Rassegna Stampa - Ordine dei Farmacisti di Salerno

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FEDERAZIONE ORDINI DEI
FARMACISTI
Rassegna Stampa del 31/05/2016
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INDICE
IN PRIMO PIANO
31/05/2016 La Nuova Sardegna - Nazionale
Farmacie, l'attesa è finita: novanta nuove aperture
6
31/05/2016 Giornale di Sicilia - Palermo
Cure antiscabbia per gli immigrati, medicine donate dai farmacisti
7
SANITÀ NAZIONALE
31/05/2016 Il Sole 24 Ore
Menarini cresce con Euticals Lodichem
9
31/05/2016 La Repubblica - Nazionale
C'è posta per Palazzo Chigi
10
31/05/2016 La Repubblica - Nazionale
Idea: provo a guarire con il sirtaki
11
31/05/2016 La Repubblica - Nazionale
I "bambini bolla" finalmente guariranno
14
31/05/2016 La Repubblica - Nazionale
Ora c'è uno scudo per i reni sotto attacco
16
31/05/2016 La Repubblica - Nazionale
Si può scovare magari per caso
18
31/05/2016 Avvenire - Nazionale
Il Venezuela senza farmaci che deve curarsi con le erbe
19
31/05/2016 Il Mattino - Nazionale
Salta la visita all'università, incontro in albergo
21
31/05/2016 Il Tempo - Nazionale
Probiotici, i batteri «buoni» per l'organismo
22
31/05/2016 Il Sole 24 Ore Sanita
Post laurea al verde
23
31/05/2016 Il Sole 24 Ore Sanita
«Gli innovativi dateli a noi»
24
31/05/2016 Il Sole 24 Ore Sanita
«Voltiamo pagina Noi ci siamo»
25
31/05/2016 Il Sole 24 Ore Sanita
Sul territorio rapporto «1 a 500»
26
31/05/2016 Il Sole 24 Ore Sanita
Il comma 566 della legge di Stabilità 2015
27
31/05/2016 Il Sole 24 Ore Sanita
Ex omnibus chance per tutti
28
31/05/2016 Il Sole 24 Ore Sanita
«Nuova stagione, anche per le competenze»
29
31/05/2016 Il Sole 24 Ore Sanita
I farmaci Ssn ballano coi lupi
31
31/05/2016 Il Sole 24 Ore Sanita
Agcm: vaccini, oligopoli e mancati risparmi
32
31/05/2016 Il Sole 24 Ore Sanita
«Facciamo trasparenza»
33
31/05/2016 Il Sole 24 Ore Sanita
«Pubblico e privato pari sono»
34
31/05/2016 Il Sole 24 Ore Sanita
Macrobiotica scelta di vita
35
31/05/2016 Il Sole 24 Ore Sanita
Anziani, utile il training cognitivo
37
31/05/2016 Il Sole 24 Ore Sanita
«La farmacia va integrata nel Ssn»
39
31/05/2016 Il Sole 24 Ore Sanita
Novità "immunomodulanti"
41
31/05/2016 Starbene
IL TUMORE DELLA PELLE CHE GUARISCE CON IL SOLE
44
31/05/2016 Starbene
INFIAMMAZIONI CURALE SENZA FARMACI
45
VITA IN FARMACIA
31/05/2016 La Repubblica - Genova
Sanità e turismo i sogni di Toti
47
31/05/2016 La Stampa - Imperia
Sempre più ditte specializzate per la celiachia
48
31/05/2016 Il Messaggero - Latina
Assise su opere pubbliche e farmacia: Accetta e Matarazzo accusano Mitrano
49
31/05/2016 QN - Il Resto del Carlino - Bologna
Rapinatori ciclisti in farmacia Minacce ai dipendenti, poi la fuga
50
31/05/2016 QN - La Nazione - Livorno
Gestione dei cimiteri, Crom incassa altri 120mila euro
51
31/05/2016 QN - La Nazione - Lucca
Farmacia 24 ore, arriva l'accordo «Salvi tutti e tredici i dipendenti»
52
31/05/2016 Il Secolo XIX - Levante
TUTTI IN MARCIA PER LA SALUTE
53
31/05/2016 Il Secolo XIX - La Spezia
Ecco tutte le regole per conferire la spazzatura
54
PROFESSIONI
31/05/2016 Avvenire - Nazionale
Il fondo britannico Cvc scommette su Sisal
56
PERSONAGGI
31/05/2016 La Repubblica - Torino
Chiamparino "Noi, orgogliosi del Sistema Torino"
58
IN PRIMO PIANO
2 articoli
31/05/2016
Pag. 2
diffusione:36072
tiratura:43501
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Farmacie, l'attesa è finita: novanta nuove aperture Dopo un blocco di tre anni sembra arrivato all'epilogo il
maxiconcorso del 2013 La Regione è autorizzata a procedere seguendo la graduatoria dell'anno scorso
Farmacie, l'attesa è finita: novanta nuove aperture
Farmacie, l'attesa è finita:
novanta nuove aperture
Dopo un blocco di tre anni sembra arrivato all'epilogo il maxiconcorso del 2013
La Regione è autorizzata a procedere seguendo la graduatoria dell'anno scorso
di Claudio Zoccheddu wSASSARI L'attesa è durata tre anni ma dopo 36 mesi di indugi è arrivata una
novità che potrebbe riportare il sereno nei rapporti tra i farmacisti sardi e l'assessorato alla Sanità. Ieri sera,
infatti, è stato annunciato lo sblocco dalla graduatoria provvisoria che assegnava 90 nuove farmacie. Una
lista pubblicata nel giugno del 2015 ma poi cancellata da una sentenza del Consiglio di Stato dopo il ricorso
di uno degli esclusi. La genesi della questione risale al 2013 e al maxiconcorso che aveva assegnato la
farmacie ai dottori che avevano intenzione di mettersi in proprio. Il bando, infatti, non era aperto chi fosse
già titolare di un esercizio di questo tipo. Il via libera. È una notizia che farà stappare la bottiglia buona a
tutti quelli che dal giugno dello scorso anno pregustavano l'idea di aprire un esercizio che, in condizioni
normali, poteva solo essere acquistato a cifre non proprio popolari: si parte da un minimo di 500mila euro
fino ad arrivare a 2 milioni nelle zone più care d'Italiia. «Il ministero ha appena autorizzato la Regione a
sbloccare la graduatoria del 2015 - hanno confermato dall'assessorato alla Sanità della Regione - presto
verranno comunicate le modalità che permetteranno il rientro dei 90 che erano entrati nella graduatoria
stilata lo scorso anno e che, in alcuni casi, erano pronti ad acquistare o rimodernare i locali. L'ordine
professionale. Saranno contenti i farmacisti iscritti all'ordine che, fino a ieri sera, erano all'oscuro degli ultimi
sviluppi comunicati dalla Regione. Roberto Cadeddu, presidente dell'ordine dei farmacisti della province di
Sassari e Olbia, aveva chiesto lumi in Regione proprio pochi giorni fa: «Devono fare in fretta - ha ribadito
ieri - anche se il procedimento è bloccato da una sentenza del Consiglio di Stato non è normale che si
debba attendere tre anni per ottenere il risultato di una graduatoria» Quello dei 90 farmacisti in stand-by,
tuttavia, è solo una parte del problema: «Le sedi aperte dal concorso del 2008 hanno generato alcune
situazioni che devono essere chiarite e che provocano un disservizio notevole ai cittadini. All'epoca alcuni
farmacisti che operavano, ad esempio, nei piccoli paesi, avevano deciso di spostarsi in città senza che
fossero sostituiti. Allo stesso modo, e questo è il caso della farmacia di via Baldedda a Sassari, c'è anche
chi ha deciso di cambiare regione e ha chiuso il suo esercizio. Una chiusura che non è stata compensata
da una riapertura proprio a causa del blocco del concorsone del 2013. Uno stop che ha causato, e sta
causando, tanti problemi ai cittadini, che sono rimasti orfani di un servizio essenziale, e anche ai farmacisti,
che hanno dovuto imbastire nuovi turni di lavoro in modo che si potesse coprire la chiusura della farmacia
di via Baldedda». Il futuro. L'autorizzazione a procedere potrebbe sbloccare tutte la situazioni di emergenza
ma ci vorrà ancora un po' tempo e un pizzico di pazienza. D'altra parte, nel resto dello stivale la situazione
non è migliore. Anzi. Nel 2012 era stata autorizzata l'apertura di 3mila esercizi ma a distanza di quattro anni
quelli che hanno effettivamente iniziato a lavorare sono appena 300. La situazione in Sardegna, invece,
racconta di 573 farmacie in affari di cui 238 in provincia di Cagliari, 155 in quella di Sassari, 96 nel nuorese
e 84 in provincia di Oristano. Un numero destinato a crescere dopo un'attesa lunga tre anni.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 31/05/2016
6
31/05/2016
Pag. 28 Ed. Palermo
diffusione:22196
tiratura:29993
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incontro con l ' asp. La terapia è stata preparata dai giovani della prima scuola di galenica promossa in città
Cure antiscabbia per gli immigrati, medicine donate dai farmacisti
OOO Nell ' emergenza immigrazione un gesto concreto dei farmacisti palermitani per aiutare gli operatori
sanitari impegnati nell ' acco glienza al porto. I 60 giovani farmacisti preparatori che hanno com pletato il
primo anno della scuola permanente di galenica hanno preparato 12 litri di benzoato di benzile, farmaco
galenico utilizzato per curare la scabbia, e hanno deciso di donare il prodotto all ' Asp che coordina l '
assistenza sanitaria in occasione degli sbarchi di immigrati al porto. La consegna avverrà domani alle ore
12, presso la sede di Federfarma Palermo-Utifarma, in via Libertà, 97. I giovani farmacisti incontreranno il
direttore generale dell ' Asp, Antonio Candela, e il direttore del dipartimento farmaceutico dell ' Asp,
Maurizio Pastorello, presenti il presidente di Federfarma Palermo-Utifarma, Ro berto Tobia, con i consiglieri
provinciali; per l ' Ordine dei farmacisti, il presidente Antonino D ' Alessandro e il segretario Mario Bilardo,
che ha coordinato la scuola che ha avuto un grande successo; Italo Giannola direttore della Scuola
permanente di Galenica. «La scuola di galenica - spiega il coordinatore Bilardo - ha consen tito ai giovani di
formarsi in un ambito molto importante per la pro fessione che consentirà anche nuovi sbocchi lavorativi. La
formazione data ai giovani - sottolinea Bilardo -garantirà pure ai pazienti alcune cure che spesso non
vengono prodotte dalle aziende farmaceutiche».
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 31/05/2016
7
SANITÀ NAZIONALE
26 articoli
31/05/2016
Pag. 14
diffusione:155874
tiratura:211650
Menarini cresce con Euticals Lodichem
Silvia Pieraccini
FIRENZE pMenarini aggiunge altri due tasselli al progetto di crescita che punta a portare il gruppo
farmaceutico fiorentino, di proprietà della famiglia Aleotti, al traguardo dei 3,5 miliardi di euro di fatturato
entro fine anno (3,3 miliardi nel 2015). Da una parte accelera l'attività chimica in Italia, con l'acquisizione
annunciata nei giorni scorsi della Euticals Lodichem di Casaletto Lodigiano, una delle eccellenze tricolori
nella produzione di principi attivi, accompagnata da un investimento tecnologico di dieci milioni per lo
sviluppo dello stabilimento; dall'altra parte, il gruppo potenzia la produzione farmaceutica in Germania,
Paese di riferimento per il manufacturing firmato Menarini. Sabato scorso l'azienda fiorentina ha festeggiato
i 10 anni dall'acquisizione della Von Heyden di Dresda, storico stabilimento dell'ex Germania dell'est in cui
nel 1874 fu sintetizzato per la prima volta il principio attivo dell'acido acetilsalicidico (l'aspirina), con una
cenaevento su un battello in navigazione sul fiume Elba e l'annuncio di altri cinque milioni di investimenti.
Serviranno a rafforzare la produzione della fabbrica tedesca specializzata in compresse, aggiungendosi agli
oltre 50 milioni di euro investiti fin dall'acquisizione. Dal 2006a oggi la produzione di Menarini von Heyden è
più che triplicata, da 600 tonnellate alle 2.000 previste quest'anno, (sono state 1.800 nel 2015), con la
prospettiva di arrivare a tremila entro cinque-sei anni. I blister - riempiti su linee di packaging in gran parte di
provenienza emiliana - sono passati da 60 milioni ai 290 milioni attesi nel 2016, mentre i dipendenti sono
saliti da 247 a 370. Menarini Von Heyden è oggi la più grande fabbrica di "solidi orali" del gruppo fiorentino,
e produce soprattutto per i mercati dell'Est Europa (che rappresentano circa il 60%) e, da quando la crisi in
Russia e Ucraina si è fatta sentire, anche per i mercati occidentali. «Gli obiettivi di aumentare e migliorare
la capacità produttiva sono stati raggiunti - spiega il direttore Juergen Langer - e ora lo stabilimento è pronto
per accogliere altri prodotti». L'investimento in Germania si affianca a quello appena fatto in Italia con
l'acquisto di Euti- cals Lodichem, che porterà a (più che) raddoppiare la produzione "casalinga" di principi
attivi: ai 110 metri cubi di reattori chimici degli impianti Menarini di Pisae Lomagna, ora si aggiungono i 150
metri cubi di Lodi. Il potenziamento della parte chimica, del resto, è considerato strategico per la qualità dei
farmacie per il controllo della filiera. Così come strategico è l'investimento da 100 milioni di euro annunciato
da Menarini nel marzo scorso per sviluppare una tecnologia innovativa che punta a velocizzare i tempi di
produzione dei vaccini.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Farmaceutica . M&A del gruppo fiorentino che punta a raggiungere i 3,5 miliardi di fatturato nel 2016
TOSCANA
31/05/2016
Pag. 35
diffusione:234691
tiratura:339543
C'è posta per Palazzo Chigi
DANIELA MINERVA
IN NOME E PER CONTO di migliaia di pazienti... Così le associazioni dei malati di epatite C iniziano il loro
j'accuse concretizzatosi in una lettera al presidente del Consiglio Renzi.
Per dirgli che oltre 100 mila persone in Italia non hanno accesso alla cura che li guarisce nel 95% dei casi
almeno, e con ciò sono avviate a peggiorare giorno dopo giorno. Perché i farmaci salvavita sono sì
registrati in Italia dal 2014, ma sono disponibili solo per i malati gravi o gravissimi. Il risultato è che, come
sottolineano gli epatologi, chi sta malissimo certo non guarisce e chi potrebbe liberarsi dal virus resta senza
la superterapia.
Questo perché altrimenti i costi sarebbero proibitivi. Ma i pazienti insorgono: queste limitazioni non ci sono
negli altri paesi, e in Italia vivono 160/180.000 malati. Un numero tale da permettere nuove negoziazioni dei
prezzi dei farmaci con le aziende. E assicurare a tutti l'accesso ai farmaci. Certo il quadro attuale è stato
organizzato dal ministro Lorenzin e dai suoi uomini all'Aifa. Che hanno pensato che dare la cura ai più gravi
fosse la migliore soluzione possibile. Sarà per questo che i malati hanno scritto direttamente a Renzi.
[email protected]
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2016
10
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R SALUTE / PERISCOPIO
31/05/2016
Pag. 36
diffusione:234691
tiratura:339543
Idea: provo a guarire con il sirtaki
LETIZIA GABAGLIO
LA PROSSIMA VOLTA CHE qualcuno vi invita a ballare, pensateci bene prima di dire di no. Potreste
guadagnarci in salute. Un giro di valzer, un po' di salsa, oppure un sirtaki greco o una danza country, ma
anche una cosiddetta danza di strada, dall'hip hop alla break dance, qualunque sia lo stile scelto il beneficio
per il corpo e per la mente è assicurato. Il movimento a suon di musica innesca una pluralità di meccanismi
fisiologici che coinvolgono tutto l'organismo. A partire dai neuroni specchio, le cellule del cervello che
entrano in azione quando vediamo un nostro simile compiere un'azione e che ci permettono di capire subito
cosa stia facendo. Nel cervello di chi guarda, infatti, si attiva un sistema a specchio e si accendono le aree
legate ai movimenti che si stanno osservando, come se ci si stesse preparando a compierli. Funziona
sempre, anche se non ce ne rendiamo conto. E funziona anche quando vediamo qualcuno che balla, come
hanno dimostrato diversi studi: vediamo qualcuno ballare e si attivano le aree del cervello che si
attiverebbero se danzassimo. I neuroni specchio sono alla base dell'apprendimento, ma anche della
capacità che abbiamo di entrare in relazione con gli altri. Ed è questa doppia valenza che viene sfruttata
dalla Danza Movimento Terapia, che usa il ballo come supporto psicologico e psichiatrico, per aiutare le
persone a entrare in contatto con se stesse e affrontare emozioni, situazioni o disabilità. Tanto che alla
Conferenza europea di Danza Movimento Terapia, organizzata dall'associazione italiana Apid, che si terrà
a settembre a Milano, sarà ospite Vittorio Gallese, uno degli scienziati italiani che ha scoperto i neuroni
specchio. Il legame fra danza e neurologia è profondo: nel Parkinson è ormai diventato un must e anche
per le demenze comincia a essere usato per lo stimolo positivo che dà alla memoria, sia evocando quelle
più antiche, magari associate a un brano musicale, sia facendo lavorare quella più a breve termine quando
si devono ricordare dei passi. Ma anche altre discipline stanno scoprendo nel ballo un alleato prezioso. A
partire della cardiologia. «La danza è un'attività mista con una componente aerobica che può essere
modulata a secondo della condizione di ognuno. Possiamo cioè stabilire l'impegno cardiovascolare sulle
possibilità ed esigenze di un paziente scegliendo balli diversi per ritmo, velocità, destrezza», spiega Carlo
Tranquilli, direttore del Centro studi medicina preventiva di Roma e Medico Responsabile della Federazione
Italiana Danza Sportiva. Sul sistema cardiovascolare la danza ha molti effetti. Per esempio, rallenta la
frequenza del cuore, perché aumenta la circolazione e quindi il flusso di sangue che deve essere pompato
ai muscoli è superiore facendo sì che i movimenti di contrazione del muscolo siano più lunghi e vigorosi. In
più l'aumento della circolazione diminuisce il rischio di aterosclerosi e abbassa la pressione perché le pareti
dei vasi si mantengono elastiche.
Uno studio appena pubblicato sulla rivista della Società dell'Ipertensione americana dimostra che se i
pazienti ipertesi ballano hanno bisogno di meno farmaci per raggiungere livelli normali di pressione. La
danza greca, il sirtaki, è stata invece usata in un altro studio, pubblicato sullo European Journal of
Cardiovascular Nurses, che ha coinvolto pazienti con insufficienza cardiaca cronica, persone che
lamentano una difficoltà a camminare e al movimento in generale. Ebbene, in questi pazienti greci, 12
settimane di danza popolare hanno prodotto un rafforzamento della muscolatura delle gambe e quindi un
miglioramento della loro capacità di muoversi.
I muscoli tonici allenati dalla danza aiutano anche a risolvere il mal di schiena, e le sollecitazioni al sistema
scheletrico stimolano la produzione di tessuto osseo e quindi, nelle persone sane, prevengono
l'osteoporosi. Tanto che la Fondazione americana per l'osteoporosi ha messo il ballo nelle sue
raccomandazioni. «In generale la danza contrasta la sedentarietà, che è il grande male dei nostri tempi
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2016
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COPERTINA R SALUTE Medicina complementare . Dal valzer all'hip-hop alla salsa. Ballare fa bene.
Combatte ipertensione e osteoporosi Ma riesce anche ad attivare i neuroni a specchio e aiuta con
l'Alzheimer
31/05/2016
Pag. 36
diffusione:234691
tiratura:339543
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2016
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perché alla base di tutte le malattie croniche», dice ancora Tranquilli. Contrasta l'obesità e aiuta a
mantenere nella norma la glicemia, ragione per cui viene usata come strumento di prevenzione e terapia
nel diabete.
Qualsiasi sia lo stile scelto «è fondamentale per tutti, e soprattutto per chi soffre di patologie
cardiovascolari, consultare il proprio medico o uno specialista prima di intraprendere qualunque forma di
esercizio fisico», spiega Massimo Volpe, professore ordinario di Cardiologia e direttore della scuola di
specializzazione in Malattie dell'Apparato Cardiovascolare dell'università La Sapienza di Roma. Ma una
volta avuto il via libera dal medico si può spaziare dall'attività aerobica di base del valzer alla mazurca, se si
vuole aggiungere anche della tecnica, o alzare il ritmo con il rock and roll o le danze di strada. «La danza
ha un impatto importante sulla regolazione della produzione degli ormoni dello stress. È certamente
un'attività da consigliare a tutti, giovani, adulti e anziani, infatti il dispendio energetico può essere anche
molto elevato se gli allenamenti vengono condotti sotto la guida di tecnici esperti», conclude Tranquilli.
