Orchestra Filarmonica della Fenice
Venezia e il Veneto hanno sempre dato grande importanza alla musica strumentale che ha avuto, pur tra varie vicissitudini, una
continuità esecutiva, a dimostrazione che accanto al grande patrimonio melodrammatico vi è un quanto mai completo approfondimento
di tutti gli aspetti musicali.
Molte sono le istituzioni musicali veneziane che attraverso i secoli hanno partecipato allo sviluppo di una straordinaria tradizione
sinfonica dai Gabrieli, Vivaldi, Stravinskij fino ai giorni nostri. Su questo solco, per seguire una tradizione, ampliarla e svilupparla,
si vuole inserire il progetto Filarmonica Teatro La Fenice. Una sfida che parte da Venezia e dalla Fenice con lo scopo di rinsaldare e
rinvigorire il legame cultura-musica, tale da metterci allo stesso livello dei più avanzati paesi europei.
Una sfida non soltanto culturale ma anche imprenditoriale, in quanto il progetto Filarmonica prevede un auto-sostentamento
economico per consentire il quale è stato lanciato un appello al mondo economico cittadino. In un momento in cui sempre più limitati
si fanno i finanziamenti statali e nel riguardo musicale un interesse minore rispetto al suo valore storico, il progetto Filarmonica si
pone come un momento di ottimismo e di speranza che, unito al patrimonio costituito dal Conservatorio, dai musicisti e in generale
dalla civiltà musicale veneziana e italiana ha l’obiettivo di espandersi e avvicinarsi a un pubblico sempre più vasto.
L’idea di un «progetto Filarmonica» si è quindi fatta strada in quest’ultimo decennio di storia del Teatro e della sua Orchestra: l’avvento
del nuovo millennio ha portato nella compagine orchestrale una nuova linfa vitale e prospettive più ambiziose, per inserire a più
ampio titolo la musica in quell’antico percorso che vede Venezia polo di avanguardia e di confronto tra le discipline artistiche e le
culture internazionali.
Le finalità e gli obiettivi del progetto Filarmonica sviluppano la storica attenzione del Teatro La Fenice per la musica sinfonica
proponendosi al pubblico con un organico orchestrale già collaudato ed apprezzato in Italia e all’estero, ulteriormente rinvigorito da
un ricambio generazionale che vede nella qualità il parametro principale di selezione; tutto ciò quale fondamento imprescindibile per
promuovere e confermare l’immagine di Venezia, del Teatro La Fenice e della sua Orchestra in Italia e nel mondo, proponendo nei
propri concerti il grande patrimonio musicale del repertorio sinfonico e attivando collaborazioni e tournée in vari paesi con direttori
d’orchestra e solisti di fama internazionale, con l’obiettivo di ritagliarsi un proprio spazio nel panorama delle grandi orchestre
internazionali.
