2012 | Anno 8 | numero 2 - Orchestra da Camera di Mantova

N
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icalmente
Anno 8 - Numero 3
Settembre 2012
Schmitt
Festivaletteratura
Uno scrittore
per la musica
Ventesimo
anniversario
Nella foto Eric-Emmanuel Schmitt
Ricordi e idee
per ripartire
DIFENDIAMO
LA CLASSICA
Tariffa R.O.C.
R.O.C. “Poste
“Poste Italiane
Italiane Spa”
Spa” -- Spedizione
Spedizione in
in abbonamento
abbonamento postale
postale D.L.
D.L. 353/2003
353/2003 (Conv.
(Conv. In.
In. L.
L. 27/02/2004
27/02/2004 n.
n. 46)
46) art.
art. 11 comma
comma 1,
1, DCB
DCB Mantova
Mantova
Tariffa
EDITORIALE
di Andrea Zaniboni
SILENZIO, si ascolta!
In un passaggio dell’intervista che
Eric-Emmanuel Schmitt, celebre
scrittore francese, ci ha concesso
(gli siamo riconoscenti) leggiamo
quale sia la musica che egli ascolta:
quella, dice prima di specificare i
suoi autori preferiti, che domanda
ci si astenga dal fare altre cose, per
semplicemente ascoltarla. Concetto semplice, apparentemente
banale ma eloquente, che in definitiva pone a margine l’oggetto di
una preferenza per dare risalto ad
una modalità di rapporto.
Il rapporto fra noi e le cose che
c’interessano, ci stimolano, ci
appartengono e forse potremo
amare.
Nell’epoca delle comunicazionilampo, della tecnologia che abbatte le distanze e che permette il triste
primato di una pluri-attività individuale per la quale esserci sempre e
ovunque sembrerebbe la migliore
delle vite possibili, Schmitt ci richiama all’ordine. Va detto che ci
sono molti tipi di musiche, indubbiamente: al supermercato impera
quella per gli acquisti, apparentemente indifferente, algida, generica, magari familiare, ed invece
sottilissima arma di seduzione.
E poi, fra una miriade di varianti
(non manca anche quella che funziona su un fondo rumoreggiante
e disarticolato, emergendo come
energia vitale primigenia) c’è sul
lato opposto quella che s’ascolta
nel silenzio. Può essere qualunque
musica che possieda una struttura,
un fine comunicativo, una vibrazione emozionante, una caratteristica
originale che s’imprime nella me-
moria, o una scrittura intelligente. Per questo non diremo che la
classica ha meriti superiori al jazz,
alla musica d’autore o a quella che
continuiamo a definire per comodità musica di consumo. I compartimenti stagni non esistono.
La storia ci sta dimostrando che
qualche pagina nata in Inghilterra
per le suggestioni giovanili degli
anni Sessanta rapisce ancora oggi
un ventaglio di generazioni addirittura più ampio. Mentre molti
esperimenti intellettuali finiranno, se non ci sono già finiti perché
scorgiamo qui sotto un cestino già
bello colmo, nell’elenco delle cose
fatte, provate, discusse e archiviate
senza molti dolori.
Ad ognuno il suo insomma, ricordando che la nostra musica personale, quella che sa raccogliere
privati sentimenti, esperienze ed
idee nemmeno immaginate, restituendoceli in un confortante
distillato di bellezze per l’anima e
il cervello, sarà quella alla quale ci
dedicheremo in esclusiva, nel desiderio silenzioso.
Per questo, forse, la scuola ha tante difficoltà nel trattare la musica
e nell’educare all’ascolto: l’analisi
non è garanzia di passioni, è bensì uno strumento d’indagine, un
motivo “a posteriori” che può attecchire solo su una musica “ascoltata”. Ascoltata e non sentita per
dovere o necessità informativa.
Avvicinata con affetto, e coltivata come un’amica fedele, come i
vent’anni di Tempo d’Orchestra che
qui festeggiamo ci hanno insegnato a fare.
La storia dimostra
che gli individui
cercano la vibrazione
emozionante, che
può essere ovunque
Musica, una compagna
fedele, da avvicinare
con affetto, come
i 20 anni di
“Tempo d’Orchestra”
ci hanno insegnato
a fare
musicalmente
3
Settembre 2012
SOMMARIO
N
IN COPERTINA
7
6
Arti e mestieri. Musicisti che
scrivono. Scrittori che suonano...
7
Cari Beethoven e Mozart, vi scrivo
Intervista a Eric-Emmanuel Schmitt
di Anna Barina
9
9
Suoni&parole
Doppia vita del musicista-scrittore
di Luca Ciammarughi
11
11
Festivaletteratura:
la parola alla musica
di Valentina Pavesi
VENTENNALE
14
14
20
Vent’anni di Tempo d’Orchestra
Intervista a Carlo Fabiano
di Andrea Zaniboni
19
16
22
19
Gran finale di stagione:
con la Nona di Beethoven
20
Una due giorni a tutta classica
il 29 e 30 settembre
di Valentina Pavesi
IN ORCHESTRA
22
25
“Solo la cultura può salvarci”
Intervista al sociologo De Masi
di Emanuele Salvato
24
Sindaci che resistono
“Senza cultura perdita d’identità”
di Emanuele Salvato
25
N
usicalmente
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EDITRICE: Associazione Orchestra da Camera di Mantova
SEDE LEGALE, DIREZIONE, REDAZIONE: MANTOVA, Piazza Sordello, 12
Tel. 0376 368618 - E-mail: [email protected]
STAMPA: Sel Srl CREMONA - via De Berenzani, 6 - Tel. 0372-443121.
Registrazione al Tribunale di Mantova n. 10/2004 del 29/11/2004
Chiuso in redazione il 3 agosto 2012
4
musicalmente
di Cecilia Collini
TIRATURA 10.000 copie
DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Zaniboni
COORDINAMENTO EDITORIALE: Anna Barina
GRAFICA: Elena Avanzini
REDAZIONE: Valentina Pavesi
HANNO COLLABORATO: Paola Artoni, Michele Ballarini, Alice Bertolini, Simonetta
Bitasi, Luca Ciammarughi, Cecilia Collini, Claudio Fraccari, Sabrina Pinardi, Emanuele
Salvato, Luca Segalla, Giorgio Signoretti
La musica non è un lusso,
è una necessità
29
Un palazzo per la musica
Un imprenditore in controtendenza
di Sabrina Pinardi
AMICI
31
AMICI
Da sempre al fianco dell’Ocm
RUBRICHE
32
38
COLONNA SONORA
Olmi, il mestiere di regista
di Claudio Fraccari
33
IN PLATEA
Augias, musicisti guardate al pubblico
di Alice Bertolini
GRAMMOFONO
Le parole della musica
di Michele Ballarini
34
CD - DVD
Conversazioni sulla musica
di Luca Segalla
35
MUSICA & ARTE
David Lachapelle, seduzioni pop
di Paola Artoni
36
ALTRA MUSICA
Joe Boyd, scopritore di talenti
di Giorgio Signoretti
37
LEGGERE
La storia del ‘900 in un violino
Un’opera di David Lachapelle
di Simonetta Bitasi
Cecilia
Collini
Cecilia Collini si è laureata in
Conservazione dei Beni Culturali all’Università di Ca’ Foscari
di Venezia specializzandosi sempre a Venezia con un Master in
Conservazione e Gestione dei
Beni Culturali. Successivamente
è stata attratta dalle pubblic relations, si è trasferita a Milano e ha
frequentato il corso di specializzazione in Media Relations e Ufficio Stampa alla Business School
del Sole24Ore. Si occupa da anni
di comunicazione, soprattutto in
ambito artistico convinta che la
cultura sia un patrimonio di tutti. Per l’Orchestra da Camera di
Mantova si occupa di marketing
territoriale e fund raising.
Claudio
Fraccari
È insegnante di Lettere italiane e latine, nonché studioso di letteratura, teatro
e arti figurative. Ama il cinema, ne parla e ne scrive
volentieri perché coinvolge
tutti i suoi interessi; apprezza anche la buona musica, la ritiene indispensabile, anche e soprattutto nei
film. Inutile elencare le sue
pubblicazioni, troppo disparate. Meglio limitarsi ad
aggiungere che ai saggi di
storia preferisce gli articoli di critica e teoria, perché
meno voluminosi, più mirati, più compromettenti.
Sabrina
Pinardi
Sabrina Pinardi, 39 anni,
mantovana, si è laureata
in Economia e commercio all’Università di Verona con una tesi sull’etica in
economia.
Negl’ultimi anni ha collaborato con La Voce di Mantova e con Il Sole 24 Ore.
Attualmente è direttrice di
Mantova Tv e collabora con
il Corriere della Sera.
Tra le sue indiscusse e irrinunciabili passioni la cucina, la fotografia e i viaggi.
Luca
Ciammarughi
Riconosciuto dalla critica come
uno dei più interessanti interpreti di Schubert, Luca Ciammarughi affianca all’attività di pianista
concertista quella di divulgatore
e giornalista musicale. Dal 2007
ad oggi sono migliaia le trasmissioni condotte su Radio Classica.
Presentatore televisivo per il canale Classica di Sky, è anche critico musicale per la storica rivista
Musica. L’amore particolare per
la musica di Jean-Philippe Rameau e per il repertorio liederistico
lo ha portato a distinguersi come
interprete di particolare raffinatezza, recentemente in contesti
come il Festival dei due Mondi di
Spoleto e Charleston (Usa).
musicalmente
5
ARTI E MESTIERI
Musicisti che scrivono romanzi e poesie.
Scrittori che si rifugiano nell’arte dei suoni.
Storie e motivazioni a confronto
6
musicalmente
IN COPERTINA
Cari Beethoven
e Mozart, VI SCRIVO
«Caro Mozart, davvero strabiliante ciò che hai
Il rapporto stretto tra letteratura
fatto! Mandarmi una musica triste e così facendo consolarmi della mia tristezza (…) Piangere e
e musica secondo Eric-Emmanuel
accettare (…) Uscendo dal taxi, pur provando
Schmitt. Che ammonisce: “Occorre poi
questa certezza, non ero ancora in grado di darle
un nome. Tornato qui, ho voluto riascoltare più
strappare la classica
volte il tuo Concerto per clarinetto con l’intento di capire meglio. Accettare l’inevitabile tristezza. Consentire l’aspetto tragico dell’esistenza.
ai musicisti dell’élite
irrigidirsi nei confronti della vita negandola. Smettere di sognarborghese, per resitituirla Non
la diversa da com’è. Abbracciare la realtà, quale che sia (…) Stasera mi
sono perdonato. Perdonato di non avere il potere di cambiare l’unia ciascun individuo”
verso. Perdonato di non saper competere con la natura quando ci di-
di Anna Barina
Lo scrittore Eric-Emmanuel
Schmitt. Sotto, le copertine
di due suoi romanzi
di chiara ispirazione
musicale
strugge. Perdonato di avere come unica arma la mia compassione. Stasera mi sono perdonato di essere un uomo. Grazie».
Così scrive, in un limpido passaggio estratto da La mia storia con Mozart, Eric-Emmanuel Schmitt, uno scrittore conosciutissimo che oggi
i musicisti, in questi tempi così critici per l’arte dei suoni (e per tutte
le attività che non pongano il profitto come il primo obiettivo, a dir
la verità) possono eleggere a loro strenuo difensore. Figura rara quella di un letterato che ami e spieghi la musica come un riflesso vitale,
che la immerga nella vita di tutti i giorni cogliendone i messaggi profondi, che solleciti l’ascoltatore a leggere ed il lettore ad ascoltare in
un disegno arricchente per l’uno e per l’altro. Ed ecco quindi il motivo fondamentale della nostra intervista, che Schmitt ha concesso con
una gentilezza della quale lo ringraziamo. Chi vorrà potrà incontrarlo
al Festivaletteratura di Mantova sabato 8 settembre alla Casa del Mantegna (ore 10,30). Tema: Quoi sert la littérature, per poi parlare dell’arte
della modificazione intima, non a caso come la musica.
Caro Schmitt, guardando ai titoli di due dei suoi libri, La mia storia con
Mozart e Quando penso che Beethoven è morto mentre tanti cretini ancora
vivono, si deduce che il suo amore per la musica è profondo e forte.
Naturalmente la musica è in grado di offrire temi alla letteratura. Ma
anche molto di più…
«Per me i musicisti sono delle guide spirituali. Offrono una concezione del mondo nella quale io
entro con emozione. Mi raggiungono nel profondo dell’intimità, là dove le parole non esistono più, là dove non ci sono che sentimenti. Una
musica è in grado di cambiare lo stato della vostra
anima in pochi secondi, di rendervi gioiosi, tristi o
pacificati. La musica è più che musica, è un aiuto
per compiere il cammino della musica».
C’è una musica che proviene dall’interno delle parole, che ne arricchisce il significato? Come descriverebbe la relazione tra la letteratura e la musica?
«Le parole sono tanto suono quanto concetto, ma
è evidente che l’armonia dei suoni produce delle emozioni e ci tocca dunque al cuore. Non si
può scrivere senza essere un musicista per difetto,
senza utilizzare il materiale del linguaggio a fini
musicalmente
7
IN COPERTINA
Tra letteratura, musica e filosofia
Eric-Emmanuel Schmitt, 52 anni, francese nato
a Lione, laureato all’Ecole Normale Supérieure
d’Ulm a Parigi, ed aggregato di Filosofia nel
1983, diplomato al Conservatorio di Lione,
scrittore, saggista e regista, è tra i più venduti
autori di lingua francese al mondo. Linguaggio limpido ed efficace, vicende originali,
situazioni fantastiche, concetti influenti,
propone un ventaglio di motivi che riflette
una sensibilissima, talora giocosa visione del
mondo. Un evidente interesse per le ragioni
della musica è espresso in titoli come La mia
storia con Mozart, Concerto in memoria di
un angelo (ispirato al Concerto per violino di
Alban Berg) e Quando penso che Beethoven
è morto mentre tanti cretini ancora vivono
fino a Variazioni enigmatiche, una pièce che
utilizza le musiche di Edward Elgar.
espressivi. Lo scrittore che io sono porta in ciascuna delle sue linee il
compositore che non sono stato».
Le cito un passaggio da Quando penso che Beethoven è morto mentre tanti cretini ancora vivono. Lei scrive: “Perché l’uomo di oggi non vive più
lunghe esperienze con le stesse emozioni, con lo stesso romanticismo,
le tempeste private, la stessa gioia di un tempo? Chi è morto? Beethoven o noi? E chi è l’assassino?” La musica classica naviga in cattive acque anche oggi…
«Io non trovo più le parole, ho lasciato il posto alla musica. Ho fatto
questa scelta in molte delle mie pièce dove, improvvisamente, il testo si
sospende per lasciare che la musica invada lo spazio teatrale (Il visitatore, e Variazioni enigmatiche), e mi comporto così anche nei miei libri La
mia vita con Mozart e Quando penso che Beethoven è morto mentre tanti cretini ancora vivono, che contengono entrambi un disco che il lettore deve
ascoltare nel momento in cui, sul margine della pagina, io ne segnalo
la necessità».
