24/07/12 L`alchimista: intervista a Bebo Ferra 1/5 italia.allaboutjazz

24/07/12
L’alchimista: intervista a Bebo Ferra
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L’alchimista: intervista a Bebo Ferra Pubblicato: July 23, 2012
di Roberto Paviglianiti
Commenta Specs People è
il nuovo album
che Bebo Ferra
ha realizzato in
trio con il
Recenti batterista Maxx
Furian e
Ambrose Akinmusire Auand's A10A10 Gianluca Di
Raffaele Casarano Ienno all'organo
Gabriele Coen Hamp the Champ Hammond, per
Manomanouche MDI Ensemble l'etichetta Tuk
John Scofield Music di Paolo
Sigurta' ­ Lombardini ­
Paternesi Fresu. Una
Vision Festival I ­ II ­ III formazione inedita che il chitarrista sardo ha scelto per dar
Italia | USA vita alla sua nuova visione musicale, più "British" e meno
mediterranea. Per il chitarrista si tratta di un momento di
trasformazione: dalle sonorità acustiche, che spesso hanno
rimandato a scenari dall'impronta melodica mediterranea,
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alle tensioni dello strumento elettrico, che da qualche
tempo sta entrando in maniera decisiva nel suo modo di
fare musica. Un approccio derivato dagli interessi e dalle
esperienze con il Devil Quartet di Paolo Fresu e Apogeo di
Giovanni Tommaso, che lo hanno portato a concepire un
lavoro indirizzato verso lidi psichedelici, pieno di inserti
elettronici e risvolti di varia natura: dalla musica da film ai
deragliamenti in ambito rock, mantenendo intatto sul viso
un sorriso di sottile ironia.
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The Calling
Artist/Band
Romain Collin
Duration
07:32
Album
The Calling
Record Label
Palmetto Records
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All About Jazz: Cosa ti ha spinto a sperimentare la
formula chitarra, Hammond, batteria?
Bebo Ferra: Per questo tipo di line­up esiste già una
grande tradizione, ma sinceramente non ho preso
ispirazione da nessuno, perché tutte le cose che ho sentito
non mi hanno mai influenzato più di tanto. Nel nostro caso
ho pensato più al suono degli anni Settanta, che è un
aspetto che non è stato mai troppo sfruttato. Ho preso
maggiore ispirazione dai gruppi progressive, cercando di
ottenere un suono particolare, il suono inglese di quel
periodo.
entrato nel tuo DNA di compositore?
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1959 James Zollar
1934 Ahmad Alaadeen
1953 Jon Faddis
1956 Larry Washington
1939 Charles McPherson
AAJ: Nelle note
di copertina di
Specs People,
tra i tanti
ringraziamenti,
c'è un
riferimento ai
Pink Floyd "per
la loro
ispirazione
musicale". Quale
aspetto della
band inglese è
B.F.: Il loro aspetto psichedelico, che ritengo sia la
italia.allaboutjazz.com/php/article.php?id=8041
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L’alchimista: intervista a Bebo Ferra
B.F.: Il loro aspetto psichedelico, che ritengo sia la
caratteristica più interessante. Hanno sviluppato un
fermento fantastico, in un periodo che non è stato molto
considerato sotto il profilo jazzistico. Risentendo oggi
alcune cose dei Pink Floyd, come quelle di altri gruppi del
periodo, suonano molto più jazz che rock, perché erano
dei grandi sperimentatori, improvvisavano molto. Certo,
non c'era spazio per gli interventi solistici tipici del jazz, ma
era una musica che funzionava in un insieme di grande
affiatamento. In Specs People non ci sono molti spazi
solistici. Ho cercato di mettere in musica delle idee che non
avessero la classica struttura tema­solo, ho cercato il
suono della band.
AAJ: In tema di psichedelia, il brano "L'alchimista" è una
dedica a Syd Barrett?
