IL BOSCO: IERI DA COLTIVARE, OGGI DA CONSERVARE

Scuola Primaria di Pezzaze
Classi 4^ - 5^
Anno Scolastico 2010/2011
“…LE RADICI SONO
NEL NOSTRO
PASSATO…”
IL BOSCO: IERI DA COLTIVARE, OGGI DA CONSERVARE
INDICE
Premessa
Il territorio di Pezzaze
L'ecosistema bosco
Le piante dei nostri boschi
Il bosco, un patrimonio da salvaguardare
Il taglio del bosco ieri
La carbonizzazione
Il taglio del bosco oggi
Un pericolo per il bosco: l’incendio
Bibliografia
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PREMESSA
Noi alunni delle classi 4^ e 5^ della Scuola Primaria di Pezzaze, nell’ambito delle attività relative
all’educazione ecologica, svolta anche nel corso degli anni precedenti, ci siamo interessati al nostro
ambiente e, in particolare, al “BOSCO”.
Per realizzare questo progetto abbiamo raccolto sensazioni, emozioni, idee relative al bosco.
•
Ci hanno aiutato:
-
l’archivista;
i taglialegna;
il carbonaio;
gli Assessori al patrimonio e al turismo;
l’Operatore museale.
•
Abbiamo effettuato visite didattiche:
-
all’Archivio Comunale;
alla Torre di Mondaro;
al Sentiero dei Carbonai;
al “Laboratorio” del Sig. Gipponi Bruno
al Museo etnografico di Lodrino.
Alla segheria del signor Borghetti
•
Abbiamo raccolto:
-
testimonianze orali;
documenti scritti;
fonti iconografiche.
•
Abbiamo consultato:
-
testi storici;
testo I contadini dimenticati
enciclopedie;
siti internet.
Il nostro impegno ha portato alla realizzazione di questo giornalino che vorrebbe essere un contributo
alla conoscenza del nostro ambiente, alle sue tradizioni, alla salvaguardia di un patrimonio da tutelare
e tramandare.
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IL TERRITORIO DI PEZZAZE
Il territorio del Comune di Pezzaze si trova nella media Val Trompia in provincia di Brescia.
Pezzaze non indica un unico nucleo abitativo, ma un gruppo di più frazioni disposte ad altitudini
diverse sui pendii delle montagne.
Le frazioni più importanti sono Lavone, Mondaro, Stravignino, Pezzazole, Aiale, Avano, Monte; per la
loro importanza storico – artistica ricordiamo Etto, S. Apollonio e la località Canelli (Canèi).
Circa l’origine del nome Pezzaze vi sono molte ipotesi.
Mons. Paolo Guerrini nel libro Pezzaze nella sua storia e nella sua vita religiosa (1944) afferma: “Si è
creduto da alcuni di poter derivare il nome di Pezzaze dal latino pedagium, perché – si è detto –
questo era il passaggio più ovvio fra la Val Camonica e la Val Trompia attraverso il passo di S. Zeno”.
Indagini escludono quella tradizionale etimologia e fanno invece derivare il nome Pezzaze dal
generico pès, piceus, indicazione precisa della pianta di pino che doveva coprire le pendici di questi
monti o almeno avere una preminenza su tutte le altre.
Pezzaze (nel dialetto locale Pedàde) è quindi sinonimo di “pinete” e il diminutivo Pezzazole (in dialetto
Pedadöle) di “piccole pinete”, foreste di pini che poi scompaiono per lasciar posto a prati, a campi, a
frutteti…
La maestra Blesilla Viotti diceva ai suoi scolari che probabilmente il nome Pezzaze derivava
dall’espressione ai pè dè le dàde, intendendo con dàde le foglie aghiformi degli abeti.
Il nome ha comunque, per molti, attinenza con i pini - abeti rossi, piante che ancora oggi crescono
numerose nei boschi che circondano il nostro Comune.
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Veduta di Pezzazole (Pedadöle: piccole pinete) e della Parrocchiale di S.Apollonio
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L’ECOSISTEMA BOSCO
Il bosco è l’ecosistema (cioè insieme dei rapporti tra ambiente, vita animale e vegetale che abita e si
sviluppa in esso) più diffuso della montagna: la protegge, la consolida e ne arricchisce il suolo.
La vitalità del bosco discende dall’equilibrio di diversi livelli: il soprassuolo boschivo, composto dalle
specie arboree che occupano lo spazio aereo con fusti, rami e fogliame; il sottobosco, formato da
piante cespugliose ed erbacee; il suolo, nel quale si espandono a varia profondità le radici delle
piante del soprassuolo e del sottobosco e sul quale si accumula lo strame, patöh, copertura morta di
fogliame destinato a decomporsi, integrarsi nel terreno e fertilizzarlo. Il bosco è il risultato anche di
varie scelte operate dall’uomo.
Si possono distinguere i boschi in fustaie o boschi d’alto fusto e boschi cedui.
Nelle fustaie la rinnovazione avviene per disseminazione e lenta sostituzione delle piante. Nei boschi
cedui l’uomo sfrutta la proprietà, esclusiva delle latifoglie, di rinnovarsi quando tagliate: la continua
rinnovazione è pertanto determinata da un regime di taglio periodico.
I cedui sono interamente o prevalentemente composti da ceppaie (parte inferiore degli alberi, che
rimangono nel terreno dopo l’eliminazione del fusto), hòch, da cui crescono i polloni (germogli), il cui
successivo taglio procura una nuova emissione.
Il nostro territorio è caratterizzato da boschi misti di latifoglie, con mescolanza di più specie arboree,
differenti in ragione delle proprietà del suolo, dell’esposizione al sole, della progressiva altitudine e,
non ultimo, dell’intervento di coltivazione boschiva praticato dall’uomo.
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L’ALBERO E L’AMBIENTE
Il clima, attraverso i suoi fattori (temperatura, acqua, luce e neve) influisce notevolmente sulla
distribuzione e sulla diffusione in altitudine delle varie specie arboree.
A volte, a causa di microclimi diversi, e dell'intervento dell'uomo, la distribuzione degli alberi può
subire variazioni, come accade nel nostro ambiente, dove il faggio cresce anche a quote inferiori.
Tra gli 800 e i 1000 metri, troviamo l’acero (l’àder), il frassino, (il fràhen), il castagno, (la cahtégna), il
rovere, (il rùer), il ciliegio, (la haréda).
Tra i 1400 e i 1600 metri troviamo il faggio (il fó), l’abete rosso (il paghér) e la betulla (la bèdola).
Tra i 1800 e i 2200 metri abbiamo il larice (il làreh).
Al di sopra di questo ci sono i pascoli.
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Veduta della Ria, che sovrasta la frazione di Mondaro
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LE PIANTE DEI NOSTRI BOSCHI
ACERO (àder)
L’acero è originario delle regioni nord-occidentali del continente americano (tra Stati Uniti e Canada).
E’ facile trovarne esemplari presso corsi d’acqua e nei luoghi umidi.
-
PORTAMENTO: l’albero raggiunge normalmente l’altezza di 20-30 metri, eccezionalmente 35.
FOGLIE: la chioma è composta da foglie profondamente incise e argentate nella parte
inferiore, le cui dimensioni sono di norma 8-16 cm. di lunghezza e 6-12 cm. di larghezza.
FIORI: i fiori presentano 5-10 mm. di diametro e fioriscono nel periodo di febbraio, marzo.
FRUTTI: maturano nella tarda estate e sono disamare (samare doppie), cioè frutti secchi.
USI: specie ornamentale utilizzata nei giardini e nei parchi. Un tempo veniva usato per
sostenere i filari di vite, specie in Emilia. Il legno era impiegato per la costruzione di utensili per
l’agricoltura e arnesi da cucina.
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FRASSINO (fràhen)
Il frassino è presente in Italia, soprattutto al nord e si sviluppa su suoli fertili, freschi e profondi; è una
pianta resistente al freddo.
-
-
PORTAMENTO: è un albero originario dell’Europa e presenta un portamento espanso e
slanciato; é alto circa 40 metri;
CORTECCIA: la corteccia è di color grigio pallido ed è liscia; si fessura con l’età.
