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La Versiliana Festival
PROSA
Teatro La Versiliana – Marina di Pietrasanta
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FONDAZIONE LA VERSILIANA
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_________________venerdì 10 luglio - Teatro La Versiliana_________________
MAGAZZINO 18
uno spettacolo di e con
SIMONE
CRISTICCHI
scritto con Jan Bernas
con le musiche composte per la
FVG Mitteleuropa
Orchestra
eseguite dal vivo dall’
Orchestra e coro di voci
bianche
diretta dal Maestro
Valter Sivilotti
regia Antonio Calenda
musiche e canzoni inedite Simone Cristicchi
musiche di scena e arrangiamenti Valter Sivilotti
coproduzione : Promo Music e Teatro Stabile del FriuliVenezia Giulia
Si ringrazia per la collaborazione Dueffel Music
Al Porto Vecchio di Trieste c’è un “luogo della memoria” particolarmente toccante. Racconta di una pagina
dolorosissima della storia d’Italia, di una vicenda complessa e mai abbastanza conosciuta del nostro
Novecento. Ed è ancor più straziante perché affida questa “memoria” non a un imponente monumento o a
una documentazione impressionante, ma a tante piccole, umili testimonianze che appartengono alla
quotidianità.
Una sedia, accatastata assieme a molte altre, porta un nome, una sigla, un numero e la scritta “Servizio
Esodo”. Simile la catalogazione per un armadio, e poi materassi, letti, stoviglie, fotografie, poveri giocattoli,
altri oggetti, altri numeri, altri nomi… Oggetti comuni che accompagnano lo scorrere di tante vite: uno
scorrere improvvisamente interrotto dalla Storia, dall’esodo.
Con il trattato di pace del 1947 l’Italia perdette vasti territori dell’Istria e della fascia costiera, e quasi 350 mila
persone scelsero – davanti a una situazione intricata e irta di lacerazioni – di lasciare le loro terre natali
destinate ad essere jugoslave e proseguire la loro esistenza in Italia. Non è facile riuscire davvero a
immaginare quale fosse il loro stato d’animo, con quale sofferenza intere famiglie impacchettarono tutte le
loro poche cose e si lasciarono alle spalle le loro città, le case, le radici. Davanti a loro difficoltà, povertà,
insicurezza, e spesso sospetto.
Simone Cristicchi è rimasto colpito da questa scarsamente frequentata pagina della nostra storia ed ha
deciso di ripercorrerla in un testo che prende il titolo proprio da quel luogo nel Porto Vecchio di Trieste, dove
gli esuli – senza casa e spesso prossimi ad affrontare lunghi periodi in campo profughi o estenuanti viaggi
verso lontane mete nel mondo – lasciavano le loro proprietà, in attesa di poterne in futuro rientrare in
possesso: il Magazzino 18.
Coadiuvato nella scrittura da Jan Bernas e diretto dalla mano esperta di Antonio Calenda, Cristicchi partirà
proprio da quegli oggetti privati, ancora conservati al Porto di Trieste, per riportare alla luce ogni vita che vi si
nasconde: la narrerà schiettamente e passerà dall’una all’altra cambiando registri vocali, costumi, atmosfere
musicali, in una koinée di linguaggi che trasfigura il reportage storico in una forma nuova, che forse si può
definire “Musical-Civile”.
E sarà evocata anche la difficile situazione degli italiani “rimasti” in quelle terre, o quella gravosa dell’operaio
monfalconese che decide di andare in Jugoslavia, o del prigioniero del lager comunista di Goli Otok…
Lo spettacolo sarà punteggiato da canzoni e musiche inedite di Simone Cristicchi, eseguite dal vivo.
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_________________giovedì 16 luglio - Teatro La Versiliana________________
Promo Music in collaborazione con La Versiliana Festival
Presenta
IN PRIMA NAZIONALE
“IL PUNTO DI VISTA DI
MICHELANGELO MERISI, IL
CARAVAGGIO”
di e con VITTORIO SGARBI
Regia Angelo Generali
le musiche di Valentino Corvino
e le immagini elaborate da Tommaso Arosio
"Caravaggio è doppiamente contemporaneo. È
contemporaneo perché c'è, perché viviamo
contemporaneamente alle sue opere che continuano a vivere; ed è
contemporaneo perché la sensibilità del nostro tempo gli ha restituito tutti i
significati e l'importanza della sua opera. Non sono stati il Settecento o
l'Ottocento a capire Caravaggio, ma il nostro Novecento. Caravaggio viene
riscoperto in un'epoca fortemente improntata ai valori della realtà, del popolo,
della lotta di classe. Ogni secolo sceglie i propri artisti. E questo garantisce
un'attualizzazione, un'interpretazione di artisti che non sono più del
Quattrocento, del Cinquecento e del Seicento ma appartengono al tempo che
li capisce, che li interpreta, che li sente contemporanei. Tra questi, nessuno è
più vicino a noi, alle nostre paure, ai nostri stupori, alle nostre emozioni, di
quanto non sia Caravaggio."
(Vittorio Sgarbi)
Produzione: Promo Music in collaborazione con Festival La Versiliana
Durata: 1 ora e 30 minuti, senza intervallo
Genere: spettacolo di prosa con musica e videoproiezioni
Debutto: Festival La Versiliana giovedì 16 luglio 2015
Tournée: Stagione Teatrale 2015/2016. Roma, novembre 2015
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_________________venerdì 24 luglio - Teatro La Versiliana ________________
Compagnia degli Incamminati /Compagnia Gank
in collaborazione con La Versiliana Festival versiliana
presentano
IN PRIMA NAZIONALE
OTELLO
di William Shakespeare
Traduzione di Carlo Sciaccaluga
con
Filippo Dini, Antonio Zavatteri, Camilla Semino Favro,
Roberto Serpi, Alberto Giusta, Mariella Speranza, Andrea
Nicolini, Silvia Biancalana
Scene e costumi : Catherine Rankl - Luci: Sandro Sussi
Musiche originali :Andrea Nicolini - Fonico :Claudio Torlai
Regia di Carlo Sciaccaluga
Note di regia:
Di tutte le tragedie di Shakespeare, "Otello" secondo me è la più impressionante e la più terribile.
Dal momento in cui nel cuore di Otello si insedia la gelosia, il cuore e la mente dello spettatore
sono stretti in una morsa. Amore, pietà, paura, speranza e timorosa sospensione dell'animo lo
attraversano. Forse non esiste argomento più eccitante della gelosia sessuale che sale all'intensità
della passione; sono sentimenti che comportano un senso di vergogna e di umiliazione, e per
questo spesso si tengono nascosti. Perché una gelosia come quella di Otello converte la natura
umana nel caos, e libera la bestia che è nell'uomo. Artefice di questa liberazione è forse il più
grande tra i "villains" shakespeariani, Iago, in cui il male si dispiega sotto forma di una superiorità
intellettuale comune solo ad Amleto e Falstaff. Per dirla con Harold Bloom, Iago è uno straordinario
psicologo e drammaturgo, e il primo esteta della storia occidentale.
Protagonisti di questo allestimento sono attori di provato talento, Filippo Dini e Antonio Zavatteri,
che negli ultimi anni hanno ottenuto meritati riconoscimenti a livello nazionale.
In un'ambientazione ibrida tra il Medio Oriente antico e la prima Guerra del Golfo, con l'isola di
Cipro immaginata come un decadente avamposto di Occidente accerchiato da un nemico "diverso"
culturalmente, che si teme ma non si conosce davvero (situazione di cui tanti esempi abbiamo
oggi), sullo sfondo del tema della diffidenza razziale e culturale si consumerà lo scontro tra "il parto
mostruoso" dell'intelligenza di Iago, e la natura romantica e primitiva di Otello. Uno scontro che
porterà alla più insopportabile delle sofferenze, quella dell'innocente Desdemona, e alla
sensazione di una civiltà occidentale che crolla sotto il peso delle proprie stesse conquiste
culturali.
La messa in scena risponderà a un'esigenza che avverto sempre più diffusa, quella di trovare una
nuova via che superi l'odiosa distinzione tra spettacoli "colti" e spettacoli "popolari", gli uni spesso
cerebrali e incomprensibili, gli altri ammuffite messe in scena. La nostra ambizione, invece, è di
fare del nostro "Otello" uno spettacolo sia colto che popolare, che emozioni il pubblico ma che,
come diceva Bertolt Brecht, gli stia anche "un passo avanti".
