la registrazione audio - le basi (7) - Cos`è WAVE

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LA REGISTRAZIONE AUDIO - LE BASI (7)
Terminati i cablaggi nella sala regia, ci sposteremo nella sala da ripresa
andando a capire come applicare i microfoni alla batteria.
Nei precedenti articoli, abbiamo puntato l’attenzione soprattutto alle attrezzature da studio e alla
conoscenza del funzionamento dei microfoni (Le basi_parte3), andando così a effettuare alcune prime
prove di ripresa microfonica su chitarra e voce (Le basi_parte5). Da questa puntata, invece, si andrà a
approfondire ulteriormente le caratteristiche dei microfoni e come posizionarli, al fine di ottimizzare la
registrazione delle varie fonti sonore. Prima di continuare con la lettura, vi consiglio di armarvi di carta e
penna, e un metro a rotella…, vi serviranno!
Il palco microfoni
Se praticate già nel settore della registrazione audio, nel vostro studio saranno
sicuramente presenti uno o più microfoni di tipologia e caratteristiche tecniche
differenti. Per capire in che modo ognuno di questi microfoni “ascolta” il suono, vi
consiglio vivamente di applicarli davanti a svariate fonti sonore di natura differente
e, in seguito, analizzarne a fondo il materiale audio catturato. In altre parole, ogni
microfono può essere adoperato in qualsiasi situazione di registrazione, in quanto
è perlopiù ritenuto uno dei migliori metodi per affinare la percezione uditiva del
segnale audio pre/post produzione. Avendo a disposizione un microfono dinamico
come, per esempio, l’SM57 di Shure, vi accorgerete ben presto che può essere
utilizzato come un ottimo standard per qualsiasi tipo di ripresa (Figura 1). Questo
microfono, infatti, è ritenuto un “must” anche dai più grandi studi
di registrazione, sia per la sua particolare risposta in frequenza, sia
per la capacità di resistere ad alte pressioni sonore. Ovviamente,
questo non è il contesto giusto per approfondire le specifiche
tecniche di un solo microfono, anche perché lo stesso SM57 non
è del tutto ideale per la cattura delle frequenze sub-basse, né
tantomeno delle armoniche superiori (Figura 2). Se invece nella
vostra attrezzatura è presente un solo microfono a condensatore
come, per esempio il Perception 100 di AKG, potrete utilizzarlo
principalmente per la ripresa delle parti vocali e/o di un intero
ensemble di strumenti musicali, ma non potrà essere utilizzato come microfono standard
a causa di alcuni aspetti tecnici (Figura 3). Innanzitutto, ha una scarsa capacità di captare
le frequenze basse, facendo così ottenere un segnale evidentemente saturo e privo di
definizione. Per non parlare della sua delicata membrana che, se esposta a forti pressioni di
suono, si danneggerà inevitabilmente.
Come avrete già intuito, un palco di microfoni che si rispetti dovrebbe essere costituito
sia da trasduttori dinamici, sia da quelli a condensatore, scegliendo con molta cautela
il prodotto più adatto alle vostre esigenze. A oggi, il mercato offre un numero davvero
incalcolabile di microfoni rendendo sempre più difficile l’acquisto soprattutto ai neofiti, ma
è possibile documentarsi ricercando maggiori informazioni tramite siti web specializzati
(www.microphone-data.com).
La batteria: acustica ambientale
Prima di passare a microfonare l’intero set di batteria, è da sottolineare alcuni necessari aspetti riguardanti
la cattura di un suono soddisfacente, evitando di ritrovarsi a brutte sorprese durante il missaggio. Per
prima cosa, la batteria non dovrà essere sistemata in perfetto asse con uno degli angoli della stanza.
Questo strumento è talmente rumoroso, tanto da generare un’interminabile quantità di frequenze basse
e medio-basse che, in contrasto con le pareti adiacenti, possono portare alla forte presenza di fastidiosi
rimbombi percepibili dai microfoni. Nel caso in cui lo spazio a vostra disposizione sia davvero molto
ristretto, e la batteria debba essere collocata in prossimità di un angolo, è possibile contenerne il suono
poggiandola su di un tappeto da salotto e applicando del materiale fonoassorbente alle pareti e al soffitto.
