ALIMENTATORI LINEARI STABILIZZATI Con Diodo Zener Il modo più semplice ed economico , ma non il migliore, per stabilizzare una tensione è quello di usare una cella stabilizzatrice a diodo Zener. Lo schema è quello già visto a proposito dei Diodi Zener a cui si rimanda L’alimentatore NON stabilizzato, ad es a filtro capacitivo, che lo precede può avere r = 20 – 30 % Per il suo progetto ricordare che NON bisogna calcolare RL = Vo(AV)/Io(AV) bensì RL = Vcc / ( Io + Iz) Quando la Io è elevata e/o subisce delle variazioni sensibili, si può usare un BJT come amplificatore di corrente, al fine di rendere Iz piccola e con basse variazioni: si aumenta così la regolazione e si possono usare Zener di piccola potenza: facile da reperire e poco costosi. Il BJT lavora nella zona attiva, nella quale VBE = 0,7 V (circa) e IE = (hFE +1)IB = hFE IB (circa) Spesso al posto di hFE si da il suo β: sono concettualmente diversi ma simili nel valore IE = IUSCITA VUSCITA = Vz - VBE da cui Vz = VUSCITA + VBE IB = IUSCITA / hFE Iz = 0,2 (Pz / Vz) IR1 = IB + Iz R1 = (Vcc – Vz) / IR1 PR1 = R1 IR12 PTR1 = (Vcc - VUSCITA) IUSCITA Esempio: Vcc = 12 V; VUSCITA = 9 V; IUSCITA = 1 A 1 Vz = 9 + 0,7 = 9,7 V ; scelgo uno zener da Vz = 10 V ½ W => VUSCITA = 9,3 V Iz = 0,2 (500 mW/ 10 V) = 10 mA IB = 1 A / (50+1) = 20 mA ( supponendo hFE = 50 ) IR1 = 20 +10 = 30 mA R1 = (12 – 10) / 30m = 67 Ω ; con Potenza = 67 * (30 10-3)2 = 60 mW => 1/4 W PTR1 = (12 – 9,3) 1 = 2,7 W ; scelgo in BJT con Ic = 1 A; hFE = 50; P = 3 W I Limiti della stabilizzazione tramite Zener sono la scarsa regolazione rispetto alla temperatura, alle variazioni del carico e della linea di alimentazione. Inoltre le tensioni ottenibili sono limitate a quelle normalizzate dei diodi Zener e allo loro tolleranza. Volendo migliorare la situazione occorre andare verso sistemi più complessi ed a catena chiusa, ossia tramite retroazione, mentre fin’ora la regolazione era a catena aperta. Si deve cioè misurare la tensione di uscita ed agire sul regolatore in modo da correggere eventuali variazioni, qualunque sia la loro causa. E’ un classico argomento di Controlli Automatici (Sistemi). Si possono realizzare dei regolatori in controreazione con componenti discreti (amplificatori operazionali, transistor, diodi ecc) ma è più conveniente utilizzare appositi circuiti integrati. Regolatori Integrati di Tensione Fissa Positiva e Negativa SERIE 78xx: tensione positiva I regolatori della serie 78xx permettono di ottenere delle tensioni positive stabilizzate a valori fissi. Tali valori di tensioni sono indicati con due numeri, nella sigla del componente, dopo i numero "78". Inoltre esitono, sostanzialmente, due sotto-serie della 78xx: la 78xx stessa e la 78Lxx. La differenza riguarda la corrente che sono in grado di fornire in uscita: fino a 1A e fino a 100mA, rispettivamente. Infine, può essere utile sapere che il ripple, l'odulazione in uscita è al massimo di -80db, ovvero 10.000 volte il valore della tensione nominale. Quindi per Vout=5volt, il ripple di di soli 0,5mV! Nelle tabelle si possono vedere le caratteristiche per ciascuna sotto-serie. MODELLO 7805 Vin- Vin- Iout- Iouttensione del potenza del Vout min max min max trasformatore trasformatore [V] [V] [V] [mA] [mA] 5 7 20 10 1000 circa 7 volt circa 8 watt 2 7808 8 10 23 10 1000 circa 10 volt circa 12 watt 7809 9 11 24 10 1000 circa 13 volt circa 15 watt 7812 12 14 27 10 1000 circa 15 volt circa 20 watt 7815 15 17 30 10 1000 circa 18 volt circa 25 watt 7818 18 7824 24 26 29 10 1000 circa 30 volt circa 40 watt 78L05 5 7 20 1 100 L7875 7,5 78L08 8 10 23 1 100 78L09 9 11 24 1 100 78L12 12 14 27 1 100 78L15 15 17 30 1 100 circa 24 volt circa 30 watt circa 10 volt circa 12 watt Il disegno posto qui sotto mostra il tipico circuito elettronico completo di un regolatore di tensione positiva fissa. E' presente anche l'elenco dei valori dei componenti consigliati. C1= 10-100 uF C2= 100 nF C3= 1-10uF IC1= regolatore di tensione positiva. NOTA: Il valore del condensatore C1 deve essere maggiore di quello di C3, per evitare di danneggiare IC1. Un trucco A volte può capitare di aver bisogno di un valore di tensione leggermente superiore alla tensione del regolatore. Per esempio, 5,6 Volt, oppure 6,2 Volt o altri ancora... Questo è possibile anche senza dover usare un regolatore di tensione positiva variabile, come l'LM317. Mediante un piccolo trucco è possibile usare ancora la serie 78xx: il disegno posto qui sotto, mostra come fare... C1= 10-100 uF C2= 100 nF C3= 1-10uF D1= 1N4007 (con serie 78xx), 1N4148 (con serie 78Lxx) IC1= regolatore di tensione positiva. NOTA: Il valore del condensatore C1 deve essere maggiore di quello di C3, per evitare di danneggiare IC1. 3 Come si può vedere, è stato aggiunto un diodo tra il terminare di Massa del circuito integrato e la massa vera e propria. Per capire come sia possibile ottenere una tensione superiore a quella nominale, basta pensare che Vout è calcolata rispetto al terminale di Massa del circuito inategrato, ma Vout è riferita alla massa del circuito. Il valore di 0,6 Volt aggiunto al valore in uscita è proprio la caduta introdotta dal diodo. Se ci cono più diodi, la tensione in uscita aumenta con passo di 0,6Volt, rispetto al valore nominale. Ecco la formula: Vout = Vout(nominale di IC1) + n°(diodi) * 0,6 ESEMPIO 1: IC1=7812, 1 solo diodo, si ha che Vout=12,6Volt. ESEMPIO 2: IC1=7805, 3 diodi, si ha che Vout=6,8Volt. Piedinatura e contenitori Le due sotto-serie 78xx e 78Lxx, non solo differiscono per la diversa corrente massima in uscita, ma anche per il contenitore e per la piedinatura, cosa cui prestare molta attenzione. Qui sotto sono riportate queste importanti informazioni. Ricordo che nell'78xx, il dissipatore metallico è collegato al piedino centrale, ovvero al segnale di massa. SERIE 79xx: tensione negativa I regolatori della serie 79xx permettono di ottenere delle tensioni negative stabilizzate a valori fissi. Tali valori di tensioni sono indicati con due numeri, nella sigla del