N u s.BHB[JOFEFMMq0SDIFTUSBEB$BNFSBEJ.BOUPWB icalmente Anno 8 - Numero 3 Settembre 2012 Schmitt Festivaletteratura Uno scrittore per la musica Ventesimo anniversario Nella foto Eric-Emmanuel Schmitt Ricordi e idee per ripartire DIFENDIAMO LA CLASSICA Tariffa R.O.C. R.O.C. “Poste “Poste Italiane Italiane Spa” Spa” -- Spedizione Spedizione in in abbonamento abbonamento postale postale D.L. D.L. 353/2003 353/2003 (Conv. (Conv. In. In. L. L. 27/02/2004 27/02/2004 n. n. 46) 46) art. art. 11 comma comma 1, 1, DCB DCB Mantova Mantova Tariffa EDITORIALE di Andrea Zaniboni SILENZIO, si ascolta! In un passaggio dell’intervista che Eric-Emmanuel Schmitt, celebre scrittore francese, ci ha concesso (gli siamo riconoscenti) leggiamo quale sia la musica che egli ascolta: quella, dice prima di specificare i suoi autori preferiti, che domanda ci si astenga dal fare altre cose, per semplicemente ascoltarla. Concetto semplice, apparentemente banale ma eloquente, che in definitiva pone a margine l’oggetto di una preferenza per dare risalto ad una modalità di rapporto. Il rapporto fra noi e le cose che c’interessano, ci stimolano, ci appartengono e forse potremo amare. Nell’epoca delle comunicazionilampo, della tecnologia che abbatte le distanze e che permette il triste primato di una pluri-attività individuale per la quale esserci sempre e ovunque sembrerebbe la migliore delle vite possibili, Schmitt ci richiama all’ordine. Va detto che ci sono molti tipi di musiche, indubbiamente: al supermercato impera quella per gli acquisti, apparentemente indifferente, algida, generica, magari familiare, ed invece sottilissima arma di seduzione. E poi, fra una miriade di varianti (non manca anche quella che funziona su un fondo rumoreggiante e disarticolato, emergendo come energia vitale primigenia) c’è sul lato opposto quella che s’ascolta nel silenzio. Può essere qualunque musica che possieda una struttura, un fine comunicativo, una vibrazione emozionante, una caratteristica originale che s’imprime nella me- moria, o una scrittura intelligente. Per questo non diremo che la classica ha meriti superiori al jazz, alla musica d’autore o a quella che continuiamo a definire per comodità musica di consumo. I compartimenti stagni non esistono. La storia ci sta dimostrando che qualche pagina nata in Inghilterra per le suggestioni giovanili degli anni Sessanta rapisce ancora oggi un ventaglio di generazioni addirittura più ampio. Mentre molti esperimenti intellettuali finiranno, se non ci sono già finiti perché scorgiamo qui sotto un cestino già bello colmo, nell’elenco delle cose fatte, provate, discusse e archiviate senza molti dolori. Ad ognuno il suo insomma, ricordando che la nostra musica personale, quella che sa raccogliere privati sentimenti, esperienze ed idee nemmeno immaginate, restituendoceli in un confortante distillato di bellezze per l’anima e il cervello, sarà quella alla quale ci dedicheremo in esclusiva, nel desiderio silenzioso. Per questo, forse, la scuola ha tante difficoltà nel trattare la musica e nell’educare all’ascolto: l’analisi non è garanzia di passioni, è bensì uno strumento d’indagine, un motivo “a posteriori” che può attecchire solo su una musica “ascoltata”. Ascoltata e non sentita per dovere o necessità informativa. Avvicinata con affetto, e coltivata come un’amica fedele, come i vent’anni di Tempo d’Orchestra che qui festeggiamo ci hanno insegnato a fare. La storia dimostra che gli individui cercano la vibrazione emozionante, che può essere ovunque Musica, una compagna fedele, da avvicinare con affetto, come i 20 anni di “Tempo d’Orchestra” ci hanno insegnato a fare musicalmente 3 Settembre 2012 SOMMARIO N IN COPERTINA 7 6 Arti e mestieri. Musicisti che scrivono. Scrittori che suonano... 7 Cari Beethoven e Mozart, vi scrivo Intervista a Eric-Emmanuel Schmitt di Anna Barina 9 9 Suoni&parole Doppia vita del musicista-scrittore di Luca Ciammarughi 11 11 Festivaletteratura: la parola alla musica di Valentina Pavesi VENTENNALE 14 14 20 Vent’anni di Tempo d’Orchestra Intervista a Carlo Fabiano di Andrea Zaniboni 19 16 22 19 Gran finale di stagione: con la Nona di Beethoven 20 Una due giorni a tutta classica il 29 e 30 settembre di Valentina Pavesi IN ORCHESTRA 22 25 “Solo la cultura può salvarci” Intervista al sociologo De Masi di Emanuele Salvato 24 Sindaci che resistono “Senza cultura perdita d’identità” di Emanuele Salvato 25 N usicalmente .BHB[JOFEFMMq0SDIFTUSBEB$BNFSBEJ.BOUPWB EDITRICE: Associazione Orchestra da Camera di Mantova SEDE LEGALE, DIREZIONE, REDAZIONE: MANTOVA, Piazza Sordello, 12 Tel. 0376 368618 - E-mail: [email protected] STAMPA: Sel Srl CREMONA - via De Berenzani, 6 - Tel. 0372-443121. Registrazione al Tribunale di Mantova n. 10/2004 del 29/11/2004 Chiuso in redazione il 3 agosto 2012 4 musicalmente di Cecilia Collini TIRATURA 10.000 copie DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Zaniboni COORDINAMENTO EDITORIALE: Anna Barina GRAFICA: Elena Avanzini REDAZIONE: Valentina Pavesi HANNO COLLABORATO: Paola Artoni, Michele Ballarini, Alice Bertolini, Simonetta Bitasi, Luca Ciammarughi, Cecilia Collini, Claudio Fraccari, Sabrina Pinardi, Emanuele Salvato, Luca Segalla, Giorgio Signoretti La musica non è un lusso, è una necessità 29 Un palazzo per la musica Un imprenditore in controtendenza di Sabrina Pinardi AMICI 31 AMICI Da sempre al fianco dell’Ocm RUBRICHE 32 38 COLONNA SONORA Olmi, il mestiere di regista di Claudio Fraccari 33 IN PLATEA Augias, musicisti guardate al pubblico di Alice Bertolini GRAMMOFONO Le parole della musica di Michele Ballarini 34 CD - DVD Conversazioni sulla musica di Luca Segalla 35 MUSICA & ARTE David Lachapelle, seduzioni pop di Paola Artoni 36 ALTRA MUSICA Joe Boyd, scopritore di talenti di Giorgio Signoretti 37 LEGGERE La storia del ‘900 in un violino Un’opera di David Lachapelle di Simonetta Bitasi Cecilia Collini Cecilia Collini si è laureata in Conservazione dei Beni Culturali all’Università di Ca’ Foscari di Venezia specializzandosi sempre a Venezia con un Master in Conservazione e Gestione dei Beni Culturali. Successivamente è stata attratta dalle pubblic relations, si è trasferita a Milano e ha frequentato il corso di specializzazione in Media Relations e Ufficio Stampa alla Business School del Sole24Ore. Si occupa da anni di comunicazione, soprattutto in ambito artistico convinta che la cultura sia un patrimonio di tutti. Per l’Orchestra da Camera di Mantova si occupa di marketing territoriale e fund raising. Claudio Fraccari È insegnante di Lettere italiane e latine, nonché studioso di letteratura, teatro e arti figurative. Ama il cinema, ne parla e ne scrive volentieri perché coinvolge tutti i suoi interessi; apprezza anche la buona musica, la ritiene indispensabile, anche e soprattutto nei film. Inutile elencare le sue pubblicazioni, troppo disparate. Meglio limitarsi ad aggiungere