NEL CERVELLO La danza mette in moto il sistema dei neuroni specchio Aree legate al sistema "specchio"
che rispondono ai tipi di movimento Movimenti periferici Movimenti per a errare Uso degli strumenti Gesti
che non compor tano l'uso di oggetti Movimenti delle braccia e delle mani
I BENEFICI IN PISTA Per il Parkinson Contribuisce allo sblocco motorio, uidifi ca i movimenti Per
l'Alzheimer Ricordare passi e coreografie allena la memoria Per il cuore Diminuisce la frequenza cardiaca:
aumenta l'a usso di sangue in modo più vigoroso ma con più pause Per l'iper tensione Il movimento
aerobico abbassa la pressione perché migliora la circolazione Per la colonna Ra orza muscoli dorsali,
addominali e cer vicali Per il diabete Favorisce il controllo della glicemia, gli zuccheri vengono metabolizzati
con maggiore facilità Per i disturbi intestinali Migliora la digestione: il movimento favorisce il rilascio di
ormoni che controllano il sistema ner voso autonomo e, a loro volta, gli organi interni Resistenza Il ballo
coinvolge tutto il corpo aumentando fi ato e resistenza Per l'osteoporosi Ballare aiuta a ra orzare la struttura
ossea: la sollecitazione attiva la produzione di nuovo tessuto osseo Equilibrio Piroette sulla pista o
sequenze di passi a ritmo veloce, vengono eseguiti con il baricentro ben centrato Coordinamento Muoversi
a tempo, in coppia o in gruppo migliora coordinamento e percezione dello spazio Per l'aterosclerosi Riduce
la rigidità delle pareti ar teriose: aumenta il sangue in circolo e facilita l'a usso nei piccoli vasi periferici
Agilità Distensioni, piegamenti, torsioni favoriscono l'elasticità dei muscoli Forza Migliora la potenza perché
i muscoli sono sollecitati in maniera continua
DA FARE I video salvacuore Basta poco, per migliorare lo stile di vita e abbassare la pressione.
Diminuendo il rischio di sviluppare una malattia cardiovascolare: infarto, ictus, scompenso cardiaco.
Basta, per esempio, ballare 30-45 minuti per 3 volte a settimana. Un esercizio aerobico che, se regolare,
consente di abbassare la pressione sistolica di 3,1 mmHg. E riducendo di soli 2 mmHg la pressione
sistolica in pazienti di mezza età si riduce del 7% il rischio di mortalità per ischemia e del 10 il rischio di
mortalità da ictus. Se non c'è il tempo o la voglia di andare in palestra, ecco dei video tutorial certificati.
Come quelli che si trovano sul sito della campagna makeyourheartfeelgo od.eu Diabete in discoteca
Controllare la glicemia e perdere peso divertendosi.
Per i diabetici il ballo è un toccasana. Una fisioterapia leggera che non solo migliora lo stato di salute
nell'immediato ma educa a uno stile di vita sano e aumenta l'adesione alla terapia perché aiuta lo stato
emotivo dei pazienti.
In una parola, diverte.
Perciò l'Associazione Diabetici della provincia di Brescia, in collaborazione con alcuni diabetologi e l'Aidap
(Associazione Italiana Disturbi dell'Alimentazione e del Peso), organizza Diabetes got talent.
Con due pilastri: la cucina e il ballo.
Durante le serate di educazione nutrizionale alcuni chef cucineranno piatti gustosi a composizione
nutrizionale esplicita.
31/05/2016
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diffusione:234691
tiratura:339543
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2016
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E la scuola di danza è in discoteca, con lezioni individuali e di gruppo.
BRUCIA CALORIE CON... Lo smaltimento varia a seconda del peso e dell'intensità del ballo Cifre in
calorie/ora per un uomo di 70 Kg Tango, valzer, mambo 350 Kcal Hip Hop/ Funky 440 Kcal Danza classica
450 Kcal Pole dance 500 Kcal Balli latinoamericani 500 Kcal Tecnodisco 600 Kcal Swing/ Rock&roll 700
Kcal Danze orientali 800 Kcal Electrodance, breakdance 900 Kcal FONTE RIELABOR AZIONE DATI
RSALUTE INFOGR AFICA PAULA SIMONET TI
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diffusione:234691
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I "bambini bolla" finalmente guariranno
È il risultato di 20 anni di studio dell'Istituto San Raffaele Telethon per la terapia genica (SR-Tiget)
ELVIRA NASELLI
LI CHIAMAVANO "bambini bolla", perché erano costretti a vivere dentro un gigantesco contenitore di
plastica per evitare di contrarre una qualunque banale infezione che avrebbe potuto ucciderli. Niente asilo,
niente scuole né feste con i coetanei, né attività sportive. Solo la "bolla", appunto. Ma oggi - per la prima
volta al mondo - la loro malattia, per fortuna rarissima, 2-3 casi all'anno in Italia e 15 in Europa, ha una
terapia. Che non solo si è rivelata efficace, ma sicura. Tanto da essere stata autorizzata dalla Commissione
Europea per la commercializzazione, con il nome di Strimvelis. Con la ratifica di Aifa attesa a breve e il
prezzo che l'azienda farmaceutica Gsk - che da cinque anni ha acquisito la licenza - definirà entro il mese
prossimo. È il risultato di vent'anni di lavoro di squadra dell'istituto San Raffaele Telethon per la terapia
genica (SR-Tiget). Fatica a non far trasparire il suo entusiasmo Alessandro Aiuti, coordinatore dell'area
clinica del SR-Tiget. «È un momento straordinario - premette - ed è la prima volta che un paese approva
una terapia salvavita con cellule staminali del sangue.
La terapia, descritta su Blood, è stata utilizzata in 18 bambini, dai cinque mesi ai sei anni, 11 maschi e
sette femmine, arrivati al San Raffaele da Stati Uniti, Europa, Medio Oriente e anche ovviamente dal nostro
paese. Inviati dai ricercatori che, nel mondo, seguono da anni i progressi dell'ospedale su questa rarissima
malattia genetica. «Il primo bambino è stato trattato nel 2000 - racconta Aiuti - poi abbiamo continuato con
gli altri dello studio. La procedura è quella tipica della terapia genica: prelievo del midollo osseo in
anestesia generale, poi purificazione e ingegnerizzazione delle staminali, ovvero correzione genetica del
difetto, e poi reinfusione in un'unica somministrazione per via endovenosa, dopo una chemioterapia a
basso dosaggio. Il risultato è stato straordinario: le staminali modificate hanno cominciato a generare i
linfociti T, che difendono il nostro organismo dagli attacchi esterni. E i linfociti poi sono aumentati di
numero.
Con il risultato di una diminuzione drastica delle infezioni e la ricostituzione del sistema immunitario dei
pazienti con cellule contenenti la versione sana del gene ADA entro i sei mesi dall'intervento. Oggi - dopo
un follow up molto lungo, in media 7 anni, in alcuni casi più di 13 - possiamo dire che la risposta è immutata
e persiste nel tempo. I bambini sono tutti vivi e sono tornati a scuola e a una vita normale».
E se la parola guarigione è di quelle che nessun medico è pronto a pronunciare se non sotto tortura, quel
«considero la malattia curati alla radice, perché abbiamo curato le staminali dei bambini» ci si avvicina
moltissimo. Oggi i piccoli hanno un sistema immunitario che funziona e lo prova il fatto che - dopo aver fatto
i vaccini dell'età pediatrica - abbiano avuto una risposta anticorpale completa. Ci sono stati anche effetti
avversi, legati alla chemioterapia, quindi infezioni pediatriche, gastroenterite, rinite.
Un prezzo da pagare per una malattia gravissima. I bambini non trattati infatti muoiono - o adesso è meglio
dire morivano - entro il primo anno di vita. E anche i trattamenti non erano certo risolutivi, e anzi erano
rischiosi. «La prima scelta era il trapianto da donatore familiare, fratello o sorella - continua Aiuti - in
alternativa il trapianto da banca o da genitori. Ma con un rischio di mortalità importante, fino al 50 per cento,
legato alla tipologia del donatore: circa il 30 per cento se si utilizza il donatore dal registro, che ha una
compatibilità quasi completa, il 50 se si ricorre a genitore perché è compatibile solo a metà. I rischi di
mortalità sono legati al dosaggio elevato di chemioterapia e alla reazione del trapianto contro l'ospite.
Reazione che con Strivelis non c'è perché utilizziamo staminali dello stesso malato». PAZIENTE Il bambino
viene sottoposto ad anestesia generale Si e ettua un prelievo di midollo dalle ossa del bacino COME SI
ARRIVA ALLA GUARIGIONE Le cellule staminali vengono isolate RETROVIRUS modifi cato Attraverso un
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R SALUTE RICERCA Staminali. La Commissione Europea dà il via libera al farmaco ingegnerizzato in
grado di combattere la micidiale (e rarissima) Ada-Scid
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vettore retrovirale si inserisce una copia normale del gene ADA Questo passaggio (trasduzione) si esegue
in tre cicli complessivi Il paziente è già stato sottoposto a chemioterapia a basso dosaggio Le staminali
ingegnerizzate vengono reinfuse per via endovenosa FONTE RIELABOR AZIONE DATI OSPEDALE SAN
R AFFAELE INFOGR AFICA PAULA SIMONET TI 15 all'anno in Europa 2-3 all'anno in Italia www.tiget.it
www.hsr.it PER SAPERNE DI PIÙ
IL PUNTO
Rara, anzi rarissima L'Ada-Scid è una patologia rara nell'ambito delle immunodeficienze severe combinate
(Scid). È una malattia congenita grave, in cui il sistema immunitario è compromesso in modo talmente
grave da non riuscire a difendere l'organismo dagli agenti infettivi e da infezioni sostenute da germi
solitamente innocui per l'uomo. La malattia - che si trasmette quando entrambi i genitori sono portatori sani
- è causata da una alterazione del gene ADA, che permette la produzione di un enzima chiamato
adenosina deaminasi (ADA), importante per la maturazione e la funzionalità dei linfociti T, le sentinelle che
difendono il nostro organismo dalle infezioni e dalle aggressioni esterne. La diagnosi si effettua, oltre che
con l'osservazione clinica (i bambini hanno crescita rallentata, anomalie scheletriche, sordità, alterazioni
neurologiche e comportamentali, fenomeni autoimmuni, oltre che infezioni ricorrenti) con esami di
laboratorio, come analisi del numero e della funzionalità dei linfociti T circolanti, la misurazione dell'attività
dell'enzima ADA nelle cellule e l'analisi genetica. In assenza di trattamento la malattia è fatale entro i primi
anni di vita. Se in una famiglia è nota la mutazione che causa la malattia si può fare la diagnosi prenatale.
IL PR GETTO
Insieme si vince I risultati di questa ricerca italiana si devono ad un fortunato connubio tra Telethon e SRTiget, una joint venture tra ospedale San Raffaele e Fondazione Telethon nata nel 1995 per condurre la
ricerca sul trasferimento genico e il trapianto cellulare e per trasferire i risultati di questi studi in applicazioni
cliniche di terapia genica e cellulare per diverse malattie genetiche. Telethon è invece una delle principali
charity italiane in ambito biomedico. La sua missione è far avanzare la ricerca biomedica verso la cura delle
malattie genetiche rare. Nel corso dei suoi 26 anni di attività, la Fondazione Telethon ha investito oltre 450
milioni di euro, ha finanziato oltre 2.500 progetti con oltre 1500 ricercatori e più di 470 malattie studiate.
«Questo è un giorno memorabile, non solo per noi - ha commentato Francesca Pasinelli, direttore generale
della Fondazione Telethon - ma per tutte le persone che collaborano con noi: con Strimvelis possiamo
mantenere la promessa fatta ai pazienti. Possiamo dire di essere stati pionieri nella realizzazione di un
modello in cui l'organizzazione non-profit opera non solo come struttura di raccolta fondi, ma gioca un ruolo
primario nella gestione dello sviluppo della ricerca.
L'obiettivo è assicurare che ogni passo del processo permetta di realizzare la nostra visione: mettere a
disposizione una terapia per i pazienti».
Una terapia che, si spera adesso, possa essere replicata con modalità simili anche a pazienti con altre
malattie rare.
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Ora c'è uno scudo per i reni sotto attacco
AGNESE CODIGNOLA
LA TERZA FASE della rivoluzione. Così, con quel tanto di sensazionalismo cui l'immunoterapia ci ha ormai
abituati, si parla dell'efficacia dell'anticorpo monoclonale nivolumab, approvato nelle scorse settimane dalla
European Medicine Agency e dall'AIFA nei tumori del rene che non rispondono alle cure tradizionali, dopo
quelle arrivate per melanoma e per i tumori polmonari. E si capisce perché: anche in questo caso la
malattia (soprattutto se diagnosticata tardi, in fase già avanzata), lascia ben poche speranze, perché è
particolarmente resistente tanto alla radioterapia quanto alla chemioterapia. Non solo. L'importanza
dell'arrivo delle terapie immunologiche in questi tumori va infatti probabilmente al di là dei numeri del
carcinoma renale, perché fornisce una prima prova di un nuovo, possibile sviluppo per tutto il settore.
Il nivolumab è un cosiddetto inibitore di checkpoint, cioè un anticorpo monoclonale che, bloccando la
proteina chiamata PD1 (il checkpoint) posta sui linfociti, libera questi ultimi dal freno messo in campo dalle
cellule tumorali. Il sistema, a quel punto, può riprendere a funzionare come farebbe di fronte a un batterio, e
a scatenare i linfociti stessi contro le cellule neoplastiche, uccidendole. Studiato in una quantità di tumori
nell'ambito di sperimentazioni chiamate Scacco Matto (Checkmate, in questo caso la numero 025), nel
carcinoma renale il nivolumab ha mostrato di allungare la sopravvivenza più del diretto concorrente,
l'everolimus, portandola a 25 mesi, rispetto ai 19,6 di quest'ultimo. Inoltre, anche se è presto per quel tipo di
valutazioni, sembra in grado di assicurare, a una percentuale di malati ancora da definire, la lungosopravvivenza, cioè una lunga o lunghissima fase di stabilizzazione della malattia, quando non di vera e
propria guarigione, dovuta al fatto che il sistema immunitario ha imparato a reagire in maniera costante e
stabile al tumore, distruggendolo o tenendolo sotto stretto controllo, e impedendogli di crescere e dare
metastasi.
Spiega Giacomo Cartenì, direttore dell'oncologia medica dell'ospedale Cardarelli di Napoli: «Per capire
quanto sia significativo il passo in avanti basta pensare che fino a pochi anni fa si ricorreva all'interleuchina
2 e all'interferone alfa, due forme rudimentali di immunoterapia (in quel caso stimolatoria), e si
raggiungevano sopravvivenze che di rado andavano oltre gli 11-12 mesi; in seguito sono arrivate alcune
terapie a bersaglio molecolare come il sorafenib e il sunitinib, e poi l'everolimus e l'axatinib, e si è giunti
attorno ai 20 mesi, ma in nessun caso si superavano i due anni, come succede con il nivolumab. Inoltre la
qualità di vita che queste terapie assicurano, se si gestisce bene la possibile tossicità, è nettamente
migliore rispetto a quella che si aveva con i farmaci tradizionali». Un progresso che sembra innegabile
dunque, almeno per i malati che rispondono (circa uno su tre di quelli con malattia avanzata), e che è stato
certificato indirettamente anche da uno studio pubblicato in questi giorni su Lancet nel quale si sancisce
l'inefficacia dei due principali farmaci a bersaglio molecolare, il sorafenib e il sunitinib, nelle forme ad alto
rischio. Come hanno scritto gli autori, oncologi dell'Abramson Cancer Center dell'università della
Pennsylvania di Filadelfia, dopo aver esaminato i dati di quasi 2.000 pazienti trattati con uno dei due o con
un placebo e aver visto che non vi sono differenze, a fronte di una tossicità spesso grave, è ormai più che
giustificato esprimersi contro queste due molecole. Oltre le quali, però, prima del nivolumab, c'era ben
poco.
Ma il fatto che il monoclonale sia attivo nel carcinoma renale lascia intravvedere anche una speranza
ulteriore, e cioè che questo tipo di approccio possa essere particolarmente utile in certe tipologie di cancro
finora molto ostiche. Spiega ancora Cartenì: «Alcuni tumori sono particolarmente vascolarizzati, ma i
farmaci che inibiscono la formazione dei vasi, finora, sono stati meno efficaci del previsto. Quello che si
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R SALUTE DOSSIER Tumori. Difficili da scoprire, si manifestano solo in fase avanzata E fino ad oggi le
terapie erano insoddisfacenti. Ma in arrivo c'è un nuovo farmaco : si tratta di una molecola in grado di
potenziare il sistema immunitario
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spera, adesso, è che la sinergia tra immunoterapici e anti-angiogenesi riesca a dare un effetto che va oltre
la sommatoria dei due». Le prime fasi della sperimentazione di questo genere di assortimenti nel carcinoma
renale sono ai nastri di partenza. Se il cocktail funzionasse in questi tumori, potrebbe comportarsi
altrettanto bene anche in molti altri. FONTE INTERMEDIA/AIRTUM/AIOM/SEER, INFOGRAFICA PAULA
SIMONETTI 90 Adenocarcinoma Nel novanta per cento dei casi si tratta di adenocarcinoma che ha origine
dalle cellule che rivestono i tubuli interni del rene %
IL CASO
Donne più protette Di tumore del rene si ammalano circa 16 uomini ogni 100.000 (8.300 nuovi casi in Italia
ogni anno), e solo 7 donne ogni 100.000 (4.300 casi).
Dei circa 3.200 decessi annuali, circa il 64% sono maschi.
Un rapporto simile, sfavorevole agli uomini, a quello di altre patologie renali, a cominciare dallo
scompenso.
Uno studio pubblicato sul Journal of the American Society of Nephrology dai ricercatori dell'ospedale
universitario di Innsbruck (Austria) inizia a fornire una prima spiegazione possibile.
I nefrologi austriaci sono infatti andati a verificare, nelle urine di alcune donne in età fertile, di altre in
menopausa e di alcuni uomini, due enzimi (la fruttosio 1,6 difosfatasi e la glutatione S metil transferasi alfa)
presenti in grandi quantità nelle cellule dei tubuli e considerati marcatori di danno renale perché rilasciati
quando qualcosa non va. Hanno così scoperto che i livelli di entrambi oscillano in sintonia con le fasi del
ciclo nelle donne fertili, ma non variano in quelle in menopausa o negli uomini, e che quindi il rene delle
donne fertili, con ogni probabilità, va incontro a continui rimodellamenti.
Sarebbe proprio questa plasticità a garantire alle femmine una maggiore protezione dalle malattie renali,
tumori compresi e quindi a salvaguardare di più l'organo. Se l'ipotesi dell'esistenza di un rapporto molto
stretto tra fertilità e metabolismo renale fosse confermata, si potrebbero progettare strategie preventive e
terapeutiche del tutto nuove, a beneficio anche degli uomini.PER SAPERNE DI PIÙ
www.cancer.org www.airc.it/tumori
Foto: LA NUOVA TERAPIA
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Si può scovare magari per caso
UN CASO ESEMPLARE, quello del tumore del rene.
Perché non dà segni di sé fino a quando non è già diffuso all'interno del rene o, nei casi peggiori, ai
linfonodi e poi alle sedi lontane quali i polmoni, il fegato, le ossa. Quindi molto spesso la diagnosi arriva
tardi, a volte tardissimo: in un caso su tre circa la malattia è già in fase metastatica, in uno su quattro
comunque è localmente avanzata. Un riconoscimento del male così tardivo porta con sé una prognosi poco
incoraggiante, al contrario di ciò che avviene quando il tumore è colto nelle prime fasi.
Nessuno degli esami disponibili, siano essi la classica ecografia o la ricerca dei diversi marcatori del
sangue, e messi alla prova negli anni scorsi, può garantire un rapporto positivo tra costi, sensibilità e
specificità (cioè il numero di tumori veri identificati rispetto ai falsi positivi e negativi) e benefici in termini di
sopravvivenza. Questo, tradotto in prevenzione potenziale, significa che i test disponibili non sono presi in
considerazione per grandi screening di popolazione. Pertanto nessuna società scientifica al mondo
consiglia alcun tipo di esame a tutti e con cadenza regolare.
