N.47 Un certo vetro ha indice di rifrazione 1.5 per la luce visibile. Quanto vale l’angolo critico per la riflessione totale? Quando la luce si propaga da un mezzo con un certo indice di rifrazione ad un altro con indice di riflessione minore se l’angolo di incidenza della luce rispetto alla normale alla superficie di separazione dei due mezzi supera un certo angolo ( detto angolo critico θc ) accade un fenomeno particolare detto riflessione totale , cioè la luce tornerà indietro nel primo mezzo. MEZZO 2 θ < θc θ = θc θ > θc n 2 < n1 MEZZO 1 Quest’angolo θc soddisfa l’equazione: sen c n2 n1 Nel nostro caso n1 = 1.5 ed n2 = 1 ( noi supporremo che il secondo mezzo sia il vuoto ) , quindi: sen θc = 1.5 θc = arcsen 0.67 = 41.8° = 0.73 radianti N.48 In un prisma dispersivo radiazioni di lunghezza d'onda 400 e 700 nm hanno un indice di rifrazione pari a 1.55 e 1.43 rispettivamente. Dire quale dei due sarà maggiormente deviato. Un prisma dispersivo non è altro che un prisma ( figura geometrica tridimensionale di forma simile a quella di un tetto a due falde con le due falde che formano un angolo di sessanta gradi ) fatto di un materiale che ha un indice di rifrazione più grande dell’aria. Un fascio luminoso che incide su una delle due falde, nell'uscire dall'altra falda viene “disperso” in tutte le sue lunghezze d’onda, cioè forma un piccolo arcobaleno. Questo fenomeno si spiega ricorrendo alla legge di Snell per la rifrazione. Quest’ultima asserisce che “quando un fascio luminoso di lunghezza d’onda passa da un mezzo (con indice di rifrazione n1) ad un altro (con indice di rifrazione n2), l’angolo di incidenza θi (calcolato rispetto alla normale alla superficie di separazione dei due mezzi) e quello di rifrazione θr soddisfano l’equazione: n1 sen θi = n2 sen θr Nel nostro caso supporremo che il mezzo da cui parte la radiazione sia il vuoto (o l'aria), cioè porremo n1=1; e sia n2 l'indice di rifrazione del materiale del prisma otteniamo così sen θi = n2 sen θr A parità di angolo di incidenza θi le due radiazione, ci dice il testo del problema, hanno due indici di rifrazione n2 diversi; ricavando θr otteniamo: θr = arcsen ( sen θi / n2 ) Dato che l’arcoseno è una funzione crescente, θr è allora una funzione decrescente rispetto ad n2 , cioè all’aumentare di n2 , l’angolo di rifrazione diminuisce cioè il raggio luminoso viene maggiormente deviati avvicinandosi maggiormente alla normale alla superficie. Quando il raggio raggiunge l'altra "falda" del prisma, nell'uscire in aria , dato che passa da un mezzo ad indice rifrazione più grande ad uno più piccolo si allontana dalla normale (vedi figura) anche in questo caso, riapplicando la legge di Snell, ci accorgiamo che viene maggiormente deviato (allontanandosi dalla normale questa volta) quanto più grande è n2. A seguito di queste due deviazioni il fascio uscente dal prisma è deviato rispetto alla sua direzione originaria. Esso sarà tanto più deviato quanto maggiore è l'indice di rifrazione del prisma. Risulterà quindi globalmente più deviata la radiazione alla quale compete l'indice di rifrazione maggiore cioè la 400 nm (blu). N.49 Quale deve essere il minimo valore dell'indice di rifrazione di un materiale affinchè un prisma retto possa servire per riflettere di 90° una radiazione incidente perpendicolarmente ad una sua faccia ? La riflessione totale si ha quando l'angolo di incidenza è maggiore o uguale all'angolo critico, che corrisponde a quell'angolo per il quale il raggio rifratto è parallelo alla superficie (cioè l’angolo di rifrazione è uguale a 90°).Tale condizione è ottenuta dalla legge di Snell : indicedirifrazionedelvetro*sen(tetacritico)=indicedirifrazionedell'aria*sen(90°) L'indice di rifrazione dell'aria è = 1 e sin(90°) è anche = 1, cosicchè la formula che definisce tetacritico è : n*sen(tetacritico)=1 (n=indicedirifrazionedelvetro) da