OTTICA GEOMETRICA G. ROBERTI G. Roberti IPOTESI La propagazione luminosa avviene attraverso sottili “pennelli” di luce detti “raggi luminosi” che si approssimano con una linea retta se il raggio si propaga nello stesso mezzo e a cui è possibile applicare le leggi della geometria euclidea. d • D Sorgente puntiforme Selezionando un fascio sufficientemente stretto con un diaframma posto a grande distanza dalla sorgente (D/d >>1) si ottiene con buona approssimazione un fascio parallelo G. Roberti LE LEGGI DELLA RIFLESSIONE E DELLA RIFRAZIONE A O’ α β B O O’’ γ C 1a legge della riflessione: 2a legge della riflessione: 1a legge della rifrazione: 2a legge della rifrazione: mezzo 2 mezzo 1 AO = raggio incidente (luce monocromatica) O’OO’’ = normale nel punto d’incidenza O α = angolo di incidenza OB = raggio riflesso β = angolo di riflessione OC = raggio rifratto γ = angolo di rifrazione AO, O’OO’’, OB si trovano nello stesso piano α=β AO, O’OO’’, OC si trovano nello stesso piano sen (α) / sen (γ) = n12 n12 = costante che non dipende né da α né da γ, ma solo dai due mezzi a contatto = indice di rifrazione relativo del mezzo 2 rispetto al mezzo 1 G. Roberti INDICE DI RIFRAZIONE A 1 2 O’ α β O O’’ γ C 1 α β 2 γ B sen (α) / sen (γ) = n12 α>γ sen (α) > sen (γ) sen (α) / sen (γ) > 1 n12 >1 Il raggio passa da un mezzo meno rifrangente ad uno più rifrangente. sen (α) / sen (γ) = n12 α<γ sen (α) < sen (γ) sen (α) / sen (γ) < 1 n12 < 1 Il raggio passa da un mezzo più rifrangente ad uno meno rifrangente. G. Roberti INDICE DI RIFRAZIONE RELATIVO n12 = indice di rifrazione del mezzo 2 rispetto al mezzo 1 = indice di rifrazione per il passaggio della luce dal mezzo 1 al mezzo 2 n21 = indice di rifrazione del mezzo 1 rispetto al mezzo 2 = indice di rifrazione per il passaggio della luce dal mezzo 2 al mezzo 1 n21 = 1 / n12 INDICE DI RIFRAZIONE ASSOLUTO L’indice di rifrazione assoluto di un mezzo è l’indice di rifrazione relativo per il passaggio della luce dal vuoto al mezzo considerato. L’indice di rifrazione assoluto del mezzo 1 è l’indice di rifrazione relativo per il passaggio della luce dal vuoto al mezzo 1: n1 = nv1 INDICE DI RIFRAZIONE ASSOLUTO L’indice di rifrazione assoluto si può esprimere anche in funzione della velocità di propagazione della luce nel vuoto, c, e della velocità della luce nel mezzo, v1: n1 = nv1 = c / v1 Poiché la velocità della luce nel vuoto è maggiore della velocità in ogni altro mezzo materiale, l’indice di rifrazione assoluto di qualunque sostanza è sempre maggiore di 1. RELAZIONE TRA INDICE DI RIFRAZIONE ASSOLUTO E RELATIVO n12 = n2 /n1 n12 = n2 /n1 = (c/v2) (v1/c) = v1/v2 La 2a legge della rifrazione si può scrivere sen (α) / sen (γ) = n12 = n2/n1 = v1/v2 G. Roberti INDICE DI RIFRAZIONE DI ALCUNI MEZZI Mezzo materiale Aria(c.n di T e p) Acqua(20°C) Fluoruro di sodio Acetone Alcool etilico Soluzione di zucchero(30%) Quarzo fuso Soluzione di zucchero(80%) Indice 1.000029 1.33 1.33 1.36 1.36 1.38 1.46 1.49 Mezzo materiale Normale vetro crown Cloruro di sodio Polistirene Bisolfuro di carbonio Vetro flint denso Zaffiro Il più denso vetro flint Diamante Indice 1.52 1.54 1.55 1.63 1.65 1.77 1.89 2.42 Alcuni indici di rifrazione rispetto al vuoto per λ = 589 nm. Un mezzo che ha un indice di rifrazione maggiore/minore di un altro si dice che è “otticamente più/meno denso” dell’altro. Un raggio di luce che viaggia in aria incide sulla superficie di una sfera. Per quale angolo d’incidenza il raggio rifratto passa per il centro della sfera? Raggio rifratto sen (α) / sen (γ) = n12 sen (α) = sen (γ) n12 Se il raggio rifratto è diretto lungo il raggio della sfera, l’angolo di rifrazione γ vale 0°. Quindi sen (α) = sen (γ) n12 = 0 α= 0 Anche l’angolo d’incidenza è 0° e quindi il raggio incidente è pure diretto lungo il raggio della sfera, cioè perpendicolarmente alla superficie sferica. Un raggio luminoso monocromatico passa da un mezzo con indice di rifrazione 1.33 ad un mezzo con indice di rifrazione 1.5. Sapendo che l’angolo d’incidenza è di 45°, quanto vale l’angolo di rifrazione? La 2a legge della rifrazione si può scrivere A 1 2 O’ α β O O’’ γ C B sen (α) / sen (γ) = n12 = n2/n1 sen (γ) = sen (α) n1 /n2 sen (γ) = sen (45°) 1.33 /1.5 sen (γ) = (√2/ 2) (1.33 /1.5) = 0.627 γ = arcsen (0.627) = 38.8° Un raggio luminoso monocromatico incide su una lastra di vetro di spessore s = 3 cm con l’angolo d’incidenza di 30°. Di quanto sarà spostato il raggio emergente rispetto al raggio incidente ? d Per il principio di reversibilità ottico il raggio incidente sulla superficie vetro-aria con angolo γ, emerge con angolo di rifrazione α. Il raggio incidente e quello emergente sono dunque paralleli. Dal triangolo ABC α A E s = 3 cm γ γ AB = AC cos (γ) B C α sin(α)/sin(γ) = nvetro/naria = n sin(α) / n = sin(γ) γ = arcsin ( sin(α)/n) γ = arcsin (0.5/1.52) = 19.2° AC = AB/cos (γ) Poiché l’angolo AĈE = α – γ, nel triangolo ACE EA = AC sin (α-γ) = AB sin (α – γ)/cos(γ) d = EA = s sin (α – γ)/cos(γ) d = s sin (α – γ)/cos(γ) = = 3 cm sin(10.2) / cos(19°) = = 3 cm 0.18 0.94 = 0.51 cm Un osservatore guarda la superficie libera dell'acqua di una piscina profonda 2 m, secondo una direzione che forma un angolo di 20° con la normale. Sapendo che l'indice di rifrazione dell'acqua è uguale a 1.33, di quanto appare sollevato all'osservatore il fondo della piscina? L α B A d1 d2 α C D γ n1 Nel triangolo rettangolo ABC: L=d1 tg (α) Nel triangolo rettangolo ABD: L=d2 tg (γ) Da cui d1 /d2 = tg (γ) / tg(α) Se l’ angolo α è piccolo così che tg(α) ≈ sen(α) (1) γ n2 Anche γ<α sarà tale che tg(γ) ≈ sen(γ) (1) d1/d2 = tg (γ)/tg(α)=sen (γ)/sen(α)=n1/n2 d1 = d2 n1 /n2 Δd = d2 – d1 = d2 - d2 n1/n2 = d2( 1 - n1/n2) = 2 m ( 1 - 1/1.33) = 0.50 m Se l’approssimazione (1) non è valida, allora dalla II legge della rifrazione sen (γ) = n1 sen(α) /n2 d1 /d2 = tg (arcsen (n1 senα/n2))/tg(α) Di quanto varia l’angolo di rifrazione γ se l’angolo d’incidenza passa dal valore α al valore α + dα. Quando la luce passa da un mezzo con indice di rifrazione n1 ad uno con indice di rifrazione n2? Per la II legge della rifrazione sen(α + dα) /sen (γ + dγ) = n2/n1 senα /senγ = n2/n1 Ma poichè cos x = d (senx) /dx = (sen (x+dx) – sen(x)) /dx sen (x+dx) = sen(x) + cos (x) dx sen(α + dα) /sen (γ + dγ) = (sen(a) + cos (α) dα )/(sen(γ) + cos (γ) dγ) = n2/n1 n1sen(a) + n1cos (α) dα = n2sen(γ) + n2cos (γ) dγ dγ = n1cos (α) dα / n2cos (γ) Se n2 > n1 → γ<α → cos(γ) > cos (α) → dγ < dα Un raggio luminoso monocromatico incide sulla superficie di separazione tra un mezzo A ed un mezzo B, formando un angolo di incidenza di 38° ed un angolo di rifrazione di 25°. Lo stesso raggio luminoso, quando incide sulla superficie di separazione tra il mezzo A ed il mezzo C con un angolo d'incidenza di 18°, forma un angolo di rifrazione 23°. Quanto vale l'indice di rifrazione relativo del mezzo B rispetto al mezzo C ? Per il passaggio della luce dal mezzo A al mezzo B sen iA/sen iB = nB/nA = nAB Per il passaggio della luce dal mezzo A al mezzo C sen i’A/sen iC = nC/nA = nAC Per il passaggio della luce dal mezzo C al mezzo B sen iC/sen iB = nB/nC = (nB/nA) (nA/nC) = (sen iA/sen iB) (sen iC / sen i’A) nBC = nB/nC = (sen iA/sen iB) (sen iC / sen i’A) = = (sen 38°/sen 25°)(sen 23°/sen 18°) = 1.8 RELAZIONE TRA INTENSITA’ INCIDENTE, RIFLESSA E RIFRATTA G. Roberti Intensità di un raggio luminoso = energia trasportata dal raggio / (unità di tempo) (unità di area perpendicolare al fascio) = potenza trasportata dal fascio/ unità di area perpendicolare al fascio Unità di misura dell’intensità luminosa J/sm2 = W/m2 I0 = intensità incidente IRifl = intensità riflessa IRifr = intensità rifratta Per incidenza perpendicolare ( α ≈ 0) IRifl/I0 = (n2 – n1)2/(n2 + n1)2 IRifr/I0 = (I0 – IRifl)/ I0 = 1 – (IRifl/ I0) = 1 - (n2 – n1)2/(n2 + n1)2 Quanto vale l’indice di rifrazione assoluto del ghiaccio, sapendo che la velocità della luce nel ghiaccio è di 2.3 108 m/s? c = velocità della luce nel vuoto cg = velocità della luce nel ghiaccio n = indice di rifrazione assoluto del ghiaccio = c /cg > 1 n = c / cg = 2.9 108 m/s / 2.3 108 m/s = 1.3 G. Roberti ONDE ELETTROMAGNETICHE → → Eo → B y o E → z v x → Bo → → → E = E(x,t) B = B(x,t) → x λ → → → E v= λ T Eo → B → Bo T t Questa descrizione è valida nel caso di onde e.m. monocromatiche in cui i vettori E e B non cambiano nel tempo (onde em polarizzate linearmente). Un’onda sonora in aria ha una frequenza di 300 Hz e viaggia alla velocità di 330 m/s. Quanto vale la sua lunghezza d’onda? La relazione tra lunghezza d’onda λ, frequenza ν e velocità di propagazione v (relazione di dispersione) è λν=v λ = lunghezza d’onda (m) (♣) S.I. ν = frequenza= 1/T (sec-1 = Hz) S.I. v = velocità di propagazione (m/s) S.I. λ = v / ν = 330 m/s / 300 Hz = 1.1 m (♣) Altre unità di misura della lunghezza d’onda: μm (micron) = 10-6 m; nm (nanometro) = 10-9 m; Å = 10-10 m G. Roberti SPETTRO ELETTROMAGNETICO λ (m) 10–12 10–14 RAGGI GAMMA (Hz) 10–10 RAGGI X ν 1022 1020 GeV MeV 109 106 λν = c (μm) (Å) (nm) 10–8 10–6 keV 1016 10–4 10–2 102 1 INFRA-ROSSO MICRO ONDE 1014 1012 VISIBILE 1010 ULTRA-VIOLETTO 1018 (mm) (cm) λ RADIO 108 ν 106 3 108 Hz E 103 (eV) E = hν h=costante di Planck = = 6.626 10-34 Js 400 500 600 λ(nm) 700 G. Roberti DIPENDENZA DELL’INDICE DI RIFRAZIONE DALLA FREQUENZA DELLA RADIAZIONE Dispersione normale: n decresce al crescere di λ Indice di rifrazione del quarzo fuso in funzione della lunghezza d’onda LA DISPERSIONE NORMALE DELLA LUCE A 1 B α β AO = raggio incidente (luce bianca) OB = raggio riflesso (luce bianca) OC1 = raggio rifratto (luce rossa) OC2 = raggio rifratto (luce gialla) O 2 G. Roberti C1 C4 C C2 3 OC3 = raggio rifratto (luce verde) OC4 = raggio rifratto (luce blu) Tutte le radiazioni di lunghezza d’onda diversa contenute nel raggio di luce bianca incidono con lo stesso angolo d’incidenza. Per la radiazione rossa la legge della rifrazione dà sen (γ) = sen (α)/n12 (λrosso) dove n12 (λrosso) rappresenta il valore dell’indice di rifrazione alla lunghezza d’onda della radiazione rossa. Formule simili si possono scrivere per tutte le lunghezze d’onda. Esse mostrano che l’angolo di rifrazione γ è diverso per le diverse componenti monocromatiche contenute nel fascio di luce bianca (dispersione della luce). DIPENDENZA DELL’INDICE DI RIFRAZIONE DALLA FREQUENZA DELLA RADIAZIONE G. Roberti Nella dispersione anomala l’indice di rifrazione cresce al crescere di λ. Lo stesso materiale può avere dispersione normale in un certo intervallo spettrale e dispersione anomala in un altro intervallo spettrale. Angolo di deviazione Prisma di materiale a dispersione normale: la radiazione rossa ha indice di rifrazione minore e quindi viene deviata di meno G. Roberti RIFLESSIONE TOTALE αl 1 2 Consideriamo un raggio luminoso monocromatico che passa da un mezzo più rifrangente ad uno meno rifrangente (n1 > n2). α γ γ=90° L’angolo di rifrazione, γ, sarà sempre maggiore dell’angolo d’incidenza, α. Ad un raggio rifratto con angolo di rifrazione γ = 90 ° (rifrazione radente) corrisponde un angolo d’incidenza αl < 90°. Un raggio incidente con un angolo α > αl non può essere più rifratto, ma sarà riflesso con le stesse leggi della riflessione normale, ma senza perdite d’intensità (riflessione totale). Il valore dell’angolo αl (angolo limite) si può ottenere dalla 2a legge della rifrazione applicata all’incidenza con l’angolo limite: sen (α) / sen (γ) = n12 α = αl γ = 90° sen (αl) = n12 αl = arcsen (n12) Un’impurità puntiforme si trova al centro di un cubo di vetro di spigolo 10 cm. Quale raggio R deve avere un cerchio di cartone da incollare al centro di ciascuna faccia per non vedere l’impurità? Si consideri che l’angolo limite αlim per il passaggio della luce dal vetro all’aria è di 42°. α=αlim R l/2 α<αlim α=αlim Solo i raggi che partono dall’impurità e che vengono trasmessi attraverso la faccia del cubo devono essere assorbiti dal cartoncino. Quelli che subiscono la riflessione totale non devono essere schermati. Per cui R = (l/2) tg (αlim) = 5 cm tg ( 42°) = 5 cm x 0.9 = 4.5 cm G. Roberti RIFLESSIONE TOTALE Nel passaggio della luce dal vetro ( n = 1.5 (vetro crown) – 1.65 (vetro flint)) all’aria (n ≈ 1) si può avere il fenomeno della riflessione totale per angoli d’incidenza maggiori dell’angolo limite αl = arcsen (1/1.5) = 41.8 ° per il vetro crown e αl = arcsen (1/1.65) = 37.3° per il vetro flint. Angolo limite per il passaggio della luce dall’acqua (n=1.33) all’aria (n ≈ 1) è αl = arcsen (1/1.33) = 48.8° 45 ° 45° ° 45 ° 45 45 ° PRISMI A RIFLESSIONE TOTALE 45 ° G. Roberti FIBRE OTTICHE nc = indice di rifrazione assoluto del core ng = indice di rifrazione assoluto della guaina ng/nc << 1 “core” guaina αl = arcsen (ng/nc) << 45° αmax = angolo di accettazione della fibra = angolo massimo che forma un raggio entrante nella fibra affinchè possa uscire dall’altra estremità αmax Apertura numerica (NA) = nosen(αmax) = (nc2 – ng2)1/2 NA = 1.0 0.1 ≤ NA ≤ 1.0 Generalmente La radiazione incidente con qualsiasi angolo viene trasmessa dalla fibra. G. Roberti Specchio piano M= ingrandimento lineare = = dimensione lineare immagine / corrispondente dimensione lineare oggetto Oggetto Immagine altezza immagine h′ q = = M≡ h p altezza oggetto p=q M=1 Gli specchi piani hanno ingrandimento = 1 • La distanza immagine-specchio è uguale alla distanza oggetto-specchio. • L’immagine non è ingrandita nè rimpicciolita, è virtuale e non capovolta. G. Roberti Specchio piano O = sorgente puntiforme I = immagine I raggi riflessi divergono, mentre i loro prolungamenti si incontrano nel punto I. SPECCHIO I è l’immagine del punto O e si forma in posizione simmetrica alla sorgente rispetto al piano dello specchio ( p =q). L’immagine formata da uno specchio piano è un’immagine virtuale: in essa non c’è effettiva concentrazione di energia luminosa (immagine reale), ma tutto va come se i raggi luminosi provenissero dall’immagine, anche se essi non si incontrano effettivamente in essa. Una persona di altezza 160 cm è in piedi di fronte ad uno specchio piano verticale. Quale deve essere l’altezza minima dello specchio affinché la persona si possa specchiare completamente? uomo C h1 B h2 D h1 E immagine testa h2 occhio A piedi E h1 = altezza base piedi - occhi h2 = altezza occhi – sommità della testa h1 + h2 = h = altezza dell’uomo Poiché i due triangoli ABC e CDE sono isosceli, il tratto di specchio BD necessario a formare l’immagine sarà BD = BE + ED = h2/2 + h1/2 = (h1 + h2)/2 = h/2 = 80 cm La porzione di specchio necessaria a formare l’immagine cambia al variare della distanza uomo-specchio? occhio Uomo in piedi lontano dallo specchio occhio Uomo in piedi vicino allo specchio α Immagine dell’uomo in piedi vicino allo specchio Immagine dell’uomo in piedi lontano dallo specchio Tracciando i raggi che vanno dall’immagine virtuale agli occhi dell’uomo a diverse distanze dallo specchio si vede che la porzione di specchio necessaria a formare l’immagine non cambia al variare della distanza uomo-specchio, se si suppone che l’angolo di accettazione dei raggi luminosi da parte dell’occhio è di 180°. Poiché l’angolo di accettazione dell’occhio (considerato fisso) αmax è di 140° (2.44 rad), questo pone un limite alla minima distanza d a cui, usando uno specchio di altezza h/2, si può vedere l’intera immagine della persona. Calcolo della minima distanza a cui è possibile vedere l’intera persona con altezza dello specchio pari a h/2 te o i g g Ra Ra gg hio c c o sta- h2 = distanza tra occhio e piede = 150 cm α1 h1/2 d io h1 = distanza tra sommità della testa e occhio = 10 cm pi e de d = distanza uomo-specchio α2 h /2 2 -oc ch io h1/2 = d tg(α1) h2/2 = d tg(α2) tg(α)=tg(α1 + α2)=(tg(α1)+tg(α2))/(1 –tg(α1) tg(α2)) = = (0.8 /d) /( 1 – 3.75 10-2/d2 ) Se α < αmax tg(α) = (0.8 /d) /( 1 – 3.75 10-2/d2 ) < tg(αmax) = 0.839 Dal grafico si vede che la condizione è verificata quando d > 3 - 4 cm Una sorgente puntiforme si trova tra due specchi piani che formano un angolo di 90°. Quante sono le immagini che si formano? S = sorgente puntiforme S1 I S I = immagine della sorgente S prodotta dallo specchio S1 (raggi che si riflettono solo su S1) I’ = immagine della sorgente S prodotta dallo specchio S2 (raggi che si riflettono solo su S2) S2 I’’ = immagine prodotta dallo specchio S2 usando come sorgente l’immagine I (raggi che si riflettono prima su S1 e poi su S2) I’’ I’ I’’ = immagine prodotta dallo specchio S1 usando come sorgente l’immagine I’ (raggi che si riflettono prima su S2 e poi su S1) Chiralità Un oggetto si dice chirale quando non è sovrapponibile attraverso rotazioni o traslazioni con la propria immagine speculare. Un oggetto che possiede un asse di simmetria verticale è achirale (per es. la lettera “A“ è achirale). Il corpo umano è chirale. A A Navon, David (2001) The Puzzle of Mirror Reversal: a View from Clockland, Psycoloquy: 12,#17 Mirror Reversal (1) Burgess, Dr Neil (2001) The Effect of Mirror-Reflection on Chirality and Handedness Can be Explained Without Social Psychology , Psycoloquy: 12,#31 Mirror Reversal (2) Corballis, Michael C. (2001) Why Mirrors Reverse Left and Right, Psycoloquy: 12,#32 Mirror Reversal (3) Laurent, Eric (2002) From Piaget's Assimilating Mind to Navon's Clockland: Towards a Categorical Account of Mirror Vision., Psycoloquy: 13,#5 Mirror Reversal (4) Navon, David (2002) It Takes Two for an Inverse Relationship, Psycoloquy: 13,#11 Mirror Reversal (5) Navon, David (2002) It is Not All in Our Mind, Psycoloquy: 13,#12 Mirror Reversal (6) Navon, David (2002) Recognizing Left-Right Reversal for What it is, Psycoloquy: 13,#13 Mirror Reversal (7) http://psycprints.ecs.soton.ac.uk/view/topics/mirror-reversal.html Come si fa a capire, osservando l’immagine di un oggetto, se una macchiolina si trova sull’oggetto e sullo specchio? Immagine virtuale Immagine virtuale Oggetto Oggetto Se la macchiolina si trova sull’oggetto la sua posizione rispetto all’oggetto non cambia. Se la macchiolina si trova sullo specchio la sua posizione rispetto all’oggetto cambia. G. Roberti Diottro sferico Il diottro sferico è una superficie di separazione sferica tra due mezzi con diverso indice di rifrazione. n1, n2 = indice di rifrazione dei mezzi 1 e 2; R, C = raggio e centro della superficie sferica; AQ, QA’ = raggio incidente e raggio rifratto x, x’ = distanza sorgente-diottro e diottro-immagine G. Roberti Diottro sferico Per valori piccoli dell’angolo ϑ (raggi parassiali) il diottro è un sistema stigmatico: tutti i raggi uscenti dallo stesso punto sorgente si incontrano nello stesso punto immagine. Equazione del diottro n1/x +n2/x’ = (n2-n1)/R Formula del diottro sferico:dimostrazione α T i=θ+α α = r + θ’ Per raggi parassiali sin(ϑ ) ≅ h x sin(α ) ≅ sin(i ) = sin(α + ϑ ) = sin(α ) cos(ϑ ) + sin(ϑ ) cos(α ) sin( r ) = sin(α − ϑ ' ) = sin(α ) cos(ϑ ' ) − sin(ϑ ' ) cos(α ) cos(ϑ ) ≅ cos(ϑ ' ) ≅ cos(α ) ≅ 1 h R sin(ϑ ' ) ≅ h x' Ricordando che, per la II legge della rifrazione, n1 sin(i ) = n2 sin(r ) n1 (sin(α ) + sin(ϑ )) = n2 (sin(α ) − sin(ϑ ' )) e OT ≡ O ⎛h h⎞ ⎛ h h⎞ n1 ⎜ + ⎟ = n2 ⎜ − ⎟ ⎝ R x' ⎠ ⎝R x⎠ n1 n2 n2 − n1 + = x x' R 37 G. Roberti Fuochi del diottro sferico I fuochi sono i punti coniugati dei punti all’infinito, cioè i punti in cui si concentrano i raggi provenienti dall’infinito dopo la rifrazione sul diottro. Primo fuoco Dall’equazione del diottro n1/x +n2/x’ = (n2-n1)/R x’ = R n2/(n2-n1) - n1n2/x x →∞ x’ →f2 = R n2/(n2-n1) Secondo fuoco Dall’equazione del diottro n1/x +n2/x’ = (n2-n1)/R x = R n1/(n2-n1) - n1n2/x’ x’ →∞ x →f1 = R n1/(n2-n1) Costruzione grafica dell’immagine di una sorgente estesa da parte del diottro sferico G. Roberti Per ogni punto della sorgente bisogna considerare i raggi seguenti: I) Il raggio passante per il centro di curvatura del diottro che non viene deviato nell’attraversamento del diottro stesso. II) Il raggio che incide parallelamente all’asse ottico del diottrico, che, dopo la rifrazione sul diottro, passa per uno dei fuochi del diottro. III) Il raggio che esce da uno dei fuochi, dopo l’attraversamento del diottro, viene deviato in modo da risultare parallelo all’asse ottico del diottro. B II I A F1 III F2 O A’ C B’ G. Roberti Diottro sferico Introducendo le formule delle distanze focali nella formula del diottro, questa diventa: f1/x + f2/x’ = 1 Nell’ approssimazione di Gauss: I) raggi parassiali II) oggetti di piccole dimensioni (l << x+R)) Dalla formula del diottro x’/x = (n2/n1)(x’-R)/(x+R) (1) Dalla similitudine tra ABC e A’B’C A’C/AC = l’/l (x’–R)/(x+R) = l’/l Dalle equazioni (1) e (2) si ricava l’ingrandimento lineare G: G = l’/l = x’ n1/x n2 (2) Dimostrazione per il calcolo dell’ingrandimento di diottro (formula (1) della diapositiva precedente) n1/x + n2/x’ = (n2 – n1)/R = n2/R – n1/R n1/x + n1/R = n2/R – n2/x’ n1(1/x + 1/R) = n2(1/R – 1/x’) n1 (x + R) / Rx = n2 (x’ – R ) / Rx’ x’/x = n1(x + R) / n2(x’ – R) Lente semplice G. Roberti Un sistema ottico centrato è costituito è un sistema costituito da due o più superfici sferiche di separazione (diottri sferici) aventi i centri sulla stessa retta. Una lente è il più semplice sistema ottico centrato ed è costituita da due diottri semplici, in cui il primo e terzo indice di rifrazione sono uguali. Si applica due volte la legge del diottro: l’immagine formata dal primo diottro fa da sorgente per il secondo diottro. Dimostrazione della formula delle lenti spesse 1° diottro 2° diottro n1/x1 + n2/x’ = (n2 – n1)/R’ n2/(d – x’) + n1/x2 = (n1 – n2)/R’’ Sommando membro a membro le due equazioni e riordinando gli addendi n1/x1 + n1/x2 = (n2 – n1)/R’ – (n2 – n1)/R’’ – n2 /(d – x’) – n2 / x’ Dividendo ambo i membri per n1 1/x1 + 1 /x2 = (n – 1) ( 1/R’ – 1/R”) – n (1/x’ + 1/(d – x’)) (n2/n1= n) G. Roberti Lenti sottili Applicando due volte la formula del diottro ad una lente semplice si ha: 1/x1 + 1 /x2 = (n-1) ( 1/R’ – 1/R”) – n (1/x’ + 1/( d-x’)) dove x1, x2= distanza sorgente-lente e lente-immagine n2 = indice di rifrazione assoluto del mezzo di cui è fatta la lente (n = n2 /n1) n1 = indice di rifrazione assoluto del mezzo in cui è immersa la lente R’, R’’ = raggi di curvatura del primo e secondo diottro sferico d = spessore della lente x’ = distanza primo diottro-immagine della sorgente formata dal primo diottro Nel caso di lente sottile (d<<x’) e 1/(d-x’) ≈ - 1/x’. Quindi 1/x1 + 1 /x2 = (n-1) ( 1/R’ – 1/R”) G. Roberti Lenti sottili Formula delle lenti sottili o formula dei punti coniugati La quantità (n-1) ( 1/R’ – 1/R”), che ha le dimensioni del reciproco di una distanza che rappresenta la distanza focale della lente, cioè. 1/x1 + 1 /x2 = (n-1) ( 1/R’ – 1/R”) 1/f = (n-1) ( 1/R’ – 1/R”) Formula dei costruttori di lenti Infatti se la sorgente si pone all’infinito (x1 →∞) , allora l’immagine si forma nel fuoco (x2 →f). Se l’immagine si forma all’infinito (x2 →∞) trova nel punto x1 , allora la sorgente si →f. P = 1/f = potere diottrico o potere convergente della lente Il potere diottrico di una lente si misura nel S.I. in m-1= diottria (D) Esempi: Una lente di focale 50 cm ha il potere diottrico P = 1/50 cm = 1/0.5 m= 1/(1/2 m) = 2 m-1 = 2 D Una lente di focale 20 cm ha il potere diottrico P = 1/20 cm = 1/0.2 m= 1/(1/5 m) = 5 m-1 = 5 D Una lente concentra