FOGLIE: sono lunghe fino a 30 cm., con 9-13 foglioline lunghe circa 10 cm. e larghe 3,
affusolate all’apice, dentate e di colore verde scuro nella parte superiore.
FRUTTI: samare, lunghe fino a 4 cm., di colore verde, marrone pallido a seconda della
maturità e si presentano in grappoli. La pianta presenta gemme nere e rami colorati in inverno.
FIORI: i fiori maschili e quelli femminili si trovano spesso sullo stesso esemplare, ma su rami
diversi e danno all’albero un colore purpureo, prima che spuntino le foglie. I fiori sono esili,
violacei, senza petali e si aprono da gemme quasi nere, in primavera.
USI: il legno é di colore bianco, molto duro, resistente e duttile; usato per fabbricare utensili e
alberi di imbarcazioni.
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CASTAGNO (cahtégna)
Può vivere per più di cinque secoli ed ha un accrescimento in altezza molto vigoroso. Si trova in
castagneti da frutto oggi in via di abbandono, o boschi misti con altre latifoglie. La sua diffusione é
limitata da due funghi parassiti che provocano il cancro della corteccia e il cosiddetto male
dell’inchiostro.
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PORTAMENTO: albero alto sino a 20 metri con tronco robusto molto ramificato; chioma
espansa e rotondeggiante.
CORTECCIA: prima liscia bruno-rossastra con lenticelle, poi da adulta si scurisce con
screpolature parallele. Le gemme sono arrotondate dal verde al rosso bruno.
FOGLIE: caduche, grandi, allungate, seghettate con breve picciolo, lunghe da 12 a 20 cm.
FRUTTI: le comuni castagne in numero di 2-3 esemplari in un riccio pungente che si apre in 4
valve.
USI: legno bruno, con anelli di crescita ben distinti, di media durezza, utilizzato per pali,
travature, mobili rustici.
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QUERCIA (rùer)
Originario dell’Europa occidentale e centro-meridionale; è difficile incontrare boschi di rovere. E’
una pianta che si differenzia dalla roverella per le maggiori dimensioni del fusto e per il lato
inferiore della foglia che si presenta glabro (liscio, levigato).
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PORTAMENTO: può raggiungere i 40 metri di altezza e la chioma tende ad espandersi verso
l’alto.
CORTECCIA: tronco diritto, più contorto negli esemplari vecchi. La corteccia diventa presto
rugosa, grigio-bruna, con vistosi solchi longitudinali.
FOGLIE: semplici, con lamina allungata, margine lobato, con lobi arrotondati.
FRUTTI: ghiande riunite a gruppi, lunghe 1,5-2,5 cm. circa appuntite, ricoperte per meno di un
terzo da una cupola con squame quasi non distinguibili.
USI: il legno di rovere è uno dei più pregiati, impiegato per la pavimentazione, per mobili, botti
d’invecchiamento di vini e liquori…
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CILIEGIO (haréda)
Il ciliegio si trova in Europa, nel nord-ovest dell’Africa e nell’Asia dell’ovest. Il ciliegio è una pianta
rustica che si adatta a terreni di vario tipo.
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PORTAMENTO: è un grande albero a fusto diritto e cilindrico, a crescita molto rapida. Vive
circa 100 anni ed è molto esigente di luce.
CORTECCIA: la sua corteccia è fine e tendente ad esfogliarsi.
FOGLIE: le foglie sono alternate, ovoidali e glabre; in autunno diventano arancioni, rosa o
rosse prima di cadere.
FIORI: sono bianchi peduncolati e disposti in piccoli gruppi.
FRUTTI: sono carnosi (ciliegie) rosso fuoco, nero, giallo, rosa, dolci o acidi.
USI: è impiegato per mobili, seggiole, lavori al tornio, per la fabbricazione di pipe.
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FAGGIO (fó)
Abita le vallate con buona piovosità ed umidità con sbalzi di temperatura attenuati; ha una vita
media di 150 anni, ma può raggiungere i 300 anni.
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PORTAMENTO: albero maestoso alto fino a 30-35 metri a chioma ampia.
CORTECCIA: grigio-cenere, liscia.
FOGLIE: caduche, ovali, di color verde scuro lucente nella faccia superiore.
FRUTTI: detti faggiole; sono contenuti in un involucro irto di aculei.
USI: legno roseo, pregiato per la fabbricazione di mobili, oggetti, compensati, rivestimenti,
cellulosa ed è un ottimo combustibile.
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LARICE (làreh)
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PORTAMENTO: raggiunge i 34-35 metri di altezza e ha una chioma rada, leggera, verde
chiara dorata in autunno. Il tronco è slanciato e talvolta sciabolato o contorto per le avverse
condizioni climatiche.
CORTECCIA: grigia e liscia da giovane, con l’età si ispessisce e si spacca in fenditure verticali
bruno-rossastre.
FOGLIE: aghi lunghi 2-4 cm., isolati o riuniti a fasci di 20-40, inseriti su rametti molto corti.
Cadono annualmente in autunno.
PIGNE: ovoidali, di 2-4 cm., cuoiose; rimangono sulla pianta per vari anni.
USI: il legno di larice, resinoso, odoroso, compatto e duro, rosso bruno, è uno dei più pregiati
da costruzione edile, navale e per falegnameria. Il larice, originario dell’Europa centrale, è
l’unica conifera italiana che perde le foglie durante l’inverno.
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BETULLA (bèdola)
La betulla cresce rapidamente e la sua vita oltrepassa di poco il secolo. E’ diffusa nella maggior parte
d’Europa.
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PORTAMENTO: albero alto fino a 20-25 metri, con una chioma elegante e leggera. I rami
principali sono rivolti verso l’alto, mentre i rametti sono penduli.
CORTECCIA: bruna nelle piantine; diventa poi liscia e biancastra e si sfalda in squame sottili.
FOGLIE: caduche lunghe 4-8 cm., verde smeraldo sopra, verde pallido sotto; a forma di rombo
e di triangolo con la base arrotondata, punta acuta, margini doppiamente dentati e con un
breve picciolo.
FRUTTI: le infruttescenze sono pendule, allungate e diffondono piccolissimi semi alati.
USI: il legno è chiaro, tenero, elastico, ma poco durevole e viene impiegato per compensati,
sci, piccoli oggetti e per cellulosa. E’ pregiato combustibile.
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SORBO DEGLI UCCELLATORI (maröden)
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PORTAMENTO: albero di piccole dimensioni alto fino a 15 metri con chioma aperta e rada.
CORTECCIA: liscia, grigio-argentea diventa bruno-nerastra e fessurata con l’età.
FOGLIE: composte da 4-9 paia di foglioline e una fogliolina terminale, tutte ovali con margini
seghettati.
FIORI: color bianco-crema dal profumo dolciastro.
FRUTTI: piccoli pomi globosi contenenti tre semi, prima di colore giallo e poi rosso. Gli uccelli
sono golosi dei suoi frutti.
USI: il legno è duro, compatto, di color bruno-rossastro ed è utilizzato per lavori al tornio,
sculture, attrezzi agricoli, come combustibile.
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ABETE ROSSO (paghér)
L’abete rosso è originario delle zone dell’Europa in cui c’è un clima boreale, dalle Alpi Marittime
attraverso l’Europa centro-settentrionale fino agli Urali. In Italia si possono trovare lungo tutto l’arco
alpino.
-
-
PORTAMENTO: pianta a portamento conico-piramidale, regolare; raggiunge altezze di 40-50
metri.
CORTECCIA: il tronco è diritto, colonnare, largo alla base fini a 2 metri, con scorza da
brunastra a grigiastra.
FOGLIE: le foglie aghiformi sono lunghe 1-3 cm. inserite sul ramo secondo linee spirali. Le
gemme sono ovoidali-coniche, di circa 4 mm.
FIORI: i coni si sviluppano in primavera; quelli maschili gialli si trovano all’ascella degli aghi
laterali, i coni femminili in posizione terminale di un rosso-violaceo, inizialmente eretti; dopo
l’impollinazione diventano penduli, si allungano fino a 15 cm. e a maturità sono di colore bruno
chiaro quasi lucente.
