
le diverse tecniche educative e le loro finalità, ricordando che il processo
educativo è contraddistinto da un delicato equilibrio fra l’esigenza di
autonomia, di espressione e realizzazione della propria personalità, e
l’esigenza di un adattamento sociale spinto da motivazioni intrinseche e
non soggetto sempre a pressioni esterne.
(Skinner), i genitori, nella socializzazione dei figli, possono fare interamente
affidamento sull’utilizzo sistematico di ricompense senza mai ricorrere alle
punizioni.
Vediamo concretamente come usare i rinforzi o le punizioni e perché
queste tecniche educative, come molti genitori avranno sicuramente potuto
constatare, non sempre producono i risultati sperati.
Imparate innanzitutto ad osservare vostro figlio nei termini di
comportamento, conseguenze e antecedenti. Un esempio vi chiarirà meglio
tale concetto:
Premiare o punire?
I genitori, nel tentativo di educare i figli ai loro ideali impliciti o espliciti,
ricorrono spesso a ricompense e punizioni.
Di solito, questo tipo di strategie risulta efficace nell’ insegnamento di
determinate capacità e abilità sociali semplici, come allacciarsi le scarpe o
dire “grazie”, mentre, se si vuole intervenire sul carattere o sulla motivazione
alla riuscita, occorrono processi più sottili quali, l’apprendimento per
imitazione e l’identificazione.
Le ricompense, che chiameremo rinforzi, possono essere definite come
conseguenze gradevoli all’emissione di un comportamento e, per questo
motivo, tendono a rendere più frequente e probabile il ripetersi dell’azione
che le ha precedute. Facciamo un esempio; se un bambino fa i capricci
per 10 minuti (comportamento) e dopo ottiene proprio quello che vuole
(ricompensa o rinforzo), molto probabilmente continuerà a mettere in
atto questa strategia (magari scoperta casualmente) ogni volta che vorrà
raggiungere un certo obiettivo.
I rinforzi possono essere primari o secondari. I rinforzi primari,
possiedono naturalmente la caratteristica di essere piacevoli in quanto
vanno a soddisfare bisogni di base quali il cibo, l’acqua, il calore, l’aria
ecc.
I rinforzi secondari, sono anch’essi legati al concetto di bisogno, ma
a quei bisogni che non hanno una base fisiologica e che sono il frutto
della propria storia individuale e sociale: bisogni legati all’educazione,
alla cultura, al lavoro, al successo, al denaro. Una classe particolare di
rinforzi, che hanno un effetto molto potente sul comportamento, è quella dei
rinforzi di tipo sociale, quali le manifestazioni d’affetto, le lodi, l’attenzione
o l’approvazione.
Con il termine punizione intendiamo invece, una conseguenza negativa
in cui il comportamento produce la comparsa di un evento spiacevole o la
perdita di uno piacevole.
Teoricamente, secondo uno dei fondatori del comportamentismo
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ANTECEDENTE (A
COMPORTAMENTO (B
CONSEGUENZE (C
Il bambino vede un oggetto che desidera ma voi
decidete che per questa
volta è meglio non accontentarlo.
Il bambino inizia a fare i capricci e ad urlare per strada
attirando l’attenzione dei
passanti.
Dopo cinque minuti, anche se avete discusso con
vostro figlio e vi siete arrabbiati decidete di assecondare la sua richiesta.
AN
Nella colonna A abbiamo inserito lo stimolo che causa il comportamento
del bambino, nella colonna B, il comportamento del bambino, e infine,
nella colonna C, le conseguenze.
Nell’esempio si osserva facilmente che le conseguenze di un
comportamento sconveniente (capricci) sono comunque piacevoli per
il bambino, acquisendo valore di ricompensa, cioè di un rinforzo che
probabilmente non farà altro che favorire il ripetersi dell’azione.
Adesso provate a osservare i comportamenti di vostro figlio, sia quelli
positivi che volete rinforzare, che quelli negativi che volete estinguere,
prestate attenzione agli antecedenti, al comportamento e soprattutto alle
conseguenze.
Provate anche a farvi una idea dell’intensità del comportamento, se è
stimolo specifico, cioè compare solo in una situazione, o in contesti diversi
ma analoghi, sulla qualità del rinforzo, sociale (lode, attenzione), materiale
(giocattolo, denaro) o primario (cibo), e valutate se questi rinforzi sono
proporzionati al comportamento.