Viole
Andrea Maini*
Anna Mencarelli
Maria Cristina Arlotti
Antonio Bernardi
Paolo Pasoli
Valentina Giovannoli
Elena Battistella
Federico Carraro
Andrea Moro
Margherita Cossio
Florinda Ravagnani
Violini primi
Roberto Baraldi**
Nick Myall
Loris Cristofoli
Mauro Chirico
Annamaria Pellegrino
Xhoan Shkreli
Anna Trentin
Andrea Crosara
Fulvio Furlanut
Anna Tositti
Roberto Dall’Igna
Daniela Santi
Maria Grazia Zohar
Martina Molin
Elisabetta Merlo
Violini secondi
Alessandro Cappelletto*
Gianaldo Tatone*
Nicola Fregonese
Mania Ninova
Suela Piciri
Aldo Telesca
Samuel Angeletti
Alessio Dei Rossi
Emanuele Fraschini
Lisa Rotari
Johanna Verheijen
Maurizio Fagotto
Margherita Busetto
C onsiglio
di
Violoncelli
Alessandro Zanardi*
Luca Magariello*
Paolo Mencarelli
Bruno Frizzarin
Antonino Puliafito
Renato Scapin
Alessandro Protani
Enrico Ferri
Mauro Roveri
Contrabbassi
Daniele Carnio*
Massimo Frison
Denis Pozzan
Giulio Parenzan
Ennio Dalla Ricca
Andrea Pino
Alberto Giovannini
Tromboni
Giuseppe Mendola*
Federico Garato
Claudio Magnanini
Oboi
Marco Gironi*
Valter De Franceschi
Tuba
Alberto Azzolini
Corno Inglese
Renato Nason
Clarinetti
Vincenzo Paci*
Federico Ranzato
Fagotti
Marco Giani*
Fabio Grandesso
Corni
Konstantin Becker*
Andrea Corsini*
Stefano Fabris
Loris Antiga
Adelia Colombo
Trombe
Piergiuseppe Doldi*
Fabiano Maniero
Eleonora Zanella
Serena Basandella
Timpani/Percussioni
Dimitri Fiorin*
Claudio Cavallini
Matteo Modolo
Roger Catino
Paolo Bertoldo
Gianni Casagrande
**spalla *prima parte.
Teatro La fenice
lunedì 16 giugno 2014 ore 20.00
La Fondazione La Società dei Concerti fu fondata nel 1983 dal Dr. Antonio Mormone, imprenditore e musicista
napoletano, che ricopre tuttora la carica di Presidente.
Nel corso di oltre trenta anni di attività i più grandi e famosi musicisti, solisti e direttori d’orchestra si sono
esibiti per la Società con concerti memorabili, talvolta unici, basti ricordare lo straordinario recital tenuto nel
1986 a Bregenz da Arturo Benedetti Michelangeli.
Caratteristica distintiva fin dagli esordi dell’attività, la scoperta di giovani talenti, che grazie alla Società dei
Concerti hanno avuto l’opportunità di un debutto ad alto livello e oggi sono tra i grandi acclamati concertisti
internazionali: da Bunin a Kissin, Sokolov, Say, Lang Lang, Milenkovich, Krilov, Repin, Vengerov, Gatti, Allevi,
Lisitsa, Rana, solo per citarne alcuni.
Punto di riferimento nel panorama culturale italiano, la Fondazione opera nella Sala Verdi del Conservatorio
di Milano per la stagione principale dedicata ai grandi nomi del concertismo. Parallelamente, propone, presso
l’Auditorium Gaber, una serie di trenta concerti unica nel genere in Italia, gli Incontri Musicali, ove sono
presentati esclusivamente giovani artisti per lo più italiani, offrendo loro un’opportunità professionale ad alto
livello.
direttore
Alberto Veronesi
A mministrazione
Luciano Guerrato
presidente
Andrea Crosara
tesoriere
Umberto Veronesi
presidente onorario
Alessandro Cappelletto
Andrea Corsini
Fortunato Ortombina
Antonino Puliafito
Marco Trentin
Domenico Zicari
consiglieri
Mauro Roveri
vicepresidente
Flauti
Andrea Romani*
Fabrizio Mazzacua
Luca Clementi
pianoforte
Chen Guang
programma
note al programma
Pëtr Il’ič Čajkovskij, 1812, overture in mi bemolle maggiore op.49
L’Ouverture 1812 è una composizione per orchestra di Pëtr Il’ič Čajkovskij che commemora la tentata invasione francese
Pëtr Il’ič čajkovskij
1812, ouverture in mi bemolle maggiore op. 49
Concerto per pianoforte e orchestra n. 1
in si bemolle minore op.23
Allegro non troppo e molto maestoso – Allegro con spirito
Andantino semplice – Prestissimo – Tempo I
Allegro con fuoco
Pëtr Il’ič čajkovskij
Sinfonia n. 6 in si minore op. 74
Patetica
Adagio – Allegro non troppo
Allegro con grazia
Allegro molto vivace
Finale: Adagio lamentoso – Andante
La musica è una delle vie per le quali l’anima torna al cielo (T.Tasso)
Si ringrazia Cristina che con il suo sostegno ha reso possibile la realizzazione di questo evento
dedicato alla mamma.
della Russia, e la conseguente devastante ritirata dell’armata di Napoleone. Fu un evento che segnò il 1812 come svolta delle guerre
napoleoniche. L’opera è conosciuta per la sequenza di colpi di cannone, realizzati solo in alcune occasioni specialmente durante
festival all’aperto, mediante l’uso di cannoni veri. Nonostante la composizione non abbia collegamenti storici con la guerra del 1812
tra Stati Uniti d’America e Gran Bretagna, è spesso suonata negli USA assieme ad altre musiche patriottiche.