i raggi solari in un punto posto a 20 cm dalla lente. Quanto vale la potenza della lente? D = potenza = potere diottrico = = potere convergente = = 1/distanza focale = 1 / f F ⋅ D si misura in m-1 = diottria (D) (S.I.) f = 20 cm = 0.2 m D = 1 / f = 1 / 0.2 m = 1 / ( 2/10 m) = (10/2) m-1 = 5 D Un oggetto è posto alla distanza di 25 cm davanti ad una lente di +6 D. A quale distanza dalla lente si forma l’immagine? Formula delle lenti sottili o formula dei punti coniugati 1/p +1/q=1/f q p = 25 cm = 0.25 m 1/f=6D f = (1 / 6) m = 0.17 m p>f p 1 / q = 1 / f - 1 / p = 6 m–1 – 1/ (1/4) m = (6 – 4) m-1 = 2 m-1 q = 1/2 m = 0.5 m = 50 cm A quale distanza da una lente di +20 D bisogna porre un oggetto per ottenere un’immagine reale ingrandita di due volte? B q L O A’ A p 1/p +1/q=1/f q=Ip (1 / p) (1 + 1 / I ) = 1 / f B’ Ingrandimento lineare = = I = L’ /L Dalla similitudine tra i due triangoli AOB L’ e AOB’ I = L’/L = q /p 1/p +1/Ip=1/f (1 / p) (I + 1) / I = 1 / f (1 / p) = (1 / f ) I / (I + 1) = 20 D 2 / (2+1) = 40/3 D p = (3/40) m = 3/4 10-1 m = 0.75 10-1 m = 7.5 cm G. Roberti Lenti sottili: convenzione dei segni Spazio sorgenti = S R Spazio immagini = I R’ > 0 < ’’ 0 C’’ x2 < 0 C’ x1 > 0 x1 < 0 x2 > 0 C’, C” = centro di curvatura del 1° e 2° diottro R’, R” = raggi di curvatura del 1° e 2° diottro 1/x1 + 1 /x2 = (n-1) ( 1/R’ – 1/R”) Una sorgente ha coordinata x positiva, se si trova nello spazio-sorgenti S, coordinata negativa se si trova nello spazio-immagini I. Una immagine ha coordinata x positiva, se si trova nello spazio-immagini I, coordinata negativa se si trova nello spazio-sorgenti S. R’ > 0 se C’ è nello spazio-immagini I; R’ < 0 se C’ è nello spazio-sorgenti S. R’’ > 0 se C’’ è nello spazio-immagini I; R’’ < 0 se C’’ è nello spazio-sorgenti S. Lenti sottili G. Roberti Ingrandimento lineare ff f L’ingrandimento lineare G è il rapporto tra le dimensioni lineari dell’immagine e dell’oggetto = l2/l1. Dalla similitudine dei triangoli A1OB e A2OB2 G = l2/l1 = x2/x1 Immagine capovolta e reale x1 > 0 Sorgente nello spazio sorgenti x2 > 0 Immagine nello spazio immagini G>0 G. Roberti Lenti sottili f f f f f f G. Roberti Lenti sottili f f f f f f Lenti sottili G. Roberti In tutte le costruzioni geometriche precedenti, l’immagine ottenuta era stigmatica e non distorta. Questo avviene se sono soddisfatte le seguenti condizioni: Fasci di raggi parassiali Oggetti di piccole dimensioni Radiazioni monocromatiche Queste condizioni non si verificano in pratica, quando sono necessari Grandi aperture di diaframma per avere immagini luminose Lenti di grande apertura (obiettivi grandangolari) per ottenere immagini di oggetti di grandi dimensioni G. Roberti Lenti sottili f G = x2 / x1 > 0 f f f Una sorgente posta ad una distanza da una lente convergente maggiore della distanza focale fornisce un’immagine reale e capovolta. Poiché nel caso del disegno x1 > 2f ═► G < 1 Lenti sottili f G. Roberti f G = x2 / x1 < 0 f f Una sorgente posta ad una distanza da una lente convergente minore della distanza focale fornisce un’immagine virtuale e dritta. Poiché in questo caso x1 < 2f ═►|G| > 1 Lenti sottili convergenti: ingrandimento Per valutare il valore dell’ ingrandimento consideriamo i seguenti casi: ═> x2 = x1 ═> G = 1 ═> x2/x1 = 1 ═> 1/x1 + 1/x1 = 1/f ═> 2/x1 = 1/f ═> x1 = x2 = 2f G>1 ═> x2/x1 > 1 ═> x2 = f x1 / (x1 – f) > x1 ═> x12 – 2fx1 < 0 ═> (x1– 2f) < 0 ═> x2 > x1 ═> fx1 > x12 – fx1 ═> x1 (x1– 2f) < 0 ═> x1 < 2f ═> ═> ═> Analogamente si trova che se G < 1 allora x1 > 2f Dall’equazione dei punti coniugati: 1/x1 + 1/x2 = 1/f si trova che 1/x2 + = 1/f - 1/x1 x2 = f x1 / (x1 – f) 1/x2 = (x1 – f) /f x1 G. Roberti Lenti sottili f f f f G = x2 / x1 < 0 Una sorgente posta nello spazio sorgenti di una lente divergente fornisce un’immagine virtuale, dritta e rimpicciolita. Lenti sottili divergenti: ingrandimento Quando la sorgente si trova nello spazio sorgenti x1 > 0 Poiché la lente è convergente f<0 In questo caso Poiché x1 > f 1/x2 = 1/f - 1/x1 < 0 1/ x1 > 1/f x2 < 0 Essendo sia 1/f che -1/x1 due quantità negative 1/x2 = 1/f - 1/x1 < 1/f 1/x2 = 1/f - 1/x1 < -1/x1 x2 > f Dalla prima delle due equazioni si ha che cioè che la posizione dell’immagine è sempre tra il vertice della lente ed il fuoco. Dalla seconda delle equazioni si ha che x2 > - x1 Ricordando che |x2| = - x2 |x1| = x1 I = | x2 | / | x1 | < 1 - x2 < x 1 Lenti sottili: altre formule per l’ingrandimento Dalla formula dei punti coniugati 1/x1 + 1 /x2 = 1/f 1/x1 = 1/f - 1 /x2 1/x1 = (x2 – f) /x2 f Quindi l’ingrandimento G può scriversi G = l2/l1 = x2/x1 = x2 . (1/x1) = (x2 –f)/f Analogamente 1/x2 = 1/f - 1 /x1 1/x2 = (x1 – f) /x1 f G = l2/l1 = x2/x1 = (1/x1)/(1/x2) = (1/x1) x1f /(x1–f) = f /(x1–f) In definitiva G = (x2 – f) / f G = f / (x1 – f) G. Roberti Un oggetto è posto ad una distanza da una lente convergente pari al doppio della distanza focale della lente. Quanto vale l’ingrandimento lineare in questa situazione? Formula delle lenti sottili o formula dei punti coniugati 1/p +1/q=1/f q p=2f 1 / 2f + 1 / q = 1 / f 1 / q = 1 / f – 1 / 2f p 1 / q = (1 – 1/2) / f = 1 / 2f q=2f I=q/p=2f /2f=1 Sistemi a più lenti sottili G. Roberti Se consideriamo un sistema costituito da due o più lenti sottili i cui assi ottici coincidano, per trovare l’immagine di una sorgente 1) Si determina la posizione e l’ingrandimento dell’immagine formata dalla lente più vicina alla sorgente attraverso la formula dei punti coniugati; 2) Si considera l’immagine così ottenuta come sorgente per la seconda lente e si determina la posizione e l’ingrandimento della seconda immagine; 3) Si ripete il punto 2) fino ad esaurire tutte le lenti del sistema. Se le lenti sottili sono accostate, il potere diottrico del sistema è la somma dei poteri diottrici delle singole lenti: D = D1 + D2 + D3 +....... = 1/f1 + 1/f2 + 1/f3 + ..... Una lente con distanza focale 25 cm viene addossata ad un’altra lente di distanza focale = - 20 cm. Quanto vale la potenza del sistema ottico costituto dalle due lenti ? Se le lenti sottili sono accostate, il potere diottrico del sistema è la somma dei poteri diottrici delle singole lenti: D = D1 + D2 + D3 +....... = 1/f1 + 1/f2 + 1/f3 + ..... f1 = 25 cm f2 = – 20 cm D1 = 1/f1 = 1/0.25 m = 1/(1/4 m) = 4 m-1 = 4 D D2 = –1/f2 = –1/0.20 m = –1/(1/5 m) = –5 m-1 = –5 D D = D1 + D 2 = 4 D – 5 D = - 1 D Due lenti convergenti di distanza focale 20 cm e 25 cm sono poste in modo che il primo fuoco della prima coincida col secondo fuoco della seconda. Quanto vale il potere diottrico di questo sistema di lenti? f1 = 20 cm f2 = 25 cm Il sistema trasforma un fascio di raggi paralleli in un fascio di raggi paralleli: ha quindi f ―> ∞ D = 1/f ―> 0 NB – Il potere diottrico totale di due lenti quando le lenti non sono addossate è diverso da quello che si ha quando le lenti non sono addossate. Una lente con potere diottrico di 5 diottrie viene immersa in acqua. Quale sarà il suo potere diottrico in questa situazione? 