Testo - Istituto Tirinnanzi

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ARTE INSIEME 3^ ciclo
a cura di MARIANGELA GRASSI
IMPRESSIONISMO
Siamo a Parigi:
Seconda metà dell’800.
Parigi è diventata il centro della cultura artistica mondiale come lo erano state Firenze nel periodo del
Rinascimento e Roma nel Barocco.
Gli artisti europei che devono completare la loro formazione si stabiliscono nella capitale francese: a Parigi,
accanto al persistere della tradizione vi è un continuo sviluppo di idee nuove e innovative .
Anche il suo volto urbanistico si trasforma.
Napoleone III durante il suo secondo Impero (1851-1871), incarica il barone Georges-Eugène Haussmann
di questo cambiamento: le vecchie case del centro città (quartieri popolari, focolai di frequenti epidemie)
vengono rase al suolo per far posto ai nuovi boulevard fiancheggiati da alberi.
Le famiglie operaie che abitavano in queste case vengono via via estromesse dal centro e trovano così
posto nei quartieri periferici che si vanno moltiplicando.
Haussman crea un rete viaria da nord a sud e da est a ovest con un anello di scorrimento che agevola il
traffico (vedi la circonvallazione interna di Milano) che vede come punti focali l’Arco di Trionfo e altri
importanti monumenti cittadini.
La Parigi di oggi conserva in larga misura l’impianto di allora.
La riurbanizzazione realizzata da Haussmann interpreta le aspirazioni di un’epoca in trasformazione e di un
ceto sociale, la borghesia, in forte ascesa.
Parigi è la ville lumière,la città della luce, la prima ad essere illuminata con il gas illuminante nel 1825.
E’ una città che passa da mezzo milione di abitanti del 1801 al milione e mezzo nel 1861.
Anche in tutto il resto d’Europa i cambiamenti sono notevoli: vengono stabiliti i primi collegamenti
telegrafici, le ferrovie rivoluzionano i trasporti tra le varie città e nazioni, si inventa il motore a scoppio.
La rivoluzione industriale porta un rinnovamento notevole anche a livello architettonico: vengono usati
maggiormente materiali quali ghisa, acciaio, ferro, perché resi disponibili per le costruzioni in tempi
relativamente brevi attraverso il trasporto su rotaia.
Scrive Emile Zola a proposito della stazione di Saint Lazare: “Vi si sente lo sferragliare dei treni che
arrivano e partono, si vedono le volute di fumo che roteano sotto le grandi tettoie. Oggi la pittura è là, in
quegli ambienti moderni con la loro bella grandezza“.
Lo sviluppo del mercato internazionale inoltre viene favorito dalle esposizioni commerciali: la prima
Esposizione Universale, il primo EXPO, è quello di Londra del 1851 a cui seguirà nel 1889 l’Expo di Parigi.
Simbolo di questa manifestazione è la Torre Eiffel: la costruzione in ferro, alta 300 metri, ha una funzione
rappresentativa e come scopo quello dell’autocelebrazione .
In questo ambiente, così in fermento, l'artista parigino non è più il pittore della vita agricola o contadina,
ma è quello della moderna vita cittadina: il mondo dei caffè, dei parchi, degli ippodromi, dei balli, dei
concerti, dell'opera e del balletto classico.
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La vita di relazione iniziava verso mezzogiorno: i boulevardies venivano invasi da uomini e donne con abiti
raffinati che entravano nei caffè più eleganti per la colazione o l’aperitivo: il Tortoni o il caffè Riche
rimanevano aperti dalle 11 a oltre mezzanotte.
Commentando la sua opera Viale dell’Opera a Parigi, 1896, Mosca, Museo Puskin, il pittore Camille
Pissarro afferma: ” Ho trovato una stanza al Grand Hotel du Louvre con una superba veduta della Avenue
de l’Opera e della Place du Palais Royal. E’ molto bella da dipingere. Forse non è estetica, ma mi diverto a
dipingere queste strade di Parigi che la gente chiama brutte, ma che sono invece così luminose e vitali”.
Raffinate cene venivano servite al Cafè Anglais.
Nel pomeriggio dame e cavalieri dell’alta borghesia si incontravano per il passeggio nei giardini delle
Tuileries dove potevano anche fermarsi ad ascoltare dei concerti all’aperto.
