DIOCESI DI COMO MINISTERO NUZIALE SCUOLA DIOCESANA 2014-2015 FORMAZIONE PASTORALE Primo tempo - Ain Karim, 22 agosto 2014 Allegato 4.4 Testi di approfondimento 1 L’icona dell’uomo spirituale Si tratta dell’icona de Il Santo Volto, Scuola di Novgorod, seconda metà del XII sec., proveniente dalla Cattedrale della Dormizione del Cremlino di Mosca (Mosca, Galleria di Stato Tretjakov). Chiamata anche “acheropita”, ossia non dipinta da mani d’uomo, essa è particolarmente venerata nella tradizione orientale. Se ci domandassimo: “Chi è il Santo Volto?”, nessuno avrebbe dubbi a rispondere che si tratta di Gesù Cristo! La risposta è vera, ma si potrebbe forse dire anche che è semplicemente “un uomo”: è l’immagine dell’uomo “cristificato”, ossia dell’uomo secondo l’intenzione originaria del Padre. Qui si può toccare plasticamente il fatto che siamo plasmati a immagine di Cristo, del Figlio. E ciò diviene possibile solo nello Spirito Santo, entrando nel dinamismo della comunione trinitaria. Nel Santo Volto possiamo trovare, così, l’emblema, la sintesi di chi sia l’uomo spirituale. “Spirituale” inteso, però, in senso “cristologico”: non banalmente in contrapposizione a “materiale”, ma in riferimento allo Spirito Santo, allo Spirito di Gesù Cristo. L’uomo spirituale, dunque, è colui che ha lo Spirito di Gesù: per questo è pienamente cristiano, in quanto è l’uomo pienamente conformato alla persona di Gesù! Interessante è l’interpretazione che i padri orientali danno di questa icona, rileggendo simbolicamente i quattro cerchi concentrici su cui è stato disegnato il volto di Cristo. 1 di 2 Error! Use the Home tab to apply Titolo to the text that you want to appear here. Il primo cerchio, quello più interno, viene tracciato sulla fronte in mezzo agli occhi. Esso indica il punto centrale dell’uomo spirituale, laddove risiede lo Spirito Santo: è il cuore e il punto di partenza dell’uomo. In altri termini è l’immagine figurativa dell’inabitazione dello Spirito, il luogo personale della grazia. Un secondo cerchio, più ampio, è quello che tocca gli occhi e la mente. I Padri vi leggono quello che nel linguaggio occidentale si intende con anima (l’occhio è specchio dell’anima). Con maggior concretezza riconducono a questa seconda dimensione dell’uomo l’intelletto e la volontà: la capacità razionale e volitiva, il luogo dove pensa e agisce. Si esce dunque dallo schematismo occidentale che distingue (o quasi “separa”) ragione e volontà, avvicinandosi maggiormente al tema biblico del cuore, luogo del discernimento, luogo dove l’uomo decide di sé di fronte a Dio. Il terzo cerchio, più esterno, tocca la bocca dell’uomo, la barba e i capelli. Suggestiva l’interpretazione che ne viene data: i capelli imbiancano, la bocca richiama la necessità di mangiare per vivere, la barba è segno di mascolinità. La lettura simbolica che viene fatta riconosce in questo secondo cerchio il riferimento al corpo: alla mortalità e alla sessualità. Infine l’ultimo cerchio corrisponde alla parte oro dello sfondo: ciò che in occidente viene dipinto con l’aureola. Esso indica nuovamente lo Spirito Santo, che ormai ha trasfigurato e riempito tutto l’uomo fino ad averlo penetrato dall’interno all’esterno. È evidente, dunque, che l’icona raffigura efficacemente il dinamismo proprio dello Spirito Santo, il quale compenetra tutto l’uomo fino a trasfigurarlo a immagine di Cristo, a conformarlo al suo Santo Volto. Lo Spirito di Gesù, dunque, si rivela il centro e il punto di partenza dell’uomo spirituale, ossia della persona conforme alla sua verità. Lo Spirito è l’inabitazione della Trinità in noi, potremmo dire il punto di contatto tra Dio e l’uomo, tra cielo e terra. La sua azione si rivela nel compito di compenetrare tutta la realtà dell’uomo – quella intellettuale, volitiva, affettiva, psicologica, quella corporale, materiale, il tempo e la vita quotidiana – per trasfigurarla totalmente e portarla alla piena conformità di Cristo. Tutta la storia dell’uomo, anche la sua esperienza di peccato, è posta all’interno di questa azione dello Spirito. 2 Il mistero del costato di Adamo (di M.I. RUPNIK1) Eva fu creata dal fianco di Adamo. Da quella volta in poi Adamo cercherà sempre il suo costato. Senza di esso Adamo non è più integro. Eva è già creata dalla creazione di Adamo. Il soffio della vita non le fu impartito in modo speciale come lo fu ad Adamo. La vita di Eva non è “autonoma”, essa appare in Adamo. Eva è già presente nello spirito e nel corpo adamitico. È questo che fonda il mistero del matrimonio: due fanno “una sola carne” […]. Allora l’aiuto che Eva dà ad Adamo non è quello di “lavargli le camicie”; consiste nel fatto che l’uomo comincerà ad uscire da se stesso per cercare il suo costato. E’ un aiuto a livello ontologico, che secondariamente si manifesta anche nel fare. L’aiuto consisterà nel fatto che Adamo non potrà più ripiegarsi su se stesso. E’ un aiuto spirituale, in quanto Eva gli ricorderà di Dio, della relazione, della persona e gli impedirà di chiudersi nell’isolamento, tra gli oggetti […]. Ma anche Eva troverà la sua vita e si pacificherà solo al fianco da cui essa è stata presa e Adamo cercherà la sua costola. Così l’uomo e la donna, nella loro unione sono immagine di Dio, perché Dio è amore, comunità di persone. La pienezza dell’immagine di Dio nell’uomo corrisponde così non a una delle ipostasi, non all’uomo o alla donna separatamente, ma all’unità delle loro persone, a immagine del Dio Trino. 1 M.I. RUPNIK, Adamo e il suo costato. Spiritualità dell’amore coniugale, Lipa, Roma, 1996, p.24. 2 di 2