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Tra le tante soluzioni pratiche ed economiche, si
potrebbe costruire una trappola per i bassi (basstrap) utilizzando una striscia di gommapiuma
e sistemarla a terra alle spalle del batterista
(Figura 4), oppure attrezzandosi con due o più
pannelli di lana di roccia insaccata da fissare alle
pareti posteriori (Figura 5). Se invece il locale si
presenta di abbondante volumetria, la batteria
può essere collocata al centro di essa apportando
le dovute modifiche all’acustica ambientale, come
visto in precedenza. In locali estremamente molto
grandi, i riflessi ambientali generati dalla batteria
sono controllabili applicando svariati pannelli cuneiformi alle pareti
verticali, includendo anche un’attenta sonorizzazione del soffitto e
del pavimento. Addirittura, in alcune situazioni, lo spazio attorno alla
batteria viene delimitato arginandone definitivamente il suono in un
ambiente costituito da pannelli e/o coperte fonoassorbenti (Figura 6).
Così facendo le riflessioni ambientali sono ben controllate, ottenendo
un suono definito e di ottima qualità.
La batteria: ultime accortezze
Una volta sistemato lo strumento, è necessario verificare la corretta accordatura
delle pelli sia con la semplice intonazione “a orecchio”, oppure aiutandosi
con speciali accordatori (Figura 7). Durante questa procedura, possono però
manifestarsi alcune piccole risonanze facilmente controllabili con apposite
gelatine siliconiche applicabili sulla pelle battente del rullante e dei tom (Figura
8). Invece, per quanto riguarda la cassa, è consigliabile inserire al suo interno
del materiale fonoassorbente, di densità e spessore differenti, e poggiandolo
a contatto della pelle battente o di entrambe (Figura 9). Come ultima verifica,
dedicate un po’ di attenzioni anche alle meccaniche della batteria, accertandosi
che i pedali e le aste non emettano fastidiosi cigolii. Durante questa pratica,
fate oscillare i piatti con le mani e accertatevi che i feltri non siano danneggiati
(Figura 10).
Microfonare la batteria: la cassa #1
La cassa è il fusto più grande dell’intero set, ed è proprio per le sue
dimensioni che il suono emesso è principalmente ricco di frequenze basse
(da 20 Hz a 400 Hz), e una piccola parte di armoniche superiori (1-3 KHz
circa). Con questi primi dati, vi sarà facile dedurre che la cassa dovrà essere
registrata preferibilmente con un microfono adatto soprattutto alla cattura
delle frequenze gravi, e sia particolarmente resistente a pressione sonore
oltre i 120 dB. Tra la vasta scelta di modelli di microfoni disponibili sul
mercato si potrebbero citare alcuni classici come, per esempio, il D-112
di AKG (Figura 11), il Beta 52A di Shure (Figura 12), oppure l’N/D868 di
Electrovoice (Figura 13). Ognuno di questi microfoni percepisce il suono
a suo modo, ma ciò che li rende simili è la propria risposta in frequenza
(Figura 14, 15 e 16).
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Se osserviamo nel dettaglio le tre scale logaritmiche,
si può notare che la linea di percezione si presenta
accentuata nel range delle frequenze basse, andando
a decadere nella parte centrale (frequenze medie)
e riacquistare un’accennata enfasi nel range delle
frequenze alte. Per catturare correttamente il suono
della cassa, è necessario inserire il microfono
al proprio interno, passando dal foro della pelle
risonante (Figura 17). Il microfono può essere
posizionato a una distanza di 30 cm circa dalla
pelle battente, rivolgendolo verso il centro, oppure
in direzione del bordo laterale. Nel primo caso, si
ottiene un suono particolarmente vivo e dall’attacco
decisamente rapido mentre, nella seconda posizione,
l’attacco tende a essere meno aggressivo ma si
guadagna un’ottima profondità e pienezza. E senza
fori?! Nessun problema! Abbiamo per l’appunto ben due soluzioni:
• Microfono al centro della pelle: a una distanza di 20-25 cm, il microfono è in grado di catturare
un suono particolarmente profondo e “sbuffoso”, dovuto soprattutto dalla forte oscillazione della
pelle risonante.
• Microfono al bordo della pelle: il suono è ben controllato sulle frequenze basse, presentando
una maggiore enfasi delle armoniche superiori. In questa situazione, il microfono potrebbe essere
avvicinato alla pelle, riducendo la distanza fino a 10 cm (Figura 18).