Un altro luogo di ritrovo era il Bois de Boulogne, un bel parco dove una signora alla moda poteva fare la
sua passeggiata in carrozza e sul suo laghetto in estate si poteva andare in barca e in inverno pattinare.
Famoso era anche le Mouline de la Galette
intrattenersi a chiacchierare, bere e magiare.
dove i parigini potevano ballare ascoltare musica e
La Grenouille, un caffè galleggiante affiancato da uno stabilimento balneare, era invece uno dei punti di
ritrovo più popolari per i parigini che volevano fare il bagno nella Senna, era un luogo dove si organizzavano
regate e la sera si ballava. Renoir e Monet, dipinsero più di una volta questo luogo, seduti fianco a fianco,
all’aria aperta, con davanti i loro cavalletti.
Altro grande divertimento era la corsa dei cavalli nel nuovo ippodromo di Longhamp inaugurato nel 1857
fuori Parigi.
L’Opera con i suoi balletti e la sua scuola di danza era un prestigioso luogo di cultura e incontro.
Le crinoline degli abiti femminili vengono sostituite da nuovi materiali: broccato, tulle, velluto operato, seta
di Lione, con ornamenti di fiori artificiali, balze, pizzi, gioielli vestono le dame più alla moda.
In testa i cappellini si arricchiscono di piume, fiori e frutta artificiale.
Gli uomini al contrario preferiscono abiti molto sobri, la marsina scura diventa come il segno della
rispettabilità.
Il cappello più usato è il cilindro: più è alto più è segno di eleganza.
Cambia il volto di Parigi, cambia la moda, … cambia anche l’arte.
La scuola di Barbizon ( località a poca distanza da Parigi, vicino alla foresta di Fontembleau) nella prima
metà dell’800 con Constable, Corot che avevano fatto del paesaggio la loro fonte di ispirazione e il
soggetto principale dei loro quadri, crea una netta rottura con l’arte classica che vedeva solo nella figura
umana il soggetto principale di un’opera pittorica.
Millet che inserisce nelle sue opere la quotidianità di persone d’umile estrazione e Courbet col suo
realismo socialista, superano di gran lunga quelli che erano i soggetti preferiti nello stile romantico.
- Jean-Francois Milet, Le spigolatrici, 1857. Parigi, Museo d’Orsay.
Il mondo contadino entra come protagonista nella raffigurazione pittorica. Le spigolatrici di Millet
rappresentano sicuramente la fatica del lavoro nei campi, ma lo spazio in cui sono inserite in primo piano dà
loro una dignità che le mette al pari dei grandi dipinti storici. Millet disgustato dalla vita cittadina che
riteneva alienante e inumana, di trasferisce nel 1848 a Barbizon dove rimarrà per il resto della sua vita.
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-Gustave Courbet, L’atelier del pittore …,1855. Parigi, Museo d’Orsay.
Il titolo completo è “L’atelier del pittore, allegoria reale che fissa una fase di sette anni della mia vita
artistica”. E’ un’opera di grandi dimensioni, cm.359x598. Courbet è al centro, sta dipingendo davanti al
cavalletto; a sinistra un bambino, simbolo di innocenza, lo guarda; a destra la modella nuda, funge da musa
ispiratrice ed è il simbolo della ricerca della verità senza veli. I due gruppi di persone ai lati rappresentano
due modi di vivere contrapposti: a sinistra, la gente soggetta alle passioni “che vive della morte”, non
guarda verso l’artista; a destra, “la gente che vive la vita” cioè “che mi aiuta, mi sostiene nella mia idea e
partecipa alla mia azione”. Tra questi si riconoscono il filosofo socialista Proudhon, Champfleury, e il poeta
Baudelaire.
L’artista, dunque, lavora “per sé”, cioè per esprimere ciò che pensa, che vive, che ama, che gli interessa.
Non avendo più come commettenti (principi, governanti, ordini religiosi, …) che gli ordinano le opere, il
solo mezzo per farsi conoscere e per cercare di vendere i propri quadri sono le mostre e i mercanti d’arte.
Gli artisti possono esporre presso i Salon, spazi espositivi, mostre ufficiali, dove una giuria molto severa e
legata ancora ad un gusto neoclassico, decide quali opere ammettere.
La critica ufficiale dei Salon parigini si scontra con le nuove tendenze portate avanti dai giovani artisti.