USI: è un’essenza di grande impiego forestale e tecnico. Il suo legno è di ottima qualità,
bianco-giallastro, tenero, viene utilizzato soprattutto nel settore edilizio. Grazie alle sue
eccezionali proprietà di risonanza, viene impiegato in liuteria per la costruzione di tavole e
casse armoniche per strumenti musicali. Dalla resina si ricava la trementina impiegata
nell’industria di vernici e in cosmetica.
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NOCE (nùf)
Il noce è una pianta originaria dell'Asia (pendici dell'Himalaya), introdotta in Europa in epoca
antichissima per i suoi frutti eduli.
-PORTAMENTO: Il noce è un albero vigoroso, caratterizzato da tronco solido, alto, diritto, portamento
maestoso; presenta radice robusta e fittonante.
-FOGLIE: Le foglie sono caduche, composte, alterne (formate da 5-7-9 e, più raramente, 11
foglioline).
-FIORI: È una pianta monoica in cui i fiori maschili sono riuniti in amenti penduli, lunghi 10-15 cm, con
numerosi stami, che appaiono sui rami dell'anno precedente prima della comparsa delle foglie.
I fiori unisessuali femminili schiudono da gemme miste dopo quelli maschili (proterandria), sono
solitari o riuniti in gruppi di 2-3, raramente 4, appaiono sui nuovi germogli dell'anno,
contemporaneamente alle foglie.
-FRUTTI: Il frutto è una drupa, composta dall'esocarpo (mallo) carnoso, fibroso, annerisce a maturità e
libera l'endocarpo legnoso, cioè la noce vera e propria, costituita da due valve che racchiudono il
gheriglio con elevato contenuto in lipidi.
-USI: Il noce può essere coltivato oltre che per il frutto, anche per la produzione di legno.
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NOCCIOLO (nöhöla)
Il nocciolo è una pianta, o meglio un arbusto, la cui comparsa risale all’epoca preistorica, la diffusione
nel continente europeo iniziò al termine dell’ultima glaciazione, circa 10.000 anni fa.
- PORTAMENTO: Il nocciolo è un arbusto di medio sviluppo che in genere non supera i 3, massimo 5,
metri di altezza. Ha chioma fitta, ampia, irregolare con diametro massimo di 4 m.
- FOGLIE: Le foglie sono caduche, alterne e con picciolo lungo provvisto di peli ghiandolari; la
lamina, di forma da tonda ad obovata, è lunga 6-10 cm. La pagina superiore è verde poco pelosa; la
pagina inferiore è più chiara. Nervature evidenti. Gemme di forma ovoidale.
- FIORI: Ha fiori unisessuali, distinti in maschili e femminili, presenti sulla stessa pianta. I fiori maschili
sono i più appariscenti, e in inverno terminano di svilupparsi allungandosi e liberando una gran
quantità di polline. Ad opera del vento avviene il trasporto del polline sui fiori femminili, piccoli e poco
appariscenti, che si trovano all’interno delle gemme dei rami di un anno.
- FRUTTI: Una volta avvenuta la fecondazione inizia la formazione del frutto (denominato nucula) che
termina nei mesi di agosto - settembre. La raccolta va eseguita a completa maturità, quando i frutti
tendono a staccarsi e cadere, e le brattee che li avvolgono disseccano.
- USI: Viene generalmente coltivato per i frutti. Un particolare aspetto produttivo di questa pianta è la
micorrizazione con tartufo: infatti il nocciolo, come altre piante, risulta una delle specie predilette dal
tartufo bianco e dal tartufo nero.
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IL BOSCO, UN PATRIMONIO DA SALVAGUARDARE
Fin dai tempi più lontani, il bosco è stato oggetto di attenzione delle popolazioni di montagna, grazie
al reddito che esso garantiva alla comunità. Esso veniva governato a ceduo e tagliato a cadenza
decennale, quando la maturità vegetativa si coniugava a una buona resa produttiva.
I boschi cedui garantivano legname da costruzione (per tetti, pavimenti, balconi, ecc.), fornivano
legna da ardere indispensabile per il riscaldamento domestico.
Dal bosco ceduo si ricavava anche la legna per il carbone combustibile necessario per il
funzionamento di forni fusori e fucina. Oltre alla legna si raccoglievano il fogliame secco, patöh
portato a valle nelle gerle per la lettiera delle mucche.
L’ecosistema bosco forniva anche frutti quali nocciole, more, mirtilli; venivano raccolti anche funghi
commestibili.
LA RACCOLTA DELLE CASTAGNE
Anche la raccolta di castagne e noci era fondamentale per l’economia familiare, in quanto i frutti più
grossi e di migliore qualità venivano venduti ai commercianti.
Le castagne, considerate il "pane dei poveri" costituivano un alimento fondamentale per le famiglie:
fresche venivano lessate con la buccia (le tètole) o con la sola sansa (le pelàde) oppure arrostite sul
fuoco in pentole bucherellate (i móndoi); essiccate al sole e all'aria (le belìne) venivano macinate per
la produzione di farina dolce o venivano ammollate in acqua o nel latte per essere consumate nel
periodo invernale.
La pratica della caccia, inoltre, contribuiva a gestire il territorio e forniva reddito.
LA CACCIA
La tradizione della caccia è da secoli radicata nel territorio di Pezzaze.
Tra Ottocento e Novecento la caccia con l'uso del fucile, essendo costosa, era sostituita dalla cattura
degli uccelli con lacci, archetti, trappole e altri espedienti.
Particolare rilievo aveva la pratica venatoria con l'uso di impianti fissi denominati uccellande, tra cui
c'erano i roccoli, ancora oggi ben visibili in alcune località montane, per la loro caratteristica forma.
Tale architettura naturalistica aveva una forte incidenza sull'ambiente del bosco: l'impianto del roccolo
era composto da una struttura muraria a torretta, il casello, che dominava un'area verde delimitata da
alti alberi disposti a ferro di cavallo. Gli alberi, solitamente carpini, erano disposti in modo da creare
una sorta di corridoio vegetale, coperto da fronde sagomate e intrecciate: in esso venivano nascoste
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le reti, solitamente di colore nero. In questo corridoio vegetale venivano coltivate anche altre piante
come olmi, faggi, betulle, ciliegi, sorbi, per permettere la sosta degli uccelli.
Nella stagione della caccia venivano fissati grandi rami spogli, le bròche, tagliati, lasciati seccare e
utilizzati come ricoveri di bruchi e insetti, prelibati pasti per gli uccelli migratori.
Alla base di tronchi degli alberi venivano appese le gabbie con gli uccelli di richiamo.
Un tempo nel nostro territorio esistevano molti roccoli, oggi ne sopravvive solo uno, mentre si è diffuso
l'uso del capanno per la caccia da ferma.
I cacciatori che oggi usano i capanni, prima della stagione venatoria, per poter praticare al meglio le
attività di caccia, ripuliscono il bosco che circonda il capanno, svolgendo azione di salvaguardia
dell'ambiente.
Tali cure permettono a questi tratti di bosco di non mutarsi in fustaia.
Tutte queste attività garantivano la sussistenza ed erano alla base dell’economia del paese.
Nella nostra ricerca abbiamo ritenuto di approfondire solo due aspetti tipici del nostro ambiente
montano: il taglio del bosco e la carbonizzazione. Essi rivestivano grande importanza nel passato e
sono elementi di continuità col presente, patrimoni da conservare e salvaguardare.
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VISITA ALLA TORRE DI MONDARO
Il giorno 23 marzo 2011 siamo andati in piazza di Mondaro per visitare la Torre medievale di Mondaro
che contiene molti reperti del mondo contadino e di altre professioni della nostra comunità.
Ad attenderci c’era l’Assessore Bregoli Marziano.
Lo scopo della visita era quello di andare alla ricerca di fonti materiali relative al lavoro del taglialegna
e del carbonaio. Purtroppo, poiché il “Museo” è ancora in fase di allestimento, all’interno della torre
abbiamo trovato pochissimi oggetti relativi al taglio della legna e alla produzione del carbone vegetale.
Roncola: podèt
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IL TAGLIO DEL BOSCO IERI
VISITA ALL’ARCHIVIO DEL COMUNE DI PEZZAZE
Questa mattina ci siamo recati presso il municipio di Pezzaze per incontrare l’ archivista della
Comunità Montana di Valle Trompia.