Microfonare la batteria: la cassa #2
Come già detto, la cassa è comunemente registrata utilizzando un solo
microfono interno o esterno a essa. In alcuni casi, invece, si impiegano due
microfoni dinamici oppure un microfono dinamico e l’altro a condensatore:
• Microfoni dinamici: il primo microfono, quello situato all’interno della
cassa, ha una capsula di medie dimensioni ed è impiegato per la cattura
dell’attacco sonoro, mentre il secondo è posizionato all’esterno catturando
prettamente le frequenze sub-basse (Figura 19). Quest’ultimo può essere
allineato sia con il centro della pelle risonante, sia in prossimità del cerchio
a seconda del risultato da ottenere.
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• Microfono dinamico e microfono a condensatore: il microfono
dinamico è sempre posizionato all’interno della cassa, mentre quello
a condensatore catturerà “il respiro” esterno (Figura 20). Quest’ultimo
è posizionabile sia al centro della pelle risonante, sia su di un lato,
rispettando la minima distanza di almeno 20 cm.
Da tenere sempre in considerazione che, l’impiego di due o più microfoni
sulla stessa fonte sonora, può portare alla presenza di indesiderate
cancellazioni di fase. Infatti, se si decide di adoperare una delle due tecniche
appena citate, è necessario effettuare alcune prove di registrazione e
verificare nel dettaglio che le due forme d’onda oscillino in sincronia (Figura 21).
Microfonare la batteria: la cassa #3
In casi molto rari la cassa è registrata allo stesso modo di come si farebbe con
il rullante, ovvero, posizionando un microfono in prossimità della pelle battente
e l’altro a catturare la pelle risonante, o l’interno della cassa. In pratica, il primo
microfono è comunemente situato nelle vicinanze del mazzolo, ottenendo una
spiccata “punta” dovuta appunto dall’eccessiva vicinanza tra il punto di impatto
e il trasduttore microfonico mentre, il secondo microfono, è posizionabile come
visto nei precedenti paragrafi. In questa tecnica, la ripresa diretta della pelle
battente, può essere effettuata sia con un microfono dinamico, sia con uno a
condensatore, purché quest’ultimo disponga di una capsula molto resistente
(SPL=135 dB).
Microfonare la batteria: il rullante #1
Il rullante è un fusto di medie dimensioni (generalmente14 pollici di diametro) che,
assieme alla cassa, rappresentano i principali componenti del set di batteria. Il suo
suono particolarmente brillante e corposo è dato da una speciale cordiera metallica,
situata a contatto della pelle risonante inferiore (Figura 22). Spesso si utilizza un
microfono dinamico come, per esempio, l’MD421 o l’e906 dell’azienda Sennheiser
(Figura 23 e 24), oppure il già citato SM57. Per una ripresa ottimale, è necessario
posizionare il microfono in prossimità del cerchio metallico superiore, a un distanza
di 3 cm circa dalla pelle (Figura 25). La misurazione non necessita di troppa
accuratezza, in quanto la distanza può variare fino al raggiungimento massimo di
10 centimetri! E’ da ricordare che, con l’allungarsi delle distanze, il suono è meno
corposo, ma allo stesso tempo si può guadagnare un bel po’ di respiro e
brillantezza. E’ piuttosto da dedicare molte più accortezze alla direzione di
puntamento della capsula microfonica, raggiungendo nel tempo una notevole
esperienza su tutte le infinite sfumature sonore realizzabili in registrazione.
Per prima cosa, è importante ricordare che qualsiasi microfono cattura il suono
nella totale pienezza posizionandolo perpendicolare alla fonte sonora (Figura
26). Qualsiasi altra inclinazione al di fuori degli 0° (gradi), porta a variazioni
progressive della propria risposta in frequenza, andando così a giocare a
nostro favore sulle centinaia di sfumature sonore (Figura 27). Ovviamente, le
variazioni di inclinazione dovranno essere effettuate di pochi gradi alla volta, senza
uscire dal campo sonoro in questione ed evitando il più possibile la presenza dei
rientri da parte degli altri fusti.