L’Ouverture 1812 è stata eseguita per la prima volta alla cattedrale di Cristo Salvatore di Mosca il 20 agosto 1882.
L’Ouverture è parte della musica a programma. Si apre con un canto di chiesa russo, che rimanda alla dichiarazione di guerra
annunciata in Russia, e prosegue con un canto solenne per il successo della guerra stessa. Questo annuncio e la reazione pubblica
sono anche ritratti nel romanzo Guerra e pace di Lev Tolstoj.
Il brano prosegue con un tema che rappresenta la marcia delle armate, suonato al corno. L’inno nazionale francese La Marsigliese
riflette le vittorie francesi in guerra e la cattura di Mosca nel settembre 1812. La danza folkloristica russa commemora la vittoria su
Napoleone.
Il ritiro da Mosca è sottolineato da un diminuendo, mentre i colpi di cannone segnano l’avanzata militare verso i confini francesi.
Concluso il conflitto, si ritorna al canto, suonato ora dall’intera orchestra ed accompagnato da rintocchi di campane in onore della
vittoria e della liberazione della Russia. Come sottofondo del tema dei cannoni e della marcia si può sentire l’inno imperiale russo Dio
salvi lo zar, opposto a quello francese sentito in precedenza.
Le cannonate, previste dal compositore, sono solitamente rese mediante una gran cassa sinfonica. Veri colpi di arma da fuoco
sono usati in rari casi e per la prima volta furono registrati negli anni cinquanta dall’Orchestra Sinfonica di Minneapolis diretta da
Antal Dorati.
Pëtr Il’ič Čajkovskij, Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 in si bemolle minore op. 23
Eseguito in prima mondiale al Music Hall di Boston il 25 ottobre 1875 sotto la direzione di Hans von Bülow, e per la prima volta
in Russia il l° novembre successivo, a San Pietroburgo, con Eduard Nápravník sul podio e Gustav Kross al pianoforte, il Concerto per
pianoforte e orchestra n. l in si bemolle minore op. 23 si compone di tre movimenti dei quali il primo (Allegro non troppo e molto
maestoso - Allegro con spirito) lungo quasi quanto gli altri due insieme, e certo infinitamente più sviluppato e ricco di sfaccettature.
Il primo elemento di sorpresa è costituito dallo sbalzo armonico tra la popolarissima introduzione di sei battute, in re bemolle
maggiore, e l’attacco del tema vero e proprio in si bemolle minore. Dopo i suggestivi appelli a tutta forza dei corni, intercalati da
violenti interventi del tutti, lo strumento solistico si staglia in gruppi di maestosi accordi a far da sfondo a violini e celli, che intonano
il tema a piena voce. È un Allegro con spirito ricavato da un’antica canzone popolare ucraina, il Canto dei ciechi: occupa le battute
da 108 a 183 in un sapiente gioco di rimpalli tra piano e legni, con l’intervento molto dosato e calibrato degli archi. Un «poco meno
mosso» seguente impegna i legni, «molto espressivo», in un episodio lirico distensivo, subito ripreso dal piano, cui segue un ancor
più rasserenato «a tempo tranquillo» degli archi con sordina.
Il secondo movimento, Andantino semplice, presenta una struttura tripartita. Si inizia con l’introduzione del pizzicato degli archi
(contrabbassi esclusi) tutti con sordina, per quattro battute, sulla quale si alza poi «dolcissimo» il canto del flauto solo in re bemolle
maggiore, ripreso alla battuta 13 dal pianoforte. Il clima idilliaco, intessuto di sonorità tenui ed arpeggi soavi, s’interrompe nella
seconda sezione, un funambolico Prestissimo in fa maggiore che impegna il solista in una serie di evoluzioni dal tocco «leggerissimo»:
curioso il tema «cantabile e grazioso» di viole e celli inserito a battuta 81 e derivato da una canzone popolare francese, mentre la
concitazione si fa frenetica ed esplode nel fortissimo di battuta 135; poi, più estatico che mai, riprende con la terza sezione il tempo
primo sino ad evaporare in un tripudio di trilli e arpeggi in pianissimo.