I rinforzi devono seguire il “principio del minino sufficiente”, i
genitori dovrebbero imparare ad applicare quel minimo di coercizione
o di ricompensa che è sufficiente a indurre il bambino a cambiare
comportamento.
Se rinforzate con una playstation (rinforzo materiale) un buon voto preso
nel primo quadrimestre magari dopo una serie di valutazioni negative,
cosa avete in mente per “rinforzare” la promozione di vostro figlio?
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Lo stesso principio vale per le punizioni, non tutti i comportamenti
negativi di vostro figlio hanno la stessa gravità.
Può essere di aiuto costruire una lista di comportamenti che si vogliono
rinforzare con accanto la relativa ricompensa, e una lista di comportamenti
negativi che si vogliono estinguere.
Comportamenti da rinforzare
del bambino
Comportamenti negativi
del bambino
Comportamenti lievemente negativi
Comportamento
Rinforzo scelto
Comportamento
Fare i capricci
Aiutare un altro bambino
Fare i compiti
Lode
Merendina preferita
Punizione scelta
Ignorarli
_______________
_______________
_______________
_______________
Comportamenti gravemente negativi
______________
_______________
______________
_______________
Comportamento
______________
_______________
Dire una bugia
______________
_______________
_______________
_______________
______________
_______________
_______________
_______________
Punizione scelta
Togliergli un privilegio
La costruzione delle due liste ha due obiettivi fondamentali: il primo è
il divenire consapevoli di quello che si andrà a fare; il secondo è quello
di prepararsi, in anticipo, alle diversi situazioni educative evitando di
riapplicare i soliti comportamenti automatici o di improvvisare.
Il valore dei rinforzi e delle punizioni dipende da molte variabili: la
personalità del bambino, le motivazioni, il contesto. Non sempre ciò che
per noi rappresenta una ricompensa lo è per il bambino e non sempre una
ricompensa è tale in ogni momento. Pensiamo a un rinforzo primario quale
il cibo, è rinforzante per una persona che ha fame, ma per una persona
sazia può avere addirittura conseguenze sgradevoli. Una manifestazione
d’affetto è un potente rinforzatore sociale, ma in contesti formali può
risultare addirittura imbarazzante.
Prima di dispensare premi a vostro figlio cercate quindi di conoscere
le cose che a lui sono gradite, scoprirete magari che all’ ultimo giocattolo
ipertecnologico preferisce semplicemente passare un po’ più di tempo
insieme a voi, avere la vostra attenzione.
Nel caso di bambini piccoli il rinforzo è più efficace se viene dato
immediatamente dopo che si è verificato il comportamento desiderato,
in modo che il legame tra il comportamento e la ricompensa appaia
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bene evidente. I bambini più grandi, che sono maggiormente in grado
di ritardare la gratificazione, possono ricevere la ricompensa materiale
anche in un secondo tempo, per quelle di tipo sociale invece, non siate mai
avari. Se un bambino riesce a gratificarsi da solo attraverso la sua attività,
ad esempio è molto contento dei voti ricevuti a scuola e questi bastano a
spingerlo a studiare sempre di più, non aggiungete grandi ricompense
materiali, lodatelo, fategli capire che siete fieri di lui, ma lasciate che
continui a rinforzarsi da solo attraverso i risultati che ottiene.
Inoltre ricordate le seguenti regole: la promessa di un premio deve
sempre essere mantenuta; al bambino deve essere ben chiaro quali sono
i comportamenti che deve attuare affinché sia premiato (ad esempio
“rimettere in ordine la camera”, “prendere un bel voto”); evitate di cadere
nella tentazione di utilizzare la ricompensa per sottolineare difetti o
ribadire caratteristiche negative; non date assolutamente mai il premio se
il comportamento desiderato non si è verificato; al contrario, potete dare
un premio anche se non lo avete concordato precedentemente. In ogni
caso quando date la ricompensa, ribadite sempre il motivo, e soprattutto
accompagnatela da una gioia autentica, da complimenti sentiti.
I rinforzi, soprattutto se non sono di tipo materiale, hanno una maggiore
efficacia se tra il “genitore” è il “bambino”, c’è una buona relazione
affettiva, fatta di stima, fiducia e autenticità.
Più il bambino è piccolo e ha bisogno di rinforzi immediati, tanto più
cercate di suddividere il comportamento in piccoli traguardi parziali,
seguendo sempre il principio del minimo sufficiente, naturalmente. Ad es. se
volete che vostro figlio faccia i compiti da solo, non stabilite un solo premio
da dare al raggiungimento dell’obbiettivo, ma procedete per piccoli passi.