Qual è la sua musica? Quale tipo di musica preferisce ascoltare?
«Occorre strappare la musica classica ai musicisti dell’élite borghese,
per resitituirla a ciascun individuo. I grandi musicisti non sono oggetti culturali da onorarsi per convenzione sociale, ma degli esseri passionali, ricchi, viventi, che possono ispirare la nostra vita quotidiana. Io
ascolto musica antica o contemporanea, cioè la musica che, a differenza di tutte le altre, domanda che ci si astenga dal fare altre cose, per
semplicemente ascoltarla. Sulla cima delle mie frequentazioni musicali, io trovo naturalmente Mozart, Beethoven, Schubert, Chopin, Debussy e Bach».
Quindi non ascolta musica mentre scrive…
«Mai! Mai! Una musica che esce da un altoparlante è tanto affascinante per me quanto una persona che apparendo in una pièce dovesse parlarmi. Tuttavia io ascolto musica prima di scrivere allo scopo di stimolare la mia immaginazione, ed ascolto dopo aver scritto
per riposarmi dal surriscaldamento che accompagna l’ideazione».
Il magazine Musicalmente è edito dall’Orchestra da Camera di Mantova che da anni, venti per l’esattezza, promuove attraverso la stagione
“Tempo d’Orchestra” la musica classica con il contributo di famosi interpreti internazionali. Ci augura buon compleanno?
«Buon anniversario, ed appuntamento fra cent’anni, perché il tempo
non fa languire la buona musica».
(Ha collaborato Andrea Zaniboni)
8
musicalmente
“Non si può scrivere
senza essere musicista
per difetto, senza
utilizzare il materiale
del linguaggio a fini
espressivi.
Lo scrittore che io sono
porta in ciascuna delle
sue linee il compositore
che non sono stato”
“Io non trovo più
le parole, ho lasciato
il posto alla musica.
Ho fatto questa scelta
in molte delle mie pièce
dove, improvvisamente,
il testo si sospende
perché sia la musica
a invadare lo spazio
teatrale”
IN COPERTINA
Recentemente,
almeno due
pianisti notissimi
hanno fatto
parlare di sé per
questa sorta di
ermafroditismo
artistico: Alfred
Brendel e Hélène
Grimaud, due
casi opposti
SUONI & PAROLE
la doppia vita del
musicista-scrittore
Perché un musicista a un
certo punto della sua vita
decide che l’ineffabilità
del suono non gli basta
più, e mette per iscritto le proprie fantasticherie poetiche o romanzesche? O perché, viceversa, uno scrittore
si sente frustrato dalla limitatezza della parola e si avventura nell’abisso del suono? Le risposte si perdono
nella notte dei tempi: tutta la storia della musica occidentale si svolge nel perdurare del conflitto fra suono e
parola. La parola greca, con il suo saldo corpo sonoro e
la ritmica quantitativa riassumeva in sé musica e poesia:
l’unità originaria si scisse poi più nettamente in prosa
e musica. La poesia non è che espressione dell’anelito
alla ricongiunzione. Fu il cristianesimo ad accentuare
la scissione fra logos e melos: la parola diviene fenomeno
originario dello spirito, la musica vi sottostà. La parola
è Verbo rivelato. Il suono è quasi un male necessario,
un elemento demonico e irrazionale che va riassorbito
all’interno della liturgia affinché non corrompa i fedeli. Da un lato questa lacerazione operata dal Cristianesimo ha stimolato l’ingegnarsi dei compositori nel mantenere una supremazia della musica anche nell’ambito
sacrale; dall’altro essa ha determinato una separazione
Il pianista austriaco
Alfred Brendel
Perché un musicista decide che
l’ineffabilità del suono non gli basta
più e mette per iscritto le proprie
fantasticherie poetiche?
Perché, viceversa, uno scrittore si
sente frustrato dalla limitatezza
della parola e si avventura
nell’abisso del suono?
di Luca Ciammarughi
musicalmente
9
IN COPERTINA
Da considerare anche
il caso di letterati
a cui inizialmente
balenò l’idea
di una carriera
concertistica, come
André Gide e Marguerite
Duras. E quello
di musicisti che scrivono
di musica da Schumann
a Gould a Busoni
delle figure del musicista e del letterato: il primo impegnato nell’ambito pericolosamente dionisiaco del suono; il secondo volto a dare ordine al reale attraverso la
riflessione scritta. Perciò, la figura del musicista che riesce ad essere anche scrittore (o viceversa) è particolarmente rara e affascinante.
Recentemente, almeno due pianisti notissimi hanno fatto parlare di sé per questa sorta di ermafroditismo artistico: l’austriaco Alfred Brendel e la francese Hélène Grimaud, due casi per molti versi opposti. Brendel
ha pubblicato poesie in età avanzata (Un dito di troppo),
quando era già consacrato come uno dei massimi pianisti viventi. Grimaud, pur pianista professionista, ha ottenuto la fama soprattutto attraverso due libri (Variazioni
selvagge e Lezioni particolari), che hanno determinato anche un’impennata della sua carriera pianistica. Nel primo libro, in particolare, la pianista francese narrava della sua vita con i lupi e del suo impegno nella tutela di
questi animali: la sfumatura di “follia” benefica di questo amore stravagante veniva razionalizzata nella scrittura della Grimaud. I lupi e la natura, non inquinata dai
preconcetti della civiltà, divenivano i tramiti per mettere in contatto scrittura e musica. Brendel, invece, paladino del classicismo e convinto sostenitore della necessità di non tradire mai il compositore con personalismi
eccessivi, sfoga nella poesia il suo lato ludico e i fantasmi
inconfessati. Parlando di musicisti-scrittori, non è infrequente il caso di letterati a cui fosse inizialmente balenata l’idea di una carriera concertistica: un esempio è
quello del premio Nobel per la letteratura André Gide,
che iniziò a studiare pianoforte a otto anni. Lo strumento gli fu compagno per tutta la vita, ma Gide rimpianse
di non aver mai avuto una formazione tale da fare di lui
un vero musicista professionista. Se un premio Nobel ha
un rimpianto di questo tipo, significa che il suo amore
per la musica è sconfinato. Ciò che lascia ammirati è da
un lato l’umiltà di Gide nel riconoscere i propri limiti di
pianista, dall’altro la capacità di far confluire la sua vena
10
musicalmente
La pianista francese
Hélène Grimaud
musicale in letteratura (ne sono esempi il romanzo Sinfonia Pastorale e il prezioso saggio Note su Chopin, in cui
alcune osservazioni valgono interi trattati di musicologia chopiniana). Francia, terra di pianisti: anche Marguerite Duras fu per tutta la vita affascinata da questo
strumento. Come Gide, lo studiò e lo coltivò come confidente segreto, tanto che il pianoforte della sua villa in
Normandia valeva quasi quanto la casa. Essere solo dilettanti, o per meglio dire amatori, non era uno svilimento: e infatti il pianoforte irrompe nei momenti più emozionanti della narrativa durassiana, sia in titoli esplicitamente musicali (Moderato cantabile), sia quando la musica è metafora di aspetti esistenziali (in L’amante il Valzer
op. 69 n. 2 di Chopin è quasi un’ossessione nascosta che
esplode come unica espressione possibile dell’emozione
erotica). Quando vediamo nelle vetrine delle librerie i
volumetti di giovani “astri” della musica che fanno della
scrittura un’autopromozione e la cui autobiografia celebrativa inizia a poco più di vent’anni, allora rimpiangiamo amaramente l’intensità, i dubbi e le lacerazioni di
Gide e Duras.
Ci sono, infine, musicisti che scrivono di musica. Il filosofo Vladimir Jankélévitch, che era anche un buon pianista, disse che «si può scrivere di musica solo facendolo
musicalmente»: e in effetti il musicista ci avvince quando porta in letteratura, o in filosofia, qualcosa del proprio “sé” musicale. I casi da citare non sono pochi: penso innanzitutto a Robert Schumann negli Scritti critici, a
Glenn Gould e alla sua scrittura fortemente dialettica,
quasi polifonica, alle poesie in tedesco (quasi Lieder)
di Vieri Tosatti, ai saggi penetranti di Busoni. A volte i
musicisti osano parlare d’altro: lo fece Szymanovski nel
suo scandaloso romanzo Ephebos. Se musicisti e letterati
ricominceranno a valutare l’opportunità di riconciliare
parola e suono come una sfida meravigliosamente impervia, piuttosto che come banale promozione di se stessi in cui un media si aggiunge a un altro media, sentieri
entusiasmanti si apriranno nuovamente.
IN COPERTINA
Festivaletteratura:
la PAROLA
alla MUSICA
Sabato 8 settembre
Venerdì 7 settembre
ore 21.30
Carla Moreni
Musica e parola
Giovedì 6 settembre
ore 21.30
Angelo Foletto
Ascoltare (oggi) la musica d’oggi
Ascoltare (oggi) la musica
d’oggi, ascoltarla, magari,
come fosse di ieri. Da un secolo la chiamiamo musica d’oggi,
ma è ancora poco apprezzata,
diffusa e accessibile. La prima
lavagna dedicata alla classica,
parte da un interrogativo di
fondo: la letteratura musicale
contemporanea può essere
un’arte del nostro tempo?
Nextime/Percussionisti dell’OCM
(Danilo Grassi, Lisa Bartolini,
Federico Zammarini,
Pedro Perini, Paolo Nocentini)
J. Cage, Third construction
S. Reich, Drumming (I parte)
La musica e il linguaggio verbale: due codici che nella nostra cultura si confrontano da
secoli, e la cui interazione ha
dato vita ad alcune delle più
alte forme d’arte di ogni tempo. L’incontro ci mostrerà il
modo in cui i grandi compositori hanno concepito l’unione
di parole e musica, facendo
sì che le due diverse forme
di espressione si rafforzino a
vicenda.
Quartetto d’archi dell’OCM
(Luca Braga e Pierantonio
Cazzulani, violini;
Klaus Manfrini, viola; Paolo
Perucchetti, violoncello)
L.v. Beethoven, dal Quartetto
op. 130: Cavatina
F. Schubert, dal Quartetto La
morte e la fanciulla: II movimento
F. Mendelssohn, dal Quartetto
op. 80: III movimento
ore 21.30
Giovanni Bietti
Classica ma non troppo. Quando
le culture parlano in musica
Le reciproche influenze di
musica colta e musica popolare sono una delle grandi costanti della storia della musica
occidentale. E forse solo oggi,
in un’epoca in cui il confronto
tra culture differenti è quotidiano, macroscopico, e si sente
da più parti parlare di “società
multirazziale”, siamo in grado
di comprendere ed apprezzare il modo in cui la musica ha
saputo accogliere suggestioni
della più varia provenienza,
ed utilizzarle come un mezzo
per rinnovarsi. L’incontro ci
mostra come l’arte sia riuscita
nei secoli a rappresentare ed
anticipare l’idea di Multiculturalità e il dialogo tra culture
diverse.
Solisti dell’OCM
(Filippo Lama e Cesare
Carretta, violini;
Gregorio Buti, violoncello)
B. BartÓk, Duetti
A. Vivaldi, La follia
musicalmente
11
IN COPERTINA
Tre Lavagne
per capire meglio
la MUSICA D’ARTE
di Valentina Pavesi
Parole sulla musica. Che raccontano di musica. E invitano a
un ascolto più consapevole. Saranno loro le protagoniste delle sei Lavagne dedicate da Festivaletteratura 2012 alla musica
d’are. Piazza Mantegna, nel cuore storico di Mantova, nelle
serate di giovedì 6, venerdì 7 e sabato 8 settembre, si trasformerà in un palcoscenico ad uso di classica e jazz.
Di Angelo Foletto, Carla Moreni e Giovanni Bietti le tre autorevoli voci cui verranno affidati gli eventi, ad accesso rigorosamente gratuito, pensati per avvicinare ai linguaggi della
Classica.
Introdotte da momenti musicali dal vivo proposti dai musicisti
dell’Orchestra da Camera di Mantova, le Lavagne affronteranno tematiche distinte: inviteranno a ragionare, rispettivamente, sull’ascolto (oggi) della musica d’oggi, sul rapporto musica
e parola, sulle reciproche influenze tra produzione colta e popolare. Il ciclo, a cura dall’Orchestra da Camera di Mantova,
vedrà come presenza costante Giovanni Bietti, relatore il sabato e chiamato a introdurre le altre due serate.
«Credo sia importantissima questa scelta del Festivaletteratura di dedicare uno spazio alla divulgazione musicale - spiega
Bietti -. L’approccio interdisciplinare è certamente il più ricco. Consideriamo che a lungo è stato impossibile distinguere tra le arti. E ancora oggi conoscere il contesto culturale
nell’ambito del quale un’opera nasce è fondamentale. Inoltre, musica e letteratura hanno un’infinità di elementi in comune a livello tecnico: pensiamo alla costruzione del verso, al
pensare una forma, al ritmo, al comunicare contenuti... Frase
musicale e musicalità della poesia sono espressioni significative, no? I terreni comuni coltivati dalle arti non si contano».
12
musicalmente
Sopra
Danilo Grassi
e Lisa Bartolini;
a lato,
Gregorio
Buti e Filippo
Lama; nella
pagina accanto
il Quartetto
d’archi
dell’ Ocm e
Cesare Carretta
GIOVANNI BIETTI
Compositore e pianista, Giovanni Bietti è uno dei più
noti divulgatori musicali italiani. Consulente dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e collaboratore di
Rai-Radio3, tiene regolarmente concerti-conferenze per
le più importanti istituzioni italiane. È il curatore delle
Lezioni di Musica, che attirano migliaia di persone negli
spazi del Parco della Musica di Roma,
e dell’omonimo ciclo radiofonico in onda su Radio3.
IN COPERTINA
CARLA MORENI
Carla Moreni è critico musicale del Sole24Ore. Milanese, per nascita e formazione, è
titolare della classe di Letteratura poetica
e drammatica al Conservatorio di Trento.
Diplomata in flauto al Conservatorio Verdi,
si è laureata con lode in Storia della Musica alla Statale di Milano. Ha firmato diverse
traduzioni di libretti d’opera dal tedesco
(Humperdinck, Lortzing), scrive saggi musicologici per le principali istituzioni teatrali
in Italia. Ha fatto parte di giurie in prestigiosi concorsi internazionali. Ha vinto due
premi di critica musicale, il “Cesaraccio” e
il “D’Arcangelo”.
La sera in piazza
Mantegna si ragiona
sull’ascolto della musica
d’oggi, sul rapporto
tra parola e note,
sulle reciproche
influenze tra produzione
colta e popolare
ANGELO FOLETTO
Angelo Foletto è giornalista professionista
e critico musicale di Repubblica. Docente
al Conservatorio di Milano e Scuola Holden di Torino, dal 1996 guida l’Associazione Critici Musicali. Scrive su L’Adige,
Suonare News, Classic Voice e altre
riviste. Collabora con Rai, Radio Svizzera
Italiana, Radiopopolare, ClassicaTv, teatri e
istituzioni musicali; per gli Amici della Scala
ha ideato e condotto Prima delle prime.