componente, dopo i numero "79". Inoltre esitono, sostanzialmente, due sotto-serie della 79xx: la 79xx stessa e la 79Lxx. La differenza riguarda la corrente che sono in grado di fornire in uscita: fino a 1,5A e fino a 100mA, rispettivamente. Infine, può essere utile sapere che il ripple, l'odulazione in uscita è al massimo di -80db, ovvero 10.000 volte il valore della tensione nominale. Quindi per Vout=5volt, il ripple di di soli 0,5mV! Nelle tabelle si possono vedere le caratteristiche per ciascuna sotto-serie. MOD ELLO Vout [V] Vin min [V] Vin max [V] Iout min [mA] Iout max [mA] 05 -5 -7 -20 10 1500 7912 -12 -14 -27 10 1500 7915 -15 -17 -30 10 1500 4 79L05 -5 -7 -20 1 100 79L12 -12 -14 -27 1 100 79L15 -15 -17 -30 1 100 Il disegno posto qui sotto mostra il tipico circuito elettronico completo di un regolatore di tensione positiva fissa. E' presente anche l'elenco dei valori dei componenti consigliati. C1= 10-100 uF C2= 100 nF C3= 1-10uF IC1= regolatore di tensione positiva. NOTA: Il valore del condensatore C1 deve essere maggiore di quello di C3, per evitare di danneggiare IC1. Un trucco A volte può capitare di aver bisogno di un valore di tensione leggermente superiore alla tensione del regolatore. Per esempio, 5,6 Volt, oppure 6,2 Volt o altri ancora... Questo è possibile anche senza dover usare un regolatore di tensione positiva variabile, come l'LM317. Mediante un piccolo trucco è possibile usare ancora la serie 78xx: il disegno posto qui sotto, mostra come fare... C1= 10-100 uF C2= 100 nF C3= 1-10uF D1= 1N4007 (con serie 78xx), 1N4148 (con serie 78Lxx) IC1= regolatore di tensione positiva. NOTA: Il valore del condensatore C1 deve essere maggiore di quello di C3, per evitare di danneggiare IC1. Come si può vedere, è stato aggiunto un diodo tra il terminare di Massa del circuito integrato e la massa vera e propria. Per capire come sia possibile ottenere una tensione superiore a quella nominale, basta pensare che Vout è calcolata rispetto al terminale di Massa del circuito inategrato, ma Vout è riferita alla massa del circuito. Il valore di 0,6 Volt aggiunto al valore in uscita è proprio la caduta introdotta dal diodo. Se ci cono più diodi, la tensione in uscita aumenta con passo di 0,6Volt, rispetto al valore nominale. Ecco la formula: -Vout = -Vout(nominale di IC1) - n°(diodi) * 0,6 ESEMPIO 1: IC1=7912, 1 solo diodo, si ha che Vout=-12,6Volt. ESEMPIO 2: IC1=7905, 3 diodi, si ha che Vout=-6,8Volt. Piedinatura e contenitori 5 Le due sotto-serie 79xx e 79Lxx, non solo differiscono per la diversa corrente massima in uscita, ma anche per il contenitore e per la piedinatura, cosa cui prestare molta attenzione. Qui sotto sono riportate queste importanti informazioni. Ricordo che nell'79xx, il dissipatore metallico è collegato al piedino centrale, ovvero al segnale d'ingresso. Regolatori Integrati Di Tensione Variabile, Positiva E Negativa I regolatori di tensione variabile più usati sono: LM317 e LM337, rispettivamente per la tensione positiva e negativa, prodotti dalla National Semiconductor: www.national.com. Vediamo da più vicino questi componenti... LM317: tensione positiva. I regolatori di tipo LM317 permettono di ottenere delle tensioni positive variabili a piacimento, mediante solo due resistenze. Inoltre esitono, sostanzialmente, due sotto-serie del circuito integrato LM317: LM317 e LM317L. La differenza riguarda la corrente che sono in grado di fornire in uscita: fino a 1,5A e fino a 100m Questo integrato ha dimensioni identiche a un transistor di media potenza (TO220), nei Data-Book sono riportate poche caratteristiche: Max Volt input/output……………. 40 Volt Dropout Volt………………….…… 3Volt Minina tensione uscita……………. 1,25 Volt Max corrente uscita……………….. 1,5 Amper Max potenza dissipabile…………... 15 Watt Ripple in uscita…………………….- 80 dB Può essere utile sapere che il ripple, l'ondulazione in uscita è al massimo di -80db, ovvero 10.000 volte il valore della tensione nominale. Quindi per Vout=5volt, il ripple di soli 0,5mV! Infine la potenza massima dissipabile è di 15W: per basse tensioni in uscita, è necessario prestare un po' di attenzione per stabilire la massima tensione in ingresso, tenendo contro della corrente che si andrà a prelevare... Nella tabella si possono vedere le principali caratteristiche per ciascuna sotto-serie. MODELLO Vout-min [V] Vout-max [V] (Vout-Vin)min (Vout-Vin)max [V] [V] LM317 1,25 37 3 LM317L 1,25 37 3 Iout-min [mA] Iout-max [mA] 40 3,5 1500 40 3,5 100 Il disegno posto qui sotto mostra il tipico circuito elettronico completo di un regolatore di tensione positiva fissa. E' presente anche l'elenco dei valori dei componenti consigliati. Il diodo D1 serve per scaricare il condensatore C3 durante lo spegnimento, in modo che non venga 6 danneggiato il circuito integrato; D2 per scaricare C4 in caso di corto circuito in uscita. C4 stabilizza la tensione di regolazione sul terminale "R". La tensione in uscita viene stabilita mediante il valore di R2, in quanto R1=220 Ohm, come viene consigliato dalla casa costruttrice. C'è una formula (semplificata) per determinare Vout, nota R2, tenendo conto che Vout è espresso in Volt e R2 in Ohm: Vout= 1,25 * ( 1 + R2 / R1 ) Conoscendo invece Vout è possibile risalire al valore di R2, mediante la formula posta sotto, tenendo conto che R2 è espresso in Ohm, Vout in Volt: R2= ( (Vout/1,25) - 1 ) * R1 Il valore di R2 calcolato, difficilmente corrisponderà ad uno standard. Così è necessario scegliere il valore standard più vicino e poi usare la prima formula e ricavare la tensione Vout con il valore standard di R2 e così si valuta di quando Vout differisce dal valore che si voleva ottenere. Per diminuire ancora di più tale scarto, è possibile variare leggermente il valore di R1, scegliendo tra 270 Ohm e 560 Ohm. Lo scarto in percentuale può essere calcolato mediante la seguente formula: 100 (valore reale - valore ideale)/ valore reale Per R1 e R2 si possono usare delle normali resistenze da 1/4 di Watt. R1 = 220 Ohm da 1/4 W R2= vedere formula nel