Eppure più di un tumore su tre viene scoperto per caso, cioè durante l'esecuzione di controlli eseguiti per
altri motivi. Per questo molte società scientifiche ricordano che includere negli esami periodici anche, per
esempio, un'ecografia dell'addome, potrebbe essere una scelta fondata. Grande attenzione va prestata ai
sintomi, che si manifestano innanzitutto con la presenza di sangue nelle urine, con dolore e gonfiore pelvici.
E c'è una vera urgenza di procedere ai controlli se si scoprono masse addominali sospette. E poi c'è la
prevenzione, efficace almeno per alcuni fattori di rischio certi: fumo, responsabile del 40% dei casi, perché
tocca anche al rene filtrare i cancerogeni inalati; sovrappeso e obesità, responsabili di un caso su quattro;
ipertensione e diabete di tipo 2; e molti elementi chimici quali arsenico e amianto, cui si può essere esposti
per motivi professionali. Tra i fattori di rischio meno certi vi sono l'alto numero di gravidanze, l'elevato peso
del neonato alla nascita, il diabete di tipo 1 e il basso consumo di frutta e verdura.
Vi è infine una quota (circa il 4% del totale) a trasmissione familiare. a. c.
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R SALUTE / Diagnosi. Un caso su tre si trova all' inizio. Con un'ecografia fatta per altri motivi e un occhio ai
sintomi
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Il Venezuela senza farmaci che deve curarsi con le erbe
Il calo del prezzo del petrolio ha mandato sul lastrico il Paese e il suo sistema sanitario . Secondo il
ministero della Salute, il tasso di mortalità negli ospedali pubblici è cresciuto del 31% nel 2015. Nel 2012, la
quota di neonati deceduti dopo il parto era allo 0,02 ora, secondo uno studio, la cifra è centuplicata al 2 per
cento
Lucia Capuzzi
Juan soffre di ipertensione arteriosa. Una malattia diffusa in Venezuela. Anche per questo le scorte di antiipertensivi sono andate a ruba da tempo. E ormai sono introvabili. «Prima pellegrinavo da una farmacia
all'altra, alla ricerca. Poi ho capito che era inutile. Così ho guardato su Internet: c'è scritto che l'aglio
abbassa la pressione. Ora, dunque, ne prendo un cubetto ogni giorno. Funziona? Non lo so, ma qualcosa
devo pur fare», racconta l'uomo. Al momento, in realtà, i risultati sono stati scarsi. Anche per l'impennata
del tasso di colesterolo nel sangue. Colpa - spiegano gli specialisti - di una dieta forzata a base di "arepa".
Dato che la farina è uno dei pochi prodotti ancora disponibili, la spianata di mais è il piatto forte del
momento. «Almeno finché dura. Alla fine non ci resterà che il bambù», aggiunge Soledad, mentre indica la
pianta nel cortile. Ha iniziato a coltivarla qualche mese fa. «Non c'era più insulina. Allora, un'amica mi ha
consigliato di sostituirla con l'infuso di foglie di bambù... Male non fa», afferma. Ana le ha provate tutte per
trovare gli anti-tumorali. Alla fine, esausta, pure lei si è rivolta al Web. E ora combatte il cancro a colpi di
foglie di guava, un comune frutto tropicale. Il boom della medicina tradizionale, iniziato un anno fa, è
esploso negli ultimi mesi. Non è il risultato di una recente moda salutista, bensì il segno tangibile di una
tragedia nascosta nelle pieghe della "catastrofe venezuelana": la crisi sanitaria. l principale produttore di
petrolio dell'America Latina è a terra. Il crollo del prezzo internazionale del greggio ha mandato all'aria il
sistema di sussidi creato dal defunto Hugo Chávez, facendo venire alla luce ciò che a lungo l'euforia
dell'oro nero aveva nascosto: sperperi, inefficienze e nodi irrisolti. Le riserve di dollari del Paese si
assottigliano giorno dopo giorno: il governo del successore, Nicolás Maduro, ha, dunque, tagliato all'osso le
importazioni. Poiché la produzione interna copre meno del 40 per cento del fabbisogno, finiti gli stock
accumulati, gli scaffali dei negozi si sono progressivamente svuotati. Dal 2015, la recessione si è fatta
drammatica, con code chilometriche di fronte ai market per accaparrarsi i pochi articoli disponibili. Se la
mancanza della maggior parte dei beni è critica, quella delle medicine è letale. Nel senso letterale del
termine. econdo il ministero della Salute, l'anno scorso, il tasso di mortalità negli ospedali pubblici è
cresciuto del 31 per cento. Nel 2012, la quota di neonati deceduti poco dopo il parto si aggirava intorno allo
0,02 per cento. Ora - secondo un rapporto presentato da alcuni parlamentari dell'opposizione - la cifra è
centuplicata, raggiungendo il 2 per cento, mentre, in tre anni, il dato sulla mortalità materna s'è
quintuplicato. Il 24 maggio si è spento a causa della leucemia, Oliver Sánchez, 8 anni: era divenuto il
simbolo della tragedia perché immortalato con un cartello durante le cicliche proteste dei malati per
chiedere l'accesso alle cure. «In un mese e mezzo ho perso due pazienti: un bimbo epilettico e un
ragazzino con un'infezione ai polmoni, probabilmente dovuta a un'influenza non curata. Il fatto è che non ci
sono farmaci. Spesso non vale nemmeno la pena di fare la ricetta», dice ad Avvenire Scarlet Salazar,
pediatra del centro Santa Inés la Pradera. L'Ong Codiva calcola che, alla fine del 2015, nel Paese mancava
il 70 per cento della lista dei 150 farmaci considerati essenziali dall'Organizzazione mondiale della Sanità.
Nel caso dei medicinali neurologici, la penuria superava l'85 per cento. L'Associazione venezuelana di
servizi sanitari di orientamento cristiano (Avessoc) - di cui fanno parte 19 ambulatori, due centri diagnostici,
4 ospedali e vari centri comunitari - ha denunciato l'impossibilità di professionisti non reggono e se ne
vanno: già 6.700 hanno lasciato il Paese. Risultato: le malattie di diffondono. «Dal 2014, quando
cominciano ad emergere gli effetti dell'assenza di anni di politiche sanitarie adeguate, sono ricomparse
infermità prima eliminate, come la malaria - ribadisce Subero -. La dengue si è acuita. Non posso fornire i
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CON LA CRISI MANCA IL 70% DELLE MEDICINE ESSENZIALI
31/05/2016
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dati esatti perché da allora il bollettino epidemiologico ha smesso di uscire». Nella comunità intorno a La
Quinta - formata da 400 famiglie - i casi di diabete e ipertensione sono più che triplicati da gennaio. «Se
prima ne avevamo 10, massimo 15 al mese, ora sono 50 - dice la responsabile - le persone mangiano ciò
che trovano, cioè zero proteine e tanti carboidrati». soffrire la conseguenze più gravi di tale squilibrio sono i
bambini. «La malnutrizione è diventata un dramma», racconta la dottoressa Salazar che, oltre all'impegno
in clinica, dedica due mattine alla settimana all'ambulatorio di La Vega, tra le più "affamate" baraccopoli
della capitale. «Se a gennaio avevamo 3-4 casi, ora sono 15-20», aggiunge il medico. Con il costo del cibo
a quota +718 per cento in un anno, «le mamme della comunità hanno smesso di svegliare i figli per
mandarli a scuola. Li lasciano dormire fino a tardi, così saltano la colazione e vanno direttamente al pranzo
- le fa eco Doris -. Nel mio doposcuola, su 38 studenti, ne mancano 20». In tale contesto, non sorprende
che lo scorso gennaio, il Parlamento - dominato dall'opposizione - abbia dichiarato l'emergenza umanitaria
e approvato una legge che apre alla possibilità di ricevere aiuti internazionali. Il presidente Maduro, però,
ha subito bloccato la misura, negando la crisi sanitaria. Stritolati dal gioco politico, i malati continuano la
loro battaglia quotidiana per sopravvivere. Mentre nella giungla del mercato nero vince chi specula di più, i
poveri, spesso, provano a scommettere sulla solidarietà. embra incredibile, ma l'ho visto con i miei occhi conclude Salazar -. A La Vega la gente ha creato una sorta di "banca dei farmaci" spontanea e informale.
Mettono in comune le poche medicine disponibili e chi ne ha necessità le usa, con l'impegno a rimpolpare
le scorte con quel che si trova. A tal fine, ci sono squadre di residenti che "tengono d'occhio", a turno, le
farmacie della zona e avvertono quando arriva qualche carico...». assistere un numero crescente di
pazienti cronici a causa dell'irreperibilità di reagenti, antiretrovirali, farmaci salvavita. a carenza di medicine
colpisce tutti. I più abbienti, però, hanno almeno qualche chance di procurarsi un po' di pillole al mercato
nero, dove i prezzi sono centuplicati. «Ciò che in farmacia costa 100 bolívar, "fuori" arriva a 2.500»,
aggiunge il medico. Cifre improponibili per i poveri a cui non resta che un mix di medicina alternativa e
"rimedi della nonna". «Che altro possono fare se di farmaci chimici non ce ne sono quasi più?», domanda
sconsolata Doris Barreto. Quest'ultima coordina l'ambulatorio comunitario di La Quinta, nel quartiere di
Catuche, tra i più poveri di Caracas. «Non ho niente contro i ritrovati naturali. Solo che non possono curare
alcune malattie. Sembra di essere tornati indietro di un secolo...», sottolinea Doris. lla penuria di farmaci, si
somma quella - non meno drammatica - di cerotti, cotone, alcol e tutti i principali articoli sanitari. «Curare
sta diventando impossibile», dichiara Sohely Subero, direttrice di Avessoc. «È tutto terribilmente frustrante.
Devi fare le suture senza anestesia, non puoi disinfettare e devi interrompere le visite quando finiscono i
guanti per ragioni igieniche - afferma Salazar -. Ormai per procurarsi una nuova scatola ci vogliono tre,
quattro giorni. Perfino i ricoveri ospedalieri si interrompono quando non ci sono i prodotti base. Qui abbiamo
la macchina per le mammografie ferma da una settimana: si è rotto un pezzo e non c'è il ricambio». Tanti
Foto: ADDIO. Oliver Sánchez, il bimbo-simbolo: il 24 maggio il cancro se l'è portato via a otto anni
31/05/2016
Pag. 33
diffusione:42144
tiratura:58145
Salta la visita all'università, incontro in albergo
Doppio titolo di laurea, a Farmacia presentato il progetto internazionale In hotel Il direttore di dipartimento
Novellino al tavolo con il ministro nel dibattito elettorale
Alla fine il rettore della Federico II ha incontrato il ministro a margine di un appuntamento elettorale, mentre
il direttore del dipartimento di Farmacia Ettore Novellino si è seduto (in silenzio) al tavolo con i candidati, tra
cui la sua collega, professoressa universitaria, Luciana Marinelli (che ha fatto il pieno di applausi), schierata
al fianco di Marco Mansueto, l'organizzatore del dibattito con vista sul Vesuvio, all'hotel Mediterraneo, dove
è arrivata anche la sfidante del sindaco uscente, Valeria Valente. È saltata invece la visita del ministro
Beatrice Lorenzin, annunciata in Ateneo. «Per impegni dell'ultim'ora», spiega Novellino. Il ministro avrebbe
dovuto partecipare alla presentazione del progetto «Double Degree» in Farmacia, per l'anno accademico
2016/2017, un percorso formativo avviato con l'Università di Granada e finalizzato al rilascio di un doppio
titolo accademico valido in entrambe le nazioni. Obiettivo: dare ai laureati napoletani l'opportunità, da
subito, di iniziare anche lavorare in Spagna, dopo aver trascorso lì, durante gli studi, dodici mesi
sostenendo esami inerenti a materie di legislazione. Il rettore della Federico II Gaetano Manfredi ha
spiegato a proposito dell'iniziativa: «L'attivazione del Double Degree in Farmacia, rappresenta uno dei
passi che stiamo portando avanti nell'ambito del percorso di internazionalizzazione dell'Ateneo».
Foto: Hotel Mediterraneo Un momento dell'incontro, al tavolo con il ministro anche il direttore del
dipartimento di Farmacia Ettore Novellino
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2016
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L'iniziativa
31/05/2016
Pag. 31
diffusione:20359
tiratura:37020
La dott. Covini: «Ristabiliscono l'equilibrio senza effetti collaterali» Usati in pediatria per evitare i farmaci .
Negli adulti dopo l'antibiotico La CaDiGroup di Roma Fondata dal dott. Caramelli produce nutraceutici e
farmaci
Sarina Biraghi
Probiotico. Il termine è strano ma la genesi è rassicurante. Deriva infatti dal greco: «pro-bios» e significa «a
favore della vita». In sostanza i probiotici sono dei batteri «buoni», in grado di svolgere importanti funzioni
nel nostro organismo. Oggi il termine probiotico è largamente usato per alcuni alimenti e integratori
alimentari che contengono, in numero sufficientemente elevato, microrganismi probiotici vivi e attivi, in
grado di raggiungere l'intestino, moltiplicarsi ed esercitare un'azione di equilibrio sulla microflora intestinale.
A favore della vita quindi perché sono in grado di promuovere e migliorare le funzioni dell'organismo.
Produttrice di integratori alimentari e probiotici, è l'azienda CaDiGroup nutraceutici e farmaci, con sede a
Roma, fondata 20 anni fa dal dott. Gianfranco Caramelli che la gestisce insieme ai suoi 4 figli. Il segreto del
successo? «È un'azienda attenta alla qualità e per questo anche oggi, malgrado la crisi economica,
continua a crescere nel mercato proponendo prodotti di ottima qualità venduti esclusivamente nelle
farmacie e nelle parafarmacie e non nei supermercati o erboristerie», spiega la dottoressa Erica Covini,
della direzione scientifica CaDiGroup. Arriva la prova costume: è la stagione giusta dell'integratore? «In
vista dell'estate c'è un uso florido degli integratori da parte delle donne che si rivolgono a prodotti per
dimagrimento o drenanti». Integratore, nutraceutico, probiotico: differenze? «Gli integratori alimentari sono
fonti concentrate di nutrienti o altre sostanze con qualità nutrizionali o fisiologiche. Sopperiscono, per
esempio, alla mancanza di ferro o magnesio già presenti nel nostro organismo. Il nutraceutico è un prodotto
farmaceutico dunque un alimento e non semplicemente un integratore o una vitamina con una valenza
terapeutica. I probiotici o simbiotici, sono quei batteri che, introdotti nell'organismo, riescono ad apportare
numerosi benefici alla salute curando patologie». Tutti sanno cos'è il probiotico? «Finora la percezione
della gente è stata che il probiotico fosse meno efficace rispetto al farmaco, ma recentemente si sta invece
sempre più sviluppando l'idea di curare in modo naturale con grande attenzione ai probiotici perché
permettono di ripristinare l'equilibrio biologico forse con più lentezza con effetti collaterali meno importanti
rispetto al farmaco. Cresce la sensibilità dunque verso un prodotto che ridà equilibrio al nostro organismo
senza effetti collaterali». Il probiotico fa pensare alla cura di gonfiore addominale e stitichezza. Può fare di
più? «Il campo è ampio, ma ora c'è un forte interesse da parte della comunità medica per la flora
intestinale, non solo però per la cura del tratto gastrointestinale ma anche per diabete, colesterolo e
patologie osseoarticolari senza trascurare cistiti e vaginiti». Ma non tutti li usano? «C'è poca conoscenza
tra i medici, soprattutto tra i medici di base. Si pensa che i fermenti lattici siano tutti uguali e che male non
fanno mentre l'utilizzo coerente e cosciente li rende più efficaci». Chi li usa? «In pediatria sono diffusi,
magari sotto forma di fermenti lattici, per maggiore sensibilità e volontà nell'evitare il farmaco. Si sta
sviluppando una certa sensibilità anche tra gli adulti soprattutto per terapie post-antibiotico, quando un
trattamento con probiotico fa sempre bene, o dopo gastrointeriti, diarrea del viaggiatore, metre le donne lo
apprezzano per combattere le infezioni delle vie urinarie, come candida o cistiti, perché provocate da batteri
o funghi che provengono dall'intestino, e quindi più bassa è la carica patogena intestinale minore
l'incidenza di queste patologie», conclude la dottoressa Covini. Insomma estate o inverno integratori,
nutraceutici o fermenti lattici possono essere sempre utilizzati a favore della nostra vita.
Foto: Batteri Quelli «buoni» attraverso integratori e probiotici aiutano la flora intestinale e di conseguenza
aiutano nella cura del nostro organismo
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2016
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Probiotici, i batteri «buoni» per l'organismo
31/05/2016
Pag. 1 N.21 - 31 maggio 2016
tiratura:40000
In tutte le commedie che si rispettino non può mancare la solita battuta: «C'è una notizia buona e una
cattiva. Quale vuoi sapere per prima?». Quella buona è che si sbloccano finalmente i bandi per le scuole di
specializzazione cosiddette per i «non medici» - odontoiatri, fisici sanitari e farmacisti ospedalieri - in stallo
da più di due anni. E in prospettiva anche quelle ad accesso misto, in attesa che veda la luce il decreto
predisposto dal Cun. La notizia cattiva è che a segnare la svolta è un articolo del Dl Scuola, diventato legge
il 25 maggio scorso con il via libera definitivo della Camera, in cui si escludono per legge questi
specializzandi dalla possibilità di ottenere le borse. A paralizzare i rettori, che hanno congelato i bandi in
questi anni, è stata infatti la paura dei ricorsi al Tar da parte degli specializzandi, che in teoria avrebbero
avuto tutto il diritto di ottenere un riconoscimento economico, al pari dei colleghi medici, ammessi alla
stessa scuola e dotati di borsa. Ma la coperta è corta, la scelta è tra due mali e così si è deciso che alcuni
camici sono più bianchi degli altri. Dunque riparte il post lauream dei «non medici». Ma al verde. A meno di
non trovare il giusto sponsor, pubblico o privato che sia. (Ro.M.) A PAG. 11
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2016
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Post laurea al verde
31/05/2016
Pag. 1 N.21 - 31 maggio 2016
tiratura:40000
«Gli innovativi dateli a noi»
Farmacie , Racca rilancia - Fatturato 2015 in salita dell'1,6%
Ifatturati sono in crescita (+1,6%) ma per radicare la farmacia nel Ssn serve un quadro normativo più
stabile. Anche consentendo la distribuzione in farmacia di tutti i medicinali Ssn, innovativi in primis. Il punto
alla prima assemblea pubblica di Federfarma. MAGNANO A PAG. 11
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2016
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ASSEMBLEA FEDERFARMA
31/05/2016
Pag. 2 N.21 - 31 maggio 2016
tiratura:40000
«Voltiamo pagina Noi ci siamo»
B.Gob. L.Va.
Un ministero arbitro se non regista della soluzione sul comma 566. Il punto sulle competenze specialistiche
avanzate. Le novità del Ddl Lorenzin. Barbara Mangiacavalli , 47enne presidente della Federazione Ipasvi
da marzo 2015, direttore sociosanitario della Assr Bergamo Ovest, parla a tutto campo della professione.
Partiamo dalle competenze: a che punto siamo con il comma 566? Alla conferenza Fnomceo di Rimini la
ministra Lorenzin ha invitato medici e infermieri, cioè le professioni più numerose, a trovare un punto di
caduta sul comma 566. Un'affermazione pesante: significa che la politica sta abdicando al suo ruolo di
terzo in questa partita e lascia alle professioni la definizione di perimetri e accordi. Ma un arbitro è
necessario: Ipasvi solleciterà ufficialmente una convocazione con la Fnomceo sotto la regia della Salute per
trovare un accordo. Ma medici e infermieri pari sono? Sono due professioni autonome: il medico ha come
ambito peculiare, che nessuno tocca, la formalizzazione delle diagnosi e la definizione del percorso
terapeutico; l'infermiere ha la presa in carico assistenziale e la definizione del percorso assistenziale. Sono
ruoli complementari e integrabili, tant'è che nell'operatività questo problema di perimetri non si pone. Nel
percorso paziente ogni professione fa una parte ma è importante mantenere l'unitarietà e concorrere a una
presa in carico d'équipe. Certo è che il comma 566 blocca la formalizzazione di un percorso che già esiste
nella realtà. Gli infermieri hanno già acquisito i loro titoli di formazione complementare specialistica, li
stanno usando "gratuitamente" per il Ssn: non sono formalizzati sul piano giuridico e del riconoscimento
economico-contrattuale. Quale realtà vive l'infermiere? Gli infermieri agiscono già con competenze
specialistiche avanzate, sia perché ce lo riconoscono norme come la direttiva Ue 55/2013 su libera
circolazione e tessera professionale, sia per i nuovi bisogni di salute che hanno portato alle specializzazioni
in infermiere del territorio, di famiglia, cure palliative, oncologiche, cura della cute. Sono competenze che
già nelle aziende e nei servizi sono utilizzate. Come si esce da questa impasse? Con la presidente
Fnomceo Roberta Chersevani e con la titolare della Dg del personale Rossana Ugenti ci siamo riproposte
di aggiornarci, anche alla luce dell'invito della ministra. Io punterei sul "metodo sacco a pelo", utilizzato a
suo tempo per il Patto della salute: fare notte al ministero pur di portare a casa una soluzione. Rilettura?