Ha scritto Carmen guida all’opera, il librointervista Carlo Maria Giulini e Forse. Verso
un autoritratto - Daniele Lombardi.
Comunicare la musica attraverso una divulgazione di qualità:
questo l’obiettivo delle Lavagne, che intendono sgombrare il
campo dall’equivoco che divulgare equivalga a semplificare e
tradire i significati autentici. «A questo proposito - prosegue
Bietti - fondamentale è credere nell’azione divulgativa, voler
davvero spiegare cose e non parlare per far mostra di sé. Il
terreno su cui lavorare è fertile: c’è una tale mancanza di basi
oggi... La gente chiede informazioni e strumenti in più per
capire. Smettiamola, quindi, con le dotte citazioni e con un
quell’approccio che basa tutto sul collegamento tra biografia
del compositore e opera: l’aneddotico va dosata con grano salis. Cosa il compositore volesse dire attraverso i suoni: questo
deve essere il fulcro del discorso. Consideriamo, poi, che la
cultura è azione, non può essere infusa dall’alto. Il divulgatore deve fornire gli strumenti atti a comprendere il contesto
storico e la tecnica musicale, portando l’ascoltatore a intraprendere un proprio percorso». Il momento storico sembra
propizio a che la divulgazione trovi spazi adeguati, a giudizio
di Bietti: «L’esperienza delle Lezioni di Musica radiofoniche
è significativa. La gente si scarica i podcast e se li ascolta in
auto, anche andando al lavoro. È il momento giusto. Dobbiamo tornare a formare il pubblico se vogliamo che si rinverdisca la domanda di musica dal vivo. Paesi come il Venezuela ci stanno surclassando per la produzione e la fruizione
musicale. In Cina si stima che siano 40 milioni i bambini che
studiano pianoforte: il pubblico di domani lì c’è già. Il contesto internazionale è in movimento. Qui dobbiamo darci
da fare perchè la nostra cultura, la nostra grande tradizione
resti viva».
musicalmente
13
Radu Lupu
al Teatro Sociale
nel 2007
Georges Prêtre con la Dresden Staatskapelle nel 2006
Uto Ughi
tre volte ospite
della stagione
20
A N N I
di Tempo d’Orchestra
Grigory Sokolov
più volte ospite
della stagione
mantovana
Martha Argerich fu a
Mantova nel 2005
Daniel Harding nel 2010
al Sociale di Mantova con
la Mahler chamber orchestra
14
musicalmente
András Schiff al Bibiena
2
Trevor Pinnock
in recital
a Pomponesco
nel 2009
VENTENNALE
Tempo d’ORCHESTRA
Ieri, oggi. E domani
dell’Orchestra da Camera di Mantova. Un lungo percorso. Se dovessimo immaginarla come una partitura, che sinfonia sarebbe?
«Non ho mai pensato le vicende
di tutti questi anni in questi termini, ma se dovessi leggere gli avvenimenti in simile chiave credo che
sceglierei di dar voce ad una sinfonia di Mahler: lunga, articolata,
esaltante, non priva di momenti
drammatici. Una storia lunga, viva
e accidentata proprio come una
delle meravigliose partiture del
grande musicista boemo».
Come vivere questo traguardo invidiabile?
«Il primo sentimento è quella di
gioia, nonostante il panorama che
ci circonda in questo momento lasci scorgere riflessi anche molto preoccupanti. In una città come Mantova,
dalle dimensioni contenute e dalle risorse non illimitate, credo che Tempo d’Orchestra abbia lasciato un segno assolutamente positivo sui due fronti, organizzativo ed artistico. Ne è testimone il nostro numerosissimo
pubblico, al di là di ogni dubbio. Dunque giungeremo
Il direttore artistico Carlo Fabiano ripercorre
i vent’anni di storia della stagione concertistica
mantovana. Tra progetti, collaborazioni, risultati
e attese. Guardando con fiducia al futuro
di Andrea Zaniboni
2
Carlo Fabiano, violinista, didatta, organizzatore: una figura poliedrica che con un lavoro incessante ha dimostrato che molti obbiettivi, anche difficili, si raggiungono. Ovviamente, come in tutti i settori, anche in quello
musicale non ci sono risultati di qualità che si agguantino con il solo impegno: occorrono anche perserveranza, competenze, sensibilità pronte, immaginazione e,
siccome ognuno di noi è un
essere sociale, anche capacità
Alexander Lonquich
di relazione.
al Bibiena con l’Orchestra
da Camera di Mantova
Fondatore dell’Orchestra da
Camera di Mantova e della stagione Tempo d’Orchestra,
Carlo Fabiano è l’intervistato
“obbligato” di questo numero di Musicalmente: ci regala un commento doveroso sui
20 anni di Tempo d’Orchestra e
ci svela quali sono i compositori ai quali non saprebbe rinunciare.
Tempo d’orchestra, una storia che raggiunge il ventennio, poco dopo il trentennale
0
“CON MANTOVA UN’ALCHIMIA CHE ALIMENTA DESIDERI E IDEE PER UN FUTURO INSIEME”
Andare a Mantova per provare/concertare/suonare/inventare
qualcosa con l’orchestra é un po’ come tornare a casa. Sin
dalla prima volta, nel 1987, in compagnia di Umberto Benedetti
Michelangeli, è sbocciata in me una sensazione di comunanza
d’intenti e di risultati. Un certo aspetto “artigianale” che evoca antiche tradizioni da bottega rinascimentale ha da sempre contraddistinto il lavoro di Carlo Fabiano e dei suoi amici. Quando dal
2004 in poi abbiamo intrapreso la strada dei concerti di Mozart,
di Beethoven e di qualche escursione nel novecento, l’alchimia
è divenuta tale da avere spesso la sensazione di poter anticipare
reciprocamente intenzioni e soluzioni musicali. Unico per me è
anche il clima sereno e divertito di lavoro, nonostante le difficoltà
che un gruppo free-lance si trova ad affrontare, come se nel
momento di fare musica, si creasse una realtà parallela, un gioco
“serio”. I tanti concerti, i tour con i divertenti viaggi in pullman a
notte fonda, i progetti random come l’indimenticabile e anche
cameristico Infanzia di Saturno in occasione del Festivaletteratura
del 2007, le cene allegre... Tutto questo è un tesoro di ricordi indelebili e un bacino di desideri e idee per un futuro insieme. Vi e
ci auguro di continuare a cercare e magari trovare strade musicali
e di vita inedite che a volte possano essere apripiste per vitalizzare il contesto culturale ed artistico, che, mai come adesso, ha
bisogno della nostra attenzione e del nostro coraggio.
Alexander Lonquich
musicalmente
15
VENTENNALE
“Mi auguro che l’Ocm
possa continuare a creare
momenti di incontro
e di confronto, occasioni
di sviluppo, emozioni
per il pubblico”
a questa importante ventesima edizione
con tutto l’impegno possibile, compatibilmente con quanto ci consentiranno i
nostri finanziatori pubblici e privati disponibili, nell’intento di mantenere e
difendere i principi guida che ci hanno
permesso di arrivare fin qui».
Senz’altro un buon proposito, perché il
pubblico negli anni è cresciuto, si è fidelizzato, ha acquisito una cultura vasta e
soprattutto garantita dal livello eccezionale di molti interpreti. Non è vero?
«Senza alcun dubbio. Dobbiamo ammettere che Tempo d’Orchestra ha sapuAlcuni delle guest star ospiti negl’anni di Tempo d’Orchestra, ritratte a Mantova dal fotografo
to cambiare il metodo d’approccio alla
Alessandrini, indimenticato amico dell’Ocm. Dall’alto a sinistra: Natalia Gutman, Katia
e Marielle Labèque, Jordi Savall, Gidon Kremer e Kristian Zimerman, Jeffrey Tate e Georges Prête
classica nella nostra città. Il cambiamento era una esigenza anche mia personane itinerante che ci ha portati in molte sedi diverse.
le vent’anni fa, che ho tentato di mettere a frutto in
Aggiungerei: la fusione tra pubblico esperto e neofiti
una dimensione apprezzabile dalla collettività con uno
la inserisco tra gli esperimenti riusciti. Un incoraggiasforzo non indifferente, e con continui aggiustamenti e
mento all’ascolto per gli inesperti, in un clima cordiale
perfezionamenti anche di dettaglio. Ma credo che il lae amichevole».
voro, che ha coinvolto molti collaboratori, sia stato un
Talora però le sale non sono state all’altezza delle aspetbuon investimento, per tutti».
tative. Le sedi adatte alla musica esigono requisiti che
Visto che la memoria è il filo di questo discorso, mi
sappiamo, ed il pubblico di Tempo d’Orchestra ormai
sembra di dover aggiungere qualcosa al riguardo di belsa valutare le acustiche…
le esperienze del passato. Fa impressione pensare che
«Le sale sono state tutte quelle che abbiamo frequentamolti dei nuovi frequentatori di classica non abbiano
to: in molti casi all’altezza delle situazioni, in qualche alconosciuto l’Ente Manifestazioni Mantovane o la Societro caso un po’ meno. Ma noi abbiamo privilegiato, in
tà dei Concerti di Ettore Campogalliani, grande persoogni luogo di città e provincia, la necessità del fare munaggio internazionale. Iniziative spesso belle, indispensica, del portare la musica come messaggio di bellezza.
sabili per quegli anni, ma forse non strutturate come
Abbiamo talora testato le sale e la valutazione è complesquelle di Tempo d’Orchestra.
sivamente positiva, perché abbiamo anche scoperto spa«I tempi sono cambiati, i modi anche. Pensiamo solzi molto interessanti come la Sala consiliare di Ostiglia,
tanto ai canali di vendita dei biglietti, giusto per non
dove abbiamo ascoltato Pinnock e Manson, o il piccoparlare di musica. Chi ha frequentato le iniziative manlo Teatro Novecento di Pomponesco, o l’Auditorium di
tovane fra gli anni Sessanta e Settanta conserva tuttaSuzzara e recentemente il nuovo teatro di Poggio Rusco.
via ricordi meravigliosi. Mi rivedo ragazzino nel saloIn sintesi direi che Tempo d’Orchestra s’è confrontata a tene mantegnesco o al teatro Bibiena e ricordo magnifista alta con le iniziative di respiro nazionale, ha costituche serate, vive ed emozionanti. Tempo d’Orchestra è staito un laboratorio, un modello propositivo, un’azione
to un percorso un po’ diverso: ha ricreato e raccolto
perfino trainante».
un pubblico vagamente disperso, ha realizzato un proScaviamo ancora nella memoria: quali sono i musicisti
getto per così dire sistematico, e mi riferisco ad esemcon i quali ha stabilito rapporti decisivi?
pio ai cicli completi che abbiamo realizzato nei nomi
«Farei un elenco breve di interpreti amici, con i quali
di Mozart, Schumann, Beethoven, Chopin, Haydn.
ho avuto incontri che si sono trasformati in preziose ocCon queste basi si è allargato il bacino dell’utenza
casioni di crescita. Tempo d’Orchestra ha aumentato il suo
e nella stessa prospettiva si è configurata una stagio-
16
musicalmente
2
VENTENNALE
tasso di creatività nel momento in cui questi amici musicisti si sono rapportati con noi e con me, non solo con
la professionalità esemplare che tutti riconoscono, ma
anche con un’affettuosità altrettanto decisiva. E dunque direi Umberto Benedetti Michelangeli, Alexander
Lonquich, Viktoria Mullova, Andrea Lucchesini, Angela Hewitt».
E le serate indimenticabili: quali?
«Non è facile selezionare ma ci provo: quelle con Trevor
Pinnock, il Quartetto Belceu, Radu Lupu, Grigorij Sokolov, Juliette Gréco, Daniel Harding, Georges Prêtre,
Vladimir Ashkenazy, Jordi Savall, Uto Ughi, le sorelle
Labèque. Mi fermo alla prima dozzina».
Andiamo sulle preferenze musicali personali: gli autori
irrinunciabili per il Maestro Carlo Fabiano.
«È presto detto: la triade di Haydn, Mozart, Beethoven.
Riferimenti assoluti. Gli ultimi 200 anni di storia senza
di loro sarebbero irriconoscibili. Tre grandissimi maestri
che hanno dato origine alla speculazione di un sentimento personale che si è riversata, con enorme passione, nel
repertorio per l’Orchestra da Camera di Mantova».
Un sogno: quale?
«Che la nostra Orchestra possa continuare a far nascere
momenti d’incontro e di confronto, occasioni di sviluppo, ed emozioni per il pubblico. Cercheremo di trasformare il sogno in realtà».
2
“TRA UMANO E DIVINO”
“LUNGA VITA ALLA STAGIONE”
Nel 1993 ho cantato per la prima volta con gli amici dell’Orchestra da Camera di Mantova diretta in quell’occasione da Antonio Ballista (nel concerto
che segnò il debutto di Tempo d’Orchestra, ndr). Ricordo di aver pensato:
«dev’essere per questo che sono venuta al mondo». Ma è stato negli anni di
costante condiviso lavoro che ho capito le ragioni di quell’intuizione. Ricordo la
prima esecuzione della grande Messa in
do minore, la mia sensazione di smarrimento estatico, l’incontro con Umberto
Benedetti Michelangeli che ci traghettava nell’esperienza del meraviglioso ciclo
del Mozart sacro, dove, con Carlo Fabiano, quasi tenendosi per mano, rivelavano l’osmosi tra umano e divino; ricordo
le facce commosse che negli anni tornavano agli appuntamenti, aspettando un
miracolo che puntualmente si ripeteva,
grazie alla straordinaria alchimia di bravura, pensiero e cuore che ciascun musicista portava al gruppo. Ricordo i compagni di viaggio del Ricercare Ensemble, il
coro di riferimento, la fantasia organizzativa di Massimo Vasconi che diventava efficienza, le voci, i sorrisi, che diventavano
potente arma al servizio della musica. Ricordo le discussioni illuminate dall’amore
per la musica compiere percorsi a volte
Per un solista o un direttore, eseguire un
concerto con l’Orchestra da camera di
Mantova é un vero regalo. Infatti questa
compagine, grazie alle sopraffine scelte di
Carlo Fabiano, é composta da strumentisti
non solo di assoluta eccellenza musicale e
tecnica, ma anche di fortissima motivazione ad una collaborazione e attenzione reciproca, che li porta ad ottenere massimi risultati. Ho avuto più volte l’occasione
di collaborare con loro, sia come solista
che direttore (nel concerto inaugurale di
Tempo d’Orchestra, ndr) e ne ho ricordi
esaltanti. Auguro lunga vita a Tempo d’Orchestra!
Antonio Ballista
0
tortuosi, ma ancora sempre aperti e fecondi, tra senso, passione ed intelligenza. Ricordo i viaggi fatti per ascoltare Beethoven, e lo stupore che mi riattraversava ogni volta interpretando la Nona. Ricordo gli sguardi, sulla traiettoria dei quali
mi trovo a cantare, tra Carlo ed i direttori,
tanti, capaci, commossi; la paura di non
essere abbastanza brava per tutta questa
bellezza, ed il conforto di condividerne
la responsabilita’ con persone straordinarie. L’Ocm e Tempo d’Orchestra sono
una delle più belle esperienze musicali ed umane della mia vita. Con l’augurio
che il senso di quello che si è costruito
e si costruirà possa continuare a lungo a
rendere migliore il mondo!