che ai saggi di storia preferisce gli articoli di critica e teoria, perché meno voluminosi, più mirati, più compromettenti. Sabrina Pinardi Sabrina Pinardi, 39 anni, mantovana, si è laureata in Economia e commercio all’Università di Verona con una tesi sull’etica in economia. Negl’ultimi anni ha collaborato con La Voce di Mantova e con Il Sole 24 Ore. Attualmente è direttrice di Mantova Tv e collabora con il Corriere della Sera. Tra le sue indiscusse e irrinunciabili passioni la cucina, la fotografia e i viaggi. Luca Ciammarughi Riconosciuto dalla critica come uno dei più interessanti interpreti di Schubert, Luca Ciammarughi affianca all’attività di pianista concertista quella di divulgatore e giornalista musicale. Dal 2007 ad oggi sono migliaia le trasmissioni condotte su Radio Classica. Presentatore televisivo per il canale Classica di Sky, è anche critico musicale per la storica rivista Musica. L’amore particolare per la musica di Jean-Philippe Rameau e per il repertorio liederistico lo ha portato a distinguersi come interprete di particolare raffinatezza, recentemente in contesti come il Festival dei due Mondi di Spoleto e Charleston (Usa). musicalmente 5 ARTI E MESTIERI Musicisti che scrivono romanzi e poesie. Scrittori che si rifugiano nell’arte dei suoni. Storie e motivazioni a confronto 6 musicalmente IN COPERTINA Cari Beethoven e Mozart, VI SCRIVO «Caro Mozart, davvero strabiliante ciò che hai Il rapporto stretto tra letteratura fatto! Mandarmi una musica triste e così facendo consolarmi della mia tristezza (…) Piangere e e musica secondo Eric-Emmanuel accettare (…) Uscendo dal taxi, pur provando Schmitt. Che ammonisce: “Occorre poi questa certezza, non ero ancora in grado di darle un nome. Tornato qui, ho voluto riascoltare più strappare la classica volte il tuo Concerto per clarinetto con l’intento di capire meglio. Accettare l’inevitabile tristezza. Consentire l’aspetto tragico dell’esistenza. ai musicisti dell’élite irrigidirsi nei confronti della vita negandola. Smettere di sognarborghese, per resitituirla Non la diversa da com’è. Abbracciare la realtà, quale che sia (…) Stasera mi sono perdonato. Perdonato di non avere il potere di cambiare l’unia ciascun individuo” verso. Perdonato di non saper competere con la natura quando ci di- di Anna Barina Lo scrittore Eric-Emmanuel Schmitt. Sotto, le copertine di due suoi romanzi di chiara ispirazione musicale strugge. Perdonato di avere come unica arma la mia compassione. Stasera mi sono perdonato di essere un uomo. Grazie». Così scrive, in un limpido passaggio estratto da La mia storia con Mozart, Eric-Emmanuel Schmitt, uno scrittore conosciutissimo che oggi i musicisti, in questi tempi così critici per l’arte dei suoni (e per tutte le attività che non pongano il profitto come il primo obiettivo, a dir la verità) possono eleggere a loro strenuo difensore. Figura rara quella di un letterato che ami e spieghi la musica come un riflesso vitale, che la immerga nella vita di tutti i giorni cogliendone i messaggi profondi, che solleciti l’ascoltatore a leggere ed il lettore ad ascoltare in un disegno arricchente per l’uno e per l’altro. Ed ecco quindi il motivo fondamentale della nostra intervista, che Schmitt ha concesso con una gentilezza della quale lo ringraziamo. Chi vorrà potrà incontrarlo al Festivaletteratura di Mantova sabato 8 settembre alla Casa del Mantegna (ore 10,30). Tema: Quoi sert la littérature, per poi parlare dell’arte della modificazione intima, non a caso come la musica. Caro Schmitt, guardando ai titoli di due dei suoi libri, La mia storia con Mozart e Quando penso che Beethoven è morto mentre tanti cretini ancora vivono, si deduce che il suo amore per la musica è profondo e forte. Naturalmente la musica è in grado di offrire temi alla letteratura. Ma anche molto di più… «Per me i musicisti sono delle guide spirituali. Offrono una concezione del mondo nella quale io entro con emozione. Mi raggiungono nel profondo dell’intimità, là dove le parole non esistono più, là dove non ci sono che sentimenti. Una musica è in grado di cambiare lo stato della vostra anima in pochi secondi, di rendervi gioiosi, tristi o pacificati. La musica è più che musica, è un aiuto per compiere il cammino della musica». C’è una musica che proviene dall’interno delle parole, che ne arricchisce il significato? Come descriverebbe la relazione tra la letteratura e la musica? «Le parole sono tanto suono quanto concetto, ma è evidente che l’armonia dei suoni produce delle emozioni e ci tocca dunque al cuore. Non si può scrivere senza essere un musicista per difetto, senza utilizzare il materiale del linguaggio a fini musicalmente 7 IN COPERTINA Tra letteratura, musica e filosofia Eric-Emmanuel Schmitt, 52 anni, francese nato a Lione, laureato all’Ecole Normale Supérieure d’Ulm a Parigi, ed aggregato di Filosofia nel 1983, diplomato al Conservatorio di Lione, scrittore, saggista e regista, è tra i più venduti autori di lingua francese al mondo. Linguaggio limpido ed efficace, vicende originali, situazioni fantastiche, concetti influenti, propone un ventaglio di motivi che riflette una sensibilissima, talora giocosa visione del mondo. Un evidente interesse per le ragioni della musica è espresso in titoli come La mia storia con Mozart, Concerto in memoria di un angelo (ispirato al Concerto per violino di Alban Berg) e Quando penso che Beethoven è morto mentre tanti cretini ancora vivono fino a Variazioni enigmatiche, una pièce che utilizza le musiche di Edward Elgar. espressivi. Lo scrittore che io sono porta in ciascuna delle sue linee il compositore che non sono stato». Le cito un passaggio da Quando penso che Beethoven è morto mentre tanti cretini ancora vivono. Lei scrive: “Perché l’uomo di oggi non vive più lunghe esperienze con le stesse emozioni, con lo stesso romanticismo, le tempeste private, la stessa gioia di un tempo? Chi è morto? Beethoven o noi? E chi è l’assassino?” La musica classica naviga in cattive acque anche oggi… «Io non trovo più le parole, ho lasciato il posto alla musica. Ho fatto questa scelta in molte delle mie pièce dove, improvvisamente, il testo si sospende per lasciare che la musica invada lo spazio teatrale (Il visitatore, e Variazioni enigmatiche), e mi comporto così anche nei miei libri La mia vita con Mozart e Quando penso che Beethoven è morto mentre tanti cretini ancora vivono, che contengono entrambi un disco che il lettore deve ascoltare nel momento in cui, sul margine della pagina, io ne segnalo la necessità». Qual è la sua musica? Quale tipo di musica preferisce ascoltare? «Occorre strappare la musica classica ai musicisti dell’élite borghese, per resitituirla a ciascun individuo. I grandi musicisti non sono oggetti culturali da onorarsi per convenzione sociale, ma degli esseri passionali, ricchi, viventi, che possono ispirare la nostra vita quotidiana. Io