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Microfonare la batteria: il rullante #2
Come già anticipato, il rullante emette un suono particolarmente vivo, grazie
alla speciale cordiera metallica posta in prossimità della pelle risonante. A
oggi, la cordiera è un componente necessario nelle produzioni audio in quanto,
permette di ottenere dei risultati di maggiore fedeltà e, inoltre, dà una vasta
scelta di colorazioni sonore durante la fase di missaggio. Generalmente, la
ripresa è effettuata con un microfono dinamico posizionato a 3 cm circa dalla
pelle inferiore, direzionando la capsula verso la cordiera (Figura 28). Anche in
questo caso, il microfono è inizialmente sistemato perpendicolare alla pelle,
ma è possibile sperimentare le molteplici inclinazioni al fine di ottenere un
suono più adatto alla situazione. Ovviamente, maggiore è l’inclinazione del
microfono, minore sarà l’attacco sonoro ottenuto, ma questo è un fattore
che potrebbe portare solo che benefici alla produzione (Figura 29). Come già
detto, l’utilizzo di due microfoni sulla stessa fonte sonora, può far sorgere
la presenza di eventuali cancellazioni di fase verificabili con due semplici
passaggi:
1. Attivare la modalità SOLO su entrambe le tracce di rullante
(Figura 30).
2. Avviare la riproduzione e attivare l’inversione di fase su
uno dei due canali (Figura 31). Se adesso il rullante sembra
assomigliare a un contenitore di latta, significa che le due
tracce sono perfettamente in fase e quindi si può disattivare
questa funzione. Al contrario, se il suono di rullante
dovesse presentarsi corposo e presente, all’origine le due
tracce tendono a generare la cancellazione di fase, quindi è
necessario tenere attiva l’inversione.
Microfonare la batteria: i tom #1
Il set di batteria può essere composto da uno o più
tom e sono fissati a specifiche meccaniche, rendendoli
sospesi sopra la cassa e a terra, al lato del batterista
(Figura 32). I tom emettono un suono particolarmente
corposo, costituendo una regolare scala tonale che varia
in base alla circonferenza e la profondità del fusto. Per
catturare il suono dei tom, è necessario posizionare il
microfono in prossimità del cerchio metallico superiore
a una distanza di 3 cm circa dalla pelle (Figura 33).
Anche in questo caso, è possibile sperimentare le
svariate posizioni del microfono allontanandolo dalla
pelle, oppure direzionandolo verso il centro di essa, in
modo da attenuare notevolmente la presenza delle
frequenze basse e ottenere una spiccata presenza
delle bacchette (Figura 34). La scelta del microfono
da utilizzare sui tom può diventare davvero molto
ardua, poiché la lista
è pressoché infinita e,
inoltre, ognuno di essi
cattura il suono a suo
modo.
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Come primo rimedio si potrebbe adoperare un microfono standard come l’SM57, tenendo però in
considerazione che il largo diagramma polare di questo modello è in grado di captare sia il suono diretto,
sia i rientri da parte degli altri fusti e dei piatti. Un’ottima soluzione è l’utilizzo di microfoni con diagramma
polare stretto come, per esempio, il supercardioide N/D 468 di ElectroVoice (Figura 35), o ancora meglio
il D2 dell’azienda Audix avente la capsula decisamente unidirezionale (Figura 36). Una volta effettuate le
prime prove di ripresa, ascoltate il materiale registrato concentrando l’attenzione soprattutto alla presenza
di eventuali dissonanze interne all’inviluppo sonoro, che possono essere attenuate applicando le gomme
siliconiche Moongel. Quest’ultime, ovviamente, non dovranno essere collocate subito sotto la capsula
microfonica, poiché il risultato sarà un suono estremamente fermo e ovattato.
Microfonare la batteria: i tom #2
Storicamente, i tom disponevano della pelle superiore, ma non di quella risonante (Figura 37). Per questo
motivo, il suono veniva catturato inserendo un microfono all’interno del tom, alla stessa maniera di
come si farebbe con la cassa. Il suono ottenuto con questa tecnica, non ha né corposità né tantomeno
sostegno, ma presenta un attacco ben definito e molto facile da trattare in fase di missaggio. Questa
tecnica microfonica è utilizzata in rarissimi casi in cui si voglia ottenere quel tipico suono anni ’60 e
‘70 (Figura 38). A oggi, specialmente nelle produzioni di musica “lo-fi”, si tende a curare il suono dei
fusti e avvicinarsi il più possibile alle produzioni vintage andando a montare pelli sintetiche dal timbro
classico. Non è però da scordare che, una buona parte del suono che si ascolta nelle produzioni “classicmoderne”, è frutto di attrezzature costosissime manovrate da ingegneri audio professionisti! Per soddisfare
ulteriormente la vostra curiosità potrete ascoltare questa tecnica microfonica anche in molte produzioni
degli anni ‘80 come, per esempio, i long-playing degli Iron Maiden (Another Life, “KILLER”-1981).
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