Carlo Sciaccaluga
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_________________mercoledì 29 luglio - Teatro La Versiliana _______________
“LA BISBETICA DOMATA”
di William Shakespeare
con Nancy Brilli
regia di Cristina Pezzoli
Per l’allestimento di questa nuova produzione abbiamo deciso di affidare ad un punto di
vista femminile la trasposizione di una delle commedie più famose di Shakespeare, La
bisbetica domata. Cristina Pezzoli è colei che grazie ad una originale chiave registica
porterà in scena questo nuovo allestimento.
Il titolo dell’opera è noto quanto la trama. La vicenda ha per protagonisti una serie di
personaggi che si districano in un frizzante crogiuolo di equivoci e travestimenti. Ben nota
per il suo carattere intrattabile, Caterina fatica a trovare pretendenti e quindi marito, a
differenza della sorella minore Bianca, apparentemente dolce e mansueta, bramata da
Gremio e Ortensio. Il padre delle ragazze, il nobile e avido Battista, decide dunque che
nessun uomo avrà la più giovane finché la primogenita non si sarà accasata. Così gli
zelanti corteggiatori fanno combutta e convincono il veronese Petruccio a chiedere in
moglie Caterina incoraggiandolo con la prospettiva della dote. La storia narra una serie di
trattative al rialzo che dimostrano quanto il padre delle ragazze veda in loro poco più che
un fattore di guadagno.
Confrontarsi con un classico pone sempre la questione sulla sua contemporaneità. In
questo caso c’è una sfida in più da affrontare per proporre una versione di questa
commedia che ha insita nel testo una visione fortemente legata ad un’ottica maschile in
cui la donna trova realizzazione, assoluzione ai suoi traviamenti uterini nel matrimonio,
nell’auspicabile rettitudine di una devozione all’autorità del marito. È vero pure che la
narrazione beneficia di una serie di astuzie provenienti dai lasciti della Commedia
dell’Arte, in grado di innescare situazioni pungenti, vivaci ed esilaranti. Quando
Shakespeare scrisse la commedia, la condizione femminile non era molto favorita dal
concetto stesso della donna per l’epoca in cui si viveva tuttavia l’autore ha voluto
dimostrare il suo disappunto sui matrimoni combinati che non erano altro che accordi
economici mettendo invece in risalto il diritto di poter decidere della propria vita.
Lo spettacolo sarà presentato in Prima Nazionale nell’ambito dell’ Estate Teatrale Veronese.
Produzione : Associazione Culturale La Pirandelliana
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__________domenica 16 e lunedì 17 agosto - Teatro La Versiliana__________
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La Versiliana Festival
DANZA
Teatro La Versiliana – Marina di Pietrasanta
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_________________sabato 18 luglio - Teatro La Versiliana _______________
Per la prima volta La Versiliana Festival ha l’onore di ospitare la musa italiana
della danza internazionale, étoile dell’opera di Parigi
ELEONORA ABBAGNATO
in
CARMEN
Balletto in due atti di Amedeo Amodio
dal racconto di Prosper Merimée
Coreografia e regia Amedeo Amodio
Musica Georges Bizet
Adattamento e interventi musicali originali Giuseppe Calì
Scene e costumi Luisa Spinatelli
Luci Bruno Ciulli
Produzione Daniele Cipriani Entertainment
ELEONORA ABBAGNATO
AMILCAR MORET GONZALEZ
SILVIA ACCARDO • GIORGIA CALENDA • GIOVANNI CASTELLI • MICHAELA COLINO • VIRGINIA GIOVANNETTI
• GIACOMO LUCI • GLORIA MALVASO • MARCO MARANGIO • VALERIO MARISCA • FLAVIA MORGANTE •
NICOLÒ NOTO • GIOVANNI PERUGINI • VALERIO POLVERARI • SUSANNA SALVI • MICHELE SATRIANO •
Maître de Ballet e Assistente alla coreografia Stefania Brugnolini
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La Carmen di Amedeo Amodio
di Mario Pasi
Quando si affronta un tema universale come quello di Carmen, diverse e magari contrastanti sono
le opzioni culturali: la prima concerne il racconto, e subito si deve decidere se riferirsi al libretto
dell’opera di Bizet oppure al romanzo di Prosper Merimée; la seconda riguarda la musica, Bizet o
qualcos’altro, Bizet nell’ordine o Bizet con tagli e aggiunte (vedi L’Arlesiana); la terza apre un
dibattito sulla protagonista, che può essere una zingara senza scrupoli, una martire, una donna
libera, un modello del femminismo; la quarta pone il problema dell’ambientazione temporale, e
diversi artisti, non solo al cinema (Preminger), ma anche in teatro , sono tentati di attualizzare,
modernizzare, mistificare la vicenda. Tali problemi restano anche quando Carmen diventa un
balletto: ma qui la costante si chiama sensualità, di più che altrove. Carmen, insomma, è una
creatura d’amore, attorno a lei ruotano le passioni, per lei va in pezzi l’onore di un soldato, un
marito va sottoterra, un torero passa e va. A lei, a Carmen, il destino riserva una morte violenta.
Normale, poiché violenta fu la sua vita, dicono i benpensanti. In realtà il romanzo di Merimée, che
è degli anni Quaranta del secolo scorso ma che è scritto con il tipico esprit illuministico del
Settecento, definisce senza lasciar spazi al dubbio i motivi e gli esiti della storia. Carmen è,
diremmo oggi, una nomade, fuori dalle leggi della società in cui vive. È una estranea, rispetto al
mondo cattolico rappresentato dal basco Don José. Non rappresenta dunque per nulla la cultura
occidentale, è un “caso” che lo scrittore indaga con rispetto e distacco. Per l’amico di Stendhal, la
gitana non è “dei nostri”. Ma il romanzo pone l’accento sul fascino del proibito, sul peccato
esotico, sulla bellezza esposta e diversa; l’Ottocento è diventato bigotto, e Carmen è dunque
momento di evasione e trasgressione. D’altra parte, son di moda i paesi d’oltremare, gli arabi e gli
indocinesi, e la Spagna gitana, popolare, banditesca è quel desiderato terzo mondo che gli
europei, i bianchi, dominano con l’istinto di trarne ricchezze, piaceri, e magari vizi. Bizet e i suoi
librettisti salvarono per tre quarti il libro, adeguando comunque la storia alle esigenze dell’opera
leggera (strano ma vero). Una tragedia che va all’Opéra-comique e vi trionfa: un’opera che in
fondo rende più simpatica la peccatrice del peccatore, in un clima da drammone salvato dal
frizzante della musica di Bizet; un’opera che è moderna nei concetti, nei rapporti, e perfino nel
gioco spiritoso che ogni tanto si fa strada, come nell’incontro fra il torero e José. Alla pochezza del
marito di Carmen, Bizet e soci sostituiscono la tenerezza della fidanzata Micaela; José resta
sciocco, e tenoreggia, Carmen è molto più vera e femminile, il torero le è molto simile, gli ufficiali
sono dei manichini, non c’è più il mistero dei boschi, delle notti, delle montagne, dei luoghi
polverosi dove si tramano nefande azioni, insomma l’opera è più luminosa e diretta del romanzo, il
capolavoro dello sfortunato Bizet che muore subito dopo la prima: piace ai russi e a Wagner, ai
romantici e ai modernisti. Bizet non giudica, espone i fatti, ma da buon comunardo non si nega alle
tirades sulla ribellione e la libertà. Sono gli ultimi fuochi romantici a favore dei fuorilegge, dei
banditi, dei masnadieri, che la gente amava certo di più che gli uomini d’ordine, almeno a teatro…
Sensualità dicevano, e libertà d’amare. Carmen decide, così come Giulietta, e tutte e due perdono
la partita. Giulietta la veronese è ancora più determinata, e più lucida, della collega rom; si ribella
alla famiglia, si prende Romeo, lo sposa di nascosto, organizza una fuga, insomma –benché
giovanissima- non accetta il suo ruolo e si batte per essere libera e felice. Ma nell’Ottocento una
italiana, e poi di origine scespiriana, non poteva avere un impatto simile a quello ella zingara, alla
quale è permesso tutto; il peccato di Giulietta è più famigliare, quelli di Carmen sono i modi di
essere del suo popolo. Roland Petit ha dato alla sua Carmen quella sensualità brillate e parigina
che in fondo avrebbe deliziato Georges Bizet. Quel balletto del 1948 è ancor oggi in circolazione.