ascolto musica antica o contemporanea, cioè la musica che, a differenza di tutte le altre, domanda che ci si astenga dal fare altre cose, per semplicemente ascoltarla. Sulla cima delle mie frequentazioni musicali, io trovo naturalmente Mozart, Beethoven, Schubert, Chopin, Debussy e Bach». Quindi non ascolta musica mentre scrive… «Mai! Mai! Una musica che esce da un altoparlante è tanto affascinante per me quanto una persona che apparendo in una pièce dovesse parlarmi. Tuttavia io ascolto musica prima di scrivere allo scopo di stimolare la mia immaginazione, ed ascolto dopo aver scritto per riposarmi dal surriscaldamento che accompagna l’ideazione». Il magazine Musicalmente è edito dall’Orchestra da Camera di Mantova che da anni, venti per l’esattezza, promuove attraverso la stagione “Tempo d’Orchestra” la musica classica con il contributo di famosi interpreti internazionali. Ci augura buon compleanno? «Buon anniversario, ed appuntamento fra cent’anni, perché il tempo non fa languire la buona musica». (Ha collaborato Andrea Zaniboni) 8 musicalmente “Non si può scrivere senza essere musicista per difetto, senza utilizzare il materiale del linguaggio a fini espressivi. Lo scrittore che io sono porta in ciascuna delle sue linee il compositore che non sono stato” “Io non trovo più le parole, ho lasciato il posto alla musica. Ho fatto questa scelta in molte delle mie pièce dove, improvvisamente, il testo si sospende perché sia la musica a invadare lo spazio teatrale” IN COPERTINA Recentemente, almeno due pianisti notissimi hanno fatto parlare di sé per questa sorta di ermafroditismo artistico: Alfred Brendel e Hélène Grimaud, due casi opposti SUONI & PAROLE la doppia vita del musicista-scrittore Perché un musicista a un certo punto della sua vita decide che l’ineffabilità del suono non gli basta più, e mette per iscritto le proprie fantasticherie poetiche o romanzesche? O perché, viceversa, uno scrittore si sente frustrato dalla limitatezza della parola e si avventura nell’abisso del suono? Le risposte si perdono nella notte dei tempi: tutta la storia della musica occidentale si svolge nel perdurare del conflitto fra suono e parola. La parola greca, con il suo saldo corpo sonoro e la ritmica quantitativa riassumeva in sé musica e poesia: l’unità originaria si scisse poi più nettamente in prosa e musica. La poesia non è che espressione dell’anelito alla ricongiunzione. Fu il cristianesimo ad accentuare la scissione fra logos e melos: la parola diviene fenomeno originario dello spirito, la musica vi sottostà. La parola è Verbo rivelato. Il suono è quasi un male necessario, un elemento demonico e irrazionale che va riassorbito all’interno della liturgia affinché non corrompa i fedeli. Da un lato questa lacerazione operata dal Cristianesimo ha stimolato l’ingegnarsi dei compositori nel mantenere una supremazia della musica anche nell’ambito sacrale; dall’altro essa ha determinato una separazione Il pianista austriaco Alfred Brendel Perché un musicista decide che l’ineffabilità del suono non gli basta più e mette per iscritto le proprie fantasticherie poetiche? Perché, viceversa, uno scrittore si sente frustrato dalla limitatezza della parola e si avventura nell’abisso del suono? di Luca Ciammarughi musicalmente 9 IN COPERTINA Da considerare anche il caso di letterati a cui inizialmente balenò l’idea di una carriera concertistica, come André Gide e Marguerite Duras. E quello di musicisti che scrivono di musica da Schumann a Gould a Busoni delle figure del musicista e del letterato: il primo impegnato nell’ambito pericolosamente dionisiaco del suono; il secondo volto a dare ordine al reale attraverso la riflessione scritta. Perciò, la figura del musicista che riesce ad essere anche scrittore (o viceversa) è particolarmente rara e affascinante. Recentemente, almeno due pianisti notissimi hanno fatto parlare di sé per questa sorta di ermafroditismo artistico: l’austriaco Alfred Brendel e la francese Hélène Grimaud, due casi per molti versi opposti. Brendel ha pubblicato poesie in età avanzata (Un dito di troppo), quando era già consacrato come uno dei massimi pianisti viventi. Grimaud, pur pianista professionista, ha ottenuto la fama soprattutto attraverso due libri (Variazioni selvagge e Lezioni particolari), che hanno determinato anche un’impennata della sua carriera pianistica. Nel primo libro, in particolare, la pianista francese narrava della sua vita con i lupi e del suo impegno nella tutela di questi animali: la sfumatura di “follia” benefica di questo amore stravagante veniva razionalizzata nella scrittura della Grimaud. I lupi e la natura, non inquinata dai preconcetti della civiltà, divenivano i tramiti per mettere in contatto scrittura e musica. Brendel, invece, paladino del classicismo e convinto sostenitore della necessità di non tradire mai il compositore con personalismi eccessivi, sfoga nella poesia il suo lato ludico e i fantasmi inconfessati. Parlando di musicisti-scrittori, non è infrequente il caso di letterati a cui fosse inizialmente balenata l’idea di una carriera concertistica: un esempio è quello del premio Nobel per la letteratura André Gide, che iniziò a studiare pianoforte a otto anni. Lo strumento gli fu compagno per tutta la vita, ma Gide rimpianse di non aver mai avuto una formazione tale da fare di lui un vero musicista professionista. Se un premio Nobel ha un rimpianto di questo tipo, significa che il suo amore per la musica è sconfinato. Ciò che lascia ammirati è da un lato l’umiltà di Gide nel riconoscere i propri limiti di pianista, dall’altro la capacità di far confluire la sua vena 10 musicalmente La pianista francese Hélène Grimaud musicale in letteratura (ne sono esempi il romanzo Sinfonia Pastorale e il prezioso saggio Note su Chopin, in cui alcune osservazioni valgono interi trattati di musicologia chopiniana). Francia, terra di pianisti: anche Marguerite Duras fu per tutta la vita affascinata da questo strumento. Come Gide, lo studiò e lo coltivò come confidente segreto, tanto che il pianoforte della sua villa in Normandia valeva quasi quanto la casa. Essere solo dilettanti, o per meglio dire amatori, non era uno svilimento: e infatti il pianoforte irrompe nei momenti più emozionanti della narrativa durassiana, sia in titoli esplicitamente musicali (Moderato cantabile), sia quando la musica è metafora di aspetti esistenziali (in L’amante il Valzer op. 69 n. 2 di Chopin è quasi un’ossessione nascosta che esplode come unica espressione possibile dell’emozione erotica). Quando vediamo nelle vetrine delle librerie i volumetti di giovani “astri” della musica che fanno della scrittura un’autopromozione e la cui autobiografia celebrativa inizia a poco più di vent’anni, allora rimpiangiamo amaramente l’intensità, i dubbi e le lacerazioni di Gide e Duras. Ci sono, infine, musicisti che scrivono di musica. Il filosofo