testo C1= 47-100 uF (è il filtro capacitivo!!) C2= 100 nF C3= 1-10uF (stab. il valore voluto, il “set point”) C4= 10uF D1= 1N4007 D2= 1N4007 IC1= LM317 o LM317L NOTA: Il valore del condensatore C1 deve essere maggiore di quello di C3, per evitare di danneggiare IC1. C2 = Condensatore ceramico (meglio)o poliestere da collegare vicinissimo al terminale E e la massa per evitare auto oscillazioni (il circuito è internamente retroazionato !!!!) ESEMPIO: Si vuole ottenere una tensione di 3,3Volt. Applicando la seconda formula si ottiene R2= 360 Ohm, valore non standard, dato che i valori più vicini sono 330 Ohm e 390 Ohm. Con i due valori standard, vediamo i valori reali di tensione in uscita, che sono rispettivamente di: 3,125V e 3,466V. Il valore degli scarti sono rispettivamente: 17,5% e 16,6%. Così appare evidente che il valore migliore è di 390 Ohm. Cambiando il valore di R1, è possibile avvicinarsi al valore di tensione richiesta. 7 Per ottenere una tensione fissa precisa si applica un trimmer (R3) da 1000-2200 Ohm in serie a R2 MAGGIORE CORRENTE IN USCITA. A volte può capitare di aver bisogno di una maggiore corrente in uscita, superiore a 1,5 A, valore massimo che può fornire il circuito integrato LM317... Questo è possibile aggiungendo un transistor PNP di potenza (per esempio 2N2905), come è possibile vedere nel disegno posto qui sotto... R1= 220 Ohm da 1/4 di Watt R2= vedere testo R3= 22-33 Ohm, 3 W C1= 47-100 uF C2= 100 nF C3= 1-10uF C4= 10uF D1= 1N4007 D2= 1N4007 T1= Transistor PNP di potenza, per esempio, TIP42C della Fairchild o altri. IC1= LM317 o LM317L NOTA: Il valore del condensatore C1 deve essere maggiore di quello di C3, per evitare di danneggiare IC1. Inoltre in presenza di un cortocircuito LM 317 si protegge da solo, i transistor di potenza no.!!!! Per correnti ancora maggiori,si può collegare in 8 parallelo due transistor di potenza PNP con una generosa aletta di raffreddamento. R3 = 68 ohm 3 W R4 – R5 = res a filo da 0,1 ohm 7 – 9 W (equalizzano la corrente tra i due BJT) TR1 – TR2 = Transistor di potenza PNP REGOLATORE DI CORRENTE POSITIVA REGOLABILE. Un uso un po' particolare del circuito integrato LM317 è quello di regolatore di corrente (variabile), usando solamente un resistore di adeguata potenza... Fissando R1, espresso in Ohm, è possibile calcolare la corrente in uscita, in Ampere, grazie la seguente formula:: Iout= 1,25 / R1 Se invece si vuole calcolare il valore della resistenza, conoscendo la corrente Iout, si può usare la formula posta qui sotto: R1= 1,25 / Iout Utilizzando la formula appena vista, per un dato valore di corrente richiesto, spesso e volentieri il valore di R1 non è standard. Così bisogna usare la prima formula e si può varificare lo scarto di valore tra quello appena calcolato e quello richiesto. Lo scarto in percentuale può essere calcolato mediante la seguente formula: %= 100 * (1 * (valore ideale - valore reale)) Inoltre è da considerare la potenza massima, espressa in Watt, che la resistenza R1 è in grado di dissipare senza danni: Pdiss= R1 * Iout * Iout Ottenuto il valore è necessario calcolare un valore standard pari anche a 5 volte quello ottenuto. R1= vedere formula nel testo C1= 47-100 uF C2= 100 nF C3= 1-10uF IC1= LM317 o LM317L NOTA: Il valore del condensatore C1 deve essere maggiore di quello di C3, per evitare di danneggiare IC1. ESEMPIO: Si vuole ottenere una corrente di 600mA= 0,5 A. Applicando la seconda formula si ottiene R1= 2,08 Ohm. Chiaramente non è un valore standard: quello che più si avvicina è 2,2 Ohm. Usando la prima formula si ottiene una corrente reale di 9 570mA, ovvero uno scarto di 30mA, a cui corrisponde un valore del 5%. Se si utilizza tre resistenze R1 o più e un commutatore si possono prelevare diverse correnti costanti Generatore con più di 1,5 Amper PIEDINATURA E CONTENITORI. I circuiti integrati LM317 e LM317L, non solo differiscono per la diversa corrente massima in uscita, ma anche per il contenitore, invece la piedinatura rimane la stessa. Ricordo che nell'LM317, il dissipatore metallico è collegato al piedino centrale, ovvero al segnale di uscita. LM337: tensione negativa. I regolatori di tipo LM317 permettono di ottenere delle tensioni positive variabili a piacimento, mediante solo due resistenze. Inoltre esitono, sostanzialmente, due sotto-serie del circuito integrato LM317: LM317 e LM317L. La differenza riguarda la corrente che sono in grado di fornire in uscita: fino a 1,5A e fino a 100mA, rispettivamente. Può essere utile sapere che il ripple, l'odulazione in uscita è al massimo di -80db, ovvero -10.000 volte il valore della tensione nominale. Quindi per Vout=5volt, il ripple di di soli 0,5mV! Infine la potenza massima dissipabile è di 15W: per basse tensioni in uscita, è necessario prestare un po' di attenzione per stabilire la massima tensione in ingresso, tenendo contro della corrente che si andrà a prelevare... Nella tabella si possono vedere le principali caratteristiche per ciascuna sotto-serie. 10 MODELLO Vout-min [V] Vout-max [V] (Vout-Vin)min (Vout-Vin)max [V] [V] LM337 -1,25 -37 -3 LM337L -1,25 -37 -3 Iout-min [mA] Iout-max [mA] -40 -3,5 -1500 -40 -3,5 -100 Il disegno posto qui sotto mostra il tipico circuito elettronico completo di un regolatore di tensione positiva fissa. E' presente anche l'elenco dei valori dei componenti consigliati. Il diodo D1 serve per scaricare il condensatore C3 durante lo spegnimento, in modo che non venga danneggiato il circuito integrato; D2 per scaricare C4 in caso di corto circuito in uscita. C4 stabilizza la tensione di regolazione sul terminale "R". La tensione in uscita viene stabilita mediante il valore di R2, in quanto R1=220 Ohm, come viene consigliato dalla casa costruttrice. C'è una formula (semplificata) per determinare Vout, nota R2, tenendo conto che Vout è espresso in Volt e R2 in Ohm: Vout= -1,25 * ( 1 + R2 / R1 ) Conoscendo invece Vout è possibile risalire al valore di R2, mediante la formula posta sotto, tenendo conto che R2 è espresso in