B.F.: No, in realtà
l'alchimista sono io (ride,
N.d.R.). Nel gruppo ci
siamo dati dei
soprannomi: io sono
l'alchimista, con le mie
pozioni magiche fatte di
effetti e dei miei giochi di
suoni; il batterista Maxx
Furian è il fabbro, perché
è quello che deve
picchiare; mentre il
tastierista Gianluca Di
Ienno è il farfallino,
perché vola di qua e di là,
adoperandosi in vari ruoli.
Nel disco ci sono dei temi
che si riferiscono a questi
nomignoli.
AAJ: Hai fatto parte della band con la quale Rita Marcotulli
ha rivisto parte del repertorio pinkfloydiano. Si è trattato di
un'esperienza fine a se stessa o anche tu hai intenzione di
omaggiare questa band in maniera concreta?
B.F.: Ho in mente varie cose. Sono molto attratto dai Pink
Floyd, ma anche da band come i Radiohead. Sono gruppi
che hanno fatto una ricerca sonora molto interessante.
Sinceramente non posso dire di avere un progetto in
mente ben definito, però è probabile che il prossimo
lavoro sarà indirizzato verso questi aspetti.
AAJ: Stai attraversando un cambiamento di approccio
molto importante.
“Sono arrivato a pensare a un
progetto elettrico dopo la militanza
sia con gli Apogeo che con il Devil
Quartet di Paolo Fresu, situazioni
nelle quali c'è un aspetto di
aggressività e una grande ricerca
sonora.”
B.F.: Mi sono costruito una credibilità come chitarrista
acustico, avendo fatto almeno una quindicina di dischi con
questo strumento, mettendo nella mia musica il mio lato
'etnico,' dovuto anche alla mia appartenenza geografica,
visto che la Sardegna è una terra così ricca di suoni. Ora
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L’alchimista: intervista a Bebo Ferra
visto che la Sardegna è una terra così ricca di suoni. Ora
sto cercando con la chitarra elettrica una nuova strada,
ispirata alla musica rock inglese, cercando sempre però
una personale peculiarità in quello che realizzo.
AAJ: Rock e jazz che, come altre volte in passato,
incrociano in maniera positiva il proprio cammino. Un po'
come negli Apogeo di Giovanni Tommaso. Cosa si prova e
cosa si impara nel dividere il palco con un monumento
come Tommaso?
B.F.: Sono arrivato a pensare a un progetto elettrico dopo
la militanza sia con gli Apogeo che con il Devil Quartet di
Paolo Fresu, situazioni nelle quali c'è un aspetto di
aggressività e una grande ricerca sonora, e nelle quali
sono stato costretto a lavorare con la chitarra in maniera
diversa rispetto al passato. In quello che sto facendo ora
c'è sicuramente tanto delle cose che ho imparato da
Giovanni Tommaso, che è un musicista fantastico, con un
modo di scrivere musica ­ dai Perigeo a questa
attualizzazione degli Apogeo ­ veramente notevole. Le
esperienze fatte con Tommaso e Fresu sono entrate
direttamente nel mio modo di fare musica.
AAJ: Specs People è uscito per la Tuk Music di Paolo
Fresu. C'è un feeling particolare con lui?
B.F.: Si è creato un rapporto molto stretto. Abbiamo
scritto anche una colonna sonora, per un film di Marina
Spada che si intitola Il mio domani, con Claudia Gerini
come attrice protagonista, che ha già ricevuto dei
riconoscimenti di prestigio. Abbiamo delle idee in comune
che ci stanno portando a lavorare in diversi settori, sia sul
versante jazz che delle colonne sonore. Da poco abbiamo
musicato il libro di filastrocche per bambini Nidi di note.
AAJ: A proposito di cinema, in Specs People, tra gli
originali, c'è la cover di "Gran Torino". Come si relaziona la
tua musica con gli altri aspetti artistici?
