DAL 30 MAGGIO AL 12 GIUGNO PAG.9 IL GIORNALE DELL’INFORMATION & COMMUNICATION TECHNOLOGY Cultur@ made in italy, punti di vista, entertainment, internet Il brand Italia si rifà il look con Internet In tempi in cui di made in Italy si respira soltanto lʼodore nostalgico di unʼItalia che non cʼè più, uno spiraglio, al momento ancora flebile ma da non sottovalutare, si apre inaspettatamente facendo capolino dalle maglie del web. Nonostante le ancor pessime performance in fatto di classifiche europee - per non parlare di quelle mondiali - volte a fare il punto su utenti e domini che ci vedono costantemente in coda, talvolta persino faticosamente indietro ai neo-europei dellʼEst, due creature assolutamente italiane si sono guadagnateil titolo di best practice mondiali. Secondo quanto rilevato dallʼistituto di ricerca Point Topic come dato consuntivo di fine 2004 lʼItalia vanta quasi cinque milioni di linee a larga banda, un dato sostanzialmente in linea con i sei milioni di linee di Francia, Germania e Regno Unito, ma i numeri non fanno il pari con unʼofferta online di stampo internazionale così come accade negli altri paesi. Di fatto non esiste un Amazon o un eBay a capitale europeo ed è difficile immaginare nel breve periodo la crescita di equivalenti di Google o Yahoo tra le mura della vecchia Europa. Lʼunico margine Internet televisione radio magazine newspaper Al passo con l’Europa. LʼItalia vanta 5 milioni di linee broadband in linea con i Paesi europei più evoluti ma in quanto ad iniziative di qualità gli altri fanno decisamente meglio di noi di manovra rimane lʼespansione internazionale in nicchie specializzate e proprio su questo versante lo scenario Internet italiano cela gradite sorprese: due società, la bolognese Yoox e la romana Ad Maiora sono riuscite ad uscire indenni dalla crisi che ha travolto lʼindustria It nel triennio 2001-2004, consolidando la propria posizione grazie ad avvedute politiche di nicchia che le hanno portate gradualmente alla leadership europea nelle loro aree rispettive aree di business. Yoox, presente sul web di 28 nazioni rappresenta uno dei rari casi di espansione internazionale che fa capo ad una iniziativa e-commerce di matrice italiana dedicata alla vendita di abbigliamento di grandi firme mentre Ad Maiora, specializzata nella consulenza relativa ai servizi di search engine marketing, è riuscita addirittura a guadagnarsi oltreoceeano la reputazione di migliore società dʼEuropa. Un successo, questʼultimo, ottenuto anche e soprattutto allʼattenzione costante, supportata da investimenti, per lʼinnovazione intesa nel senso di evoluzione, nel caso specifico volta a reinventare lʼadvertising online. 20% 33% 30% 8% 11% Massimiliano Andreozzi Primato italiano. Time spending degli europei sui vari media nel 2004 - Millward Brown per EEIA Strano ma vero la spinta al made in Italy di nuova generazione arriva dal mondo del web che tradizionalmente ci vede agli ultimi posti delle classifiche mondiali Yoox, fortunata anomalia dell’e-commerce all’italiana Ad Maiora in prima linea nella classifica dell’advertising Nel 2004 il fatturato ha registrato un’impennata del 60% Una ricetta vincente trainata dalle attività di ricerca Elserino Piol non manca di citare Yoox, lʼiniziativa dellʼe-com moda tutta italiana, come suo caso di successo nel capitolo dedicato alle potenzialità del venture capital allʼinterno del recente libro “Il Sogno di unʼImpresa” dedicato alla Olivetti e ai cinquantʼanni di storia Ict italiana. Attualmente la compagine azionaria di Yoox conta investitori finanziari (63%) fra cui Benchmark Capital, gli stessi venture capitalist di eBay, Kiwi II e Net-Partners, investitori privati (11%), il fondatore e Ad Federico Marchetti (11%) e il resto del management (15%). Yoox rappresenta una fortunata anomalia dellʼe-commerce italiano, del resto non accade poi tanto spesso che unʼiniziativa tricolore riesca ad espandersi con successo su scala globale riuscendo a mettere in seria difficoltà i concorrenti statunitensi sul proprio territorio. A una prima sommaria analisi lʼidea di vendere abbigliamento griffato