Ohm, Vout in Volt: R2= ( (-Vout/1,25) - 1 ) * R1 Il valore di R2 calcolato, difficilmente corrisponderà ad uno standard. Così è necessario scegliere il valore standard più vicino e poi usare la prima formula e ricavare la tensione Vout con il valore standard di R2 e così si valuta di quando Vout differisce dal valore che si voleva ottenere. Per diminuire ancora di più tale scarto, è possibile variare leggermente il valore di R1, scegliendo tra 270 Ohm e 560 Ohm. Lo scarto in percentuale può essere calcolato mediante la seguente formula: %= 100 * (1 * (valore ideale - valore reale)) Per R1 e R2 si possono usare delle normali resistenze da 1/4 di Watt. R1= 220 Ohm da 1/4 di Watt R2= vedere formula nel testo C1= 47-100 uF C2= 100 nF C3= 1-10uF C4= 10uF D1= 1N4007 D2= 1N4007 IC1= LM337 o LM337L NOTA: Il valore del condensatore C1 deve essere maggiore di quello di C3, per evitare di danneggiare IC1. 11 REGOLATORE DI CORRENTE NEGATIVA REGOLABILE. Un uso un po' particolare del circuito integrato LM317 è quello di regolatore di corrente variabile, usando solamente un resistore di adeguata potenza... Fissando R1, espresso in Ohm, è possibile calcolare la corrente in uscita, in Ampere, grazie la seguente formula:: Iout= -1,25 / R1 Se invece si vuole calcolare il valore della resistenza, conoscendo la corrente Iout, si può usare la formula posta qui sotto: R1= -1,25 / Iout Utilizzando la formula appena vista, per un dato valore di corrente richiesto, spesso e volentieri il valore di R1 non è standard. Così bisogna usare la prima formula e si può varificare lo scarto di valore tra quello appena calcolato e quello richiesto. Lo scarto in percentuale può essere calcolato mediante la seguente formula: %= 100 * (1 * (valore ideale - valore reale)) Inoltre è da considerare la potenza massima, espressa in Watt, che la resistenza R1 è in grado di dissipare senza danni: Pdiss= R1 * Iout * Iout Ottenuto il valore è necessario calcolare un valore standard pari anche a 5 volte quello ottenuto. R1 C1= 47-100 uF C2= 100 nF C3= 1-10uF IC1= LM337 o LM337L NOTA: Il valore del condensatore C1 deve essere maggiore di quello di C3, per evitare di danneggiare IC1. PIEDINATURA E CONTENITORI. Le due sotto-serie LM337 e LM337L, non solo differiscono per la diversa corrente massima in uscita, ma anche per il contenitore e per la piedinatura, cosa cui prestare molta attenzione. Qui sotto sono riportate queste importanti informazioni. Ricordo che nell'LM337, il dissipatore metallico è collegato al piedino centrale, ovvero al segnale d'ingresso. 12 L'integrato LM317 ultimo aggiornamento 15 ottobre 2007 Questo integrato, che ha dimensioni identiche a quelle di un normale transistor di media potenza tipo TO.220, dispone di tre soli piedini (vedi fig.1). Data-book Figura 1 - II piedino di Entrata, indicato E oppure Vin, riceve la tensione positiva da stabilizzare, che viene prelevata da un ponte raddrizzatore provvisto del suo condensatore elettrolitico di livellamento. - II piedino di Regolazione, indicato R oppure ADJ, viene utilizzato per variare la tensione d'uscita sul valore desiderato. - II piedino di Uscita, indicato U oppure Vout, e quello da cui si preleva la tensione stabilizzata. In tutti i Data-Book sono riportate per LM.317 queste poche e sommarie caratteristiche tecniche: Max Volt input/output Dropout Volt Minima tensione uscita Volt Max corrente uscita Max potenza dissipabile Ripple in uscita 40 Volt 3 Volt 1,25 Volt 1,5Amper 15 Watt -80 dB 13 L'articolo presente in questa pagina è tratto dall'ottima rivista Nuova Elettronica N°169170 pubblicato nel mese di Febbraio-Marzo 1994. Titolo originale "L'INTEGRATO stabilizzatore UNIVERSALE LM.317". Max Volt input/output: Molti ritengono che questo valore indichi la massima tensione applicabile sull'ingresso dell'LM.317. AI contrario questo integrato accetta sull'ingresso anche tensioni di 60 - 80 - 100 Volt, perchè la differenza tra la tensione, applicata sull'ingresso e quella prelevata sull'uscita non risulti maggiore di 40 Volt. Per spiegarvi meglio cosa si intende con questa differenza, vi portiamo qualche esempio. Se sull'ingresso dell'LM.317 applicate una tensione continua di 39 Volt, potrete realizzare un alimentatore che potrà essere regolato da un minimo di 1,25 Volt ad un massimo di 36 Volt, in quanto non avrete mai una differenza tra ingresso/uscita superiore ai 40 Volt. Se sull'ingresso applicate una tensione di 46 Volt, potrete realizzare un alimentatore che potrà essere regolato da un minimo di: 46 - 40 = 6 Volt fino ad un massimo di 43 Volt, perchè scendendo sotto 6 Volt, otterreste una differenza ingresso/uscita maggiore di 40 Volt. Pertanto se sull'ingresso applicate 63 Volt, potrete realizzare un alimentatore che potrà essere regolato da un minimo di: 63 - 40 = 23 Volt fino ad un massimo di 60 Volt. Non si potrà scendere sotto i 23 Volt, perchè la differenza ingresso/uscita risulterebbe maggiore di 40 Volt. Allo stesso modo se applicate sull'ingresso delI'integrato 98 Volt, potrete realizzare un alimentatore che potrà essere 14 regolato da un minimo di: 98 - 40 = 58 Volt fino ad un massimo di 95 Volt. Dropout Volt: Questo dato indica la caduta di tensione introdotta dall'integrato. Quindi se sull'ingresso applicate una tensione di 46 Volt, la massima tensione stabilizzata che potrete prelevare sull'uscita non sarà mai superiore a: 46 - 3 = 43 Volt. Se sull'ingresso applicate una tensione di 15 Volt, la massima tensione stabilizzata che potrete prelevare sull'uscita non sarà mai superiore a: 15 - 3 = 12 Volt. Minima tensione uscita: Il valore di 1,25 Volt indica la minima tensione stabilizzata che e possibile prelevare da questo integrato. Questo significa che anche se calcolerete il valore ohmico della resistenze in modo da avere in uscita 0,8 Volt, la minima tensione che otterrete sarà sempre e comunque di 1,25 Volt. Max corrente uscita: La massima corrente che LM.317 e in grado di erogare e di 1,5 Amper, purché I'integrato risulti fissato sopra un'aletta di