GUIDA U.B.D.P.
BRANCA PSICOLOGI
AMBULATORIALI
INDICE
Introduzione alla guida
Tabella patologie ICD10/DSMIV TR
Sindrome ansiosa da separazione dell’infanzia (F93.0)
Disturbo da rivalità fra fratelli (F 93.3)
Episodio Depressivo Grave senza sintomi psicotici (F32.2)
Fobie specifiche (F40.2)
Sindrome da attacchi di panico (ansia episodica parossistica) (F41.0)
Disturbo d’ansia generalizzato (F41.1)
Sindrome ossessivo compulsiva (F42 300.3)
Sindromi da disadattamento (F43.2)
Disturbi alimentari
Anoressia nervosa (F50.0)
Bulimia Nervosa (F50.2)
Diminuzione o perdita del desiderio (F52.0)
Dipendenza da uso di sostanze
Dipendenza da alcool (F10.2)
Dipendenza da cannabis ( F12.2)
Dipendenza da oppiacei F11.2 [304.00]
Dipendenza da gioco d’azzardo patologico (Gambling) (F63.0)
Dipendenza da cocaina (F14.2)
Abuso di Oppiacei (F11.1) [305.50]
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INTRODUZIONE ALLA GUIDA
Questa guida è stata pensata per condividere con i MMG, i PLS e gli altri Specialisti dell’ASLTO5 i criteri di priorità nell’invio degli utenti agli Psicologi
dell’ASLTO5.
Le attività svolte dagli Psicologi della Branca Specialistica sono integrate con le attività degli Psicologi Dipendenti della SC di Psicologia e vengono
svolte all’interno della SC di Psicologia, del Dipartimento di Salute Mentale, del Dipartimento delle Dipendenze, dei Presidi Ospedalieri e della RSA
Latour.
Le prestazioni sono rivolte a:
1. adulti:
con patologie mentali gravi (area psicosi, disturbi di personalità, gravi nevrosi) che si rivolgono al servizio di Salute Mentale,
con specifiche patologie delle dipendenze (da sostanze psicoattive, fumo, alcool, gioco) che si rivolgono ai SERT (presso tale struttura si
rivolgono anche gli adolescenti con problemi specifici di dipendenza e le loro famiglie);
con patologie mentali lievi (nevrosi) o con problematiche legate al ciclo di vita che si rivolgono alla SC di Psicologia
2. minori
con disturbi psicologici che si rivolgono direttamente alla SC di Psicologia
3. soggetti portatori di patologie cliniche specifiche all’interno di percorsi di cura e/o di continuità assistenziale definiti (UVA, utenti RSA
Latour, pazienti della SC di RRF, pazienti affetti da neoplasie).
La stesura di questa guida ci ha condotto ad una riflessione rispetto alla necessità di interventi psicologici Brevi, laddove il criterio di priorità è
correlato, in gran parte delle patologie, a comportamenti che bloccano il funzionamento sociale e rischiano di cronicizzarsi o diventare invalidanti
rendendo difficile il recupero (es.: il paziente si assenta dal lavoro o da scuola , non esce di casa, non guida più l’auto, …). In questi casi, infatti, un
intervento tempestivo con il paziente o con i familiari (in caso di minori) mirato al sintomo e a valenza anche psicoeducativa, può modificare
favorevolmente la prognosi. Solo successivamente si può valutare l’efficacia e la necessità di un intervento psicoterapeutico che vada a modificare il
funzionamento mentale sotteso al sintomo.
Nei casi in cui invece il sintomo è cronicizzato, talvolta egosintonico al paziente e/o all’ambiente, non è la tempestività dell’intervento bensì la
consapevolezza e la mutata motivazione dell’utente a modificare il decorso della patologia rendendo il trattamento efficace.
La guida propone dunque una tabella riassuntiva organizzata secondo: patologie di invio più comuni, età di insorgenza, sintomatologia e criterio di
priorità nell’invio. A seguire vi è una descrizione più ampia di ogni singola patologia.
2
TABELLE PATOLOGIE ICD10/DSM IV TR
PATOLOGIA
INSORGENZA
SINTOMATOLOGIA
CRITERIO DI URGENZA UBDP
(COD. ICD10/ DSM IV TR)
Sindrome ansiosa da
separazione
dell’infanzia
(F93.0)
Età infantile e preadolescenziale
•
•
•
•
Disturbo da rivalità
fra fratelli
(F 93.3)
Età infantile e preadolescenziale
•
•
•
•
•
Episodio Depressivo
Grave senza sintomi
psicotici (F32.2)
Variabile
•
•
•
Fobie specifiche
(F40.2)
Età infantile: fobie di oggetti ed
esseri viventi
Età adolescenziale e adulta: fobie
di situazioni.
•
rifiuto di andare a scuola persistente per paura di separarsi,
rifiuto di andare a letto senza la vicinanza di uno specifico adulto,
incubi ripetuti relativi alla separazione, paura continua e non
realistica che all’adulto succeda qualche incidente di fronte al dover
stare separati per qualche ora,
presenza di somatizzazioni (vomito, cefalea..) in seguito a momenti di
separazione.
aperta ostilità, aggressività fisica e tendenza a fare del male al
fratello.
nei casi più lievi marcata riluttanza ad avere cose in comune ed
una scarsa frequenza delle interazioni amichevoli con il fratello.
spesso elementi regressivi, con la perdita di abilità
precedentemente acquisite (es. il controllo degli sfinteri) e una
tendenza ad assumere un comportamento infantile.
di solito vi è un aumento del comportamento oppositivo nei
confronti dei genitori, accessi di collera e disforia manifestata
sotto forma di ansia, di tristezza o isolamento sociale.
il sonno può essere disturbato e vi è un aumento di richiesta
dell’attenzione dei genitori quando è ora di andare a letto.
sintomi emotivo-affettivi: 1°umore depresso con conseguente stato di
tristezza, scoraggiamento, abbattimento, avvilimento piuttosto che di
irritabilità, insofferenza, insoddisfazione; 2° anedonia incapacità a
provare gioia, piacere, interesse nei confronti di situazioni o persone
familiari o sconosciute.
sintomi cognitivo-percettivi: deficit delle funzioni intellettuali, del
pensiero, della memoria, dell’attenzione, della comprensione.
sintomi somato-vegetativi: rallentamento motorio, variazione
dell’appetito e del peso, disregolazione del ritmo sonno-veglia, calo
della libido.
di fronte allo stimolo fobico (situazione, animale, oggetto) , si
manifesta ansia marcata, spesso associata a sintomi vegetativi e
somato-viscerali.
3
B: in particolare se vi sono
comportamenti che bloccano il
funzionamento sociale
B: un intervento tempestivo con i genitori,
riguardo alle modalità di approccio da
tenere con il bambino, influenza
l’evoluzione e la prognosi successiva di
questo disturbo emozionale a cui sono
associati problemi nel funzionamento
psicosociale.
B: sempre e soprattutto quando, alla
scarsa stima di sé, ai sentimenti di
inadeguatezza, alle idee di colpa, alle
preoccupazioni economiche ed
ipocondriache si affiancano pensieri
marcatamente negativi e di morte, idee
suicidarie o condotte anticonservative.
