Il Risk Management in Ginecologia Ginecologia al primo posto come numero di contenziosi La gestione del rischio è un sistema che permette di riconoscere errori o eventi indesiderati che si presentano in un processo lavorativo(o come esito di tale processo) che possono generare nell’immediato, o a distanza di tempo, conseguenze significativamente sfavorevoli. Il Risk Management è un processo che permette agli operatori sanitari di identificare, analizzare e gestire tutti i rischi, reali e potenziali, che l’espletamento delle proprie attività, svolte singolarmente o in forma multidisciplinare e interprofessionale, può causare. La ginecologia è al primo posto come numero di contenziosi. Il continuo incremento di cause intentate nei confronti di operatori sanitari che lavorano in tale settore (medici, ostetriche/ci, infermieri) per danni subiti da pazienti dovuti ad errori sanitari hanno motivazioni diverse. La ginecologia è una branca ultraspecialistica in cui spesso la medicina del bisogno si accompagna alla medicina dei desideri, con dinamiche psicologiche molto forti, caratterizzata dalla risonanza sociale di temi specifici: quello della riproduzione, della sessualità e genitalità, quello oncologico. Questa branca è caratterizzata dall’utilizzo di innovazioni tecniche, sia in campo chirurgico, sia in campo diagnostico, come per gran parte degli esami diagnostici invasivi che si eseguono in gravidanza. Inoltre è da considerare che di solito le attrezzature ostetriche e le organizzazioni ospedaliere sono estremamente carenti sul piano dell’emergenza. Strutture spesso inidonee, attrezzature non sempre sufficienti, organici ridotti, personale poco motivato e mal retribuito, sono tutti elementi che contribuiscono a rendere ancora più difficile il lavoro. Infine è da considerare la difficoltà di alcuni interventi chirurgici, il grado di delicatezza estrema di alcuni accertamenti diagnostico/terapeutici, la richiesta di una efficienza sempre più assoluta, e soprattutto le difficoltà ad istruire tecnicamente i giovani ginecologi-ostetriche/ci. Istruzione che purtroppo lascia ancora molto a desiderare anche per i limiti giuridici imposti. Una recente indagine dell’American College of Obstetricians and Gynecologists sulle cause più frequenti di contenziosi medico legali in ginecologia pone la laparoscopia al primo posto dopo quelli di natura ostetrica. Risultano descritti infatti gravi accidenti già nella fase iniziale, al momento della induzione dello pneumoperitoneo: arresto cardiaco, embolia gassosa, estesi ematomi peritoneali. Altri incidenti possono verificarsi nella prosecuzione dell’intervento: lesioni accidentali di grossi vasi con emorragia cospicua, perforazione di un’ansa intestinale, etc. La laparoscopia viene vissuta e purtroppo presentata come una chirurgia minore. Il piccolo taglio, la breve degenza, le condizioni generali poco compromesse,concorrono a far ritenere l’intervento laparoscopico più come un esame diagnostico che un intervento vero e proprio. Questo convincimento rende meno accettabile ogni eventuale complicazione innescando una litigiosità medico-legale particolarmente forte ed acuta. Analoghe considerazioni vanno fatte per le isteroscopie. Anche in questo caso emergono possibili rischi, troppo spesso trascurati nell’informazione che si fornisce alla paziente. Oltre alle complicanze di natura ginecologica è utile citare quelle ostetriche sulle quale si basano gran parte dei contenziosi. Fra queste soprattutto le paralisi cerebrali neonatali ed i danni da distocia di spalla(lesione al plesso brachiale riportata dai neonati). In questi casi ci si trova di fronte ad un evento improvviso, spesso non prevedibile, che l’ostetrico si trova a dover risolvere in pochi minuti per cercare di evitare la morte del nascituro. In questi casi si continua a riconoscere una colpa professionale a medici ed ostetriche/ci, anche nell’ipotesi che non vi siano errori o colpe dimostrabili. Gli ostetrici continuano ad essere pre-giudizialmente denunciati, e frequentemente condannati, di solito per non aver eseguito un cesareo. Da quanto finora detto è chiara la necessità di adottare un sistema di prevenzione del rischio nelle unità ostetrico-ginecologiche. Le pazienti sempre più si sentono nel diritto di far riconoscere le loro ragioni e di ottenere risarcimenti adeguati per i danni subiti: politica alimentata da scorrette campagne stampa denigratorie, da una inefficace comunicazione tra sanitari e pazienti, da tribunali che mal comprendono il delicato operato in ambito ginecologico-ostetrico. Il Risk Management deve rappresentare per la ginecologia e l’ostetricia una seria ed utile attività da studiare ed implementare: è compito degli operatori sanitari agire al fine di approfondire le conoscenze specifiche sul Risk Management e promuovere l’introduzione e il suo utilizzo nelle unità operative di ostetricia e ginecologia. Sicuramente il Risk Management ha assunto un ruolo determinante nella gestione della complessità dell’assistenza sanitaria, è una parte importante del governo clinico aziendale, un elemento importante per il miglioramento della qualità delle prestazioni sanitarie, ma necessita di un salto culturale che orienti le politiche sanitarie alla prevenzione dei rischi e degli eventi avversi con attività organizzate di sistema. Salvatore Paribello