1/f = (n-1) ( 1/R’ – 1/R”) Formula dei costruttori di lenti n2 = indice di rifrazione assoluto del mezzo di cui è fatta la lente n1 = indice di rifrazione assoluto del mezzo in cui è immersa la lente n = n2 /n1 Se la lente è immersa in aria n1 ≈ 1 n2 = 1.52 naria = n2 /n1 = 1.52 Se la lente è immersa in acqua n1 ≈ 1.33 n2 = 1.52 nacqua = n2 /n1 = 1.52/1.33 Il rapporto tra il potere diottrico della lente immersa nell’acqua, Dacqua, e nell’aria, Daria è Dacqua / Daria = (1/facqua)/(1/faria) = (nacqua - 1)/ (naria - 1) = = (1.52 - 1 )/(1.52/1.33 - 1) = 0.52/(1.14 - 1) = 0.52/0.14 = 3.71 Dacqua = Daria x 3.71 = 5 D x 3.71 = 18.6 D Aberrazioni assiali G. Roberti Le aberrazioni assiali sono deformazioni delle immagini che si verificano quando il punto sorgente si trova sull’asse della lente. Aberrazioni assiali: aberrazione di sfericità Fuoco marginale Fuoco parassiale Il punto centrale dell’immagine nel fuoco parassiale rappresenta l’mmagine parassiale del punto sorgente. Si verifica quando per il sistema sorgente-lente non è verificata l’approssimazione di Gauss. Ad un punto sorgente all’infinito sull’asse della lente non corrisponde più un punto immagine: i raggi che incidono più lontano dall’asse ottico (raggi marginali) dopo la rifrazione si incontreranno in un fuoco marginale, mentre quelli che incidono più vicino all’asse ottico (raggi parassiali) convergeranno nel fuoco parassiale. L’inviluppo di tutti i raggi rifratti formerà la superficie caustica, che ha un’asse, ma non un centro di simmetria. Correzione dell’aberrazione di sfericità G. Roberti Per correggere l'aberrazione sferica si può ricorrere al sistema tradizionale della combinazione di una lente positiva con una negativa più debole affetta da aberrazione sferica uguale ma di segno opposto (la focale parassiale è minore di quella marginale). Quest'ultimo metodo può essere applicato in modo più preciso che in passato, in quanto i vetri ottici oggi disponibili permettono ampie possibilità di scelta in termini di rifrazione e dispersione. Alcuni moderni vetri al boro, al lantanio e al torio, avendo un alto indice di rifrazione e proprietà medie di dispersione, provocano la necessaria deviazione dei raggi di luce con elementi di minore spessore e con curvature poco accentuate delle superfici ottiche, condizione essenziale per impedire l'insorgere di questo tipo di aberrazione. Un sistema corretto per l’aberrazione di sfericità si dice aplanatico. Aberrazioni assiali: aberrazione di cromaticità G. Roberti Poiché l’indice di rifrazione dipende dalla lunghezza d’onda, un fascio di raggi policromatici paralleli nella direzione dell’asse ottico non si concentra in un unico punto, ma in tanti punti, quanti sono le componenti monocromatiche del fascio. Correzione dell’aberrazione di cromaticità Doppietto acromatico: una lente positiva (potere diottrico Dc) di vetro crown + lente negativa (Dd) di vetro flint. Il vetro flint ha un potere dispersivo maggiore di quello del crown, cioè il suo indice di rifrazione ha una dipendenza dalla frequenza più forte di quella del crown, I raggi di curvatura delle due lenti sono scelti in modo tale che Potere diottrico totale = Dc + Dd = Dob > 0 Dob (blu) = Dob ( rosso) Un sistema corretto per l’aberrazione di cromaticità si dice acromatico. G. Roberti Aberrazioni extra-assiali: coma P’ P Immagine parassiale di P’ Se la sorgente puntiforme P si trova al di fuori dell’asse, i raggi marginali non solo si convergono a distanza diversa dalla lente (aberrazione di sfericità), ma anche a distanza diversa dall’asse. Nel piano dell'immagine si forma una figura a forma di cometa con il suo apice nel punto P', immagine parassiale della sorgente. La figura di aberrazione è tanto più grande quanto maggiore è la distanza della sorgente dall'asse ottico ed è qui schematizzata da una serie di anelli ognuno dei quali è il contributo di una particolare zona anulare della lente. G. Roberti Aberrazioni extra-assiali: coma Il coma si corregge con lo stesso sistema usato per l’aberrazione di sfericità (doppietto asferico). Normalmente un sistema corretto per l’aberrazione di sfericità, il coma risulta abbastanza corretto. Aberrazioni extra-assiali: astigmatismo dei raggi inclinati G. Roberti - Il piano meridiano MM’ contiene la sorgente e l’asse ottico - Il piano sagittale SS’ è perpendicolare ad MM’. La sorgente puntiforme produce due immagini stigmatiche a forma di segmenti: l’immagine ad orientamento sagittale è a fuoco sul piano I, l’immagine ad orientamento meridiano è a fuoco sul piano III. Sul piano intermedio II , l’immagine ha forma circolare (cerchio di minima confusione). G. Roberti Aberrazioni extra-assiali: curvatura di campo L0 Ls Lm Al variare della distanza della sorgente L dall’asse ottico le due immagini astigmatiche ad orientamento sagittale e meridiano e l’immagine di minima confusione si muovono,rispettivamente, sulle tre superficie semisferiche Ls e Lm e L0. Sistema anastigmatico Se Ls ≡ Lm ≡ L0 Se Ls ≡ Lm ≡ L0 ≡ superficie piana Sistema planetico L’astigmatismo e la curvatura di campo si correggono con un’opportuna scelta dei parametri costruttivi del sistema ottico. G. Roberti Aberrazioni extra-assiali: distorsione Un sistema corretto sia per l’astigmatismo che per la curvatura di campo (planetico) presenta un ingrandimento diverso per segmenti diversi della sorgente (sistema non ortoscopico). Questo fatto dà luogo al fenomeno della distorsione che può essere “ a botte” o a” a cuscino”. Un qualunque sistema formato da due parti uguali simmetricamente disposte rispetto ad un piano perpendicolare all’asse non presenta distorsione. Riflessione e rifrazione A 1 2 O’ αβ O O’’ γ C B γ Formalmente la 2a legge della riflessione si può scrivere come un caso particolare della 2a legge della rifrazione. Infatti nella riflessione γ = 2π – β = 2π – α sen (α)/sen (γ) = sen (α)/sen (2π-α) = sen (α)/sen (-α) = sen (α)/-sen (α) = - 1 D’altra parte per la 2a legge della rifrazione sen (α) / sen (γ) = n2/n1 Da cui n2/n1 = - 1 n1 = 1 n2 = - 1 Le formule ricavate per la rifrazione valgono anche per la riflessione se si pone n1=1 e n2 = -1. Specchio sferico convesso R >0 F2 x < 0 x’ > 0 x > 0 x’ < 0 Eq. del diottro sferico n1/x +n2/x’ = (n2-n1)/R Eq. del 2° fuoco f2 = R n2/(n2-n1) Ingrandimento lineare G = l’/l = x’ n1/x n2 C n1 = 1 n2 = - 1 Eq. dello specchio sferico 1/x - 1/x’ = -2/R Eq. del fuoco dello specchio f = R/2 Ingrandimento lineare G = l’/l = - x’ /x R <0 Specchio sferico concavo x >0 x’ < 0 Eq. del diottro sferico n1/x +n2/x’ = (n2-n1)/R Eq. del 1° fuoco f1 = R n1/(n2-n1) Ingrandimento lineare G = l’/l = x’ n1/x n2 C n1 = 1 n2 = - 1 F1 x <0 x’ > 0 Eq. dello specchio sferico 1/x - 1/x’ = -2/R Eq. del fuoco dello specchio f = - R/2 Ingrandimento lineare G = l’/l = - x’ /x Specchio sferico convesso: costruzione dell’immagine x>0 G < 0 1/x - 1/x’ = -2/R f = R/2 G = l’/l = - x’ /x 1/x’ = 1/x+2/R >0 x’ > 0 1/x’ > 1/x x’ < x Immagine rimpicciolita ⏐G⏐ = x’/x < 1 Specchio sferico concavo: costruzione dell’immagine con sorgente tra fuoco e specchio G < 0 1/x - 1/x’ = -2/R f = - R/2 G = l’/l = - x’ /x 1/x - 1/x’ =- 2/R > 0 ⏐G⏐ = x’/x >1 1/x > 1/x’ Immagine ingrandita x < x’ Specchio sferico concavo: costruzione dell’immagine con sorgente tra fuoco e infinito G > 0 1/x - 1/x’ = -2/R f= R/2= - x’ G = l’/l /x Specchio sferico concavo, sorgente tra fuoco e infinito : ingrandimento R < 0 ; f = – R/2 > 0 x = 2f = – R 1/x – 1/x’ = 1/f 1/x’ = 1/x-1/f = 1/2f–1/f =– 1/2f x’ = – 2f |G | = |x’| / |x| = 2f / 2f = 1 x > 2f = – R 1/x < 1/2f < 1/f 1/x –1/f < 0 1/x’ = 1/x – 1/f = (f – x) / fx < 0 x’ = f x /(f – x) < 0 x > 2f |x’| = f x /(x – f) x– f>f f /(x – f) < 1 |G | = |x’| / |x| = f / (x – f) < 1 http://webphysics.davidson.edu/Applets/optics4/default.html Optics Bench.url Montecarlo: Piazza del Casinò – Ingresso del Casinò Nell’aiuola al centro della piazza c’è uno specchio sferico di 2.5 m di diametro in acciaio inossidabile lucidato (lo Sky Mirror dell’artista anglo-indiano Anish Kapoor) riflettente sia dal lato concavo che da quello convesso. Questo è il lato dello specchio rivolto verso l’ingresso del Casinò di cui si vede l’immagine sullo specchio. Alle spalle dello specchio ci sono edifici sulla collina Questo è la foto dell’altro lato dello specchio, in cui si vedono riflessi gli edifici della foto precedente. Il lato concavo dello specchio si trova dalla parte dell’ingresso del Casinò o dal lato opposto? Il lato convesso si trova verso l’ingresso: immagine