B: appare necessario un intervento
sollecito in tutti i casi in cui la fobia
interferisca sulla vita del soggetto
impedendo o disturbando sensibilmente
un adeguato funzionamento sociale
PATOLOGIA
INSORGENZA
SINTOMATOLOGIA
CRITERIO DI URGENZA UBDP
(COD. ICD10/ DSM IV TR)
Sindrome da attacchi
di panico (ansia
episodica
parossistica)
(F41.0)
Età adolescenziale e adulta
Disturbo d’ansia
generalizzato
(F41.1)
Variabile
•
•
•
•
•
•
Sindrome ossessivo
compulsiva
(F42 300.3)
Fra i 10 e i 40 anni con picco
prevalente fra i 15 e i 25
•
•
Sindromi da
disadattamento
(F43.2)
Età infantile, adolescenziale e
adulta
•
•
•
•
i sintomi sono perlopiù vegetativi e variano da un individuo all’altro.
sono però comuni l’improvvisa insorgenza di palpitazioni, dolore o
fastidio al petto, sensazioni di soffocamento, sudorazione, sensazioni
di sbandamento , instabilità e sentimenti di irrealtà (derealizzazione)
o distanza da se stessi (depersonalizzazione)
paura secondaria di morire, di perdere il controllo o di impazzire.
gli attacchi durano in genere pochi minuti benché a volte possano
essere di maggior durata
paura persistente di avere un altro attacco
sono comuni le lamentele di nervosismo persistente, tremore,
tensione muscolare, sudorazione, sensazione di testa vuota,
palpitazioni, capogiri e malessere epigastrico non collegabili a
situazioni specifiche
sono spesso espresse paure che il soggetto o un suo familiare possa
prossimamente ammalarsi o avere un incidente
lavorio mentale e/o comportamentale continuo che occupa il
soggetto per buona parte del suo tempo e che ha lo scopo di
neutralizzare contenuti mentali inutili e fastidiosi che lo turbano, lo
angosciano e da cui si sente assediato
i tentativi di neutralizzare i contenuti mentali falliscono e pertanto si
sente costretto a ripetere in modo rigido il lavorio. es. controllare
innumerevoli volte di aver chiuso la porta, paura di contaminarsi di
continuo, di poter aggredire una persona cara, necessità di
neutralizzare queste idee ricorrendo ad un particolare conteggio
ripetitivo, gesto scaramantico, ad un ordine meticoloso
ansia e preoccupazione, demoralizzazione reattiva all’evento,
sentimenti di incapacità ad affrontare la situazione,
facilità al pianto, sentimenti di perdita della speranza o di fare
progetti per il futuro
irritabilità, disturbi della condotta in adolescenza, aggressività e
compromissione delle prestazioni nelle attività quotidiane e del
funzionamento sociale, scolastico o lavorativo.
4
B: se la frequenza degli attacchi e la
presenza di ansia anticipatoria limita
fortemente il funzionamento individuale
sul piano sociale, lavorativo, scolastico
D: se il paziente ha già raggiunto un certo
controllo del sintomo e dell’ansia
attraverso un intervento
psicofarmacologico
B: se vi sono comportamenti che bloccano
il funzionamento sociale e rischiano di
cronicizzarsi o diventare invalidanti
rendendo difficile il recupero
D: se il paziente presenta il disturbo da
molto tempo
B: quando i sintomi raggiungono
un’intensità tale da generare un’angoscia
e un disagio soggettivo marcato con
pesante interferenza sul funzionamento
personale e sociale del soggetto, talvolta
con coinvolgimento di familiari nei rituali.
B: nel caso di recente diagnosi di malattie
fisiche croniche, in progressione o di
recidive; potrebbe infatti causare scarsa
adesione alle cure e ritardi a livello
prognostico nell’avvio dei trattamenti.
D: nel caso non vi siano sintomi
emozionali e comportamenti che
compromettono il funzionamento sociale
(scuola, lavoro…)
PATOLOGIA
INSORGENZA
SINTOMATOLOGIA
CRITERIO DI URGENZA UBDP
(COD. ICD10/ DSM IV TR)
Anoressia nervosa
(F50.0)
Spesso nell’adolescenza ma
altrettanto frequenti sono le
preoccupazioni marcate per
l’immagine corporea e il peso
che si rilevano (attraverso
l’anamnesi) prima della pubertà
•
•
•
•
•
•
Bulimia Nervosa
(F50.2)
Età adolescenziale
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Diminuzione o
perdita del desiderio
(F52.0)
Variabile
•
•
rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra del peso
minimo normale
paura patologica incongrua rispetto ai dati di realtà di essere in
sovrappeso o obesi
disturbo percettivo dell’immagine corporea
amenorrea
non c’è quasi mai da parte delle pazienti un riferire perdita di
peso, bensì paura intensa ad aumentare di peso
raro che facciano ricorso a diuretici, lassativi, emetici,
enteroclismi. È più facile trovare un comportamento più
prosaico che consiste in un’eccessiva restrizione alimentare,
associato a esercizi fisici molto frequenti e prolungati anche
oltre le reali possibilità di sopportazione
peso corporeo inferiore alla norma
perdita di controllo sul consumo di cibo
consumo di grandi quantità di cibo ad alto contenuto calorico
( abbuffata)
peso corporeo stabile mantenuto mediante un meccanismo
compensatorio quale autoinduzione del vomito, emetici,
diuretici, lassativi, enteroclismi
spesso si rileva esercizio fisico, digiuno totale, varie sono le
combinazioni
gravi problemi dentali dovuti al vomito frequente
depressione, comportamento autolesionistico, comportamento
suicidario
negli adolescenti si rileva uso di sostanze psicotrope e questo
prelude, soprattutto in questa fascia, la comparsa di acting out
come iperattività sessuale
Insufficiente o assente desiderio di attività sessuale,
scarse o assenti le fantasie sessuali
5
B: quando nell’anamnesi si rilevano
almeno 3 dei sintomi predominanti : rifiuto
di mantenere il peso corporeo; amenorrea;
peso corporeo inferiore alla norma.
B: quando nell’anamnesi si rilevano
almeno 3 dei sintomi predominanti :
abbuffata (anche non sistematica); vomito
seguente; gravi problemi dentali
D: l’intervento tempestivo non cambierebbe di
fatto lo stato psico-affettivo del paziente.
PATOLOGIA
INSORGENZA
SINTOMATOLOGIA
CRITERIO DI URGENZA UBDP
(COD. ICD10/DSM IV)
Dipendenza da alcool
(F10.2)
Dipendenza da
cannabis
(F12.2)
Il primo episodio avviene in
genere tra i 14 e i 16 anni, con
picco tra i 17 e i 35. Cifre
significative di fumatori cronici di
cannabis tra i 35 e i 65 anni.
•
•
Età tardo adolescenziale e adulta
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Dipendenza da
oppiacei
(F11.2) [304.00]
Il primo contatto con la sostanza •
può essere molto precoce (14-16
anni) con un picco di consumo tra
i 18 e i 25 anni, spesso in
associazione ad altre sostanze
•
(cannabis, eroina, alcol,
benzodiazepine,
amfetamine,MDMA).
consistente uso di alcol che altera l’umore fino all’intossicazione.
incapacità di smettere o ridurre malgrado il dichiarato desiderio
di farlo e le conseguenze negative prodotte dall’uso continuato.
tassi elevati di enzimi epatici.
rifiuto di accettare la dipendenza come un problema.
frequenti perdite di coscienza dovute all’abuso.
sospensione di importanti attività sociali, ricreative,
occupazionali perché interferiscono con l’uso.
uso continuativo di cannabis nelle forme di marijuana, hashish,
olio di hashish, che può variare da quello di una sigaretta di
marijuana al giorno, allo scopo di rilassarsi dopo la scuola o il
lavoro, a quello compulsivo, nel quale la sostanza viene usata
quotidianamente per tutto l'arco della giornata.