online, quindi da scegliere solo sulla base di fotografie senza possibilità di provare fisicamente i capi, potrebbe apparire alquanto bizzarra, ma si cambia subito idea quando gli sconti, alimentati da un pricing dinamico, partono dal 50% del prezzo di listino, per arrivare allʼ80% di quanto verrebbe pagato nel mondo reale. Ma più che il prezzo, il fattore critico di successo sta nellʼefficienza della gestione dei resi e nella rapidità di riaccredito delle cifre di acquisto dei capi restituiti. Il secondo elemento chiave è la disponibilità di capi griffati a prezzi scontati. In questo caso le origini italiane di Yoox giocano un ruolo fondamentale. Nei suoi quattro anni dʼattività Yoox ha presentato nelle sue vetrine virtuali quasi 900.000 foto di capi dʼabbigliamento e la concomitanza di questi fattori integrati da un web design esemplare realizzato dallo studio Radiosity (vicino al designer Ettore Sottsas) è valsa alla società una lunga serie di riconoscimenti internazionali. Basti pensare allʼinserimento nel “Top 50 Coolest website of the World” di Time Magazine, lo “standard of excellence 2004” e lo “standard of excellence 2003” della Web Marketing Association, il “miglior sito e-com dʼabbigliamento dʼEuropa” di Bbc Worlwide e prestigioso premio della London School of Economics come “miglior sito di e-commerce di beni di lusso nel mondo”. Yoox è divenuto leader europeo di settore ma adesso lʼobiettivo è il mercato americano che ha registrato i maggiori tassi di crescita 2004 e dovrebbe divenire, per dimensioni, il primo mercato già nel corso del 2005. Negli Usa il principale concorrente è Bluefly.com, società operativa come outlet virtuale dal 1998 e partecipata per più dellʼ80% da Soros Private Equity Partner. Lʼaspetto più interessante di questa inusuale competizione che vede una società italiana allʼattacco di operatori e-com Usa sul loro territorio è che Yoox sta rapidamente avendo ragione del suo avversario. Il fatturato della e-commerce company è ancora in piena espansione visto che la società bolognese ha archiviato il 2004 con 36 milioni di euro pari a una crescita del 60% sullʼanno precedente; la statunitense Bluefly ha fatturato meno attestandoi a 34 milioni di euro (42,6 milioni di dollari) con una crescita notevolmente inferiore che si attesta al 15,5%. Le scelte di marketing mix di Bluefly hanno avuto un certo peso sui risultati e sulle difficoltà di crescita. Ma lʼaspetto più singolare di questo confronto riguarda il rapporto che lega Federico Marchetti con il professor Alan Kane, presidente di Bluefly.com e titolare della cattedra di Retailing e grande distribuzione alla Business School della Columbia University. M. A. RAMPANTI ITALIANI In alto il fondatore e Ad di Yoox, Federico Marchetti. Sopra l’Ad e fondatore di Ad Maiora, Mauro Lupi Le performance borsistiche di Google costituiscono un buon indicatore per farsi unʼidea delle felici prospettive dellʼadvertising online e del search engine marketing alla luce della crescente convergenza dei media in chiave digitale. E per restare a Google vale senzʼaltro la pena di ricordare che, malgrado la stampa economica internazionale al momento della quotazione abbia considerato troppo alto il prezzo dʼofferta iniziale delle azioni, in realtà il search engine lʼha avuta vinta sugli analisti considerando che il valore delle azioni è cresciuto costantemente dai 95 dollari della Ipo del 19 Agosto 2004 ai quasi 240 dollari dellʼattuale quotazione. Il merito va alla ottima redditività evidenziata nei successivi bilanci di Google, ma anche alle solide prospettive del search engine marketing, ovvero tutta quellʼarea di confine tra information technology e advertising legata al posizionamento delle aziende nei risultati dei motori di ricerca: lo strumento principe delle scelte di navigazione degli utenti. Fortunatamente, su questo versante lʼItalia gode di grande credibilità internazionale: scorrendo i nomi del consiglio direttivo di Sempo, la Search Engine Marketing Professional Organization, ossia lʼorganizza- Bocciati in tecnologia gli art director Le direzioni marketing della