I parassiti dei prodotti ittici: ecco cosa si nasconde nel pesce che mangiamo oltre al famoso Anisakis. Quando si parla di parassiti dei pesci subito si pensa al rischio Anisakis, ma, sebbene sia sicuramente il più frequente, non è l’unico ad infestare i prodotti ittici che potrebbero arrivare sui nostri mercati e non solo. Ecco una breve panoramica delle altre specie coinvolte. Parole chiave: parassiti, prodotti ittici, infestazione. Recentemente la crescente diffusione dei ristoranti giapponesi “all you can eat” ha fatto sicuramente aumentare la consapevolezza nella popolazione che anche i prodotti ittici, soprattutto se consumati crudi, possono riservare brutte sorprese per la propria salute. L’opinione pubblica ha posto l’attenzione sul nematode Anisakis poiché infesta abitualmente molte specie di pesce azzurro e poiché le conseguenze per la salute umana possono essere molto gravi ma esistono altre specie di parassiti che si riscontrano nelle carni e nei visceri dei pesci che arrivano sui nostri mercati e che meritano comunque di essere conosciute. Bisogna innanzitutto distinguere tra parassiti che provocano malattie nell’uomo (parassiti ittici zoonosici) e parassiti che non provocano malattie nell’uomo ma causano alterazioni organolettiche talmente gravi ed evidenti nei pesci infestati che li rendono inadatti al consumo (parassiti ittici non zoonosici). Solitamente sono le forme larvali vive e vitali a causare le patologie, ma anche quando le forme larvali vengono devitalizzate da trattamenti di bonifica, quali ad esempio il congelamento a -20°C per 96 ore, possono scatenare pericolose reazioni allergiche. I parassiti che saranno trattati brevemente in quest’articolo sono tutti platelminti (vermi piatti) ad eccezione di Pennella che è un piccolo crostaceo. Il primo parassita ittico zoonosico che incontriamo è Opisthorchis, un trematode di piccole dimensioni che infesta pesci d’acqua dolce quali tinche e carpe, diffuso principalmente nel Sud Est Asiatico, in Germania, Polonia, Paesi Baltici e Siberia. Tra il 2003 e il 2008 sono stati segnalati casi di Opistorchidosi in Umbria e Lazio in seguito al consumo di Tinche crude contenenti larve di Opisthorchis. Altri casi si sono verificati in seguito al consumo di pesci d’importazione dalla Cina crudi. L’unico modo per essere certi di non incorrere nella malattia, che interessa principalmente il fegato, è congelare i pesci a -20°C per almeno una settimana prima di consumarli crudi, siano essi marinati o affumicati a freddo. Purtroppo le larve non possono essere individuate con un semplice controllo visivo delle carni, ma è necessario l’utilizzo di un microscopio. Un altro parassita ittico zoonosico diffuso anche nei nostri Laghi, soprattutto quelli del Nord,è il Diphyllobotrium latum, un cestode conosciuto col nome di Tenia dei pesci, che infesta molte specie d’acqua Bio Invent snc di Stefano Volpini & C. - Consulenza in materia di Igiene e Sicurezza sul Lavoro Sede Legale Via Di Generosa 1 – 00148 Roma P.IVA 11032831007 - Numero REA: RM 1274108 www.SicurezzaLavoroRoma.it dolce tra cui pesci persici, trote e coregoni. E’ considerato il verme più lungo esistente in quanto nell’intestino dell’uomo può raggiungere i 15 metri circa di lunghezza. La difillobotriasi si manifesta con sintomi intestinali di scarso rilievo a volte uniti a una sensibile carenza di vitamina B12. L’unico metodo per consumare pesci potenzialmente infestati crudi, marinati o affumicati a freddo è il congelamento a -20°C per almeno 24 ore. Accenniamo all’Heterophidosi, anche se non sono ancora stati segnalati casi in Italia, perché le larve del parassita che la trasmette, cioè il trematode Heterophyes heterophyes, sono state riscontrate in alcuni cefali in Sardegna, ed essendo molto diffuso in Egitto, in Medio ed Estremo Oriente, esiste il rischio di contrarla durante qualche viaggio. Come per Opistorchis, le larve non sono individuabili da un rapido controllo delle carni, ma è necessario un esame microscopico. Heterophyes è un parassita molto resistente alla cottura, quindi la prevenzione della malattia, che si manifesta con gravi infiammazioni dell’intestino, si realizza cuocendo il pesce a 100°C per almeno 10 minuti. Citiamo infine tra i parassiti ittici non zoonosici Pennella e Trypanorhyncha poiché infestano spesso specie ittiche tipiche dei nostri mari come il Tonno, il Pesce Spada e la Ricciola. Pennella è un crostaceo di piccole dimensioni che penetra con la sua testa nei tessuti muscolari del pesce ospite fino ad arrivare agli organi interni dove succhia il sangue per nutrirsi, formando ascessi di grandi dimensioni. Trypanorhyncha è invece un verme piatto che molto spesso infesta il pesce spada e che è ben visibile sulla superficie del trancio. In entrambe i casi i pesci risultano inadatti a essere commercializzati per le gravi alterazioni di consistenza, odore o colore provocate dall’infestazione. Dott.ssa Isabella De Vita Consulente HACCP Roma Associazione Italiana Consulenti Igiene Alimentare Bio Invent snc di Stefano Volpini & C. - Consulenza in materia di Igiene e Sicurezza sul Lavoro Sede Legale Via Di Generosa 1 – 00148 Roma P.IVA 11032831007 - Numero REA: RM 1274108 www.SicurezzaLavoroRoma.it