Copyright © by Tommaso Ciccarone INTRODUZIONE a PLATONE 1 - Il contesto storico-culturale Durante gli anni della sua formazione, Platone ha vissuto intensamente la vita politica ateniese e in particolare le vicende della Guerra del Peloponneso, culminata con la vittoria di Sparta e la conseguente instaurazione del regime oligarchico dei Trenta tiranni (404 A.C.). Egli assistette come protagonista, oltre che da lucido spettatore, alla rifondazione della Democrazia ormai viziata da meccanismi di Ingiustizia e Corruzione. Questi meccanismi, in questo contesto storico, sancirono la clamorosa condanna a morte di Socrate. E’ il 399 A.C., data di svolta per tutto la cultura filosofica occidentale, che segnerà cospicuamente il solco della stessa filosofia di Platone. Questa, infatti, proclamando la Verità di principii ideali perfetti, ha le proprie radici non in una leggendaria astrattezza, ma nell’àgone di vita vissuta! Si deve anzi affermare che il Platonismo tout - court ha come background la questione politica ateniese e tale è la chiave di lettura della sua filosofia e dei suoi derivati concettuali (Bellezza; Bene Sommo; Virtù; Verità). la Corruzione politica rispecchia, sin dai primi dialoghi - innanzitutto dall’ Apologia - la natura imperfetta dell’uomo, cosicchè le considerazioni teoriche sulla Verità e sulla Democrazia sono consegnate alla dimensione ideale o utopica di Perfezione. I primi dialoghi, compreso il I Libro della Repubblica, sono orientati a svelare questo scarto, attraverso il confronto con le pseudo verità dei Sofisti. E’ proprio il “Confronto” ad assurgere a metodo operativo della Dialettica platonica, attraverso la ripresa dello spirito “maieutico” di Socrate che, in Platone, diventa più un modello ideale e/o esemplare che l’uomo storicamente riconsiderato. Infatti non è esatto attribuire ai dialoghi platonici valenza storiografica: sarà Aristotele il primo storico della filosofia dell’Occidente. piuttosto Platone nella Storia della Filosofia, è il primo ad inaugurare il genere dell’ Autobiografia intellettuale, attraverso uno dei suoi più significativi scritti. la Lettera VII, una sorta di ragionato Curriculum Vitae filosofico - politico! Emerge da questa Biografia il carattere di fondo pessimistico del pensiero platonico, come derivato di speranze disilluse dai suoi tre viaggi a Siracusa, Copyright © by Tommaso Ciccarone oltre cha dal peso decisivo di quell’evento epocale costituito dalla morte di Socrate. I Sofisti, in generale, hanno avuto il merito di dislocare la questione della Verità e della Giustizia dal piano della Physis e della dimensione mitico religiosa a quello antropologico. Ma a questo livello, agli occhi tanto di Socrate quanto dello stesso Platone, la Verità rimane imbrigliata in meccanismi verbalistici ed estrinseci del Nomos e della Convenzione, aprendo così la via a concezioni estremistiche e moralmente pericolose come quella della Giustizia coincidente con il Diritto della Forza. la “Rivoluzione socratica” è consistita proprio nella dissipazione di un tale pregiudizio, illuminando la centralità della coscienza morale cpace di accordarsi con una Verità e Giustizia oggettive ed universali! 2 - Il senso politico della filosofia e teoria dell’anima E’ su questo accordo, tipico del cosiddetto “Intellettualismo Etico” socratico che Platone riprende sin dai suoi esordi la polemica con i sofisti, per una ridefinizione teorica della Giustizia. La questione della coscienza morale e della Virtù non implica una visione individualista dell’uomo, in quanto questo è veramente tale solo in e in rapporto al Tutto, costituito dalla Collettività della Pòlis. Così la Giustizia si configura idealmente come Equilibrio Armonico delle parti; delle aretài individuali. Giustizia e Felicità individuali sono conseguenti al raggiungimento del Bene comune; il Bene dello Stato. Il Bene e l’Armonia nella città ideale sono ottenibili nell’equilibrio delle funzioni vitali allo stato e alla collettività, cui l’individuo appartiene: a) b) c) LAVORO DIFESA GOVERNO Naturalmente è il Governo, oltre a quella militare, la funzione prioritaria preposta al bene collettivo, ed è perciò prerogativa della classe dei filosofi, i “detentori” della sapienza. La POLIS insomma poggia sulla ARISTOCRAZIA DELLO SPIRITO; sull’eccellenza dell’anima che in quanto tale è virtuosa. Alla luce di ciò Morale e Politica in Platone coincidono e sono coessenziali. Per questo motivo Platone dedica