Puntava sul Fatum, invece, Alberto Alonso quando dedicò la Carmen Suite (musiche di Bizet
orchestrate da Ščedrin, lavoro assai fortunato) a Maja Plissetskaja; per Matz Ek, del Cullberg Ballet,
la storia di Carmen è rovente, militaresca, e il punto di riferimento diventa Goya; sul terreno del
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folklore andaluso, infine, si sposta con drammatica coerenza Antionio Gades. Come si vede, i
coreografi hanno uno speciale interesse per questa vicenda lontana, vicina e futura, e la trattano
in modi assai diversi, e tuttavia accettabili.
Amedeo Amodio, come in altre fortunate occasioni (vedi il Romeo e Giulietta) appronta uno
spettacolo nel quale immette tutta a sua curiosità intellettuale. La musica di Bizet viene riletta, e
ancora una volta collabora all’operazione di ringiovanimento Giuseppe Calì. Le voci dei cantanti
non ci sono più, al loro posto cantano invece gli strumenti. L’ordine non è del tutto rispettato, ma i
fatti sì, sono quello che tutti conosciamo. Si comincia dalla fine, ma non si va per flashback. Il gioco
organizzato da Amodio, che potremmo definire mosaico ad alea, nel senso che ogni scena
potrebbe essere spostata dalla levata di una “carta”, prevede che vi sia un inizio e una fine dello
stesso fatto. Il segnale più forte è quello della morte, ed è dal delitto di José che si parte. Perché
qui sta la sorpresa: sul grido d’amore dell’ex brigadiere dei dragoni che viene arrestato il sipario
cala, lo spettacolo è finito, ognuno riprende il suo posto. Si smontano le scene, il palcoscenico
poco a poco torna al suo riposo notturno. E tuttavia, qualcosa di anomalo succede. La storia
appena rappresentata ha stregato la gente del teatro, e qualcuno la riprende, e quasi per magia il
balletto rinasce. Possiamo immaginare che una violinista sia presa dal dubbio di Carmen e che un
camionista diventi un replicante di Don José? Fuori dagli scherzi, così accade; Carmen-violino e
José-camion riprendono la storia, gli altri colleghi si appropriano dei vari personaggi, delle varie
scene che invece, materialmente spariscono, destinazione magazzini. Fato, casualità, forse anche
nello svolgimento dei fatti…Se possibile… Se riesce… Leggiamo la sequenza del balletto a arte. È un
balletto in sette blocchi, con i suoi militati e le sue sigaraie, con le sue risse. José conteso, Carmen
che sfregia Micaela. José arresta Carmen, lei fugge, lui è condannato, degradato, umiliato. José in
carcere. José nella taverna. José duellante. José assassino. E Carmen che tiene i fili di questa sfida
al passato, a ciò che stava nascosto nei sogni del bravo ragazzo cattolico dei paesi baschi. E
andiamo dunque sulle montagne, a far contrabbando. José, pensa Carmen, è un niente. Eppure si
fa amare. Il torero invece è il vincente, è il divo, è colui che sta più in alto. José ammazza García, e
va sempre più in basso, il toreador ammazza i tori, guardate la vestizione, sembra un rito pagano.
Forse Carmen ha fatto i soldi, comunque è elegante e non apprezza più gli stracci del malavitoso
soldato. Ma sa anche quale destino l’attende, il torero è uno che passa, che avrà donne più
importanti; José la rivuole, ma Carmen non ha più voglia di vivere come prima, sapendo di non
aver futuro accetta che la lama del coltello, lentamente come in un racconto di Borges, penetri
nelle sue carni. Sensualità della morte. Stavolta il sipario può chiudersi del tutto.
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_________________domenica 26 luglio - Teatro La Versiliana _______________
Compagnia Naturalis Labor
ROMEO Y JULIETA TANGO
coreografie e regia Luciano Padovani
di e con Matteo Antonietti, Ludovica
Antonietti, Marcelo Ballonzo, Tobias
Bert, Jessica D’Angelo, Loredana De
Brasi, Giannalberto De Filippis ,
Elena Garis, Silvio Grand, , Elisa
Mucchi, Marco Pericoli, Selene
Scarpolini
musiche di tango eseguite dal vivo
da Tango Spleen Cuarteto :
Mariano Speranza, pianoforte e
direzione / Francesco Bruno,
bandoneon /Andrea Marras, violino
/Gian Luca Ravaglia, contrabbasso
musiche di Piazzolla, Speranza,
Calo, Mores, Quartango, Rachel’s,
Sollima, Purcell, Westhoff
costumi Lucia Lapolla / scene
Antonio Panzuto /luci Luciano
Padovani
Una produzione Naturalis Labor con Teatro Comunale di Ferrara, Teatro Verdi di Pisa, Teatro La Fenice di
Senigallia/Amat con il sostegno di Ministero dei Beni e Attività Culturali e del Turismo / Regione Veneto / Arco Danza /
Provincia di Vicenza / Comune di Vicenza
“Lo spettacolo inizia con Julieta morta. Un inizio drammatico per una storia d’amore. Per un
racconto in tango della storia di tutte le storie d’amore. Con questo Romeo y Julieta tango Porto in
scena il dualismo maschile e femminile. Lo scontro tra due famiglie, i Capuleti e i Montecchi e
l’amore impossibile di Romeo y Julieta. Il tango porta con sè le contraddizioni del rapporto
uomo/donna. Il tango rappresenta, nell’immaginario collettivo, l’amore totale, l’abbandono totale
della donna all’interno dell’abbraccio dell’uomo. Da qui è nata la voglia di raccontare la storia dei
due innamorati con il tango”.
Giulietta e Romeo, III, 2
Vieni, o notte, vieni, o Romeo, tu che sarai il giorno nella notte, poiché riposerai sulle ali della
notte, più bianco che recente neve sul dorso di un corvo. Vieni, o gentile notte, vieni, o amabile
notte dalla nera fronte, dammi il mio Romeo; e quando egli morrà, prendilo e taglialo in piccole
stelle, ed egli renderà cosi bella la faccia del cielo che tutto il mondo s'innamorerà della notte, e
non presterà più nessun culto all'abbagliante sole...
La Compagnia
Creata nel 1988 da Luciano Padovani e Francesca Mosele, con lo spettacolo Taigà (1989) vince il primo premio al
Concorso Internazionale di Coreografia Città di Cagliari. La sede organizzativa e operativa della compagnia è a Vicenza
(Italia). Svolge un continuativo lavoro di ricerca sulla danza contemporanea, sul tango e sui nuovi linguaggi dell'arte.
Progetta e realizza spettacoli ed eventi unici avvalendosi di collaborazioni con realtà nazionali quali Teatro Olimpico di
Vicenza, Festival Oriente Occidente, Operaestate Festival, AbanoDanza, Pergine Spettacolo Aperto, Festival d'Autunno,
Segni Barocchi, Concerti in Villa. Realizza tourneè in Italia e in Europa.
Il gruppo musicale / Tango Spleen Cuarteto
Tango Spleen è un progetto musicale affermato e apprezzato a livello internazionale. Fin dall’esordio nel 2008 il progetto
Tango Spleen è richiesto sia per le rassegne concertistiche che per gli eventi strettamente dedicati alla danza del tango.
Riconosciuto come "una delle orchestre di tango più acclamate dell’ultimo periodo", Tango Spleen riscuote grande
successo in Italia e all'estero. E’ la proposta musicale rivela zione dell'edizione 2011 del XVIII Festival Nacional de
Tango de La Falda in Argentina, che per la prima volta invita un gruppo dall'estero nel più famoso e storico palcoscenico
della musica del tango.
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_________________sabato 1 agosto - Teatro della Versiliana ____________
ALESSANDRA FERRI
in
EVOLUTION
Di una bellezza oggi più morbida, e ancor più intelligentemente consapevole di sé,
Alessandra Ferri ha ripreso il suo cammino teatrale confermando come, per i grandi artisti,
l'età e' solo uno stato mentale e la maturità può regalare nuove sfumature a un'arte come
la danza che proprio grazie a questi talenti eccezionali sta spostando i propri limiti.
La serata prosegue il percorso evolutivo accompagnata da grandi artisti internazionali
quali Herman Cornejo, Craig Hall, Tobin del Cuore, Fan-Yi Sheu ed altri in corso di definizione
.
Il programma prevedere coreografie di Christopher Wheeldom, Lar Lubovitch ,Angelin Preljocaj,
Aszure Barton ed altri autori in corso di definizione . Musiche di W.A.Mozart, Arvo Part, Richard
Rodgers, Max Richter …………
Personaggio dell’Anno , Premio Danza & Danza 2014
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_______mercoledì 12 e giovedì 13 agosto - Teatro della Versiliana _______
W MOMIX FOREVER
By Moses Pendleton
W MOMIX FOREVER rappresenta il coronamento di 35 anni di Momix
trascorsi a calcare le scene più importanti di tutto il mondo, ed è con una
spettacolare raccolta delle sue più suggestive e significative coreografie che
Moses Pendleton, carismatico creatore della compagnia, intende festeggiare
questo fondamentale anniversario.