Riscrittura? Interpretazione autentica? Modifica? Mantenimento? Si vedrà... noi siamo disponibili a sederci
a un tavolo. Il Ddl Lorenzin: cosa cambia con il passaggio da Collegio a Ordine? Il passaggio da Collegio a
Ordine ci pare doveroso vista l'evoluzione disciplinare e formativa degli infermieri e delle altre professioni.
In ogni caso, il Ddl attualizza alcune norme: il Dpr che ci regolamenta è del 1950 e c'è tutto un sistema di
governo da aggiornare. La forza degli Ordini sta, da una parte, nella tutela dell'assistito tramite la vigilanza
sugli iscritti e l'esercizio della magistratura interna; dall'altra nel controllo sulla deontologia e
sull'accreditamento periodico delle competenze dei professionisti. L'iscrizione all'Ordine non è un atto
formale di cui fregiarsi senza rivedere preparazione, formazione e competenza. Va introdotto un percorso di
accreditamento periodico professionale e continuativo. Esiste una doppia anima tra vecchia guardia e
nuove generazioni? I nostri iscritti agli albi sono 437mila e sono variegati. Neo laureati che hanno
frequentato le università insieme ai giovani medici, seguendo percorsi comuni che favoriscono
l'integrazione; poi, la generazione di colleghi che ha promosso all'evoluzione attuale; infine, chi appartiene
ai percorsi precedenti l'università e che lì è rimasto. Le generazioni nuove sono naturalmente più orientate
allo sviluppo delle competenze e all'innovazione; le meno nuove sono più caute ma con la loro esperienza
possono accompagnare i giovani: due anime che possono e devono valorizzarsi a vicenda. B.Gob. L.Va.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2016
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INTERVISTA ALLA PRESIDENTE IPASVI BARBARA MANGIACAVALLI
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Pag. 2 N.21 - 31 maggio 2016
tiratura:40000
Sul territorio rapporto «1 a 500»
Oggi gli infermieri sono 6,2 per mille abitanti, ben lontani dagli 8,2 per mille della media europea. I conti la
Federazione Ipasvi li ha presentati ufficialmente al ministero al termine del progetto pilota Ue sui fabbisogni
per le principali professioni sanitarie, nell'ambito dell'iniziativa Health Workforce Planning and Forecasting.
«Puntiamo entro 10 anni ad arrivare a 7 per mille», spiega la vicepresidente degli infermieri Mirella Schirru .
Che precisa: «È questa la quota minima per far fronte ai nuovi bisogni di salute del territorio. L'obiettivo è
passare dalla medicina d'attesa a quella d'iniziativa, per intercettare in un'ottica di prevenzione e in linea
con il futuro Piano nazionale cronicità (v. Il Sole-24Ore Sanità n. 19/2016) i pazienti a rischio. Per questo la
popolazione che consideriamo nelle nostre stime va dai 50 anni in su». Ipasvi ha presentato al ministero tre
possibili scenari, che tengono conto sia delle caratteristiche della professione (alto numero di contratti part
time, inidoneità, uscite pensionistiche e invecchiamento progressivo della categoria), sia di bacini di utenza
variabili a seconda della popolazione inclusa nella domanda (v. tabelle). Nella prospettiva più realistica
considerata, mancherebbero all'appello 60mila infermieri: 30mila per carenza strutturale fissa, più altri
30mila stimati per effetto dell'incremento della domanda assistenziale. Il primo target da centrare, entro 5
anni, è 6,5 per mille abitanti. Pari cioè a 47mila professionisti (i 30mila fissi +17mila stimati sui bisogni).
Infermieri che saranno in gran parte "new entry" e che quindi avranno seguito un iter di studi che va dalla
laurea breve al master. In particolare sulla formazione per il territorio non siamo all'anno zero: almeno 9
atenei hanno già attivato master per infermieri di famiglia - oggi ne contiamo 5.400 già specializzati - che
operino sulla base dei percorsi diagnostico-terapeutici. Quel che serve, per pazienti complessi, è un care
manager che sia insieme regista e cinghia di trasmissione tra il medico di medicina generale e le altre
figure che ruotano nella presa in carico: dai fisioterapisti agli assistenti sociali. «La stima dei fabbisogni che
abbiamo elaborato, e che variano da regione a Regione e nelle diverse zone del Paese, è di un infermiere
ogni 500 cittadini "over 50" e quindi almeno 30mila professionisti continua Schirru -. Gli italiani interessati a
questo tipo di assistenza sono, secondo gli attuali indici di non autosufficienza, circa 16 milioni». Stime che
dovranno fare i conti con la programmazione universitaria: l'ipotesi è che se ognuno dei 42 atenei sedi di
corsi universitari attivasse l'insegnamento per queste aree specifiche, si raggiungerebbe rapidamente il
target di 26mila infermieri specializzati. Va da sé che accanto all'infermiere "regista", lavoreranno anche
colleghi non specializzati. «Oggi - aggiunge Schirru - la presenza del nursing sul territorio è decisamente
carente: tanto che nel 2014 il Censis ha fotografato 8,7 milioni di prestazioni infermieristiche pagate di tasca
propria - con 2,4 miliardi di euro in totale - dai cittadini italiani. Non si possono lasciare soli i pazienti davanti
alla cronicità. Siamo aperti anche a sperimentazioni pubblico-privato, che facilitino l'accesso alle cure,
ferma restando la regia Ssn». Il disegno per il territorio è già tratteggiato in un documento del 2008 da cui
riparte il Tavolo tecnico-scientifico sulla professione infermieristica attivato al ministero. Entro l'estate si
potrebbe già avere la riscrittura del testo, che guarda all'Accordo Stato-Regioni sulle aree d'intervento. Al
tavolo partecipano oltre all'Ipasvi, i sindacati e le Regioni. Inclusa l'Emilia Romagna, che sulle competenze
ha appena scritto una pagina importante, chiarendo il ruolo degli infermieri del servizio 118 a bordo delle
ambulanze. Una delibera si è resa necessaria dopo la sospensione comminata dall'Omceo di Bologna a
vertici del 118 del capoluogo emiliano, che avevano consentito agli infermieri di operare in autonomia e
anche senza la presenza di un medico a bordo. Fabbisogno attuale di infermieri Regioni Popolazione da
assistere * Infermieri sul territorio ** Infermieri necessari per nuovi turni secondo direttiva Ue Totale
fabbisogno infermieri Regioni Popolazione da assistere * Infermieri sul territorio ** Infermieri necessari per
nuovi turni secondo direttiva Ue Totale fabbisogno infermieri
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2016
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LA SCOMMESSA DELLE CURE PRIMARIE E DELLA MEDICINA D'INIZIATIVA
31/05/2016
Pag. 3 N.21 - 31 maggio 2016
tiratura:40000
«Fermo restando le competenze dei laureati in medicina e chirurgia in materia di atti complessi e
specialistici di prevenzione, diagnosi, cura e terapia, con accordo tra Governo e Regioni, previa
concertazione con le rappresentanze scientifiche, professionali e sindacali dei profili sanitari interessati,
sono definiti i ruoli, le competenze, le relazioni professionali e le responsabilità individuali e di équipe su
compiti, funzioni e obiettivi delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, tecniche della riabilitazione
e della prevenzione, anche attraverso percorsi formativi complementari. Dall'attuazione del presente
comma non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica»
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2016
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Il comma 566 della legge di Stabilità 2015
31/05/2016
Pag. 4 N.21 - 31 maggio 2016
tiratura:40000
Ex omnibus chance per tutti
Cambiamento epocale dopo 70 anni per le norme sulle professioni
L.Va.
Infermieri, medici, dentisti e tutte le professioni sanitarie, oltre un milione e 100mila operatori, hanno
ricevuto un'importante assist dal Senato. Dopo quasi tre anni è stato infatti approvato il Ddl omnibus
presentato dalla ministra Beatrice Lorenzin, quando premier era Enrico Letta. Il testo è passato con 164 sì
e 27 no. Ora si attende il disco verde finale della Camera dei deputati. Trial clinici, medicina di genere,
parto indolore in tutti i reparti di maternità, lotta all'abusivismo professionale con tanto di aggravante per
reati commessi ai danno di pazienti ricoverati. Ma anche la riforma degli Ordini di medici e farmacisti, come
del Collegio degli infermieri. E poi il punto più controverso, su cui c'è stata grande polemica: la nascita di
nuovi ordini e di albi di professioni sanitarie (chimici, fisici, osteopati e chiropratici). Una riforma attesa da
decenni (la normativa su ordini e collegi risale al 1934), che vuole tutelare contemporaneamente la dignità
professionale degli operatori e gli stessi assistiti. Con il provvedimento si stabilisce che gli Ordini sono enti
di diritto pubblico non economico, che svolgono funzioni sussidiarie dello Stato e si procede a una netta
separazione tra funzione giudicante e istruttoria, in modo da aumentare la trasparenza nelle funzioni di
vigilanza. Importante ricordare che l'albo degli infermieri va a confluire in Ordine e Federazione nazionale
degli ordini delle professioni infermieristiche. L'albo delle vigilatrici d'infanzia riceverà un'aggiornamento
assumendo la denominazione di albo degli infermieri pediatrici; i collegi delle ostetriche diventano "Ordini
delle professioni delle ostetriche"; i collegi dei tecnici sanitari di radiologia medica diventano "Ordini dei
tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della
prevenzione". L'osteopatia e la chiropratica, che finora non avevano una regolamentazione "ufficiale", sono
riconosciute dal Ddl come professioni sanitarie a tutti gli effetti. Per esercitare, quindi, sarà necessario il
possesso della laurea abilitante o titolo equipollente e l'iscrizione al registro istituito presso il ministero della
Salute. La proposta è stata duramente criticata dai fisioterapisti dell'Aifi che temono ripercussioni negative
sul sitema, anche perché si tratterebbe di pratiche e non di professioni sanitarie. Una polemica che
probabilmente è destinata a non spegnersi presto. L.Va.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2016
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SENATO/ Il testo del Ddl Lorenzin è passato alla Camera per l'approvazione finale
31/05/2016
Pag. 4 N.21 - 31 maggio 2016
tiratura:40000
«Nuova stagione, anche per le competenze»
Emilia De Biasi, la pasionaria relatrice dell'ex Ddl omnibus che ha tagliato il primo traguardo al Senato, non
è tra coloro che cercano rivincite. Con «tenacia», lo dice lei stessa, ha portato a casa il risultato: «Una
battaglia non si vince mai in solitudine», si affretta però a precisare. Non senza gettare nella mischia un
pacchetto di misure, appunto, da mischia rugbistica: risolvere l'intrigo delle competenze tra medici e
infermieri con un lavoro d'insieme tra le categorie, ma - attenzione - ben sapendo che «lavorare insieme
non significa annullare i medici. L'esistenza delle professioni non può mai significare l'emarginazione della
professione medica, che continua a essere centrale». E «lo dice aggiunge - chi sa bene quanto valgano le
professioni sanitarie». E poi, altra bombetta lanciata in campo, la riforma di Aifa, Iss e Agenas con decreto
legge (da discutere con le Camere) perché sono «riforme urgenti e non c'è tempo da perdere». E, tanto per
gradire, ecco ancora l'invito alla Camera e al Governo di pensare al riequilibrio della rappresentanza
femminile-maschile negli Ordini. Con la legge, giura Emilia De Biasi, «si apre una nuova stagione».
Vedremo se sarà estate o inverno, autunno o primavera. Presidente De Biasi, ci sono voluti più di 800
giorni, ma ce l'ha fatta a portare a casa il cosiddetto "Ddl omnibus". Roba da pasionaria... Queste non sono
battaglie che si vincono in solitudine. È stato un lavoro collettivo in Parlamento, con la necessaria presenza
del Governo e in particolare del sottosegretario De Filippo che desidero ringraziare ancora. È stato
naturalmente necessario tessere i rapporti e condividere le scelte con Mef, Università e ricerca.
Ovviamente anzitutto col ministero della Salute. Alla fine credo che abbia vinto la mia tenacia di fare da
collante per un risultato che non esito a definire storico. Se a qualcuno è sfuggito che parliamo di un milione
e duecentomila operatori che attendono la legge da 14 anni... Quale è stato il momento più difficile in questi
quasi tre anni? Quando il provvedimento è sparito dai radar in commissione Bilancio e se ne sono
letteralmente perse le tracce. Ma evidentemente i problemi non erano solo di quattrini. Anche se noi in
commissione Sanità eravamo pronti a procedere. Problemi politici, qualcuno remava contro? Diciamo che
per un anno qualcuno ha cominciato a pensare che non se ne sarebbe fatto più niente. Poi, quando dopo
infinite insistenze il provvedimento è all'improvviso riemerso dalle acque, c'è stato un impazzimento. Quelli
che per tre anni non avevano aperto bocca o fatto un minimo cenno, alè, si sono scatenati, come sempre,
all'italiana... Qualcuno però è rimasto a bocca asciutta nel mondo delle professioni. O l'ha presa male:
penso alla querelle dei fisioterapisti verso gli osteopati. Quella vicenda è andata oltre ogni immaginazione.
Sia chiaro: la dialettica democratica si rispetta sempre e non si mette in discussione. Peccato però che a un
certo punto sia culminata ben oltre gli atteggiamenti fisiologici del dissenso, per tradursi in insulti e minacce
molto pesanti. Inaccettabili. E adesso? Adesso portiamo a casa il risultato e con questa legge potremo
aprire una nuova stagione. Quella della convivenza tra i medici e le professioni sanitarie. E poi all'interno
delle professioni potremo costruire anche una nuova convivenza. Perché, non scordiamolo, fatta la legge
andranno fatti i decreti attuativi. E lì si giocherà tantissimo. Aspettando la Camera, che prevedibilmente ci
metterà mano. Quali tempi si aspetta da Montecitorio? È naturale e in un certo senso scontato che nella
seconda lettura possano esserci dei cambiamenti. Lo faremo anche noi con la responsabilità professionale.
Ma io spero, e credo, che la Camera farà presto. L'importante è che l'ossatura della legge resti questa. Per
essere esplicita, io credo che il riconoscimento delle figure di osteopata e chiropratico siano due elementi di
rilevante novità e ritengo che vadano valutate - ma questo è compito più del ministero - le richieste di
inserimento di alcune professioni di alcune che sono rimaste escluse. In ogni caso desidero aggiungere,
perché sia ben chiaro, che il provvedimento non è solo per le professioni sanitarie, ma anche per i medici,
eccome. Perché nella grande fenomenologia delle professioni c'è tanta voglia di Ordine? Proprio quanto l'
Antitrust condanna da anni e anni... Anche i più feroci detrattori degli Ordini ormai hanno capito che nel
campo sanitario gli Ordini sono assolutamente indispensabili. Lo dice l'Europa, lo dicono fior forte di giuristi.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2016
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L'INTERVISTA: EMILIA DE BIASI
31/05/2016
Pag. 4 N.21 - 31 maggio 2016
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2016
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E questo perché abbiamo a che fare con la salute: gli Ordini sono un luogo di salvaguardia rispetto
all'abusivismo professionale che in campo sanitario è particolarmente pericoloso. Senza trascurare la tutela
deontologica. Due aspetti, la tutela dall'abusivismo dei finti professionisti e l'etica professionale, che poi
sono altrettante garanzie per gli assistiti. Peraltro, non crede che gli Ordini dovrebbero fare più nettamente
piazza pulita al loro interno, e con le armi che hanno, dei professionisti indegni? Non c'è dubbio alcuno. Ne
sono convinta e spero che questo disegno di legge possa dare una mano, pur nella piena autonomia degli
Ordini. La nuova legge è un invito a essere rigorosi, anche fino alle estreme conseguenze. Il punto chiave
del Ddl che più le sta a cuore? La medicina di genere. È la prima volta che viene scritta nel diritto del nostro
Passe. E si sappia bene che non stiamo parlando della "questione femminile". La medicina di genere non è
la "medicina delle donne" o "per le donne", ma tiene conto del fatto che donne e uomini hanno reazioni e
corpi differenti. Superiamo i luoghi comuni. Stiamo parlando di un approccio che tenga conto che i corpi
femminile e maschile sono due e distinti. Questa sarà una rivoluzione. E potrebbe esserlo anche in un altro
senso... Cioè? Penso a un aspetto di cui la legge non parla, che è a cavallo tra gli Ordini e la medicina di
genere: il riequilibrio della rappresentanza tra uomini e donne all'interno degli Ordini. È un invito che faccio
alla Camera e al Governo: la necessità di esplicitare l'art. 51 della Costituzione sulle pari opportunità nella
vita pubblica tra uomini e donne, anche all'interno degli Ordini e delle professioni. Si può fare. È
un'occasione magnifica. Poi immagino la norma sul parto indolore, tra i punti clou. Con i Lea, che mi auguro
vivamente vengano liberati rapidamente dall'Economia. Sono il cuore del Ssn. Ma a proposito di parto, va
specificato che abbiamo aperto anche alle metodiche del parto fisiologico. Non è detto infatti che
l'eccessiva medicalizzazione sia sinonimo di sicurezza. È la sicurezza assoluta del parto a contare, senza
interferire col parto naturale o indolore. Purché non resti solo un manifesto, una cartolina, non si può non
essere d'accordo sulle pene contro chi maltratta anziani e disabili nelle strutture sanitarie e d'ospitalità.
Detta d'impeto, buttiamoli in galera e gettiamo le chiavi... Verrebbe da pensarlo, ma noi siamo per un diritto
mite... Ma con la certezza della pena. Ribadisco: la cer-tez-za della pena. È una cosa incivile leggere
ancora oggi di maltrattamenti nelle case protette sui malati psichici, o nelle case di riposo verso gli anziani e
i non autosufficienti. La nuova norma c'è. Vorrei che ci fossero sempre e in pieno anche le Regioni.
Presidente, la riforma degli enti vigilati dal ministero - parlo di Aifa, Iss, Agenas - era nella parte stralciata
dal Ddl: che se ne farà adesso? La riprenderete in mano? L'urgenza della riforma degli enti vigilati non può
far parte di un Ddl omnibus, né può camminare lentamente. Sono riforme urgenti e io credo che la cosa
migliore sarebbe un decreto del Governo su cui discutere in Parlamento. Il problema è quello della
tempistica, perché il problema è serio. Stiamo parlando di riordini indispensabili e da fare in fretta. Su
competenze e comma 566 farete niente? Riuscirete mai a mettere pace nella guerra permanente tra due
mondi così distanti come quelli dei medici e degli infermieri? Devono lavorare insieme e soprattutto capire
che sono ruoli differenti. Senza subalternità. Ognuno può pensarla come vuole, ma attenzione: prima di
tutto deve essere molto chiaro che lavorare insieme non significa annullare i medici. L'esistenza delle
professioni non può mai significare l'emarginazione della professione medica, che continua a essere
centrale. E lo dice chi sa bene quanto valgano le professioni sanitarie. (R.Tu.)
Avanti insieme tra le categorie, senza subalternità. Aifa, Agenas e Iss: riforma subito, per decreto
31/05/2016
Pag. 6 N.21 - 31 maggio 2016
tiratura:40000
I farmaci Ssn ballano coi lupi
Spesa ospedaliera in piena tempesta - Decolla la distribuzione diretta
Hai voglia a dire "facciamo un tavolo". Altro che tavoli, tavolini, sgabelli o strapuntini. Qui è tempo di
ombrelloni ben solidi per ripararsi dalla tempesta e di sedie a sdraio per accomodarsi dopo la tempesta.