è comune una alterazione della percezione dei suoni, dei colori,
dei discorsi e del gusto.
anche l'umore viene interessato in modo variabile. di solito si ha
una sensazione di accresciuto benessere, ma talvolta anche di
depressione ed ansia. vi possono essere iperattività e ilarità o
anche apatia e sonnolenza.
ll flusso ideativo può apparire accelerato e vi può essere un
certo rilassamento delle associazioni.
l'uso di marijuana solitamente precede l'uso di altre
droghe, anche se non necessariamente
generalmente chi fa uso tende a negare che la cannabis causi
dipendenza o sia una droga.
tolleranza,cioè il bisogno di dosi notevolmente più elevate della
sostanza per raggiungere l’intossicazione* o l’effetto desiderato;
un effetto notevolmente diminuito con l’uso continuativo della
stessa quantità della sostanza
astinenza, la caratteristica sindrome di astinenza da oppiacei
conseguente alla cessazione (o riduzione) dell’assunzione della
sostanza precedentemente assunta in modo pesante e
prolungato (diverse settimane o più). tre o più dei sintomi
seguenti (che si sviluppano entro un periodo variabile da minuti
a diversi giorni dopo che sia stato cessato o ridotto l’uso di
oppiacei): umore disforico, nausea o vomito, dolore muscolare,
lacrimazione o rinorrea, midriasi piloerezione o sudorazione,
6
B: a seguito di disintossicazione su invio della
casa di cura o reparto ospedaliero; quando
spontaneamente si presenta al servizio; in
seguito a recente ricaduta.
D: quadro di compromissione funzionale e
sociale è più lieve
B: a seguito di disintossicazione acuta o di invio
da Pronto Soccorso; quando il soggetto si
presenta spontaneamente al servizio; in seguito
a ricaduta.
D: quando il quadro di compromissione
funzionale e sociale è più lieve.
B: in particolare, se il paziente è adolescente,
un intervento tempestivo con i genitori rispetto
all’approccio da tenere con il figlio/la figlia
influenza l’evoluzione della situazione e la
prognosi successiva
Dipendenza da gioco
d’azzardo patologico
(Gambling)
(F63.0)
Dipendenza da
cocaina
(F14.2)
diarrea, sbadigli, febbre, insonnia.
• una grande quantità di tempo viene spesa in attività necessarie a
procurarsi la sostanza, ad assumerla o a riprendersi dai suoi
effetti.
• interruzione o riduzione di importanti attività sociali, lavorative o
ricreative a causa dell’uso della sostanza.
Età tardo adolescenziale e adulta • il giocatore compulsivo pensa al gioco in ogni momento della
giornata diventando nervoso, ansioso, irritabile o depresso,
soprattutto se tenta di ridurre o è impedito a giocare. spesso si
mostra superstizioso, bugiardo o distratto.
• tende a minimizzare o occultare le perdite che possono diventare
così consistenti che per poter continuare a giocare chiede
denaro in prestito, vende beni di famiglia, sottoscrive ipoteche o
richiede finanziamenti.
• può compier azioni illegali come falsificazione, furto,
appropriazione indebita, frode.
• le relazioni familiari risultano sempre più tese, in generale quelle
sociali tendono a compromettersi. mente a tutti per occultare
l’entità del proprio coinvolgimento nel gioco.
• si possono manifestano spesso disturbi somatici legati allo stress
(gastriti, coliti, ipertensione, tachicardia, insonnia, inappetenza,
emicrania).
• i tentativi di suicidio sono quattro volte superiori rispetto alla
media della popolazione.
Il primo contatto può essere
• un senso di elevato benessere (“high”) corrispondente a euforia,
molto precoce (14-16 anni) con
senso di aumentata energia , tendenza alla socializzazione,
un picco di consumo tra i 18 e i
loquacità, iperattività, irrequietezza, ipervigilanza, senso di
25 anni, spesso in associazione ad
allerta, grandiosità, compromissione delle capacità critiche.
altre sostanze (cannabis, eroina, • nell’intossicazione cronica vi può essere ottundimento
alcol, benzodiazepine,
dell’affettività, con stanchezza, tristezza e ritiro sociale.
amfetamine, MDMA)
• l’uso cronico può dare complicanze mentali o fisiche, come
ideazione paranoide, comportamento aggressivo, ansia,
depressione o calo ponderale eccessivo.
• sintomi di astinenza quali umore disforico (“down”)
accompagnato da due o più tra insonnia o ipersonnia, sogni
vividi e spiacevoli,aumento dell’appetito, agitazione o
rallentamento psicomotorio, sono osservabili in conseguenza
della cessazione e/o riduzione dell’uso prolungato e in dosi
pesanti di cocaina.
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B: quando spontaneamente si presenta al
servizio; in seguito a recente ricaduta.
D: quando il quadro di compromissione
funzionale e sociale è più lieve
B: in particolare, se il paziente è adolescente,
un intervento tempestivo con i genitori rispetto
all’approccio da tenere con il figlio/la figlia
influenza l’evoluzione della situazione e la
prognosi successiva.
Abuso di Oppiacei
(F11.1) [305.50]
età adolescenziale e adulta
• tali sintomi causano compromissione dl funzionamento sociale,
lavorativo, familiare.
• uso ricorrente entro 12 mesi di oppiacei risultante in una
incapacità di adempiere ai principali compiti connessi con il
ruolo sul lavoro, a scuola o a casa (per es.: ripetute assenze o
scarse prestazioni lavorative correlate all’uso della sostanza;
assenze, sospensioni o espulsioni da scuola correlate alla
sostanza; trascuratezza nella cura dei bambini o della casa).
• uso ricorrente entro 12 mesi di oppiacei in situazioni fisicamente
rischiose (per es.: guidando un’automobile o facendo funzionare
dei macchinari in uno stato di menomazione per l’uso della
sostanza).
• ricorrenti problemi legali correlati alla sostanza (per es.: arresti
per condotta molesta correlata alla sostanza)
• uso continuativo di oppiacei nonostante persistenti o ricorrenti
problemi sociali o interpersonali causati o esacerbati dagli effetti
della sostanza (per es.: discussioni coniugali sulle conseguenze
dell’intossicazione, scontri fisici).
8
B: in particolare se il paziente è un adolescente
e/o vi siano comportamenti che bloccano il
funzionamento individuale sul piano sociale,
lavorativo o scolastico. Se il paziente è
adolescente, un intervento tempestivo con i
genitori rispetto all’approccio da tenere con il
figlio/la figlia influenza l’evoluzione della
situazione e la prognosi successiva.
DESCRIZIONE PIÙ AMPIA PER PATOLOGIA
Sindrome ansiosa da separazione dell’infanzia
Patologia (ICD10)
Descrizione:
Paura di separarsi dalle figure di riferimento è l’elemento centrale dell’ansia e si verifica con modalità che vanno ad influenzare
significativamente il funzionamento sociale
Insorgenza:
Età infantile e preadolescenziale
Sintomatologia prevalente:
Rifiuto di andare a scuola persistente per paura di separarsi, rifiuto di andare a letto senza la vicinanza di uno specifico adulto, incubi
ripetuti relativi alla separazione, paura continua e non realistica che all’adulto succeda qualche incidente di fronte al dover stare
separati per qualche ora, presenza di somatizzazioni (vomito, cefalea..) In seguito a momenti di separazione.
Diagnosi differenziale:
La diagnosi richiede che non sia già diagnosticato un disturbo generalizzato dello sviluppo in cui tali comportamenti sono frequenti
ma hanno diverso significato e necessità di intervento
Criterio di urgenza UBDP: B: in particolare se vi sono comportamenti che bloccano il funzionamento sociale (Il bambino non va a scuola, non si separa, non
frequenta altri) in quanto il protrarsi del comportamento può rendere più difficile il recupero e quindi un intervento tempestivo con i
genitori rispetto all’approccio da tenere con il bambino influenza l’evoluzione della situazione e la prognosi successiva
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Disturbo da rivalità tra fratelli
Patologia (ICD10)
Descrizione:
La rivalità/gelosia tra fratelli è evidenziata da una marcata competizione tra essi per l’attenzione e l’affetto dei genitori, associata ad
un livello non usuale di sentimenti negativi. L’esordio avviene durante i mesi che seguono la nascita di un fratello in genere
immediatamente più piccolo, inoltre la rivalità o la gelosia è notevolmente persistente.