biografie
Il Rondo finale, Allegro con fuoco, si compiace del proprio ritmo danzante tipicamente e selvaggiamente russo. La prima idea è
nella tonalità originaria di si bemolle minore ed è tutta caricata, sin da battuta 5, sul solista. A questo però si affiancano subito, quasi
in rincorsa, prima il pulsare dei pizzicati poi le evoluzioni dei legni: nel tumultuoso sviluppo che segue, spicca, a battuta 56 («poco
meno mosso») la seconda idea in re bemolle maggiore, un tema radioso e passionale. A questo tema poco dopo, da battuta 108 e
seguenti, appena finita un’allucinante cadenza di nove battute martellata per ottave, è affidata la sezione finale, «molto meno mosso»,
una grande perorazione romantica che forse per la prima volta nell’intero concerto vede realmente unificati strumento solista ed
orchestra. La coda, «allegro vivo», occupa le ultime trenta battute, riprende il tema iniziale dell’Allegro e – nelle ultime dieci – scarica
tutta la propria energia nelle scale e nelle ottave del pianoforte, sino all’irresistibile e solare.
Pëtr Il’ič Čajkovskij, Sinfonia n. 6 in si minore op. 74, Patetica
La Sinfonia n. 6 – dedicata al nipote Bob e più tardi definita Patetica su suggerimento del fratello di Čajkovskij, Modest – fu
eseguita per la prima volta a San Pietroburgo il 28 ottobre 1893, solo nove giorni prima della morte del compositore. Il successo fu
moderato, soprattutto a causa del finale certamente non adatto a strappare l’applauso. Come ebbe a dire lo stesso Čajkovskij nella sua
ultima lettera al fratello: «Con questa sinfonia succede qualcosa di strano. Non è che non piaccia, ma suscita qualche perplessità».
Il primo – un Allegro non troppo, preceduto da un Adagio introdotto dal celebre solo di fagotti e contrabbassi –, benché
sia impostato nella classica forma sonata, si contraddistingue per un’organizzazione delle sezioni particolarmente articolata, per
continui cambiamenti di tempo e non ultimo per un contrasto molto evidente e assai efficace tra un primo soggetto ansimante e
nervoso e un secondo che è invece espressione della più genuina cantabilità čajkovskiana.
Il secondo movimento, Allegro con grazia, usa un atipico ritmo di valzer in 5/4 (che in realtà deriva dal sostrato folcloristico
russo) per dare vita a una struttura ABA che ricorda la successione Minuetto e Trio della sinfonia classica. Stranezza questa giacché
questa forma non è scelta per il terzo movimento ma per quello che sarebbe dovuto essere il tempo lento della sinfonia.
Il terzo movimento (Allegro molto vivace), impostato su una marcia in ritmo puntato e vero e proprio trionfo delle abilità
contrappuntistiche di Čajkovskij lascia spazio all’ultima sezione della composizione, vera grande novità dell’intera sinfonia.
Il brano, un Adagio lamentoso summa dell’intero arco espressivo čajkovskiano, si basa ancora una volta su un lugubre disegno
discendente, che nella prima sezione è mascherato nell’incrocio delle parti e successivamente emerge sempre più netto, sia nella
presentazione della seconda cellula tematica, sia nella ricapitolazione. Il breve ma intenso dispiegarsi dei due motivi incede con
inesorabilità sino al colpo di gong che pone fine a quella che è sembrata essere una lotta tanto angosciosa quanto inutile contro un
destino già predeterminato. Dopo di che il Finale si spegne inabissandosi progressivamente verso il silenzio da cui è nata l’intera
composizione, non senza che gli ultimi echi siano ancora scanditi da un’inesorabile pulsazione ritmica dei bassi che ricorda quella già
sentita nella parte B del secondo movimento. Un dileguarsi nel nulla di cui probabilmente si ricordò anche Mahler nell’ultimo tempo
della sua Nona Sinfonia, dove evidenti sono i debiti con l’estrema opera del compositore.
ALBERTO VERONESI
direttore d’orchestra
Diplomatosi in Pianoforte, Composizione e Direzione d’Orchestra al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, città in cui è nato, il
Maestro Alberto Veronesi ha iniziato la sua carriera quando era ancora uno studente. Nel 1992 ha fondato infatti la Guido Cantelli
Orchestra, che ha diretto anche al Salzburg Easter Festival (nel 1996, su invito di Claudio Abbado), al Teatro alla Scala (1997), al Santa
Cecilia di Roma (1997), al Maggio Musicale Fiorentino (1998) e al BAM di New York (1998).