Due inedite creazioni si uniranno alla carrellata di splendidi estratti che
ripercorrono la lunga carriera della compagnia: dagli storici Momix Classics,
Passion, Baseball, Opus Cactus fino al più recente Bothanica e l'ultimo
grande successo Alchemy.
La prima mondiale, come nel lontano 1980, avverrà nello stesso teatro e nelle
stesse date di allora: dal 10 al 28 giugno al Teatro Nazionale di Milano.
All'epoca Momix era composta dai soli Moses Pendleton ed Allison Chase e
quelle date rappresentarono l'inizio di una carriera dai risvolti strabilianti!
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_____________giovedì 20 agosto - Teatro della Versiliana______________
Compagnia Artemis Danza/Monica Casadei
TOSCA X
Creazione per 14 danzatori + Anime
Debutto 15 aprile Teatro Regio di Parma
Coreografia, regia, luci, scene e costumi Monica Casadei / Musica
Giacomo Puccini / Elaborazione Musicale Luca Vianini /
Direzione Tecnica Paolo Gamper
Assistente alle coreografie Camilla Negri / Coproduzione Lugo Opera
Festival, Festival La Versiliana/ In collaborazione con Teatro
Comunale di Bologna, AMAT & Teatro dell’Aquila/Comune di Fermo
La collaborazione “ BODY OF EVIDENCE” con i Centri Antiviolenza
nel triennio 2015/2017 la Compagnia Artemis Danza collaborerà con i centri antiviolenza d’Italia per la
sensibilizzazione del pubblico sulla violenza delle donne.
Con Tosca Monica Casadei inaugura il suo progetto pucciniano interpretando la celeberrima opera lirica con
segno impetuoso ed empatia intellettuale. Centrale la relazione tra il gesto coreografico e la parola
drammaturgica, che trova piena corrispondenza nel secondo atto dell’opera più drammatica di Giacomo
Puccini, dove si concentrano le tensioni e le sfide tra opposti, con colpi di scena che riescono a tenere lo
spettatore in costante apprensione. Le accentazioni del secondo atto sono il nucleo della pièce sia per il
côté musicale che per il fiume di dramma e sadismo che ne scaturisce. L’elaborazione della partitura
originale con l’inserimento di tracce contemporanee e soprattutto con la reiterazione di parole significanti del
libretto, origina una vera e propria drammaturgia musicale. Su questo appassionante tappeto sonoro si
impongono con forza i protagonisti, Tosca e Scarpia, che per la prima volta in Monica Casadei sono
identificati come personaggi riconoscibili. Una danza corale, gonfia di impulsi e passioni, istintiva e a tratti
selvaggia, che fa un uso vorticoso dello spazio e appare, anche simbolicamente, come visivamente piena:
assoli protetti da cornici di insiemi o al contrario violentati da orde di corpi prendono forma nella in una
dinamica accelerata da forze propulsive, in un’atmosfera di sospesa concitazione.
La legge dei contrasti è applicata anche alla scelta dei costumi, con la nudità pudica che ancor più
si nota tra gli abbigliamenti aggressivi e imperiosi, simboli del male gratuito e dell’abuso di potere,
messi in atto su una scena essenziale lacerata da una lama rossa.
IL TERRITORIO IN SCENA: Le Anime di Artemis
Artemis incontra gli allievi delle scuole di danza e di teatro della città ospitante.
Un laboratorio intensivo (gratuito) di minimo due ore in teatro il giorno dello spettacolo e con
possibilità di un approfondimento nelle settimane precedenti, attraverso l’organizzazione di 2-3
incontri in loco con i partecipanti. Durante questi workshop, curati dalla coreografa o dai suoi
assistenti, verranno create delle coreografie per le “anime nere” che faranno parte integrante dello
spettacolo. L’azione è volta a sensibilizzare il territorio sugli elementi di contemporaneità
dell’opera lirica legati al gesto coreutico.
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Versiliana Upgrade
Festival
collettiva di scena contemporanea
Seravezza - Teatro delle Scuderie Granducali
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Versiliana Upgrade Festival
collettiva di scena contemporanea
Seravezza - Teatro delle Scuderie Granducali
PROSA
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_____________venerdì 19 giugno SCUDERIE GRANDUCALI __________
Carrozzeria Orfeo
THANKS FOR VASELINA
dedicato a tutti i familiari delle vittime e a tutte le vittime dei familiari
drammaturgia Gabriele Di Luca
regia Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi
interpreti Gabriele Di Luca (Fil), Massimiliano Setti (Charlie), Beatrice Schiros (Lucia)
Ciro Masella (Annalisa), Francesca Turrini (Wanda), musiche originali Massimiliano Setti
luci Diego Sacchi , costumi e scene Nicole Marsano e Giovanna Ferrara
locandina AMBÉ2
coprodotto da Carrozzeria Orfeo e Fondazione Pontedera Teatro
in collaborazione con La Corte Ospitale, Festival Internazionale Castel dei Mondi di Andria
Last Seen 2013 di Klp come migliore spettacolo dell’anno
TRAMA
Gli Stati Uniti d'America, con il sostegno dei paesi alleati, hanno deciso di bombardare il Messico,
distruggendo tutte le piantagioni di droga e classificando le numerose vittime come “effetti
collaterali”, con il pretesto di “esportare” la propria democrazia.
Fil, cinico-disilluso, e Charlie, determinato animalista e difensore dei diritti civili, entrambi
trentenni e con un futuro incerto, coltivano nel loro appartamento grossi quantitativi di Marijuana
e, con due opposte motivazioni, decidono di tentare il colpo della propria vita: invertire il normale
andamento del mercato della Marijuana esportandola dall'Italia al Messico. Su questo pretesto
surreale si fonda la trama del testo che “esploderà” non appena nella loro vita entrerà Wanda, una
trentenne obesa, insicura e membra di un fallimentare corso di autostima. Nessuno, a parere dei
due, potrebbe essere più adatto di lei per diventare un insospettabile corriere della droga
internazionale. Con la complicità della madre di Fil, Lucia, una cinquantenne ludopatica appena
uscita da una clinica per disintossicarsi dal gioco, Fil e Charlie preparano Wanda per il grande
viaggio. Tutto si complica, però, quando dopo quindici anni di assenza, torna a casa Annalisa,
padre di Fil ed ex marito di Lucia, diventata nel frattempo una transessuale…+
NOTE DI REGIA
Ancora una volta ci interessiamo alle dinamiche, ai paradossi e alle ipocrisie del nostro tempo con uno
sguardo presente ma non moralistico sulla società. La manomissione delle parole e dell’informazione, la
violenza della politica, l’occultamento di alcune verità nel rapporto vittima-carnefice tra occidente e oriente, il
potere religioso, le sette religiose, le nuove religioni, i corsi spirituali, i corsi di autostima, i corsi di
seduzione. Le false diete e i falsi prodotti biologici, le finte manifestazioni, il finto impegno civile, il finto
buonismo. Fattucchiere, imbonitori e santoni con i loro falsi rimedi per tutto. E ancora: la strumentalizzazione
del dolore, della solidarietà, della morte. Senza parlare di mia Zia, con le sue scarpette di coccodrillo e il suo
odio feroce per gli immigrati, mentre “posta” su facebook foto e commenti commoventi su cani maltrattati e
bambini marocchini.
Thanks for Vaselina è un’inculata morbida, è una violenza non esplicita, è il compromesso pericoloso e
terribile che congela il pensiero. E’ l’abitudine ad una vita tranquilla. Un ringraziamento quindi da parte
nostra, non privo di una certa ironia, a chi si prende il disturbo di non farci troppo male. Un ringraziamento a
tutto ciò che fa leva sul nostro dolore, sulle nostre speranze, sulla solitudine e il nostro bisogno d’amore per
ricavarne qualcosa. Ma “Siamo tutti canaglie” come dice Amleto ad un certo punto. Noi che scriviamo e voi
che leggete, non siamo certo immuni a tutto ciò. Noi non siamo i buoni, né i giudici, né i paladini di tutto
questo. In diverse misure siamo tutti coinvolti ma, nonostante ciò, possiamo trovare in noi stessi la lucidità,
la sensibilità e l’ironia per indagare queste cose e raccontare una storia. Thanks for Vaselina racconta la
storia di esseri umani sconfitti, abbattuti, lasciati in un angolo dal mondo che prima li ha illusi, sfruttati e poi
tragicamente derisi. E' il controcanto degli “ultimi” e degli esclusi dal mondo del successo e del benessere. In
un esistenzialismo da taverna dove ogni desiderio è fallimento. Genitori disperati e figli senza futuro
combattono nell'"istante" che gli è concesso per la propria sopravvivenza, vittime e carnefici della lotta senza
tempo per il potere e per l'amore. In una continua escursione fra la realtà e l'assurdo, fra il sublime e il
banale. Come una corda sempre tesa fra il cielo e i bassifondi in uno spalancarsi di abissi dove, ad ogni
passo, non si può che restare in bilico. Tasselli di una catena alimentare, di una selezione naturale che non
avrà mai fine, fino all'ultima bomba, fino all'ultimo uomo.