Scegliete la materia che preferisce e verso la quale ha meno difficoltà e
per almeno una settimana pretendete che svolga da solo esclusivamente
i compiti relativi a quella materia. Ogni volta che ciò avviene dategli
il premio concordato e solo quando questa abitudine si è consolidata,
aggiungete alla prima materia una seconda, aumentate il valore della
ricompensa e procedete in questo modo fino a quando non raggiungete il
vostro obbiettivo. Tenete presente che quando si ha il consolidamento di un
apprendimento non è più necessario somministrare la ricompensa con la
stessa frequenza iniziale.
Mi raccomando, quando decidete un obiettivo verificate che sia sempre
alla portata del bambino, non pretendete da lui cose che non ha imparato,
che non potrà mai emettere spontaneamente o che non è in grado di
raggiungere.
Le regole da seguire nel caso in cui decidete di punire vostro figlio, sono
più o meno le stesse che devono essere rispettate per rendere un premio
efficace. Il lasso di tempo che intercorre tra il comportamento indesiderato e
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la punizione deve essere quanto più breve possibile. Il momento ideale per
bloccare un’azione indesiderata, teoricamente, è quello immediatamente
precedente alla sua emissione. Se non volete che vostro figlio continui a
scagliare oggetti per terra, cercate di bloccare tale comportamento non
appena percepite che sta per afferrare l’oggetto. La punizione deve
essere severa quel tanto che basta, punizioni eccessive possono indurre
all’obbedienza in futuro, perché si è riusciti a ingenerare nel bambino
sentimenti quali la paura, ma, come in un circolo vizioso, tali sentimenti,
portano il bambino a rifiutare o a non interiorizzare le regole e per di più,
ad apprendere modelli di comportamento aggressivo. Un bambino che
riceve regolarmente schiaffi, urla, o sgridate, impara ad utilizzare queste
modalità relazionali con i suoi coetanei e potrà anche rivoltarsi contro i
genitori. Una alternativa alla sculacciata è quella di bloccare fisicamente
il bambino, prenderlo per i polsi, guardarlo negli occhi e spiegargli le
conseguenze negative del suo atto. Se è possibile indicargli anche delle
strade alternative, un modo diverso di fare le stesse cose. La punizione
accompagnata dalla spiegazione delle ragioni che l’ hanno motivata è più
efficace della punizione pura e semplice.
Anche le punizioni, come i premi, hanno più efficacia se sono date
da un genitore affettuoso e sollecito piuttosto che da uno freddo o ostile.
Due valide tecniche punitive sono il “costo della risposta” e il “timeout”.
Il costo della risposta consiste nel togliere al bambino un privilegio, un
evento piacevole, ogni volta che compie una azione indesiderata. Ad es.
non guardare il suo cartone preferito. Tale tecnica è indicata nei casi di
comportamenti negativi meno gravi; dire una bugia, non fare i compiti,
disubbidire.
Quando il bambino compie gravi condotte negative: reiterazione di
un comportamento non desiderabile, rifiutarsi con comportamenti violenti
di ubbidire; seviziare un animale ecc. la tecnica più indicata è quella del
timeout. La procedura prevede di far sedere il bambino su una sedia, o
di allontanarlo nella sua camera, zitto e tranquillo per qualche minuto (di
solito da 2 a 5), senza che possa impegnarsi in qualche attività. Il genitore
deve inizialmente dare un avvertimento al figlio per offrirgli la possibilità di
assumere spontaneamente il comportamento corretto.
Se questo non accade, il bambino viene portato sulla sedia o nella sua
camera e invitato a stare lì, tranquillo, senza fare nulla per tutto il tempo
stabilito. Al termine si ribadiscono al bambino le conseguenze negative del
suo comportamento riformulandogli la richiesta alla quale non ubbidiva.
Se durante il timeout il bambino non sta fermo o reagisce in modo
aggressivo, si utilizza come ulteriore punizione la perdita di un privilegio,
si sospende il conteggio e lo si ricomincia da capo, ogni volta.
Tutto ciò richiede genitori tenaci e con una buona dose di pazienza, in
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grado di controllare la situazione e di non cedere di fronte al bambino.