Molti di questi, rifiutati dai Salon, promuovono esposizioni alternative: famosa è il Pavillon du Réalisme,
allestito da Courbet a proprie spese per mostrare le numerose opere rifiutate dal Salone Ufficiale.
Al contempo Napoleone III apre nelle sale del Palais de l’Industrie un Salon de Refuses dove gli artisti
rifiutati dai Salon ufficiali possono presentare al pubblico le loro opere.
Si allarga però sempre di più il divario fra l’artista e il gusto del pubblico ancora legato a schemi classici e
nascono le avanguardie, cioè i gruppi di artisti che, sensibili ai rapidi cambiamenti culturali della società,
cercano nuove strade, polemizzando a volte con chi li ha preceduti.
Un grande fenomeno che contribuisce al cambiamento della posizione dell’artista è la nascita della
fotografia.
Qualche anno prima, nel 1839, il pittore Daguerre presenta all'Accademia delle scienze un’invenzione
stupefacente: il dagherrotipo, uno strumento che permette la riproduzione meccanica dell'immagine, cioè
una sorta di prima fotografia.
A riprodurre un’immagine fotografica già ci aveva provato J.N Niepce nel 1826 che la ottenne cospargendo
di bitume di giudea una lastra di peltro per eliografia. Il risultato è questa immagine sgranata del cortile
della sua casa dalla finestra della sua stanza. Tempo di posa 8 ore: è per questo che possiamo osservare il
sole che illumina le facciate delle case sia a destra che a sinistra.
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Questa foto sgranata è quella che viene considerata la prima fotografia del mondo, Vista dalla finestra a Le
Gras, scattata nel 1826 dal francese J.N. Nièpce. Tempo di posa 8 ore.
Daguerre invece sperimenta il suo apparecchio posizionando la sua attrezzatura ed inquadrando il
Boulevard du Temple di Parigi.
Quando sviluppa, riconosce nella persona in basso a sinistra il primo essere umano presente in una
fotografia: un uomo, probabilmente si sta facendo pulire le scarpe da un lustrascarpe. Tempo di
esposizione, per noi pazzesco, 10/15 minuti.
Il pubblico accoglie in modo positivo tale invenzione e ben presto lungo i viali nella nuova Parigi si aprono
laboratori o terrazze di posa dove chi vuole immortalare la propria immagine con un ritratto può essere
velocemente accontentato anziché fare lunghe sedute nello studio di un pittore.
Proprio lo sviluppo della fotografia, inizialmente considerata rivale della pittura, influenza gli artisti per il
taglio dell'inquadratura e per l'effetto che la luce e il colore producono sulla lastra.
- Il fotografo Nadar è primo ad utilizzare il pallone per le riprese dall’alto. E’ il precursore della fotografia
aerea. Il suo è un nuovo punto di vista che viene utilizzato anche dai pittori.
Nel processo di riproduzione fotografica la luce è la forza creativa e sono proprio gli studi ottici svolti in
campo fotografico che porteranno i pittori ad approfondire in modo sempre più scientifico la combinazione
dei colori.
Le influenze fra fotografia e pittura sono reciproche: i fotografi si ispirano a certe luci presenti nei quadri
per illuminare i lori soggetti e i pittori di questo periodo utilizzano spesso inquadrature che sono quelle
utilizzate dai fotografi.
Per capire meglio osserviamo queste opere:
- Edgar Degas, Cantante con guanto, 1878. Pastello su cartone grigio.
L’opera è tutta concentrata sulla figura della cantante che sembra come in avvicinamento verso lo
spettatore. E’ in primissimo piano, quasi come in un ingrandimento da immagine televisiva. Degas vuole
descrivere il momento che più caratterizza il soggetto: la testa inclinata, la bocca aperta, il braccio alzato
con la mano ricoperta da un guanto scuro che contrasta con tutti i colori che lo circondano, luci e ombre
accentuano l’espressività della figura.
- Fantini, 1881 c. Sono i momenti che precedono la gara. L’inquadratura possiamo dire che è inusuale e
decisamente ardita: il palo “rompe” il muso del cavallo che è inoltre “tagliato” nella sua parte finale, manca
il posteriore e una gamba. La composizione è asimmetrica e il peso visivo è tutto spostato a destra.
Osservando l’opera si ha come l’impressione di aver catturato un attimo di tensione prima della corsa, come
in un’istantanea fotografica.
- Monet, I Tacchini, 1877. Olio su tela, cm.174,5x172,5. Parigi, Museo d’Orsay.
