RIFIUTI IN COMUNE - Provincia di Forlì

ABSTRACT: Rifiuti in Comune
Il disegno di ricerca sociale affronta il tema ambientale dei rifiuti urbani in Provincia di Forlì-Cesena.
Tramite una breve analisi teorica generale ed istituzionale locale ed una motivata scelta metodologica,
vengono individuati tre fattori con i relativi indicatori influenzanti le performance della gestione dei rifiuti dei
comuni del territorio. Dopo aver verificato il peso di tali fattori con una ricerca empirica qualitativa, si
prospetta un intervento di ricerca-azione spendibile.
RIFIUTI IN COMUNE
Verso una migliore qualità del servizio
Autori: Mengozzi Alessandro, Fantini Elisa – ideazione, progettazione.
Attori: WWF Sez. di Forlì – promotore;
Attori del Forum Agenda 21 Locale della Provincia di Forlì – in attesa di conferma.
INTRODUZIONE
Rifiuti moderni. Il testo nella prima parte affronta l’aspetto teorico generale del problema
rifiuti inserendolo dentro schemi interpretativi sociologici della modernità ormai consolidati.
I fattori in gioco: Cosa incide nelle performance della gestione rifiuti dei comuni. Nella
seconda parte vengono sottoposti ad analisi critica alcuni strumenti d’analisi (indicatori sulla
quantità dei rifiuti urbani prodotti e la percentuale differenziata) e l’approccio quantitativo
con dati statistici.
La Provincia di Forlì-Cesena: un approccio qualitativo. In questa parte viene proposta
dapprima una sintetica analisi istituzionale della società locale per quel che riguarda la
gestione dei rifiuti e poi ,in L’analisi del territorio, un percorso di ricerca empirica
qualitativo. Sono stati individuati tre approcci principali al coinvolgimento dei cittadini e i
relativi indicatori sintetici. Ciò vuole fare emergere i fattori chiave che funzionano nelle
società locali del territorio provinciale.
Ne L’intervento sperimentale, si ipotizza, attraverso appropriate tecniche di ricercaazione, un intervento, da sperimentare con gli utenti, finalizzato al miglioramento (riduzione,
raccolta differenziata, controllo e diffusione, ecc…) della gestione dei rifiuti domestici. Infine,
in I rifiuti in comune… e i costi? si ipotizza una soluzione economica come gioco a
somma positiva quindi dispensatrice di risorse per i cittadini, gli operatori nel sociale, le
aziende gestori del servizio, le amministrazioni pubbliche e l’ambiente.
A fine pagina è possibile trovare una breve bibliografia del percorso di ricerca intrapreso e
note sugli autori.
Rifiuti moderni
Il problema rifiuti è un problema della società moderna. I rifiuti sono essenzialmente
un prodotto dell’industrialismo cioè della progressiva sostituzione delle fonti animate di
energia con fonti inanimate [Giddens, 1994]. Ciò che rimane di un prodotto (l’involucro,
l’imballaggio, ecc…) è, applicando meticolosamente dei parametri utilitaristico strumentali,
parte del servizio acquistato; materiali ed energia da fonti inanimate permettono all’individuo
di sostituire operazioni proprie con porzioni di capitale naturale. Questa dimensione della
modernità (Industrialismo) assieme alle altre tre dimensioni della modernità, individuate da
Giddens, (Capitalismo, Sorveglianza e Militarismo) hanno prodotto una Società del Rischio
(Beck, 2000); sono state generate retroazioni non volute che hanno impressionato i soggetti
scardinando certe categorie sociologiche della prima modernità (rischio, pericolo, calcolo,
razionalità, prevenzione, responsabilità) ed hanno mosso gli ingranaggi di ciò che Beck
chiama
seconda
modernità
(incertezza,
riflessività,
precauzione,
globalismo/globalizzazione) ancor prima che si verifichino disastri o emergenze. Inoltre la
categoria del rischio ha ricomposto molti conflitti attuali differenziando gli assi classici del
conflitto (capitale-lavoro), aumentando la complessità sociale. Un vecchio slogan di Beck:
“l’inquinamento non si ferma davanti a casa del ricco”.
Nel campo dei rifiuti, il nostro caso, sono sorti comitati di cittadini che protestano
contro le discariche e gli inceneritori (nel 1998, solo nel Veneto, sono stati registrati almeno
100 conflitti di tipo ambientale [Zamparutti, 2000]), altri aggregati in gruppi informano sui
rischi e promuovono tecnologie, pratiche e stili di vita diversi (raccolta differenziata, riuso
dei materiali, tecnologia a chiusura dei cicli, compostaggio, contenitori riutilizzabili, ecc…).