Avevamo chiesto di fornirci documenti dell’archivio comunale di Pezzaze riguardanti la ricerca che
intendiamo realizzare sulla cura del bosco attuata nel corso degli anni.
L’archivista ci ha portato dei documenti risalenti all’arco di tempo compreso tra il 1846 e il 1851. Per
leggere i documenti seguiremo la regola dei cinque punti:
-
CHI?
DOVE?
QUANDO?
COSA?
PERCHE’?
I documenti che ci sono stati forniti erano ingialliti, sbiaditi, alcuni rotti, macchiati di inchiostro, di
difficile lettura perché scritti con caratteri alcune volte diversi da quelli usati da noi.
Abbiamo potuto reperire una serie di documenti che riguardano l’assegnazione tramite asta di boschi
comunali o privati per il taglio della legna. Abbiamo trovato una raccolta completa di un’asta avvenuta
nel 1875. Il primo adempimento era la pubblicazione del BANDO (ordine o comunicazione di
un’autorità che un tempo veniva annunciata da un banditore e che oggi viene portata a conoscenza
dai cittadini mediante affissione o pubblicazione su un bollettino ufficiale).
Dall’archivista abbiamo appreso che i boschi del comune di Pezzaze sono in gran parte di proprietà
privata, mentre una piccola parte appartiene al comune, a differenza di quanto accade per gli altri
comuni della valle ( per esempio il comune di Irma ).
Per il taglio dei boschi di proprietà comunale anticamente venivano bandite delle aste pubbliche
chiamate a “candela vergine”. Durante queste aste si accendeva una candela “vergine” e, mentre si
consumava, chi partecipava all’asta faceva delle offerte.
L’asta finiva quando la candela era tutta consumata: si assegnava il taglio del bosco alla persona che
aveva fatto l’offerta maggiore.
Nell’archivio comunale abbiamo trovato una serie di documenti che attestano il bando d’asta, la
procedura d’asta con relativi verbali e capitolati e anche delle sanzioni per taglio irregolare di legne
cedue. Abbiamo proceduto all’analisi dei vari documenti seguendo i cinque punti utilizzati anche dagli
archivisti: chi, dove, quando, cosa, perché.
Durante la visita in archivio abbiamo anche scattato alcune fotografie che alleghiamo al nostro lavoro.
Passiamo ora all’analisi dei vari documenti reperiti.
ANALISI DEL PRIMO DOCUMENTO
PRIMO AVVISO D’ASTA
-
-
CHI? Il segretario comunale incaricato dalla giunta municipale.
DOVE? A Pezzaze, ufficio comunale.
QUANDO? Il 16 luglio 1875.
COSA? Bando d’avviso d’asta per l’aggiudicazione al miglior “efferente”della vendita delle
legne cedue a maturità di taglio nel bosco “Saporito” diviso in quattro lotti, stimato
complessivamente £.1250.
PERCHE’? Per stabilire la data delle modalità dell’asta: ore 10 antimeridiane di “sabbato” 31
luglio 1875 con la modalità di “estinzione di candela vergine”.
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Questo avviso era stato preceduto dal PRIMO AVVISO D’ASTA pubblicato dal comune di Pezzaze.
.
- CHI ? Il segretario comunale incaricato dalla giunta municipale.
- DOVE ? Ufficio comunale di Pezzaze.
- QUANDO ? 24 maggio 1875 con delibera del consiglio comunale e pubblicato il 16 luglio
1875.
- COSA ? Bando d’avviso di asta pubblica per l’aggiudicazione al miglior “efferente” della
vendita delle legne cedue a maturità di taglio nel bosco “Saporito” diviso in quattro lotti, stimato
complessivamente £ 1250.
- PERCHE’ ? Per stabilire la data e le modalità dell’asta.
A questi due avvisi è seguito un AVVISO D’ASTA DEFINITIVA PER SEGUITA MIGLIORIA DEL
VENTESIMO.
-
CHI ? Il segretario comunale incaricato dalla giunta municipale.
DOVE ? Ufficio comunale di Pezzaze.
QUANDO ? 13 agosto 1875.
COSA ? Pubblico incanto per la vendita delle legne cedue a maturità di taglio nel bosco
“Saporito”.
PERCHE’ ? Dalla precedente asta è risultato deliberatario il signor Porteri Michele fu Lorenzo,
con l’offerta di £ 1300. Essendo stata presentata in tempo utile un’offerta di miglioramento non
inferiore al ventesimo e cioè al prezzo di £ 1365, verrà fissata per il giorno martedì 31 agosto
1875 un’asta pubblica definitiva con il metodo di “candela vergine”, per ottenere qualche
ulteriore miglioria all’ultima offerta.
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ANALISI DEL SECONDO DOCUMENTO
Siamo riusciti a reperire nell’archivio comunale il documento che spiega in modo dettagliato il
procedimento di asta relativo al bosco “Saporito”.
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CHI ? Comune di Pezzaze ( firmato dal Prefetto di Brescia ).
DOVE ? Comune di Pezzaze.
QUANDO ? 31 agosto 1875.
COSA ? Verbale relativo all’assegnazione di quattro lotti di legne cedue a maturità di taglio
del bosco “Saporito”, situato nel comune di Pezzaze.
PERCHE’ ? Il documento descrive tutta la procedura di asta, dall’accensione della prima
candela fino all’ultima ( diciottesima candela ). Si proclama aggiudicatario definitivo il signor
Zucchelli Pietro fu Bortolo di Tavernole, per conto del signor Glisenti Francesco di Brescia,
al prezzo ultimo di £ 1845.
Allegato al documento è stato anche ritrovato il “Capitolato”relativo all’amministrazione dei boschi
datato 27 giugno 1861 e firmato dall’ispettore forestale dalla provincia di Brescia.
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ANALISI DEL TERZO DOCUMENTO
-
CHI ? Dipartimento forestale di Brescia.
DOVE ? Distretto di Brescia.
QUANDO ? 20 giugno 1875.
COSA ? Progetto per la vendita delle legne cedue crescenti nel bosco denominato
“Saporito” di ragione del comune di Pezzaze.
PERCHE’ ? Per produrre e poi vendere carbone.
Allegato al documento c’è il “Capitolato”: contiene i capitoli generali per la vendita di legna e piante
dei boschi comunali, stabilimenti pubblici e beneficiari ecclesiastici dipendenti dalla R.
Amministrazione dei boschi in forza dei decreti 27 maggio e 5 giugno 1811.
ANALISI DEL QUARTO DOCUMENTO
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CHI ? Ispettorato forestale della provincia di Brescia.
DOVE ? Brescia.
QUANDO ? 24 maggio 1864.
COSA ? L’ispettore forestale autorizza il sindaco di Pezzaze a tagliare le “legne state
incendiate” nel bosco Saporito.
PERCHE’? Tali legne erano causa di danni al comune; si rendeva perciò necessario il
taglio.
ANALISI DEL QUINTO DOCUMENTO
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CHI ? Il sindaco del comune di Pezzaze Sedaboni.
DOVE ? Nell’ufficio comunale di Pezzaze.
QUANDO ? 25 giugno 1864.
COSA ? Verbale dell’asta avvenuta per la vendita delle legne danneggiate da incendio nel
bosco Saporito.
PERCHE’ ? Avvenuto il procedimento d’asta è aggiudicatario delle legne il signor
BONTACCHIO GIACOMO al prezzo di £ 71,50.
ANALISI DEL SESTO DOCUMENTO
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CHI ? Amministrazione forestale dello stato.
DOVE ? Bovegno ( distretto forestale di Brescia ).
QUANDO ? 11 ottobre 1910.
COSA ? Contravvenzione forestale per non aver rispettato le leggi prescritte relative al
taglio di faggi nel bosco Muracca del comune di Pezzaze.
PERCHE’ ? Il signor CAVADINI incaricò il signor GIPPONI CARLO di tagliare le legne del
bosco Muracca. Non avendo il signor Gipponi rispettato le leggi prescritte nel Capitolato, la
guardia forestale sancisce con apposito verbale una contravvenzione il cui importo
ammonta a £ 16,32.
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ANALISI DEL SETTIMO DOCUMENTO
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CHI ? Amministrazione forestale dello stato.