Perché continua a piovere grandine sulla farmaceutica made in Ssn. E su quella in ospedale, poi, si può
parlare ormai senza ombra di smentita, di tempesta che nessuna rete di protezione alle condizioni date
potrà mai fermare. Provare per credere, se mai ce ne fosse ancora bisogno o qualche incauto azzardasse
dubitarlo. I dati di consuntivo 2015 dell'Aifa ( si veda Sanità24 ) ci raccontano drammaticamente di un buco
profondo 1,880 mld. Con l'ospedaliera che da sola realizza un rosso da 1,549 mld, più o meno il 15% del
totale. E quella territoriale che nell'insieme realizza un disavanzo pari a 331 mln, che poi non sono
noccioline. E ancora, andando alla rinfusa: la spesa convenzionata netta che scende dell'1,40% rispetto al
2014, con le ricette che a loro volta diminuiscono del 2,17%. Mentre la distribuzione diretta fa un balzo, anzi
un salto mortale carpiato in tutti i sensi, con una crescita del 51,4% e sale a quota 1,67 mld. Per non dire
delle compartecipazioni (ticket per ricetta o per reference price , ormai il vero dominatore di questa partita a
carico degli italiani) che quotano 1,52 mld a +1,40%. Per dire: il reference price vale poco più di un miliardo.
E poi la partita delle partite: l'ospedale dipinto di rosso. Rosso scuro, rosso pesante per chi deve farsi
carico dei disavanzi, quel 50% a carico delle industrie peraltro ancora impigliati dopo le pronunce dei giudici
amministrativi. È sempre più una spesa ospedaliera da far tremare i polsi, quella del 2015, sebbene
addirittura figuri lievemente meno peggio di quanto non si prevedesse solo pochi mesi fa. Ma sempre con
un deficit da brividi: 1,549 mld, s'è detto. Con una sola Regione (la provincia di Trento, cioè poca cosa)
sotto l'asticella del 3,5%. Tutte le altre Regioni invece sono delle sfonda-tetto. Come non poteva essere
altrimenti data l'esiguità dei fondi, ciascuna peraltro in ordine sparso a seconda delle politiche locali che
confermano le differenze di accesso al farmaco tra una Regione e l'altra . La Toscana al 6,37% del tetto è
leader della spesa ospedaliera, seguita da Sardegna, Abruzzo, Puglia, Umbria, Marche e Calabria. Il
disavanzo più pesante è sempre quello della Toscana con 196 mln, poi seguono Lombardia con 194 mln e
Campania a 159 mln. Un disastro generale. Chi può dire il contrario? E tuttavia dei risultati del tavolo
Governo-Regioni non v'è certezza. Ciascuno va per la sua strada. Si cercano compromessi, o meglio si
azzardano intese. Ma le distanze restano abissali. Finora. Con le Regioni che hanno bisogno di dare
certezza ai loro bilanci, e le industrie altrettanto. Ma le prime vogliono tagliare i prezzi, il Governo pensa a
Drg con spesa per farmaci annessa (chi la pagherebbe?). Ballare coi lupi è un effetto magico solo al
cinema. ( r.tu. ) Regione Scost. ass. Inc. % Disavanzo territoriale Regione Scost. ass. Inc. % Disavanzo
ospedaliero Regione Disavanzo totale Scost. ass. Inc. %
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2016
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Consuntivo Aifa 2015: buco profondo 1,88 mld - Ma la governance resta un miraggio
31/05/2016
Pag. 6 N.21 - 31 maggio 2016
tiratura:40000
Agcm: vaccini, oligopoli e mancati risparmi
Lucilla Vazza
L'oligopolio nel mercato dei vaccini non porta risparmi. Nel mondo sono quattro imprese multinazionali,
GlaxoSmithKline, Sanofi Pasteur, Merck Sharp&Dohme e Pfizer, che detengono oltre l'80% in valore delle
vendite complessive, in un settore con un fatturato complessivo che supera attualmente i 20 miliardi di euro
ed è da anni in forte crescita. E in Italia dal 2010 al 2015 ogni anno si sono spesi 300 milioni per i vaccini
essenziali, quindi esclusi quelli antinfluenzali. Il quadro generale lo ha tracciato l'indagine conoscitiva "I
mercati dei vaccini a uso umano" , presentata nei giorni scorsi dall'Antitrust. Questo trend rileva l'Autorità
presieduta da Giovanni Pitruzzella - dipende in gran parte dallo sviluppo di prodotti innovativi che hanno
prezzi ben più elevati di quelli tradizionali e sono coperti da esclusive di brevetto particolarmente
complesse. Un ostacolo per lo sviluppo di versioni generiche dei vaccini, in misura anche superiore agli altri
mercati farmaceutici, con fenomeni di "product differentiation" che rendono più difficile la sostituibilità tra
prodotti destinati a prevenire la stessa malattia. «Per i vaccini, al contrario di quanto accade per i farmaci
biologici - ha evidenziato Luca Arnaudo , che ha curato l'indagine - non è stato previsto alcun meccanismo
di promozione della genericazione: c'è un'inesistenza di percorsi agevolati per la produzione di vaccini
generici e questo crea un'opacità di fondo delle politiche di prezzi». Ma c'è una criticità tutta italiana: quasi
tutti i vaccini rientrano tra i farmaci di fascia C con prezzo al pubblico liberamente determinato dalle
imprese. La normativa vigente vincola poi le offerte di prezzo a sconti obbligati al Servizio sanitario
nazionale, «ma, sottolinea il report, il sistema è poco trasparente e scarsamente efficiente, e i prezzi si
allineano comunque a quelli di altri Paesi». E va sottolineato che vi è un'elevata difficoltà nel reperimento di
informazioni affidabili relativamente ai prezzi applicati per un medesimo prodotto vaccinale ad acquirenti
diversi: «tali difficoltà sono spesso riconducibili alla riservatezza delle informazioni di prezzo che i venditori
impongono agli acquirenti, perlopiù per mezzo di accordi bilaterali». Da qui l'invito dell'Antitrust a valutare
«la legittimità di eventuali accordi di riservatezza in maniera rigorosa, caso per caso». "Prezzi a strati" sotto
la lente . Il nodo è dunque rappresentato dalle politiche commerciali adottate dai principali operatori (in
particolare il tiered pricing o "prezzi a strati", a cui si aggiungono di frequente accordi di riservatezza sui
prezzi praticati) comportano per i centri di spesa la difficoltà di definire in maniera congrua i propri acquisti.
Nella percezione comune, tuttavia, i vaccini continuano a essere considerati farmaci tradizionali, economici
e facilmente disponibili. Lo studio dell'Autorithy suggerisce perciò interventi mirati - indicandoli in termini
puntuali - per superare tali criticità concorrenziali, da adottarsi e condividere a livello internazionale. Italia
verso l'aggregazione delle centrali d'acquisto. Per l'Italia l'Antitrust ha preso atto positivamente del processo
attualmente in corso di riaggregazione della domanda pubblica intorno a un numero limitato di centrali di
acquisto, considerandolo idoneo a bilanciare la concentrazione dell'offerta (countervailing buyer power). E
non è tardata ad arrivare la reazione dell'Agenzia del Farmaco: «Accogliamo con favore le risultanze
dell'indagine conoscitiva sui vaccini per uso umano condotta dall'Agcm» hanno detto il presidente Mario
Melazzini e il Dg Luca Pani . «È in calendario a breve una riunione per l'istituzione di un tavolo di lavoro
permanente con Agcm per consentire uno scambio di informazioni rapido ed efficace». Lucilla Vazza
Foto: Sono 4 i big del mercato
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2016
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PRIMA INDAGINE CONOSCITIVA DELL' ANTITRUST
31/05/2016
Pag. 6 N.21 - 31 maggio 2016
tiratura:40000
«Facciamo trasparenza»
Rosanna Magnano
«Ripartire dal prezzo più basso nella nuova contrattazione sui farmaci per l'Epatite C, in piena trasparenza
e senza clausole di riservatezza, abolendo il meccanismo delle note di credito e pagando direttamente il
prezzo scontato, senza payback». A meno di un mese dalla scadenza del contratto con Gilead, sono
queste le richieste che la deputata Giulia Grillo , capogruppo M5S alla commissione Affari sociali della
Camera ha posto ad Aifa e al ministero della Salute durante un convegno sulla governance farmaceutica.
Che cosa è stato fatto finora? I pazienti trattati dal primo dicembre 2015, come riferito dal presidente di Aifa
Mario Melazzini , sono 46.617. Con una spesa di oltre 500 mln. Al momento sono disponibili due
trattamenti, il Sovaldi-Harvoni e Viekirax-Exviera. «L'80% dei pazienti sono stati trattati con il primo farmaco
- spiega Nello Martini , direttore Drugs & Health - che costa mediamente 18mila euro e il restante 20% con
il secondo trattamento, che costa 19mila euro. Per il primo farmaco quindi da qui al 18 giugno saremo
arrivati al 5° scaglione, che prevede il massimo sconto, con un prezzo finale di 5.500 euro». Si è dunque
giunti al termine della prima fase, quella del trattamento dei pazienti più gravi, e bisogna decidere quali e
quanti saranno i pazienti da trattare subito dopo. «La decisione di passare a una fase di prevenzione continua Martini - trattando anche i pazienti meno gravi, non sarà tecnica ma spetterà alla politica, perché
attiene ai Lea. Se dovessi esprimermi, direi che potremmo trattare 60-70mila pazienti». Martini però, per
rendere il piano sostenibile, propone alcune correzioni di rotta. Introducendo una forma di payment by
result, non pagando cioè i trattamenti falliti (5-10% dei casi). E risolvendo le asimmetrie informative dovute
alla clausola di segretezza sui negoziati - di natura privatistica - tra Aifa e industrie. «Abbiamo due farmaci
parzialmente sovrapponibili ma con condizioni contrattuali differenziate. Chi negozia spiega Martini conosce il prezzo e lo sconto, ma paradossalmente chi compra, le Regioni, non ne sa nulla». Per Martini va
superata anche l'ambiguità delle note di credito, «che limitano in ogni caso la concorrenza». E sarebbe da
rivedere il meccanismo del payback, con le Regioni che anticipano il prezzo pieno e ricevono lo sconto «a
sorpresa» solo successivamente. Si scaglia contro le note di credito e l'assenza di trasparenza anche il
coordinatore della Commissione Salute della Conferenza Stato-Regioni, Fulvio Moirano : «Le note di
credito sono come i buoni per acquistare la mostarda, che spesso in casa non serve. E la carenza di
informazioni per le Regioni si traduce in mancate chance di risparmio». Rosanna Magnano
Foto: Fari puntati sui nuovi contratti
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2016
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CONVEGNO M5S SUL CASO EPATITE C
31/05/2016
Pag. 7 N.21 - 31 maggio 2016
tiratura:40000
«Pubblico e privato pari sono»
Lorenzin : «L'importante è il servizio, ma di qualità e sotto controllo»
Red.San.
«La sanità privata non è un nemico. Che l'erogatore sia pubblico o no, non importa. Quello che conta è il
servizio ai cittadini, se il servizio funziona o meno. Se c'è qualità, se rientra nei parametri che ogni servizio
per la salute deve avere in tutta Italia, se ci sono regole certe, i controlli e la valutazione. Per qualsiasi
struttura. Il Governo sta cercando di lavorare in questa direzione». Al festeggiamento romano dei 50 anni di
Aiop, l'associazione aderente a Confindustria delle 509 case di cura private accreditate col Servizio
sanitario nazionale, Beatrice Lorenzin ministra della Salute, tesse l'elogio della par condicio in sanità tra
pubblico e privato. Nel segno dell'«integrazione e della sussidiarietà», tiene a precisare, indicando una rotta
per le cure sotto l'ombrello dello Stato che dovrebbe aprire con più forza al mercato. Ma con la tutela e il
controllo pubblici, è chiaro. Un'apertura netta, quella di Lorenzin, che non vuole essere una stroncatura del
servizio pubblico. Ma il riconoscimento sempre più deciso a quel «pluralismo degli erogatori», che per Aiop,
appena compiuti 50 anni, significa guardare con più certezze al futuro. «Vogliamo essere sempre più
presenti, investire su questa prospettiva», assicura il presidente Gabriele Pelissero , nel tessere a sua volta
le lodi di un Governo che «per la prima volta quest'anno con la legge di stabilità non ha tagliato la sanità e
ha introdotto regole innovative e coraggiose». Anche se tutto questo non basta ancora alle case di cura
private. Non a caso Pelissero ha denunciato «la presenza di una predominante componente di erogatori
pubblici inefficienti e autoreferenziali». Una «spesa improduttiva» negli ospedali pubblici che Aiop stima tra i
5 e i 10 miliardi. Più o meno il 4-9% dell'intera spesa sanitaria pubblica. «Oggi più che mai - ha spiegato
Pelissero - sono indispensabili efficienza e competitività, con un autentico pluralismo di erogatori basato
sulla libera scelta del luogo di cura e un reale pagamento a prestazione». Pari opportunità, piena
concorrenza, pluralismo. Questa la strada che le case di cura private vogliono allargare. Un terreno che per
Lorenzin rappresenta una sfida aperta. Ma con tutte le garanzie del caso, senza per questo buttare via
quanto, e non è poco, funziona nella sanità pubblica. «Stiamo parlando di una rete di strutture che
rappresenta il 40% di tutti gli ospedali italiani e il 30% dei posti letto. Che in questi anni hanno innovato
tantissimo», ha riconosciuto la ministra. In cinquant'anni di vita, del resto, la rete delle case di cura private
s'è estesa in maniera significativa, in ogni caso a sua volta all'interno di una rete pubblica che garantisce
tutte le prestazioni, anche quelle su cui il privato accreditato è spesso meno capillare. Stiamo parlando
peraltro di ben 52.780 posti letto, di 12mila medici ma anche di 26mila infermieri e di altri 32mila operatori
"di supporto". Nel complesso di una copertura pari al 25% di tutte le prestazioni sanitarie pubbliche erogate
in un anno. «E costiamo soltanto il 15% della spesa sanitaria nel suo complesso», non ha rinunciato a
sottolineare Pelissero. E Aiop Giovani guarda all'estero. Modelli sanitari a confronto per costruire il sistema
sanitario del futuro. Lo studio realizzato da Luiss Business School su mandato di Aiop Giovani e presentato
all'Assemblea generale Aiop in corso a Praga compara i sistemi di sette Paesi ad alto reddito: Canada,
Francia, Germania, Regno Unito, Usa, Svezia e Italia. Il denominatore comune che esce dall'indagine è la
ricerca, pur in contesti molto differenti, di una diversificazione nell'offerta dei servizi, con il crescente ruolo
dei player privati. Secondo elemento è la tendenza verso modello che favoriscono l'associazionismo e lo
sviluppo di servizi integrati. Tra le altre linee comuni, progetti di prevenzione e di informazione sugli stili di
vita e il progressivo empowerment dei pazienti. Red.San.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2016
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I 50 anni di Aiop, Pelissero rilancia le case di cura: «L'ospedale perde fino a 10 mld»
31/05/2016
Pag. 8 N.21 - 31 maggio 2016
tiratura:40000
Macrobiotica scelta di vita
Cuore, diabete, tumori: le conferme dei vantaggi di salute della dieta
DONATA MARRAZZO
Studi clinici su diabete, malattie cardiovascolari e altre patologie dimostrano le proprietà terapeutiche della
dieta macrobiotica, così come l'ha introdotta in Italia Mario Pianesi . Originario di Macerata, autodidatta in
medicina, fisica, chimica e biologia, membro di accademie e centri di ricerca in tutto il mondo, consulente
dell'Unesco, insignito per i suoi meriti di 11 cittadinanze onorarie, oggi è riconosciuto dalla comunità
scientifica internazionale come uno dei maggiori esperti di Macrobiotica. Per il Giappone Mario Pianesi è
l'unico occidentale ad aver recepito in toto gli insegnamenti di Georges Ohsawa , divulgatore della medicina
tradizionale cinese e inventore di un programma alimentare basato sull'equilibrio tra forze antagoniste e
complementari: lo Yin e lo Yang. Diete Ma-Pi, efficaci ed economiche Acclamato a Roma nell'aula magna
dell'università La Sapienza, Pianesi ha presentato nei giorni scorsi gli sviluppi delle ricerche condotte sui
suoi studi da un qualificato pool di medici. L'endocrinologo Paolo Pozzilli , direttore di diabetologia al
Campus Bio-Medico di Roma, per tre anni ha valutato gli effetti della Ma-Pi2 terapia nutrizionale a base di
cereali integrali, verdura e legumi - su obesità, diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari. In una prima
fase, ha comparato per 21 giorni il protocollo macrobiotico a una dieta di controllo su 56 pazienti diabetici:
la dieta Ma-pi è risultata più efficace nella regolazione dei livelli metabolici, capace di ridurre l'emoglobina
glicata, il colesterolo, i trigliceridi e la pressione sanguigna. Maggiore il suo potere ossidante, l'effetto
prebiotico e probiotico. Non trascurabile l'economicità del programma pianesiano: il costo giornaliero di ogni
paziente è stato di 4,5 euro, contro i 10 spesi per i soggetti sottoposti a dieta di controllo. I profili metabolici
dei pazienti sono rimasti inalterati anche successivamente: a casa hanno adottato, per 6 mesi,
un'alimentazione macrobiotica meno restrittiva, la Ma-Pi4, a base di fibre, carboidrati complessi, cereali
integrali, verdure e legumi. La macrobiotica contro il rischio cardiovascolare Francesco Fallucca, presidente
del centro internazionale per gli studi sul diabete, ha dimostrato i benefici del programma Ma-Pi, nel caso di
disbiosi associata al rischio cardiovascolare. Un ulteriore studio condotto dal dipartimento di Farmacia e
Biotecnologie della università di Bologna, in collaborazione con la università Campus Bio-Medico di Roma,
sulla "Modulazione della disbiosi del microbiota intestinale in pazienti diabetici di tipo 2 grazie alla dieta
Macrobiotica Ma-Pi 2" è stato appena pubblicato sulla rivista scientifica British Journal of Nutrition. Il campo
d'indagine è interessante anche per le ricerche del cardiologo Massimo Trappolini: visto che il metodo di
Pianesi è capace di modificare positivamente la composizione del microbiota intestinale, con effetti
favorevoli nei pazienti colpiti da diabete mellito di tipo 2, potrebbe influire beneficamente sul processo
aterosclerotico. L'inositolo salva vita Il biologo Mariano Bizzarri, docente di Biochimica e professore di
Patologia clinica presso il dipartimento di Medicina sperimentale della Sapienza, ha spostato l'attenzione
sul problema delle trasformazioni alimentari. La raffinazione, ad esempio, rimuove costituenti fondamentali.
Nei cereali elimina l'inositolo: con 2 grammi al giorno si cura l'infertilità delle donne affette da sindrome
dell'ovaio policistico, così come alcune anomalie del feto. «Ma soprattutto la molecola blocca le cellule
metastatiche», ha sottolineato Bizzarri. Il metodo pianesiano nel mondo Le evidenze scientifiche delle 5
diete Ma-Pi stanno interessando anche i paesi arabi, la Palestina in particolare, e la Costa d'Avorio. Il
metodo si è già diffuso in Sud America: Fidel Castro segue da anni le indicazioni alimentari del pioniere
della macrobiotica. All'istituto Finlay di L'Avana si è sperimentata a lungo e con successo la dieta
pianesiana. La riforestazione in Mongolia Il tema complesso dell'alimentazione e della salute nella
macrobiotica pianesiana è profondamente connesso all'agricoltura e all'ecologia. I progetti di Mario Pianesi
sono condotti, diffusi e messi in pratica dalla rete Upm (Un punto macrobiotico) che, senza ricorrere a fondi
pubblici, promuove il metodo pianesiano, in collaborazione con organismi internazionali (Fao, Unesco,
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2016
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La filosofia orientale dell'alimentazione portata in Italia 30 anni fa da Mario Pianesi
31/05/2016
Pag. 8 N.21 - 31 maggio 2016
tiratura:40000
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2016
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Parlamento europeo). Quelli per la riforestazione sono stati adottati in molte zone del pianeta: in Mongolia,
nell'area di Elsen Tasarhai, è stata sconfitta la desertificazione con un programma di piantumazione di
alberi locali che in breve tempo ha reso la terra di nuovo verde e fertile. La regole della policoltura Il punto
di partenza del sistema pianesiano è la "policoltura", metodo di coltivazione alternativo e sostenibile,
totalmente naturale, praticato in Italia su 1115 ettari: ben oltre il convenzionale e il biologico, presuppone la
messa a dimora di siepi (sui confini) e di alberi da frutto (nei campi) sotto i quali coltivare, senza sostanze
chimiche di sintesi, cereali, verdure e legumi (da semi riprodotti spontaneamente). Etichetta trasparente
pianesiana I prodotti alimentari vengono venduti direttamente all'interno dei punti Upm. Sulle confezione è
ben evidente la speciale "etichetta trasparente pianesiana": riporta ogni passaggio della catena produttiva,
compreso il metodo di coltivazione degli alimenti, la quantità di CO quella di acqua ed energia utilizzate.