raffreddamento. Senza questa aletta non sarà possibile prelevare più di 0,5 - 0,7 Amper, perchè non appena I'integrato si surriscalderà, entrerà subito in protezione togliendo tensione sull'uscita. Max potenza dissipabile: La potenza di 15 Watt riportata nelle caratteristiche si ottiene soltanto se il corpo dell'integrato e fissato sopra un'aletta di raffreddamento. Se l'aletta non riesce a dissipare il calore generato e la temperatura supera il suo limite di sicurezza, entra in azione la protezione termica, cioè l'integrato abbassa la tensione in uscita, che quindi non sarà più stabilizzata, e si surriscalda notevolmente. Ripple in uscita: Per chi non lo sapesse, il ripple e il residuo di tensione alternata che si ritrova sulla tensione continua stabilizzata dall'integrato. Quando, come in questo caso, si parla di un ripple pari a -80 dB, significa che il residuo di alternata presente sulla tensione continua stabilizzata e minore di 10.000 volte. Pertanto se avete regolato I'alimentatore per una tensione d'uscita di 18 Volt, su questa può risultare presente un residuo di alternata di 0,0018 Volt pari a \, un valore cioè irrisorio. Per completare queste note, aggiungeremo che I'integrato LM.317 è provvisto di una valida protezione automatica contro i cortocircuiti. LM.317 come STABILIZZATORE di TENSIONE Lo schema base per realizzare un completo alimentatore stabilizzato in tensione con LM.317 è riportato in fig.2. Figura 2 15 In questo circuito trovate diversi componenti che esplicano le seguenti funzioni: C1 - E un condensatore elettrolitico di filtro che viene sempre applicato in prossimità del ponte raddrizzatore. C2 - E un condensatore poliestere o ceramico da 100.000 pF che andrà collegato vicinissimo tra il terminale Entrata e la massa per evitare autooscillazioni. C3 - E un condensatore elettrolitico da 10μF, con una tensione di lavoro di 50-63 Volt, che viene utilizzato per rendere perfettamente stabile la tensione sul terminale di Regolazione. C4 - E' un condensatore elettrolitico applicato sul terminale di Uscita che serve per eliminare qualsiasi residuo di alternata. Il valore di questo condensatore non dovrà mai risultare minore di 100μF e dovrà avere una tensione di lavoro che non risulti mai inferiore alla tensione massima stabilizzata che preleverete sulla sua Uscita. DS1 - Questo diodo, posto tra l'uscita e l'ingresso (il terminale positivo va rivolto verso l'ingresso), serve per proteggere l'integrato ogniqualvolta si spegne I'alimentatore. Senza questo diodo la tensione immagazzinata dal condensatore C4 si scaricherebbe in senso inverso all'interno dell'integrato, cioè dall'uscita verso I'ingresso, danneggiandolo. DS2 - Questo diodo, collegato tra i terminali R ed U (il terminale positivo va rivolto verso U), serve per scaricare istantaneamente il condensatore C3 in caso di cortocircuito accidentale sui terminali d'uscita. R1 - Questa resistenza, del valore fisso di 220 ohm 1/4 watt, serve per ottenere, abbinata alla resistenza R2, un partitore resistivo dal quale si preleverà la tensione da applicare sul piedino R di regolazione. R2 - Il valore di questa resistenza andrà calcolato in funzione del valore della tensione stabilizzata che si vorrà prelevare sull'uscita dell'integrato LM.317. Più basso e il valore di questa resistenza, minore sarà il valore della tensione stabilizzata, più alto è il valore della resistenza, maggiore sarà il valore della tensione stabilizzata. Utilizzando per R2 una resistenza fissa, otterrete in Uscita una tensione stabilizzata di valore fisso. Se in sostituzione di tale resistenza si inserirà un normale potenziometro lineare (vedi figura 3), si potrà ottenere in Uscita una tensione stabilizzata variabile. Figura 3 COME SI CALCOLA R2. Per calcolare il valore della resistenza R2 dovete conoscere il valore della tensione massima applicata sul piedino Entrata e sottrarre a tale valore il numero fisso 3 (valore di dropout). Questo calcolo vi permetterà di stabilire la massima tensione che si potrà prelevare sull'uscita delI'integrato, perchè se 16 sull'ingresso applicate 20 Volt e poi calcolate il valore della R2 per ottenere in uscita una tensione stabilizzata di 25 Volt, la formula vi darà si un valore ohmico, ma all'atto pratico non riuscirete mai ad ottenere 25 Volt, poiché sull'ingresso ci sono soltanto 20 Volt. Pertanto se sull'ingresso dell'LM.317 applicherete una tensione di 20 Volt, voi potrete ottenere in uscita una tensione stabilizzata massima di: 20 - 3 = 17 Volt Se sull'ingresso applicherete una tensione di 42 Volt, voi potrete ottenere in uscita una tensione stabilizzata massima di: 42 - 3 = 39 Volt Conoscendo questo valore di tensione, per calcolare il valore della resistenza R2, si dovrà utilizzare questa semplice formula: R2 ohm = [(Volt uscita : 1,25) - 1] x 220 Dove: Con Volt uscita si indica il valore della tensione che volete prelevare sull'uscita dell'LM.317. II numero 1,25 e la differenza di tensione che esiste tra il piedino di Uscita e quello di Regolazione. II numero 1 e un numero fisso fornito cella Casa Costruttrice. Il numero 220 e il valore in ohm della resistenza R1 applicata sul partitore resistivo. Detto questo, ammettiamo di voler calcolare il valore da utilizzare per la resistenza R2 in modo da ottenere sull'uscita dell'integrato LM.317 una tensione stabilizzata di 30 Volt. Sappiamo gia che per ottenere questo valore la minima tensione che dovremo applicare sull'ingresso dell'integrato dovrà risultare di 30 + 3 = 33 Volt, quindi sull'ingresso potremo applicare tensioni maggiori, ad esempio 35-40-42 Volt, ma non tensioni inferiori a 33 Volt. Ammettendo ora di applicare sull'ingresso dell'integrato una tensione di 35 Volt, effettueremo queste due semplici operazioni: 5 - 3 = 32 Volt [(32 : 1,25) - 1] x 220 = 5.412 ohm Per evitare errori nel calcolo del valore di questa resistenza, le operazioni da eseguire per ricavare il giusto risultato sono in sequenza: 32 : 1,25 = 25,6 25,6 - 1 = 24,6 24,6 x 220 = 5.412 Poiché in commercio non esiste una resistenza di questo valore, potremo risolvere il problema collegando in serie ad una resistenza da 3.300 ohm una seconda resistenza da 2.200 ohm in modo da ottenere: 300 + 2.200 = 5.500 ohm Oppure potremo collegare in serie alla resistenza da 4.700 ohm un trimmer da 1.000 ohm, che regoleremo fino ad ottenere I'esatta tensione di 32 Volt (vedi fig.4). 