DOVE ? Bovegno ( distretto forestale di Brescia ).
QUANDO ? 15 settembre 1910.
COSA ? Contravvenzione forestale per taglio irregolare di bosco ceduo senza lasciarvi
distribuite in modo uniforme le “allieve” ( piccole piante giovani ) nel bosco denominato
Pezzeto di proprietà del Reverendo Don Antonio Piardi e affidato al signor Bregoli Giovanni.
PERCHE’ ? Non avendo il signor BREGOLI GIOVANNI rispettato le leggi prescritte nel capitolato
relative al taglio delle legne cedue, la guardia forestale sancisce con apposito verbale una
contravvenzione il cui importo ammonta a £ 12,21.
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U N
V E C C H I O
T A G L I A L E G N A
R A C C O N T A
Stefano, Benedetta ed Elena hanno raccolto la testimonianza di nonno Leone, un abile taglialegna
che ora ha 84 anni.
Il nonno di Stefano incomincia così il suo racconto:
“Al mattino mi alzavo di buon’ora, perché alle 6 si partiva, in gruppi di almeno tre persone, per
raggiungere, dopo un’ora circa di cammino, il luogo di lavoro.
Arrivati sul posto, dopo aver preparato gli attrezzi, cominciavamo il lavoro tagliando piante d’alto fusto
come abeti, castagni, frassini ..
Per fare ciò utilizzavamo la scure e lo hpartidùr. Una volta abbattuto, l’albero veniva sramato con la
sega e il podèt (roncola) ed il tronco ridotto a pezzi lunghi circa un metro e mezzo.
Quando si era raggiunta la quantità di legna da tagliare per quel giorno, si accatastava la ramatura in
un punto, detto banco, dal quale veniva mandata a valle per mezzo della córda, una fune metallica
che era stata messa sul posto in precedenza.
I pezzi di tronco, invece, venivano radunati fino a raggiungere la càrga cioè un peso di circa 70
chilogrammi, legati con delle corde di canapa, agganciati alla córda con i rampì (supporti di legno o di
ferro) o le harèle (supporti metallici) e fatti scendere a valle fino ad una piazzuola dove venivano
accatastati.
Con il hampì (strumento simile ad un piccone) la càrga veniva agganciata e trascinata fino al punto in
cui sarebbe stata caricata sulle preàle (carretti di legno) trainate da muli; solo più tardi sono comparsi i
trattori.
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Una parte dei tronchi veniva venduta alle segherie che la utilizzavano per produrre tetti, mobili e
serramenti; ciò che rimaneva veniva tagliato in pezzi più corti, spaccato con la màha (mazza) e
i cùgni (cunei di ferro) e diventava legna da ardere. I rami più piccoli venivano accatastati nella iàl
(piazzuola) per produrre il carbone con la particolare procedura del poiàt.
Verso mezzogiorno mangiavamo solitamente un po’ di polenta, salame, formaggio, il tutto
accompagnato da un buon bicchiere di vino. Se faceva freddo accendevamo un bel fuoco.
Dopo questa breve pausa, il lavoro ricominciava fino a sera, quando iniziava a far buio; allora si
radunavano gli attrezzi e si faceva ritorno al paese; eravamo stanchi, affamati, ma soddisfatti perché
sicuri di aver compiuto il nostro dovere.
Per stabilire il costo del legname da vendere alle segherie bisognava calcolarne il volume in metri cubi
utilizzando la canàola, un calibro di legno per misurare il diametro dei tronchi.
La legna da ardere veniva pesata sulla stadéra, (una bilancia) e venduta a quintali.”
Nonno Leone termina così il suo racconto:
“Questo mestiere mi è costato tanta fatica e tanti sacrifici, però ancora oggi, quando torno nei boschi,
ripenso con nostalgia alle lunghe giornate passate sulle montagne con gli altri boscaioli”.
(Raccolto e rielaborato da Stefano, Elena e Benedetta).
Anno 1962 - trasporto su muli
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LA RACCOLTA DELLA LEGNA: TESTIMONIANZE DI ALCUNI ANZIANI, OSPITI DELLA CASA DI
RIPOSO “ISTITUTO BREGOLI” DI PEZZAZE
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GIULIA: “La raccolta della legna si faceva continuamente d’inverno, perché faceva freddo,
d’estate invece facevamo le scorte”.
GIOVANNA: “Andavano il papà e mio fratello a raccogliere la legna, però anche le donne e i
bambini la trasportavano in pali o legate in fascine. Non era un bel lavoro, perché ci si
rovinavano le mani; le mie erano sempre piene di schegge e la sera,quando si tornava a casa,
si mettevano le mani in un secchiello di acqua tiepida e la mamma ci toglieva le schegge”.
GIULIO: “Per trasportare la legna usavo la teleferica: era un cavo di acciaio che partiva dalla
montagna e scendeva fino a valle. Giunta a destinazione, la fascina veniva caricata su un
carretto e trasportata a casa”.
RINA: “Mio padre faceva il raheghí; tagliava le piante con cui si facevano anche le assi, che
poi si vendevano per fare i soffitti, i pavimenti e le case”.
EMMA: “A tagliare la legna si iniziava in autunno, fino a primavera. C’erano delle regole da
rispettare, perché la pianta soffre se tagliata fuori stagione. La “Forestale” controllava i lavori e
segnava le piante che si potevano tagliare”.
SANTO: “Il Comune aveva un enorme bosco e dava le squadrette in affitto a chi le cercava; si
poteva tagliare solo la quantità di legna che serviva”.
Nella fotografia si può intravedere la cordina che veniva utilizzata per il trasporto della legna (Museo
etnografico di Lodrino)
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LA CARBONIZZAZIONE
ESCURSIONE AL SENTIERO DEI CARBONAI
Oggi, sabato 26 marzo 2011, noi alunni di classe 4^ e 5^ siamo andati in visita didattica al “sentiero
dei carbonai” con le nostre insegnanti.
Ci ha fatto da guida il signor Bregoli Marziano, Assessore al Turismo del Comune di Pezzaze.
Il sentiero dei carbonai ha inizio dal ponte sul torrente “Cavallina”, si snoda in Val Cavallina e in Val
delle Selle, fino ai pascoli e alle faggete di Vivazzo.
Lungo un tratto di circa 600 m., abbiamo percorso un sentiero che ci ha introdotto al mondo dei
carbonai; qui abbiamo incontrato alcune aie carbonili, alcune carbonaie, la ricostruzione di una baita in
cui il carbonaio viveva con la sua famiglia e dei ricoveri per gli animali domestici.
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Abbiamo visto anche i resti di una Calchera per la produzione della calce, una mola da mulino in
pietra locale abbandonata sul luogo, la località “Forno”, dove probabilmente c’era un vecchio forno per
la prima cottura del minerale estratto dalle miniere, un tempo molto diffuse in tutto il nostro territorio.
Abbiamo saputo che a Pezzaze, la tradizione carbonaia è sopravvissuta fino agli anni ’60.
Nel nostro comune, le famiglie di carbonai provenivano solitamente dalla frazione di Mondaro; al
lavoro del carbonaio contribuivano anche le donne e i bambini fin da piccoli.
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UNA LEZIONE IN CLASSE
IL SIGNOR BRUNO GIPPONI RACCONTA … 29 marzo 2011
La mia famiglia da generazioni ha prodotto il carbone di legna ; carbonaio era mio nonno, lo è stato
mio padre ed ora lo sono io, dagli anni ‘80 .
Nei tempi passati la produzione del carbone dava da vivere alla famiglia , oggigiorno io lo produco per
tradizione , quasi per hobby.
Nel periodo della carbonizzazione, in estate, il carbonaio si trasferiva con la sua famiglia in
montagna nei pressi di una ial , lo spiazzo dove si costruiva il poiàt , dentro una baita costruita con
legno, pietre più o meno grandi e con il tetto di frasche. Portava con sé anche alcuni animali: il
maiale, le galline per le uova e , per chi le possedeva, le caprette che davano il latte ; infatti
l’alimentazione a quei tempi era costituita principalmente dalla polenta, dai prodotti di questi animali e
da ciò che si poteva trovare nel bosco .