B.F.: Con il cinema ho un rapporto molto stretto. Una
caratteristica della mia musica, che mi è stata spesso
riconosciuta, è di essere descrittiva, adatta al commento di
immagini. Mi è venuto naturale mettere un brano che
adoro, di un film che adoro, di un regista che adoro, e
ripeto la parola "adoro" perché stiamo parlando di un
grande assoluto come Clint Eastwood. Un regista che ha
realizzato anche diversi documentari sul jazz, del quale è
un grande appassionato. Non è casuale che abbia scelto di
fare "Gran Torino," un brano che mi ha colpito nel cuore,
un brano semplice ma che descrive in maniera perfetta
una situazione. Volevo farlo e sono molto contento di
averlo fatto.
AAJ: C'è un pizzico di
egocentrismo nel mettere
in scaletta il brano "29
Aprile," data che si
riferisce al tuo
italia.allaboutjazz.com/php/article.php?id=8041
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L’alchimista: intervista a Bebo Ferra
riferisce al tuo
compleanno?
mantenere la dedica a Ellington.
B.F.: No, è stato un gioco
anche questo (ride,
N.d.R.). Si riferisce alla
mia data di nascita, ma
anche a quella di Duke
Ellington. Il brano ha
avuto la sua origine con
l'arrangiamento di
"Caravan". Da quella idea
è nata poi in studio una
cosa diversa, ma volevo
AAJ: Mentre "La sagra delle quinte" si riferisce a qualche
tua intuizione compositiva?
B.F.: Sì, lo sviluppo armonico del brano è fatto di quinte
parallele, non ho usato altri intervalli. Mi sono ispirato alla
"Sagra della primavera" di Stravinky, nella quale c'è una
parte di archi con degli intervalli di quinta, e da lì ho
sviluppato il tema. Quindi, con molta ironia, è nata "La
sagra delle quinte".
AAJ: Nelle jazz band italiane, e non solo, la chitarra
elettrica trova sempre più spazio. Pensi che questo
fenomeno derivi da un background culturale specifico o si
tratta solo di casualità?
B.F.: Dare una risposta precisa è difficile. Da Hendrix in
poi la chitarra elettrica è lo strumento che si è più evoluto.
Quindi il fatto che molte band usino il colore della chitarra
è proprio una conseguenza, perché le possibilità e le
diversità che può produrre una chitarra elettrica sono
moltissime. Tra il suono di due chitarristi spesso c'è un
abisso, metti per esempio Marc Ribot e Pat Metheny. Molti
musicisti hanno voglia di inserire questo elemento che può
dare molto in un contesto jazzistico, dove gli altri strumenti
­ che hanno dato tanto nel corso degli anni ­ sono meno
legati al momento.
AAJ: Per dare un'idea di
attualità a quello che si
realizza di cosa c'è
bisogno?
B.F.: Nel jazz confluiscono
generi diversi, e anche i
musicisti jazz sono molto
diversi tra di loro. C'è chi
suona in maniera
mainstream e chi in
maniera sperimentale.
Spesso succede che tra le
due schiere ci sia un
attrito. Io non appartengo
a nessuna parrocchia, e
non mi interessa questo
aspetto. Per me la musica
attuale è quella che risente dell'influenza di tutti i generi
musicali; nel jazz può confluire di tutto e storicamente è
una musica che nasce mischiando le culture di vari popoli.
È insito nella natura del jazz. Ritengo un errore schierarsi
su posizioni determinate. Se vuoi fare una musica attuale
devi tenere conto dei suoni del momento e quindi rendere
il proprio linguaggio credibile in questo senso. I grandi
come Miles Davis e John Coltrane hanno fatto questo, si
sono confrontati con la propria epoca, senza preconcetti.
Per essere attuali bisogna tenere presente la musica di
tutto il Mondo.
Foto di Danilo Codazzi (la prima), Roberto Cifarelli (la
italia.allaboutjazz.com/php/article.php?id=8041
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L’alchimista: intervista a Bebo Ferra
Foto di Danilo Codazzi (la prima), Roberto Cifarelli (la
seconda, la terza), Andrea Feliziani (la quarta), Paolo Mura
(la quinta e la sesta).
Visita il sito di Bebo Ferra.
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