Gemma Bertagnolli
musicalmente
17
VENTENNALE
“ORCHESTRE GEMELLE IN SPIRITO”
I miei migliori auguri per il vostro meraviglioso compleanno! Da leader artistico
della Kremerata Baltica, che definirei spiritualmente gemellata alla vostra orchestra, so bene quanta dedizione ed entusiasmo sono necessari per servire la musica. Mi auguro che possiate conservare
il vostro talento per molti anni a venire. È
sempre un piacere partecipare alle vostre
stagioni musicali, ed è stata indimenticabile l’esperienza di suonare con la vostra
orchestra e sentire che respiravamo allo
stesso modo e che avevamo lo stesso
approccio al silenzio, che è la fonte della
materia musicale.
Gidon Kremer
“ALTRI VENT’ANNI COSÌ”
“CHE IL FUTURO A MANTOVA SIA SEMPRE PIÙ RICCO DI MUSICA!”
Ricordo con grande gioia le nostre presenze a Tempo d’Orchestra, tra cui un’integrale beethoveniana e, di recente, un
programma su Schumann e Kagel. Suonare al Teatro Bibiena è sempre partico-
larmente emozionante
sia per la bellezza del
luogo (splendido l’equilibrio tra architettura e invenzione) sia per l’affascinante acustica ma anche per l’appassionato
pubblico e per il valore
artistico della stagione.
Inoltre l’amicizia che mi
lega a Carlo Fabiano fin
dai tempi della mia collaborazione tra i leggii della luminosa Orchestra da
Camera di Mantova rende tutto ciò ancora più piacevole. A nome di tutto il Trio
di Parma auguro a Tempo d’Orchestra un
futuro sempre più ricco di musica!
Ivan Rabaglia
“UN AMORE PROFONDO PER IL FARE MUSICA DA SALVAGUARDARE”
“QUALCOSA DI UNICO IN ITALIA”
Con molto piacere, nelle stagioni passate di
Tempo d’Orchestra, ho
collaborato con l’Orchestra da Camera di
Mantova. Ho scoperto
una realtà musicale di
alta qualità, una preparazione, una disciplina,
un amore profondo per
il far musica non sempre così evidente nelle
tante orchestre con cui
ho suonato. Per questi
motivi ho sempre accettato, quando possibile, le proposte che
l’Orchestra da Camera
di Mantova mi ha fatto e sono molto felice di poter rinnovare l’incontro ancora
un volta, in occasione del 20° anniversario della fondazione della sua stagione.
Mi congratulo con l’Orchestra da camera
di Mantova per aver raggiunto il ventesimo anniversario della sua stagione di concerti. Ha creato qualcosa di assolutamente
unico in Italia, ed è sempre stato un grande piacere per me suonare insieme ai suoi
musicisti. Mi auguro che possano continuare a farlo per lunghissimo tempo!
Angela Hewitt
Suonare con l’Orchestra da Camera di
Mantova e Carlo Fabiano è sempre per
me una profonda esperienza musicale che sprigiona un’energia mai provata
con molte altre grandi orchestre in tutto il
mondo. Auguro all’Orchestra, a tutti i suoi
musicisti e alla sua stagione di trovare il
supporto artistico e materiale per proseguire il loro lavoro nei prossimi vent’anni.
Sol Gabetta
18
musicalmente
So che le difficoltà sono tante, ma mi auguro che l’Ocm sappia superarle e continuare la sua preziosa attività.
Viktoria Mullova
2
0
VENTENNALE
Gran finale
di stagione
con la NONA
di Beethoven
La nuova edizione di “Tempo
d’Orchestra” (da ottobre ad aprile)
segnerà il graditissimo ritorno
di Umberto Benedetti Michelangeli
L’Ocm con il coro Ricercare Ensemble
La ventesima edizione di Tempo d’Orchestra inaugurerà il prossimo ottobre per andare a protrarsi fino all’aprile 2013. I contenuti in parte
ancora in via di definizione al momento di andare in stampa con
Musicalmente, a causa dei pesanti tagli a finanziamenti e contributi
dovuti al periodo storico non certo felice, possiamo però anticipare
che l’edizione 2012/13 chiuderà con un appuntamento caratterizzato da un doppio motivo di straordinario interesse soprattutto per il
pubblico dei fedelissimi.
«Il concerto conclusivo – spiega il direttore artistico, Carlo Fabiano
- celebrerà i vent’anni della manifestazione con una proposta monumentale e dal fascino impareggiabile: l’immortale Nona sinfonia di
Beethoven. Protagonisti della serata-evento saranno l’Orchestra da
Camera di Mantova, il Coro Ricercare Enesemble, quattro straordinarie voci soliste, diretti, e qui viene il secondo motivo di richiamo della
serata, dal maestro Umberto Benedetti Michelangeli. Il concertoevento segnerà, insomma, il gradito ritorno di una delle figure chiave
della storia dell’Ocm e della sua stagione».
La configurazione della stagione ricalcherà quella cui Tempo d’Orchestra ha oramai abituato il suo affezionato e numerosissimo pubblico:
si snoderà in un percorso d’ascolto a serie d’abbonamento diversificate (dal pacchetto tutto-incluso alle tessere che permettono di seUmberto
lezionare i concerti d’interesse, alle formule pensate per favorire la
Benedetti
Michelangeli
partecipazione di giovani e neofiti).
Concerti dell’Orchestra da Camera di Mantova con prestigiosi
solisti del panorama internazionale, serate appannaggio di orchestre ospiti, di ensemble e solisti di primo piano convivranno,
“TRA IDEALITÀ, PASSIONE, TUMULTO E GIOIA”
in cartellone, con progetti speciali, pensati per l’occasione del
Ogni parola, dopo due decenni di idealità, di pasventennale di stagione. Con la qualità della proposta come faro
sioni, di tumulti, di gioie condivisi con Carlo, con ciaa indirizzare la rotta. Iniziative collaterali - tra cui le ormai trascuno dei musicisti-amici dell’Orchestra da Camera
dizionali conferenze di avvicinamento all’ascolto di Parolenote
di Mantova, con la città e le persone alle quali sono
e Madama DoRe, ciclo di concerti per famiglie della domenica
indissolubilmente legato, suonerebbe soltanto banamattina che, al debutto la scorsa stagione, ha incontrato un conle. Molto meglio il silenzio, pieno degli stessi intatti
senso straordinario - completeranno l’offerta, che promette di
sentimenti: l’idealità, la passione, il tumulto e la gioia.
non deludere a dispetto di budget che definire ridotti, credeteUmberto Benedetti Michelangeli
ci, è il più classico degli eufemismi. (v.p)
musicalmente
19
VENTENNALE
Una delle immagini simbolo del terremoto dello scorso
maggio: Santa Barbara (Mantova) resta ferita
L’ultimo fine settimana di settembre Mantova e provincia saranno tutto un pullulare di appuntamenti musicali a firma dell’Orchestra da Camera di Mantova. La compagine celebrerà il ventennale della propria stagione concertistica Tempo d’Orchestra con
una due giorni all’insegna del binomio musica e solidarietà, che
trova il sostegno di Amministrazione provinciale e Fondazione
della Comunità Mantovana. Le motivazioni, a dirla tutta, si assommano: nel 2011 l’Ocm stessa ha spento le 30 candeline e, in
seguito al sisma dello scorso maggio, ha da subito immaginato di
metter le sua musica al servizio delle popolazioni e del territorio colpiti. Risultato: in cantiere,
per il fine settimana del 29 e 30
settembre, c’è una due giorni di
grande musica destinata a pervadere i luoghi d’arte più significativi di Mantova e provincia. La
compagine al gran completo, ma
anche alcuni tra i celebri solisti e
direttori che nei decenni hanno
collaborato con la stessa e gli apprezzati cameristi che da sempre
nei definiscono le fila prenderanno parte alla giornata di festa, il
cui programma dettagliato è in
via di definizione.
L’appuntamento avrà una doppia
finalità: l’Orchestra da Camera di
Mantova lancerà la stagione del
ventennale e, insieme, declinedi Valentina Pavesi
rà la due giorni in un’occasione
Una 2 GIORNI
a tutta Classica
Il 29 e 30 settembre si festeggia il compleanno
di “Tempo d’Orchestra” con un fine settimana
di eventi musicali sul territorio. L’incasso
andrà a favore delle popolazioni terremotate
20
musicalmente
VENTENNALE
“Stiamo imbastendo
una rete di concerti
cameristici diffusi, che
culmini, il 30 sera, in
un appuntamento con
l’Orchestra al completo”
“La musica raggiungerà
località e popolazioni
colpite dal sisma
e sarà strumento
di raccolta fondi a favore
delle ricostruzioni”
per il territorio. «A fine settembre, sabato 29 e domenica 30, - racconta
il direttore artistico Carlo Fabiano - era da tempo nostra intenzione lanciare, attraverso un intero fine settimana di concerti, la nuova edizione
della stagione Tempo d’Orchestra, che giunge al ragguardevole traguardo
dei vent’anni. L’idea originaria era quella di fare musica in tutta la città,
secondo un modello che abbiamo già sperimentato negli anni scorsi e che
ha incontrato il pieno gradimento del pubblico. Gli accadimenti dell’ultimo periodo ci hanno portato a ridefinire i piani. Ogni volta che assiste
a tragedie e disgrazie, chi fa arte è chiamato a interrogarsi sul significato
profondo della propria azione. Storicamente i momenti più duri e bui
non hanno fatto altro, fortunatamente, che cementare i valori e le ragioni della cultura, porto sicuro in cui attraccare a dispetto di tutto. Sono
profondamente convinto che anche oggi sia necessario andare avanti,
perché percepisco netto il potere aggregante e vitalizzante dell’arte, capace di instillare forza e speranza nelle persone, portandole a guardare al
futuro sempre con entusiasmo e fiducia. La nostra musica, nello specifico, credo debba raccogliere la sfida e dar espressione, al massimo grado e
a favore della società tutta, di questi valori e potenzialità grandissimi che
ha insiti in sé. Ecco allora che, potendo contare sull’entusiasmo e sulla generosità dei collaboratori e musicisti dell’Orchestra, si è scelto programmaticamente di mantenere l’appuntamento di festa, raddoppiandone le
finalità: la musica raggiungerà con i nostri concerti le località e le popolazioni colpite dal sisma e si farà strumento di raccolta fondi a favore delle
ricostruzioni. Quello che stiamo immaginando di creare, infatti, è una
rete di brevi concerti cameristici diffusi , che culmini, il 30 sera, in un
appuntamento con l’Orchestra al completo».
Il programma dettagliato, in definizione al momento di andare in stampa, è consultabile online al sito www.ocmantova.com.
21 COMUNI RISPONDONO “PRESENTE”
Mantova ma non solo. Saranno tanti i comuni del mantovano interessati dai concerti di sabato 29 e domenica 30. Tra
questi Bigarello, Borgofranco sul Po, Carbonara di Po, Casaloldo, Castiglione delle
Stiviere, Cavriana, Felonica, Goito, Mantova, Marmirolo, Medole, Monzambano,
Poggio Rusco, Quistello, Sabbioneta, San
Benedetto Po, San Giorgio, San Giovanni
del Dosso, San Martino dell’Argine, Suzzara, Volta Mantovana. Tutte le tappe del
circuito musicale sono reperibili, con dettaglio di programmi ed esecutori, sul sito
www.ocmantova.com. Un ampliamento
della rete rispetto all’idea iniziale è stato
reso possibile dall’adesione entusiastica
all’iniziativa da parte dell’Amministrazione
Provinciale e della Fondazione della Comunità Mantovana, che hanno sposato in
pieno progettualità e finalità della duegiorni musicale. L’Assessore alla Cultura,
Francesca Zaltieri, in una lettera inviata ai
sindaci di tutti i Comuni del mantovano lo
scorso luglio, attraverso la quale caldeggiava l’adesione all’iniziativa, la definiva
«un’opportunità culturale per il territorio
mantovano», «un’occasione per un’azione
solidale a favore delle comunità toccate
dal recente sisma» e auspicava che la musica potesse «raggiungere l’intero consorzio civile mantovano coinvolgendo anche
le località e le popolazioni colpite dal sisma, per farsi strumento, ove possibile, di
concreto sostegno».
Fotoservizio Nicola Malaguti
alcuni dei Solisti OCM e l’orchestra al completo:
i protagonisti della due giorni
musicalmente
21
IN ORCHESTRA
22
musicalmente
IN ORCHESTRA
SIAMO IN DECADENZA
solo la cultura può salvarci
«L’Italia è un paese in decadenza. Sono convinto,
Analisi spietata del sociologo
però, che la rinascita possa partire soltanto dalla culDomenico De Masi sullo stato
tura e dalla valorizzazione degli inestimabili patrimoni presenti su tutto il territorio. Ma questa cosa non
di salute dell’Italia. “Abbiamo
l’ha capita chi ci amministra, visti i tagli operati nel
settore». Domenico De Masi - sociologo del lavoro e
amministratori
grande esperto di management culturale - con la simpatica dialettica che lo
contraddistingue effettua un’analisi spietata, e realistica, del sistema-cultura
impreparati
in Italia. Un sistema che non funziona più, perché chi amministra ha smesso
e committenti
di credere nelle sue potenzialità, mortificando il settore con tagli sempre
più consistenti. «Il problema - prosegue De Masi - è che in Italia mancano
presuntuosi.
funzionari adatti a gestire il settore della cultura. Dopo la mia esperienza da
assessore a Ravello, sono sempre più convinto che un amministratore pubDovremmo
blico debba essere un ottimo intellettuale e un manager di spessore, capace
imparare da Brasile di impostare una strategia per il rilancio. In Italia queste figure alla Gian
Carlo Menotti o alla Paolo Grassi non le abbiamo più». E una strategia De
e Venezuela “
Masi l’aveva quando, fra il ‘94 e ‘95, fece l’assessore a Ravello: «Quando mi
di Emanuele Salvato
Domenico De Masi è professore
di Sociologia del Lavoro all’Università “La Sapienza” di Roma.
Ha fondato la “S3 Studium”,
scuola di specializzazione in
scienze organizzattive, poi
divenuta società di ricerca e
formazione. Dal 1994 al 1995 è
stato assessore alla cultura e al
turismo del Comune di Ravello.
Dal 2002 al 2010, è stato presidente della Fondazione Ravello,
rilanciando il Ravello Festival
e conducendo una tenace
battaglia per la realizzazione
dell’Auditorium progettato da
Oscar Niemeyer, che gliene aveva regalato il progetto. A Ravello
De Masi ha pure fondato e diretto per quattro anni la Scuola
Internazionale di Management
Culturale per la professionalizzazione dei neo-laureati in organizzazione di eventi. Fedelissimo del Festivaletteratura, dove
quest’anno analizzerà i diversi
modelli di sviluppo politicosociale-economico-culturale
esistenti al mondo.
insediai - spiega - i cinque albergatori del paese mi chiesero il permesso di
raddoppiare il numero delle loro stanze, anche con autorizzazioni illecite.