Ricostruzione della baita del carbonaio (Sentiero dei carbonai)
L’ampiezza della iàl , era determinata dal tipo di legna che si sarebbe utilizzato per la produzione del
carbone (un tempo non si considerava molto il peso della catasta di legna, ma si utilizzava soprattutto
una misura volumetrica).
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Infatti veniva utilizzato il nocciolo la iàl era più ampia ,perché il volume del poiàt doveva essere
maggiore : questo tipo di legna , più dolce e più acquoso , dava una resa minore, infatti l'ugual volume
tra la legna di faggio e quella del nocciolo non danno la stessa resa: il peso del carbone ottenuto
dove si è utilizzato il faggio è maggiore. La scelta dell'ampiezza del luogo era determinata dal volume
della catasta e non dal peso della legna.
Il carbonaio rimaneva nella iàl anche per tre o quattro mesi a seconda della quantità di carbone che
doveva produrre.
All’inizio del ‘900 a Pezzaze c’erano quattro o cinque carbonai professionisti ; dopo tale periodo
aumentarono di numero a causa della maggiore richiesta delle industrie della Valle che dovevano
produrre più manufatti . Il periodo di maggior incremento della produzione del carbone di legna va
comunque dagli anni 20 agli anni 40 , soprattutto nel periodo fascista ; dopo gli anni 40 si assiste a un
calo delle richieste.
Nel periodo di maggior sviluppo della produzione si utilizzavano per il trasporto del carbone a valle
delle persone, incaricate dai carbonai o dai commercianti , dette purtì che dalla ial, in appositi sacchi
( che ne contenevano 30 kg) o con le böhàche ( sacchi molto più grandi che contenevano dai 50 ai 60
kg di prodotto) , trasportavano il carbone negli appositi carbonì o carbonili, depositi temporanei di
carbone, in attesa della consegna alle aziende.
Donna con il bahtarèl, sacco riempito di fieno o foglie secche, sopra il quale si appoggiava il carico di
legna o carbone, trasportato in spalla
Fino agli anni ‘80 , si potevano osservare a Pezzaze i ruderi dei carbonili di via Marconi , prima del
ponte di Mondaro.
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Per il trasporto dei sacchi pieni di carbone venivano utilizzati anche i muli , gli asini, i cavalli e , dove
c’erano passi carrabili, le preàle , carretti più o meno grandi trainati da animali.
Non mi ricordo se mio padre per produrre il carbone dovesse chiedere dei permessi speciali al
guardaboschi ; oggi , per il taglio della legna e la carbonizzazione in bosco, è necessario il NULLA
OSTA della Comunità Montana, come attestano i documenti che vi ho portato.
TRE SONO LE FASI PRINCIPALI PER LA PRODUZIONE DEL CARBONE DI LEGNA.
•
FASE della preparazione dei bastoni ;
•
FASE della carbonizzazione ;
•
FASE dell’estrazione e insaccamento del carbone.
NELLA PRIMA FASE,
per prima cosa si procede al taglio della legna nel bosco che deve avvenire quando l’albero è spoglio ,
solitamente qui a Pezzaze avviene da settembre a marzo; il taglio varia a seconda dell’altitudine
(BASSA QUOTA: dai 400 ai 500m; MEDIA: dai 500 fino agli 800m; ALTA: dagli 800 metri in poi) in
base al regolamento della Regione Lombardia.
Si procede poi al ridimensionamento dei tronchi in pezzi dai 2 ai 10 cm circa di diametro e dagli 80 ai
120 cm di altezza al massimo. Pronti, i paletti si lasciano all’aria aperta, sollevati dal terreno, per farli
essiccare.
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NELLA SECONDA FASE,
in estate, viene costruito il poiàt, al quale seguono l’accensione e la carbonizzazione della legna ; a
questo procedimento ha assistito anche il vostro compagno Daniele , il “piccolo carbonaio” di
Pezzaze, in località Mattone (Matù), sulle pendici del monte Guglielmo, a fine luglio.
Daniele assiste alla carbonizzazione della legna
NELLA FASE FINALE,
il carbone raffreddato viene messo nei sacchi per essere venduto. La terra nera rimasta nella iàl viene
ammucchiata per essere riutilizzata .
Questo tipo di terra non è particolarmente fertile ma ha la caratteristica che, se mescolata con quella
argillosa comune nel nostro territorio , di drenare il terreno e viene perciò mischiata con quella usata
nei vasi dei fiori e negli orti.
Oggi la produzione del carbone di legna è molto limitata, perché limitata è la sua richiesta : viene
usato per lo più per la cottura dei cibi alla griglia , da alcuni fabbri forgiatori e nelle aziende per
riscaldare più velocemente i forni .
Sapete qual è la differenza tra carbone di legna e carbonella?
Il carbone si ottiene dalla lenta combustione dei bastoni ,mentre la carbonella si ottiene dalla
combustione lenta delle ramaglie .
Nei tempi lontani , i commercianti acquistavano la carbonella a un prezzo minore e poi la
mescolavano con il carbone di legna per avere un maggior guadagno.
Come avete potuto osservare dalla visita al mio "laboratorio" molti sono gli ATTREZZI UTILIZZATI
PER IL TAGLIO DEGLI ALBERI E LA PRODUZIONE DEL CARBONE DI LEGNA , perchè il
carbonaio è anche un taglialegna .
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In queste immagini che vi ho portato sono illustrati gli attrezzi che venivano usati tanto tempo fa ;
alcuni di questi li uso tuttora io.
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ATTREZZI PER IL TRASPORTO DELLA LEGNA:
filo
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ATTREZZI PER IL TRASPORTO VIA CAVO DELLA LEGNA, da dx a sx: harèle (carrucole), canèta,
rampì (gancio), rampì (di legno).
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CORDINE DI DIVERSO DIAMETRO.
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ATTREZZI PER IL TAGLIO DELLA LEGNA
podècc (pennati), cùgni (cunei), cadéne (catene) per il trasporto carraio
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ATTREZZI PER IL TRASPORTO DEI TRONCHI:
càmbre, per unire i tronchi.
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hampì, per agevolare il trasporto e lo scorrimento dei tronchi
hpartidùr, veniva utilizzato per tagliare i grossi tronchi, hampì, hégür (scure)
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ATTREZZI PER IL POIÀT, da dx a sx: rahtrèla, pala, ól(èl)rehtrèl
bachèta: veniva intrisa un tempo di resina, oggi di nafta per l’accensione del poiàt
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IL POIÀT DELSIGNOR BRUNO
Fase della costruzione: nella iàl inizia la costruzione del poiàt partendo dal castelletto: attorno ad un
palo centrale interrato vengono sistemati frammenti di legno in modo da lasciare un vuoto centrale che
permette il passaggio di uno stoppino per l’accensione.
Attorno al castelletto si sistemano i paletti partendo dai più piccoli fino ad arrivare ai più grossi nella
parte esterna.
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Il volume della catasta aumenta
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…fino alla completa realizzazione.
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Fase della vestizione: il poiàt viene ricoperto con erba, foglie secche e terra.
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Fase della combustione: con uno stoppino imbevuto di nafta o altro materiale infiammabile si procede
all’accensione del poiàt…
…ed inizia la lenta combustione: la legna deve carbonizzarsi senza sviluppare fiamma.
Fase dell’estrazione e trasporto: si demolisce lentamente il poiàt e i pezzi di legna carbonizzati
vengono sparsi per raffreddarsi, facendo attenzione che non si sviluppino fiamme.
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Il carbone raffreddato viene caricato sul trattore per poi essere insaccato.
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IL TAGLIO DEL BOSCO OGGI
COME AVVIENE OGGI L’ASSEGNAZIONE DELLE SQUADRETTE
Intervista all’assessore al patrimonio del Comune di Pezzaze Sig. Oliviero Gipponi, in data
06/04/2011
Come già visto, fin dai tempi più lontani i Pezzazesi si dedicavano allo sfruttamento del bosco ceduo. I
beni forestali del proprio ambiente venivano ricavati dalle squadrette, particelle di bosco , sfruttate a
rotazione ventennale o trentennale, assegnate, come avviene ancora oggi, mediante un’asta
pubblica.
A questo proposito abbiamo invitato a scuola l’assessore al Patrimonio del Comune di Pezzaze, Sig.
