Prospettive in Pediatria Luglio-Settembre 2016 • Vol. 46 • N. 183 • Pp. 198-205 Genetica clinica pediatrica Le problematiche del sonno nelle sindromi malformative: un problema spesso sottostimato Giuseppe Zampino1 Roberta Onesimo1 Chiara Leoni1 Silvia Tajè2 Giacomo della Marca3 UOSA, Malattie Rare e Difetti Congeniti, Polo per la Salute della Donna e del Bambino, Fondazione Policlinico Universitario “A. Gemelli”, Roma; 2 UOC Pediatria ASST Lariana, Como; 3Laboratorio Medicina del Sonno, Istituto di Neurologia, Fondazione Policlinico Universitario “A. Gemelli”, Roma 1 Le patologie del sonno complicano frequentemente la vita dei bambini con sindrome malformativa e delle loro famiglie. Spesso il problema non è diagnosticato. Diversi meccanismi patogenetici sono alla base delle problematiche di sonno nelle numerose sindromi malformative. Il difetto genico può determinare modificazioni di neurotrasmettitori, di ormoni coinvolti nel processo del sonno, indurre anomala crescita craniofacciale e dei tessuti molli faringei, che generano riduzione del flusso di aria, o alterare il tessuto connettivo rendendo le pareti più lasse. La comprensione dei meccanismi permette di affrontare il problema con le strategie di trattamento più adeguate, al fine di ridurre le complicanze legate alla patologia del sonno, quali le difficoltà di apprendimento, i disturbi comportamentali e cardiologici. Riassunto Sleep disorders frequently complicate the life of children with malformation syndromes and their families. The problem is often underestimated. Numerous pathogenetic mechanisms are responsible for sleep disorders in patients with these conditions. Such genetic defects can modify neurotransmitters or hormones involved in circadian rhythm, ventilator control pattern, craniofacial development and upper airway neuromuscular or connective functions with a reduction in the respiratory airway. The comprehension of these mechanisms will allow better management of sleep disorders to avoid variables degrees of cognitive and performance deficits and to reduce behavioural and cardiac problems. Summary Metodologia della ricerca bibliografica effettuata La ricerca degli articoli rilevanti su sindromi genetiche e patologia del sonno è stata effettuata nella banca bibliografica Medline, utilizzando come motore di ricerca PubMed e come parole chiave: “sleep and genetic syndrome” per la parte generale, e poi incrociando “sleep” con le seguenti sindromi: “Angelman”, “FragileX”, “Smith-Magenis”, “Down”, “Marfan”, “Ehlers-Danlos”, “Craniosynostosis”, “Craniofacial anomalies”, “Achondroplasia”, “Treacher-Collins”, “Beckwith-Wiedemann”. Non sono stati usati limiti di età, ma nella scelta degli articoli sono stati esaminati quelli di carattere gene198 rale o che si riferivano alla popolazione pediatrica, preferibilmente negli ultimi 5 anni. Sono stati selezionati articoli originali, revisioni, clinical trials, studi epidemiologici anche antecedenti agli ultimi 5 anni, se ritenuti utili alla stesura della revisione. Obiettivo • Effettuare una revisione delle problematiche di sonno nelle sindromi malformative, scegliendo quelle che per frequenza e intensità sono maggiormente coinvolte. • Dare indicazioni di trattamento farmacologico in relazione alla tipologia di disturbo di sonno. Sonno e sindromi malformative • Dare uno spaccato dei diversi meccanismi patogenetici che sottendono i disturbi respiratori nel sonno e delle condizioni maggiormente coinvolte, con un orientamento sulle possibilità di trattamento conservativo o chirurgico. del sonno. In seguito vengono presentate le sindromi, che per la portata del problema e per le caratteristiche, sono le più rappresentative delle differenti anomalie del sonno. Introduzione La sindrome di Angelman, causata dalla perdita di espressione del gene UBE3A, è caratterizzata da ritardo mentale, epilessia, atassia nel cammino, deficit di linguaggio e dismorfismi facciali. Per la elevata frequenza, i problemi di sonno sono inclusi nei criteri diagnostici. Diversi studi evidenziano una prevalenza del problema, che va dal 50% al 90% dei casi. Le problematiche descritte riguardano la riduzione del tempo totale di sonno, dovuta a difficoltà a iniziare il sonno, disorganizzazione dell’architettura del sonno con frequenti risvegli