17 Fig.4 Conoscendo il valore della R2 inserita nel circuito e ora possibile calcolare la tensione che si può ottenere sull'uscita dell'integrato. La formula che ci permette di calcolare questo valore e: Volt uscita = [(R2 : 220) + 1] x 1,25 Poiché nell'esempio precedente abbiamo usato una resistenza da 5.500 ohm anziché da 5.412 ohm, per conoscere quale tensione preleveremo sull'uscita eseguiremo nell'ordine queste operazioni: 5.500 : 220 = 25 25+1 =26 26 x 1,25 = 32,5 Volt Tenendo presente che le resistenze hanno sempre una loro tolleranza, possiamo affermare che la tensione che otterremo sull'uscita potrà variare in più o in meno di qualche centinaia di milliVolt. Se in questo circuito utilizzeremo un potenziometro da 4.700 ohm con in serie una resistenza fissa da 1.000 ohm, non potremo ottenere un alimentatore stabilizzato variabile in grado di fornire in uscita una tensione massima di 33,63 Volt che potrà scendere fino ad un minima di 6,93 Volt, infatti: [(5.700: 220) + 1] x 1,25 = 33,63 Volt max [(1.000: 220) + 11 x 1,25 = 6,93 Volt min In questo caso la tensione che dovremo applicare sull'ingresso dell'integrato non dovrà risultare minore di 33,63 + 3 = 39,63 Volt. Calcolate il valore della Resistenza dal Codice dei Colori - Resistori con 4 anelli (normali) Valori standard di resistenza per la serie E12 10R/12R/15R/18R/22R/27R/33R/39R/47R/56R/68R/82R 100R/120R/150R/180R/220R/270R/330R/390R/470R/560R/680R/820R 1K0/1K2/1K5/1K8/2K2/2K7/3K3/3K9/4K7/5K6/6K8/8K2 10K/12K/15K/18K/22K/27K/33K/39K/47K/56K/68K/82K 100K/120K/150K/180K/220K/270K/330K/390K/470K/560K/680K/820K 1M0 18 Basetta per alimentatore variabile Per l'utilizzo dell'integrato ho pensato di preparare un'apposito circuito stampato questo ha come dimensioni 50x30mm. Schema elettrico dell'alimentatore I valori dei componenti sono indicati nell'articolo, si ricorda che nel caso l'integrato dovesse scaldare si dovrà installare un'aletta di raffreddamento. Una volta montato il tutto l'unica taratura necessaria sarà quella di variare il valore del Trimmer R3 sino ad ottenere in uscita il valore desiderato. 19 PDF della scheda AUMENTO DELLA CORRENTE Con l'aggiunta del transistore MJ4502 si incrementa la corrente d'uscita anche oltre i 5A purché l'aletta di raffreddamento sia adeguata considerando che per tensioni d'uscita basse il transistore deve dissipare potenze notevoli (Es: uscita 5V a 5A il transistore dovrà dissipare circa 20V x 5A = 100W). Il trasformatore dovrà fornire in uscita 24V - 5A ma si può usare anche tensioni e correnti più piccole in base alle proprie esigenze ( Es: mi serve una uscita massima di 15Vcc allora userò un trasformatore da 15/18Vac). Dimensionamento delle alette di raffreddamento REALIZZAZIONE PRATICA Come si può osservare il montaggio viene realizzato direttamente sul dissipatore saldando i pochi componenti direttamente sui terminali del transistore e del regolatore LM317. Non necessita di mica isolante né LM317 né il transistore MJ4502 perché le loro parti a contatto con l'aletta devono essere collegate elettricamente. La resistenza da 1,5 Ohm va messa da almeno mezzo W e il suo valore deriva dal fatto che essendo in parallelo ad un diodo e una giunzione base emettitore, avrà ai suoi capi una caduta di tensione di circa 0,75 V (max 0,8V) e ipotizzando che al massimo possa circolare 0,5A (R=V/I). Queste condizioni si avranno quando nella giunzione del diodo e della base emettitore circolerà circa la stessa corrente. La corrente del 4502 sarà Ib per il 20 guadagno (ipotizzabile 15) cioè circa 4 A. Nel 317 circolerà una corrente pertanto vicino ad 1A e a quel punto comincerà ad entrare in limitazione quando 4 +1 = 5 A circa in uscita. Quando in uscita si preleva più corrente del dovuto (anche a causa di un corto accidentale) LM317 va in protezione e limita la sua corrente a valori non eccessivi ma in quelle condizioni può rimanere solo se il dissipatore smaltisce il calore e la temperatura dell'integrato non supera quella proibitiva di fusione delle giunzioni interne. 21 Si può prevedere un circuito che per i corto circuiti spegne tutto l'alimentatore. Per completare l'alimentatore si puó aggiungere pure uno strumento a display per la misura della tensione e della corrente inserito come qui indicato: LM317K Come assemblarlo Altri modi di protezione Preregolazione prima del 317 LIMITAZIONE IN CORRENTE CON PROTEZIONE TOTALE CON SCR E RELE' LIMITAZIONE E PROTEZIONE C.C. 22 LM338K Tensioni regolabili in uscita fra 1,2 V e 32 V. Massima corrente in uscita: 5 A. Particolarmente adatto per la realizzazione d’alimentatori da laboratorio. La destinazione di tale componente, ormai noto sotto la sigla LM338K, è certamente quella degli alimentatori, ma esso può rendersi utile in tutti quei dispositivi nei quali sia necessario regolare una tensione su un certo valore prestabilito. Quando si voglia disporre di una serie di valori di tensioni costanti con assorbimento di corrente anche notevoli. Infatti, l' LM338K è in condizioni di poter variare la tensione in uscita fra 1,2 V e 32 V, con l'assorbimento di corrente di ben 5 A! 23 LATO PIEDINI Fig. 1 - piedinatura dell'integrato LM338K In figura 1 abbiamo illustrato la piedinatura del componente che, come si può immediatamente notare, si presenta esteriormente nella forma del ben noto transistor 2N3055, realizzato in contenitore metallico T03. Con la lettera "r" è indicato il terminale regolatore, con la lettera "e" quello d'entrata e con la lettera "u" tutto il contenitore metallico, che costituisce, ovviamente, l'uscita dell'integrato. SOVRACCARICHI TERMICI La versione integrata di circuiti in precedenza