Gipponi Oliviero, per un’intervista riguardante l’assegnazione delle squadrette di legna.
Egli ci ha riferito quanto segue.
“Per Patrimonio Comunale s’intendono tutti i beni di proprietà comunale; tra questi rientrano anche
alcuni edifici, come la scuola primaria e la Torre di Mondaro, ed alcune proprietà territoriali come i
pascoli, le malghe e i boschi.
Per tagliare un bosco bisogna che sia intercorso un periodo di almeno venti anni dall’ultimo taglio.
Oggi utilizzando per il riscaldamento domestico altri combustibili, come il gasolio o il metano, nei
boschi possiamo trovare anche piante con più di quarant’anni.
Il taglio del bosco può essere deciso dal proprietario, se è un privato, o dalla Giunta per il patrimonio
boschivo del Comune e necessita del nulla osta della Comunità Montana; fino a una quindicina di anni
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fa serviva invece il benestare del Corpo della Guardia Forestale. Per le piante ammalate non occorre
tale permesso.
Oltre al taglio della legna da ardere vi è quello della legna d’opera dal quale si ottiene, per esempio,
legname da costruzione e legname per fabbricare mobili.
Per la vendita, la legna da ardere si contratta in quintali, quella d’opera invece in metri cubi; il prezzo
base viene stabilito a seconda della qualità della legna presente nel lotto, cioè nella porzione di bosco
da tagliare.
Nel Comune di Pezzaze sono iscritte tre imprese di taglialegna; mentre per il privato non è necessario
un progetto di taglio, per quest’ultime invece il Comune deve farne richiesta alla Comunità
Montana.Questo progetto, che contiene vari adempimenti per l’impresa, viene redatto solitamente
dall’agronomo dott. Temponi, dopo che ha fatto un sopralluogo nella zona boschiva.. Qui misura ogni
pianta con uno strumento detto calibro, poi incide alla base, con un martelletto speciale, quelle adatte
al taglio, e le timbra con un marchio.
LE PROCEDURE PER IL TAGLIO sono le seguenti :
•
Il comune su richiesta delle imprese , dei privati o per propria scelta , individua i lotti di bosco
da tagliare;
•
redige un avviso d’asta che viene esposto nelle bacheche comunali che contiene diverse
indicazioni : il luogo dove è situata la squadretta , il prezzo base della legna, al quintale o
al metro cubo, il metodo di assegnazione;
•
stabilisce una data entro la quale i cittadini, che vogliono partecipare all’asta, devono
presentare la domanda ( possono partecipare sia quelli che ne hanno fatto richiesta sia altri
interessati all’assegnazione ) ;
•
richiede alla Comunità Montana di redigere un progetto di taglio con indicate le particelle
catastali , cioè le porzioni di bosco dove dovrà avvenire il taglio della legna ;
•
alla fine procede all’asta pubblica.
L’asta può essere organizzata in più modi e tra questi vi sono:
•
il metodo DELLA CANDELA VERGINE , oggi sostituita dal “cerino”;
•
il metodo DELL’OFFERTA IN BUSTA CHIUSA ;
•
il metodo DEL PUBBLICO BANDITORE o del “rilancio”.
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IL METODO DELLA CANDELA VERGINE
Nella sala consiliare, alla presenza di tre funzionari , il segretario comunale procede alla distribuzione
di biglietti numerati in base al numero dei partecipanti iscritti .
Procede quindi all’assegnazione del primo lotto di bosco da tagliare: la “squadretta”. Sul tavolo del
segretario ci sono tre cerini che vengono accesi uno alla volta . I partecipanti all’asta devono fare
un’offerta ,non inferiore al prezzo base stabilito dal Comune , prima dello spegnimento del cerino. Se
durante l’accensione e lo spegnimento dei tre cerini non viene fatta alcuna offerta l’asta è deserta e il
lotto proposto non viene assegnato. Se invece durante l’accensione e lo spegnimento del cerino
vengono fatte le offerte, il lotto viene aggiudicato all’ultimo concorrente che ha formulato l’offerta
maggiore ,quella economicamente più vantaggiosa per il Comune. Di solito i partecipanti all'asta
concorrono solo all'assegnazione delle "squadrette" alle quali sono interessati.
IL METODO DELLA BUSTA CHIUSA
Ogni cittadino o impresa interessata al taglio, entro una data prestabilita, deve far pervenire agli uffici
comunali un’offerta in busta chiusa, superiore alla cifra minima stabilita dal Comune. Qui le buste
vengono protocollate. In seguito vengono aperte da tre funzionari (solitamente dall’assessore
competente, dal responsabile dell’ufficio tecnico e da un impiegato ) ; all’ operazione può partecipare
chiunque come spettatore. Si aggiudica la squadretta colui che ha proposto l’ offerta migliore .
IL METODO DEL PUBBLICO BANDITORE
Il segretario comunale distribuisce a ciascun concorrente un biglietto numerato, poi funge da pubblico
banditore e comincia , a viva voce, a raccogliere le offerte dei partecipanti. Ciascun interessato ad una
data squadretta fa la propria offerta migliorando man mano il prezzo di base indicato dal banditore. Si
procede ad oltranza finché non viene fatta alcuna offerta. Si aggiudica la squadretta il miglior
offerente.
Alla fine di ciascun tipo d’asta il segretario comunale redige un verbale sulle operazioni che si sono
svolte:
IL VINCITORE D’ASTA, privato o impresa che sia, riceverà la comunicazione dal Comune con tutte le
indicazioni relative alla particella di bosco assegnata, alle spese da sostenere e ai compiti a cui deve
attenersi per salvaguardare il bosco.
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INTERVISTA AL SIG. BORGHETTI DIEGO
Il signor Diego Borghetti, di professione taglialegna, è venuto a scuola e ha gentilmente risposto alle
nostre domande.
• Come si taglia la legna al giorno d’oggi?
Ci sono vari modi di tagliare la legna. Noi taglialegna dobbiamo usare molta attenzione quando stiamo
per abbattere un albero: nel momento in cui la pianta cade dobbiamo fare in modo che non vada a
danneggiare altri alberi e soprattutto le matricine, gli alberi più belli e sani da salvaguardare per
garantire la sopravvivenza del bosco.
• Quali attrezzi vengono utilizzati oggi per tagliare la legna?
Principalmente viene usata la motosega; ce ne sono di diverse lunghezze a seconda dei rami o degli
alberi che devono essere tagliati. Una volta che la legna d’opera è stata tagliata, viene portata nella
mia piccola segheria e con altri macchinari la trasformo in assi e realizzo bancali per
l’imballaggio,mobili…
Oggi non si utilizza più il “segaccio” (hpàrtidur) come avveniva al tempo dei nonni, anche se, in certi
casi, sono costretto ad usare i cunei (cúgni), la mazza (màha) e lo spacca ceppi (hpàca hòch) che
venivano usati anche in passato.
• Come è il lavoro del taglialegna?
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Per prima cosa devo dire che a me piace molto questa attività perché sono sempre all’aria aperta e a
contatto con la natura. Il lavoro del taglialegna è comunque molto faticoso e pericoloso: lavoro talvolta
anche 10-12 ore al giorno quando le giornate sono lunghe e soleggiate, mentre nella brutta stagione
passo meno ore nei boschi e rimango più ore in segheria.
• Quali sono i tipi di legna più pregiati sul nostro territorio?
Gli alberi pregiati presenti sul territorio di Pezzaze sono il faggio, il rovere, la quercia e il carpino
bianco perché forniscono legna di migliore qualità.
Tipologie di legna del nostro territorio
• I nostri boschi forniscono legname alle cartiere?
No, perchè per fare la carta viene usata la legna dei pioppi e nei nostri boschi questi alberi sono rari.
• Come viene commerciata la legna oggi?
La legna da ardere mi viene richiesta dai clienti a volte ancora da tagliare, altre volte già tagliata; la
richiesta comunque maggiore è quella della legna già pronta per il riscaldamento domestico. A
seconda delle richieste varia anche il prezzo: la legna già tagliata costa dai 3 ai 4 euro in più rispetto
a quella da tagliare. Qui da noi la legna da ardere più richiesta è quella del faggio o del rovere, mai il
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castagno seppur più abbondante nei nostri boschi e meno costoso. La legna di faggio e di rovere
costa di più di quella del castagno anche perché queste piante sono situate in luoghi più lontani dal
paese, non facilmente raggiungibili, dove risulta più difficile sia il taglio che il trasporto. La legna
d’opera, solitamente ricavata dalle aghifoglie (pini, abeti…) mi viene richiesta soltanto dalle segherie.