rimpicciolita e diritta Il lato concavo si trova verso il lato opposto: immagine rimpicciolita e capovolta Struttura dell’occhio reale G. Roberti Caratteristiche dell’occhio reale G. Roberti L’occhio è un sistema di lenti forma un’immagine reale e capovolta su una superficie sensibile alla luce (campo visivo ≅ 140o). bulbo oculare → quasi sferico, diametro ≈ 2.3 cm coroide → membrana scura che assorbe la luce dispersa retina e macchia lutea → l’occhio tende a ruotare in modo che l’immagine si formi in corrispondenza della parte centrale della macula (fovea centralis) cornea → protuberanza trasparente posta sulla superficie del bulbo oculare, devia gran parte della luce iride → varia di dimensioni e determina la quantità di luce che entra nell’occhio attraverso la pupilla (come il diaframma di una macchina fotografica) cristallino → lente con lunghezza focale variabile regolata dai muscoli ciliari, n=1.437 raggio di curvatura grande → messa a fuoco di oggetti lontani la lunghezza focale diminuisce per mettere a fuoco oggetti più vicini ACCOMODAMENTO = potere del cristallino di adattare la sua lunghezza focale L’occhio semplificato G. Roberti L’ occhio semplificato è uno schema ottico dell’occhio, tale che, applicando ad esso le leggi dell’ottica, si trova, un comportamento della luce molto simile a quello che si ottiene nell’occhio reale. 1) La cornea si può considerare, dato il suo piccolo spessore, anziché un menisco, un diottro sferico, di raggio di curvatura 8 mm; 2) Il cristallino, formato da sei strati con indice di rifrazione differente, si può considerare come un’unica lente biconvessa sottile di indice di rifrazione 1.42. 3) Si può assumere che l’umor acqueo (n = 1.333) e l’umor vitreo (n = 1.336) abbiano lo stesso indice di rifrazione: 1.336. E’ come avere lo stesso mezzo ottico tra cornea e cristallino e tra cristallino e retina 4) Il centro di curvatura della cornea è spostato dalla parte temporale relativamente al centro delle superfici del cristallino, spostamento che è circa di 0.1 mm e che comporta una variazione di circa 1° nella nostra definizione di asse ottico. Non si fa quindi un grosso errore nel considerare tutti i centri di curvatura su una retta, che si può chiamare asse ottico dell'occhio L’occhio semplificato G. Roberti 5) Nell’approssimazione parassiale si assume che i raggi di luce siano inclinati rispetto alle perpendicolari alle superfici rifrangenti, con angoli di incidenza i piccoli abbastanza perché il sen(i) ≅ i (in radianti). Teniamo presente che solo un fascio ristretto di raggi riesce a penetrare attraverso la pupilla (diametro variabile tra 2 e 8 mm). Ciò corrisponde ad una differenza massima di circa l’1% tra i e sen(i) per le varie superfici rifrangenti. Non si fa quindi un grosso errore nell’applicare l’approssimazione parassiale. 6) Siccome la descrizione in termini di raggi parassiali è valida, possiamo, con buona approssimazione, ritenere trascurabile il fenomeno dell’aberrazione. 7) Potendo considerare l’occhio come un sistema ottico centrato, possiamo definire oltre ai punti focali (del sistema cornea-cristallino), anche i punti nodali: ad un raggio incidente passante per il primo punto nodale (punto nodale oggetto), corrisponde un raggio emergente parallelo e passante per il secondo punto nodale (punto nodale immagine). G. Roberti Parametri dell’occhio semplificato Indici di Rifrazione (n) UMORE ACQUEO 1.336 CRISTALLINO 1.42 UMOR VITREO 1.336 OCCHIO NON ACCOMODATO OCCHIO ACCOMODATO Spazio Oggetto -60.08 mm -45.64 mm Spazio Immag. 60.08 mm 45.64 mm Spazio Oggetto -23.81 mm -23.81 mm Spazio Immag. 31.81 mm 31.81 mm Distanze Focali CRISTALLINO (lente) CORNEA (diottro) G. Roberti Parametri dell’occhio semplificato Distanze(rispetto all’apice corneale) OCCHIO NON ACCOMODATO OCCHIO ACCOMODATO CRISTALLINO Superficie anteriore 6.37 mm 5.78 mm Superficie posteriore 6.37 mm 5.78 mm IRIDE - PUPILLA 3.40 mm 3.40 mm RETINA 24.2 mm 24.2 mm PUNTI NODALI Oggetto 7.39 mm 6.97 mm Immagine 7.51 mm 7.16 mm Raggi di Curvatura OCCHIO NON ACCOMODATO OCCHIO ACCOMODATO CRISTALLINO Superficie anteriore 10.2 mm Superficie posteriore -6.00 mm 6.00 mm -5.5 mm CORNEA Superficie anteriore 8.00 mm 8.00 mm Schema dell’occhio semplificato G. Roberti Percorso di un raggio luminoso nell’occhio semplificato: attraversamento della cornea G. Roberti La cornea è un diottro sferico convergente (R = 8 mm), che separa l’aria (primo mezzo, con indice di rifrazione n1=1) dall’umor acqueo (secondo mezzo, con indice di rifrazione n2 = 1.336). Equazione del diottro n1/x +n2/x’ = (n2-n1)/R punto remoto x = ∞, x’ = 31.81 mm; punto prossimo x = 25 cm, x’ = 35.15 mm; punto intermedio x > 25 cm, 31.81 <x’< 35.15 Non tutti i raggi che incidono sulla cornea arrivano sulla retina, ma solo quelli che passano attraverso il foro pupillare. Tutti gli altri vengono bloccati dall'iride. I raggi non convergono in un punto sulla retina, ma in un punto IC oltre essa. La distanza di IC dalla retina è maggiore, se l'oggetto si trova nel punto prossimo. La zona della retina colpita dai raggi è un cerchio. Il cerchio è più grande se l'oggetto si trova nel punto prossimo. Se nell’occhio non ci fosse il cristallino, la zona della retina stimolata sarebbe un cerchio, l’immagine sarebbe sfocata: così vedrebbe una persona a cui sia stato asportato il cristallino. Il cerchio s’ingrandirebbe e quindi l’immagine diventerebbe più confusa, al diminuire della distanza dell’oggetto. G. Roberti Percorso di un raggio luminoso nell’occhio semplificato: attraversamento della cornea punto remoto x = ∞, x’ = 31.81 mm Percorso di un raggio luminoso nell’occhio semplificato: attraversamento della cornea punto prossimo x = 25 cm, x’ = 35.15 mm G. Roberti Percorso di un raggio luminoso nell’occhio semplificato: attraversamento della cornea e del cristallino G. Roberti Per determinare la posizione dell’immagine dovuta al cristallino, bisogna considerare l’immagine dovuta alla cornea come oggetto virtuale per il cristallino. Si applica l’equazione delle lenti sottili: 1/x1 + 1 /x2 = 1/f = (n-1) ( 1/R’ – 1/R”) f = distanza focale del cristallino. x1 = distanza, presa con il segno negativo, tra il cristallino ed il punto immagine Ic dovuto alla cornea. n = indice di rifrazione relativo del mezzo in cui sitrova il cristallino (umor vitreo e umor acqueo hanno lo steeso valore di n) ed il mezzo del cristallino. R’, R’’ = raggi di curvatura delle superfici limite del cristallino. Il valore di R’, R’’ e quindi di f dipende dallo stato di accomodamento dell’occhio. Per un occhio normale (emmetrope) l’accomodamento fa sì che l'immagine si forma sulla retina per distanze dell'oggetto comprese tra punto remoto e punto prossimo. Il processo di accomodazione del cristallino diminuisce con l’aumentare dell’età: è questo il difetto chiamato presbiopia. Percorso di un raggio luminoso nell’occhio semplificato emmetrope: attraversamento della cornea e del cristallino G. Roberti L’oggetto è posto nel punto remoto ed il cristallino è completamente rilassato (non accomodato). Si applica la legge delle lenti sottili 1/x1 + 1 /x2 = 1/f = (n-1) ( 1/R’ – 1/R”) n = ncrist/numor = 1.42/1.336 x1 = - Ic = - 31.81 mm f = 60.08 mm R’ = -6 mm R’’ = 10.2 mm l'immagine si forma sulla retina nella fovea Percorso di un raggio luminoso nell’occhio semplificato emmetrope: attraversamento della cornea e del cristallino G. Roberti L’oggetto è posto nel punto prossimo (25 cm) ed l’accomodazione del cristallino è massima. Si applica la legge delle lenti sottili 1/x1 + 1 /x2 = 1/f = (n-1) ( 1/R’ – 1/R”) n = ncrist/numor = 1.42/1.336 R’ = -5.5 mm R’’ = 6 mm f = 45.64 mm x1 = - Ic = - 35.15 mm l'immagine si forma sulla retina nella fovea G. Roberti Percorso