realizzati con i sistemi più tradizionali, mediante l'uso di componenti discreti, consente di raggiungere alcuni risultati pratici altrimenti impossibili. Per esempio, nel nostro integrato LM338K è stata cosa agevole incorporare un valido sistema di protezione contro i sovraccarichi termici; un sistema che, composto con i metodi più classici, non avrebbe offerto pari affidabilità, né presentato uguale sem plicità circuitale. Ma ad un tale sistema di protezione termica si accoppia pure quello contro i sovraccarichi elettrici. In pratica succede questo: quando l'integrato si riscalda troppo, esso cessa di funzionare, evitando in tal modo conseguenze dannose. Il surriscaldamento del componente può essere determinato da un carico eccessivo collegato in uscita, oppure da un’interruzione del funzionamento dell'eventuale ventilatore di raffreddamento o, ancora, da insufficiente aerazione del dispositivo in cui l'integrato è montato e lavora. Per la precisione, il pezzettino di silicio, contenuto nell'integrato, detto "chip", ossia il silicio con cui è realizzato l' LM338K, interrompe la sua attività quando la temperatura raggiunge i 155 °C. Questa stessa funzione, ora interpretata, sarebbe stata ottenuta applicando un sensore termico sul radiatore in cui è montato l'integrato. Ma i benefici di questo si sarebbero apprezzati soltanto in presenza d’aumenti di temperatura graduali, non certo di quelli improvvis i che, a causa dell'inevitabile inerzia di trasmissione del calore, non sarebbero stati avvertiti dal sensore in tempo sufficiente per proteggere l'integrato dalla sua distruzione. 24 CIRCUITO APPLICATIVO TIPICO Un esempio tipico d’impiego dell'integrato LM338K, in qualità di regolatore della tensione d'uscita, è quello riportato in figura 2. LM 338 K Fig. 2 - Esempio semplificato d’applicazione dell'integrato LM338K in un circuito regolatore della tensione d'uscita. C1 = 100.000 pF C2 = 1 uF - 50 VI (elettrolitico) R1 = 5.000 ohm (trimmer) R2 = 120 ohm IC1= LM338K Sull'elettrodo "e" si applica la tensione continua Ve che si vuol regolare ed il cui valore deve superare di almeno 3 V quello d'uscita Vu, altrimenti lo stadio finale dell'integrato non sarebbe in grado di lavorare correttamente. L'integrato utilizza la tensione Ve per alimentare sia lo stadio regolatore della potenza d'uscita, sia i circuiti di segnale. Lo stadio regolatore è del tipo in serie, perché i transistore d'uscita, come evidenziato nello schema del componente di figura 9, sono collegati in serie (Q25-Q26). I circuiti di segnale vanno identificati principalmente nel generatore della tensione di riferimento, nell'amplificatore d'errore, nella protezione contro i sovraccarichi 25 termici e in quella contro i sovraccarichi elettrici. La tensione di riferimento serve ovviamente all’amplificatore d'errore, onde poter controllare. mediante preciso confronto fra le due tensioni, quella d'uscita, così da poter intervenire, se necessario, per tenerla legata a tale riferimento. E il risultato è il seguente: se il riferimento varia, varia pure la tensione in uscita. Ecco spiegato il motivo per cui è assolutamente importante che il riferimento sia stabile, anche quando la tensione d'entrata varia entro ampi limiti e la temperatura di funzionamento dell’integrato subisce notevoli escursioni. Il circuito di riferimento di tensione, utilizzato dall' LM338K, è certamente uno dei migliori che si possano conoscere, dato che presenta caratteristiche non facilmente ottenibili con i normali componenti elettronici; esso è noto con la denominazione anglosassone di "band gap reference". La tensione di uscita di questo riferimento e' di 1.24 V. TENSIONE D'USCITA L'amplificatore d’errore agisce sugli stadi finali n modo da mantenere la tensione. fra il terminale "r" ed il terminale "u", sempre uguale a 1,24 V. Pertanto, la corrente che scorre attraverso la resistenza R2 rimane stabile, essendo sottoposta ad una tensione di valore costante. Ma la corrente che attraversa la resistenza R2 passa pure per R1, essendo 1'elettrodo "r" di IC1 (figura 2) ad altissima impedenza. Per tale motivo l'integrato regola la tensione in uscita. Infatti, la caduta di tensione sui terminali di R2, che è di 1,24 V, sommata con quella sui terminali dì R1, determina il valore della tensione d'uscita. Pertanto, regolando il trimmer R 1, si regola la tensione in uscita. Quanto finora detto vale naturalmente in assenza di sovraccarichi termici ed elettrici. Ma sui primi abbiamo già avuto occasione di intrattenerci, mentre la protezione da quelli elettrici agisce in modo da mantenere entro limiti dì sicurezza la caratteristica corrente tensione dei transistor finali. In presenza di basse cadute di tensione, fra entrata ed uscita dell'integrato di IC 1, il transistor finale è poco sollecitato in tensione ed il circuito di protezione consente il flusso di correnti elevate, anche di 10 A! Mentre con sensibili cadute di tensione la protezione interviene pure in presenza di correnti inferiori ai 2 A, dato che i transistor finali risultano notevolmente sollecitati in tensione. Chiaramente, la massima tensione applicabile all'entrata di IC 1, deve essere inferiore ai 35 V, pena la distruzione completa dell'integrato. Il condensatore elettrolitico C2, presente nello schema di figura 2, deve essere montato molti vicino ad IC 1, onde evitare l'insorgenza di oscillazioni indesiderate. Ancor più vicino all’integrato, sempre per lo stesso motivo, deve rimanere il condensatore Cl. 26 Fig. 3 - In questo schema sono evidenziate le tensioni di maggior rilievo, ampiamente analizzate nel testo e relative all'entrata, all'uscita e alla regolazione dell'integrato IC1. Nello schema di figura 3 sono indicate le tensioni fin qui prese in esame ed abbondantemente analizzate; aggiungiamo soltanto che con l'espressione Volt reg. si vuol segnalare la presenza del valore di tensione di 1,24 V. RESISTENZA DEI CAVI Lo schema riportato in figura 4 evidenzia l'effetto indesiderato della resist enza Rc dei cavi di collegamento tra l'uscita dell'integrato IC1 ed il carico. 