E’ un soggetto inusuale e sorprendente. Anche l’inquadratura è molto particolare: non è la semplice
raffigurazione di un giardino con dei tacchini, ma è come se fosse una rapida “zoomata” su quella parte di
prato in cui gli animali stanno muovendosi.
Osserviamo in primo piano la testa del tacchino che con il suo movimento repentino è come “entrato” nella
tela.
Oltre alla fotografia anche le stampe giapponesi influenzano la pittura parigina nella seconda metà '800
con i loro colori brillanti, le composizioni asimmetriche, i punti di vista inconsueti, i piani di profondità
dati da linee parallele.
Osserviamo l’opera di Claude Monet:
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- In terrazzo a Sainte-Adresse, 1886. New York, Metropolitan Museum of Art.
La composizione è quasi geometrica, costruita con linee nette. I colori sono brillanti con decisi contrastanti
di rossi e verdi (colori complementari) nella parte inferiore del quadro. La luce del sole arriva da sinistra
della tela, in diagonale (è evidentemente pomeriggio) e crea contrati luce-ombra molto evidenti. Il mare, il
cielo, la terrazza, le persone, sembrano quasi piatti, senza volume o profondità, proprio come le stampe
giapponesi.
- Degas, ballerina che si aggiusta la scarpetta. Collezione privata
In quest’opera di Degas è proprio evidente come la scelta della visione dall’alto appiattisca la figura.
L’artista, con i suoi pastelli, ha raffigurato questa ballerina in una posizione particolare mentre si sistema le
scarpette da ballo. Le parti del corpo però nel compiere questo gesto quotidiano assumono una posizione
innaturale. Sembra un’anticipazione all’Espressionismo dei primi del ‘900.
L’uso di piccole tele e dei tubetti di colore ormai prodotti industrialmente, favorisce la pittura "en plain
air".
Dipingere all’aperto, fuori dai bui studi, permette all’artista di cogliere gli effetti della luce naturale sui
colori e di mantenere intatto l'impatto della prima impressione avuta di fronte al soggetto rappresentato.
La determinazione degli artisti nel voler imprimere sulla tela la luce osservata sul posto in una precisa ora
del giorno, li porterà anche a studiare paesaggi chiari e brillanti quasi astratti e darà una svolta anche alla
ricerca pittorica del secolo successivo.
- Monet, La rue Montorgueil a Parigi. Festa del 30 giugno 1878. Museo d’Orsay.
- Monet, La rue St. Denis a Parigi. Festa del 30 giugno 1878. Parigi, Museo d’Orsay
E’ un giorno di festa nazionale, la gente si è riversata in strada e ha gremito le strade nel cuore di Parigi. Alle
finestre sono appese bandiere svolazzanti.
Sono due vedute a “volo d’uccello” , diremmo noi adesso fatte con un drone.
Queste due opere sono una fantasia di colori più che di forme. Sono colori in movimento, sono i colori della
bandiera francese: i rossi, i bianchi e i blu riempiono tutta la tela.
Non sembrano quadri astratti? O meglio un’anticipazione all’Astrattismo?
Queste nuove intuizioni, questi studi, vengono portati avanti da vari artisti e letterati che si riuniscono
presso il Cafe Guerbois, su uno dei nuovi boulevard della città: Manet, Monet, Sisley, Pissarro, Degas,
Renoir, Caillebotte.
In questo gruppo di pittori c’è una donna: è Berthe Morisot.
Ve li presento uno a uno:
- Edouard Manet: nato a Parigi nel 1832 da un’agiata famiglia, è il caposcuola del gruppo, anche se è un
impressionista un po’ anomalo. Preferisce la figura al paesaggio ed è un convinto erede degli insegnamenti
degli antichi maestri. La critica lo attacca con durissimi giudizi dandogli dell’incompetente e accusandolo di
oscenità soprattutto per i suoi nudi (il nudo era allora considerato accettabile solo se idealizzato secondo i
canoni classici e inserito in un contesto storico o mitologico).
Il suo quadro Déjeuner sur l’herbe del 1863, suscitò enorme scandalo. La presenza del nudo femminile nel
contesto quotidiano di una tranquilla gita fuori porta fu ritenuto indecente, quella donna era troppo
“terrena”. Manet, per altro, voleva essere provocatorio, voleva cioè mettere in scena un pezzo di vita
comune andando oltre le convenzioni. Lo sfondo e i particolari poi rimangono indefiniti e realizzati con
pennellate piatte e con contrasti di colori caldi e freddi.