Vladimir Jankélévitch, che era anche un buon pianista, disse che «si può scrivere di musica solo facendolo musicalmente»: e in effetti il musicista ci avvince quando porta in letteratura, o in filosofia, qualcosa del proprio “sé” musicale. I casi da citare non sono pochi: penso innanzitutto a Robert Schumann negli Scritti critici, a Glenn Gould e alla sua scrittura fortemente dialettica, quasi polifonica, alle poesie in tedesco (quasi Lieder) di Vieri Tosatti, ai saggi penetranti di Busoni. A volte i musicisti osano parlare d’altro: lo fece Szymanovski nel suo scandaloso romanzo Ephebos. Se musicisti e letterati ricominceranno a valutare l’opportunità di riconciliare parola e suono come una sfida meravigliosamente impervia, piuttosto che come banale promozione di se stessi in cui un media si aggiunge a un altro media, sentieri entusiasmanti si apriranno nuovamente. IN COPERTINA Festivaletteratura: la PAROLA alla MUSICA Sabato 8 settembre Venerdì 7 settembre ore 21.30 Carla Moreni Musica e parola Giovedì 6 settembre ore 21.30 Angelo Foletto Ascoltare (oggi) la musica d’oggi Ascoltare (oggi) la musica d’oggi, ascoltarla, magari, come fosse di ieri. Da un secolo la chiamiamo musica d’oggi, ma è ancora poco apprezzata, diffusa e accessibile. La prima lavagna dedicata alla classica, parte da un interrogativo di fondo: la letteratura musicale contemporanea può essere un’arte del nostro tempo? Nextime/Percussionisti dell’OCM (Danilo Grassi, Lisa Bartolini, Federico Zammarini, Pedro Perini, Paolo Nocentini) J. Cage, Third construction S. Reich, Drumming (I parte) La musica e il linguaggio verbale: due codici che nella nostra cultura si confrontano da secoli, e la cui interazione ha dato vita ad alcune delle più alte forme d’arte di ogni tempo. L’incontro ci mostrerà il modo in cui i grandi compositori hanno concepito l’unione di parole e musica, facendo sì che le due diverse forme di espressione si rafforzino a vicenda. Quartetto d’archi dell’OCM (Luca Braga e Pierantonio Cazzulani, violini; Klaus Manfrini, viola; Paolo Perucchetti, violoncello) L.v. Beethoven, dal Quartetto op. 130: Cavatina F. Schubert, dal Quartetto La morte e la fanciulla: II movimento F. Mendelssohn, dal Quartetto op. 80: III movimento ore 21.30 Giovanni Bietti Classica ma non troppo. Quando le culture parlano in musica Le reciproche influenze di musica colta e musica popolare sono una delle grandi costanti della storia della musica occidentale. E forse solo oggi, in un’epoca in cui il confronto tra culture differenti è quotidiano, macroscopico, e si sente da più parti parlare di “società multirazziale”, siamo in grado di comprendere ed apprezzare il modo in cui la musica ha saputo accogliere suggestioni della più varia provenienza, ed utilizzarle come un mezzo per rinnovarsi. L’incontro ci mostra come l’arte sia riuscita nei secoli a rappresentare ed anticipare l’idea di Multiculturalità e il dialogo tra culture diverse. Solisti dell’OCM (Filippo Lama e Cesare Carretta, violini; Gregorio Buti, violoncello) B. BartÓk, Duetti A. Vivaldi, La follia musicalmente 11 IN COPERTINA Tre Lavagne per capire meglio la MUSICA D’ARTE di Valentina Pavesi Parole sulla musica. Che raccontano di musica. E invitano a un ascolto più consapevole. Saranno loro le protagoniste delle sei Lavagne dedicate da Festivaletteratura 2012 alla musica d’are. Piazza Mantegna, nel cuore storico di Mantova, nelle serate di giovedì 6, venerdì 7 e sabato 8 settembre, si trasformerà in un palcoscenico ad uso di classica e jazz. Di Angelo Foletto, Carla Moreni e Giovanni Bietti le tre autorevoli voci cui verranno affidati gli eventi, ad accesso rigorosamente gratuito, pensati per avvicinare ai linguaggi della Classica. Introdotte da momenti musicali dal vivo proposti dai musicisti dell’Orchestra da Camera di Mantova, le Lavagne affronteranno tematiche distinte: inviteranno a ragionare, rispettivamente, sull’ascolto (oggi) della musica d’oggi, sul rapporto musica e parola, sulle reciproche influenze tra produzione colta e popolare. Il ciclo, a cura dall’Orchestra da Camera di Mantova, vedrà come presenza costante Giovanni Bietti, relatore il sabato e chiamato a introdurre le altre due serate. «Credo sia importantissima questa scelta del Festivaletteratura di dedicare uno spazio alla divulgazione musicale - spiega Bietti -. L’approccio interdisciplinare è certamente il più ricco. Consideriamo che a lungo è stato impossibile distinguere tra le arti. E ancora oggi conoscere il contesto culturale nell’ambito del quale un’opera nasce è fondamentale. Inoltre, musica e letteratura hanno un’infinità di elementi in comune a livello tecnico: pensiamo alla costruzione del verso, al pensare una forma, al ritmo, al comunicare contenuti... Frase musicale e musicalità della poesia sono espressioni significative, no? I terreni comuni coltivati dalle arti non si contano». 12 musicalmente Sopra Danilo Grassi e Lisa Bartolini; a lato, Gregorio Buti e Filippo Lama; nella pagina accanto il Quartetto d’archi dell’ Ocm e Cesare Carretta GIOVANNI BIETTI Compositore e pianista, Giovanni Bietti è uno dei più noti divulgatori musicali italiani. Consulente dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e collaboratore di Rai-Radio3, tiene regolarmente concerti-conferenze per le più importanti istituzioni italiane. È il curatore delle Lezioni di Musica, che attirano migliaia di persone negli spazi del Parco della Musica di Roma, e dell’omonimo ciclo radiofonico in onda su Radio3. IN COPERTINA CARLA MORENI Carla Moreni è critico musicale del Sole24Ore. Milanese, per nascita e formazione, è titolare della classe di Letteratura poetica e drammatica al Conservatorio di Trento. Diplomata in flauto al Conservatorio Verdi, si è laureata con lode in Storia della Musica alla Statale di Milano. Ha firmato diverse traduzioni di libretti d’opera dal tedesco (Humperdinck, Lortzing), scrive saggi musicologici per le principali istituzioni teatrali in Italia. Ha fatto parte di giurie in prestigiosi concorsi internazionali. Ha vinto due premi di critica musicale, il “Cesaraccio” e il “D’Arcangelo”. La sera in piazza Mantegna si ragiona sull’ascolto della musica d’oggi, sul rapporto tra parola e note, sulle reciproche influenze tra produzione colta e popolare ANGELO FOLETTO Angelo Foletto è giornalista professionista e critico musicale di Repubblica. Docente al Conservatorio di Milano e Scuola Holden di Torino, dal 1996 guida l’Associazione Critici Musicali. Scrive su L’Adige, Suonare News, Classic Voice e altre riviste. Collabora con Rai, Radio Svizzera Italiana, Radiopopolare, ClassicaTv, teatri e istituzioni musicali; per gli Amici della Scala ha ideato e condotto Prima delle prime. Ha scritto Carmen guida all’opera, il librointervista Carlo Maria Giulini e Forse. Verso un autoritratto - Daniele Lombardi. Comunicare la musica attraverso una divulgazione