27 Fig. 4 - Schema applicativo comprensivo della resistenza Rc dei cavi di collegamento fra l'uscita Rc Quando l'assorbimento di corrente è di una certa entità, sulla resistenza Rc si verifica una grossa caduta di tensione, che è risentita dal circuito come parte della caduta di tensione sulla resistenza di regolazione. Una tale caduta di tensione può essere amplificata anche undici volte dalla regolazione e per questo motivo, allo scopo di minimizzare il valore di Re. occorre collegare la resistenza R2 il più vicino possibile al terminale "u" dell'integrato. A volte la resistenza Rc determina una limitazione della corrente d’uscita e questo effetto può essere vantaggiosamente sfruttato. Infatti, aumentando la corrente in uscita, aumenta la caduta di tensione sui terminali della resistenza Rc e questa caduta di tensione, dopo essere stata amplificata, è sottratta alla tensione d'uscita. In figura 5 è rappresentata un’applicazione di quanto ora detto. C1 = 1.000 uF - 50 VI (elettrolitico) C2 = 100.000 pF C3 = 100.000 pF R1 = 2.400 ohm R2 = 120 ohm R3 = 0,1 ohm IC1 = LM338K BATTERIA = 12 V Fig. 5 - Circuito carica batterie che sfrutta l'effetto della resistenza introdotta dai cavi di collegamento, fra l'uscita di IC1 ed il carico In questo caso, infatti, si sfrutta l'effetto citato per realizzare un carica batterie di elevate prestazioni. Quando la batteria è scarica, il circuito funziona da generatore di corrente, limitando ad un valore ben preciso la carica della batteria ed evitando in tal modo quei surriscaldamenti che possono accorciare la vita degli accumulatori, soprattutto di quelli di 28 piccola potenza o al nichel-cadmio. Una volta caricata la batteria, il circuito funziona come generatore di tensione, senza fornire quasi più corrente alla batteria, ma facendo fluire soltanto la minima corrente di mantenimento, onde evitare inutili, ulteriori riscaldamenti. REGOLATORE DI CORRENTE Il circuito riportato in figura 6 propone un'altra interessante applicazione dell'integrato LM338K Fig. 6 - Esempio di pratica applicazione dell'integrato LM338K in un circuito regolatore di corrente di precisione. 11 potenziometro R1 è di tipo a filo e di elevato wattaggio. C1= 100.000 pF C2= 100.000 pF R1= 4,7 ohm - 50 W (potenziometro a filo) IC1= LM338K quella dell'impiego del componente in funzione di regolatore di corrente di precisione. In questo caso si utilizzano i circuiti interni di IC1, che sono predisposti per mantenere sempre costante la tensione, fra l'entrata "e" e l'uscita "u", sul valore di 1,24 V, per stabilizzare la corrente in uscita che attraversa il potenziometro R1, collegato fra l'elettrodo "r" e l'elettrodo "u". Regolando il potenziometro RI, varia la corrente in uscita. Dunque, per sopportare il flusso di corrente, il potenziometro R1 deve essere di tipo a filo, della potenza di almeno 50 W. Ma 29 questo componente può anche essere sostituito con una serie di resistenze fisse di diverso valore, commutabili tramite adatto commutatore di potenza, in grado di consentire il passaggio di correnti fino a 5 A. REGOLATORE CON COMANDO TTL L'applicazione dell'integrato LM338K, proposta tramite lo schema riportato in figura 7, interpreta il sistema elettronico di accensione o spegnimento di IC1 in funzione di normale regolatore. R1 = 720ohm R2 = 120 ohm R3 = 1.000 ohm TR1 = 2N2219 IC1 = LM338K Fig. 7 - Circuito regolatore con comando di accensione e spegnimento dell'integrato LM338K Il transistor TR1, il quale cortocircuita la resistenza R1 quando il comando TTL è alto, ossia maggiore di 1,8 V, eleva l'uscita di IC1 a poco più di 1,3 V. E questo valore di tensione è da considerarsi sufficientemente basso per ritenere spento l'alimentatore. Alimentatore da laboratorio con l'LM338K Il circuito riportato in figura 8 è certamente quello più consigliabile per la realizzazione di un alimentatore da laboratorio tramite integrato LM338K. 30 Fig. 8 - schema applicativo dell' LM338K - alimentatore da laboratorio COMPONENTI Condensatori Resistenze Varie C1= 100.000 pF R1 = 5.000 ohm (trimmer) D1 = 1 N4007 R2 D2 = 1 N4007 C2= 10 uF - 36 VI (elettrolitico) = 120 ohm IC1= LM338K C3= 100.000pF C4= 10 uF - 50VI (elettrolitico) In questo schema, infatti, sono stati aggiunti, rispetto al circuito tipico, il condensatore C2 e i due diodi D1- D2. La presenza del condensatore elettrolitico C2 diminuisce il ronzio ed ogni altro possibile disturbo in uscita. I due diodi al silicio, invece, proteggono l'integrato IC1 dalla carica residua dei due condensatori elettrolitici C2-C4, durante il processo di spegnimento, subendo un trattamento che influisce negativamente sulla vita del componente. DISSIPAZIONE Abbiamo già detto, all'inizio del presente articolo, che le possibilità di dissipazione dell'integrato dipendono in larga misura dal radiatore usato e dalla disponibilità di un ventilatore. Servendosi di un grosso radiatore di alluminio, molto alettato ed impegnando un buon ventilatore, anche di modesta potenza, è possibile dissipare una cinquantina di watt, anche se normalmente bisogna rimanere al di sotto di tale limite. Comunque, per minimizzare la potenza dissipata dall'integrato, che è praticamente espressa come il prodotto della caduta di tensione, fra l'entrata Ve e l'uscita Vu, per la corrente in uscita, non bisogna esagerare con il valore della tensione in entrata, che deve essere quello necessario a garantire almeno tre volt di differenza tra Ve e Vu. Ma ricordiamo ancora che la peggiore delle condizioni, che si possono verificare, è quella per la quale si ha il massimo valore di corrente in uscita, il minimo valore di Ve ed il massimo di Vu. Quando si supera il limite della potenza dissipabile dall'integrato, questo non si danneggia, perché è protetto, ma il circuito cessa di funzionare, subendo un trattamento che influisce negativamente sulla vita del componente. 31 Fig. 9 - Circuito elettrico completo internamente contenuto nell'integrato LM338K. 32