31/05/2016
Pag. 10 N.21 - 31 maggio 2016
tiratura:40000
Anziani, utile il training cognitivo
Fabrizia Lattanzio
L'invecchiamento comporta un progressivo cambiamento di alcuni aspetti quali memoria, attenzione,
concentrazione, linguaggio. Tali cambiamenti sono osservabili sia nei soggetti sani, sia in coloro che
sviluppano un declino cognitivo lieve, o malattie più gravi come l'Alzheimer, per cui non vi sono ancora
farmaci efficaci. Dato il forte incremento dei casi di demenza negli ultimi anni, è prioritario individuare nuove
strategie non farmacologiche e interventi psicosociali utili a prevenire o ritardare l'insorgenza delle malattie
neurodegenerative. Recentemente la letteratura scientifica ha evidenziato la possibilità di recuperare e
potenziare alcune funzioni cognitive anche in età avanzata, seguendo programmi che includono stili di vita
fisicamente e mentalmente attivi, anche nello svolgimento delle attività quotidiane. Lo studio "My Mind: gli
effetti del training cognitivo per anziani", rappresenta un'innovazione nel campo delle terapie contro le
demenze che non comprendano l'uso di farmaci. Finanziato nel 2012 dal ministero della Salute e
cofinanziato dalla Regione Marche, il progetto è stato coordinato dall'Unità operativa di geriatria dell'Irccs
Inrca - Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico per anziani di Fermo. Per un periodo di tre anni ha
coinvolto più di 300 persone over 65, con l'obiettivo di sperimentare l'effetto di un programma di
allenamento mentale - "training cognitivo" e multidimensionale - sul mantenimento e recupero delle abilità
intellettive e della memoria in tre diversi gruppi di anziani con diverso stato cognitivo. Il campione ha
compreso persone sane, interessate a imparare alcuni metodi per evitare la perdita della memoria, soggetti
affetti da lievi disturbi, una forma pre-clinica di demenza nota come Mci - Mild cognitive impairment, e
malati di Alzheimer di tipo lieve o moderato. Per ogni gruppo, di circa 100 persone ognuno, è stato
effettuato uno studio randomizzato. Una metà ha eseguito l'intervento di training, mentre l'altra metà, il
gruppo di "controllo", ha ricevuto periodicamente alcuni semplici consigli per migliorare la memoria. Il
programma testato include l'apprendimento di tecniche mnemoniche, di concentrazione e di orientamento,
di categorizzazione delle informazioni, oltre a strategie per ricordare eventi e appuntamenti, unite a metodi
per utilizzare la scrittura in modo da memorizzare più efficacemente, anche attraverso l'uso di liste,
calendari e agende. Fino alla creazione di brevi racconti, che aiutano a fissare i ricordi e migliorano la
padronanza del linguaggio. Fanno parte del programma anche alcuni dei passatempi più comuni, come le
parole crociate, le carte o il sudoku, adatti per i soggetti cognitivamente meno compromessi. Il vantaggio di
questo tipo di programma è di non avere effetti collaterali o controindicazioni, oltre a essere altamente
modulabile, con esercizi mirati per il singolo caso. Per proseguire gli esercizi anche a casa poi, lungo l'arco
delle attività sono state fornite le istruzioni per applicare nella vita quotidiana - ad esempio nello stilare la
lista della spesa - le tecniche imparate con gli esperti, in autonomia o con l'aiuto dei familiari. La rilevazione
dei risultati è stata prevista in tre diversi momenti: la prima in concomitanza con il termine dell'intervento, la
seconda trascorso un periodo di sei mesi e la terza dopo due anni. Comprende una valutazione dello stato
affettivo e psicologico, di quello cognitivo-funzionale, la percezione del supporto sociale ricevuto e delle
variazioni nello stile di vita. I risultati ottenuti al primo follow-up, pubblicati sulla rivista scientifica
Rejuvenation Research, sono soddisfacenti. Al termine delle attività, il 70% dei soggetti con Alzheimer ha
avuto un significativo miglioramento delle performance e dello stato psicologico, in particolare nella batteria
Adas - Alzheimer's disease assessment scale, che valuta la gravità della malattia attraverso indicatori quali
memoria, linguaggio e orientamento. Risultati promettenti, anche in un'ottica di prevenzione della malattia.
Nei soggetti affetti da Mci, con lievi disturbi di memoria e concentrazione, ha aumentato in circa il 50% dei
casi la percezione positiva sulle proprie capacità cognitive che, come dimostrano numerosi altri studi,
influisce sulla probabilità di ammalarsi a distanza di qualche anno. Un dato che sale ben all'81% nei
soggetti sani. Effetti positivi sono stati riscontrati anche sull'umore, il livello di stress e il benessere
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2016
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STUDIO MY MIND
31/05/2016
Pag. 10 N.21 - 31 maggio 2016
tiratura:40000
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2016
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percepito. Molti anziani infatti hanno manifestato il desiderio di proseguire le attività anche dopo la fine della
sperimentazione. Un approccio multidisciplinare. Per comprendere più a fondo quali siano gli stili di vita più
adatti a mantenere alte le performance cognitive, lo studio ha coinvolto un'équipe multidisciplinare che
comprende anche l'Unità di Biochimica, il Centro studi e ricerche economico-sociali per l'invecchiamento, il
Centro di ricerca traslazionale nutrizione e invecchiamento e l'Unità di Neurobiologia dell'invecchiamento
tra le sedi Inrca di Ancona e Fermo. Fabrizia Lattanzio direttore scientifico Irccs Inrca Cinzia Giuli dirigente
psicologo, Unità operativa di geriatria, responsabile scientifico My Mind, Irccs Inrca Fermo
31/05/2016
Pag. 11 N.21 - 31 maggio 2016
tiratura:40000
«La farmacia va integrata nel Ssn»
Racca: «Serve stabilità. Priorità innovativi e remunerazione dei servizi aggiuntivi»
Rosanna Magnano
Definire modalità di erogazione dei farmaci omogenee sul territorio nazionale, consentire la distribuzione in
farmacia di tutti i medicinali a carico del Ssn (compresi quelli innovativi), reinvestire nel servizio
farmaceutico i risparmi generati con gli sconti a favore del Ssn e le varie trattenute, che valgono 800 milioni
di euro l'anno, definire i requisiti per la remunerazione dei servizi aggiuntivi. Sono queste le priorità indicate
dalla presidente di Federfarma Annarosa Racca alla prima assemblea pubblica della Federazione che si è
svolta a Roma. L'obiettivo generale è fare in modo che decisori politici e stakeholder guardino al mondo
della farmacia e del farmaco «non più come a una voce di costo da comprimere, ma come uno strumento di
salute e di risparmio su cui investire». Non basta. «Affinché l'impegno delle farmacie si traduca in un
processo strutturato e organico di potenziamento del servizio farmaceutico - sottolinea Racca - abbiamo
bisogno che la parte pubblica dia stabilità al settore e che sia data attuazione a norme di legge già
esistenti». Il giro d'affari è cresciuto dell'1,6% nel 2015, arrivando a 25,2 mld. Fatturato generato al 60% dai
farmaci con ricetta (A+C) ma con la crescita maggiore registrata dal segmento commerciale (+4,1%).
L'attenzione del dibattito si è però concentrata sulle principali partite normative aperte: Ddl Concorrenza,
rinnovo della Convenzione farmaceutica, governance del farmaco. Sul Ddl Concorrenza, ancora fermo al
Senato, la ministra della Salute Beatrice Lorenzin ha rassicurato i farmacisti: «Non credo che i farmaci con
ricetta possano essere venduti nei supermercati: devono essere venduti soltanto in farmacia. Non lo dico in
difesa di una categoria ma in base a un ragionamento all'interno del sistema sanitario». Di fatto sui farmaci
C, con buona pace di parafarmacie e Gdo, i giochi sarebbero ormai fatti. «In commissione Industria spiega
Emilia De Biasi , presidente della Igiene e Sanità del Senato - s'è registrata una convergenza unanime. Il
problema è un altro: l'ingresso del grande capitale potrebbe portare alla chiusura delle piccole farmacie,
soprattutto nei piccoli paesi e nelle aree rurali. E sarebbe un grandissimo problema». Per Farmindustria,
bisogna più che altro «smettere di parlare di salute e farmaci in termini di risparmi». Il presidente Massimo
Scaccabarozzi ha puntato il dito sulle gare per gli equivalenti. «I farmaci che hanno la stessa indicazione
all'improvviso sono tutti uguali? Sappiamo bene che non è così e apprezzo la presa di posizione dei medici.
La verità è che i tetti non reggono, va cambiato il paradigma». Il tavolo della governance è arrivato quindi a
un punto di svolta: «La spesa ospedaliera - spiega Paolo Bonaretti , consigliere per le politiche industriali
del Mise e responsabile del Tavolo sulla Farmaceutica - ha sfondato di 2 mld l'anno passato e se va bene
avremo lo stesso sforamento anche nel 2016, nel 2017 e nel 2018. È evidente che la spesa è
sottofinanziata. Il problema è come sostenere questo carico, continuando a curare tutti. Si discute molto
sulla necessità di calcolare i costi evitati dai farmaci innovativi, ma va ricordato che questi vengono prodotti
dopo e non nel momento in cui si spendono i soldi per le cure. Bisogna quindi trovare un sistema di
finanziamento diverso. La spesa sanitaria è in aumento ovunque. Il problema è chi la paga. Siamo arrivati a
7 mld di spesa out of pocket. Si deve riflettere sul secondo pilastro. E avere certezza sui dati. Anche per
l'ospedaliera bisogna fare come per la spesa convenzionata: abbinare al farmaco il codice fiscale del
paziente». Fondamentale la partita del rinnovo della Convenzione. In questo ambito «è venuto il momento
di riconoscere e valorizzare il ruolo della farmacia del territorio - continua Racca - nella distribuzione di tutti i
farmaci a carico del Ssn che non richiedono particolari cautele in fase di somministrazione. In questo modo
si darebbe concreta realizzazione a un modello di farmacia perfettamente integrata nel Ssn». Su questo
capitolo chiedono più coinvolgimento anche i Mmg, puntando su «un rinnovo delle rispettive convenzioni in
parallelo», ribadisce Giacomo Milillo , segretario nazionale Fimmg. Rosanna Magnano Farmaci con ricetta
(A+C) Farmaci senza ricetta e mercato commerciale Le proposte di Federfarma Definire i requisiti strutturali
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2016
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ASSEMBLEA FEDERFARMA / Nel 2015 il giro d'affari è cresciuto dell'1,6% arrivando a quota 25,2 mld
31/05/2016
Pag. 11 N.21 - 31 maggio 2016
tiratura:40000
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 31/05/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
e della remunerazione dei servizi aggiuntivi Investire nella farmaceutica convenzionata proprio per garantire
l'erogazione di medicinali innovativi Reinvestire nelle farmacie almeno parte dei risparmi generati dalla
farmacia stessa Consentire la distribuzione in farmacia di tutti i medicinali a carico del Ssn con la sola
esclusione di quelli che richiedono particolari cautele in fase di somministrazione Ripristinare uno standard
quanto più possibile omogeneo su tutto il territorio nazionale per quanto riguarda le modalità di erogazione
di farmaci, prodotti e servizi sanitari, tenendo conto di quanto previsto dalla più recente riforma della
Costituzione, che riporta alla competenza nazionale la materia della tutela della salute
31/05/2016
Pag. 13 N.21 - 31 maggio 2016
tiratura:40000
Novità "immunomodulanti"
Vantaggi e business in crescita per gli oncologici di nuova generazione
Anna Fan
L'immunoterapia per l'oncologia, o immunoncologia, si basa sull'assunto che il sistema immunitario del
nostro corpo possa riconoscere e combattere il cancro, con la potenzialità di remissione più durevole e con
meno effetti collaterali rispetto alla chemioterapia. L'immunoncologia è un settore emergente della scienza
medica: la prima terapia immune "checkpoint inhibitors", Yervoy, è stata approvata nel 2011. Questi agenti
vengono ora esaminati in combinazione con una vasta gamma di altri modulatori del sistema immunitario,
nel tentativo di aumentare la percentuale di pazienti che rispondono al trattamento, nonché il numero di tipi
di cancro che possono essere trattati. Oltre a cercare di mobilitare il sistema immunitario del corpo, molte
aziende stanno tentando di progettare cellule T, modificate al di fuori del corpo del paziente, per divenire
"killer" delle cellule tumorali. Opdivo (Bristol-Myers Squibb) e Keytruda (Merck) sono due "immune
checkpoint inhibitors", recentemente approvati dalla Fda e da Ema. Sono anticorpi monoclonali specifici per
PD-1, un regolatore chiave che impedisce al sistema immunitario di danneggiare le normali cellule sane. Le
cellule tumorali spesso dirottano questi "freni immunologichi" per eludere il sistema immunitario.
Rimuovendo questo freno, gli inibitori PD-1 possono consentire al sistema immunitario di riconoscere il
tumore e distruggerlo. I farmaci chemioterapici agiscono in modo non mirato, uccidendo tutte le cellule in
rapida divisione, sia le cellule tumorali sia le cellule nei follicoli dei capelli o quelle che rivestono l'intestino,
quindi con conseguenti effetti collaterali come la perdita dei capelli oppure nausea e vomito. Molti pazienti
inizialmente rispondono bene alla chemioterapia, ma si registrano recidive. Al contrario, i checkpoints
inhibitors possono provocare risposte più specifiche e spesso molto durature - tanto da rappresentare per
alcuni pazienti una cura a tutti gli effetti. Opdivo, inizialmente approvato nel 2014 per il trattamento del
melanoma, è stato autorizzato nel 2015 anche per il trattamento dei tumori del polmone e del rene.
Keytruda è indicato per il melanoma e per il cancro ai polmoni, mentre Atezolizumab di Roche e
Durvalumab di AstraZeneca (anticorpi contro PDL1) sono in fase avanzata di sviluppo clinico. Questi agenti
sono studiati per il trattamento di molti altri tumori solidi e di tumori del sangue. Il campo di ricerca
dell'immunologia dei tumori è vasto e complesso, con molti fattori oltre alla PD-1 in grado di modulare la
capacità del sistema immunitario di riconoscere e rispondere al cancro. La terapia immuno-oncologia è
un'area in cui si regista una grande attività di ricerca. Le società più attive sono Incyte, Innate Pharma,
FivePrime e Regeneron. Epacadostat di Incyte è un inibitore di un altro importante passaggio
immunosoppressivo chiamato IDO-1. Attualmente grandi case farmaceutiche lo stanno sperimentando
clinicamente in combinazione con tutti e quattro gli anticorpi PD-1/PD-L1. I dati iniziali del test Keytruda
hanno dimostrato una forte sinergia con PD-1. Innate Pharma e FivePrime si stanno focalizzando sugli altri
assi del sistema immunitario che sono complementari al blocco del PD-1. Il Monalizumab di Innate (un
checkpoint del sistema immunitario innato) viene utilizzato in studi clinici con il Durvalumab di AstraZeneca.
Il FPA008 di FivePrime prende di mira CSF1R su un tipo di cellule immunitarie chiamate "macrofagi" ed è
in fase di sperimentazione in clinica con Opdivo. Entrambe le società biotech hanno siglato accordi molto
interessanti con i loro grandi partner farmaceutici e hanno ricevuto pagamenti anticipati di considerevole
ammontare, nonché garanzie di significativo sostegno in futuro. Regeneron, un ingresso relativamente
nuovo nella immuno-oncologia, non è da sottovalutare. Il vantaggio competitivo dell'azienda è la sua
capacità di scoprire rapidamente, sviluppare e produrre anticorpi monoclonali completamente umani. Per
quest'anno si aspettano i dati clinici provenienti dal PD-1 di Regeneron e dall'utilizzo di anticorpi bispecifici
che coinvolgono le cellule-T. La società ha anche un ampio portafoglio in fase pre-clinica di altri immune
checkpoint inhibitors. Anche le terapie di modifica delle cellule T hanno dimostrato risultati promettenti.
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IMMUNONCOLOGIA/ Le terapie in arrivo in grado di regolare la risposta immunitaria
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L'approccio cosiddetto "CAR-T" consiste nel prelievo di cellule T dai pazienti e nell'inserimento di un
recettore chimerico-antigene (chimeric antigene receptor) che serve ad attivare e dirigere le cellule T al
cancro. Queste cellule CAR-T ingegnerizzate vengono poi re-inserite nei pazienti. I dati clinici più avanzati
sono stati riportati con CAR-T mirato a CD-19 nei pazienti con recidiva o refrattaria leucemia linfoblastica
acuta che hanno esaurito tutte le altre opzioni di trattamento. Le terapie CAR-T hanno prodotto remissione
completa nella maggior parte dei pazienti nei primi studi clinici, alcuni durati già oltre 2 anni. L'utilità di
questo trattamento si è estesa dalla leucemia linfoblastica acuta ad altre neoplasie ematologiche come il
linfoma diffuso a grandi cellule B e il mieloma multiplo, e le aziende biotech stanno investendo
pesantemente nell'ottimizzazione delle terapie CAR-T per i tumori solidi. I leader in questo settore
includono Aquilone, Juno, Novartis, Bluebird Bio e Cellectis. Un altro pilastro è la terapia mirata. Revlimid di
Celgene ha trasformato con successo il mieloma multiplo da un tumore mortale in una condizione cronica,
e si prevede che quest'anno raggiungerà un fatturato di oltre 6 mld di Usd. Imbruvica, originariamente
sviluppato da Pharmacyclics, è un inibitore della Bruton tirosin-chinasi. La BTK gioca un ruolo centrale nella
proliferazione e la sopravvivenza delle cellule B maligne. Il farmaco ha cambiato il paradigma di trattamento
per la leucemia linfocitica cronica, il linfoma a cellule del mantello e la macroglobulinemia di Waldenstrom.