In Italia, la legislazione ha prodotto piani (ambiziosi) seppur ancora minimali (Decreto
Ronchi del 1997) e i comuni hanno iniziato ad attrezzarsi per rientrare negli obiettivi, seppur
(nella maggioranza dei casi) con mediocri risultati. Nonostante questo i rifiuti prodotti procapite continuano ad aumentare, anche se, nello stesso tempo, soprattutto negli ultimi 5
anni, sono aumentate le captazioni dei flussi dei rifiuti, riducendo gli smaltimenti impropri.
Dati: dati nazionali, regionali e provinciali sui rifiuti pro-capite prodotti e la percentuale
differenziata.
I fattori in gioco: Cosa incide nelle performance della gestione rifiuti dei comuni
Circostanziando l’attenzione sui rifiuti urbani, gli indicatori principali sono: i rifiuti urbani
prodotti (RU) e la percentuale differenziata (RD). Aggregandoli e rapportandoli a 100, si
ottiene un indicatore congiunto di efficacia [Osti 2002], è un indicatore sintetico che
permette di stilare classifiche e rapportare i risultati con altre variabili socio-ecologiche.
Tuttavia questo indicatore ha alcuni limiti non sottovalutabili:
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1) La rilevazione dei dati sui rifiuti è per sua natura imprecisa, i rifiuti urbani vengono
distinti da quelli speciali relativi alle attività produttive. Alcuni speciali invece sono
assimilabili a quelli urbani. E’ da considerare quindi che ove vi siano più attività
commerciali e produttive, molto probabilmente, i rifiuti urbani aumentano a parità di
popolazione residente in quanto una parte dei rifiuti delle aziende potrebbe finire nei
cassonetti dei RU. E’ meno preoccupante l’incidenza che hanno particolari tipologie
di rifiuto sulla RD (es. inerti o legno) perché congiungendo i due indicatori separati (
RU e RD) si riequilibrano i pesi.
2) Il secondo limite individuato riguarda proprio il rapporto rifiuti/popolazione residente
dal quale si estrapola l’RU pro-capite. Come ben sappiamo nelle nostre società locali
i movimenti di persone nello spazio è molto intenso. Pendolari, city-users, uomini
d’affari, rendono la popolazione residente sempre meno significativa come base per
dimensionare e relativizzare certi impatti socio-ambientali. Questi movimenti, inoltre,
spesso generano dei conflitti locali (latenti o espliciti).
Tuttavia l’indice congiunto di efficacia (Ide) può ritenersi un buon indicatore sintetico
ed è comunque l’unico utilizzabile in questo caso come variabile dipendente. Si dovrà
tener conto delle specificità locali e in questo l’indagine qualitativa ci offre maggiori
garanzie.
Per quel che riguarda le tecniche di ricerca, l’incrocio delle variabili attraverso
un’analisi socio-ecologica ‘pura’, cioè basata sull’incrocio di diverse variabili statistiche
relative alle società locali (dati demografici, scolarizzazione, addetti alle attività
produttive, ecc…) riteniamo si renda insoddisfacente nei risultati. E’ stato ormai
sufficientemente dimostrato come gli stessi fattori socio-culturali incidano poco sulle
performance della gestione. Ad esempio a Modena, un comune a cui viene riconosciuto
un alto livello di civicness (da dati statistici), la raccolta differenziata arriva al 35%
mentre in molti comuni medi e piccoli del Vicentino si arriva al 60-70%, e se ne
producono molto meno.
Ciò che conta sono le modalità di raccolta dei rifiuti ossia la capacità di imporsi delle
amministrazioni. I comuni che ottengono i migliori risultati sono quelli che hanno
adottato il sistema di ritiro domiciliare differenziando la frazione organica dei R.U. che
costituisce circa il 40% dei R.U. prodotti ed hanno promosso, con forti sconti sulla tariffa,
il compostaggio domestico [Osti, 2002].
Per questo abbiamo preferito orientarci verso una analisi qualitativa, su un set di
fattori che concernono la gestione pratica-organizzativa dei rifiuti in ogni comune.
Sebbene, come vedremo nel prossimo paragrafo, tutti i comuni rientrino sotto un unico
gestore (Hera S.p.A.), gli indicatori delle performance registrano variazioni
considerevoli, questo perché ci sono ancora differenze, solo apparentemente
insignificanti, nella gestione che le varie amministrazioni comunali adottano nel proprio
territorio.
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La Provincia di Forlì-Cesena: un approccio qualitativo
Gli obiettivi: Fotografare la situazione provinciale sulla gestione dei rifiuti e individuare
alcuni fattori influenzanti le performance comunali.