Insorgenza:
Età infantile e preadolescenziale
Sintomatologia prevalente:
Nei casi più gravi il disturbo può essere accompagnato da aperta ostilità, aggressività fisica e tendenza a fare del male al fratello.
Nei casi più lievi il disturbo può manifestarsi con una marcata riluttanza ad avere cose in comune ed una scarsa frequenza delle
interazioni amichevoli. Il disturbo emozionale include spesso elementi regressivi, con la perdita di abilità precedentemente acquisite
(es. il controllo degli sfinteri) e una tendenza ad assumere un comportamento infantile. Inoltre, frequentemente il bambino vuole
imitare il fratello più piccolo in attività come il mangiare che richiamano l’attenzione dei genitori.
Di solito vi è un aumento del comportamento oppositivo nei confronti dei genitori, accessi di collera e disforia manifestata sotto
forma di ansia, di tristezza o isolamento sociale. Il sonno può essere disturbato e vi è un aumento di richiesta dell’attenzione dei
genitori quando è ora di andare a letto.
Diagnosi differenziale:
Esclude la rivalità con altri bambini (non fratelli)
Criterio di urgenza UBDP:
B: un intervento tempestivo con i genitori, riguardo alle modalità di approccio da tenere con il bambino, influenza l’evoluzione e la
prognosi successiva di questo disturbo emozionale a cui sono associati problemi nel funzionamento psicosociale.
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Patologia (ICD10)
Episodio Depressivo Grave senza sintomi psicotici
Descrizione:
Si definisce episodio depressivo grave, un periodo circoscritto di tempo, durante il quale l’umore è persistentemente e
gravemente depresso con un netto cambiamento del suo abituale stato nel soggetto in cui insorge.
Insorgenza:
Variabile
Sintomatologia prevalente: Sintomi emotivo-affettivi:
- umore depresso con conseguente stato di tristezza, scoraggiamento, abbattimento, avvilimento piuttosto che di
irritabilità, insofferenza, insoddisfazione
- anedonia incapacità a provare gioia, piacere, interesse nei confronti di situazioni o persone familiari o sconosciute.
Sintomi cognitivo-percettivi: deficit delle funzioni intellettuali, del pensiero, della memoria, dell’attenzione, della
comprensione.
Sintomi somato-vegetativi: rallentamento motorio, variazione dell’appetito e del peso, disregolazione del ritmo sonno-veglia,
calo della libido.
Diagnosi differenziale:
Le varie manifestazioni dell’Episodio Depressivo Grave sono riconducibili alla caduta dell’umore in grado di influenzare le
funzioni mentali e quelle somatiche.
Criterio di urgenza UBDP:
B: sempre e soprattutto quando, alla scarsa stima di sé, ai sentimenti di inadeguatezza, alle idee di colpa, alle preoccupazioni
economiche ed ipocondriache si affiancano pensieri marcatamente negativi e di morte, idee suicidarie o condotte
anticonservative.
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Patologia (ICD10)
Fobie specifiche
Descrizione:
Timore e avversione, riconosciuti dallo stesso paziente come eccessivi e irrazionali, per situazioni circoscritte o per specifici oggetti
di per sé non pericolosi o solo potenzialmente tali.
Clinicamente si distinguono: fobie di situazione (es. agorafobia, claustrofobia, eritrofobia) ; fobie di esseri viventi (es. per
particolari animali, anche consueti al contesto di vita); fobie di oggetti (es. oggetti di taglio).
Insorgenza:
In età infantile (soprattutto nel periodo di latenza psicosessuale: 6-9 anni) soprattutto come fobia relativa ad oggetti e animali
In età adolescenziale e adulta è più frequente la comparsa di fobie rispetto a situazioni.
Sintomatologia prevalente:
Qualora lo stimolo fobico non sia stato eluso tramite condotte di evitamento, quasi sempre attivamente ricercate, si manifesta
ansia marcata, spesso associata a sintomi vegetativi e somato-viscerali.
Diagnosi differenziale:
Dato che singoli elementi fobici possono osservarsi frequentemente anche in soggetti normali, specie nel corso dell’infanzia, è
appropriato formulare diagnosi di fobia solo se condotte di evitamento, paura in presenza dello stimolo, ansia anticipatoria nella
previsione della sua comparsa compromettono il funzionamento sociale dell’individuo.
La diagnosi differenziale tra Fobie specifiche e altri Disturbi d’ansia si basa sostanzialmente sulla natura di quest’ultima:
nel Disturbo di Panico con Agorafobia l’ansia è più pervasiva, seppure la possibile presenza di attacchi di panico anche nelle fobie
situazionali può talora rendere difficile discriminare tra le due forme;
nella Fobia sociale, correlata alla paura del giudizio degli altri, è l’oggetto della paura stessa a variare;
nel Disturbo ossessivo il soggetto tenta piuttosto di controllare l’angoscia evocata da affetti inconsci tramite la reiterata
riproduzione di atti e idee, rituale magico in cui risultano attivi meccanismi di difesa (isolamento, annullamento, formazione
reattiva) diversi da quelli riscontrabili nella formazione fobica (spostamento, proiezione, evitamento);
nell’Ipocondria è presente la convinzione di una malattia già presente mentre nella fobia vi è il timore di di contrarla.
Nei disturbi di area psicotica, la paura dell’oggetto e della situazione è vissuta con modalità “deliranti” risultando esperita dal
soggetto come del tutto congrua e ragionevole.
Criterio di urgenza UBDP:
B: se la frequenza degli attacchi e la presenza di ansia anticipatoria limita fortemente il funzionamento individuale sul piano
sociale, lavorativo, scolastico (evitamento di luoghi o circostanze in cui si sono manifestati gli attacchi o si teme che si presentino)
D: se il paziente ha già raggiunto un certo controllo del sintomo e dell’ansia attraverso un intervento psicofarmacologico
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Patologia (ICD10)
Sindrome da attacchi di panico (ansia episodica parossistica)
Descrizione:
Ricorrenti e improvvisi attacchi di intensa ansia (panico), non limitati ad alcuna situazione o circostanza particolare ( avvengono in
circostanze in cui non vi è un pericolo oggettivo), imprevedibili ed impossibili da fermare
Insorgenza:
Età adolescenziale e adulta
Sintomatologia prevalente:
Diagnosi differenziale:
Criterio di urgenza UBDP:
I sintomi sono perlopiù vegetativi e variano da un individuo all’altro. Sono però comuni l’Improvvisa insorgenza di palpitazioni,
dolore o fastidio al petto, sensazioni di soffocamento, sudorazione, sensazioni di sbandamento , instabilità e sentimenti di irrealtà
(derealizzazione) o distanza da se stessi (depersonalizzazione). A ciò si unisce quasi sempre una paura secondaria di morire, di
perdere il controllo o di impazzire.
Gli attacchi durano in genere pochi minuti benché a volte possano essere di maggior durata.
I pazienti sono indotti a fuggire precipitosamente dal luogo in cui si trovano e spesso successivamente permane la tendenza a
evitare le circostanze in cui sono si sono manifestati gli attacchi.
Un attacco di panico è spesso seguito dalla paura persistente di avere un altro attacco.
La sindrome da attacchi di panico non è dovuta ad una malattia somatica anche se i sintomi possono mimare problemi a livello
cardiaco, respiratorio, gastrointestinale, neurologico, neurovegetativo.
Va inoltre distinta dagli attacchi di panico che intervengono come parte di fobie specifiche .
Gli attacchi di panico possono essere secondari a sindromi depressive; in tal caso non deve essere la diagnosi principale.