Ma io dissi no, piuttosto raddoppiate i prezzi e io vi aiuto creando un festival
musicale in grado di portare nella zona un turismo di élite. Mi diedero retta
e la cosa funzionò. Oggi il turista che va a Ravello spende il doppio rispetto a
quello che va a Capri o ad Amalfi». Per due mandati, dal 2002 al 2010, il sociologo è stato presidente della Fondazione Ravello e ha rilanciato il Ravello
Festival portando benefici all’intera comunità. Ma è stato tutt’altro che facile: «Una cosa è fare cultura a Mantova, dove il Festivaletteratra recluta senza
problemi 800 volontari; altra cosa è fare cultura a Ravello, dove nemmeno
due volontari riuscii a trovare per il festival. E poi quando per invogliarli a
venire ai concerti diedi i biglietti gratuiti ai ravellesi, scoprii che questi li
rivendevano ai turisti. È una questione di educazione». Ma fuori dall’Italia ci
sono alcuni paesi che nella cultura ci credono. E su questa stanno investendo
per rilanciarsi anche a livello economico. De Masi li conosce bene, perché
collabora con alcuni loro organi istituzonali e fondazioni: «Potrei citarvi –
spiega con un tono di soddisfazione - l’esempio del Venezuela, dove esiste
un uomo di nome Josè Antonio Abreu, fondatore del Sistema, che consiste in
un modello di educazione musicale pubblica, diffusa e capillare, con accesso
gratuito e libero per bambini e fanciulli di tutti i ceti sociali. Io collaboro
con la Fondazione che gestisce questo sistema educativo e sono testimone
di un fatto eccezionale. Sono sempre più frequenti, infatti, i giovani direttori d’orchestra formati da Abreu che vengono reclutati dalla politica per le
loro doti organizzative e la loro capacità di dirigere gruppi numerosi. Molti
di loro sono già amministratori di piccoli comuni venezuelani e una volta
insediati la prima cosa che fanno è quella di prendere il budget annuale a
disposizione della comunità e destinarne la metà alle attività culturali. Tutto
il resto viene dopo. Devo dire che in queste comunità, dopo un periodo di
difficoltà, le cose iniziano a funzionare a tutti i livelli». E poi c’è il Brasile,
con le cui istituzioni il sociologo collabora da alcuni anni: «In Brasile sta
nascendo forse il modello di sviluppo che più funziona. Loro puntano molto
sulla cultura. E quando dico loro intendo le istituzioni pubbliche, ma anche
i privati. Esistono committenti illuminati che valorizzano artisti ed eventi di
qualità. In Italia molte aziende per promuoversi si affidano a personalità
mediocri che, supportate da un mix letale di presunzione e ignoranza, finanziano cose imbarazzanti».
musicalmente
23
IN ORCHESTRA
MODELLO FESTIVALETTERATURA?
MENO EVENTI MA DI ALTO LIVELLO
«Non si tratta di spendere di più, ma di spendere meglio facendo scelte precise e coraggiose». Luca Nicolini (nella foto, a destra),
presidente del Comitato organizzatore del
Festivaletteratura la pensa così. Anche una manifestazione consolidata e di successo come
quella letteraria - capace di attirare centinaia di
migliaia di appassionati ogni anno, da quindici
anni a questa parte, e in grado di moltiplicare
per dieci ogni euro investito dagli sponsor e
dalle amministrazioni - non è rimasta estranea
ai tagli effettuati dagli enti pubblici e alla crisi
economica che ha influito negativamente sulla capacità dei privati di investire in cultura e,
nella fattispecie, nel Festival. «Come tutti co-
loro che organizzano
eventi culturali - ha
proseguito Nicolini
- anche il Festivaletteratura ha risentito della
crisi economica. Abbiamo subito ridimensionamenti dei contributi pubblici e anche
di quelli privati. Ma il festival ha una struttura
flessibile capace di adeguare le proposte alla
disponibilità economica. Quello che cerchiamo di fare, come regola, è non abbassare mai
la qualità degli eventi. Meglio meno proposte,
ma di alto livello». Detto questo, però, Nicolini
Costretti a lottare contro la crisi economica, la spending
review e il terremoto che ha gravemente danneggiato
gli edifici pubblici e privati presenti sui territori da loro
amministrati, Wainer Melli, sindaco di Suzzara, e Dimitri Melli, primo cittadino di Pegognaga, hanno anche
un altro obiettivo: non penalizzare la cultura. Tutt’altro che facile di questi tempi, ma loro, tenaci, non mollano e vanno anche contro un distorto senso comune
che in primis vede giusto tagliare sempre, e solo, nel
settore culturale. Così di fronte a una situazione drammatica, aggravata a dismisura dal sisma del 29 maggio,
il sindaco di Pegognaga non si è vergognato di chiedere un aiuto per salvare il Teatro Anselmi, gravemente danneggiato sia dentro che fuori. E ha lanciato un
appello, supportato dalle principali autorità politiche
e culturali mantovane, affinché la struttura, che ogni
anno ospita una stagione artistica di tutto rispetto, possa tornare a vivere. «Attualmente - spiega Dimitri Melli - la nostra preoccupazione principale è quella di rimettere in sesto le scuole entro l’inizio
dell’anno scolastico. Ma soffro moltissimo nel
vedere come è ridotto il Teatro Anselmi. Lesionato gravemente dentro e fuori. Per rimetterlo
in sesto serviranno parecchi soldi. Direi almeno
4 milioni di euro. Soldi che non abbiamo e non
sappiamo neppure, al momento, dove andare a
pescare». Ma la cultura è importante per il sindaco di Pegognaga e non vuole rinunciare alla
stagione artistica. Per questo, probabilmente, affitterà un teatro-tenda dove verranno allestiti gli
spettacoli di prosa, danza e operetta nell’attesa
che lo storico Anselmi torni a vivere.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’omonimo
e compagno di partito di Dimitri Melli, il sindaco di
Suzzara Wainer Melli. Anche la Città del Premio è stata colpita dal sisma e i danni sono ingenti, ma questo
non ha impedito al Comune di investire pesantemente
in cultura, anche se qualche taglio è stato necessario:
«Siamo passati da 680mila del 2011 euro a 600mila
del 2012. Sono convinto che la cultura crei identità e
mortificandola con tagli troppo ingenti si rischia di far
24
musicalmente
ricorda che «è troppo comodo e facile tagliare
fondi alla cultura ed è sbagliato considerarla un
bene accessorio perché arricchisce la qualità
della vita. A parte i soldi, quello che manca
di più sono le idee e la capacità di investire
meglio quei pochi fondi rimasti». (e.s.)
SINDACI
che resistono
Sisma e spending review non impediscono
ai primi cittadini di Pegognaga e Suzzara
di continuare a investire nella cultura:
“Senza perdiamo la nostra identità”
di Emanuele Salvato
Il sindaco di Suzzara
Wainer Melli
perdere un po’ della storia di una collettività di persone». Ma non tutti sembrano credere in questi concetti, sia fuori che dentro la maggioranza che governa
Suzzara: «L’anno scorso – confessa Wainer Melli – per
questa mia politica culturale mi sono piovute addosso
le critiche della minoranza, e ci sta, ma anche quelle
dei consiglieri di maggioranza molto più giovani del
sottoscritto».
IN ORCHESTRA
La MUSICA non è un
lusso. E’ una NECESSITA’
di Cecilia Collini
Nel dipinto
del Tiepolo,
Mecenate presenta
le arti liberali
ad Augusto
Potrà sembrare retorica, ma pensateci, dalla notte dei tempi l’uomo
ascolta i suoni, li riproduce: fa musica e l’ascolta.
La musica classica è un tassello dello sfaccettato mondo musicale, uno
dei più importanti per la valenza storica e documentaria che si porta dietro; un background che è servito a più generazioni per arrivare alla nascita e all’evoluzione di generi
musicali che possiamo sentire
oggi, dal pop al rock, passando
per il jazz e lo swing… E allora
perché dimenticarsi di questo
bisogno delle persone?
Proteggiamo, conserviamo e
promuoviamo il nostro patrimonio culturale fatto di beni
artistici, archeologici e ambientali, ma non dimentichiamoci
di quella ricchezza storica, di
quella cultura immateriale che è
il mondo delle arti rappresentative musicali e teatrali. La musica, soprattutto la musica classica ci racconta di tempi passati
ma anche di valori e contenuti
universali e intramontabili. Testimonianza scritta e indelebile
della nostra storia. E conoscere
il nostro passato, le sue storie e
“FARE CULTURA E’ NATURALE PER UN’IMPRESA D’AVANGUARDIA”
Antonio
Marcegaglia
Perché un’azienda decide di investire in cultura?
Nel caso specifico perché sostenere la musica classica e l’Orchestra da Camera di Mantova?
«Fare cultura è connaturato all’impresa d’avanguardia che canalizza i propri valori e li fa diventare
momento di scambio e di arricchimento in modo
innovativo e passionale. La cultura di fare impresa
va, dunque, di là dei confini dell’impresa stessa e
si rivela di supporto anche alla cultura in senso più
ampio. Marcegaglia ha sempre guardato al territorio
anche come all’espressione di una comunità più
diffusa, parte integrante e attiva della propria cultura
d’impresa e per questo sostiene iniziative culturali
sul territorio in cui opera».
C’è la volontà del mondo imprenditoriale di sostenere la creatività, di credere nell’innovazione della
cultura andando oltre il semplice investimento d’immagine, vedendo come l’investimento culturale sia
fondamentale anche come un investimento per lo
sviluppo della società?
«Essere imprenditori oggi significa sviluppare il
proprio business facendosi interpreti culturali e
d’impresa proprio nel confronto e nello scambio
con altri mondi. Le aziende che esprimono leadership, derivata da una visione globale, producono
e trasmettono cultura: di prodotto, d’innovazione,
d’idee e di valori. La mia curiosità per le culture del
mondo mi ha portato ad esportare il nostro knowhow e la nostra cultura d’impresa arricchendoli con
le esperienze locali. Per la ricorrenza del cinquantesimo Marcegaglia, tutto questo ha trovato il suo
compimento in Steellife: una mostra di arte contemporanea dedicata all’acciaio che ha celebrato
una materia viva, versatile e dal fascino solenne, un
progetto di vita, umana e imprenditoriale, legata
all’acciaio e alla capacità di trasformarlo».
musicalmente
25
IN ORCHESTRA
Scultura in avorio raffigurante
la Musa della musica
i suoi capolavori imortali, porta a comprendere più profondamente il
presente per progettare un futuro migliore e più sostenibile.
Certo, in momenti di crisi economica mondiale può sembrare che la priorità possa non essere sostenere la cultura e produrne di nuova, ma siamo
sicuri che la società civile, le persone abbiano bisogno solo di beni materiali? La cultura fa parte dell’identità di una comunità, aggrega, dà gioia. Privarcene non farà che indebolire la comunità e inaridire i rapporti
umani che, mai come in questo momento storico, hanno invece bisogno
di essere saldi e proattivi per favorire il fermento di nuove idee e persino
il rilancio del mercato.
Esiste infatti una stretta relazione tra creatività - stimolata da un humus
culturale favorevole - e innovazione. Produrre cultura, rafforzare le proprie imprese culturali e favorire i consumi culturali, è come mettere benzina al motore dello sviluppo.
Questo, a complemento dei significativi benefici economici e di sviluppo
assicurati anche dall’incremento del turismo culturale, che andrebbe più
che incentivato nel nostro Bel Paese.
Produrre cultura, perché fare musica vuol dire fare cultura, è in fondo da
sempre la mission dell’Orchestra da Camera di Mantova che da più di 30
anni cerca di mantenere la musica classica viva e fiorente nel panorama
culturale contemporaneo della provincia mantovana, mirando a far conoscere il mondo artistico musicale a un pubblico sempre più vasto. L’Orchestra è infatti impegnata dal 1993 nel rilancio delle attività musicali
del mantovano, attraverso la stagione concertistica Tempo d’Orchestra (che
quest’anno celebrerà i 20 anni di attività, come raccontiamo nell’ampio
servizio a pagina 14, ndr) ed ospita regolarmente alcuni fra i principali
solisti, gruppi cameristici e orchestre del panorama internazionale.
Progetti didattici e formativi rivolti alle nuove generazioni e alle famiglie
e iniziative editoriali completano le attività che fanno capo all’Orchestra
da Camera di Mantova.
Per fare tutto questo però servono investimenti e fondi per i quali le istituzioni in questo momento, purtroppo, non riescono a finalizzare come
vorrebbero, trovandosi a fare i conti loro stesse con budget sempre più
ridotti.
Modifiche a situazioni contingenti quali i mutamenti del panorama socioeconomico verificatisi nel corso degli ultimi anni hanno portato a un sostanziale taglio dei finanziamenti pubblici destinati alla conservazione e
produzione di cultura. E quindi, cosa fare? È necessario, sicuramente, un
balzo in avanti di mentalità da parte del mondo della cultura, che dovrebbe cercare investitori in cultura anziché semplici benefattori.
Per questo l’Orchestra da Camera di Mantova ha deciso di far proprio lo
“OSSERVARE GLI ARTISTI PER ALLARGARE GLI ORIZZONTI DELL’IMPRESA”
Giovanna
Furlanetto
26
musicalmente
«Il mondo della moda e del lusso si nutre di bellezza, ricerca e innovazione - spiega Giovanna
Furlanetto, presidente di Fondazione Furla, che
si occupa di sostenere e promuovere l’arte
contemporanea -. Il mondo dell’arte è la punta
di diamante di queste tre cose, a cui possiamo aggiungere la passione. Da un punto di vista
imprenditoriale, nutrire il proprio sé di questo,
anche semplicemente osservando, imparando dal lavoro degli artisti, ci aiuta ad allargare
gli orizzonti dell’impresa per affrontare il futuro
e generare l’inedito. Mio padre diceva: “siete
come vasi, dovete riempirvi di contenuti”. Cosi
fin dal 2000 il Premio Furla, che nel 2013 arriva
alla nona edizione, si e’ dedicato, tra i primi in
Italia, a sostenere gli artisti emergenti del nostro
Paese, attivando una rete di relazioni istituzionali
a livello nazionale e internazionale. L’impegno e’
stato rafforzato ed ampliato dalla nascita della
Fondazione Furla nel 2008. Produrre e sostenere
l’arte, credere nella forza e nell’intelligenza della
propria cultura è sempre un’azione necessaria
alla crescita della società. Alimentare la creatività
è un esercizio importante per tutti, non solo per
aziende come Furla dove l’aspetto creativo è
predominante». Oggi il Premio Furla rappresenta
il riconoscimento italiano d’eccellenza a sostegno dei giovani artisti contemporanei. Dal 2009
si è rinnovato con un format mirato a rafforzare il
sostegno alla creatività.
IN ORCHESTRA
“CON L’OCM ALLA RICERCA DI INTERCONNESSIONI VIRTUOSE E CONTAMINAZIONI INNOVATIVE”
Alberto
Truzzi
Perchè un’azienda decide di investire in cultura?