"...e come disse il buon Dio scaccolandosi nella sua Jacuzzi:
mi sa che ho creato molti amanti, ma non altrettanto amore”.
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FONDAZIONE LA VERSILIANA
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_____________martedì 23 giugno SCUDERIE GRANDUCALI __________
MENOVENTI
presenta
L’UOMO DELLA SABBIA
CAPRICCIO ALLA MANIERA DI HOFFMANN
di Consuelo Battiston, Gianni Farina, Alessandro Miele
regia Gianni Farina
musiche Stefano De Ponti
luci e direzione tecnica Robert John Resteghini
con Tamara Balducci, Consuelo Battiston, Tolja Djokovic, Francesco Ferri, Alessandro
Miele, Mauro Milone
assistente alla regia Chiara Fallavollita /costumi Elisa Alberghi
tecnico di compagnia Sergio Taddei / macchinista Andrea Bulgarelli
foto di scena Arianna Lodeserto / disegno e grafica Marco Smacchia
scene realizzate nel laboratorio di Emilia Romagna Teatro Fondazione
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Festival delle Colline Torinesi,
Programma Cultura dell’Unione Europea nell’ambito del Progetto Prospero
grazie a Marco Cavalcoli e Chiara Lagani, Santarcangelo dei Teatri/Santarcangelo 41,
Teatro Fondamenta Nuove, Compostc/Valtorto, perAspera/Drammaturgie Possibili –
Festival di Arti Contemporanee, tutti i partecipanti ai laboratori del progetto Ubiq
Questo Capriccio è, prima di tutto, un labirinto. È un gioco di scatole cinesi, una narrazione
senza fine in cui perdersi. È il tableau vivant di una natura morta. Nel racconto di
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FONDAZIONE LA VERSILIANA
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Hoffmann i personaggi sfumano nel grigio panneggio della quotidianità, come riflessi
automatici di uno stesso individuo. L’inquietudine generata dal Fantastico, dal Perturbante,
dal Bizzarro spinge lo studente Nataniele verso una incauta consapevolezza di questo
ingranaggio opacizzante, ma enorme è la distanza tra il desiderio e l’azione, la nevrosi
soppianta la contemplazione nell’eterno conflitto tra immagini interiori e mondo esterno. La
sfida formale consiste nell’accensione di una lanterna magica capace di apparizioni e
dissolvenze, portatrice di paradossali sovrapposizioni di contesti per mettere così in
discussione, alla maniera di Hoffmann, ciò che i nostri occhi vedono: la cornice artefatta
che chiamiamo realtà.
Benevolo spettatore,
Questa presentazione ti piace?
Forse intimidisce un po’ troppo. Però la conclusione: “Benevolo spettatore, questa
presentazione
ti
piace?” cambia registro, non trovi?
Peccato che ciò che viene definito “la conclusione” non sia una reale conclusione; dopo
segue altro, come questa frase o altre che seguiranno l’espressione “dopo segue altro”.
Chiediamo scusa per tutti questi giri di parole, ma davvero non riusciamo a chiudere il
discorso, non ne veniamo a capo.
Ora siamo andati a capo e il problema resta insoluto.
Come finire davvero?
Ecco, si potrebbe scrivere “fine”, se solo queste parole facessero parte di un finale.
Invece, no, costituiscono la presentazione dello spettacolo.
Facciamo così: sospendiamo tutto, ne riparleremo dopo lo spettacolo.
Se solo stessimo parlando!
Però l’idea non è male, l’idea contenuta nella locuzione “sospendiamo tutto”, si intende.
Ascoltiamola, se è lecito dire “ascoltiamola” riferendosi ad un oggetto muto come la parola
stampata.
“Seguiamola” forse è più giusto, suona meglio. Ma non parliamo più di suoni, seguiamola
finalmente senza far seguire assolutamente niente all’esortazione “seguiamola
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FONDAZIONE LA VERSILIANA
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_____________sabato 27 giugno SCUDERIE GRANDUCALI ___________
In prima nazionale
BLOOM’S DAY
dall'Ulisse di James Joyce ulyssage # 4
Uno spettacolo di Claudio Collovà con Sergio Basile (Leopold Bloom)
Scene e costumi Enzo Venezia / musiche Giuseppe Rizzo
luci Pietro Sperduti
Produzione Argot Studio in collaborazione con La Versiliana Festival
"Non ho altro che ammirazione, vorrei, per il mio bene, non averlo letto."
(T.S. Eliot)
"Sto leggendo l´Ulisse. A dire il vero non riesco a leggere nient´altro, non riesco nemmeno a pensare a
nient´altro."
(Valery Larbaud 1920)
Note di regia
Ulysses è una commedia. Un percorso in cui spesso si inciampa, cadendo fragorosamente a terra, come
succede a un cameriere con una pila di piatti sporchi. Una storiella di una giornata e l'epopea di due razze
(Israele-Irlanda), la definì Joyce, scoraggiando tutti i cercatori di simboli. Leopold Bloom è già lui stesso
dotato di umorismo e ridicolo nelle sue goffaggini, ed è una figura tragica perché tutto intorno a lui è violento
e inumano, a cominciare dalla persecuzione di cui è vittima in un'Irlanda già ad inizio secolo anti-semita e
razzista. Questo è il vero spirito voluto da Joyce. Simpatia (empatia) e incongruenze come sostituti di pietà e
terrore. Questo ultimo lavoro prosegue la mia ricerca sull'Ulysses, dopo Uomini al buio - Ade e Artista da
Giovane e Telemachia prodotti dal Teatro Biondo Stabile di Palermo tra il 2010 e il 2012. Bloom's Day,
questo nuovo spettacolo, racconta dell'infedeltà di Molly che costringe Bloom a vagare tutto il giorno con il
peso del tradimento nel cuore, del sentimento diffuso contro gli Ebrei,, del suo ritorno a casa dopo una lunga
giornata errante tra le strade di Dublino. Accadimenti che per la maggior parte accadono dentro la sua
mente. Al centro di tutto infatti sopravvivono qui le sue meditazioni condotte in gran parte nei suoi momenti
più intimi e solitari, persino nella vasca in cui l'unica acqua di questo Ulisse è quella anti-eroica
dell'Hammam.
Bloom è ebreo, il suo cognome originario è Virag, il padre si è suicidato, è sposato alla cantante lirica Molly,
donna di vistoso fascino, ha perso un figlio appena nato undici anni prima (la stessa età in cui mori
Hamnet!), da allora la relazione con la moglie si è fatta problematica, tanto da sospettare che lei lo tradisca,
ha un'amante virtuale, Marta, con la quale intrattiene una corrispondenza sotto lo pseudonimo di Henry
Flower. E' un esempio di vita mediocre, insignificante, Bloom è avvolto da un disagio privato che rispecchia
quello generale e pubblico della città, i cui abitanti spia qui con l'ausilio di un cannocchiale. Il girovagare di
Bloom, che certamente non è la linea retta, è lento e ozioso ma probabilmente è il percorso più facile, forse
l''unico possibile, per raggiungere casa e moglie. A Molly Bloom - qui presente come una Ophelia
addormentata - è stato attribuito il ruolo di centro gravitazionale della giornata e della vita del marito;
questa azione a distanza è però contrastata dal fatto che Bloom - Ulisse, pur pensando costantemente a lei,
sembra cogliere qualsiasi pretesto per tenersi lontano da casa.