B : se la frequenza degli attacchi e la presenza di ansia anticipatoria limita fortemente il funzionamento individuale sul piano
sociale, lavorativo, scolastico (evitamento di luoghi o circostanze in cui si sono manifestati gli attacchi o si teme che si presentino)
D: se il paziente ha già raggiunto un certo controllo del sintomo e dell’ansia attraverso un intervento psicofarmacologico
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Disturbo d’Ansia Generalizzato
Patologia (ICD10)
Descrizione:
Ansia generalizzata e persistente che non insorge esclusivamente né prevalentemente in alcuna particolare circostanza
ambientale
Insorgenza:
Variabile
Sintomatologia prevalente:
Molto variabili, ma sono comuni le lamentele di nervosismo persistente, tremore, tensione muscolare, sudorazione, sensazione
di testa vuota, palpitazioni, capogiri e malessere epigastrico. Sono spesso espresse paure che il soggetto o un suo familiare
possa prossimamente ammalarsi o avere un incidente
Diagnosi differenziale:
Criterio di urgenza UBDP:
La sindrome ansiosa generalizzata non è dovuta ad una malattia somatica, come l’ipertiroidismo, o ad una malattia mentale
organica (F00-F09) o ad una condizione legata all’uso di sostanze psicoattive (F10-F19) come un eccessivo consumo di sostanze
amfetamino-simili o l’astinenza da benzodiazepina
B: se vi sono comportamenti che bloccano il funzionamento sociale e rischiano di cronicizzarsi o diventare invalidanti
rendendo difficile il recupero (es: il paziente si assenta dal lavoro)
D: se il paziente presenta il disturbo da molto tempo e l’intervento tempestivo non cambierebbe di fatto lo stato psicoemotivo del paziente
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Patologia (ICD10)
Sindrome Ossessivo Compulsiva
Descrizione:
Ossessione - sintomo psichico rappresentato da un’idea, un’immagine, un pensiero o un impulso con caratteristiche di:
- persistenza frequente nella mente del soggetto, al punto da assumere rilevanza eccessiva rispetto alla restante vita ideativa
cosciente;
- incoercibilità, l’ossessione non sottostà alla volontà del soggetto che non riesce a neutralizzarla;
- egodistonia, il contenuto mentale è riconosciuto come intrusivo e inappropriato;
- critica del sintomo riconosciuto come un prodotto della propria mente
Compulsione - Sintomo comportamentale conseguente ad un’ossessione rappresentate da:
- intenzionalità: il soggetto esegue le compulsioni con consapevolezza;
- finalità: la compulsione ha un preciso significato conferitogli dal paziente stesso nella speranza illusoria di neutralizzare
l’ansia e l’angoscia;
- ripetitività e rigidità del comportamento entro un breve lasso di tempo.
Frequentemente le compulsioni consistono in rituali di controllo, pulizia, ordine, calcolo, accumulo di oggetti.
Spesso questo quadro sintomatologico può presentare altri sintomi psicopatologici diversi come fobie, depressioni, insonnia, abuso
di sostanze.
Insorgenza:
Fra i 10 e i 40 anni con picco prevalente fra i 15 e i 25.
Sintomatologia prevalente:
Lavorio mentale e/o comportamentale continuo che occupa il soggetto per buona parte del suo tempo e che ha lo scopo di
neutralizzare contenuti mentali inutili e fastidiosi che lo turbano, lo angosciano e da cui si sente assediato. I tentativi di
neutralizzare i contenuti mentali falliscono e pertanto si sente costretto a ripetere in modo rigido il lavorio. Es. controllare
innumerevoli volte di aver chiuso la porta restando sempre con il dubbio di non averlo fatto correttamente, paura di contaminarsi
di continuo, di poter aggredire una persona cara, necessità di neutralizzare queste idee ricorrendo ad un particolare conteggio
ripetitivo, gesto scaramantico, ad un ordine meticoloso e perfezionistico….
Diagnosi differenziale:
Queste ultime due caratteristiche sono utili ai fini della diagnosi differenziale con il delirio che non ha contenuto ego distonico, né è
criticato dal soggetto che resta convinto delle proprie idee contro ogni evidenza o prova contraria.
Criterio di urgenza UBDP:
B: quando i sintomi raggiungono un’intensità tale da generare un’angoscia e un disagio soggettivo marcato con pesante
interferenza sul funzionamento personale e sociale del soggetto, talvolta con coinvolgimento di familiari nei rituali.
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Patologia (ICD10)
Sindromi da disadattamento
Descrizione:
Condizioni di malessere soggettivo e di disagio emozionale in risposta a eventi stressanti che richiedono un adattamento e un
significativo cambiamento nello stile di vita. Tali disturbi sono caratterizzati da sintomi che hanno un’intensità tale da indicare
l’evidente incapacità della persona di adattarsi alla propria situazione e si manifestano con una stretta relazione temporale con
l’evento stressante. Possono essere considerati eventi stressanti: la diagnosi di malattie fisiche dal marcato impatto emotivo
(patologie oncologiche, neurodegenerative…) e dalla prognosi infausta, la rottura di legami affettivi, gravi problemi economici,
difficoltà familiari e/o lavorative, una crisi evolutiva come l’andare a scuola, diventare genitori o il pensionamento.
Insorgenza:
Età infantile, adolescenziale e adulta
Sintomatologia prevalente:
Ansia e preoccupazione, demoralizzazione reattiva all’evento, sentimenti di incapacità ad affrontare la situazione, facilità al pianto,
sentimenti di perdita della speranza o di fare progetti per il futuro, irritabilità, disturbi della condotta in adolescenza, aggressività e
compromissione delle prestazioni nelle attività quotidiane e del funzionamento sociale, scolastico o lavorativo.
Diagnosi differenziale:
La diagnosi richiede che non siano soddisfatti i criteri per le sindromi affettive (incluso l’episodio depressivo), per i disturbi della
condotta, per le sindromi nevrotiche legate a stress o somatoformi; le normali reazioni di lutto o forme patologiche di lutto non
sono codificate in questa categoria.
Criterio di urgenza UBDP:
B: in particolare nel caso di recente diagnosi di malattie fisiche croniche, in progressione o di recidive; nello specifico la sindrome da
disadattamento potrebbe causare scarsa adesione alle cure e ritardi significativi a livello prognostico nell’avvio dei trattamenti.
D: nel caso vi siano sintomi emozionali e comportamenti che non compromettono il funzionamento individuale sul piano sociale,
lavorativo o scolastico.
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I Disturbi Alimentari
La diagnosi legata ai disturbi alimentari è piuttosto complessa e articolata. È molto importante fare un’accurata diagnosi differenziale per capire se si tratta di un
disturbo primario o associato (questo vale per tutte le diagnosi naturalmente!). Questo è fondamentale sia per la psicoterapia sia per invio a neuropsichiatra,
psichiatra per eventuale appoggio farmacologico.
Un aumento o una perdita di peso significativi, una riduzione o un aumento dell’appetito possono essere indicatori di Disturbo Depressivo Maggiore, Disturbo
Distimico, Disturbo Depressivo Non Altrimenti Specificato/NAS.
Certi rituali connessi al cibo possono comparire nel Disturbo d’Ansia Generalizzato e nel Disturbo Ossessivo Compulsivo/DOC o nella Schizofrenia.
Comunque come da prassi clinica consolidata se persiste un quadro di difficoltà ricorrente relativo al consumo di cibo e alla dieta, è probabile che ci sia un
disturbo primario connesso all’alimentazione.
In ogni caso quando arriva un’ipotesi diagnostica di disturbo alimentare nel percorso diagnostico oltre ai colloqui, a volte, è preferibile proporre un Test di
Rorschach perché consente di validare a livello di struttura organizzativa del paziente il disturbo primario.