• Come si trasporta la legna dal bosco alla segheria?
Una volta che l'albero è stato tagliato, con apposite cordine, la legna viene trasportata fino al punto
può essere caricata sui trattori.
• Qual è il prezzo della legna?
La legna più venduta è quella di faggio, già tagliata, e costa dai 12 ai 13 euro al quintale in base
anche alla sua stagionatura.
• Quanti quintali di legna si possono tagliare ogni anno?
Ogni anno è possibile tagliare nei nostri boschi dai 2000 ai 3000 quintali circa di legna che però non
sono sufficienti a soddisfare il fabbisogno dei clienti; acquisto perciò legna da ardere o d’opera
proveniente dalla zona degli Appennini o dall’estero. Questo tipo di legna presenta meno nodi rispetto
alla nostra.
• Che cosa sono i nodi?
I nodi sono i punti del tronco da cui partono i rami.
• A Pezzaze possiamo bruciare nelle stufe tutti i tipi di legna?
Per ora sì, ma ho saputo che alcuni Enti Locali hanno già fatto delle ordinanze per regolamentare il
riscaldamento con legna da ardere.
• Quali sono le differenze tra il taglio della legna in passato e il taglio della legna oggi?
Il lavoro del boscaiolo è sempre stato molto faticoso. In passato nei boschi, per il taglio della legna,
dovevano lavorare tante persone perché si usavano molto attrezzi manuali; oggi invece, grazie
all’attrezzatura moderna che ha sostituito in parte il lavoro dell’uomo, il numero delle persone addette
a questa attività è notevolmente calato.
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Segatronchi: ràhega
Motosega
• Esiste un legame tra i boschi e certi nomi di località che si trovano nel nostro territorio?
Certo, ad esempio “ Valle dei faggi” (Vàl dé Fó) è chiamata così perché in questa zona ci sono faggi
secolari che non si possono tagliare: è infatti una zona protetta; Paghéra è denominata così perchè ci
sono numerosi abeti; Cahtegnét deriva il suo nome dal castagno.
• Che cosa è la fustaia?
E' un bosco “vecchio” con tanti alberi d’alto fusto . Un tempo il bosco veniva tagliato ogni 10-15 anni
perché la richiesta di legna era maggiore, soprattutto per la produzione del carbone e vi era un
rigenerarsi continuo di piante. Adesso nel bosco si trovano alberi di grosse dimensioni, difficili da
tagliare e tratti di boscaglie, cioè boschi fitti e incolti, che non permettono il rinnovamento di piante a
danno anche del sottobosco e dei suoi “prodotti”: infatti in queste zone non crescono più funghi.
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IL TAGLIO DEL BOSCO
IERI:
-
OGGI:
ogni 10 anni con conseguente
impoverimento
-
ogni 20 anni
SCOPO
IERI:
-
OGGI:
per uso d’opera (travi, assi…);
per produrre legna per ardere;
per il mantenimento del pascolo
-
legna d’opera
PROCEDURE
IERI:
-
OGGI:
per il bosco pubblico venivano
effettuate delle aste;
per il bosco privato non esistevano regole
-
per il bosco pubblico
si individua la zona,
si segnano le piante
da non tagliare, si
assegnano le quantità
tramite asta pubblica,
serve l’autorizzazione
della Com.Montana;
per il bosco privato
serve la richiesta
alla Com. Montana
I declivi montani oggi sono coperti da fitti boschi che, sottoposti solo a tagli migliorativi, sembrano
assumere sempre più i caratteri di un’ininterrotta fustaia che sta riguadagnando lentamente gli spazi
trasformati dall’uomo in prati o pascoli. Numerosi sentieri e radure sono spesso cancellati.
La situazione attuale è opposta a quella del passato, dove si tendeva a diminuire la superficie del
bosco per la necessità di incrementare le aree pascolive.
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VISITA DIDATTICA AL MUSEO ETNOGRAFICO DI LODRINO
Questa mattina, 18 aprile 2011, noi alunni di classe IV, siamo andati in visita didattica presso il Museo
Etnografico di Lodrino che documenta la vita quotidiana dei montanari.
Ci hanno accolto due signori di Lodrino che gentilmente ci hanno guidato all’osservazione di molti
oggetti collegati al bosco. Interessanti sono stati i reperti relativi al taglio del bosco, al trasporto del
legname, alla raccolta del fogliame e delle castagne, alla caccia, alla produzione di attrezzi.
Alcuni di queste fonti materiali le avevamo già osservate nella Torre di Mondaro e, soprattutto, nel
“laboratorio” del signor Bruno Gipponi; altre sono state una novità come la “macchina”impiegata per
ricavare assi da grossi tronchi da utilizzarsi per la costruzione di case e mobili.
Ci è piaciuta molto anche l’esperienza laboratoriale relativa allo scorticamento di bastoncini, al
galleggiamento dei vari tipi di legno, all’uso del martello per impiantare chiodi nelle assi e l’uso di una
sega per tagliare un piccolo tronco.
Ricostruzione della macchina utilizzata dai taglialegna per la trasformazione del tronco in assi
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FASE LABORATORIALE
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UN PERICOLO PER IL BOSCO: L’ INCENDIO
Durante l’incontro con il signor Borghetti Diego, abbiamo appreso che è un volontario della Squadra
Antincendio di Pezzaze.
Egli ci ha riferito che le cause di incendio nei nostri boschi sono quasi sempre di tipo doloso;
solitamente viene bruciata l’erba per rendere più fertile il pascolo. Spesso però questo fuoco non si
riesce più a controllare e si espande sempre più danneggiando tantissimi ettari di terreno.
Gli abbiamo chiesto cosa succede in caso d’incendio boschivo sul territorio di Pezzaze.
Il signor Diego ci ha raccontato: “Quando qualcuno vede un bosco in fiamme, dovrebbe avvisare i
Vigili del Fuoco, telefonando al 115, i quali inoltrano la chiamata alla centrale di Curno, in provincia di
Bergamo, che a sua volta avvisa i gruppi di volontari del nostro comune. Noi interveniamo
prontamente sul luogo con dei soffiatoi, le "nuvole", che soffiando aria con grande potenza spengono
le fiamme; usiamo anche le motoseghe che ci servono per creare dei sentieri chiamati "tagliafuoco".
Quando il fuoco si espande molto e non riusciamo a fermarlo, facciamo intervenire gli elicotteri che
versando acqua sul fuoco (circa 600 litri a viaggio), tentano di spegnere le fiamme. Noi volontari,
inoltre, abbiamo il dovere di restare sul luogo dell'incendio fino a quando tutto si è ben spento e non
c'è più traccia di fumo.
Come squadra di volontari abbiamo anche il compito di fare lavori di prevenzione per evitare che si
sviluppino incendi: un bosco tagliato e ben pulito da fogliame e fascine, infatti, corre minore rischio di
incendio rispetto ad un bosco intricato di rami.
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Al termine di questo lavoro, che per noi è stato molto coinvolgente e interessante e che ci ha
permesso di rivivere il passato anche grazie alle testimonianze di molti abitanti di Pezzaze,
ringraziamo di cuore tutti coloro che, con diverse modalità, hanno contribuito alla realizzazione della
nostra ricerca.
Alunni e insegnanti delle classi 4^ e 5^
della Scuola Primaria di Pezzaze
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BIBLIOGRAFIA
-
AA.VV., Storie passate e storie che verranno, Gardone V.T. (Brescia), coordinamento
editoriale a cura di Anelli Lionello.
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GHIGINI F., I contadini dimenticati, Brescia, Editrice la Queriniana, 2007.
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MONTAGNA G., LASSINI P, Gli alberi e il bosco, Lainate (Milano), Editrice Vallardi, 1983.
-
RIZZINELLI V., Pezzaze nella storia e nell’arte 1530-1797, Gussago (Brescia), Editrice
Vannini, 2000
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