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_____________giovedì 2 luglio SCUDERIE GRANDUCALI __________
PEPERONI DIFFICILI
di Rosario Lisma
con Anna Della Rosa, Ugo Giacomazzi, Rosario Lisma, Andrea Narsi
scene e costumi Eleonora Rossi / luci Paola Tintinelli e Luigi Biondi
musiche Gipo Gurrado / regia Rosario Lisma
assistente alla regia Sofia Sironi / assistente scene e costumi Chiara Luna Mauri
produzione Teatro Franco Parenti in collaborazione con Jacovacci e Busacca
Ambientato nella cucina di un giovane parroco di provincia, Peperoni difficili si ispira a una piccola vicenda
realmente accaduta e pone domande sul “mentire a fin di bene”, sulla verità e il diritto di dirla o di saperla. I
personaggi coinvolti, oltre al parroco, sono la sua bellissima sorella volontaria in Africa, un bidello allenatore
della squadra dell’oratorio, un bancario, colto, brillante e stranamente inconsapevole di essere spastico.
Rosario Lisma, autore vincitore del Premio ETI Nuove Sensibilità 2009 con L’operazione, si ispira alla
tradizione umoristica del ‘900 e alla commedia all’italiana.
In scena, con lui, oltre a Ugo Giacomazzi e Andrea Narsi, anche Anna Della Rosa, giovane pluripremiata
interprete del teatro italiano e ultimamente sugli schermi cinematografici in La Grande Bellezza.
DALLA STAMPA
Non è facile trovare una commedia che fa ridere, e parecchio, mettendo in discussione con intelligenza temi
capitali. Succede in Peperoni difficili, nuovo testo di Rosario Lisma; giovane attore di talento. Nella trama, un
parroco di provincia si vede piombare in casa la virtuosa sorella missionaria, di cui si innamorerà un amico
colto e brillante, sebbene spastico, handicap che i paesani fingono di non vedere. Il quesito se sia meglio
mentire a fin di bene o dire la verità a tutti i costi si innesta su situazioni quotidiane e si incarna in personaggi
non attesi, ma vivi nello loro opposte, fragili umanità, in una pièce ben scritta che mescola risata e dramma,
di solida costruzione e dialoghi irresistibili, con quattro interpreti ( con Lisma, Anna Della Rosa, Ugo
Giacomazzi e Andrea Narsi) in stato di grazia. Bravi. Simona Spaventa la Repubblica
Rosario Lisma interpreta e dirige un testo coraggioso e contracorrente sul rapporto tra verità e fede. La sua
forza è proprio nella messinscena delle piccole cose, dei dettagli diabolici, delle tragedie quotidiane.
Lisma è ottimo e generoso capocomico. Bravi anche i compagni di scena: Anna Della Rosa, seducente e
scalpitante, Andre Narsi, di una malinconia buffa e commovente, e lo straordinario Ugo Giacomazzi, cui
tocca il difficile ruolo, ma meglio concepito, del disabile. E questo spettacolo, più che un’apologia della
“menzogna a fin di ben” è un tributo alla finzione e a quella favolosa fabbrica di bugie che è il teatro.
Camilla Tagliabue Il Fatto Quotidiano
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_____________sabato 11 luglio SCUDERIE GRANDUCALI __________
TEATRODILINA
presenta
BANANE
(un quasi road movie per quattro attori, un cane e alcune casse sparpagliate)
di Francesco Lagi
con Francesco Colella, Leonardo Maddalena, Aurora Peres, Mariano Pirrello
disegno suono Giuseppe D’Amato e Linz
scenografia Salvo Ingala
costumi Daniela Tartari
mlg Regina Piperno
regia Francesco Lagi
Banane è la storia di
alcune esistenze e della
traiettoria storta della
loro vita. È un testo
composto da piccole
scene che si svolgono,
tra la luce e il buio,
quasi tutte in ambienti
diversi
con
un
andamento rapido e
sincopato. La vicenda
inizia a Roma, con
l’arrivo alla stazione
Termini di una ragazza
con un borsone a
tracolla, silenziosa e
spettinata, e finisce un
anno dopo su una
spiaggia d’inverno. In mezzo c’è il lungo viaggio di due amici a bordo di una macchina
presa in prestito e una partita di Trivial finita male. Poi c’è la storia del profeta Eliseo e il
problema della perdita dei capelli, un film di supereroi e una storia d’amore che si dissolve
lentamente. E ancora: alcune bucce di banana, l’ultimo saluto al cane Pigna e una
manciata di silenzio dove si ascolta lo scorrere del vento. È una storia che parla di amore
e di felicità, vissuta da persone che si accorgono però a malapena di sentirne la
mancanza. L’arrivo della cugina Palma risveglia come una lontana eco le esistenze
assopite di Pino, Elio e Max. Li porterà a smuoversi e a fare i conti con i loro tentativi goffi
di agguantare il tempo delle loro giornate. I personaggi sono animati da una cifra realistica
ma leggermente strabica. Sono silenziosi, malinconici e marginali, vorrebbero stare al
centro delle cose che gli capitano ma riescono solo a sfiorarle, come in un vecchio film in
bianco e nero di Jim Jarmusch.
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_____________venerdì 17 luglio SCUDERIE GRANDUCALI __________
PROXIMA RES
presenta
ANTROPOLAROID
di/con
TINDARO GRANATA
Premio “Mariangela Melato” – Prima Edizione 2013 – Attore Emergente
Antropolaroid è la fotografia di una famiglia siciliana, una polaroid umana che si snoda
attraverso la voce e il corpo di Tindaro Granata. Le storie tramandate inconsapevolmente dai
nonni di Tindaro, diventano lo spunto originalissimo e poetico per un racconto popolare in cui
la famiglia, insieme alla storia di un paese, sono i protagonisti. Personaggi e voci prendono
vita esclusivamente con l’aiuto del corpo dell’interprete, solo ad abitare la scena vuota.
L’attore-autore si distacca dal modello originario di tradizione orale del “Cunto” senza però
prescinderne, dando vita ad una lingua sconosciuta, un dialetto siciliano ricco di detti familiari,
voci antiche, memorie sonore della sua terra d’origine. Senza artifici scenografici, i personaggi
di Tindaro si alternano, si sommano, si rispondono, legati a un comune cordone ombelicale.
Creano la storia di una famiglia italiana, in cui il male si perpetua come un’eredità misteriosa
tramandata da padre in figlio, un male che si presenta ad ogni nascita e ad ogni morte.
Definire Antropolaroid non è semplice: ad oggi non c’è nulla di paragonabile al lavoro
originalissimo di Granata. Forse dovremmo chiamare in causa Charlie Chaplin, ma anche il
teatro dei racconti e della terra sicula o semplicemente un lavoro sull’immaginazione, la
musica, la memoria.
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Straordinario Tindaro Granata da solo racconta di figure familiari, di generazioni, di una terra,
la Sicilia, da cui anche allontanarsi. Con il proposito di andare a Roma, diventare attore, fare
del cinema …
Tindaro Granata passa attraverso i decenni in molteplici ruoli, ad ogni età, maschio o
femmina, tra giochi, balli, lavoro, relazioni familiari, paure, brevi passaggi ogni volta a
comporre dialoghi, legami, situazioni, lui solo e tanti .
La novità di uno spettacolo come Antropolaroid sta nell’utilizzo di una tecnica, antica, come
quella del “cunto”, che viene scomposta e il meccanismo del racconto viene sostituito dalla
messa in scena dei dialoghi tra i personaggi del racconto. Non vengono narrati i fatti, ma i
personaggi parlano tra di loro e danno vita alla storia.
Trama
Francesco Granata nel settembre del 1925 si impicca perché scopre di avere un tumore
incurabile. La moglie , incinta, sola, si reca spesso al cimitero per “bestemmiare” sulla tomba
del marito. Il figlio Tindaro Granata nel 1948 viene implicato in un omicidio di mafia, ordinato
da un noto mafioso di Patti. Maria casella, nel ’44, si innamora di Tindaro che incontra ad una
serata di ballo organizzata da suo padre per presentargli il suo futuro sposo, un ufficiale
tedesco. La giovane si oppone al matrimonio, scappa con Tindaro, facendo la “fuitina”.
Teodoro Granata nasce l’anno dopo. Diventato adulto, Teodoro emigra in Svizzera. Tornato in
Sicilia sposa Antonietta Lembo e con l’aiuto del signor Badalamenti apre una falegnameria.
Tindaro Granata nasce nel settembre del 1978. Adulto, parte per il servizio militare, si imbarca
per due anni su nave Spica e qui incontra il nipote del boss del suo paese di origine, Patti.
Il giovane Tino (nipote del boss) , dopo che il padre viene indagato per delitti di mafia, si
confida con Tindaro. Ma questo è il giorno in cui Tindaro parte per Roma, vuole diventare un
attore. Tino si suicida, impiccandosi.