Tali disturbi sono più frequenti nel sesso femminile anche se negli ultimi anni c’è stato un lieve aumento nel sesso maschile
Fanno parte dei Disturbi Alimentari le seguenti patologie:
- Anoressia nervosa
- Bulimia nervosa
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Patologia (ICD10)
Anoressia Nervosa
Descrizione:
È molto importante fare un’accurata diagnosi differenziale per capire se si tratta di un disturbo primario o associato
Insorgenza:
L’esordio avviene spesso nell’adolescenza ma altrettanto frequente (ma poco osservato dai pediatri !) le preoccupazioni marcate per
l’immagine corporea e il peso si rilevano (attraverso l’anamnesi) prima della pubertà
Sintomatologia
prevalente:
Diagnosi differenziale:
Criterio di urgenza UBDP:
Rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra del peso minimo normale
Paura patologica incongrua rispetto ai dati di realtà di essere in sovrappeso o obesi
Disturbo percettivo dell’immagine corporea
Amenorrea
Non c’è quasi mai da parte delle pazienti un riferire perdita di peso, bensì paura intensa ad aumentare di peso
Raro che facciano ricorso a diuretici, lassativi, emetici, enteroclismi. E’ più facile trovare un comportamento più prosaico che
consiste in un’eccessiva restrizione alimentare, associato a esercizi fisici molto frequenti e prolungati anche oltre le reali
possibilità di sopportazione
- Peso corporeo inferiore alla norma
L’anoressia nervosa è sempre associata ad una depressione. La patologia primaria deve essere discriminata rispetto alla storia della
paziente. Eventi luttuosi, separazioni, traumi possono causare almeno dei tre dei sintomi descritti nell’ UBDP ma la patologia
primaria può essere di ordine depressivo.
-
B: quando nell’anamnesi si rilevano almeno 3 dei sintomi predominanti. Almeno 3 devono essere: rifiuto di mantenere il peso
corporeo; amenorrea; peso corporeo inferiore alla norma.
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Patologia (ICD10)
Bulimia Nervosa
Descrizione:
La paziente affetta da Bulimia Nervosa è gravemente a rischio perché, l’aspetto normale dell’adolescente, per lungo tempo impedisce
l’identificazione del problema che viene nascosto a lungo.
Insorgenza:
L’esordio avviene spesso nell’adolescenza ma altrettanto frequente (ma poco osservato dai pediatri !) le preoccupazioni marcate per
l’immagine corporea e il peso si rilevano (attraverso l’anamnesi) prima della pubertà
Sintomatologia
prevalente:
-
Perdita di controllo sul consumo di cibo
Consumo di grandi quantità di cibo ad alto contenuto calorico ( abbuffata)
Peso corporeo stabile mantenuto mediante un meccanismo compensatorio quale autoinduzione del vomito, emetici, diuretici,
lassativi, enteroclismi
Spesso si rileva esercizio fisico, digiuno totale, varie sono le combinazioni
Gravi problemi dentali dovuti al vomito frequente
Depressione, comportamento autolesionistico, comportamento suicidario
Negli adolescenti si rileva uso di sostanze psicotrope e questo prelude, soprattutto in questa fascia, la comparsa di acting out
come iperattività sessuale
Diagnosi differenziale:
I Disturbi di personalità possono essere associati alla Bulimia Nervosa maggiormente che nell’Anoressia Nervosa e in generale, come
già precisato in generale per i disturbi alimentari, è opportuno escludere la presenza di un Disturbo Borderline di Personalità associato.
Criterio di urgenza UBDP:
B: quando nell’anamnesi si rilevano almeno 3 dei sintomi predominanti : abbuffata (anche non sistematica); vomito seguente; gravi
problemi dentali
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Patologia (ICD10)
Diminuzione o perdita del desiderio
Descrizione:
Persistente scarsità di fantasie sessuali e di desiderio per l’attività sessuale che determina distress e marcate difficoltà interpersonali. Il
giudizio di carenza o assenza viene fatta dal clinico, che influenzano il funzionamento sessuale come l’età, il contesto di vita del
soggetto.
Insorgenza:
Variabile
Insufficiente o assente desiderio di attività sessuale, scarse o assenti le fantasie sessuali.
Sintomatologia
prevalente:
Diagnosi differenziale:
La disfunzione sessuale non è attribuibile ad un altro disturbo in Asse I (ad esclusione di un’altra Disfunzione sessuale) e non è dovuta
esclusivamente agli effetti fisiologici diretti di una sostanza ( per es.una sostanza di abuso, un farmaco) o di una condizione medica
generale.
Criterio di urgenza UBDP:
D: Se l’intervento tempestivo non cambierebbe di fatto lo stato psico-affettivo del paziente.
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La Dipendenza da Uso di Sostanze
DESCRIZIONE:
La manifestazione essenziale della dipendenza da sostanze è un gruppo di sintomi cognitivi, comportamentali e fisiologici indicativi che il soggetto continua a fare
uso della sostanza nonostante la presenza di problemi significativi correlati alla sostanza.
Vi è una modalità di auto somministrazione reiterata che usualmente risulta in tolleranza, astinenza e comportamento compulsivo di assunzione della sostanza da
abuso.
SPECIFICAZIONI:
con dipendenza fisica: quando è accompagnata da prove evidenti di tolleranza o astinenza
senza dipendenza fisica: quando non vi sono prove evidenti di tolleranza o astinenza
Fanno parte della patologia le seguenti tipologie di dipendenza:
- dipendenza da alcol
-dipendenza da cannabis
-dipendenza da oppiacei
-dipendenza da cocaina
-dipendenza da gioco d’azzardo patologico
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Patologia (ICD10)
Dipendenza da Alcol
Descrizione:
La dipendenza fisica da alcol è indicata da prove evidenti di tolleranza o da sintomi di astinenza. I soggetti con dipendenza da alcol
possono continuare ad assumere alcol, nonostante le conseguenze avverse, spesso per evitare o attenuare i sintomi di astinenza.
Presenta spesso familiarità.
Insorgenza:
Primo episodio tende a manifestarsi tra i 15 e i 17 anni con picco compreso tra i 20 e i 35 anni.
Sintomatologia
prevalente:
Consistente uso di alcol che altera l’umore fino all’intossicazione. Incapacità di smettere o ridurre malgrado il dichiarato desiderio di
farlo e le conseguenze negative prodotte dall’uso continuato. Tassi elevati di enzimi epatici. Rifiuto di accettare la dipendenza come un
problema. Frequenti perdite di coscienza dovute all’abuso. Uso continuativo di alcol nonostante la consapevolezza nelle persistenti e o
rincorrenti esperienze fisiche, legali, professionali, sociali, relazionali direttamente causati dall’uso di alcol. Sospensione di importanti
attività sociali, ricreative, occupazionali perché interferiscono con l’uso.
Diagnosi differenziale:
I sintomi non sono dovuti a una condizione medica generale e non sono meglio spiegati con altro disturbo mentale.
Criterio di urgenza UBDP:
B: a seguito di disintossicazione su invio della casa di cura o reparto ospedaliero; quando spontaneamente si presenta al servizio; in
seguito a recente ricaduta
D: quando il quadro di compromissione funzionale e sociale è più lieve.
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Patologia (ICD10)
Descrizione:
Insorgenza:
Sintomatologia
prevalente:
Diagnosi differenziale:
Criterio di urgenza UBDP:
Dipendenza da Cannabis
I soggetti con Dipendenza da Cannabis mostrano un uso compulsivo e problemi associati. L’uso spesso interferisce con attività
familiari, scolastiche, lavorative e ricreative. I soggetti con Dipendenza da Cannabis possono anche persistere nel loro uso nonostante
la consapevolezza di problemi fisici (per es., tosse cronica correlata al fumo) o psicologici (per es., sedazione eccessiva da uso ripetuto
di dosi elevate).