Il sistema adottato in Provincia di Forlì-Cesena e nella maggior parte dei comuni
dell’Emilia-Romagna sebbene introdotto negli anni passati come un sistema efficiente e
moderno, ben accettato anche dai sindacati dei lavoratori come migliorativo della qualità
del lavoro per gli operatori, ha prodotto effetti non voluti. E’ adatto per abbassare i costi
e ridurre il lavoro umano, ma non per una raccolta differenziata meticolosa e sorvegliata.
Inoltre è un sistema rigido, pattern depended, con forti investimenti ammortizzabili nel
medio-lungo termine, tipico per modelli istituzionali integrativi (Emilia-Romagna), con
forti orientamenti etico-ideologici al bene comune e alla cooperazione. Come sappiamo
da poco si è costituita Hera, una mega società multiservizi, quotata in borsa, con
capitale a maggioranza pubblica (comuni) che opera su un territorio quasi-regionale.
Questa rigidità rende ancora più bloccato il cambiamento e l’innovazione; se c’è un
cambiamento la direzione principale concerne lo sviluppo tecnologico nella separazione
delle frazioni a valle della raccolta, tale da configurare un approccio iper-tecnico (fit and
forget) a basso coinvolgimento (individuale, di gruppo e sociale) [sul coinvolgimento vedi
Spaargaren et al., 2000 ed Osti, 2002]. Insomma sembra si stia prendendo atto che le
abitudini e gli stili di consumo dei cittadini siano immodificabili, allora si cerca di dividere
il più possibile con la tecnologia e ancora una volta con più industria.
Nel bene e nel male, avviare tali sistemi (impianti di selezione, termovalorizzazione,
compostaggio su grande scala, oltre alle discariche) non è semplice, bisogna localizzarli
in una zona non troppo decentrata e ciò non piace agli abitanti sempre più assediati; se
sono completamente automatizzati non sembra che i risultati paghino i costi non certo
contenuti e se sono semi-automatizzati non piacciono ai sindacati e ai lavoratori che
chiedono maggiori riconoscimenti.
Ebbene, è possibile un coinvolgimento intermedio? E’ possibile mantenere inalterate
le attuali strutture tecnologiche ed organizzative creando una rete di co-integrazione tra
tutti i soggetti coinvolti organizzata in aggregazioni stabili che mobiliti più attori e lasci
spazio al dialogo, in particolare tra il cittadino e il personale che opera nei rifiuti, e
soprattutto sia capace di migliorare le performance ambientali locali?
L’analisi del territorio
Obiettivi: la fotografia qualitativa del territorio ci può offrire alcuni spunti per verificare i
fattori individuati e progettare alcuni interventi sperimentali.
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L’analisi qualitativa dovrebbe far emergere i fattori che incidono maggiormente sulle
performance della gestione dei rifiuti quindi sull’innalzamento dell’indice congiunto di
efficacia (Ide alto= RU basso + RD alto, mentre Ide basso= RU alto + RD basso).
Dalla letteratura sono emersi tre approcci fondamentali al coinvolgimento dei cittadini
per migliorare la gestione dei rifiuti e sono stati individuati i rispettivi indicatori.
Approccio comportamentista: è l’approccio classico della scuola della scelta razionale
(Rational choice theory):
- Facilities (cassonetti, domiciliare, tempi, percez. comodità, densità/distanze, percez.
decoro);
- incentivi (sconti, premi, concorsi a punti, comodato gratuito dei composter);
- tariffe differenziate;
- pratiche persistenti di routine. (Es: dare scarti agli animali, letamaie, bruciare i rifiuti,
altro).
Approccio cognitivista: derivato dall’approccio precedente ma più attento agli aspetti
legati alle attitudini individuali e ai significati sociali veicolati dagli individui.
- Campagne informative di massa;
- educazione ambientale a scuola;
- informazione tecnologica;
- incontri istituzionali pubblici.
Approccio relazionale: approccio tipicamente sociologico di stampo anti-utilitarista. Il suo
focus concerne le relazioni sociali in particolare quelle che veicolano doni e fiducia .
- Volontariato ambientalista e terzomondista;
- personale addetto a contatto diretto con la gente (operatori ecologici comunali,
rionali);
- personale addetto al controllo (vigili, eco-volontari, altro);
- volontariato civico (es: anziani, Boy-scout, altro);
- coop. sociali che gestiscono settori parziali (es: eco-centri);
- sportelli e numeri verdi per consulenza.