Questo suo modo di dipingere lo troviamo in tutti le sue opere.
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- Claude Monet: Nasce a Parigi ma cresce sulle coste della Normandia a Le Havre. Possiamo definirlo il
pittore Impressionista per antonomasia: ama le bellezze naturali, gli scenari aperti, le vibrazioni della luce,
il colore mutevole delle cose.
Per meglio catturare i riflessi della luce sull’acqua di fa costruire un barcone sul quale dipinge andando
avanti e indietro lungo la Senna, nelle diverse ore del giorno.
Monet diventerà in breve tempo un artista ricco e famoso e negli ultimi anni di vita si trasferirà a Giverny,
un paese a nord di Parigi, nel suo giardino ricco di fiori e piante acquatiche, soprattutto di ninfee: fiori da
lui molto amati e dipinti fino alla fine della sua vita.
Lui racconta così la sua esperienza impressionista: “cogliere l’attimo fuggente, o almeno la sensazione che
lascia (…); l’acqua è in continuo mutamento (…) ogni momento che passa la fa diventare qualcosa di
inaspettato (…) la nuvola che passa, l’improvvisa folata di vento, la luce che svanisce o rifulge
improvvisamente, tutte queste cose che l’occhio inesperto non nota, creano vibrazioni nel colore ed alterano
la superficie dell’acqua (…). Lo stesso accade ai colori, al passaggio dalla luce all’ombra, ai riflessi”.
- Alfred Sisley: Figlio di un ricco mercante inglese stabilitosi in Francia, Sisley nasce, vive e lavora sempre in
Francia.
L’elemento primario della sua pittura è il paesaggio.
I personaggi che appaiono nei suoi quadri sono sempre in secondo piano rispetto all’ambiente naturale. Per
lui nella natura è solo bellezza e il paesaggio è come il rapporto vivente fra cielo e terra. Ciò diventa
chiaro in questa sua affermazione: « Tutte le cose respirano e sbocciano in una ricca e feconda atmosfera
che distribuisce la luce e le conferisce equilibrio, stabilendo così l'armonia ».
- Camille Pissarro: è il patriarca del gruppo, l’unico a non mancare a nessuna delle esposizioni che gli
impressionisti faranno. E’ sempre disponibile ad insegnare ai sui compagni più giovani. E’ il primo a
rinnovare la gamma dei colori rendendoli più luminosi (toglie dalla sua tavolozza il bitume, il nero e la terra
di Siena).
Quando espose alla prima mostra degli impressionisti un critico davanti alla sua opera “Gelata bianca”
esclamò: “Fate capire al signor Pissarro che gli alberi non sono viola, che il cielo non è di un tono bruno
fresco, che in nessun paese si vedono le cose che lui dipinge”
- Pierre-Auguste Renoir: la sua è una pittura gioiosa, serena, che racconta di un mondo spensierato, pieno
di luci e colori in cui graziosissime donne si muovono a passo di danza, leggono, passeggiano, chiacchierano
con i loro amici.
Renoir fu anche un bravissimo ritrattista.
Colpito da una grave forma reumatica e da artrosi, dipinge fino alla fine dei suoi giorni e per far ciò si fa
legare i pennelli alla mani ormai deformi.
- Edgar Degas: famoso come il pittore delle ballerine dell’Opéra di Parigi, amante delle corse dei cavalli,
raffigura inoltre nelle sue opere la vita dei ceti borghesi, il lavoro umile delle donne, la solitudine di uomini
e donne seduti al caffè.
Usa molto il pastello, materiale che permette una rapidità esecutiva e una maggior luminosità. E’ anche
scultore.
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- Gustave Caillebotte: E’ un ingegnere specializzato in costruzioni navali e dipinge nel tempo libero.
Collezionista di opere di pittori impressionisti (alla sua morte lascerà la sua collezione allo Stato),
finanzierà molte delle loro mostre. E’ un pittore estremamente realista che ama rappresentare la nuova
vita della società parigina usando scorci arditi, con particolari prospettive, tipiche della fotografia.
- Berthe Morisot: unica donna del gruppo, pronipote di Fragonard , non le fu possibile essere accettata
all’École des Beaux-Arts perché, in quanto donna, venne esclusa dalle lezioni con modelli vivi e di
conseguenza dalle lezioni sul dipinto storico.