di qualità: questo l’obiettivo delle Lavagne, che intendono sgombrare il campo dall’equivoco che divulgare equivalga a semplificare e tradire i significati autentici. «A questo proposito - prosegue Bietti - fondamentale è credere nell’azione divulgativa, voler davvero spiegare cose e non parlare per far mostra di sé. Il terreno su cui lavorare è fertile: c’è una tale mancanza di basi oggi... La gente chiede informazioni e strumenti in più per capire. Smettiamola, quindi, con le dotte citazioni e con un quell’approccio che basa tutto sul collegamento tra biografia del compositore e opera: l’aneddotico va dosata con grano salis. Cosa il compositore volesse dire attraverso i suoni: questo deve essere il fulcro del discorso. Consideriamo, poi, che la cultura è azione, non può essere infusa dall’alto. Il divulgatore deve fornire gli strumenti atti a comprendere il contesto storico e la tecnica musicale, portando l’ascoltatore a intraprendere un proprio percorso». Il momento storico sembra propizio a che la divulgazione trovi spazi adeguati, a giudizio di Bietti: «L’esperienza delle Lezioni di Musica radiofoniche è significativa. La gente si scarica i podcast e se li ascolta in auto, anche andando al lavoro. È il momento giusto. Dobbiamo tornare a formare il pubblico se vogliamo che si rinverdisca la domanda di musica dal vivo. Paesi come il Venezuela ci stanno surclassando per la produzione e la fruizione musicale. In Cina si stima che siano 40 milioni i bambini che studiano pianoforte: il pubblico di domani lì c’è già. Il contesto internazionale è in movimento. Qui dobbiamo darci da fare perchè la nostra cultura, la nostra grande tradizione resti viva». musicalmente 13 Radu Lupu al Teatro Sociale nel 2007 Georges Prêtre con la Dresden Staatskapelle nel 2006 Uto Ughi tre volte ospite della stagione 20 A N N I di Tempo d’Orchestra Grigory Sokolov più volte ospite della stagione mantovana Martha Argerich fu a Mantova nel 2005 Daniel Harding nel 2010 al Sociale di Mantova con la Mahler chamber orchestra 14 musicalmente András Schiff al Bibiena 2 Trevor Pinnock in recital a Pomponesco nel 2009 VENTENNALE Tempo d’ORCHESTRA Ieri, oggi. E domani dell’Orchestra da Camera di Mantova. Un lungo percorso. Se dovessimo immaginarla come una partitura, che sinfonia sarebbe? «Non ho mai pensato le vicende di tutti questi anni in questi termini, ma se dovessi leggere gli avvenimenti in simile chiave credo che sceglierei di dar voce ad una sinfonia di Mahler: lunga, articolata, esaltante, non priva di momenti drammatici. Una storia lunga, viva e accidentata proprio come una delle meravigliose partiture del grande musicista boemo». Come vivere questo traguardo invidiabile? «Il primo sentimento è quella di gioia, nonostante il panorama che ci circonda in questo momento lasci scorgere riflessi anche molto preoccupanti. In una città come Mantova, dalle dimensioni contenute e dalle risorse non illimitate, credo che Tempo d’Orchestra abbia lasciato un segno assolutamente positivo sui due fronti, organizzativo ed artistico. Ne è testimone il nostro numerosissimo pubblico, al di là di ogni dubbio. Dunque giungeremo Il direttore artistico Carlo Fabiano ripercorre i vent’anni di storia della stagione concertistica mantovana. Tra progetti, collaborazioni, risultati e attese. Guardando con fiducia al futuro di Andrea Zaniboni 2 Carlo Fabiano, violinista, didatta, organizzatore: una figura poliedrica che con un lavoro incessante ha dimostrato che molti obbiettivi, anche difficili, si raggiungono. Ovviamente, come in tutti i settori, anche in quello musicale non ci sono risultati di qualità che si agguantino con il solo impegno: occorrono anche perserveranza, competenze, sensibilità pronte, immaginazione e, siccome ognuno di noi è un essere sociale, anche capacità Alexander Lonquich di relazione. al Bibiena con l’Orchestra da Camera di Mantova Fondatore dell’Orchestra da Camera di Mantova e della stagione Tempo d’Orchestra, Carlo Fabiano è l’intervistato “obbligato” di questo numero di Musicalmente: ci regala un commento doveroso sui 20 anni di Tempo d’Orchestra e ci svela quali sono i compositori ai quali non saprebbe rinunciare. Tempo d’orchestra, una storia che raggiunge il ventennio, poco dopo il trentennale 0 “CON MANTOVA UN’ALCHIMIA CHE ALIMENTA DESIDERI E IDEE PER UN FUTURO INSIEME” Andare a Mantova per provare/concertare/suonare/inventare qualcosa con l’orchestra é un po’ come tornare a casa. Sin dalla prima volta, nel 1987, in compagnia di Umberto Benedetti Michelangeli, è sbocciata in me una sensazione di comunanza d’intenti e di risultati. Un certo aspetto “artigianale” che evoca antiche tradizioni da bottega rinascimentale ha da sempre contraddistinto il lavoro di Carlo Fabiano e dei suoi amici. Quando dal 2004 in poi abbiamo intrapreso la strada dei concerti di Mozart, di Beethoven e di qualche escursione nel novecento, l’alchimia è divenuta tale da avere spesso la sensazione di poter anticipare reciprocamente intenzioni e soluzioni musicali. Unico per me è anche il clima sereno e divertito di lavoro, nonostante le difficoltà che un gruppo free-lance si trova ad affrontare, come se nel momento di fare musica, si creasse una realtà parallela, un gioco “serio”. I tanti concerti, i tour con i divertenti viaggi in pullman a notte fonda, i progetti random come l’indimenticabile e anche cameristico Infanzia di Saturno in occasione del Festivaletteratura del 2007, le cene allegre... Tutto questo è un tesoro di ricordi indelebili e un bacino di desideri e idee per un futuro insieme. Vi e ci auguro di continuare a cercare e magari trovare strade musicali e di vita inedite che a volte possano essere apripiste per vitalizzare il contesto culturale ed artistico, che, mai come adesso, ha bisogno della nostra attenzione e del nostro coraggio. Alexander Lonquich musicalmente 15 VENTENNALE “Mi auguro che l’Ocm possa continuare a creare momenti di incontro e di confronto, occasioni di sviluppo, emozioni per il pubblico” a questa importante ventesima edizione con tutto l’impegno possibile, compatibilmente con quanto ci consentiranno i nostri finanziatori pubblici e privati disponibili, nell’intento di mantenere e difendere i principi guida che ci hanno permesso di arrivare fin qui». Senz’altro un buon proposito, perché il pubblico negli anni è cresciuto, si è fidelizzato, ha acquisito una cultura vasta e soprattutto garantita dal livello eccezionale di molti interpreti. Non è vero? «Senza alcun dubbio. Dobbiamo ammettere che Tempo d’Orchestra ha sapuAlcuni delle guest star ospiti negl’anni di Tempo d’Orchestra, ritratte a Mantova dal fotografo to cambiare il metodo d’approccio alla Alessandrini, indimenticato amico dell’Ocm. Dall’alto a sinistra: Natalia Gutman, Katia e Marielle Labèque, Jordi Savall, Gidon Kremer e Kristian Zimerman, Jeffrey Tate e Georges Prête classica nella