Per la sua originalità e l’innovazione che rappresenta per la scena teatrale italiana, lo spettacolo
vince:
Premio della giuria popolare della “Borsa Teatrale Anna Pancirolli”. Premio “ANCT”
dell'Associazione Nazionale dei Critici nel 2011. Premio Fersen in qualità di “Attore
Creativo” nel 2012.
Scene e costumi Margherita Baldoni e Guido Buganza
Disegno luci Matteo Crespi
Elaborazioni musicali Daniele D’Angelo
Organizzazione/Distribuzione Paola Binetti
Produzione Proxima Res
Durata 60 minuti
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_____________martedì 21 luglio SCUDERIE GRANDUCALI __________
I Sacchi di Sabbia presentano due spettacoli in un’unica serata:
DON GIOVANNI e PICCOLI SUICIDI IN OTTAVA RIMA
Don Giovanni di W.A.Mozart
Ein Musikalischer Spass zu Don Giovanni
un progetto di Giovanni Guerrieri, Giulia Solano e Giulia Gallo con Arianna Benvenuti, Lisa Carpitelli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri,
Matteo Pizzanelli, Federico Polacci, Giulia Solano
Produzione: I Sacchi di Sabbia/Compagnia Sandro Lombardi, Teatro in collaborazione con Teatro Sant’Andrea di Pisa, Teatro del Giglio
di Lucca, La Città del Teatro, Armunia Festival Costa degli Etruschi
Ein musikalischer Spass zu Don Giovanni è un capriccio per “boccacce e rumorini” che propone,
attraverso una partitura rigorosissima di “gesti musicali”, la struttura essenziale del Don Giovanni di Mozart:
una selezione delle arie più significative incastonate in un disegno drammaturgico compiuto e interpretate
“rumoristicamente” dagli attori della Compagnia I Sacchi di Sabbia.
Lo spettacolo è in definitiva un’esecuzione a cappella di una riduzione strumentale del Don Giovanni da
parte di una piccola corale. I sei giovani che la compongono non sono però musicisti, ma attori che hanno
costruito la loro partitura “recitando” la musica di Mozart, imitando fino allo sfinimento una versione del Don
Giovanni eseguita da Karajan nel 1986. Dalla recitazione “del suono”, dal tentativo di riprodurre il rumore
dello strumento, si arriva – addentrandosi dalla “parte sbagliata”, quella che nessun musicista praticherebbe
– ad una pionieristica versione dell’Opera di Mozart: una versione “sgrammaticata”, senza
“rappresentazione”, ma che in virtù delle tragicomiche espressioni facciali degli attori chiamati ad imitare le
sonorità degli strumenti e l’ausilio della proiezione del libretto sullo sfondo, riesce ad evocare l’essenza del
grande personaggio mozartiano. Frutto di un approccio all’opera spiazzante, d’una interpretazione “teatrale”
in cui il testo dello spettacolo è rappresentato dalla melodia e dalla timbrica degli strumenti, questo lavoro si
colloca nella scia di una ricerca sul melodramma che nel 2008 ha fatto vincere alla formazione pisana il
prestigioso Premio Ubu.
Un omaggio a Mozart: uno sberleffo e al tempo stesso un atto d’amore per
un’opera magnifica.
Piccoli suicidi in Ottava Rima
Vol. I e II
ideazione Giovanni Guerrieri e Giulia Gallo / con Gabriele Carli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, Enzo Illiano, Giulia Solano / regia
Giovanni Guerrieri con la collaborazione di Dario Marconcini / consulenza all’Ottava Rima Enrico Pelosini / consulenza al canto Andrea
Bacci e Enrico Baschieri / Illustrazioni Guido Bartoli
Produzione: I Sacchi di Sabbia in co-produzione con Armunia e Festival Orizzonti 2014
con la collaborazione di Santarcangelo dei Teatri, Compagnia Lombardi-Tiezzi, Teatro di Buti e Compagnia del Maggio “Pietro Frediani”
/ con il sostegno di Regione Toscana.
“...Serie possono essere, però, le ragioni che hanno spinto il parodiante a rinunciare a una rappresentazione
diretta del suo oggetto.”
Giorgio Agamben
Iniziata in forma di happening per Inequilibrio e Santarcangelo edizione 2013, l’escursione nella
tradizione dei maggi toscani da parte de I Sacchi di Sabbia – dopo una tappa al Teatro Studio di Scandicci approda alla sua forma definitiva: una raccolta di episodi, recitati in ottava rima e in quartine di ottonari.
Avventura, western, fantascienza (uno degli episodi è il ben noto L’invasione degli Ultracorpi, i cui temi
vegetali e di rinascita si sposano perfettamente con quelli del canto in maggio) sono gli ingredienti di queste
piccole allegorie di genere, riformulate secondo quest’antica tecnica popolare.
Questo lavoro – grazie alla complicità e alla collaborazione con la storica Compagnia del Maggio “Pietro
Frediani” di Buti diretta da Dario Marconcini – segna una tappa decisiva nell’indagine sulla parodia che I
Sacchi di Sabbia stanno conducendo negli ultimi anni.
Ricalcare e abitare una forma arcaica – quella dei cantori dei paladini di ariostesca memoria – diventa la
chiave per condividere un immaginario con lo spettatore, per poi rovesciarlo e/o straniarlo. La parodia è
intesa come “fuori posto”, come rottura del nesso naturale fra musica e linguaggio: ecco il cuore di
quest’avventura.
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_____________sabato 25 luglio SCUDERIE GRANDUCALI __________
CARO GEORGE
regia Antonio Latella
di Federico Bellini
con Giovanni Franzoni
costumi Graziella Pepe
musiche Franco Visioli
luci Simone De Angelis
production Brunella Giolivo
management Michele Mele
produzione stabilemobile - compagnia Antonio Latella
Nell'ottobre del 1971, a Parigi, una retrospettiva consacra Francis Bacon
come uno dei più grandi pittori del suo tempo.
Alla vigilia della mostra, George Dyer, amante e modello dell'artista irlandese,
si suicida nella stanza d'albergo che ospitava entrambi.
Davanti ai dipinti che raffigurano George, Bacon rivive la relazione con il
compagno, in un momento in cui trionfo artistico e fallimento esistenziale si
confondono, diventando anch'essi, inevitabilmente, materia del dipingere.
Federico Bellini
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Versiliana Upgrade Festival
collettiva di scena contemporanea
Seravezza - Teatro delle Scuderie Granducali
DANZA
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_____________ martedì 30 giugno SCUDERIE GRANDUCALI __________
mk
Robinson
con Philippe Barbut, Biagio Caravano, Saverio Cavaliere, Marta Ciappina, Andrea Dionisi, Laura
Scarpini
coreografia Michele Di Stefano
musica Lorenzo Bianchi Hoesch
set e immagini Luca Trevisani
disegno luci Roberto Cafaggini
assistenza scenica Davide Clementi
organizzazione generale Anna Damiani e Valeria Daniele
promozione PAV/Diagonale artistica
web Biagio Caravano
produzione mk 2014, Teatro di Roma
in collaborazione con Comune di Montalto di Castro e ATCL
con il contributo MiBACT
durata 55’
debutto 7 febbraio 2014 Teatro Argentina Roma
Luogo di approdo del turista definitivo ma anche laboratorio della colonizzazione, l’isola di
Robinson si occupa da sempre della nostra idea dell’esotico, quell’indefinibile processo proiettivo
di desideri e paure, rimodellato oggi per essere al servizio di due grandi flussi dell’economia
globale: quello migratorio e quello vacanziero.
In questo spettacolo la progettualità amministratrice e normativa conferita da Defoe al suo
protagonista entra contraddittoriamente in una zona di metamorfosi di fronte alla possibilità
dell’innocenza originaria e di fronte allo sgretolamento dei propri limiti, causato dalla mancanza di
quel termine di paragone che fonda e giustifica ogni individuo: un altro individuo, chiunque, un
non-io.
Anziché rifondare la civiltà, il nostro Robinson si perde nel paesaggio senza umani fin quando
l’incontro con l’altro lo prepara ad una totale reinvenzione di se stesso, come accade nel
romanzo di Michel Tournier, Venerdì o il limbo del Pacifico.
Allo stesso modo, la coreografia è soprattutto un atto di apprendimento rispetto ad un “fuori” di
cui fare incessante esperienza. La danza si definisce tale quando permette ad un’altra danza di
esistere nei pressi: è dunque semplicemente un linguaggio adottato per l’incontro, che mantiene
sempre vivo il momento dell’incontro.
E’ così possibile collocare l’origine e la fine di ogni danza nello spazio esterno del mondo.
Ovunque.