Per quanto riguarda i comportamenti lievemente negativi, quelli che in
fondo ritenete di poter tollerare, una buona scelta sembra essere quella di
ignorarli.
Spesso il bambino, assume questi comportamenti per attirare l’attenzione
del genitore, e sappiamo quanto il prestare attenzione a qualcuno possa
essere considerato un potente rinforzatore sociale.
In questi casi perché non vi chiedete se in quel momento siete abbastanza
affettuosi e attenti alle richieste di vostro figlio?
Quando il genitore cambia la sua risposta ad un comportamento del
bambino, quando, ad esempio, decide di ignorare un’azione negativa o
di non cedere alle sue richieste, si osserva, a breve termine, un aumento
dell’intensità e della frequenza di quel comportamento, è ciò può durare
anche due o tre settimane, dopodiché il comportamento inizia ad
estinguersi.
Per applicare qualcuna di queste tecniche e ottenere buoni risultati
ci vuole dunque un po’ di pazienza! Inoltre ricordatevi di essere sempre
coerenti negli interventi educativi, ovvero se vi trovate di fronte alla stessa
situazione cercate di agire sempre allo stesso modo, non punite un giorno
e tollerate in un altro, questo disorienta il bambino e fa perdere valore ed
efficacia alle vostre regole.
Cercate tale coerenza anche nel rapporto con il partner, dopo che
avete stabilito i premi e le punizioni, i comportamenti da rinforzare e i
comportamenti da eliminare, procedete sempre in accordo con il vostro
partner, e se non siete sicuri sul da farsi non abbiate timore di dire a
vostro figlio “Adesso quando torna tuo padre ne parlerò con lui e insieme
stabiliremo la tua punizione”. Se avete deciso di ignorare un comportamento
per portarlo all’estinzione, può bastare una sola volta in cui tornate a
cedere alle richieste del bambino, per far riemergere il comportamento
indesiderato nelle sue caratteristiche di frequenza e di intensità. Per questo
è di estrema importanza l’accordo educativo dei genitori: almeno davanti
al figlio.
Consigli sul “SI” e sul “NO”
In casa, a scuola, o dai nonni, se contassimo quante volte il bambino
sente dire in un giorno “Non devi…”, “Non fare…”, “Non toccare”, questi
sarebbero di gran lunga più numerosi dei “Si” dei “Bravo”, e in generale
di tutte quelle manifestazioni d’affetto che agiscono positivamente sullo
sviluppo psico-sociale del bambino. Sembriamo selettivamente portati
a sottolineare i comportamenti negativi e a dare per scontato le azioni
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positive del bambino. In questo modo siamo carenti di rinforzi sociali
importanti come l’attenzione, la lode, che serve ad aumentare l’autostima e
l’approvazione. In particolare quest’ ultima, è importante in quanto coniuga
la componente relazionale-affettiva e motivazionale ad una informazionale
facilitando la rapida acquisizione di abilità, conoscenze e comportamenti
complessi. Per questo motivo dobbiamo imparare ad utilizzare i “No” solo
quando sono effettivamente necessari. Spesso la voce dei nostri divieti
diviene solo uno sgradevole sottofondo che non ha nessuna efficacia per
modificare i comportamenti indesiderati del bambino: egli impara presto
che i nostri “No” non hanno grande valore, eccetto quando esausti e
terribilmente arrabbiati non ricorriamo a punizioni che certamente non
seguono il principio del minimo sufficiente.
Quando non ci sentiamo in grado di far rispettare un “No” è meglio
dire subito “Si” o non intervenire, così facendo non rischiamo di far perdere
valore al nostro “potere” decisionale di genitori e ai nostri “No”.
È meglio dare al bambino pochissime regole e impegnarsi affinché
siano pienamente rispettate, piuttosto che stare sempre a vietare questo o
quel comportamento. Lasceremo così al bambino più libertà e autonomia e
contribuiremo a creare un clima familiare più sereno.
Tutte le volte che ci è possibile cerchiamo, come sostenuto da Skinner,
di educare il nostro bambino attraverso i meccanismi delle ricompense.
Le tecniche di persuasione
Preferendo le tecniche educative che non si servono delle punizioni
possiamo ricorrere, soprattutto con i bambini più grandi (intorno ai 9-10
anni), al ragionamento, alla riflessione sulle conseguenze, al fare appello
all’orgoglio o alla autonomia. Affermazioni persuasive possono essere
le seguenti “Non offendere gli altri, così ferisci i loro sentimenti”, “Non
provocarlo, altrimenti rischi di fare a botte e questo non è ammirevole”.