nostra città. Il cambiamento era una esigenza anche mia personane itinerante che ci ha portati in molte sedi diverse. le vent’anni fa, che ho tentato di mettere a frutto in Aggiungerei: la fusione tra pubblico esperto e neofiti una dimensione apprezzabile dalla collettività con uno la inserisco tra gli esperimenti riusciti. Un incoraggiasforzo non indifferente, e con continui aggiustamenti e mento all’ascolto per gli inesperti, in un clima cordiale perfezionamenti anche di dettaglio. Ma credo che il lae amichevole». voro, che ha coinvolto molti collaboratori, sia stato un Talora però le sale non sono state all’altezza delle aspetbuon investimento, per tutti». tative. Le sedi adatte alla musica esigono requisiti che Visto che la memoria è il filo di questo discorso, mi sappiamo, ed il pubblico di Tempo d’Orchestra ormai sembra di dover aggiungere qualcosa al riguardo di belsa valutare le acustiche… le esperienze del passato. Fa impressione pensare che «Le sale sono state tutte quelle che abbiamo frequentamolti dei nuovi frequentatori di classica non abbiano to: in molti casi all’altezza delle situazioni, in qualche alconosciuto l’Ente Manifestazioni Mantovane o la Societro caso un po’ meno. Ma noi abbiamo privilegiato, in tà dei Concerti di Ettore Campogalliani, grande persoogni luogo di città e provincia, la necessità del fare munaggio internazionale. Iniziative spesso belle, indispensica, del portare la musica come messaggio di bellezza. sabili per quegli anni, ma forse non strutturate come Abbiamo talora testato le sale e la valutazione è complesquelle di Tempo d’Orchestra. sivamente positiva, perché abbiamo anche scoperto spa«I tempi sono cambiati, i modi anche. Pensiamo solzi molto interessanti come la Sala consiliare di Ostiglia, tanto ai canali di vendita dei biglietti, giusto per non dove abbiamo ascoltato Pinnock e Manson, o il piccoparlare di musica. Chi ha frequentato le iniziative manlo Teatro Novecento di Pomponesco, o l’Auditorium di tovane fra gli anni Sessanta e Settanta conserva tuttaSuzzara e recentemente il nuovo teatro di Poggio Rusco. via ricordi meravigliosi. Mi rivedo ragazzino nel saloIn sintesi direi che Tempo d’Orchestra s’è confrontata a tene mantegnesco o al teatro Bibiena e ricordo magnifista alta con le iniziative di respiro nazionale, ha costituche serate, vive ed emozionanti. Tempo d’Orchestra è staito un laboratorio, un modello propositivo, un’azione to un percorso un po’ diverso: ha ricreato e raccolto perfino trainante». un pubblico vagamente disperso, ha realizzato un proScaviamo ancora nella memoria: quali sono i musicisti getto per così dire sistematico, e mi riferisco ad esemcon i quali ha stabilito rapporti decisivi? pio ai cicli completi che abbiamo realizzato nei nomi «Farei un elenco breve di interpreti amici, con i quali di Mozart, Schumann, Beethoven, Chopin, Haydn. ho avuto incontri che si sono trasformati in preziose ocCon queste basi si è allargato il bacino dell’utenza casioni di crescita. Tempo d’Orchestra ha aumentato il suo e nella stessa prospettiva si è configurata una stagio- 16 musicalmente 2 VENTENNALE tasso di creatività nel momento in cui questi amici musicisti si sono rapportati con noi e con me, non solo con la professionalità esemplare che tutti riconoscono, ma anche con un’affettuosità altrettanto decisiva. E dunque direi Umberto Benedetti Michelangeli, Alexander Lonquich, Viktoria Mullova, Andrea Lucchesini, Angela Hewitt». E le serate indimenticabili: quali? «Non è facile selezionare ma ci provo: quelle con Trevor Pinnock, il Quartetto Belceu, Radu Lupu, Grigorij Sokolov, Juliette Gréco, Daniel Harding, Georges Prêtre, Vladimir Ashkenazy, Jordi Savall, Uto Ughi, le sorelle Labèque. Mi fermo alla prima dozzina». Andiamo sulle preferenze musicali personali: gli autori irrinunciabili per il Maestro Carlo Fabiano. «È presto detto: la triade di Haydn, Mozart, Beethoven. Riferimenti assoluti. Gli ultimi 200 anni di storia senza di loro sarebbero irriconoscibili. Tre grandissimi maestri che hanno dato origine alla speculazione di un sentimento personale che si è riversata, con enorme passione, nel repertorio per l’Orchestra da Camera di Mantova». Un sogno: quale? «Che la nostra Orchestra possa continuare a far nascere momenti d’incontro e di confronto, occasioni di sviluppo, ed emozioni per il pubblico. Cercheremo di trasformare il sogno in realtà». 2 “TRA UMANO E DIVINO” “LUNGA VITA ALLA STAGIONE” Nel 1993 ho cantato per la prima volta con gli amici dell’Orchestra da Camera di Mantova diretta in quell’occasione da Antonio Ballista (nel concerto che segnò il debutto di Tempo d’Orchestra, ndr). Ricordo di aver pensato: «dev’essere per questo che sono venuta al mondo». Ma è stato negli anni di costante condiviso lavoro che ho capito le ragioni di quell’intuizione. Ricordo la prima esecuzione della grande Messa in do minore, la mia sensazione di smarrimento estatico, l’incontro con Umberto Benedetti Michelangeli che ci traghettava nell’esperienza del meraviglioso ciclo del Mozart sacro, dove, con Carlo Fabiano, quasi tenendosi per mano, rivelavano l’osmosi tra umano e divino; ricordo le facce commosse che negli anni tornavano agli appuntamenti, aspettando un miracolo che puntualmente si ripeteva, grazie alla straordinaria alchimia di bravura, pensiero e cuore che ciascun musicista portava al gruppo. Ricordo i compagni di viaggio del Ricercare Ensemble, il coro di riferimento, la fantasia organizzativa di Massimo Vasconi che diventava efficienza, le voci, i sorrisi, che diventavano potente arma al servizio della musica. Ricordo le discussioni illuminate dall’amore per la musica compiere percorsi a volte Per un solista o un direttore, eseguire un concerto con l’Orchestra da camera di Mantova é un vero regalo. Infatti questa compagine, grazie alle sopraffine scelte di Carlo Fabiano, é composta da strumentisti non solo di assoluta eccellenza musicale e tecnica, ma anche di fortissima motivazione ad una collaborazione e attenzione reciproca, che li porta ad ottenere massimi risultati. Ho avuto più volte l’occasione di collaborare con loro, sia come solista che direttore (nel concerto inaugurale di Tempo d’Orchestra, ndr) e ne ho ricordi esaltanti. Auguro lunga vita a Tempo d’Orchestra! Antonio Ballista 0 tortuosi, ma ancora sempre aperti e fecondi, tra senso, passione ed intelligenza. Ricordo i viaggi fatti per ascoltare Beethoven, e lo stupore che mi riattraversava ogni volta interpretando la Nona. Ricordo gli sguardi, sulla traiettoria dei quali mi trovo a cantare, tra Carlo ed i direttori, tanti, capaci, commossi; la paura di non essere abbastanza brava per tutta questa bellezza, ed il conforto di condividerne la responsabilita’ con persone straordinarie. L’Ocm e Tempo d’Orchestra sono una delle più belle esperienze musicali ed umane della mia vita. Con l’augurio che il senso di quello che