Dal 2010 è Music Director dell’Opera Orchestra di New York, mentre dal Maggio 2012 è consulente artistico e musicale del nuovissimo
Gran Teatro di Tianjin, in Cina. Il 22 marzo 2013 lo ha inaugurato dirigendo la Tosca di Giacomo Puccini. Dal Maggio dello stesso
anno è Direttore Ospite Permanente della Shanghai Opera House: Veronesi è il primo Direttore d’Orchestra occidentale chiamato a
ricoprire un ruolo così importante nei principali teatri cinesi.
Nel Novembre del 2008 è stato nominato Direttore Artistico della Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna, mentre nel 1998 è
iniziata la lunga esperienza al Festival Puccini di Torre del Lago, di cui attualmente è Consulente Artistico e Direttore Musicale. Qui ha
diretto tutte le Opere del Maestro Giacomo Puccini, vincendo nel 2003 il premio “Abbiati” per la produzione de “La Bohème”.
Nominato nel 2011 Direttore Stabile della Fondazione del Teatro Petruzzelli di Bari, dal 2001 al 2010 è stato anche Direttore Artistico
e Musicale dell’Orchestra Sinfonica Siciliana.
Promotore del Progetto Verismo, Alberto Veronesi è Artista Ufficiale della Deutsche Grammophon Gesellschaft in Berlin. Per la casa
discografica ha inciso 7 album, collaborando con grandi artisti del calibro di Placido Domingo, Roberto Alagna e Angela Gheorghiu.
Con Decreto Ministeriale del 20 dicembre 2013, Maria Chiara Carrozza, allora Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca,
ha nominato Veronesi delegato del MIUR per la promozione dei rapporti bilaterali Italia-Cina per le Istituzioni dell’Alta Formazione
Artistica, Musicale e Coreutica.
CHEN GUANG
pianista
Nato nell’Ottobre 1994 in Cina nella provincia di Hubei, Chen Guang unisce alle straordinarie doti tecniche , una profonda e matura
sensibilità musicale ed un eccezionale carisma sul palcoscenico.
Si è già esibito in importanti città e festival europei, americani ed asiatici, Shanghai Oriental Center, Xinghai Concert Hall, Shenzen
e Beijing Concert hall, Sala Verdi del Conservatorio di Milano, Teatro Verdi di Firenze e di Pisa, Teatro Sociale di Como, Teatro del
Fuoco di Foggia, Teatro Goldoni di Livorno,Kawai Concert hall in Germania, Palau de la Musica di Barcellona, Lincoln Center in New
York. Ha suonato come solista con l’Orchestra Regionale Toscana diretta da Daniel Kawka, la Philharmonic Orchestra di Bacau, oltre
a numerose formazioni in Cina. Nel 2013 ha aperto la prestigiosa stagione della Fondazione La Società dei Concerti di Milano con un
recital che gli è valso un immediato reinvito.
È stato premiato in numerosi concorsi internazionali tra i quali Young Artists Concerto Competition (2009), Concorso Internazionale
Città di Cantù (2010), Concorso Pozzoli di Seregno (2011), Valsesia Musica e Giuliano Pecar International Competition (2013). Ha
vinto il primo premio all’International Skrjabin Piano Competition ed è tra i laureati del 60th Maria Canals Competition di Barcellona
(2014).
Chen Guang ha iniziato lo studio del pianoforte all’età di quattro anni con suo padre; successivamente è stato allievo di Zhao
Pingguo al Conservatorio Centrale di Pechino e nel 2012 ha ottenuto il Pre-College Diploma alla prestigiosa Julliard School di New
York nella classe di Matti Raekallio. Dal 2009 studia con la pianista Italiana Enrica Ciccarelli e recentemente è stato ammesso
all’Accademia Internazionale Pianistica di Imola dove segue le lezioni di Vovka Ashkenazy. Ha seguito numerose masterclass con
Armen Babakhanian, Anna Malikova, Anton Kuerti, Jerome Rowenthal, Paul Badura-Skoda.
Chen Guang vive ora in Italia ed è sostenuto dalla “Libera Associazione Brenna Tosatto”.