Nel caso specifico perché Confindustria Mantova
sceglie di sostenere la musica classica e l’Ocm?
«Alla fine il bello trionfa sempre, anche in momenti difficili come questi. L’avvicinare il fare impresa all’arte ed alla cultura attiva interconnessioni
virtuose per il marketing, per l’accoglienza, per
l’armonia, per l’eccellenza. L’Orchestra da Camera
di Mantova rappresenta tutto questo oltre che un
patrimonio inestimabile ed una testimonianza sublime del nostro territorio, di cui può essere vessillifera ed ispiratrice, in un campo, la musica colta,
che è da considerare espressione universale».
C’è la volontà del mondo imprenditoriale di sostenere la creatività, di credere nell’innovazione della
“Cultura chiama
Impresa” e “Sostieni
l’Orchestra da Camera
di Mantova” sono due
inediti progetti che
propongono un nuovo
modo d’intendere
l’investimento culturale
cultura andando oltre il semplice investimento
d’immagine?
«Io suggerisco alle imprese di sostenere l’estro e
la creatività, legate al serrato esercizio, che si concretizzano nelle attività culturali, da cui non possono che rimanere contaminate in termini di innovazione e ricerca del miglioramento; per sé e per il
proprio territorio, che va virtuosamente stimolato
a cogliere la forza del fine messaggio artistico. Ciò
contribuisce alla crescita interiore degli individui
ed allo sviluppo di una società migliore, integrando così l’elevazione del patrimonio umano con il
progredire sociale; entrambi scopi complementari, ma non per questo meno importanti, delle
attività economiche».
slogan Cultura chiama Impresa, cercando aziende con cui creare non delle
semplici sponsorizzazioni ma delle vere e proprie parntership di comunicazione. D’altro canto oggi le imprese scoprono sempre più la vocazione
all’investimento culturale, considerandolo come una soluzione efficace
per comunicare corporate e per la propria Corporate Social Responsibility.
La crisi costringe le aziende a spingere sulla promozione della propria
immagine, del brand e del prodotto attraverso strumenti non convenzionali: la sponsorizzazione culturale è uno di questi.
Le aziende non scelgono di investire nella musica, nel teatro, nell’arte
solo per gli indubbi incentivi fiscali, ma perché queste azioni si rivelano
un’efficace soluzione di comunicazione, veicolando ai pubblici di riferimento la scelta di “responsabilità sociale” fatta dall’azienda: una scelta di
investimento che si rivela anche un importante e prezioso contributo alla
crescita del Paese e della società e della quale abbiamo raccolto alcune
significative testimonianze (si vedano gli articoli qui sotto, ndr).
Fondamentale per il mondo culturale è, però, oggi anche sviluppare il rapporto di sostegno morale e materiale che si può instaurare con i singoli cittadini/spettatori. Nasce con questa finalità l’iniziativa Sostieni l’Orchestra da
Camera di Mantova pensata per mettere al centro dei progetti dell’Orchestra
il pubblico e di cercare nei suoi fedeli spettatori un supporto per continuare a proporre eventi musicali di grande qualità, dando così un maggiore
sostentamento alle arti rappresentative musicali all’interno della comunità
mantovana. Con l’inizio della stagione 2012/13 partirà una campagna di
“NATURALE EMANAZIONE DELLA NOSTRA PASSIONE PER L’ECCELLENZA”
Un altro esempio di impresa italiana nota a livello internazionale per la scelta di sostenere con
convinzione la cultura è illycaffè. Spiega il presidente e amministratore delegato Andrea Illy: «Per
illy il coinvolgimento e l’impegno nella cultura
e nell’arte sono una naturale emanazione della
passione per l’eccellenza, il principio che guida
l’azienda sin dalla sua fondazione, nel 1933.
L’amore per la qualità, per il bello e il ben fatto
ci hanno spontaneamente spinto a esplorare
questi territori, in cui abbiamo assunto il ruolo di
un moderno mecenate, di un attore che lavora
fianco a fianco con istituzioni, fiere, affermati artisti e scrittori, contribuendo come parte attiva
alla diffusione dell’arte contemporanea e della
cultura in generale. Ciò che riceviamo, in termini
di immagine, lo restituiamo creando occasioni di visibilità e di incontro con il pubblico e
con il mercato per talenti giovani ed emergenti. È questo il caso di Scritture Giovani - sezione
di Festivaletteratura dedicata alle voci nascenti
della narrativa europea – e di progetti come illy
SustainArt, rivolto ad artisti e curatori dei Paesi
emergenti. D’altronde, caffè e cultura sono legati
da un vincolo inscindibile: la medesima bevanda
che risveglia i nostri sensi, grazie allo stimolo della
caffeina, è al contempo occasione di incontro,
di dialogo, di stimolo per l’intelletto, rivelando
una valenza che, oltre che fisiologica, è estetica,
sociale e intellettuale».
Andrea
Illy
musicalmente
27
IN ORCHESTRA
tesseramento per supportare l’Orchestra da Camera di Mantova nello sviluppo dell’attività artistica: oltre a contribuire alla ricchezza della vita culturale
del territorio, chi deciderà di sostenere l’Orchestra, si farà promotore di un
ambizioso progetto culturale e sociale, fatto di una divulgazione seria e di
qualità, di proposte per l’infanzia e per i giovani che concorrano a far scoprire un’inestimabile patrimonio che non può andar dissipato.
Sei le tipologie di sostegno pensate per i privati: si va dalla Junior Card, per
dare la possibilità anche agli under trenta di impegnarsi attivamente per
la musica classica, fino alla tessera Mecenate che presume una quota di donazione molto importante, dai 5.000 euro a salire, a sostegno dell’attività
dell’Ocm.
Per chi deciderà di aderire all’iniziativa sono previsti benefit differenti a seconda dell’impegno economico. Tra gli altri, sconti sull’acquisto dei biglietti
di concerti e abbonamenti per la stagione dell’Orchestra da Camera di Mantova, convezioni con cinema, palestre e b&b, e una speciale Music Card che
dà diritto ai possessori di usufruire di sconti e agevolazioni per l’acquisto di
biglietti per concerti in collaborazione con le stagioni musicali di Bologna,
Cremona e Vicenza. I nomi dei sostenitori verranno
inoltre pubblicati
sul materiale cartaceo e web della stagione di riferimento, in particolare
sul libretto e sul
sito web dell’Orchestra da Camera
di Mantova in pagine appositamente
dedicate.
Da non dimenticare un ulteriore
L’Orchestra da Camera
incentivo: chi dedi Mantova
ciderà di effettuare una donazione
potrà godere anche dell’agevolazione fiscale di cui all’art.15 c.1. del D.P.R.
22/12/1986 n°917 e specificatamente di una detrazione d’imposta del 19%
dell’onere sostenuto fino al 2% del reddito complessivo dichiarato.
Anche una piccola donazione è fondamentale per aiutare l’Orchestra da Camera di Mantova a sostenere e promuovere un inestimabile patrimonio: la
grande musica.
28
musicalmente
Per aderire alla
campagna di sostegno
all’Ocm rivolta ai pirvati
basta scegliere tra le 6
diverse possibili card,
ciascuna caratterizzata
da benefit specifici
IN ORCHESTRA
Non si può certo dire che l’abbia fatto per farsi pubblicità. Di quella non ne ha bisogno, men che meno nella
sua Cremona. Bastano e avanzano l’impero dell’acciaio da lui creato e i riconoscimenti di prestigio. Come
la britannica Bessemer Gold Medal, attribuitagli dagli
inglesi per le sue idee in campo siderurgico (solo un altro italiano ne fu insignito, ma bisogna tornare al 1919,
a Federico Giolitti, figlio dello statista Giovannni). Con
il restauro del Palazzo dell’arte, l’edificio voluto dal gerarca Roberto Farinacci in piazza Marconi, Giovanni
Arvedi ha comunque scritto un’altra pagina della storia di Cremona.
A marzo 2013, dopo due anni di lavori finanziati
dall’imprenditore e dalla Fondazione Arvedi Buschini
(fino ad ora sono 12 i milioni di euro investiti), sarà
inaugurata quella che per l’Italia, e probabilmente per
il mondo intero, diventerà la casa dei violini. In tempi
cupi per la cultura, segnati dal fuggi-fuggi degli sponsor e dal crollo dei contributi pubblici,
c’è un imprenditore che crede invece nel suo
valore.
Il palazzo progettato dall’architetto Carlo Cocchia nel 1941 ospiterà un museo in grado di
riunire in un unico spazio collezioni dello strumento ora disseminate in più luoghi della città:
il Museo stradivariano, la collezione di Palazzo
comunale e quella di liuteria contemporanea
della fondazione Stradivari. L’inestimabile patrimonio occuperà il piano nobile del palazzo.
E qui troveranno posto anche i pezzi più prestigiosi, 15 violini gioiello firmati Stradivari, Amati, Guarneri del Gesù, Ceruti e Bergonzi, raccolti in
uno “scrigno dei tesori”. Sullo stesso piano anche gli
studi e i bozzetti in arrivo direttamente dalla bottega
di Stradivari, mentre agli strumenti prestati dai più importanti collezionisti al mondo sarà riservata l’ala Friends of Stradivari. Grazie a pezzi unici e all’allestimento
avveniristico, il museo racconterà la storia del violino,
i sistemi di costruzione degli strumenti ad arco, di oggi
e di ieri, le vicende talvolta rocambolesche delle famiglie di liutai. L’altro pezzo forte del Palazzo dell’arte,
forse il più atteso dai melomani cremonesi e non solo,
troverà spazio al pianoterra: un auditorium da 500 posti progettato dagli architetti Giorgiò Palù e Michele
Bianchi. Per l’acustica della sala, a forma allungata con
Un PALAZZO
per la musica
In tempi cupi per la cultura, segnati dal
fuggi-fuggi degli sponsor e dal crollo dei
contributi pubblici, a Cremona
un imprenditore muove in controtendenza
di Sabrina Pinardi
Il cav. Giovanni
Arvedi. sopra il nuovo
Auditorium di Cremona
il palco al centro della scena e il pubblico a fare da cornice ai musicisti, è stato scomodato l’ingegnere giapponese Yasuhisa Toyota. Su un’area di oltre 6500 metri
quadrati coperti troveranno posto, poi, biblioteche,
sale prove, zone multimediali e interattive, laboratori
per gli studenti, bookshop e caffetterie. Giovanni Arvedi e la sua fondazione non hanno dimenticato piazza
Marconi, la piazza sulla quale si affaccia il nuovo polo
musicale, che è già stata restituita alla città in tutto il
suo splendore. A settembre i primi eventi, la prossima
primavera l’inaugurazione ufficiale con il Presidente
della Repubblica Giorgio Napolitano. Un altro che,
anche in tempo di crisi, non si stanca di predicare il
valore della cultura.
musicalmente
29
AMICI
MECENATI
dei nostri
giorni
Sgombriamo qui il campo da possibili equivoci. L’appello alla società civile perchè intervenga a difesa della cultura musicale proposto nelle pagine che precedono non
deve in alcun modo esser letto come una sottovalutazione dell’operato e dell’importanza dell’Associazione Amici dell’Ocm, che da anni affianca e sostiene l’Orchestra
da Camera di Mantova. Nata nel maggio 1999, conta oltre 300 iscritti, rappresentati da un consiglio direttivo.
«L’iscrizione all’Associazione Amici dell’Ocm presuppone uno spirito di volontariato culturale che non dà particolari vantaggi in termini concreti - spiega il presidente,
professor Alberto Bertuzzi -, ma la soddisfazione e la consapevolezza di contribuire all’affermazione e promozione
della vita musicale di un complesso meraviglioso, che dà
lustro alla città e che presenta annualmente un progetto culturale. L’adesione all’Associazione non comporta
particolari oneri economici, ma solo una piccola quota
d’iscrizione che serve a coprire le spese vive. In varie occasioni ho sostenuto che l’Ocm rappresenta un “miracolo”;
il nostro impegno sarà quello di sostenerla perché il miracolo prosegua per molti anni». Negli anni, effettivamente, l’Associazione Amici ha giocato un ruolo fondamentale ai fini della sopravvivenza e del rilancio dell’attività
artistica e divulgativa dell’Orchestra da Camera di Manto-
Un incontro dell’Associazione Amici dell’Ocm
va. Ha rinvenuto sponsorizzazioni da privati e fondazioni.
Ha favorito rapporti e relazioni importanti per la crescita
della proposta e delle prospettive d’azione. E ha toccato
sensibilità e cuore di persone che anche grazie al tramite
degli Amici dell’Ocm hanno scelto di sostenere in prima
persona quello che il presidente Bertuzzi chiama “miracolo”. È il caso di Silvana e Rudolf (di cui riportiamo sotto una toccante lettera giunta all’Orchestra in seguito al
doppio concerto tenuto in Austria, a Graz, nel dicembre
2011). Ed è il caso di altri mecenati del nostro tempo che
ci chiedono anonimato e nessun clamore su gesti di generosità, talora reiterati negli anni, che aggiungo senso al
senso di ciò per cui, con convinzione e dedizione, l’Ocm
da trentuno anni si ostina a battersi. (v.a.)
LA “FRECCIA” DI SILVANA E RUDOLF
Natale 2011: dall’Austria giunge un pacco dono inatteso e dal sapore speciale
È il cuore che alimenta la spontaneità.
Indugiando, potrebbe subentrare la
ragione e ti direbbe di andare piuttosto
alle terme o alla beauty farm per
il weekend. O molto peggio all’ennesimo
nuovo centro commerciale o outlet.
La nostra - piccola - donazione alla
Orchestra da Camera di Mantova vuole
essere anche una freccia che, speriamo
non sola, vada oltre il consumismo e la
frivolezza e centri invece un obbiettivo
migliore e giusto. Nell’augurarvi i migliori
Auguri di un buon Natale e di un felice
anno nuovo, vi inviamo cari saluti da Graz
e rinnoviamo qui la nostra comune
intenzione di incontrarci a Mantova.
Silvana e Rudolf
musicalmente
31
COLONNA SONORA
di Claudio Fraccari
OLMI: il mestiere
di regista
Dopo l’esperienza giovanile di documentarista industriale, Ermanno Olmi (classe 1931) esordisce
nel lungometraggio di finzione
con Il tempo si è fermato (’60). Ma
è con Il posto (’61) che si vedono i
germi di una poetica personale: la
vicenda del giovane che esordisce
come avventizio nel mondo del
lavoro simboleggia il prezzo da
pagare per accedere allo status
di adulto. Bisogna però attendere il 1977 perché Olmi sia consacrato come autore, grazie al celeberrimo L’albero degli zoccoli,
premiato al festival di Cannes: nella Bassa bergamasca
di fine Ottocento, le struggenti vicissitudini di una famiglia contadina si fanno
paradigma del labor cui è
soggetto ogni uomo e della pietas
con cui il suo destino deve essere
considerato. La musica scelta per
tale parabola dedicata agli umili
è, in sapido contrappunto sociale, quella colta di Bach. Ancora un
musicista settecentesco, questa volta Telemann, fa da sottofondo per
un altro titolo importante, Lunga
vita alla signora! del 1983: in occasione del compleanno di un’anziana e potente signora, nel chiuso
di un castello, si assiste ai tormenti cui l’ambizione sottopone i numerosi invitati; il tutto visto con lo
sguardo del giovane personale di
servizio. La leggenda del santo bevitore (’88), Leone d’oro a Venezia,
segna una tappa parimenti fondamentale: dal romanzo breve di Joseph Roth, Olmi ricava un’opera
di notevole raffinatezza stilistica,
centrata sull’evocazione più che
sulla narrazione; la colonna sonora è affidata a brani di Sanchez e
Stravinsky, dunque a compositori del Novecento all’incirca coevi rispetto all’ambientazione temporale del film (gli anni Trenta).