notturni, riduzione del sonno REM. Sono descritte diverse parasonnie quali periodici movimenti delle gambe, bruxismo, incubi. Le problematiche di sonno diventano più marcate tra i 2 e i 6 anni di età, si riducono tra i 6-8 anni, fino alla quasi completa scomparsa nell’età adulta. Questo potrebbe essere dovuto a una maturazione neurofisiologica o alla comparsa nel tempo di fattori protettivi. Si considera che i problemi di sonno nella SA riflettono la disregolazione della influenza dei mediatori inibitori GABA nell’interazione talamocorticale, anche se le ricerche che definiscono il meccanismo patogenetico nei problemi di sonno dei bambini con SA non sono ancora conclusive. Buona parte dei bambini con AS è in trattamento con valproato di sodio, farmaco che determina soppressione nella produzione di melatonina. Ma alcuni studi hanno notato che bassi livelli di melatonina erano presenti anche nei bambini non trattati con valproato e che la somministrazione di melatonina ha portato un miglioramento del sonno. Al momento l’evidenza dell’efficacia della melatonina non è ancora robusta (Pelc et al., 2008). La patologia del sonno, in particolare i disturbi respiratori, è frequente nella popolazione pediatrica. Nei bambini con sindromi malformative la portata del problema è particolarmente importante, sia in termini di frequenza sia in termini di gravità. Però in questi bambini il peso del processo diagnostico da affrontare, delle molteplici problematiche cliniche da gestire e delle diverse ripercussioni sociali che la condizione determina, fa sottostimare la percezione dei problemi connessi al sonno (Agriman et al., 2015). La patologia del sonno ha un enorme impatto sulla salute non solo del bambino, inducendo un’ulteriore variabile compromissione delle abilità cognitive, ponendo un’ulteriore spina irritativa nel comportamento o aumentando il rischio di cor polmonare, ma anche della famiglia, che soffre di un’importante peggioramento della qualità della vita anche per la riduzione delle ore di sonno. Classificazione La classificazione dei disturbi del sonno è necessaria per discriminare le diverse patologie e facilitare la comprensione dei sintomi, dell’eziologia e del trattamento. L’ipersonnia è definita come incapacità a stare in allerta e svegli durante il giorno. Il risultato sono frequenti colpi di sonno. Le insonnie sono caratterizzate da difficoltà a iniziare e/o mantenere il sonno, con numerosi risvegli e una durata insufficiente di sonno. In genere i pazienti presentano un sonno di scarsa qualità e non ristorativo. Le parasonnie sono eventi fisici ed esperienziali non desiderati, che avvengono durante il sonno. Consistono in anomalie che riguardano movimenti, comportamenti e funzioni del sistema autonomico. Le discronosi sono disordini del ritmo circadiano del sonno e consistono in un disallineamento tra le abitudini di sonno del paziente e quelle della società. I pazienti non riescono a dormire quando il sonno è desiderato, necessario o aspettato. I disturbi respiratori del sonno sono un gruppo che include apnee centrali, dovute a disfunzioni che non fanno partire lo stimolo del respiro, e apnee ostruttive dovute a una resistenza al flusso d’aria nelle vie aeree superiori con incremento dello sforzo inspiratorio e ventilazione alterata (Fig. 1, Box 1 e 2). Sonno e sindromi Nelle diverse patologie sindromiche differenti meccanismi patofisiologici sono alla base della patologia Sindrome di Angelman Sindrome dell’X-Fragile La sindrome dell’X-Fragile, è la più comune forma di ritardo mentale ereditario. Dovuta a una espansione delle triplette CGG che rende inattivo il gene FMR1, con perdita della proteina FMRP particolarmente espressa nel cervello e nei testicoli. La perdita di FMRP causa anomalie di segnale di neurotrasmettitori che potrebbero essere responsabili del ritardo mentale. Studi molecolari ed elettrofisiologici nel topo hanno dimostrato come la presenza di tale proteina è importante nel regolare il ritmo circadiano del sonno e di altri comportamenti (Zhang et al., 2008). I disturbi del sonno sembrano avere una prevalenza dal 32-50% dei casi e sono caratterizzati essenzialmente da difficoltà a prendere sonno e frequenti risvegli durante la notte. Uno studio neurofisiologico ha indentificato in nove pazienti con Fra-X