la massima cura teorica alla Natura e alle funzioni dell’Anima dell’uomo, il Microcosmo individuale che deve rispecchiare la propria organicità nel Macrocosmo sociale costituito dallo Stato ideale. La teoria platonica dell’Anima si fonda sul parallelismo con la teoria della Giustizia e dell’Armonia dello Stato – città. Copyright © by Tommaso Ciccarone Infatti la Giustizia collettiva è possibile se ogni singolo individuo è GIUSTO, nel senso che la sua persona è orientata dall’equilibrio delle tre funzioni dell’anima: CONCUPISCIBILE: verso il mondo esterno e gli interessi materiali e contingenti; IRASCIBILE: volitiva tanto nella direzione materiale che in quella spirituale, per questo dev’essere “guidata” dalla rettitudine intelligente; RAZIONALE: verso il mondo spirituale delle idee e dell’Essere perfetto. Il concetto della guida intelligente della facoltà razionale sulle passioni e volizioni, mette in chiaro la portata “Psicacogica” della Ricarca filosofica e della dottrina dell’anima nella produzione platonica. E’ l’anima razionale, infatti, a determinare il “giusto” equilibrio delle parti e a garantire Unità dell’integrità morale dell’Uomo – cittadino. Parallelamente è chi governa, ovvero il filosofo, a dover sorvegliare l’armonia e la coordinazione fra le classi sociali: i LAVORATORI tendenti al commercio e agli interessi privati; i MILITARI depositari del coraggio e della forza fisica. La razionalità politica del filosofo deve cioè contenere ed indirizzare, rispettivamente, ECCESSI e DEVIAZIONI, nell’orizzonte della TEMPERANZA. La questione del rapporto fra individuo e collettività è, per platone, un problema sempre aperto; cosa che spiega la consapevolezza dei limiti della natura umana e quindi il cosidetto pessimismo antropologico attribuito – semplicisticamente? – a Platone. La questione dell’Ordine delle parti, del contenimento di eccessi e deviazioni, mette ulteriormente in luce una caratteristica fondamentale della visione platonica dell’Antropologia e della stessa Politica. Si tratta del Dualismo fra MONDO MATERIALE e MONDO INTELLIGIBILE; ovvero la dicotomia fra Anima e Corpo. Platone si muove, nella sua teoria della Giustizia, nella conciliazione delle diversità, ma nei termini ben precisi del controllo – subordinazione della materialità alla sfera intelligibile – teoretica. Nella storia della filosofia antica, tale dualismo lo ritroviamo in PARMENIDE ma, com’è noto, esso è privo di prospettive conciliatrici e “relazionali”. La conciliazione, ovvero la Perfezione, è irrealizzabile in quanto è solo perfettibile: si può solo tendere alla Sapienza e alla Perfezione, perché l’uomo è costantemente ricondotto all’inferiorità degli impulsi sensibili e materiali. Da qui la concezione del Filosofo come colui che, per vocazione e Virtù, tende alla Bellezza e alla sapienza, ma che per natura non può possederle, in quanto queste sono prerogative di una Divinità. Copyright © by Tommaso Ciccarone La concezione del filosofo è esemplificata da Platone con lo strumento metodologico del MITO; precisamente il Mito di Eros, contenuto nel Dialogo della maturità: il “Simposio” (che significa “convivio”, “banchetto”) dove il personaggio di Socrate, in mezzo agli altri commensali e in contrapposizione alle loro teorie parziali sulla filosofia e il tema della bellezza, fa emergere la natura “erotica” della filosofia come ricerca ed elevazione spirituale verso la Bellezza/Bene universali. Il semi – Dio1 Eros è discendente di Pòros (Dio dell’Espediente) e Penìa (Dea della Povertà), concepito durante un banchetto in onore di Afrodite, dea della Bellezza. Per questo egli non è bello, ma tende per sua natura alla Bellezza, mosso dal desiderio e dalla radicale privazione. Il dialogo platonico, inoltre, mostra piuttosto che la Sapienza non è detenuta da Eros, bensì dalla sacerdotessa Diotima, che riflette l’Inaccessibilità ed ineffabilità della Verità, che rimane così consegnata alla sua dimensione di SACRALE MISTERO; il Mistero delle dottrine “Non – scritte” di platone, come risulta dalla Lettera VII. Il Desiderio non nasce in una condizione di totale ignoranza, ma in una condizione intermedia fra ignoranza e Sapienza: è questo uno dei punti cardinali dell’insegnamento e dell’epistemologia socratiche (la cosiddetta arte “maieutica” è ripresa e illustrata nel dialogo Menone). Il ruolo del mito in Platone non è quello arcaico della trasmissione degli antichi valori educativi della religione e cosmogonia olimpiche , ma esso è funzionale alla Razionalizzazione filosofica sottesa al pensiero platonico. Ritornando al MITO DI EROS, Socrate nel dialogo platonico percorre un cammino di elevazione e/o purificazione spirituale dal meramente sensibile all’intelligibilità della Bellezza. Il culmine del processo è la Visione – Contemplazione dell’Idea di Bellezza In – sé. “Vedere” e “Contemplare” sono fusi nell’etimo di “Orao”(donde il termine “Theoria”). La stessa parola “Idea” deriva da “Eidos” che significa “Ente in quanto visibile all’occhio dell’Intelletto”.