Il frontone e il fregio del tempio di Civitalba Il tempio di Civitalba sorgeva su un colle che sovrastava la piana di Sentinum dove, all’indomani del sacco gallico di Roma del 390 a.C., aveva avuto luogo la storica battaglia vinta dai Romani contro la coalizione di Galli Senoni, Etruschi, Umbri e Sanniti nel 295 a.C. A questo episodio, cui seguì la romanizzazione del territorio fino ad allora controllato dai Galli, allude non velatamente la narrazione del fregio del tempio, dove è raffigurato ad altorilievo lo scontro tra divinità e gruppi di guerrieri, chiaramente riconoscibili come Celti per le loro caratteristiche acconciature (capelli lunghi con creste sollevate, baffi spioventi), gli abiti e le armi (tuniche di pelliccia, scudi quadrangolari oblunghi). Nella sequenza, dominata dall’intenso dinamismo dei personaggi, impegnati nella lotta o nella fuga, è evidente la disfatta dei Celti che battono ormai in ritirata abbandonando il bottino appena trafugato, travolgendo con il carro i loro stessi compagni e soccombendo infine alla furia delle divinità. Nella rappresentazione viene identificata la narrazione del mancato saccheggio del santuario di Delfi da parte dei Galli nel 279 a.C., difeso – stando alle fonti - da Apollo e le “vergini bianche”, da Artemide e Athena Pronaia e dagli eroi miracolosamente risorti, tra cui era Pirro-Neottolemo, figlio di Achille, sepolto nello stesso santuario. Durante la notte Pan avrebbe assalito con il sacro terrore, il panico, le schiere dei Celti. Il fregio di Civitalba equipara dunque le grandi vittorie sui Galati, celebrate dai sovrani attalidi, alla vittoria sui Celti avvenuta in suolo italico, conferendole in tal modo un’aura mitica. Nel frontone del tempio una scena realizzata ad altissimo rilievo ospitava una rappresentazione dionisiaca, dove satiri e ninfe dormienti sono sapientemente disposti in un contesto campestre, e circondano un gruppo centrale, purtroppo perduto, dove forse era narrata la scena del risveglio di Dionysos Lyknites sul monte Parnaso o, secondo altri, la ierogamia di Dioniso e Arianna. Il culto di Dioniso a Delfi, già attestato dalla rappresentazione del dio nel frontone occidentale del tempio del IV sec. a.C., venne ulteriormente rinvigorito dalla celebrazione della dinastia pergamena degli attalidi, che a Dioniso facevano risalire la propria dinastia. E alla tradizione della grande arte pergamena sono riconducibili sia lo stile, sia numerosi modelli iconografici presenti sia nel frontone, sia nel fregio del tempio di Civitalba. La scena del frontone si ricollega così alla narrazione del fregio, in un coerente insieme unitario, che fa riferimento al contesto santuariale delfico ed esalta la figura di Dioniso quale divinità affiancata Apollo.