Le aspettative per Imbruvica sono molto positive e l'anno scorso Pharmacyclics è stata acquisita da AbbVie
per 21 miliardi di Usd. Xtandi di Medivation è un antagonista del recettore degli androgeni per il trattamento
del carcinoma della prostata metastatico resistente alla castrazione. Dal suo lancio nel 2012 le vendite
sono cresciute rapidamente e nel 2015 ha superato Zytiga, diventando il farmaco più venduto negli Stati
Uniti per il cancro della prostata. Un'ulteriore crescita è prevista dalla continua penetrazione nei pazienti
pre-chemioterapia e nelle cure di situazioni precoci (pre-metastatico). Jakafi di Incyte è un inibitore JAK1/2
approvato nel 2011 inizialmente per la mielofibrosi. Nel 2014 ha ricevuto un ampliamento dell'approvazione
per la cura della policitemia vera. Jakafi lo scorso anno è diventato uno dei medicinali di grande successo e
si prevede che possa raggiungere un target di vendita di 3 miliardi di Usd in tutto il mondo. Per quanto
riguarda nuovi farmaci in fase di sviluppo, gli inibitori IDH di Agios stanno prendendo di mira il metabolismo
del cancro. Gli enzimi isocitrato deidrogenasi (IDH) normalmente funzionano come parte del ciclo di Krebs,
ma mutazioni in questi enzimi causano alterazioni alla via metabolica cellulare e promuovono una rapida
crescita delle cellule. Gli inibitori IDH AG-221 e AG120 hanno mostrato un tasso di risposta di circa il 3040% in pazienti recidivi colpiti da leucemia mieloide acuta refrattaria con mutazioni IDH, e queste risposte
sono molto durature. Agios e il suo partner Celgene stanno portando avanti gli studi clinici su AG221 e AG120 e siamo ormai in Fase III. È un momento molto promettente per le cure oncologiche. Le terapie mirate
hanno notevolmente migliorato i risultati oltre le radiazioni e la chemioterapia. Nove dei dieci principali
farmaci oncologici sono terapie mirate, che hanno generato l'anno scorso complessivamente 38 miliardi di
dollari di fatturato. Ci aspettiamo che le terapie mirate rimangano alla base dei trattamenti antitumorali,
mentre l'immunooncologia sta portando una seconda ondata di innovazione. Nel 2015, Yervoy, Opdivo e
Keytruda hanno generato 2,6 miliardi di dollari di fatturato. Si stima che via via che l'uso di queste terapie
verrà ampliato da melanoma e da cancro al polmone e al rene ad altre patologie, in combinazione con altri
agenti complementari. A nostro avviso, l'innovazione nello spazio della immuno-oncologia è ancora agli
inizi e questa industria è pronta a godere di una crescita esponenziale nel prossimo decennio. Più a breve
termine, la correzione del mercato nei primi mesi del 2016 ha portato le valutazioni a livelli attraenti,
rappresentando un ottimo punto di ingresso in vista della riunione annuale della American society of clinical
oncology (Asco), che è spesso un catalizzatore del settore. Nel corso della riunione Asco che si terrà nel
mese di giugno, si avranno aggiornamenti e maggiori dati sui checkpoints inhibitors PD-1/PD-L1 in più tipi
di tumore, inclusi cancro alla testa e del collo, del cervello, del colon-retto e della tiroide, linfoma di Hodgkin
e mieloma multiplo. Si avranno anche i primi reports su risultati in trattamenti sull'uomo dei PD-1 di
Regeneron, del GITR immuno-attivante, del CD47 macrofagi-targeting e dei regimi di combinazione PD-
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1/PD-L1, ad esempio l'attivazione immunitaria OX40 e 4-1BB, nonché di Imlygic, il vaccino contro il virus
oncolitico proposto da Amgen. Per quanto riguarda le terapie di modifica e ingegnerizzazione delle cellule
T, oltre agli aggiornamenti dei risultati di CD19 CAR-T nella cura della leucemia linfoblastica acuta e del
linfoma diffuso a grandi cellule B, si attendono con attenzione le prossime serie di dati sui risultati in tumori
solidi (EGFRvIII CAR-T nel glioblastoma, mesothelin CAR-T nel cancro ovarico e la terapia cellulare di
Atara T nel carcinoma nasofaringeo). Per quanto riguarda le terapie mirate, Janssen e Darzalex di Genmab
saranno presentate nella sessione plenaria. Darzalex è stato recentemente approvato per il mieloma
multiplo come ultima linea di terapia e l'imminente presentazione sarà importante per valutare le possibilità
di un estensione dell'utilizzo. Altri importanti dati attesi riguardano, tra gli altri, il Cabozantinib di Exelixis
(l'unico inibitore della tirosin-chinasi in grado di dimostrare un effettivo beneficio di sopravvivenza globale
nel cancro del rene), il Ninlaro di Takeda (inibitore del proteasoma orale nel mieloma multiplo di nuova
diagnosi), le terapie mirate Bcl-2 (di Roche e il Venclexta di Abbvie in varie neoplasie ematologiche e il
PNT2258 di ProNAi nel linfoma diffuso a grandi cellule B) e il Brigatinib di Ariad nel carcinoma polmonare
ALK-positivo a non-piccole cellule. Guardando oltre Asco, nel 2016 ci aspettiamo altre importanti
comunicazioni sui risultati dei test clinici in corso. Lo studio Remarc di Celgene sta testando Revlimid come
terapia di mantenimento nei pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B dopo il trattamento iniziale con
Rituxan e la chemioterapia. Revlimid ha dimostrato di essere attivo nel linfoma nonHodgkin (NHL) e lo
studio Remarc sarà il primo di una serie di test su pazienti in fase tardo-NHL che verranno rilasciati nei
prossimi anni. Anche i dati relativi a Nova di Tesaro dovrebbero essere comunicati intorno a metà anno.
Nova sta testando Niraparib, un inibitore PARP, nel carcinoma ovarico. Anche se c'è già un inibitore PARP
sul mercato, Lynparza (AstraZeneca) è indicato solo per i pazienti con una mutazione BRCA linea
germinale, che rapppresentano circa il 10-15% di tutti i pazienti con tumore ovarico. Tesaro sta utilizzando il
biomarker MyChoice HRD di Myriad nel processo NOVA e se produrrà risultati positivi, potrebbe
potenzialmente espandere l'uso di inibitori PARP al 50% dei pazienti che hanno un difetto nei percorsi di
riparazione dei danni al DNA. Infine si attendo con grande interessare ulteriori dati su PD-1/PD-L1 in
combinazione con IDO-1, LAG-3, lirilumab (un altro checkpoint immunitario innato) e CSF1R. Anna Fan
analista finanziario Mina Marmor portfolio manager e gestore della Sicav sectorial biotech opportunities
funds
Foto: Ricerca più ampia sui modulatori delle difese
Foto: I prossimi step anticancro: melanoma, polmone e rene
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IL TUMORE DELLA PELLE CHE GUARISCE CON IL SOLE
L'ultimo farmaco per eliminare le cheratosi attiniche è una crema attivata dai raggi ultravioletti
Rossella Briganti
Possono spuntare su fronte, zigomi, lati del naso e della bocca spingendosi, a volte, fino al décolleté. Sono
le cheratosi attiniche, macchie cutanee dovute ai raggi solari che, secondo l'ultimo convegno della Sidev
(Società italiana di dermatologia e venereologia), colpiscono un numero di persone in continuo aumento. Si
manifestano nel 60% delle "over 40" mentre dopo i 60 anni la percentuale sale all'80%. L'importante è
riconoscerle perché rappresentano delle lesioni precancerose che possono evolvere nel carcinoma
basocellulare o spinocellulare. l'identikit della macchia Bordi irregolari, colore che sfuma dal beige al rosa o
al rosso e che tende a scurirsi, rapido accrescimento e superficie ruvida, dovuta alla presenza di squame
argentate che a volte danno prurito: sono questi i segnali della cheratosi attinica. una novità in farmacia «Lo
stesso sole che ha causato il problema oggi può eliminarlo, se si utilizza un nuovo preparato farmaceutico
che viene attivato proprio dagli ultravioletti», spiega Magda Belmontesi, dermatologa a Milano e Vigevano.
«Sul fronte terapeutico si sono fatti passi da gigante. Dalla crioterapia e dall'asportazione col bisturi, che
lasciavano cicatrici, si è passati alla terapia fotodinamica che prevede un impacco occlusivo con una crema
a base di acido 5 alfa-aminolevulinico da tenere per 2-3 ore. Dopodiché si espone il viso alla luce di un Led
o di una lampada al plasma, per attivare e far penetrare in profondità la crema fino a "sciogliere" la lesione.
Si forma, infatti, una crosta, pronta a cadere in 15 giorni». la terapia "solare" Da pochi mesi è stata
introdotta la daily light phototerapy, che presenta diversi vantaggi: nessun impacco occlusivo da tenere per
diverse ore nell'ambulatorio del dermatologo e nessuna esposizione a intense sorgenti luminose che,
potenziando l'acido, "bruciano" la pelle procurando sensazioni dolorose. «La variante "light" della
fototerapia prevede l'applicazione di una crema contenente metilaminolevulinato al 16% che viene attivata
dalla semplice esposizione solare», prosegue l'esperta. «Basta passeggiare un paio d'ore all'aria aperta, in
una bella giornata, per consentire al preparato di eliminare alla base la cheratosi attinica, senza esposizioni
a luci artificiali. Anche in questo caso si formano crosticine che cadono in 15 giorni e dopo due mesi il
dermatologo valuta se la cheratosi è scomparsa completamente o se serve ripetere il trattamento». Il
costo? 300-350 € a seduta.
se è in fase iniziale ok alla pomata da usare a casa Le cheratosi attiniche di pochi millimetri, ben
delimitate e poco spesse perché precocemente diagnosticate, possono essere rimosse anche a casa
propria, con una nuova specialità farmaceutica prescritta dal dermatologo. «Si tratta di una crema acida a
base di ingenolo mebutato , che deve essere applicata per sei ore di fila per tre giorni consecutivi», precisa
Magda Belmontesi. «Anche in questo caso si forma una crosticina che cade da sola (guai a grattarla via!). Il
dermatologo valuta quindi se la cheratosi è stata eliminata completamente o se è necessario ricorrere alla
nuova fototerapia in versione "light"» (costo del farmaco: 106,67€).
Foto: CONSULTA GRATIS IL NOSTRO ESPERTO dott. Magda Belmontesi dermatologa a MIlano e
Vigevano. Tel. 02-70300159 9 giugno ore 12-13
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la salute di starbene / NUOVE CURE
31/05/2016
Pag. 71 N.24 - 6 giugno 2016
diffusione:66072
tiratura:110139
INFIAMMAZIONI CURALE SENZA FARMACI
Oggi si può. Con un mix di sostanze naturali ricche di antiossidanti
Rossella Briganti
Artrosi, artrite, fibromialgia, sinusite, cistite e vaginite ricorrenti, ma anche allergie, eczemi e dermatite
atopica... Sono tante le infiammazioni croniche recidivanti che danno del filo da torcere a 6 milioni di italiani.
Queste forme ad andamento cronico trovano oggi un valido aiuto in una combinazione di sostanze frutto
della più avanzata ricerca in Nutraceutica, la scienza che utilizza alimenti naturali come farmaci. Vediamo
quali sono con l'aiuto del professor Salvatore Bardaro, docente di medicina integrata all'Università di Siena
e Pavia, che ha messo a punto questa innovativa formulazione. il potere dei cucurminoidi «Esistono
numerosi studi scientifici che dimostrano l'efficacia dei cucurminoidi e in particolare della curcumina,
estratta dalla Curcuma Longa, la spezia indiana alla base del curry», spiega il nostro esperto. «Questi
principi attivi, alla dose di 1,5 g al giorno, inibiscono la cascata delle molecole scatenate dall'infiammazione
e di quei fattori che possono favorire l'insorgenza del cancro. Vantano, inoltre, un potere antiossidante 300
volte superiore a quello della vitamina E». l'assist della piperina Estratta dal pepe nero, la piperina serve a
far assorbire meglio i curcuminoidi. L'importante è che siano presenti 15 mg di piperina ogni grammo e
mezzo di attivi della curcuma, in un rapporto di uno a cento. «La piperina, inoltre, combatte i radicali liberi,
l'altra faccia dell'infiammazione», puntualizza Bardaro. la task-force di Omega 3 I preziosi acidi grassi
polinsaturi ricavati dal pesce (soprattutto sgombro, alici, sardine e salmone) prevengono le infiammazioni
cardiovascolari e l'invecchiamento dei neuroni ma anche i disturbi della pelle, tant'è che si trovano nelle
creme contro la psoriasi, l'eczema e la dermatite atopica. «Funzionano in un mix calibrato di ala (acido alfa
linoleico), epa (acido eicosapentaenoico) e dha (acido decosaesaenoico), gli Omega 3 di comprovata
efficacia», spiega l'esperto. li trovi tutti in un nuovo integratore È approdato in farmacia un prodotto che
riunisce in una bustina, da prendere durante i pasti principali, questi antinfiammatori presenti in natura.
Completano lo scudo protettore lo zinco e il selenio, uniti alla vitamina A, C, E e D3, utilissima per le ossa, i
muscoli, il cuore, il cervello e l'umore: migliorano l'efficacia e la stabilità della miscela, in una sinergia di
attivi che si potenziano a vicenda. L'importante è assumere il preparato, aromatizzato all'arancia, con
costanza, a cicli di due-tre mesi. Stockfood La Camera Chiara (3)
i guai di fans e cortisone Sono gli antiinfiammatori di uso più comune, ma i fans causano molti effetti
collaterali: lo stesso foglietto illustrativo indica gastrite e ulcera gastrica, se usati in modo continuativo.
Mentre il cortisone e i suoi derivati, oltre a favorire l'osteoporosi, se assunti per più di 10 giorni fanno
l'effetto contrario: diventano "pro infiammazione" e, da antiedemigeni, provocano gonfiore e ritenzione
idrica. «Senza contare che anche il paracetamolo, il più diffuso antipiretico ritenuto al di sopra di ogni
sospetto, ad alte dosi è epatotossico perché consuma le scorte di glutatione, il nostro antiossidante
naturale sintetizzato dal fegato», puntualizza il professor Salvatore Bardaro. «Infine, va ricordato che questi
farmaci sono sintomatici: alleviano momentaneamente il dolore ma non risolvono il problema a monte. Anzi.
Se dall'uso si passa all'abuso, bloccano il processo di risoluzione naturale dell'infiammazione».
Foto: CONSULTA GRATIS IL NOSTRO ESPERTO prof. Salvatore Bardaro docente di medicina integrata
all'Università di Siena e Pavia Tel. 02-70300159 6 giugno, ore 10-12
Foto: Omega 3
Foto: +
Foto: curcumina
Foto: piperina
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la salute di starbene / DALLA RICERCA
VITA IN FARMACIA
8 articoli
31/05/2016
Pag. 1 Ed. Genova
diffusione:234691
tiratura:339543
Sanità e turismo i sogni di Toti
MICHELA BOMPANI
RIFORMA della Sanità, riforma del Trasporto pubblico locale (le linee guida sono appena state approvate)
e riforma dell'agenzia turistica regionale e della formazione professionale: ecco gli obiettivi del governatore
della Regione, Giovanni Toti, per i prossimi sei mesi. «E intendo che siano approvati e vigenti entro il 31
dicembre 2016», mette in chiaro. < DI CRONACA MICHELA BOMPANI TOTI ieri ha fatto il punto dei suoi
primi dodici mesi in piazza De Ferrari: "Un anno di governo", ha presentato il dossier, dopo il filmato-spot, di
rito, sul maxischermo alle sue spalle, nella Sala della Trasparenza in Regione (sfondo arancione su cui si
accampano percentuali, tutte con il segno più davanti, interviste agli assessori indaffarati e colonna sonora
del film Rocky). Oltre all'elenco di ciò che governatore e i suoi sette assessori hanno fatto nel primo anno di
governo («Il vento è davvero cambiato - dice Toti - dopo anni di decrescita, in Liguria abbiamo avuto
100.000 turisti in più nell'ultimo anno, oltre alla ripresa dell'economia»), la squadra di Toti illumina
soprattutto sull'immediato futuro.
Venticinque milioni stanno per essere stanziati contro il dissesto e per la messa in sicurezza dei centri
abitati e il ripristino delle attività produttive, tra gli assessori allo Sviluppo economico, Edoardo Rixi, e alla
Protezione civile, Giacomo Giampedrone, che nell'ultimo anno, tra l'altro, ha varato la riforma delle allerte (a
colori). Quest'ultimo, anche assessore ai Rifiuti, rivendica la propria legge, in vigore, sulla differenziata, che
fissa il livello dei comuni al 45%. E l'assessore Edoardo Rixi sottolinea la strada percorsa per il rilancio delle
aziende, la cancellazione del Durc e dell'Irap. Nelle scuole della Liguria, dal prossimo anno scolastico,
faranno lezione cantautori e critici musicali, «per non perdere la memoria di un patrimonio della nostra
terra, a partire da De André», spiega l'assessore alla Formazione, Ilaria Cavo.
Partirà la riqualificazione dell'isola Palmaria, con il "via" di una nuova delibera in arrivo in giunta dell'
assessore all'Urbanistica, Marco Scajola, oltre alla nuova legge sui Sottotetti, e la realizzazione del nuovo
Piano paesaggistico regionale, cui Scajola sta lavorando con il Mibact. E l'assessore sfoggia una nuova
delega, ai Lavoratori transfrontalieri, «mi occuperò infatti dei 5000 liguri che ogni giorno fanno i pendolati tra
la Liguria e la Francia», spiega. Rivoluzione nel Turismo, annuncia l'assessore Gianni Berrino:
«Rinnoveremo il registro dei comuni turistici», dice.
Inoltre, punta a cambiare il 100% della flotta dei treni regionali per 257 milioni di euro, mentre avanzano,
dopo molte difficoltà, gli acquisti di bus, per il trasporto su gomma: ne sono attesi 175 nuovi, a fronte di un
impegno di 33 milioni di euro. La prima, e tra le più importanti leggi del governo Toti, ad arrivare ad
approvazione sarà la riforma della Sanità, il testo unico dell'assessore Sonia Viale «cucito dopo 2500 km
fatti in Liguria, per ascoltare operatori, pazienti e territori», dice: arriverà in consiglio regionale, per il voto, a
luglio. Mentre l'assessore Viale ribadisce l'importanza della nuova Legge per la legittima difesa, per cui la
Regione sosterrà le spese legali di chi si difenderà, con la forza, da rapine o tentativi di rapine, rilancia il
ruolo sulle Asl, con le aperture al sabato degli ambulatori e la riduzione delle liste d'attesa con il "recall" ai
pazienti.
www.regione.liguria.it genova.repubblica.it PER SAPERNE DI PIÙ
Foto: PERCORSO DIFFICILE Giovanni Toti il giorno del suo insediamento a De Ferrari. Molti i nodi ancora
da sciogliere I NODI Tra i flop di questo primo anno di mandato la gestione dei trasporti alle Cinque Terre
con il contestato "Express" destinato ai turisti
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 31/05/2016
47
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IL PROGRAMMA
31/05/2016
Pag. 47 Ed. Imperia
diffusione:170497
tiratura:245377
Sempre più ditte specializzate per la celiachia
La celiachia? Non è più un problema. Certo, chi soffre di questa patologia deve comunque stare molto
attento quando si siede a tavola o al tavolino di un bar per bere un aperitivo con relativi spuntini. Ma non è
più un calvario. Sino ad alcuni anni fa i prodotti senza glutine (pasta, pane, dolci, merendine) si trovavano
solo in farmacia (e solo nelle più fornite). Oggi ai celiaci il mercato del settore alimentare offre una vasta
gamma di scelta sia nell'acquisto diretto dei cibi sia nella somministrazione nei locali pubblici.
Da qualche anno, infatti, pizze, gelati, pasta e pasticcini, rigorosamente gluten free, sono all'ordine del
giorno. Non solo: proliferano le aziende che si dedicano solo alla produzione di questi specifici alimenti o
hanno creato linee ad hoc. Secondo l'ultimo report pubblicato da una società britannica di ricerca, il giro
d'affari del comparto, mosso a livello globale, nel 2016 sarà superiore ai 4 miliardi e mezzo di euro. Cifra
destinata quasi a triplicare nel 2026. In Italia, la maggiore concentrazione di imprese «amiche» del celiaco
si trova nel Nord, tra l'Emilia-Romagna, la Lombardia, il Veneto e il Piemonte. L'Osservatorio nazionale sul
comparto alimentare senza glutine, che ha intervistato 206 manager, ha dato una fotografia del settore: le
imprese friendly dei celiaci sono generalmente di dimensioni medio-piccole e vendono i propri prodotti
attraverso la grande distribuzione, negozi specializzati e grossisti. Sei su 10 dichiarano di avere fatturati in
crescita. I celiaci sono poi in aumento. In soli due anni, tra il 2012 e il 2014, il loro numero è cresciuto del 15
per cento, secondo l'ultima relazione sulla celiachia consegnata dal Ministero della Salute al Parlamento.