(In Aristotele “Eidos” significherà “Essenza”; “Forma pura”; “Atto”). L’Idea è la Specie Universale, “sciolta” ( = Ab-soluta, assoluta ) dalle particolarità contingenti e periture del mondo sensibile. Per questo le idee sono oggetti intuibili solo dall’occhio dell’Intelletto e non dall’organo percettivo di senso. Per “Specie” Platone intende che l’Idea è il MODELLO esemplare delle cose sensibili che sono intese come COPIE e/o SIMULACRI del modello. 1 Eros, infatti, non è un Dio ma – nel linguaggio mitologico – è un demone, secondo le gerarchie olimpiche. Copyright © by Tommaso Ciccarone Alla base di questa concezione c’è la ben nota avversione di Platone per l’ARTE. Tornando alla centralissima concezione dell’anima – che fungerà da perno per il fine ultimo della filosofia platonica: la Politica – si è detto che in funzione dell’anima la filosofia è e dev’essere una forma di “psicagogia”. A questo proposito offro da subito due riferimenti bibliografici che ritorneranno più avanti e che fanno parte dell’insegnamento della maturità: 1° SUGGERIMENTO BIBLIOGRAFICO: Fedro / Il Mito della “Biga Alata”/ Tema: concezione della scissione Anima-Corpo In questo Dialogo della “Maturità” Platone parla di un immaginario viaggio dell’Anima verso la Perfezione su un ideale carro alato (la biga) guidata da due cavalli (uno bianco e uno nero); questi due cavalli hanno natura e tendenze opposte in quanto uno spinge verso l’alto (verso il Sole e purezza della luce che coincide con il Bene; l’altro spinge verso il basso, condizionato dagli impulsi terreni e corporei, ovvero dal male e dall’oscurità, dimensioni che non devono appartenere alla filosofia). 2° SUGGERIMENTO BIBLIOGRAFICO: Fedone / La “teoria dei Contrari” / Tema: Conoscenza come Reminiscenza In questo dialogo si esprime la teoria platonica del dualismo Anima/Corpo e, più precisamente, la concezione orfica secondo cui il corpo è il carcere dell’Anima e l’Anima, invece, è un elemento puro e spirituale, la cui caratteristica essenziale è l’immortalità (condizione contraria al corpo). Con il Ragionamento dei Contrari, Platone dimostra che ogni fenomeno della natura e della vita si genera dal suo contrario oppure si converte nel suo contrario. Per es.: il caldo deriva dal freddo; il vecchio deriva dal giovane e il giovane necessariamente diventa vecchio…sulla stessa scia arriva a dire allora che la vita deriva dalla morte, ovvero l’anima (che è soffio vitale) deriva dalla morte, nel senso che le sopravvive. Questa teoria è particolarmente importante perché introduce alla comprensione della originalissima teoria della conoscenza platonica: ovvero la Conoscenza come “Reminiscenza” (ricordo) dell’Anima. Nel processo di conoscenza l’Anima non “parte da zero” ma ha in sé i ricordi di una vita passata, e questi ricordi non sono altro che le impronte delle idee nell’anima; è per questo che conoscere è fondamentalmente un ricordare. 3 – Intermezzo: L’ORFISMO PALTONICO A dire il vero, questa concezione in Platone si carica anche delle suggestive influenze della religione Orfico-orientale (che in Grecia fu importata dai Pitagorici); questa sostiene la separazione fra Anima e Corpo e, in più, considera il corpo come “carcere dell’anima”. Questa concezione riflette il pessimismo per cui l’anima è un elemento “puro” che è caduto nell’impurità del corpo: la salvezza consiste nell’abbandonare il “carcere” e seguire una vita puramente spirituale. Al di là delle immani i religiose, Platone utilizza la Copyright © by Tommaso Ciccarone visione orfica per mettere in evidenza il ruolo dell’uomo: l’emancipazione dai propri limiti attraverso una vita all’insegna della ragione e del “filosofare”. La filosofia come “elevazione spirituale”! Filosofia come “Psicagogia” ( = Guida dell’ Anima/Psyché), ma anche come allontanamento dai sensi o da tutto ciò che è legato alla terra, alle passioni, alle apparenze!