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_____________martedì 7 luglio SCUDERIE GRANDUCALI __________
COLLETTIVO CINETICO
experimental performing arts
presenta ( due tempi – due coreografie)
|X| No, non distruggeremo le scuderie Granducali
Concept e regia
Francesca Pennini
Azione e creazione
Andrea Amaducci - Matteo Ceccarelli - Nicola Galli
Carmine Parise - Angelo Pedroni - Giulio Santolini
Performance interattiva. Durata 30 min
Miniballetto n.1
concept e danza: Francesca Pennini
dramaturg e pilota: Angelo Pedroni
musica: Girolamo Frescobaldi, Johann
Sebastian Bach, György Ligeti
classificato tra i 10 migliori spettacoli del
2014 da Paperstreet.
SINOSSI
Drone: verbo inglese “to drone” = ronzare
Drone: termine inglese per indicare un accordo o una nota continua (bordone)
Drone: termine inglese per indicare il fuco, maschio dell’ape domestica
Drone: aeromobile a pilotaggio remoto
Miniballetto n.1 é un’organizzazione al contempo ornitologica ed entomologica, uno
sciame amplificatore della dinamica che turba l’aria e trasforma il suolo. In bilico tra
geometria e turbinio, la danza precipita in una corrente in cui l’elemento aereo é
paradigma di riflessione sui confini del controllo. Uno scambio respiratorio che mescola i
volumi tra corpo e spazio, tra scena e pubblico in una geografia mobile, sospesa e decisa,
fluttuante e depositata.
" Uno spettacolo che dura solo 25 minuti, ma che resta, certamente, nella memoria, perché la danzatrice e
coreografa di se stessa Francesca Pennini, che firma questo magnetico “Miniballetto n.1” si alterna in scena
con un “interprete” davvero particolare: un drone. […]
“Il corpo umano che si esibisce con la precisione di una macchina – Francesca Pennini mostra doti da
contorsionista oltre che da danzatrice carismatica – e lo strumento tecnico che ambisce all’intelligenza
umana sollevandosi in aria e danzando su note sinfoniche.” […]
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_____________martedì 14 luglio SCUDERIE GRANDUCALI __________
BALLETTO CIVILE
RUGGITO
primo studio
Ideazione Michela Lucenti e Maurizio
Camill
scrittura fisica Michela Lucenti
drammaturgia delle parole e del suono
Maurizio Camilli
danzato e creato con Balletto Civile
“Un vecchio vede il figlio sull'altro lato del
fiume.
Attraversa a nuoto le acque che si
innalzano
ma siccome non è Noè affoga.
E il figlio non c'era.”
anonimo biblico
Il presente bastardo ci fa sudare e faticare.
Dobbiamo abbandonare i privilegi a
trabocchetto?
Immaginare una lista personale di cose da
fare su cui impegnarsi?
E un'altra lista di cose da cui resistere?
Cercare le cose perse, nel corpo.
Scovare nel corpo quello che abbiamo lasciato per strada.
Siamo mappe che vengono lette da fuori, messe di fianco una all'altra.
Il nostro fisico racconta quando sprofondiamo o quando risaliamo.
In balia del grande mondo. La vita vera.
Corpi succedanei che ricopriamo con più o meno stile, più o meno loghi, più o meno paure.
E chissà allora che di questi tempi sia meglio non pensarci proprio,
non provare a capire come va il mondo. Non capire quello che succede.
Lasciarsi scivolare tutto addosso sui nostri corpi forti ma un poco meditabondi.
Le parole dei nostri padri che non stanno nelle nostre bocche
e i loro discorsi che escono come dei fiumi incontrollabili.
I padri nei ricordi, i padri che ci avevano fatto sognare e i padri che vorremmo diventare.
Parola piena lucida, fatta di carne, dialettale, poi afasica, poi balbettio, poi suono autistico divertente.
Corpi spaccati sospesi in una corsa tormentata, completamente disorientati da tutta questa eredità.
L’eco delle parole dei nostri padri nei nostri occhi e nei nostri corpi.
Ma poi arriva per un attimo intenso, breve,
un'immagine captata con la coda dell'occhio
che manda in corto circuito il nostro cervello e la nostra ragione.
Refusi emotivi competitivi che vincono sul pensiero e si insediano nel corpo.
Inarrestabili, inconfutabili dilatano il tempo e raccontano più delle nostre mille parole.
Più o meno adeguate, più o meno pensate, più o meno studiate.
Lasciamo ai corpi la testimonianza di raccontarci una nuova parabola.
Corpi pronti a scontrarsi all'infinito.
Ridere per sopravvivere. L'inafferrabile pesantezza dell'essere.
Un canto per questi agnelli destinati al martirio.
Frastornati come montoni davanti ad un recinto.
Uno spaccato di un pezzo di mondo che deve tornare insieme.
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ILIADE
Un racconto mediterraneo
Pontile di Marina di Pietrasanta
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____9, 15, 23, 30 luglio e 6, 13 agosto Pontile di Marina di Pietrasanta ____
ILIADE UN RACCONTO MEDITERRANEO
Un progetto di Sergio Maifredi
produzione Teatro Pubblico in collaborazione con La Versiliana Festival
Iliade - Un racconto mediterraneo
Progetto e regia Sergio Maifredi
direttore di produzione: Lucia Lombardo
consulenza scientifica: Giorgio Ieranò Matteo Nucci
Gli interpreti
Tullio Solenghi, Moni Ovadia, Maddalena Crippa, David
Riondino e Dario Vergassola , Giuseppe Cederna , Amanda
Sandrelli
ILIADE UN RACCONTO MEDITERRANEO
"ILIADE è il big bang della letteratura occidentale. Nei suoi versi sono racchiusi i geni di
tutti i miti, di tutti gli eroi"
Sergio Maifredi
Achille, Agamennone, Aiace ed Ettore ma anche Odisseo, a cui lo stesso Omero
dedicherà l'altro grande codice della nostra cultura: l'Odissea, presentata alla Versiliana
nella magnifica location del pontile .Ma anche Enea che, profugo, in fuga dalla propria città
in fiamme, si vedrà affidato da Virgilio la responsabilità di portare sulle proprie spalle
Anchise, il padre, la storia, la sua storia che è la storia vista dalla parte sbagliata, dalla
parte di chi è stato sconfitto, e per mano il figlio, il futuro, la fondazione, Roma e l'Impero
che verrà.
ILIADE è UN RACCONTO della prima guerra del MEDITERRANEO e quindi la prima
guerra mondiale.
ILIADE è l'archetipo, il paradigma delle guerre che verranno. Nei suoi versi ci sono il
conflitto, l'ira, l'eroismo, il dolore, il rancore, l'amore, il sangue, le armi, la paura, le madri,
le spose, i padri, i figli ma soprattutto vi è la morte. La nera morte umanamente temuta, la
bella morte eroicamente cercata. La morte che è fine di tutto e che per questo impone i
patti di pace come catarsi finale"
Nel progetto ideato per La Versiliana da Sergio Maifredi e prodotto da Teatro Pubblico
Ligure in collaborazione con La Versiliana Festival 2015 il poema di Omero viene
affrontato attraverso sei macro nuclei :
9 luglio MONI OVADIA “L’IRA DI ACHILLE” (libro I)
15 luglio TULLIO SOLENGHI “IL DUELLO PER ELENA” (libro III)
23 luglio MADDALENA CRIPPA “ETTORE E ANDROMACA” (libro VI)
30 luglio AMANDA SANDRELLI “LA MORTE DI PATROCLO” ( libri XVI e XVII)
6 agosto GIUSEPPE CEDERNA “LA MORTE DI ETTORE” (libro XXII)
13 agosto DAVIDE RIONDINO, DARIO VERGASSOLA “ACHILLE E PRIAMO” (libro XXIV)
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Ogni episodio costituirà un diverso spettacolo, con una propria autonomia, ed al tempo
stesso, per uno spettatore ideale, sarà un tassello del mosaico per andare a ricomporre
ILIADE.
ILIADE - UN RACCONTO MEDITERRANEO restituisce alla narrazione orale, al cantore
vivo e in carne ed ossa di fronte a noi, le pagine dell’ILIADE che dagli anni della scuola
abbiamo letto in silenzio.
I racconti vivono assoluti. Il “montaggio” avviene nella testa dello spettatore che può
conoscere o ignorare gli episodi precedenti.
ILIADE - UN RACCONTO MEDITERRANEO è un percorso da costruire canto dopo canto
scegliendo come compagni di viaggio i grandi cantori del teatro contemporaneo,
affrontando a mani nude la parola.
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