Studia allora privatamente con il pittore accademico Joseph Guichard.
E’ stata la modella di Manet e nel 1874 ne sposa il fratello Eugène, dal quale, nel 1879, all'età di 38 anni,
avrà una figlia, Julie.
Nella sua pittura usa colori chiari e delicati. Predilige dipingere marine, scene familiari, paesaggi.
Come abbiamo visto, anche se viene sempre raffigurata la vita quotidiana nella Parigi dei loro tempi, i
soggetti preferiti dai pittori impressionisti sono vari e rispecchiamo quelli che sono i loro interessi e il loro
tipo di vita.
Anche i materiali usati variano: gli impressionisti usano i colori ad olio, ma anche i pastelli e gli acquerelli.
Questi artisti inoltre, non hanno in comune alcun interesse politico o ideologico: Degas ad esempio è un
conservatore mentre Pissarro è di sinistra, un socialista con tendenze anarchiche.
Poiché gli artisti dipingono" en plain air ", solo nelle ore di luce solare, la sera si incontrano per discutere e
scambiarsi la proprie idee e scoperte.
E' proprio durante questi incontri che piano piano matura il progetto di una mostra comune in un luogo
preciso alternativo al Salon ufficiale.
La prima mostra si svolge nel 1874, nello studio del fotografo Nadar e comprendeva più di 160 tele.
Il critico Louis Leroy, prendendo spunto da un quadro di Monet intitolato "Impression: soleil levant"
(Impressione al sorgere del sole) li definisce in senso dispregiativo IMPRESSIONISTI.
“ … si è appena aperta un’esposizione che dovrebbe essere di pittura. Entro ed i miei occhi inorriditi
devono affrontare terribili cose. Ho visto gente torcersi dalle risa davanti a quei lavori. Ma a me
vedendoli sanguino il cuore. Questi
sedicenti artisti si autodefiniscono rivoluzionari, sono
“impressionisti”. Pigliano un pezzo di tela, colori e pennello, vi buttano qualche tratto di colore a
casaccio e firmano il risultato con il loro nome. E’ lo stesso senso di costernazione che proveremmo se i
ricoverati in manicomio raccogliessero pietre per strada, convinti di aver trovato diamanti”.
Osserviamo l’opera di Monet:
- Monet, "Impression: soleil levant", 1872. Parigi, Museo Marmottan.
Il quadro è tutto immerso in una fischia dalla quale emergono delle forme a volte indistinte. Gli arancioni e
gli azzurri (colori fra loro complementari) dominano in tutto il quadro. La luce del sole che sorge, crea dei
riflessi sull’acqua realizzati da Monet con veloci tocchi di pennello. L’artista ci voleva comunicare
l’impressione da lui provata di fronte a quella visione.
Gli artisti che hanno esposto da Nadar accolgono positivamente la definizione di “Impressionisti”: essi
non negano l’importanza della storia e dei grandi artisti del passato, ma vogliono realizzare opere in cui
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emerga l’impressione da loro provata di fronte alla realtà quotidiana, voglio coglierne gli aspetti più
fuggevoli e imprimerli sulla tela.
Nelle opere impressioniste ciò che più crea sconcerto sono la luminosità dei colori e la pennellata visibile
fatta di piccoli tocchi, di minuscole virgole che rendono riconoscibile l’oggetto solo ad una certa distanza.
E’ un nuovo modo di guardare la realtà, non più mediante un’indagine analitica che si avvalora delle abilità
tecniche, ma attraverso un’osservazione a distanza si lascia maggior spazio all’impressione visiva.
Esempi : - Pissarro, Boulevard des italiens, 1897
- Claude Monet, Campo di Papaveri, 1873. Parigi, Museo d’Orsay
Questa prima esposizione impressionista fu considerata dalla critica come “un attentato ai sani costumi
dell’arte, al culto delle forme e al rispetto dei maestri”.
- Vignetta tratta dalla rivista satirica “ Le Charivari”
I pittori impressionisti non elaborano una nuova teoria dei colori ma intuiscono che si può ottenere una
maggior luminosità dei colori accostando fra loro quelli complementari. Le pennellate visibili, spesso
trasversali, rompono i contorni, permettono la compenetrazione di un colore con l'altro e rendono l'effetto
atmosferico.