Inoltre i cibi senza glutine sono apprezzati anche da molti italiani non intolleranti che li ritengono però
salutari. Anche di gluten sensibility si è parlato recentemente in un seminario che si è svolto nel centro
congressi «Il fienile» della residenza Gasparini del Campus univeristario di Piacenza. E' stato organizzato
da Labcam-Laboratorio chimico merceologico delle Camere di Commercio di Savona e Torino in
partnership con Aeiforia srl. «Con l'applicazione del regolamento comunitario dedicato alle informazioni
sugli allergeni e le relative modalità di comunicazione ai consumatori tramite l'etichetta e in fase di
erogazione del pasto - spiega Federico Ferrari, direttore scientifico di Aeiforia srl - è scattato l'obbligo di
indicare gli ingredienti che sono un pericolo per la salute dei consumatori». [p.p.c.] BY NC ND ALCUNI
DIRITTI RISERVATI
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 31/05/2016
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Settore alimentare
31/05/2016
Pag. 38 Ed. Latina
diffusione:113520
tiratura:152577
GAETATornano in consiglio interrogazioni ed interpellanze. Ne sono state proposte diverse ma il momento
più caldo, si è vissuto quando il consigliere comunale Eduardo Accetta ha chiesto conto dei lavori per la
pista ciclabile, nuove aiuole e parcheggi che si stanno realizzando sul lungomare di Serapo. Lavori ancora
in alto mare rischiano di mettere in crisi la stagione balneare. Accetta ha accusato senza mezzi termini
l'amministrazione comunale di aver portato avanti i lavori senza l'autorizzzazione del demanio (Serapo è
zona demaniale) ed ha chiesto l'intervento delle forze dell'ordine per sottoporre l'area a sequestro. Per
parte sua il primo cittadino ha risposto di non essersi occupato della vicenda per non fare ingerenza
nell'operato del dirigente. Sotto accusa sono finiti anche altri lavori pubblici, compresse le rotonde stradali
realizzate senza l'approvazione del piano urbano del traffico e la fontana i cui lavori, assegnati a dicembre,
non sono mai partiti. Screzi poi acuitisi sulla vicenda della Farmacia pubblica. Di quanto succede nelle
società partecipate direttamente (Coifal) ed indirettamente (Laziofarma) il consiglio comunale è stato fin qui
scarsamente informato. Se la società garante per il mercato (Agcm) ha chiarito che la partecipazione
pubblica pari al 20% equivale in pratica ad una gestione privatistica, i consiglieri di minoranza hanno
chiesto compatti le dimissioni di dell'ex assessore Cristian Leccese, in quanto la legge impone uno stop di
due anni prima di assumere incarichi gestionali in società partecipate. La maggioranza, compreso il
consigliere Gennaro Dies che ha rappresentato più volte nell'assemblea del Coifal il comune di Gaeta, ha
votato però contro. «Il segretario generale ha detto Giuseppe Matarazzo doveva vigilare sull'adozione del
regolamento della società partecipate, mai approvato sebbene obbligatorio dal gennaio 2015». Il sindaco
ha poi chiarito che per la riapertura dello stadio Riciniello manca ancora una recinzione da 40.000 euro. Ma
le tre maggiori società sportive non versano canoni dal 2014. Sono state invitate a ripianare il debito.
Antonello Fronzuto© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Assise su opere pubbliche e farmacia : Accetta e Matarazzo accusano
Mitrano
31/05/2016
Pag. 11 Ed. Bologna
diffusione:108667
tiratura:140151
LE BELLE giornate invitano anche i rapinatori a inforcare la bici. Sono già diversi gli episodi di rapinatori 'a
pedali', gli ultimi due registrati nel giro di 72 ore. La dinamica del colpo consumato ieri sera alla farmacia di
via Masia, alla Cirenaica, è infatti identica a quella della rapina messa a segno, sabato sera, nel
supermercato Metà di via Irnerio. In due, volto travisato e armati di pistola, forse giocattolo, sono entrati,
poco prima dell'orario di chiusura, nella farmacia e, con l'arma, hanno minacciato i dipendenti, intimando
loro di consegnare tutto il denaro presente in cassa, circa mille euro. Ottenuto quello che volevano, sono
scappati via, a bordo di due biciclette. Stesso modus operandi utilizzato sabato sera, solo che in
quell'occasione a fuggire in bici era stato solo uno dei malviventi. Sul posto, allertata dai farmacisti, è
arrivata la polizia, che ha avviato le indagini. Volanti, Squadra mobile e Scientifica, che, oltre a cercare
impronte ed eventuali tracce lasciate dai rapinatori, ha acquisito le immagini registrate dalle videocamere di
sorveglianza dell'attività. Dalla comparazione delle immagini del supermercato e della farmacia potrebbe
emergere se si tratti di una banda specializzata oppure se i due colpi fotocopia siano una coincidenza. n. t.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 31/05/2016
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Rapinatori ciclisti in farmacia Minacce ai dipendenti, poi la fuga
31/05/2016
Pag. 9 Ed. Livorno
diffusione:83607
tiratura:112166
Gestione dei cimiteri, Crom incassa altri 120mila euro
- ROSIGNANO - ALTRI 120mila euro per le attività cimiteriali a Crom srl che le attività cimiteriali le ha in
affidamento fino al 31 dicembre 2050. Sono per la precisione 120.330 euro impegnati con determinazione
numero 250 del 26 maggio che costituiscono la seconda tranche dopo i 270mila euro versati per il primo
semestre 2016 alla società di stragrande maggioranza del Comune di Rosignano, 75%, che gestisce anche
farmacie ed emergenza abitativa. E' il primo versamento dell'amministrazione dopo il rinnovo delle cariche
nell'assemblea del 17 maggio dei soci Crom, oltre a Rosignano anche Montescudaio e Castellina, a
conclusione del mandato dell'amministratore unico Senia Bacci che, arrivando a fine 2012 con un bilancio
di meno 276mila euro, abbattendolo a meno 181.208 euro nel 2013 e a meno 84.909 nel 2014, ha lasciato
Crom con un utile storico di più 2.772 euro. Con il ritorno a un consiglio di amministrazione, presieduto da
Elisa Tascini, in cui il sindaco Franchi ha nominato con decreto Michela Ghezzani, istruttore direttivo
contabile comunale, nonché ex assessore a Cecina nelle giunte Pacini e Benedetti, e la stessa Tascini,
direttore farmacia di Rosignano Solvay e del dispensario Mazzanta. Mentre Montescudaio e Castellina
hanno nominato Serena Modric, responsabile finanziaria comune di Castellina. cg SCHEDA
La minima
A Donoratico 12,5 gradi alle 6.30 del mattino
La massima
A Bibbona 24,1 gradi alle 15.15
Già scoperte tre irregolarità negli ultimi mesi
Il Commissariato di Cecina nei mesi scorsi aveva già provveduto al sequestro di un'altra agenzia di
scommesse che operava priva della licenza e aveva segnalato all'Autorità Giudiziaria, per la violazione
della normativa, i titolari di altre due attività illecite
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 31/05/2016
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ROSIGNANO SECONDA TRANCHE DI PAGAMENTO DOPO I 270MILA EURO DEL PRIMO SEMESTRE
2016
31/05/2016
Pag. 11 Ed. Lucca
diffusione:83607
tiratura:112166
Farmacia 24 ore, arriva l'accordo «Salvi tutti e tredici i dipendenti»
L'ACCORDO alla fine è arrivato nelle stanze della prefettura: il rapporto di lavoro di 13 dipendenti sarà
mantenuto. La buona notizia per i lavoratori della farmacia di Marlia è arrivata ieri mattina al tavolo
convocato dal prefetto Cagliostro, insieme al rappresentante della Filcam Cgil, il capo gabinetto del
Comune di Capannori, il curatore fallimentare ed il nuovo titolare della farmacia. Presenti anche una
rappresentanza di Farmalucca. AL CENTRO dell'incontro la questione degli esuberi del personale. Sui
quali la parte sindacale ed il nuovo datore di lavoro hanno trovato l'accordo, assicurando il mantenimento
del rapporto di lavoro con i 13 dipendenti che già svolgevano attività lavorativa, nei limiti dell'importo
stipendiale equivalente alla retribuzione prevista per 8 dipendenti, secondo il piano economico finanziario
della nuova farmacia. DUE settimane fa la nuova proprietà aveva assicurato anche la salvaguardia dei
quattro dipendenti che lavorano presso gli studi annessi alla farmacia, garantendo l'assunzione di un quinto
lavoratore in forza alla farmacia.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 31/05/2016
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MARLIA L'ESITO DEL TAVOLO IN PREFETTURA
31/05/2016
Pag. 32 Ed. Levante
diffusione:46572
tiratura:64483
TUTTI IN MARCIA PER LA SALUTE
EDOARDO MEOLI USCIO. Marcia che ti passa. È il motto della Marcia della Salute, evento organizzato a
Uscio per gioved ì 2 giugno. Una gara aperta a tutti che ritorna dopo alcuni anni di oblio e che - ancora una
volta - viene organizzata dalla Farmacia della Salute, storico negozio del paese. La marcia ritorna dopo
diversi anni di assenza: adulti e bambini potranno divertirsi a percorre le vie e i sentieri di Uscio in un clima
di allegria e sport all'insegna di uno stile di vita sano e genuino. Le iscrizioni sono aperte a tutti. Già da
oggi: è possibile iscriversi presso la Farmacia della Salute, la segreteria della palestra di Uscio (chiedere a
Letizia), il negozio parrucchiera Cristina Terrile oppure direttamente nella giornata della partenza - fissata
per le 9.30. Lo sparo d'inizio verrà data presso il Belvedere De André, dove si potranno ritirare maglia e
pettorale. «È molto di più di un semplice urban trekking.- spiegano alla Farmacia - è il giusto mix per
accontentare tutti, sportivi, famiglie, grandi e piccoli, giovani e meno giovani. La marcia si svolge tra le vie
ed i sentieri di Uscio e un ricco buffet all'arrivo sarà preparato con ingredienti sani che sappiano valorizzare
uno stile di vita idoneo». Per tutti gli interessati il percorso, segnalato dai cartelli, sarà il seguente: partenza
da Belvedere De André, Banchi stradina di collegamento con Molino Gazzo (altezza falegnameria), Crai
scalette di collegamento con Colle Caprile, imbocco sentiero naturalistico dei Casetti (di fronte al capolinea
delle corriere) fino alla Madonnina dei Cavatori, discesa verso via Altare e ritorno in paese.
Foto: GIOVEDÌ 2 GIUGNO Ci si può iscrivere già da oggi, l'evento è aperto a tutti. Partenza fissata alle ore
9.30
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L'EVENTO
31/05/2016
Pag. 21 Ed. La Spezia
diffusione:46572
tiratura:64483
Ecco tutte le regole per conferire la spazzatura
Dall'organico agli ingombranti: come districarsi tra orari e modalit à di smaltimento
anche resti di lavorazioni edilizie fino a un metro cubo l'anno, gratuitamente. Per il ritiro di sfalci e potature,
chiamare il numero verde o portare tutto a Silea o a Boscalino di Arcola. Le pile vanno portate nei
contenitori presso il Comune o le scuole, gli oli vanno conferiti nei contenitori appositi su strada, i farmaci
scaduti nei contenitori presso le farmacie comunali. Chi espone i rifiuti il giorno sbagliato, li ritroverà
l'indomani: con un bollino giallo sopra. Chi differenzia male, mescolando, o mettendo i rifiuti nel contenitore
errato, troverà un bollino rosso. Al momento non sono previste sanzioni per questi errori, ma solo se si
abbandonano i rifiuti in strada. mica, le cannucce, i giocattoli, pannolini, assorbenti, lettiere sintetiche,
sacchi da aspirapolvere, spugnette, lampadine, specchi, pirex, vetro ceramica, lastre in vetro. Nel mastello
verde del vetro vanno solo barattoli, bottiglie e vasetti: non i cocci di ceramica, che non sono riciclabili. Pe
informazioni: 328 1503179, ufficio ambiente del Comune, o numero verde Acam 800 487711. Per gli
ingombranti occorre chiamare il numero 800487711 e concordare il ritiro. Si può altrimenti portare tutto ai
centri di raccolta di Silea a Sarzana (dal luned ì al sabato dalle 8 alle 12) o degli Stagnoni alla Spezia (da
luned ì a sabato dalle 8 alle 12 e dalle 14 alle 16). Si possono portare flaconi, imballaggi in polistirolo, piatti
monouso, pellicole, vaschette - e metallo, dalle bombolette ai fogli di alluminio, lattine, barattoli, tappi,
tubetti. Nel sacco grigio, va messo tutto quello che non è riciclabile: come i cd, la ceraL'organico è raccolto
la notte di domenica, di marted ì e di gioved ì : va messo la sera, fra le 22.30 e le 24. Plastica e metallo
vanno messi in strada il luned ì sera. Il vetro il mercoled ì sera, il secco non riciclabile la domenica, carta e
cartone il gioved ì . Vanno messi nell'organico, nel sacchetto computabile, da inserire nel mastello marrone,
i residui di cibo, gli scarti alimentari, fiori recisi, fondi di caffè, filtri del tè, gusci d'uovo, fazzoletti e tovaglioli
di carta, terriccio, cenere del camino, lettiere vegetali. Vanno usati solo sacchetti compostabili. Nella carta,
vanno anche i giornali, i quaderni, i cartoni da latte, vino, succhi e panna. Nel sacco giallo vanno solo
plastica - bottiglie, buste,
Foto: I depliant della differenziata
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 31/05/2016
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LA SCHEDA
PROFESSIONI
1 articolo
31/05/2016
Pag. 24
diffusione:112705
tiratura:144747
Il fondo britannico Cvc scommette su Sisal
Apax, Clessidra e Permira vendono la società (e i suoi 946 milioni di debiti) per un miliardo di euro
MASSIMO IONDINI
Una volta era sinonimo di Totocalcio e bastava vedere la scritta Sisal stampigliata da qualche parte per
sognarsi tredicisti della domenica. Tanto che quando ci si augurava di "vincere alla Sisal" si intendeva
azzeccare al 90° improbabili "2" in Juve-Cremonese, MilanTernana o Inter-Pistoiese e sbancare il
montepremi. Dai concorsi sportivi Totocalcio, Totip e Totogol fino al Superenalotto e ai suoi illusori milioni di
euro in palio tre volte alla settimana con le ossessioni di altre tipologie di giocatori. Ora per Sisal c'è un
nuovo passaggio, proprio nel suo 70° anno di vita. L'operatore di private equity Cvc Capital Partners (uno
dei tanti fondi d'investimento che rilevano le aziende con l'obiettivo di ristrutturarle per poi rivenderle) ha
infatti concordato l'acquisizione del 100% del capitale di Sisal Group dai fondi gestiti da Apax Partners,
Permira e Clessidra. Un'operazione da un miliardo di euro, il cui perfezionamento è atteso entro fine
settembre. Cvc ha un'esperienza consolidata nel settore delle scommesse e dei giochi grazie agli
investimenti compiuti in Sky Bet (Regno Unito), Tipico (Germania) e William Hill. In Italia ha realizzato
l'acquisizione di Doc Generici per 650 milioni (l'azienda che produce i cosiddetti farmaci equivalenti), dopo
l'operazione su Cerved per 1,13 miliardi. Fondata nel 1946, Sisal è stata la prima società italiana nel settore
del "gaming" come concessionario di Stato. Attraverso la sua rete capillare (45.000 punti vendita) offre oltre
500 servizi di pagamento e dà lavoro a circa 2.000 persone. Già nel luglio 2014 Sisal aveva tentato la
strada dell'Ipo (offerta pubblica iniziale), ma gli azionisti avevano fatto un passo indietro per le condizioni
dei mercati. Dopo aver archiviato il 2015 con -4,1% di ricavi (787,1 milioni), il gruppo guidato da Emilio
Petrone ha registrato nel primo trimestre 2016 un volume d'affari di 4 miliardi (+5% sul 31 marzo 2015),
192,4 milioni di ricavi (+0,6%) e un margine operativo lordo di 53,2 milioni (+14,4%). Quella che si pone
davanti a Giampiero Mazza, numero uno di Cvc in Italia, è una sfida impegnativa: rilanciare un gruppo
gravato da un debito pesante (la posizione finanziaria netta al 31 marzo 2016 è pari a 946,1 milioni, un po'
migliorata rispetto ai 966 di fine 2015) e che opera in un settore che in Italia è oggetto di interventi politicofiscali, anche retroattivi, che hanno scoraggiato molti operatori esteri. Oltre al peso politico-morale legato a
slot machine e vlt (video lottery terminal) che un numero crescente di comuni sta ora mettendo al bando o
limitando.
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 31/05/2016
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L'acquisizione
PERSONAGGI
1 articolo
31/05/2016
Pag. 1 Ed. Torino
diffusione:234691
tiratura:339543
Chiamparino "Noi, orgogliosi del Sistema Torino"
GABRIELE GUCCIONE
VALENTINO Castellani, Sergio Chiamparino e Piero Fassino. In platea, all'Alfieri, ci sono tutti, seduti
affianco in prima fila, come in un passaggio di testimone che dura da ventitré anni. Ecco i volti del "Sistema
Torino", origine di ogni male, secondo l'ermeneutica fatta propria dalla principale sfidante del sindaco, la
grillina Chiara Appendino, che proprio contro quel "sistema" invoca il cambiamento. A PAGINA II
VALENTINO Castellani, Sergio Chiamparino e Piero Fassino. In platea, all'Alfieri, ci sono tutti, seduti
affianco in prima fila, come in un passaggio di testimone che dura da ventitré anni. Ecco i volti del "Sistema
Torino", causa e origine di ogni male, secondo l'ermeneutica fatta propria dalla principale sfidante del
sindaco uscente, la grillina Chiara Appendino, che proprio contro quel "sistema" invoca il cambiamento per
risvegliare Torino - sostiene lei - dal torpore prodotto da una classe dirigente che da quasi un quarto di
secolo si autoalimenta.
Una vulgata diventata la principale parola d'ordine di chi si è coalizzato con l'unico obiettivo di far traballare
la riconferma al primo turno del sindaco uscente Fassino, personificazione della "continuità". Un teorema
che non era mai stato smentito pubblicamente e apertamente, finché ieri, alla convention dell'Alfieri, non ci
ha pensato uno dei protagonisti di quel "sistema", Sergio Chiamparino, prodigandosi in uno dei comizi più
applauditi della serata: «Cari grillini - esclama polemicamente - se volete chiamare Sistema Torino tutto
questo, la città che ha saputo reagire alla crisi, la città che è rinata grazie ai sapienti investimenti guidati
dalla mano pubblica, chiamatelo pure Sistema Torino: noi siamo orgogliosi di una città piena di turisti che
vengono da tutto il mondo e da tutta Italia, compresa Firenze, perché, caro Matteo - aggiunge
scherzosamente rivolto al premier - voi fiorentini siete dei buongustai».
Non a caso, finito il suo peana, ringrazia l'ex sindaco Castellani, il vero iniziatore della trasformazione di
Torino, l'uomo «senza il quale - sottolinea Chiamparino - non avremmo potuto fare quello che abbiamo
fatto». Nomi e cognomi, insomma. Ma sopratutto «un'analisi all'insegna della razionalità», secondo il
presidente della Regione, comunque più importante, come «ho detto ad Anna» (Anna Serafini, moglie di
Fassino, ndr), della «mozione degli affetti», che pure non disdegna, ricordando il Fassino «segretario della
federazione del Pci che mi diede una mano enorme e che nel 2001, dopo la morte di Domenico Carpanini,
non solo decise che potevo essere io a prendere le redini, ma mi diede il coraggio per affrontare quella
sfida».
«Sergio ha detto una cosa giusta», afferma dal palco poco dopo Fassino, che approfitta dell'assist del suo
predecessore per rispondere - forse per la prima volta - alle continue critiche dei Cinque Stelle: «La
continuità non è un disvalore, ma un valore che ha consentito di cambiare e trasformare Torino. Se questa
città è cambiata, infatti, lo si deve al fatto che Castellani, Chiamparino ed io abbiamo lavorato attorno a uno
stesso progetto». «C'è invece - fa notare il sindaco uscente - chi chiede un voto di protesta o per dispetto,
ma il dispetto è come l'urlo: anche quello più lacerante finisce e poi torna il silenzio».
In sala sventolano le bandiere. In prima fila, oltre a Matteo Renzi e al tridente di ex sindaci, ci sono i
segretari del Pd, Davide Gariglio e Fabrizio Morri, e i leader delle formazioni alleate: Mimmo Portas dei
Moderati, Mario Giaccone, promotore della Lista civica per Fassino. Manca solo l'ispiratore dell'altra lista,
quella "Progetto Torino" messa a coprire l'ala sinistra, Gianguido Passoni. Fassino li ringrazia tutti.
«Non abbiamo avuto paura», dice, elencando tutte le situazioni difficili che si è trovato ad affrontare. Invita
alla mobilitazione degli ultimi giorni, quelli "decisivi per conquistare la vittoria, quando il 20 per cento degli
elettori decide chi votare». E fa appello alla "rete", ma non quella di internet: "parenti e amici, presso i quali
tutti voi potrete spendere una parola". Un invito rilanciato alla fine anche dal premier che ha chiesto di
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 31/05/2016
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IL CASO
31/05/2016
Pag. 1 Ed. Torino
diffusione:234691
tiratura:339543
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 31/05/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
«tirare la volata per Piero». Del resto, poco prima, Chiamparino aveva usato lo stesso paragone,
ostentando sicurezza contro ogni scaramanzia: «Sono convinto che domenica per te, Piero, sarà come il
colle della Lombarda per Vincenzo Nibali. E domenica notte Torino avrà già il suo prossimo sindaco».
News e altri aggiornamenti sul sito torino.repubblica.it PER SAPERNE DI PIÙ
Foto: AL TEATRO ALFIERI Il premier Matteo Renzi stringe le mani dei militanti del Pd dopo il suo discorso
a sostegno di Piero Fassino L'ABBRACCIO Piero Fassino abbraccia Sergio Chiamparino al Teatro Alfieri
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