si è costruito e si costruirà possa continuare a lungo a rendere migliore il mondo! Gemma Bertagnolli musicalmente 17 VENTENNALE “ORCHESTRE GEMELLE IN SPIRITO” I miei migliori auguri per il vostro meraviglioso compleanno! Da leader artistico della Kremerata Baltica, che definirei spiritualmente gemellata alla vostra orchestra, so bene quanta dedizione ed entusiasmo sono necessari per servire la musica. Mi auguro che possiate conservare il vostro talento per molti anni a venire. È sempre un piacere partecipare alle vostre stagioni musicali, ed è stata indimenticabile l’esperienza di suonare con la vostra orchestra e sentire che respiravamo allo stesso modo e che avevamo lo stesso approccio al silenzio, che è la fonte della materia musicale. Gidon Kremer “ALTRI VENT’ANNI COSÌ” “CHE IL FUTURO A MANTOVA SIA SEMPRE PIÙ RICCO DI MUSICA!” Ricordo con grande gioia le nostre presenze a Tempo d’Orchestra, tra cui un’integrale beethoveniana e, di recente, un programma su Schumann e Kagel. Suonare al Teatro Bibiena è sempre partico- larmente emozionante sia per la bellezza del luogo (splendido l’equilibrio tra architettura e invenzione) sia per l’affascinante acustica ma anche per l’appassionato pubblico e per il valore artistico della stagione. Inoltre l’amicizia che mi lega a Carlo Fabiano fin dai tempi della mia collaborazione tra i leggii della luminosa Orchestra da Camera di Mantova rende tutto ciò ancora più piacevole. A nome di tutto il Trio di Parma auguro a Tempo d’Orchestra un futuro sempre più ricco di musica! Ivan Rabaglia “UN AMORE PROFONDO PER IL FARE MUSICA DA SALVAGUARDARE” “QUALCOSA DI UNICO IN ITALIA” Con molto piacere, nelle stagioni passate di Tempo d’Orchestra, ho collaborato con l’Orchestra da Camera di Mantova. Ho scoperto una realtà musicale di alta qualità, una preparazione, una disciplina, un amore profondo per il far musica non sempre così evidente nelle tante orchestre con cui ho suonato. Per questi motivi ho sempre accettato, quando possibile, le proposte che l’Orchestra da Camera di Mantova mi ha fatto e sono molto felice di poter rinnovare l’incontro ancora un volta, in occasione del 20° anniversario della fondazione della sua stagione. Mi congratulo con l’Orchestra da camera di Mantova per aver raggiunto il ventesimo anniversario della sua stagione di concerti. Ha creato qualcosa di assolutamente unico in Italia, ed è sempre stato un grande piacere per me suonare insieme ai suoi musicisti. Mi auguro che possano continuare a farlo per lunghissimo tempo! Angela Hewitt Suonare con l’Orchestra da Camera di Mantova e Carlo Fabiano è sempre per me una profonda esperienza musicale che sprigiona un’energia mai provata con molte altre grandi orchestre in tutto il mondo. Auguro all’Orchestra, a tutti i suoi musicisti e alla sua stagione di trovare il supporto artistico e materiale per proseguire il loro lavoro nei prossimi vent’anni. Sol Gabetta 18 musicalmente So che le difficoltà sono tante, ma mi auguro che l’Ocm sappia superarle e continuare la sua preziosa attività. Viktoria Mullova 2 0 VENTENNALE Gran finale di stagione con la NONA di Beethoven La nuova edizione di “Tempo d’Orchestra” (da ottobre ad aprile) segnerà il graditissimo ritorno di Umberto Benedetti Michelangeli L’Ocm con il coro Ricercare Ensemble La ventesima edizione di Tempo d’Orchestra inaugurerà il prossimo ottobre per andare a protrarsi fino all’aprile 2013. I contenuti in parte ancora in via di definizione al momento di andare in stampa con Musicalmente, a causa dei pesanti tagli a finanziamenti e contributi dovuti al periodo storico non certo felice, possiamo però anticipare che l’edizione 2012/13 chiuderà con un appuntamento caratterizzato da un doppio motivo di straordinario interesse soprattutto per il pubblico dei fedelissimi. «Il concerto conclusivo – spiega il direttore artistico, Carlo Fabiano - celebrerà i vent’anni della manifestazione con una proposta monumentale e dal fascino impareggiabile: l’immortale Nona sinfonia di Beethoven. Protagonisti della serata-evento saranno l’Orchestra da Camera di Mantova, il Coro Ricercare Enesemble, quattro straordinarie voci soliste, diretti, e qui viene il secondo motivo di richiamo della serata, dal maestro Umberto Benedetti Michelangeli. Il concertoevento segnerà, insomma, il gradito ritorno di una delle figure chiave della storia dell’Ocm e della sua stagione». La configurazione della stagione ricalcherà quella cui Tempo d’Orchestra ha oramai abituato il suo affezionato e numerosissimo pubblico: si snoderà in un percorso d’ascolto a serie d’abbonamento diversificate (dal pacchetto tutto-incluso alle tessere che permettono di seUmberto lezionare i concerti d’interesse, alle formule pensate per favorire la Benedetti Michelangeli partecipazione di giovani e neofiti). Concerti dell’Orchestra da Camera di Mantova con prestigiosi solisti del panorama internazionale, serate appannaggio di orchestre ospiti, di ensemble e solisti di primo piano convivranno, “TRA IDEALITÀ, PASSIONE, TUMULTO E GIOIA” in cartellone, con progetti speciali, pensati per l’occasione del Ogni parola, dopo due decenni di idealità, di pasventennale di stagione. Con la qualità della proposta come faro sioni, di tumulti, di gioie condivisi con Carlo, con ciaa indirizzare la rotta. Iniziative collaterali - tra cui le ormai trascuno dei musicisti-amici dell’Orchestra da Camera dizionali conferenze di avvicinamento all’ascolto di Parolenote di Mantova, con la città e le persone alle quali sono e Madama DoRe, ciclo di concerti per famiglie della domenica indissolubilmente legato, suonerebbe soltanto banamattina che, al debutto la scorsa stagione, ha incontrato un conle. Molto meglio il silenzio, pieno degli stessi intatti senso straordinario - completeranno l’offerta, che promette di sentimenti: l’idealità, la passione, il tumulto e la gioia. non deludere a dispetto di budget che definire ridotti, credeteUmberto Benedetti Michelangeli ci, è il più classico degli eufemismi. (v.p) musicalmente 19 VENTENNALE Una delle immagini simbolo del terremoto dello scorso maggio: Santa Barbara (Mantova) resta ferita L’ultimo fine settimana di settembre Mantova e provincia saranno tutto un pullulare di appuntamenti musicali a firma dell’Orchestra da Camera di Mantova. La compagine celebrerà il ventennale della propria stagione concertistica Tempo d’Orchestra con una due giorni all’insegna del binomio musica e solidarietà, che trova il sostegno di Amministrazione provinciale e Fondazione della Comunità Mantovana. Le motivazioni, a dirla tutta, si assommano: nel 2011 l’Ocm stessa ha spento le 30 candeline e, in seguito al sisma dello scorso maggio, ha da subito immaginato di metter le sua musica al servizio delle popolazioni e del territorio colpiti. Risultato: in cantiere, per il fine settimana del 29 e 30 settembre, c’è una due giorni di grande musica destinata