una riduzione del tempo di sonno totale, riduzione della percentuale di sonno REM 199 G. Zampino et al. Figura 1. Definizione apnee (vedi Box 1 e 2). Box 1. Classificazione degli eventi respiratori durante il sonno. Ostruttivi Apnea Assenza di flusso aereo oronasale di ogni durata con sforzo respiratorio persistente Ipopnea Distinguibile riduzione del flusso oronasale per due o più respiri, con sforzo respiratorio persistente spesso accompagnato da desaturazione di O2 o risveglio Sforzi respiratori che determinano risveglio Incremento dello sforzo respiratorio con riduzione del flusso che determina risveglio, seguito da scomparsa dello sforzo e normalizzazione del flusso Limitazioni di flusso Appiattimento del segnale inspiratorio sul rilevatore del flusso nasale Russamento Rumori inspiratori grossolani Ipoventilazione pCO2 > 50 mmHg per più del 10% del tempo totale di sonno o pCO2 > 53 mmHg e accompagnato da respiro paradosso o eventi ostruttivi Centrali Apnea Assenza di flusso aereo oronasale per almeno 20 secondi senza sforzo respiratorio; eventi più brevi sono considerati se associati a risveglio, desaturazione o bradicardia Ipoventilazione pCO2 > 50 mmHg per più del 10% del tempo totale di sonno o pCO2 > 53 mmHg e accompagnato da riduzione dello sforzo respiratorio Respiro periodico Successione di almento 3 apnee centrali di diversi secondi separati da un periodo di 20 secondi di respiro normale Misti Apnee miste Cessazione di flusso con componente centrale e ostruttiva Apnea espiratoria prolungata con cianosi Prolungamento dell’espirazione oltre la capacità funzionale residua Respiro “apneustico” Marcato prolungamento dell’inspirazione 200 Sonno e sindromi malformative Box 2. Classificazione e gravità delle patologie ostruttive nel sonno. Diagnosi Apnea index Nadir O2 arterioso End tindal pCO2 peak End tindal pCO2 > 50 torr (% del totale del sonno) Arousal (eventi per ora) Russamento < 1 evento ora > 92% < 53 torr < 10% EEG < 11 S. Resistenza vie aeree superiori < 1 evento ora > 92% < 53 torr < 10% RERA > 1; EEG >11 OSAS lievi 1-4 eventi ora 86-91% > 53 torr 10-24% EEG > 11 OSAS moderate 5-10 eventi ora 76-85% > 53 torr 25-49% EEG > 11 OSAS grave > 10 eventi ora < 75% > 53 torr > 50% EEG > 11 EEG: elettroencefalografia; OSAS: obstructive sleep apnea syndrome (sindrome delle apnee ostruttive del sonno) RERA: sforzo respiratorio correlato all’arousal e un incremento nella prima latenza REM e un aumento della percentuale dello stadio 3-4 NREM. Sindrome di Smith-Magenis La sindrome di Smith-Magenis (SMS) è una condizione caratterizzata da dismorfismi cranio-facciali, bassa statura e brachidattilia, ritardo mentale, ridotta sensibilità al dolore, disturbi del comportamento e disturbi del sonno. È dovuta alla perdita di funzione del gene RAI1, che può avvenire o con mutazioni che inattivano il gene (aploinsufficienza) o per una piccola delezione del cromosoma 17p11.2, dove è localizzato tale gene. La SMS rappresenta la sindrome del sonno, poiché è un criterio fondamentale nella diagnosi. I problemi di sonno possono configurarsi nelle discronosi, ovvero nei disturbi del ritmo sonno/veglia. I bambini hanno difficoltà a prendere sonno, hanno frequenti risvegli notturni, si svegliano presto e hanno necessità di fare pisolini durante il giorno. Anomalie del sonno REM sono state individuate nella metà dei casi e l’actigrafia ha indicato che i problemi di sonno iniziano intorno ai 6 mesi di età, con frammentazione del sonno e riduzione delle ore di sonno notturno di 1-2 ore rispetto alla popolazione di controllo, con un compenso fatto di pisolini diurni. La melatonina è un ormone prodotto dalla ghiandola pineale nel cervello e serve per regolare il ritmo sonno veglia, mediante una produzione che è alta la notte e si abbassa durante il giorno. Alcuni studi hanno rilevato che la quasi totalità dei bambini con SMS hanno inversione del ritmo della melatonina, che rimane alta durante il giorno con un picco diurno; questo dato sia per la frequenza che per la particolarità è un segno della sindrome. Poiché la somministrazione di acebutololo sopprime la produzione di melatonina, se dato la mattina e integrato con la somministrazione di melatonina la sera ristabilisce l’andamento ottimale della melatonina e migliora il ritmo sonno/veglia. La