Tali tecniche possono essere orientate sul bambino stesso, “Se rubi,
dopo, ti vergognerai di te stesso”, o sull’altro, facendo leva sullo sviluppo
dell’empatia e dell’attenzione alle esigenze degli altri “Quando ti comporti
così mi fai vergognare di fronte agli altri genitori”.
Le tecniche di persuasiose, ancora più dei rinforzi e delle punizioni,
hanno bisogno, per avere successo, di un clima familiare positivo, della
presenza di una buona comunicazione tra genitore e figlio, di un bambino
in grado di comprendere e interiorizzare i motivi delle norme e delle
direttive dettate dal genitore.
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Cenni sul concetto di modellamento e identificazione
I bambini non imparano solo da tecniche educative dirette, come
quelle esposte in precedenza e che sono adottate intenzionalmente dai
genitori, ma anche attraverso l’esempio che viene loro offerto. Molti degli
schemi comportamentali dei genitori, delle loro caratteristiche personali,
delle motivazioni e dei valori vengono acquisiti grazie ai meccanismi
di modellamento e identificazione. Questi processi agiscono non solo
senza che i genitori forniscano insegnamenti specifici, ma anche senza
il bambino si sforzi intenzionalmente di apprenderli. Il bambino di 4 anni
che ha imparato alla perfezione le circostanze in cui “conviene” dire una
parolaccia dimostra l’efficacia dell’apprendimento per imitazione.
Il modellamento consiste appunto in un processo di apprendimento in
cui l’osservazione del comportamento di un soggetto - modello è in grado di
modificare il comportamento di un soggetto -osservatore (Bandura, 1968):
permettendo l’apprendimento di nuove risposte; inibendo o disinibendo
alcune risposte; facilitando alcuni comportamenti già posseduti dal
soggetto; favorendo l’interiorizzazione di valori e principi morali.
Il modellamento risulta, dunque, essere una tecnica educativa
potentissima nell’influenzare il comportamento, purtroppo molto dipende
dal soggetto-modello, non sempre, infatti proponiamo al bambino modelli
che vale la pena imitare.
L’apprendimento per imitazione è molto più efficace e influente se
entrano in gioco anche i meccanismi dell’identificazione cioè quei
meccanismi che portano una persona ad assimilare le caratteristiche
complessive del comportamento di un altro a causa di un forte legame
emotivo-affettivo. Questo legame nel caso del rapporto genitore – figlio è
naturalmente presente.
Altre caratteristiche che rendono il modello più efficace, oltre al legame
emotivo-affettivo sono: la percezione di competenza; il prestigio; la
disponibilità e positività; l’aver raggiunto obiettivi importanti e gratificanti;
la percezione di similitudine con se stesso; la raggiungibilità dei modelli
proposti.
Conclusioni
Per quanto numerosi agenti di socializzazione partecipino al
processo educativo, la famiglia viene in genere considerata l’agenzia di
socializzazione primaria più influente, quella che svolge un ruolo centrale
nel plasmare le caratteristiche di personalità, le motivazioni, i valori e le
convinzioni del bambino. Abbiamo visto quanto l’efficacia di molte tecniche
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educative dipenda dalla presenza di una relazione positiva del bambino
con i genitori, da un clima familiare caldo e sereno.
Al di là del tecnicismo che può più o meno essere utile, i genitori devono
imparare ad amare veramente i propri figli, e questo non si può insegnare:
almeno attraverso poche righe.
Per il resto le tecniche presentate, nella loro apparente semplicità, si
rivelano spesso molto complicate. Per questo, non solo si raccomanda la
lettura di testi più completi, ma di rivolgersi ad uno specialista qualora
gli eventuali problemi di vostro figlio non sembrano rientrare proprio in
una condizione di normalità. Se comunque decidete di osservare qualcuna
di queste regole, cercate di procedere con un obiettivo per volta, non
stravolgete le vostre abitudini, ad esempio iniziate con l’ignorare un solo
comportamento problematico, non tutti contemporaneamente, altrimenti
rischierete di fare solo una gran confusione.
Non scoraggiatevi se non ottenete effetti immediati, sia voi che vostro
figlio dovete cambiare abitudini e schemi automatici acquisiti nel corso di
anni e dai quali non ci si libera facilmente.
In bocca al lupo.
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