Nel 2001 è la volta de Il mestiere
delle armi, che si avvale dello sco-
32
musicalmente
L’ABERO DEGLI ZOCCOLI
di Ermanno Olmi
Sullo sfondo della Bassa bergamasca degli ultimi anni
dell’Ottocento, si
narrano le tristi vicende di alcune famiglie contadine. Pur
oberati da sofferenze, fatiche, ingiustizie,
i protagonisti ostentano dignità estrema,
tanto che il dramma non esclude momenti lirici, punteggiati dalle musiche di
Bach. Interpretato da attori non professionisti come nella migliore tradizione
neorealista, il film si aggiudicò con pieno
merito la Palma d’oro a Cannes.
(Ita-Fra 1977)
LA LEGGENDA DEL SANTO BEVITORE
di Ermanno Olmi
Ermanno
Olmi
re originale di Fabio Vacchi; sotto
l’impalcatura storica legata alla tragica morte di Giovanni de’ Medici,
si dipana con rinnovata efficacia il
grumo dolente che ha sempre informato il cinema di Olmi – quel
pensiero etico prodotto da una religiosità laica di ascendenza manzoniana. Ancora Fabio Vacchi compone le musiche per il successivo
Centochiodi (‘07), ove sacro e profano vengono sapidamente mescolati, mantenendo però sempre la visuale dei semplici, degli umili, degli
ultimi. È poi Terra madre (‘08) il film
con cui Olmi pare completare il suo
percorso (il successivo Il villaggio di
cartone del 2011 è formalmente irrisolto): in un approdo esplicitamente georgico, riecco il documentario,
cioè il ricongiungimento con le origini del suo “mestiere” di regista. Al
composito dettato visivo, cui hanno
collaborato Franco Piavoli e Maurizio Zaccaro, corrispondono musiche altrettanto eterogenee, nell’intento comune di rievocare le voci
della natura e delle diverse culture
terrestri. Un vero manifesto, anche
sonoro, per difendere e affermare
le bio-diversità.
Dal romanzo di Joseph Roth, è la storia
di un barbone etilista che riceve da un
personaggio misterioso un prestito in
danaro; dopo vari
incontri, egli tenterà di restituire la somma, anche a costo della morte. In una Parigi metafisica, la parabola di Olmi assume
un valore simbolico eccezionale, anche
grazie all’ottima interpretazione di Rutger
Hauer. Suggestiva la colonna sonora, con
musiche di Sanchez e Stravinsky. Leone
d’oro a Venezia.
(Italia 1988)
IL MESTIERE DELLE ARMI
di Ermanno Olmi
Restituendo le
circostanze della
morte in territorio
gonzaghesco del
capitano di ventura
Giovanni de’ Medici
– ferito da una palla
di falconetto nel novembre del 1526
–, Olmi enuncia la sua idea tragica della
storia, oscillante fra stigmatizzazione del
conflitto armato e pietà nei confronti
dell’uomo. Ben scritto, agile e intenso,
il film si vale della notevole fotografia di
Fabio Olmi cui fanno riscontro le musiche
originali di Fabio Vacchi.
(Ita-Fra-Ger 2001)
GRAMMOFONO
di Michele Ballarini
Le PAROLE della MUSICA
Schubert, Brahms,
Mahler, Ravel hanno
scritto capolavori
su testi di Schiller,
Goethe, Baudelaire
Moltissima musica è stata scritta,
cantata e suonata partendo da un
testo, sia esso tramandato oralmente sia in forma compiutamente letteraria, e se esploriamo il repertorio
vocale troveremo parecchi capolavori ispirati alla produzione dei
massimi poeti e scrittori; se l’opera
lirica è un mondo dove il testo è necessariamente adattato alle esigenze musicali e teatrali, si tratti di un
soggetto originale o ripreso da un
testo preesistente, tutt’altro discorso riguarda invece il repertorio liederistico dove le parole e le note riescono ad incontrarsi e a fondersi,
luoghi ideali dove la musica non
accompagna il testo ma lo rivive e
se ne imbeve arrivando così a formare un tutto unico. Autori come
Schubert, Schumann, Brahms,
Wolf, Mahler, Richard Strauss, Duparc, Debussy e Ravel hanno scritto
capolavori indimenticabili su testi
di Schiller, Goethe, Rückert, Baudelaire, Mallarmé, ... Intendiamoci,
anche l’opera ha momenti altissimi
di incontro tra testo e musica ma,
come diceva Puccini, «in teatro l’ultima parola spetta sempre al musicista», aspetto del quale erano consapevoli quasi tutti i grandi operisti,
scongiurando così spesso il realizzarsi di esiti solo parzialmente riusciti come la Parisina di Mascagni,
dove la elaboratissima parte musicale non trova spesso piena aderen-
za al testo di D’annunzio o il Faust
di Gounod, dove la bellissima musica riveste un libretto che del capolavoro goethiano ricalca spesso
l’aspetto più superficialmente narrativo. Se poi consideriamo il repertorio che la discografia ha registrato nel corso degli anni ci rendiamo
conto che una grossa fetta di esso riguarda la musica vocale: anche con
i mezzi rudimentali che in passato
la registrazione acustica poteva offrire, la voce umana è sempre stata
tra le fonti più adatte da fissare su di
un supporto per potenza, duttilità e
varietà di timbro, e anche se le regole del mercato tendevano a privilegiare le arie liriche, vennero effettuate a partire dagli anni 20’ e 30’
parecchie registrazioni di musica
liederistica da parte di grandi cantanti come Elisabeth Schumann,
Lotte Lehmann e Richard Tauber,
fino ad artisti più vicini a noi come
Elisabeth Schwarzkopf, Dietrich Fischer-Dieskau e Jessie Norman. Registrazioni preziosissime che fanno
eco alle Liederabend, incontri musicali inizialmente casalinghi e poi
concertistici che dall’inizio dell’800
si tengono nei paesi austro-tedeschi. Per la reperibilità dei vari testi
musicati si rimanda al sito internet
http://www.recmusic.org/lieder
enorme database con tutti i testi più
importanti, in lingua originale e anche in traduzione italiana.
CAVALIERE DEL LIED ROMANTICO
UNO SGUARDO AL PASSATO
SOLE LE PAROLE, E LA MUSICA?
Il grande baritono
Dietrich Fischer-Dieskau è stato uno dei
maggiori interpreti
del repertorio liederistico: le incisioni
dedicate a Schubert,
Schumann e Wolf
sono tra le maggiori della storia del disco.
La sua voce era uno strumento ideale per
rendere con emozionante risalto tutte le
inflessioni del testo, unitamente a una musicalità meravigliosa che evidenziava le più
riposte intenzioni dell’autore. Per notizie
sulle disponibilità discografiche si rimanda
al sito www.amazon.it.
Una delle prime registrazioni dedicate
al lied fu quella effettuata sotto gli auspici
della Hugo Wolf Society, associazione
costituitasi nel 1931
e promotrice di una
serie di magnifiche incisioni dedicate alla
geniale produzione lideristica del grande compositore austriaco (1860-1903).
Queste registrazioni, effettuate tra il 1931
e il 1938, sono disponibili in un cofanetto
Emi di 5 cd ora fuori catalogo ma ordinabile comunque come usato nel sito americano di Amazon.
Al nostro grammofono, antica macchina dispensatrice
di suoni, è dedicato
Profusione di armonie, un capitolo
de La Montagna
incantata di Thomas
Mann, dove il protagonista scopre un
mezzo dal quale possono rinascere
proposte musicali di inaudita bellezza;
l’autore riesce nell’impossibile compito
di far rivivere l’emozione dell’ascolto
sostituendo magicamente la parola alla
musica. Il mezzo in questione frebbe
gola a molte persone.
musicalmente
33
CD - DVD
di Luca Segalla
CONVERSAZIONI
sulla musica
Colto, vivace, ironico. Alfred Brendel è stato un pianista atipico, capace di lasciare un segno nella storia
senza essere né un virtuoso-monstre né uomo di spettacolo. Dopo il ritiro dal concertismo, alla fine del
2008, ha continuato a presentarsi al pubblico come
conferenziere, illuminando, retrospettivamente, il suo
percorso di artista originale pur nella fedeltà al testo
(«l’interprete deve baciare l’opera risvegliandola»).
Il doppio dvd Alfred Brendel on music raccoglie tre conversazioni (sottotitolate in Italiano) tenute nel settemAlfred Brendel
bre 2010 a Salisburgo. Può la musica classica essere del
on Music.
tutto seria? e Caratteri musicali esemplificati nelle sonate di
Three Lectures.
Beethoven erano già apparse, in inglese, in un volume
2 DVD Unitel
del 2001, mentre Luci e ombre dell’interpretazione si basa
(703408)
su materiale nuovo. Appassionato di pittura, saggista
e poeta, Brendel è un conferenziere acuto, prodigo
di esempi al pianoforte. In questo caso, però, siede rigido davanti a un leggio, invece di parlare a braccio. Un po’ serioso ed
ufficiale. È un peccato, perché i contenuti delle conferenze sono tutt’altro
che seriosi. Soprattutto quando il pianista austriaco illustra il ruolo del comico nello stile dei grandi classici viennesi. Basta ascoltare come analizza
- e come suona - il finale della Sonata Hob XVI/50 di Haydn. Illuminante la
battuta sull’ultimo movimento dell’Op. 31 n. 1 di Beethoven: «Se un pianista non riesce a far ridere il pubblico al termine di questa sonata è meglio
che diventi organista».
LA “WANDERUNG” DI ANDERSZEWSKI
Solo lo sguardo di un regista geniale come Bruno
Monsaingeon poteva raccontarci uno dei personaggi
più inquieti del pianismo di oggi, il polacco-ungherese
Piotr Anderszewski. Le pianure dell’Est, lungo le quali
corre un treno che è metafora di un viaggio interiore,
ricordano il grande Nord di Glenn Gould. E l’ombra di
Gould, pianista prediletto da Monsaingeon, affiora tra
le pieghe di questo emozionante film-documentario,
costruito quasi tutto su dialoghi e frammenti di prove.
Piotr Anderszewski: voyageur intranquille.
1 DVD Medici Arts (3077938)
BEETHOVEN SECONDO BUCHBINDER
I cinque Concerti per pianoforte e orchestra beethoveniani con uno dei più autorevoli interpreti del Classicismo viennese. I video sono stati registrati al Musikverein di Vienna, nella primavera del 2011. Eleganza
dell’eloquio, profondità di pensiero, tocco morbido
e fraseggio dal respiro lungo. A fianco di Buchbinder
i Wiener Philharmoniker, con il loro inconfondibile
suono. Da antologia.
Rudolf Buchbinder. The Beethoven Piano Concertos.
2 DVD UNITEL (708808)
34
musicalmente
INVITO ALL’ASCOLTO
L’originalità
di RICHTER in due
cd rimasterizzati
Sviatoslav
Richter (1915 –
1997) è stato
uno dei miti
del pianismo
internazionale
della seconda metà del
Novecento ed il suo nome, in un
panorama che in tempi recenti ha prodotto rarissime personalità di forte ed
interessante carattere, è tutt’altro che
dimenticato. Farà dunque piacere agli
appassionati poter disporre di alcune
sue registrazioni rimasterizzate secondo criteri per così dire filologici atti a
restituirne il suono originale attingendo
ai primi materiali di studio, pur con
l’aiuto della tecnica più evoluta.
Il doppio cd recentemente immesso in commercio dall’etichetta Emi
Classics si è avvalso dell’opera di
quattro ingegneri dei famosi Abbey
Road Studios di Londra, e viene così
a rientrare in una collana nuova (Audiophile edition – Hybrid Sacd) che
presenta documenti di grande valore.
I due dischi richteriami si riferiscono a
registrazioni effettuate verso la metà
degli anni Settanta, quando già l’artista
ucraino godeva di vasta fama (in Italia
il suo primo recital avvenne nel maggio
del 1962) e raccolgono tre opere per
pianoforte e orchestra: il Concerto
op.33 di Dvorák, registrato a Monaco
di Baviera nel giugno 1976, con la
Bayerisches Staatsorchester guidata da
Carlos Kleiber, ed iConcerti di Grieg
e Schumann realizzati nel novembre
1974 a Monte-Carlo con l’Orchestre
National de l’Opéra diretta da Lovro
YRQ0DWDĀLþ7UHODYRULLPSRUWDQWLQHL
quali Richter lascia l’impronta di un’incisività temperata dal più meditato
calore espressivo. Una selezione che
sottolinea, con l’inclusione del raro e
discusso Concerto di Dvorák, l’originalità di un interprete non condizionato
dagli indirizzi correnti. (a.z.)
MUSICA & ARTE
di Paola Artoni
DAVID LACHAPELLE
inquiete e graffianti
seduzioni pop
Davanti al suo obiettivo
hanno posato le star
della musica, della moda
e del cinema, accettando
di mettere a nudo
le loro passioni
ma anche le loro fobie
FINO AL 4 NOVEMBRE A LUCCA
Lady Gaga e Michael Jackson
secondo David Lachapelle
Lo sguardo ironico, seducente e
graffiante di David LaChapelle racconta con eloquente eleganza le inquietudini che attraversano i nostri
giorni. «Posso fare qualunque cosa.
Se lo vedo nella mia mente riesco a
ricrearlo. Amo il fatto che sia teatrale e collaborativo» dichiara lo stravagante fotografo nato a Fairfield
(Usa) nel 1963. Con il surrealismo
che gli è congeniale, ha solcato il
mondo patinato della moda fin dagli anni Ottanta quando ha iniziato
a collaborare con il magazine “Interview”, fondato da Andy Warhol.
Le sue foto hanno presto trionfato sulle copertine di “Vanity Fair”,
“GQ”, “Vogue”, “Rolling Stones”,
imponendo un modo di fare fotografia perfettamente riconoscibile
e pittorico. La composizione è rigorosa, così come lo studio delle luci e
dei panneggi. Davanti al suo obiettivo hanno posato le star della musica, della moda e del cinema, accettando di mettere a nudo le loro
passioni ma anche le loro fobie, mescolando la sensualità con il kitsch.