SMS è la dimostrazione delle basi biologiche dei disturbi del sonno, in quanto il gene RAI1 riveste un ruolo nella regolazione della trascrizione del Circadian Locomotor Output Cycles Kaput (CLOCK) che regola molti geni circadiani (Williams et al., 2012). I geni clock non solo mediano la produzione della melatonina secondo un ritmo circadiano, ma anche regolano le funzioni dei nuclei soprachiasmatici e del tratto retinoipotalamico, importanti per la regolazione delle fasi sonno/veglia (De Leersnyder, 2013). Sindrome di Down Le caratteristiche fenotipiche dei bambini con SD spiegano l’alta frequenza di OSAS, che viene riportata tra il 50-80% dei casi. In particolare l’ipotonia generalizzata, la macroglossia, la tendenza alla glossoptosi, l’ipoplasia della porzione mediana della faccia, l’ipoplasia mandibolare, l’ipertrofia adenotonsillare, e in alcuni casi l’obesità, contribuiscono a generare il problema. Alcuni studi ipotizzano che anche una disfunzione del midollo allungato determina uno sbilanciamento tra sistema simpatico e vagale, che può determinare apnee centrali. Vengono descritti anche quadri di frammentazione e di mantenimento del sonno, risvegli precoci e sonnolenza durante la giornata. Alcuni studi hanno evidenziato che tale problema è sottostimato dalla famiglia. Pertanto è utile informare la famiglia, già in epoca precoce, sui segni e sintomi che caratterizzano le problematiche di sonno in particolare sulle OSAS (Bassell et al., 2015). Sindrome di Marfan Anomalie craniofacciali e aumento della collassabilità delle vie aere superiori, dovuta ad anomalia del tessuto connettivo, sono alla base di un’aumentata prevalenza di OSA nei pazienti con sindrome di Marfan. La condizione è reversibile e il trattamento consiste in un trattamento ortodontico con rapida espansione mascellare e avanzamento mandibolare o l’utilizzo di CPAP. Poiché il maggior rischio per la sindrome di Marfan è la dilatazione dell’aorta e la sua dissecazione, alcuni studi hanno rilevato una correlazione tra 201 G. Zampino et al. OSAS e dilatazione dell’arco aortico (Kohler, 2009). Questo rende necessario il riconoscimento del problema e il suo precoce trattamento. Sindrome di Ehlers-Danlos I pazienti con EDS presentano problematiche respiratorie nel sonno che spesso sono misconosciute e hanno un ruolo, in aggiunta ad altri fattori, nella percezione del senso di fatica e di sonnolenza durante il giorno. Probabilmente il problema risiede nel coinvolgimento della cartilagine, che determina la crescita del volto. In uno studio fatto mediante polisonnografia e rinomanometria, si è evidenziato che il problema respiratorio nel sonno era presente in tutti i pazienti e si è dimostrato connesso a un aumento delle resistenze nasali (Guilleminault et al., 2013). Sindrome di Prader-Willi A volte è l’obesità con accumulo di grasso nella faringe che determina le OSAS. La sindrome di PraderWilli è una condizione caratterizzata da ipotonia neonatale, ipogonadismo, iperfagia che associata con riduzione del metabolismo basale determina obesità, ritardo mentale e fragilità emozionale. Si pensa che una disfunzione dell’asse ipotalamico-ipofisario sia alla base delle principali caratteristiche quali l’iperfagia, la riduzione del metabolismo energetico, l’ipogonadismo, la ridotta produzione di GH e l’anomala regolazione della temperatura. S’ipotizza anche che la disfunzione ipotalamica possa essere responsabile dell’anomala risposta ventilatoria all’ipossia e all’ipercapnia (Beauloye et al., 2015). Le problematiche di sonno frequentemente riportate nei bambini con PW variano nelle diverse età: nella prima infanzia sono essenzialmente apnee centrali, poi diventano apnee di tipo ostruttivo e sembrano dovute a obesità, ipotonia, anomalie craniofacciali e ipertrofia adeno-tonsillare (Cohen et al., 2015). Quando l’ipertrofia adenotonsillare è presente, rappresenta un elemento molto rilevante nel determinare OSA ed è necessario l’intervento di adenotonsillectomia. Poiché l’ostruzione respiratoria sembra determinare morte improvvisa durante il trattamento con GH, prima di iniziare il trattamento ormonale è raccomandato lo studio polisonnografico e una valutazione ORL. Sindromi con macroglossia La riduzione dello spazio aereo posteriore può essere connesso a un incremento