di un raggio luminoso nell’occhio semplificato presbite: attraversamento della cornea e del cristallino Occhio presbite, in cui il cristallino non “ si accomoda per niente”. L'oggetto si trova a 25 cm di distanza. L'immagine I si trova a 1.7 mm di distanza dalla retina. La conseguenza è che la zona della retina colpita di raggi è un cerchio (zona bianca nella figura) e non un punto (l'immagine è sfocata). G. ROBERTI Quanto vale l’altezza dell’immagine formata sulla retina da una torre alta 60 m e distante 100 metri dall’occhio? Diametro dell’occhio = 2.5 cm. h = 60 m h’ d = 2.5 cm D = 100 m B’ M• A’ O A • I triangoli OLA e OMA’ sono simili: MA’ : AL = MO : OL MA’ = h’/2 AL = h/2 OL = D MO = d (h’/2) / h/2 = d/D L B h’ = h d/D = 60 m 2.5 cm / 100 m = 1.5 cm G. Roberti Occhio emmetrope G. Roberti Occhio miope G. Roberti Occhio ipermetrope Correzione della miopia G. Roberti Se le dimensioni anteroposteriori dell’occhio sono maggiori di quelle dell’occhio emmetrope, allora l’immagine di un punto all’infinito si forma davanti alla retina e quindi l’immagine sulla retina appare sfuocata. La correzione della miopia si ottiene ponendo davanti all’occhio una lente divergente che aumenta la divergenza del fascio e ne permette la focalizzazione sulla retina. Correzione della ipermetropia G. Roberti Se le dimensioni anteroposteriori dell’occhio sono minori di quelle dell’occhio emmetrope, allora l’immagine di un punto all’infinito si forma dietro alla retina e quindi l’immagine sulla retina appare sfuocata. La correzione della ipermetropia si ottiene ponendo davanti all’occhio una lente convergente che aumenta la convergenza del fascio e ne permette la focalizzazione sulla retina. Un soggetto miope ha il punto prossimo alla distanza a1 = 12 cm dall’occhio ed il punto remoto alla distanza a2 = 60 cm. Se usa occhiali per mettere a fuoco oggetti a distanza molto grande, quale è la minima distanza a3, a cui riesce a leggere un libro? Per l’occhio che guarda oggetti alla distanza a2, dalla legge delle lenti sottili 1/f2 = 1/a2 + 1/d (d = diametro del bulbo oculare) Se si corregge la miopia con una lente di focale f0 in modo da mettere a fuoco oggetti all’infinito 1/f0 + 1/f2 = 1/a’2 + 1/d = 1/d a’2 ―> ∞ 1/f0 = 1/d - 1/f2 = - 1/a2 1/a’2 ―> 0 (1) Per l’occhio che guarda oggetti alla distanza a1, senza lente correttiva 1/f1 = 1/a1 + 1/d (2) 1/f0 + 1/f1 = 1/a3 + 1/d (3) Se il soggetto usa la lente correttiva di focale f0, a parità di sforzo accomodativo, riuscirà a vedere alla minima distanza a3, data dalla relazione Sostituendo la (1) e la (2 ) nella (3) - 1/a2 + 1/a1 + 1/d = 1/a3 + 1/d 1/a3 = 1/a1 - 1/a2 = 1/(12 cm) – 1/(60 cm) = (5-1)/(60 cm)=4/(60 cm)=1/(15 cm) a3 = 15 cm Un soggetto giovane miope non riesce a mettere a fuoco oggetti a distanza maggiore di a = 3 m dall’occhio. Considerando che l’accomodamento fisiologico dell’occhio è di 4 D, a quale distanza dell’occhio xp si trova il punto prossimo? Il potere diottrico Dmin dell’occhio quando guarda al punto remoto (potere diottrico minimo) è dato dalla formula dei punti coniugati Dmin = 1/f = 1/a + 1/d (1) (d = diametro del bulbo oculare) Poiché l’accomodamento fisiologico è di 4 D, il massimo potere diottrico dell’occhio, che si ha quando l’occhio guarda il punto prossimo, sarà (2) Dmax = Dmin + 4 Dmax = 1/xp + 1/d (3) Sostituendo le (1) e (2) nella (3) Dmax = Dmin + 4 = 1/a + 1/d + 4 = 1/xp + 1/d 1/xp = 1/a + 4 = 1/(3m) + 4 m-1= 13/(3m) xp = (3/13) m = 23 cm Astigmatismo G. Roberti La cornea è normalmente un menisco convesso sferico (raggio di curvatura ≅ 8 mm). Se la cornea ha esattamente la Meridiano forma di una calotta sferica tutti verticale i meridiani hanno lo stesso raggio di curvatura. Meridiano orizzontale Primo fuoco del diottro f2 = R n2/(n2-n1) In questo caso, poiché la cornea, se se ne trascura lo spessore, può essere assimilata ad un diottro sferico, in cui il fuoco è proporzionale al raggio di curvatura, una linea verticale ed una orizzontale sono focalizzate alla stessa distanza, cioè sulla retina in un occhio emmetrope. In realtà esiste una variazione di curvatura fisiologica della cornea (astigmatismo fisiologico) corrispondente ad una variazione di potere diottrico di 0.5 – 1 diottria . Astigmatismo G. Roberti Nell’astigmatismo i raggi di curvatura dei vari meridiani (in particolare il meridiano orizzontale e verticale) non sono uguali. In questo caso, il diottro avrà un fuoco più vicino, corrispondente al raggio di curvatura minore ed uno più lontano, corrispondente al raggio di curvatura maggiore. Se il meridiano più curvo è quello verticale, l'astigmatismo è definito "secondo regola"; viceversa "contro regola" se il meridiano più curvo è quello orizzontale. L’astigmatismo, più raramente, può essere dovuto ad una differenza di curvatura dei meridiani del cristallino. L' occhio astigmatico non è in grado di focalizzare R’’ contemporaneamente linee con diversi orientamenti, perciò la visione risulta sfuocata e distorta. Nella figura il meridiano verticale ha la corretta curvatura, mentre R’ > R’’ R’ quello orizzontale ha una curvatura maggiore. Astigmatismo G. Roberti L’astigmatismo si può combinare con la miopia e l’ipermetropia e, a seconda dell’eccesso, del difetto o della normale curvatura dei meridiani della cornea si possono avere diversi tipi di astigmatismo. 1° fuoco 2° fuoco Tipo di Astigmatismo prima della retina sulla retina Miopico Semplice dopo la retina sulla retina Impermetropico Semplice prima della retina prima della retina Miopico Composto dopo la retina dopo la retina Impermetropico Composto prima della retina dopo la retina Astigmatismo miopico composto Misto Astigmatismo ipermetropico composto Astigmatismo G. Roberti Per correggere l’astigmatismo si usano lenti cilindriche, che cambiano la convergenza del fascio solo nella direzione perpendicolare alle generatrici del cilindrico. Una lente cilindrica piano-convessa aumenta la convergenza del fascio e serve a correggere diminuzioni del raggio di curvatura della cornea. Una lente cilindrica piano-concava diminuisce la convergenza del fascio e serve a correggere aumenti del raggio di curvatura della cornea. Potere risolutivo dell’occhio dell’occhio: diffrazione da un foro circolare G. Roberti θ ≈ 1.22 λ /a Quando un fascio di raggi paralleli di lunghezza d’onda λ incide su un diaframma/ostacolo circolare di diametro a ≅ λ, entra in gioco la natura ondulatoria della radiazione luminosa. Quindi il fascio si comporta in maniera difforme dalle regole dell’ottica geometrica e dà luogo al fenomeno della diffrazione: su uno schermo al di là del diaframma/ostacolo si forma una figura di diffrazione con un cerchio luminoso centrale (centrica di diffrazione), circondato da anelli alternativamente scuri e chiari (frange di diffrazione). Potere risolutivo dell’occhio dell’occhio: diffrazione sulla pupilla G. Roberti Nel caso dell’occhio umano: a = 5 mm; θ a D θ = 1.22 D = 2.3 cm Considerando la lunghezza d’onda di 500 nm (vicina al valore di picco della curva di sensibilità spettrale fotopica dei recettori della retina = 550 nm) λ /a = 1.22 5 10-7 m/5 10-3 m = 10-4 rad 10-4 rad = 0.1 mrad = 0.34’ = diametro angolare sotto cui viene vista una moneta di 50 c alla distanza di 250 m. Il raggio della centrica di diffrazione r è r = D tg(θ) ≅ D θ = 2.3 10-2 m 10-4 = 2.3 10-6 m = 2.3 μm Potere risolutivo dell’occhio: diffrazione da un foro circolare La diffrazione limita le capacità degli strumenti ottici di distinguere (“risolvere”) immagini di oggetti tra loro vicini. Le immagini costruite facendo passare la luce attraverso lenti e/o aperture (ad esempio le immagini di due sorgenti quasi puntiformi S1 e che passano attraverso S2 un’apertura di larghezza a e