maggiori società italiane sono poco soddisfatte dell’operato degli operatori pubblicitari tradizionali. O, almeno, è questa la conclusione a cui sono giunti i ricercatori dell’Art Directors Club Italiano - associazione che rappresenta gli appartenenti all’universo pubblicità - a seguito di un’apposita indagine. Lo studio, intitolato “La ragione del Cliente: indagine sulla valutazione e il riconoscimento della creatività nella comunicazione commerciale italiana, svolta tra i manager delle aziende che investono in pubblicità”, è il risultato di interviste al management di colossi del calibro di Coca Cola, Ford, Enel, Poste Italiane, Renault, Campari, Adidas, Unilever, Procter & Gamble e molte altre grandi aziende operative sul mercato italiano. Dall’indagine emerge una tesi interessante, quella che vede lo scollamento di approccio fra il mondo, e quindi le esigenze, del marketing e quello dei creativi italiani. Il 58% dei clienti intervistati - è emerso dall’analisi - promuove l’attività promozionale con un poco entusiasmante ‘insufficiente’ e solo il 25% si ritiene pienamente soddisfatto. Preoccupa il 17% di scontenti che addirittura lievita al 25% se si considera il campione degli over 46 e se la risposta arriva dai manager che occupano posizioni in alto alla classifica dirigenziale. “I creativi, in buona sostanza, sono percepiti come non sufficientemente interessati alle questioni aziendali o di marketing, non del tutto all’altezza del loro ruolo specifico ossia quello della capacità di innovare”, si legge nell’indagine. Secondo il 52% dei direttori marketing intervistati i creativi dovrebbero aggiornarsi adeguandosi alle regole man mano dettate dall’evoluzione del web e quindi dovrebbero essere più attenti alle novità di un settore in cui proprio la creatività è l’elemento diuscriminante per attirare l’attenzione del popolo degli internauti. zione internazionale (sponsorizzata anche da Yahoo! e Google) che coordina lʼattività delle maggiori società mondiali specializzate nel searching online tramite indicizzazione nei motori di ricerca si nota che lʼunica presenza europea è proprio quella dellʼitaliana Ad Maiora, rappresentata da Mauro Lupi, presidente e founder della società romana entrata da qualche anno nellʼorbita di Dada Spa. Ad Maiora, fondata nel 1997, conta su uno staff di 26 dipendenti dislocati nelle sedi di Roma, Milano e San Francisco ed è stata classificata migliore società dʼEuropa da Topseos.com, il sito statunitense indipendente specializzato nella valutazione dellʼoperato delle società di search engine marketing. Questa società italiana figura nella classifica di Topseos in ottava posizione dopo sette società statunitensi e per trovare un altro soggetto europeo bisogna scendere fino alla diciottesima posizione con la scozzese Cali Net. Le ragioni della reputazione internazionale di Ad Maiora non derivano solamente dalle presumibili capacità operative (la classifica di Topseos.com è stilata su feedback dei clienti), ma anche e soprattutto dalla costante partecipazione a dibattiti ed iniziative internazionali ed alla continua attività di ricerca e divulgazione realizzata da Ad Maiora anche tramite il suo Blog (admaiora.blogs.com) e dal sito motoridiricerca.it, operativo dal 1997. Da quasi otto anni (praticamente la preistoria del web) motoridiricerca.it illustra a navigatori, studiosi e operatori commerciali potenzialità, classifiche e scenari del search engine italiano e internazionale. Unʼinteressante strategia di evangelizzazione del mercato che lascia trasparire lʼestrema lungimiranza di chi ha creduto sin dal lontano 1997 nella crucialità dei motori di ricerca come potenti influenzatori dei comportamenti dei navigatori. Ma Ad Maiora non è un caso isolato in Italia e sembra proprio che il Bel Paese sia realmente in grado di esprimere una marcia in più nel settore dellʼadvertising online. Un segnale più che positivo è dato dalla recente promozione dellʼitaliana Layla Pavone (già presidente di Iab Italia) alla presidenza di Iab Europa, la principale associazione di categoria degli operatori pubblicitari online. M.A.