di volume dei tessuti molli. La macroglossia è uno dei segni che caratterizza diverse condizioni, in particolare la sindrome di Beckwith-Wiedemann, la sindrome di Simpson-Golabi-Behemel o della sindrome di Costello. In uno studio su una numerosa popolazione di bambini con BWS, nel 48% erano presenti difficoltà respiratorie, ma nella maggior parte erano riconducibili più a una eziologia multifattoriale, dove l’ipertrofia adenotonsillare aveva 202 un ruolo maggiore rispetto alla macroglossia (Follmar et al., 2014). Nella nostra esperienza la macroglossia nella BW è essenzialmente anteriore determinando prognatismo; quando però la crescita riguarda la base della lingua, allora il problema respiratorio è importante e va gestito con la resezione linguale. Sindromi con difetti craniofacciali Nei bambini con anomalie craniofacciali, l’ostruzione delle vie respiratorie superiori è una delle cause principali di morbilità e mortalità, specialmente nel periodo neonatale. Attraverso l’utilizzo di un questionario, somministrato ai genitori di 575 bambini con malformazioni craniofacciali, il rischio di disturbi respiratori nel sonno è risultato 9 volte superiore, rispetto a bambini sani della stessa età, indipendentemente dalla presenza o meno di obesità e con una prevalenza variabile in base all’alterazione morfologica o alla sindrome (Moraleda-Cibrián et al., 2014). Anomalie della mandibola Durante il periodo neonatale, la mandibola è relativamente piatta con un ramo corto e un’articolazione scarsamente definita con la base del cranio. Durante l’infanzia la mandibola tende alla retroposizione. Se è presente una riduzione della lunghezza della mandibola, la base della lingua, ancorata alla mandibola, si sposta postero-inferiormente dislocandosi nell’ipofaringe e determinando ostruzione. Le conseguenze dell’OSA in questi bambini possono essere importanti, determinando danno cerebrale, deficit di crescita e cor polmonare. La micrognatia è un segno che si ritrova in diverse condizioni sindromiche, ma in particolare nella sequenza di Pierre Robin, nella sindrome di Treacher Collins, nello spettro facio-auricolo-vertebrale, dove però l’ipoplasia mandibolare in genere è monolaterale (Cielo et al., 2016). Ipoplasia della Midface L’ipoplasia della porzione mediana della faccia rappresenta il problema principale nell’ostruzione delle vie aeree nelle sindromi craniostenotiche e in alcune displasie scheletriche, quali l’acondroplasia. Craniostenosi C’è un’alta prevalenza di OSA nei bambini con craniostenosi sindromiche e, sebbene vi sia una multifattorialità, l’elemento determinante della gravità delle apnee è l’ipoplasia della porzione mediana della faccia e questo spiega come la sindrome di Crouzon, Pfeiffer e Apert rappresenta quella in cui l’OSAS è più frequente e grave. In questa sindrome la presenza di stenosi coanale è un ulteriore elemento di gravità. L’OSA, determinando aumento di CO2, potente vasodilatatore, genera incremento della pressione di perfusione cerebrale, che contribuisce all’ipertensione intracranica. Inoltre la possibilità di apnee centrali potrebbe essere Sonno e sindromi malformative spiegata dall’anomalia di Chiari tipo 1 e il suo trattamento sembra migliorare il quadro (Tan et al., 2016). Acondroplasia L’acondroplasia determina ipoplasia craniofacciale, con ipoplasia mascellare e della sella nasale. Russamento (snoring) occorre frequentemente nei bambini con acondroplasia e studi suggeriscono che la prevalenza di OSA è tra 10-35%. Radiograficamente si apprezza restringimento delle vie respiratorie e retrognatia. Trattamento L’identificazione precisa dei disturbi del sonno è necessaria per adottare un’adeguata strategia di trattamento. Questo include anche l’esclusione e il controllo di attività epilettica che può disturbare il sonno. Solitamente, una raccolta attenta di dati del sonno è sufficiente a documentare le caratteristiche del ciclo sonno/veglia, dell’induzione del sonno e del suo mantenimento, ma è lo studio EEG e/o polisonnografico che permette di rilevare se vi è epilessia. I problemi di sonno nei pazienti con sindromi malformative con ritardo mentale, sono spesso difficili da trattare; l’obiettivo, nella maggior parte dei casi, non è quello di risolvere completamente il problema, quanto un raggiungimento di