con separazione angolare θ) non sono nette, ma sono costituite da un massimo centrale allargato, con altri massimi secondari di contorno. G. Roberti Calcolare il potere risolutivo di una lente di diametro d = 30 mm e di potenza 5 D quando viene utilizzata luce con lunghezza d’onda di 600 nm? a) 1 μ b) 2 μ c) 3 μ d) 4 μ e) 5 μ Fig. 1 a = diametro del foro = 30 mm = 3 10-2 m f = 1/D = (1/5) m = = 0.2 m λ = lunghezza d’onda della radiazione incidente = 600 nm = = 600 10-9 m = 6 10-7 m ϑ = 1.22 λ / a Un foro (o un ostacolo) circolare lungo il percorso di un fascio di raggi paralleli dà luogo ad una caratteristica distribuzione di intensità luminosa su uno schermo (figura di diffrazione) (Fig. 1). L’angolo ϑ è l’angolo tra la direzione in cui si trova il picco ed il primo minimo di intensità luminosa. Fig. 2 Fig. 3 Due sorgenti separate formano due figure di diffrazioni separate (Fig.2). Due sorgenti appaiono distinte se almeno il massimo della figura di diffrazione di una capita nel minimo dell’altra, cioè sono separate angolarmente di ϑ (criterio di Rayleigh) (Fig. 3). Per una lente due sorgenti separate angolarmente di un angolo ϑ formano due figure di diffrazione ad una distanza Δx (distanza minima risolvibile): Δx = f tg(ϑ) = f ϑ = 1.22 f λ /a = 1.22 x 0.2 m x 6 10-7 m / 3 10-2 m = = 1.22 x 0.4 x 10-5 m = 4.88 10-6 m ≅ 5 μm Criterio di Rayleigh G. Roberti Le immagini di due sorgenti puntiformi sono risolte quando il massimo centrale della figura di diffrazione dell’una coincide col primo minimo dell’altra. Questo significa che i due picchi delle figure di diffrazione devono trovarsi separati da una distanza angolare di θ. Quindi anche le sorgenti, per essere risolte, devono essere angolarmente separate di almeno un angolo θ. θ θ = potere risolutivo angolare dell’occhio Sperimentalmente θmin = 2 10-4 rad rmin = 4 μm Distanza tra i coni nella fovea = 2 μm θ ≈ 1.22 λ /a Si può aumentare la “risoluzione” delle immagini diminuendo la lunghezza d’onda (microscopio a raggi X, il microscopio elettronico ecc.) Microscopio semplice (lente d’ingrandimento) G. Roberti S S y θ xp = 25 cm L’immagine di una sorgente S esterna sulla retina aumenta di dimensioni man mano che la sorgente si avvicina. Tuttavia se si avvicina ad una distanza minore della distanza del punto prossimo (25 cm) l’immagine apparirà sfuocata. Se due sorgenti puntiformi che si trovano alla minima distanza angolare per poter apparire distinti (θ) sono posti nel punto prossimo (xp = 25 cm) devono essere distanti y = xp θ = 0.25 m 4 10-4 = 0.1 mm = 100 μm Il più piccolo particolare che si può apprezzare ad occhio nudo, nel punto prossimo, ha le dimensioni di 100 μm. Microscopio semplice (lente d’ingrandimento) I y G. Roberti Se la stessa sorgente S viene posta ad una distanza dalla lente d’ingrandimento (convergente) di poco inferiore alla distanza focale, l’immagine formata I sarà ingrandita, diritta e virtuale. S θ’ L’angolo θ’ sotto cui sarà vista l’immagine virtuale I vale tg (θ’) ≅ θ’ = y/f f Se si definisce l’ingrandimento angolare M Se M > 1 xp/f > 1 M = θ’/ θ = (y/f)/(y/xp) = xp/f xp > f 1/xp < 1/f 1/f > 1/x p = 1/0.25 m = 1/(1/4 m) = 4 m-1 = 4 D Una lente convergente per funzionare da lente d’ingrandimento deve avere un potere diottrico maggiore di 4 D (f < 25 cm). A causa delle aberrazioni non si possono utilizzare lenti con f < 20-30 mm (ingrandimento angolare di 8-10x). Sostituendo la singola lente con un gruppo di lenti corretto per le aberrazioni, si possono raggiungere ingrandimenti fino a 40x. A che distanza all’incirca bisogna mettere una lente d’ingrandimento da un oggetto per avere un ingrandimento angolare pari a 5? L’ingrandimento angolare M di una lente d’ingrandimento è M = θ’/ θ = xp/f θ’ = angolo sotto cui sono viste due sorgenti puntiformi poste ad una distanza dalla lente minore della distanza focale θ = angolo sotto cui sono viste le due stesse sorgenti puntiformi poste nel punto prossimo in assenza di lente. xp = distanza occhio – punto prossimo = 25 cm f = focale della lente 5 = M = θ’/ θ = xp/f f = xp/5 = 2.5 cm/5 = 0.5 cm Poiché la sorgente va messa nelle vicinanze dal fuoco la distanza tra la lente e la sorgente è uguale alla distanza focale. G. Roberti Microscopio composto d D f1 ed f2 << D Obiettivo e Oculare: lenti convergenti di distanza focale f1 e f2 >> f1 Lunghezza ottica del microscopio (d) = distanza tra i due fuochi più vicini dell’obiettivo e dell’oculare (d = 160-170 mm). Il campione è posizionato ad una distanza dall’obiettivo leggermente maggiore della distanza focale (s1 ≅ f1). La distanza d è tale che l’immagine reale, ingrandita e capovolta formata dall’obiettivo si formi ad una distanza dall’oculare leggermente minore di f2. Tale immagine rappresenta la sorgente per l’oculare che, a sua volta ne forma, un’immagine virtuale, ingrandita e diritta. G. Roberti Piani coniugati nel microscopio composto L = La distanza L tra l’immagine formata dall’oculare ed il cristallino viene regolata al valore del punto prossimo spostando tutto il sistema rispetto al campione con una vita a cremagliera con regolazione macrometrica e micrometrica (messa a fuoco del campione). Microscopio composto: caratteristiche G. Roberti 1) L’obiettivo forma un’immagine reale dell’oggetto con ingrandimento m1=-s’1/s1≈-s’1/f1 d 2) L’oculare forma un’immagine virtuale della prima immagine con ingrandimento D M2 = s’2/s2 ≈ s’2/f2 = 0.25 m /f2 L’ingrandimento totale M sarà Supponendo un ingrandimento M = 400, l’intervallo minimo Dx risolvibile sarà 400 volte minore di quello risolvibile ad occhio nudo (0.1 mm) Dx = 0.1 mm/400 = 250 nm= 2500 Å E’ possibile diminuire ulteriormente la minima distanza risolvibile aumentando l’ingrandimento? La minima risoluzione dipende anche dal fenomeno della diffrazione e quindi dalla lunghezza d’onda della radiazione utilizzata !!!!!! Un microscopio ha un intervallo ottico d = 18 cm ed un oculare di focale f2 = 2 cm. Quale deve essere il potere diottrico del suo obiettivo per ottenere un ingrandimento pari a 450? s’1 ≈ f1 + d d Da cui ed il potere diottrico P1 Quindi, a parte il segno meno, D M = (f1 + d) *0.25 /f1f2 f1 = d*0.25/(f2M - 0.25) P1 = 1/f1 = (f2M - 0.25) / d*0.25 P1 = 1/f1 = (f2M - 0.25)/d*0.25 = (2 10-2 x 450 - 0.25)/(18 10-2 x 0.25) = = (9 - 0.25) / 0.045 = 8.75 / 0.045 = 194 D Microscopio composto: caratteristiche La minima distanza risolvibile con un microscopio è Dx = λ /(2 n sin α) λ = lunghezza d’onda della radiazione; n= indice di rifrazione del mezzo tra il campione e l’obiettivo; α = semiampiezza del cono di luce che dal campione entra nell’obiettivo La quantità n sin α si dice apertura numerica dell’obiettivo (NA) e misura la massima ampiezza del cono di luce che entra nell’obiettivo. Calcoliamo la risoluzione alla lunghezza d’onda di 500 nm (luce verde) con campione in aria (n=1) e α = 90°. Dx = 500 nm /(2 sin 90) = 250 nm Per aumentare l’apertura numerica (e quindi diminuire Dx) si interpone tra l’obiettivo (obiettivo ad immersione) il campione un sostanza con indice di rifrazione il più alto possibile ed il più vicino a quello del vetro (obiettivo e vetrino copri-oggetto). Per diminuire Dx si può anche diminuire λ, cioè usare luce di frequenza più elevata ( microscopia UV). Un ingrandimento superiore al valore di 400-600 non migliora la risoluzione dell’immagine. G. Roberti Anatomia di un microscopio G. Roberti fotocamera o telecamera oculari stativo fonte di illuminazione vite macrometrica e micrometrica revolver con obiettivi tavolino traslatore condensatore diaframma di campo L’oculare e gli obiettivi sono lenti composte progettate per ridurre le aberrazioni Oftalmoscopio G. Roberti Lampada a fessura G. Roberti Macchina fotografica G. Roberti