LaChapelle sa ricreare composizio-
ni che ricordano la Nascita di Venere di Botticelli, metafora dell’amore
puro, ma cita anche la michelangiolesca Cappella Sistina, l’Estasi di
Santa Teresa di Bernini (reinterpretata da Angelina Jolie) e le nature
morte che diventano vanitas seicentesche. La musica è un appassionato fil rouge che accompagna tutta la
carriera dell’artista (e lo scatto Lady
Gaga: Metropolis sembra una vera e
propria locandina per un concerto previsto su un altro pianeta). Regista di videoclip, ha firmato anche il documentario Rize, dedicato
al Krumping, ballo nato nel ghetto di Los Angeles. Tra i video girati si ricordano quelli per Christina
Aguilera (Dirrty, Can’t Hold Us Down
e The Voice Within), e ancora: per
Kelis, Moby, Mariah Carey, The Vines, Avril Lavigne, Jennifer Lopez,
Macy Gray, Blink 182, Nick Carter, No Doubt, Britney Spears, Joss
Stone, Norah Jones, Gwen Stefani,
Robbie Williams. Un sodalizio speciale è con Elton John, per il quale,
tra il 2001 e il 2006 ha girato This
Train Don’t Stop There Anymore; Ori-
Sino al 4 novembre il Lucca Center
of Contemporary Art ospita una
grande mostra dedicata all’artista
e curata da Maurizio Vanni (produzione di Arthemisia Group) con
una cinquantina di scatti e le varie serie quali: Star System; Deluge;
Earth laughs in Flowers; After the
Pop; Destruction and Disaster; Excess; Plastic People; Dream evokes
Surrealism; Art References; Negative Currency.
Per ulteriori informazioni vivistare il
sito Internet: www.luccamuseum.
com oppure scrivere un’email a
[email protected]
ginal Sin; Answer in the Sky e All That
I’m Allowed (I’m Thankful) e Someone
Saved My Life Tonight.
Lo stesso Elton John è ritratto nello scatto Egg on His face con gli occhi coperti con le uova. Anche due
grandi e indimenticabili voci femminili hanno voluto la fotografia
di LaChapelle per i loro video: la
splendida Whitney Houston di Try
It On My Own e la carismatica Amy
Winehouse di Tears Dry On Their
Own. Recentissimo è Spectrum per
Florence and the Machine, un’inquietante visione inserita nelle scene di un balletto classico.
musicalmente
35
ALTRA MUSICA
di Giorgio Signoretti
LE BICICLETTE BIANCHE AL FESTIVALETTERATURA
IL RINNOVATO INTERESSE PER IL FOLK
Joe Boyd è a Mantova in
occasione del Festivaletteratura
per presentare Le Biciclette
Bianche, bella traduzione per
Odoya del formidabile White
Bicycles - Making Music in the
1960s. Chiunque sia interessato
a portarsi a casa anche solo
una briciola dell’alchimia di quegli anni formidabili (come non
essere d’accordo con chi l’ha detto per primo?), non tralasci
l’opportunità di ascoltarne il racconto dalla voce di una persona decisamente informata dei fatti. E non lasci sullo scaffale un
libro che Brian Eno ha definito così: “Meraviglioso. Un avvincente pezzo di storia sociale e il miglior libro sulla musica che
abbia letto da anni”.
L’interesse per la musica folk vecchia e nuova sembra conoscere
una stagione felicissima, almeno
dal punto di vista editoriale.
Sono assolutamente da non
perdere due libri ben tradotti di
Amanda Petrusich, brillantissima
giornalista americana e scrittrice
di grande intensità: It Still Moves (Arcana), sulla nuova scena
folk e folk-rock americana, e Pink Moon, sul capolavoro del
1972 di Nick Drake (No Reply).
Oppure altri due bei volumetti prodotti in Italia sull’avventura quarantennale del folk psichedelico inglese: The Circle Is
Unbroken, di Gino Dal Soler (Tuttle Edizioni) e Fairest Isle, di
Antonello Cresti (Aereostella).
JOE BOYD
scopritore di talenti
Difficile spiegare chi è Joe Boyd.
Forse si può provare a metterla
così: esisterebbe un jazz europeo
senza Manfred Eicher? O una Pop
Art senza Leo Castelli? Allo stesso
modo è legittimo chiedersi se, senza il bostoniano Joe Boyd, la folgorante scena londinese di fine
anni Sessanta sarebbe stata altrettanto originale e ricca di suggestioni. Boyd, solo per ricordare alcune
delle sue imprese, scoprì per primo il potenziale dei Pink Floyd di
Syd Barrett e produsse il loro stupefacente singolo d’esordio, Arnold Layne. Dal 1966 al 1967 fondò
e condusse l’UFO Club, laboratorio di gestazione del nuovo rock
psichedelico: tempio dei Floyd dei
light-show e delle più spregiudicate aperture rumoristiche, ospitò le
prime sperimentazioni di band e
artisti come Soft Machine, Tomorrow, Arthur Brown, Graham Bond
e perfino AMM. Attraverso la sua
agenzia, la Witchseason Production, promosse i talenti di Nick
Drake, Fairport Convention, John
Martyn e Richard Thompson, contribuendo a dar forma ad un’estetica originalissima destinata ad
influenzare i visionari più intransigenti del nuovo folk fino ad oggi.
Si mosse anche in campo cinema-
36
musicalmente
tografico, producendo
la memorabile colonna
sonora di Un Tranquillo
Weekend di Paura, oltre
al magnifico documentario su Jimi Hendrix
del 1973. Boyd riuscì a
mostrare ad un mondo
musicale londinese in
continuo fermento ma
ancora legato all’idea di
“genere” come la richiesta di libertà del grande Free-Jazz statunitense fosse sostanzialmente
la stessa che animava le
dilatazioni espressive,
linguistiche e strutturali
che sventravano radicalmente la forma canzone
nei concerti dei Floyd.
Spinse inoltre il folk inglese lontano dalle secche della riproduzione liturgica di danze e ballate,
incentivandone la trasfigurazione
in un linguaggio aperto che sapesse raccontare allegoricamente
l’Inghilterra profonda al pubblico
più giovane. Anche ai futuri protagonisti del progressive rock come
Jethro Tull, King Crimson, Gentle
Giant e Genesis. Joe Boyd è ancor
oggi uno dei pochi a sapere di che
materia siano fatti i sogni.
Joe
Boyd
Scoprì per primo
il potenziale dei Pink
Floyd di Syd Barrett
e produsse
il loro stupefacente
singolo d’esordio
“Arnold Layne”
LEGGERE
di Simonetta Bitasi
STORIE INTENSE DA LEGGERE
IN UN MINUTO DI... TRENO
38 storie, scritte tra
il 2005 e il 2007, da
leggere in un minuto
e poi continuare a
rileggere e ripensare. Ci sono tantissimi
spunti, dalla natura,
ai libri alla musica
e soprattutto c’è un ritmo lento e avvolgente. Il raffinato scrittore svizzero riesce
a mischiare piccoli aneddoti, considerazioni, curiosità senza mai essere banale o
scontato. Un libro da leggere, conservare, ideale per i viaggi in treno.
(Quando sapevamo aspettare di Peter
Bichsel, traduzione di Anna Allenbach,
Comma 22 2011, pp. 120, 10.20 euro).
UNA PASSEGGIATA
LUNGA UN SECOLO
Racchiudere in una
passeggiata un secolo di storia. È quello
che riesce a fare la
scrittrice rumena con
la sua amabile protagonista. Vica, infatti,
una donna anziana,
semplice, colma di ironia e buon senso,
in un mattino freddo, contro il volere del
marito, decide di fare visita ad alcuni conoscenti a Bucarest e mentre attraversa
la città, ci fa ridere e commuovere con
in suoi ricordi.
(Una mattinata persa di Gabriela
$GDPHüWHDQXWUDG50HUORH&)UDQFRQH
Atmosphere 2012, pp. 456, 18 euro).
IL VECCHIO CHE AIUTAVA
I RAGAZZI A INNAMORARSI
Un anziano scrittore
trova alla sua porta
un sedicenne con
una strana richiesta.
La sua ragazza è una
affezionata lettrice
dello scrittore e crede fortemente nel
valore della lettura. Tanto che vorrebbe
comunicare con il suo ragazzo anche per
iscritto. Ma Karl è dislessico e non ha il
coraggio di dirglielo. Così chiede allo
scrittore di aiutarlo.
(Muoio dalla voglia di conoscerti di Aidan
Chambers, traduzione di Beatrice Masini,
Rizzoli 2012, pp. 160, 13 euro).
La storia del Novecento
racchiusa in un VIOLINO
«Questo violino
non è mio, sono
io a essere suo.
Sono uno dei tanti che l’ha avuto. Nel corso della sua vita questo
storioni ha avuto diversi musicisti al suo servizio.
E oggi è mio, ma
io lo posso solo
contemplare. Per
questo volevo che
imparassi a suonare il violino e
continuassi la lunga catena
della vita di questo strumento. Solo per questo devi studiare il violino. Solo per questo, Adrià. Non c’è bisogno
che ti piaccia la musica». Il
centro focale di questo monumentale e intenso romanzo è
il violino di Cremona che diventa l’emblema della parabola di vita dell’io narrante e dei
tanti personaggi che incontra.
Tutto prende il via da un negozio nel cuore della vecchia Barcellona, pieno di oggetti antichi
e manoscritti rari. Qui, alla metà del
‘900, cresce Adrià Ardèvol, un bambino prodigio che nel volgere di pochi anni, impara tredici lingue e suona il violino come un virtuoso. Ma il
giorno in cui il padre Felix muore
assassinato per strada, sarà proprio
il violino - un prezioso Storioni del
1700 che il ragazzo ha scambiato
con uno strumento di nessun valore
- a risvegliare in Adrià un forte senso
di colpa che ha insieme radici lontane e sentimenti recenti. Così Adrià
decide di rivolgersi, in una sorta
di confessione, a Bernat, il ragazzo che incontra alle lezioni di musica, per raccontargli la storia della
sua famiglia e insieme l’origine del
prezioso violino. Che non è un semplice oggetto, ma diventa il simbolo
del Male e di una vicenda che dalle
Io confesso
di Jaume Cabré,
traduzione di
Stefania Maria
Ciminelli,
Rizzoli 2012,
pp. 784,
19,50 euro
torture dell’Inquisizione arriva sino
ai convogli piombati di Auschwitz.
Jaume Cabrè, uno dei grandi autori della letteratura catalana contemporanea, compone una sorta di epopea del Novecento, dove, attraverso
lo sguardo e la voce di un bambino
straordinario racconta come la famiglia in cui nasciamo può segnare per
sempre la nostra vita. E per Adrià nascere in quella famiglia era stato un
errore imperdonabile: «Mi sono reso
conto all’improvviso di essere sempre stato solo, di non aver mai potuto fare affidamento sui miei genitori,
né su un Dio a cui demandare la ricerca di soluzioni, sebbene, nel corso degli anni, mi fossi abituato a delegare a indefiniti credo e a letture
assai diverse il peso del pensiero e la
responsabilità delle mie azioni».
musicalmente
37
IN PLATEA
Prima lo spettacolo Raccontare Chopin (da cui il libro
con dvd, Promo Music), poi la collana di dvd I Segreti
della Musica dedicata a 16 grandi compositori da Bach
a Mendelssohn (in allegato a Repubblica e L’Espresso).
Alcuni tra i più riusciti progetti di divulgazione musicale degli ultimi anni li dobbiamo a Corrado Augias:
giornalista, scrittore, autore teatrale e televisivo, ma
anche appassionato di classica. Con la complicità del
pianista Giuseppe Fausto Modugno, Augias accompagna con garbo e intelligenza gli spettatori – absolute beginners compresi – alla scoperta dei grandi maestri e
dei loro capolavori. Obiettivo? «Inventare una possibile nuova forma di concerto per andare incontro al
pubblico», è la sua risposta.
Dottor Augias, lei come si è avvicinato alla musica?
«A vent’anni sentivo come una mutilazione la mancanza di una formazione musicale, quindi mi sono
messo a studiare pianoforte, flauto, armonia e contrappunto all’Istituto Pontificio di Musica Sacra. Poi
per colpa del lavoro ho dovuto lasciar perdere, ma mi
è sempre rimasto questo senso di frustrazione».
Trova almeno il tempo di ascoltarla?
«Sì, ieri per esempio mi sono lasciato incantare dal
quartetto Rosamunde di Schubert».
Cosa pensa delle orchestre italiane?
«Abbiamo formazioni di livello europeo, penso alla
stessa Orchestra da Camera di Mantova. Il problema
è un altro: la conoscenza della classica in Italia è ristretta a una élite».
La televisione potrebbe venire in soccorso?
«Non ne parliamo neanche, la situazione al riguardo
è disastrosa».
Avendo la bacchetta magica che programma farebbe
per risollevare per aiutare la tv a fare divulgazione
musicale seria?
«Me ne viene in mente uno che ideai molti anni fa
per Rai Tre: dieci puntate sui grandi direttori d’orchestra. Ma sarebbe impensabile riproporlo oggi».
Prima Salvatore Accardo, adesso Riccardo Muti: prendersela con i Conservatori sembra diventato l’hobby
preferito dei grandi maestri italiani. Lei che opinione ha della formazione musicale in Italia?
«Penso solo che i Conservatori sono troppi e che questo porta inevitabilmente ad abbassare la qualità».
Altro tasto dolente: i finanziamenti pubblici...
«Vietato parlarne, la situazione è drammatica».
Che consigli darebbe ai professionisti della musica
per affrontare la crisi?
«Rinnovare, rinnovare, rinnovare. Bisogna fare come
nell’editoria. I librai l’hanno capito che non basta stare dietro al bancone e aspettare i lettori: organizzano
rassegne, invitano gli scrittori. Anche i musicisti devono “uscire” dalle sale da concerto e andare loro verso il pubblico».
Il suo prossimo progetto musicale?
«Si tratta di La vera storia di Traviata: lo spettacolo è
stato presentato in anteprima a Bologna in vista del
bicentenario verdiano del 2013».
38
musicalmente
di Alice Bertolini
Corrado
Augias
Musicisti, uscite
dai teatri e andate
verso il PUBBLICO
Corrado Augias, giornalista, scrittore
e appassionato di musica classica, dà
alcuni consigli per uscire dalla crisi
e attacca i Conservatori: “Sono
troppi e la qualità così s’abbassa”
DA INVIATO SPECIALE A VOLTO DELLA TV
Corrado Augias nasce a Roma nel 1935. Giornalista, scrittore e conduttore televisivo, ha vissuto molti anni a Parigi e
New York e attualmente risiede a Roma. E’ stato inviato speciale per L’Espresso, Panorama e La Repubblica, quotidiano
al quale oggi collabora, curando la rubrica delle lettere. Tra
le sue opere teatrali: Direzione Memorie e Riflessi di conoscenza, L’Onesto Jago, Aldo Moro, una tragedia italiana,
Processo a Tiberio, l’ombra del calvario. Per Mondadori ha
pubblicato molti romanzi e saggi tra cui il best-seller Inchiesta su Gesù. Chi era l’uomo che ha cambiato il mondo (con
Mauro Pesce). Per la tv ha ideato e condotto programmi
quali Telefono giallo, Babele, Enigma. Dal 2003 conduce su
Rai3 Le Storie - Diario Italiano.