La Dipendenza da cannabis generalmente si sviluppa in un periodo di tempo esteso, sebbene la progressione possa essere più rapida
nei giovani con problemi pervasivi della condotta. La maggior parte di coloro che divengono dipendenti, tipicamente stabilisce una
modalità di uso cronico che gradualmente aumenta sia in frequenza che in quantità. Da registrare l’uso di cannabis (nella forma di Olio
di Hashish) nella preparazione di torte, biscotti ed altri prodotti alimentari “fatti in casa”.
Il primo episodio tende a manifestarsi tra i 14 e i 16 anni, con picco compreso tra i 17 e i 35. Cifre significative di fumatori cronici di
cannabis si registrano tra i 35 e i 65 anni.
Uso continuativo di cannabis nelle forme di Marijuana, Hashish, Olio di Hashish, che può variare da quello di una sigaretta di marijuana
al giorno, allo scopo di rilassarsi dopo la scuola o il lavoro, a quello compulsivo, nel quale la sostanza viene usata quotidianamente per
tutto l'arco della giornata. Nel consumatore compulsivo, il procacciamento e l'assunzione della cannabis divengono le preoccupazioni
dominanti della vita.
Gli effetti della cannabis variano in dipendenza della
preparazione, della dose, della via di somministrazione, della personalità dell'assuntore, delle sue aspettative e del contesto nel quale
viene utilizzata. È comune una alterazione della percezione dei suoni, dei colori, dei discorsi e del gusto. Anche l'umore viene
interessato in modo variabile. Di solito viene sperimentata una sensazione di accresciuto benessere, ma talvolta anche di depressione
ed ansia. Vi possono essere iperattività e ilarità o anche passività, apatia e sonnolenza. ll flusso ideativo può apparire accelerato e vi
può essere un certo rilassamento delle associazioni. Gli individui possono diventare più loquaci o più silenti. ll tempo sembra
trascorrere più lentamente ed il bisogno di attività è minore, ma senza sensazione di noia. I fumatori riferiscono di lunghi periodi di
tempo trascorsi ascoltando musica o leggendo. l problemi possono apparire meno pressanti, sebbene si possa osservare anche
l'opposto. L'uso di marijuana solitamente precede l'uso di altre droghe. Ciò non necessariamente significa che la marijuana porti alla
dipendenza da altre sostanze. Generalmente chi fa uso tende a negare che la cannabis causi dipendenza o sia una droga.
L’uso reiterato della cannabis può indurre disturbi caratterizzati da sintomi che assomigliano ai disturbi mentali primari (per es.,
Disturbo d’Ansia Generalizzato versus Disturbo d’Ansia Indotto da Cannabis, Con Ansia Generalizzata, Con Insorgenza Durante
l’Intossicazione). L’assunzione cronica di cannabis può produrre sintomi che assomigliano al Disturbo. Le reazioni avverse acute alla
cannabis dovrebbero essere differenziate dai sintomi del Disturbo di Panico, Disturbo Depressivo Maggiore, Disturbo Delirante,
Disturbo Bipolare, Schizofrenia Tipo Paranoide.
B: a seguito di disintossicazione acuta o di invio da Pronto Soccorso; quando il soggetto si presenta spontaneamente al servizio; in
seguito a ricaduta.
D: quando il quadro di compromissione funzionale e sociale è più lieve.
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Patologia (ICD10)
Insorgenza:
Sintomatologia
prevalente:
Dipendenza da Oppiacei
Età tardo adolescenziale e adulta
Una modalità patologica d’uso della sostanza che porta a menomazione o a disagio clinicamente significativi, come manifestato da tre
(o più) delle condizioni seguenti, che ricorrono in un qualunque momento dello stesso periodo di 12 mesi.
1. tolleranza, come definita da ciascuno dei seguenti:
a) il bisogno di dosi notevolmente più elevate della sostanza per raggiungere l’intossicazione* o l’effetto desiderato.
b) un effetto notevolmente diminuito con l’uso continuativo della stessa quantità della sostanza
2. astinenza, come manifestata da ciascuno dei seguenti:
a) la caratteristica sindrome di Astinenza da Oppiacei (F11.3 [292.0]) conseguente alla cessazione (o riduzione) dell’assunzione della
sostanza precedentemente assunta in modo pesante e prolungato (diverse settimane o più). Tre o più dei sintomi seguenti (che si
sviluppano entro un periodo variabile da minuti a diversi giorni dopo che sia stato cessato o ridotto l’uso di oppiacei): umore
disforico, nausea o vomito, dolorabilità muscolare, lacrimazione o rinorrea, midriasi piloerezione o sudorazione, diarrea, sbadigli,
febbre, insonnia. I sintomi causano un disagio clinicamente significativo o menomazione del funzionamento sociale, lavorativo o di
altre aree importanti.
b) la stessa sostanza (o strettamente correlata) è assunta per attenuare o evitare i sintomi di astinenza.
3. la sostanza è spesso assunta in quantità maggiori o per periodi più prolungati rispetto a quanto previsto dal soggetto.
4. desiderio persistente o tentativi infruttuosi di ridurre o controllare l’uso della sostanza.
5. una grande quantità di tempo viene spesa in attività necessarie a procurarsi la sostanza, ad assumerla o a riprendersi dai suoi effetti.
6. interruzione o riduzione di importanti attività sociali, lavorative o ricreative a causa dell’uso della sostanza.
7. uso continuativo della sostanza nonostante la consapevolezza di avere un problema persistente o ricorrenti, di natura fisica o
psicologica, verosimilmente causato o esacerbato dalla sostanza
Diagnosi differenziale:
La diagnosi richiede che non siano stati soddisfatti i criteri per altro disturbo mentale
Criterio di urgenza UBDP:
B: in particolare, se il paziente è adolescente, un intervento tempestivo con i genitori rispetto all’approccio da tenere con il figlio/la
figlia influenza l’evoluzione della situazione e la prognosi successiva.
* F11.00 Intossicazione da Oppiacei [292.89]
a) uso recente di un oppiaceo. b) modificazioni maladattive psicologiche o comportamentali clinicamente significative (per es.: euforia iniziale seguita da apatia, disforia, agitazione o rallentamento psicomotorio, deficit della
capacità critica o compromissione del funzionamento sociale o lavorativo) che si sviluppano durante, o poco dopo, l’uso di oppiacei. c) miosi (o midriasi dovuta ad anossia da massiccia overdose) e uno o più dei seguenti
segni, che si sviluppano durante, o poco dopo, l’uso di oppiacei: sonnolenza o coma, eloquio indistinto, deficit dell’attenzione e della memoria. d) i sintomi non sono dovuti a una condizione medica generale, e non risultano
meglio spiegati con un altro disturbo mentale.
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Patologia (ICD10)
Dipendenza da Gioco d’Azzardo Patologico (Gambling)
Descrizione:
La caratteristica fondamentale del GAP è un comportamento persistente, ricorrente e mal adattivo di gioco d’azzardo che
compromette le attività personali, familiari e lavorative. Per gioco d’azzardo si intendono tutti quei giochi che hanno tre
caratteristiche: a) richiedono una posta in gioco in denaro o oggetti di valore; b) la posta in gioco è irreversibile cioè non si può ritirare;
c) il risultato è affidato al caso. I più diffusi sono: slot machines, gratta&vinci, lotto, superenalotto, bingo, corse, scommesse sportive,
poker, casinò.
Insorgenza:
Piuttosto variabile, spesso il primo coinvolgimento avviene in età adolescenziale, con un picco tra i 25 e i 40 anni. La richiesta di aiuto è
però piuttosto tardiva, quando la compromissione economica è maggiore (40-50 anni). Significativa la presenza di gamblers tra la
popolazione anziana (over 60).