- percezione della fiducia nel sistema esperto che gestisce il servizio e
l’amministrazione;
- percezione della fiducia nel volontariato ambientalista;
- percezione della fiducia nell’altro generalizzato;
- azioni comunitarie: tavoli partecipativi.
Gli indicatori appena elencati costituiranno la traccia delle interviste non strutturate a
testimoni qualificati del territorio provinciale. Come primo screening sono stati scelti
funzionari locali e personale comunale.
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L’intervento sperimentale
Obiettivi: sperimentare alcuni modelli d’intervento di coinvolgimento intermedio degli
utenti sulla gestione dei rifiuti domestici.
L’intervento sperimentale costituisce la parte più onerosa della ricerca ma anche
quella più affascinante. Si tratta di formare almeno 4 gruppi di vicinato (unità di base
costituite dal bacino d’utenza di un cassonetto per i R.U. indifferenziati, i comuni
cassonetti ‘grigi’). Ad ogni gruppo sarà proposto maggiormente uno stimolo, derivato da
uno dei suddetti approcci (comportamentista, cognitivista e relazionale)
Quello relazionale è presente solo in 3 gruppi. Infatti un gruppo sarà stimolato
solamente tramite comunicazioni postali ed eventualmente telefoniche/telematiche. Uno
dei 3 gruppi invece sarà stimolato da tutti e tre gli approcci. Gli stimoli si riconducono
agli indicatori verificati dalla ricerca sul territorio. Sul metodo per formare i gruppi di
vicinato, ci appoggeremo a scuole, associazioni, gruppi parrocchiali, comitati di
quartiere, municipi. Sarà pensato un metodo di ricerca-azione specifico, per fasi, con
report di verifica, in modo da interrompere le sperimentazioni se non si intravedono
prospettive di riuscita minime.
I rifiuti in comune… e i costi?
Essendo una sperimentazione non è pensabile riuscire ad ottenere un rientro
economico immediato dall’operazione. Il nostro fine è sicuramente quello di
comprendere di più sul coinvolgimento dei cittadini nel caso specifico della gestione dei
rifiuti. Comunque dalle sperimentazioni emergeranno altrettanto sicuramente le
maggiori, minori o nulle opportunità per una diffusione su grande scala di uno o più
modelli di base per un coinvolgimento intermedio del tipo proposto; si tratta comunque
di modelli di base adattabili ad ogni specifica realtà territoriale. Un’ipotesi da verificare
con analisti contabili della società Hera potrebbe essere quella di valutare la riduzione
dei costi di gestione complessivi indotta da ogni singolo intervento (minori viaggi
camion, minori rifiuti in discarica ed inceneritori, migliore qualità materiali differenziati,
ecc…) e suddividere l’utile tra i vari attori in base ai risultati: quindi una parte andrà agli
operatori sociali come compenso, una parte andrà ai cittadini come riduzione della
tariffa o premi e una parte andrà ad Hera.
Bibliografia:
 Beck, U., La società del rischio, Carocci 2000 (ed.or.1986);
 Giddens, A., Le conseguenze della modernità, Il Mulino, 1994 (ed.or.1990);
 Beck, U., Giddens, A., Lash, S., Modernizzazione riflessiva, Asterios, 1999,
(ed.or.1994);
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 Spaargaren et al., Domus Research, Final Report, Uni di Wageningen(Olanda),
Lancaster(Regno Unito) e Lund(Svezia), 2000;
 Osti, G., Il coinvolgimento dei cittadini nella gestione dei rifiuti, Franco Angeli,
2002;
 Zamparutti, A., Conflitti e comitati ambientali nel Veneto, Quaderno n°3
dell’Osservatorio Veneto, 2000;
 Provincia di Forlì-Cesena, Osservatorio Provinciale Rifiuti, Report 1998/99 e
2000/01.
NOTE SUGLI AUTORI
Alessandro Mengozzi, laureato in scienze politico-sociali con una tesi dal titolo “Ipotesi
di un modello d’analisi per un mutamento sociale autosostenibile”, collabora da anni con
il Wwf. Oltre alla sociologia ambientale, i suoi interessi ricadono sullo scambio
interculturale e le teorie anti-utilitariste, la teoria dei giochi e la psicologia sociale.
Elisa Fantini si è laureata in Scienze politico-sociali ed ha presentato la tesi intitolata:
“La comunicazione Ambientale. Analisi empirica sui progetti di Educazione all’ambiente
a Forlì”. Si è successivamente specializzata in Educazione Ambientale, occupandosi, tra
l’altro, delle attività realizzate dall’azienda HERA s.r.l di Forlì, presso cui ha lavorato.
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