un accettabile compromesso. La gestione delle abitudini del sonno è l’approccio più ampiamente applicato nella medicina del sonno pediatrica. La gestione del comportamento è primariamente basata sulla caratterizzazione dei fattori che sottendono le problematiche di sonno. In alcuni casi, la revisione di questi fattori, ovvero i semplici rituali prima dell’addormentamento, possono portare a cambiamenti o stabilire routine che determinano un importante miglioramento del sonno. I ritardi nell’induzione del sonno possono essere migliorati da programmi di cronoterapia. A volte sono richiesti farmaci sedativi o ipnoinduttori, sia per brevi periodi sia per lunga durata. C’è un’adeguata esperienza con differenti farmaci che hanno spesso una combinazione di effetti sedativi, ipnotici e ansiolitici. La maggior limitazione è il rischio di effetti avversi, che è aumentato con alte dosi o per somministrazioni di lunga durata. Nella pratica clinica, antistaminici, neurolettici, benzodiazepine e antideppressivi sono quelli maggiormente usati, in relazione alle coomorbilità e all’esperienza del medico (Beck Blackmer et al., 2016) (Fig. 2). Specialmente nei disturbi del ritmo, la melatonina è il farmaco di prima scelta. Spesso la sua efficacia è discussa in particolare in quelle condizioni dove la melatonina non riesce a svolgere la sua funzione per mancanza di recettori o per differente metabolizzazione. In alcune condizioni, come la sindrome di SmithMagenis, l’aggiunta di clonidina ne potenzia l’effetto. Il trattamento dei disturbi respiratori nel sonno prevede Figura 2. Trattamento farmacologico della patologia del sonno. 203 G. Zampino et al. Figura 3. Trattamento della patologia del sonno nel bambino con sindromi. diverse misure (Fig. 3). Nel caso che l’ostruzione sia lieve e che la correzione chirurgica non sia possibile, è necessario un trattamento conservativo (Tan et al., 2016). L’approccio posizionale può essere utile quando l’OSA è presente nella posizione supina, ad esempio nel caso del bambino con micrognatia, e per evitare la glossoptosi si cerca di far dormire il bambino in una posizione alternativa (prona o laterale). Studi polisonnografici non hanno evidenziato particolare efficacia. In alcuni casi un tubicino nasofaringeo può fungere da stent delle vie aeree superiore e impedire il collasso. Questo intervento sembra efficace in alcuni quadri di craniostenosi o di Pierre Robin. Continuous positive airway pressure (CPAP) usa l’aria pressurizzata attraverso il naso per creare uno stent pneumatico e impedire il collabimento delle vie respiratorie. L’adenotonsillectomia è una terapia di prima linea, anche se la sua efficacia nella popolazione dei bambini con difetti craniofacciali può essere limitata. Interventi chirurgici che prevedono distrazione ossea mandibolare nelle micrognatie, avanzamento mascellare nelle craniostenosi complesse, resezione linguale nelle macroglossie, disostruzione coanale nelle stenosi/atresie delle coane, correzione della Chiari tipo 1 fino alla tracheostomia dovrebbero essere considerati, se l’ostruzione è grave e persistente e non risponde a trattamenti conservativi. Box di orientamento La patologia del sonno è molto frequente nelle sindromi malformative, ma spesso è sottodiagnosticata. È necessaria un’attiva ricerca delle problematiche di sonno, perché la loro precoce individuazione può permettere un trattamento che, oltre a migliorare la qualità della vita del bambino e della sua famiglia, può ridurre una serie di problemi, quali deficit attentivi, problemi di comportamento, ritardo di apprendimento e nei quadri di disturbi respiratorio notturni anche il cor polmonare. A volte la strategia di trattamento non è risolutiva, ma l’obiettivo è il raggiungimento del miglior risultato possibile. Questo può essere ottenuto con modificazioni di abitudini comportamentali, utilizzo di farmaci o miglioramento del flusso di aria nelle vie respiratorie. 204 Sonno e sindromi malformative Bibliografia Angriman M, Caravale B, Novelli L, et al. Sleep in children with neurodevelopmental disabilities. Neuropediatrics 2015;46:199-210. *** Ottima revisione delle problematiche di sonno nel bambino con disabilità su base sindromica. Bassell JL, Phan H, Leu R, et al. 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