- Claude Monet, Barche ad Argenteuil,1872. Parigi, Museo d’Orsay.
Monet, ad esempio, vuole rappresentare i riflessi delle vele e delle case sull'acqua della Senna: il movimento
delle increspature del fiume viene reso con pochi e decisi colpi di pennello. Egli cioè non vuole raffigurare la
forma delle onde ma vuole invece mettere sulla tela ciò che vede: piccole linee di colore che esprimono la
suggestione dei riflessi di luce sull'acqua.
- Claude Monet, Claude Monet, La gazza, 1868-69. Parigi, Museo d’Orsay.
Colori brillanti e squillanti sottolineano passaggi netti dalla luce all'ombra che non è più grigiastra ma
colorata con tonalità di azzurri e viola.
Proprio per studiare la luminosità del colore durante le varie ore del giorno alcuni artisti ripetono lo stesso
soggetto più volte e in più momenti o in diverse situazioni climatiche. Pissarro ripropone in più versioni i
viali di Parigi dipinti dalla finestra della sua camera , in particolare osserviamo il Boulevard Montmartre di
giorno, di notte, con la pioggia, …
Molto famose sono le serie di dipinti di Monet sui covoni e sulla cattedrale di Rouen.
- Monet, Covoni
Scrive Monet: “Mi sto impegnando per rendere al meglio effetti diversi su dei covoni, ma in questo periodo il
sole tramonta così velocemente che non riesco a seguirlo … Più spesso vado a dipingerli, più mi accorgo di
aver bisogno di molto lavoro per arrivare a descrivere quello che voglio: l’istantaneità …”
- Monet, Cattedrale Rouen
Per dipingere la facciata della cattedrale gotica, Monet affittò una stanza al primo piano sopra il negozio di
una modista. Da quel punto di vista , l’imponente facciata della cattedrale lasciava poco spazio al cielo. Si
dedicò a questo lavoro per ben tre anni , dal 1992 al 1994, passando diversi mesi all’anno a Rouen. I toni dei
vari dipinti ( 30 in tutto) rispecchiano il periodo e l’ora del giorno in cui sono stati dipinti: a volte i colori sono
più caldi, a volte più freddi, a volte le ombre sono più lunghe a volte l’immagine è appiattita dalla luce.
Nel 1886 il gallerista Durand-Ruel organizza All’American Art Gallery di New York una mostra che
consacrerà a livello mondiale la fama degli Impressionisti.
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Tra il 1879 e il 1886 si sono svolte altre otto mostre impressioniste, all’ultima non hanno partecipato
Monet, Renoir e Sisley, mentre era massiccia la presenza di opere di Seurat. Ciò indica la fine del
movimento impressionista.
- Georges Seurat, Una dimanche après-midì à l’Ile de la Grande Jatte, 1884-85. Chicago, The Art Institute
Questa tela può essere considerata l’atto finale dell’Impressionismo. Il soggetto è quello caro ai pittori
impressionisti: una luminosa domenica pomeriggio a la Grande Jatte, tranquilli momenti di vita quotidiana.
La struttura compositiva, l’organizzazione dello spazio però sono costruiti secondo rigide regole scientifiche.
Nel Pointillisme non c’è più immediatezza, istantaneità, effetti atmosferici: tutto sembra fermo e immobile.
L'esperienza dell'Impressionismo dà inizio ad un cambiamento radicale nella storia dell'arte di tutto
l'Occidente.
A conclusione del nostro percorso soffermiamoci sul Giardino di Giverny di Monet, dove il pittore visse per
43 anni e lì dipinse oltre 200 quadri dei fiori da lui coltivati e degli angoli a lui più cari.
In realtà i giardini di Monet sono due: nel primo, il Clos Normand, che si trova proprio di fronte alla sua
casa, si possono ammirare moltissimi fiori semplici, come
margherite, rose e tulipani, ma anche delle specie rare; gli archi di rose davanti alla casa e ai lati le
numerose piante sono disposte quasi "a macchia", qusi in modo apparentemente disordinato e sono fatti
per catturare "l'impressione del colore".
Il secondo, il "Jardin d'Eau", è di ispirazione giapponese e ha un laghetto dove si trovano moltissime specie
di ninfee, soggetto preferito da Monet negli ultimi anni della sua via, una serie di piccoli ponti di legno e
uno più grande ricoperto di glicini.
Non dico altro. Fermiamoci ad ammirare tanta bellezza!
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