Sintomatologia
prevalente:
Diagnosi differenziale:
Il giocatore compulsivo pensa al gioco in ogni momento della giornata diventando nervoso, ansioso, irritabile o depresso, soprattutto
se tenta di ridurre o è impedito a giocare. Spesso si mostra superstizioso, bugiardo o distratto. Tende a minimizzare o occultare le
perdite che possono diventare così consistenti che per poter continuare a giocare chiede denaro in prestito, vende beni di famiglia,
sottoscrive ipoteche o richiede finanziamenti. Può compier azioni illegali come falsificazione, furto, appropriazione indebita, frode. Le
relazioni familiari risultano sempre più tese, in generale quelle sociali tendono a compromettersi. Mente ai familiari, al terapeuta o ad
altri per occultare l’entità del proprio coinvolgimento nel gioco. Si possono manifestano spesso disturbi somatici legati allo stress
(gastriti, coliti, ipertensione, tachicardia, insonnia, inappetenza, emicrania). I tentativi di suicidio sono quattro volte superiori rispetto
alla media della popolazione.
Deve essere distinto dal gioco d’azzardo socialmente accettato e/o professionistico. Una perdita di giudizio e un gioco d’azzardo
eccessivo possono manifestarsi durante un Episodio Maniacale.
B: quando spontaneamente si presenta al servizio; in seguito a recente ricaduta.
D: quando il quadro di compromissione funzionale e sociale è più lieve
DECORSO: Può essere piuttosto insidioso, con anni di gioco d’azzardo socialmente accettato seguiti da un esordio brusco che può essere precipitato da una
maggiore esposizione al gioco o da fattori stressanti. La modalità di gioco può essere regolare o episodica, il decorso è tendenzialmente cronico e caratterizzato da
diverse fasi: 1. Fase vincente e della “luna di miele”, 2. Fase perdente e rincorsa alla perdita nel tentativo di recuperare il denaro perso, 3. Fase della disperazione o
della completa perdita di controllo sul gioco fino a compiere azioni illegali per procurarsi il denaro necessario per continuare a giocare; 4. Fase della perdita di
speranza/crollo (problemi con la giustizia, perdita del lavoro, ricorso all’usura, divorzio, pensieri suicidari…); 5; Fase della risalita e richiesta di aiuto
Criterio di urgenza UBDP:
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Patologia (ICD10)
Dipendenza da Cocaina
Descrizione:
La caratteristica essenziale dell’intossicazione da cocaina è la presenza di modificazioni maladattive comportamentali o psicologiche
clinicamente significative che si sviluppano durante o poco dopo l’uso di tale sostanza. Queste modificazioni comportamentali si
accompagnano a due o più segni e sintomi susseguenti l’uso di cocaina: tachicardia o bradicardia, midriasi, ipertensione o ipotensione,
sudorazione o brividi, nausea o vomito, perdita di peso obiettiva, agitazione psicomotoria o rallentamento, debolezza muscolare,
depressione
Insorgenza:
Il primo contatto con la sostanza può essere molto precoce (14-16 anni) con un picco di consumo tra i 18 e i 25 anni, spesso in
associazione ad altre sostanze (cannabis, eroina, alcol, benzodiazepine, amfetamine, MDMA).
Sintomatologia
prevalente:
Generalmente si presenta con un senso di elevato benessere (“high”) corrispondente a euforia, senso di aumentata energia , tendenza
alla socializzazione, loquacità, iperattività, irrequietezza, ipervigilanza, senso di allerta, grandiosità, compromissione delle capacità
critiche. Nell’intossicazione cronica vi può essere ottundimento dell’affettività, con stanchezza, tristezza e ritiro sociale. Il soggetto
dipendente da cocaina trova difficoltà crescente a non ricorrere all’uso di cocaina ogni volta che sia disponibile, di conseguenza può
spendere anche elevate quantità di denaro per la sostanza di abuso in un periodo di tempo molto breve per poter mantenere un senso
di elevato benessere. Può essere coinvolto in azioni illegali (furti, spaccio, prostituzione…) per procurarsi il denaro necessario. L’uso
cronico può dare complicanze mentali o fisiche, come ideazione paranoide, comportamento aggressivo, ansia, depressione o calo
ponderale eccessivo. La tolleranza si presenta a seguito dell’uso ripetuto, indipendentemente dalla via di somministrazione
(endonasale, endovenosa, per inalazione dei fumi della sostanza “lavata” con ammoniaca o crack). Sintomi di astinenza quali umore
disforico (“down”) accompagnato da due o più tra insonnia o ipersonnia, sogni vividi e spiacevoli,aumento dell’appetito, agitazione o
rallentamento psicomotorio, sono osservabili in conseguenza della cessazione e/o riduzione dell’uso prolungato e in dosi pesanti di
cocaina. Tali sintomi causano disagio clinicamente significativo o compromissione dl funzionamento sociale, lavorativo, familiare
Diagnosi differenziale:
I disturbi indotti da cocaina possono essere caratterizzati da sintomi che assomigliano a disturbi mentali primari quali schizofrenia tipo
paranoide, disturbo dell’umore bipolare, disturbo d’ansia generalizzato o disturbo di panico. Spesso si associa a dipendenza da
oppiacei , cannabis, benzodiazepine e/o alcol che vengono assunti per ridurre l’ansia e altri spiacevoli effetti stimolanti della cocaina.
Può essere associata a disturbo post-traumatico da stress, disturbi di personalità, disturbo da deficit di attenzione con iperattività
Criterio di urgenza UBDP: B: quando spontaneamente si presenta al servizio; in seguito a recente ricaduta.
D: quando il quadro di compromissione funzionale e sociale è più lieve.
DECORSO: Nella modalità di auto somministrazione “episodica” , l’uso di cocaina tende ad essere intervallato da 2 o più giorni di non uso (es. nel weekend). L’uso
cronico giornaliero può comportare dosi elevate o basse durante tutto il giorno o ristretto a poche ore. L’uso endovenoso o il fumo di Crack tendono ad essere
associati ad una rapida progressione dall’uso all’abuso alla dipendenza, comunemente associata ad una tolleranza agli effetti desiderabili della cocaina che porta
ad un incremento delle dosi, per evitare gli effetti disforici.
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Patologia (ICD10)
Abuso di Oppiacei
Descrizione:
Una modalità patologica d’uso di oppiacei che porta a menomazione o a disagio clinicamente significativi, come manifestato da una (o
più) delle condizioni seguenti, ricorrenti entro un periodo di 12 mesi.
Insorgenza:
Età Adolescenziale E Adulta
Sintomatologia
prevalente:
1. uso ricorrente di oppiacei risultante in una incapacità di adempiere ai principali compiti connessi con il ruolo sul lavoro, a scuola o a
casa (per es.: ripetute assenze o scarse prestazioni lavorative correlate all’uso della sostanza; assenze, sospensioni o espulsioni da
scuola correlate alla sostanza; trascuratezza nella cura dei bambini o della casa).
2. uso ricorrente di oppiacei in situazioni fisicamente rischiose (per es.: guidando un’automobile o facendo funzionare dei macchinari
in uno stato di menomazione per l’uso della sostanza).
3. ricorrenti problemi legali correlati alla sostanza (per es.: arresti per condotta molesta correlata alla sostanza)
4. uso continuativo di oppiacei nonostante persistenti o ricorrenti problemi sociali o interpersonali causati o esacerbati dagli effetti
della sostanza (per es.: discussioni coniugali sulle conseguenze dell’intossicazione, scontri fisici).
Diagnosi differenziale:
La diagnosi richiede che non siano stati soddisfatti i criteri per Dipendenza da Oppiacei
Criterio di urgenza UBDP:
B: in particolare se il paziente è un adolescente e/o vi siano comportamenti che bloccano il funzionamento individuale sul piano
sociale, lavorativo o scolastico. Se il paziente è adolescente, un intervento tempestivo con i genitori rispetto all’approccio da tenere
con il figlio/la figlia influenza l’evoluzione della situazione e la prognosi successiva.
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