cui: tetacritico=arcsen(1/n) Nel nostro esercizio noi vogliamo che tetacritico sia inferiore a 45° (vedi figura) cosicchè il raggio di luce che arriva alla base del prisma venga totalmente riflesso. Quindi vogliamo che: arcsen(1/n) < 45° cioè: 1/n< sin(45°) da cui : n>1/sin (45°) e quindi: n>1,414 N.50 Una lente convergente ha focale 50 cm. Ponendo un oggetto a 70 cm dalla lente a che distanza si formerà l’immagine ? Quale sarà il valore dell’ingrandimento? A che valore di distanza bisogna porre l’oggetto per trovare l’immagine non ingrandita nè rimpicciolita? IMMAGINE OGGETTO F F Nella nostra costruzione grafica il rettangolo è la lente convergente. Per sapere a che distanza si formerà l’immagine applichiamo l’equazione per 1 1 1 s s f lenti sottili: dove s è la distanza oggettolente, s’ è la distanza lenteimmagine ed f è la coordinata ( rispetto al centro della lente ) del fuoco. Ricaviamo s’: 1 Quindi 1 1 s f cm 70cm 3500cm f s 50 s s f s 175cm f s s f 70cm 50cm 20 L’immagine cioè si formerà a 175 cm dalla lente e sarà dietro la lente ( perchè s’> 0 ) , sarà quindi un’immagine reale. Il valore dell’ingrandimento M può essere ricavato M h s 175cm 2.5 h s 70cm così: Il fatto che l’ingrandimento sia negativo ci dice che l’immagine è capovolta rispetto all’oggetto. Affinchè, come ci chiede il problema, l’immagine non sia nè ingrandita, nè rimpicciolita dobbiamo porre nell’ultima formula h’=h cioè dobbiamo porre s = s’. Per poter trovare la distanza s a cui ciò accade sostituiamo a s’ l’espressione che abbiamo precedentemente trovato: h s 1 s 2h s sf f f s s s s f M s s 2 2s f 0 s( s 2 f ) 0 Quindi l’immagine non sarà nè rimpicciolita nè ingrandita in due casi s=0 oppure s = 2f Il primo caso, quando s=0 , accade quando l’oggetto è ad una distanza 0 dalla lente, cioè quando è dentro la lente ( in questa caso oggetto ed immagine coincidono ). Il secondo e fisicamente più interessante caso accade quando s = 2f. Ciò vuol dire che se poniamo l’oggetto ad una distanza che sia doppia rispetto alla distanza focale della lente, l’immagine avrà le stesse dimensioni dell’oggetto. Quindi nel nostro caso la distanza per cui non si ha ingrandimento è: s = 2f = 100 cm N.51 Una lente di focale 1 cm e una di focale 5 cm sono accoppiate per formare un microscopio composto. Assumendo che l’immagine reale formata dall’obiettivo si formi a 20 cm di distanza dallo stesso e che l’immagine virtuale formata dall’oculare si forme a 25 cm dallo stesso, calcolare l’ingrandimento ottenuto. LEGENDA: OGGETTO IMMAGINE REALE IMMAGINE VIRTUALE sob F1 F1 F2 s’ob s’oc Scriviamo l’equazione delle lenti per la prima lente ( l’obiettivo ): 1 1 1 s ob s ob f ob Calcoliamo la distanza sob dell’oggetto dalla lente : sob f sob 1cm 20cm 20cm 1.05cm f sob 20cm 1cm 19 Calcoliamo l’ingrandimento per l’obiettivo: M ob s h 20cm ob 19.05 h sob 1.05cm F2 soc Scriviamo ora l’equazione delle lenti per la seconda lente ( l’oculare ): Calcoliamo la distanza sob dell’oggetto dall’oculare ( l’immagine è virtuale quindi s’oc<0) : 1 1 1 s oc s oc f oc soc f soc 5cm 25cm 125cm 4.17cm f soc 25 cm 5 cm 30 s h 25cm M oc h oc soc 4.17cm 6 L’ingrandimento per l’oculare quindi è: Notiamo che, dato che “l’oggetto” dell’oculare è l’immagine reale dell’obiettivo ( vedi disegno ), possiamo ricavare la distanza tra le due lenti: D = 4.17 cm + 20 cm = 24.17 cm L’ingrandimento tatale M sarà allora il prodotto dei due ingrandimenti: M M ob M oc 19.05 6 114.3 Cioè questo microscopio ingrandisce gli oggetti più di 110 volte, però li capovolge (perchè M<0 ). In via più approssimata l'esercizio è risolvibile semplicemente ricordando che l'ingrandimento dell'obbiettivo e dell'oculare, dato che in entrambi i casi l'oggetto è vicino al fuoco potranno scriversi Mob=20 cm/fob e Moc= 25cm/fob e poi calcolare l'ingrandimento totale come prodotto dei due ingrandimenti.