a pervadere i luoghi d’arte più significativi di Mantova e provincia. La compagine al gran completo, ma anche alcuni tra i celebri solisti e direttori che nei decenni hanno collaborato con la stessa e gli apprezzati cameristi che da sempre nei definiscono le fila prenderanno parte alla giornata di festa, il cui programma dettagliato è in via di definizione. L’appuntamento avrà una doppia finalità: l’Orchestra da Camera di Mantova lancerà la stagione del ventennale e, insieme, declinedi Valentina Pavesi rà la due giorni in un’occasione Una 2 GIORNI a tutta Classica Il 29 e 30 settembre si festeggia il compleanno di “Tempo d’Orchestra” con un fine settimana di eventi musicali sul territorio. L’incasso andrà a favore delle popolazioni terremotate 20 musicalmente VENTENNALE “Stiamo imbastendo una rete di concerti cameristici diffusi, che culmini, il 30 sera, in un appuntamento con l’Orchestra al completo” “La musica raggiungerà località e popolazioni colpite dal sisma e sarà strumento di raccolta fondi a favore delle ricostruzioni” per il territorio. «A fine settembre, sabato 29 e domenica 30, - racconta il direttore artistico Carlo Fabiano - era da tempo nostra intenzione lanciare, attraverso un intero fine settimana di concerti, la nuova edizione della stagione Tempo d’Orchestra, che giunge al ragguardevole traguardo dei vent’anni. L’idea originaria era quella di fare musica in tutta la città, secondo un modello che abbiamo già sperimentato negli anni scorsi e che ha incontrato il pieno gradimento del pubblico. Gli accadimenti dell’ultimo periodo ci hanno portato a ridefinire i piani. Ogni volta che assiste a tragedie e disgrazie, chi fa arte è chiamato a interrogarsi sul significato profondo della propria azione. Storicamente i momenti più duri e bui non hanno fatto altro, fortunatamente, che cementare i valori e le ragioni della cultura, porto sicuro in cui attraccare a dispetto di tutto. Sono profondamente convinto che anche oggi sia necessario andare avanti, perché percepisco netto il potere aggregante e vitalizzante dell’arte, capace di instillare forza e speranza nelle persone, portandole a guardare al futuro sempre con entusiasmo e fiducia. La nostra musica, nello specifico, credo debba raccogliere la sfida e dar espressione, al massimo grado e a favore della società tutta, di questi valori e potenzialità grandissimi che ha insiti in sé. Ecco allora che, potendo contare sull’entusiasmo e sulla generosità dei collaboratori e musicisti dell’Orchestra, si è scelto programmaticamente di mantenere l’appuntamento di festa, raddoppiandone le finalità: la musica raggiungerà con i nostri concerti le località e le popolazioni colpite dal sisma e si farà strumento di raccolta fondi a favore delle ricostruzioni. Quello che stiamo immaginando di creare, infatti, è una rete di brevi concerti cameristici diffusi , che culmini, il 30 sera, in un appuntamento con l’Orchestra al completo». Il programma dettagliato, in definizione al momento di andare in stampa, è consultabile online al sito www.ocmantova.com. 21 COMUNI RISPONDONO “PRESENTE” Mantova ma non solo. Saranno tanti i comuni del mantovano interessati dai concerti di sabato 29 e domenica 30. Tra questi Bigarello, Borgofranco sul Po, Carbonara di Po, Casaloldo, Castiglione delle Stiviere, Cavriana, Felonica, Goito, Mantova, Marmirolo, Medole, Monzambano, Poggio Rusco, Quistello, Sabbioneta, San Benedetto Po, San Giorgio, San Giovanni del Dosso, San Martino dell’Argine, Suzzara, Volta Mantovana. Tutte le tappe del circuito musicale sono reperibili, con dettaglio di programmi ed esecutori, sul sito www.ocmantova.com. Un ampliamento della rete rispetto all’idea iniziale è stato reso possibile dall’adesione entusiastica all’iniziativa da parte dell’Amministrazione Provinciale e della Fondazione della Comunità Mantovana, che hanno sposato in pieno progettualità e finalità della duegiorni musicale. L’Assessore alla Cultura, Francesca Zaltieri, in una lettera inviata ai sindaci di tutti i Comuni del mantovano lo scorso luglio, attraverso la quale caldeggiava l’adesione all’iniziativa, la definiva «un’opportunità culturale per il territorio mantovano», «un’occasione per un’azione solidale a favore delle comunità toccate dal recente sisma» e auspicava che la musica potesse «raggiungere l’intero consorzio civile mantovano coinvolgendo anche le località e le popolazioni colpite dal sisma, per farsi strumento, ove possibile, di concreto sostegno». Fotoservizio Nicola Malaguti alcuni dei Solisti OCM e l’orchestra al completo: i protagonisti della due giorni musicalmente 21 IN ORCHESTRA 22 musicalmente IN ORCHESTRA SIAMO IN DECADENZA solo la cultura può salvarci «L’Italia è un paese in decadenza. Sono convinto, Analisi spietata del sociologo però, che la rinascita possa partire soltanto dalla culDomenico De Masi sullo stato tura e dalla valorizzazione degli inestimabili patrimoni presenti su tutto il territorio. Ma questa cosa non di salute dell’Italia. “Abbiamo l’ha capita chi ci amministra, visti i tagli operati nel settore». Domenico De Masi - sociologo del lavoro e amministratori grande esperto di management culturale - con la simpatica dialettica che lo contraddistingue effettua un’analisi spietata, e realistica, del sistema-cultura impreparati in Italia. Un sistema che non funziona più, perché chi amministra ha smesso e committenti di credere nelle sue potenzialità, mortificando il settore con tagli sempre più consistenti. «Il problema - prosegue De Masi - è che in Italia mancano presuntuosi. funzionari adatti a gestire il settore della cultura. Dopo la mia esperienza da assessore a Ravello, sono sempre più convinto che un amministratore pubDovremmo blico debba essere un ottimo intellettuale e un manager di spessore, capace imparare da Brasile di impostare una strategia per il rilancio. In Italia queste figure alla Gian Carlo Menotti o alla Paolo Grassi non le abbiamo più». E una strategia De e Venezuela “ Masi l’aveva quando, fra il ‘94 e ‘95, fece l’assessore a Ravello: «Quando mi di Emanuele Salvato Domenico De Masi è professore di Sociologia del Lavoro all’Università “La Sapienza” di Roma. Ha fondato la “S3 Studium”, scuola di specializzazione in scienze organizzattive, poi divenuta società di ricerca e formazione. Dal 1994 al 1995 è stato assessore alla cultura e al turismo del Comune di Ravello. Dal 2002 al 2010, è stato presidente della Fondazione Ravello, rilanciando il Ravello Festival e conducendo una tenace battaglia per la realizzazione dell’Auditorium progettato da Oscar Niemeyer, che gliene aveva regalato il progetto. A Ravello De Masi ha pure fondato e diretto per quattro anni la Scuola Internazionale di Management Culturale per la professionalizzazione dei neo-laureati in organizzazione di eventi. Fedelissimo del Festivaletteratura, dove quest’anno analizzerà i diversi modelli di sviluppo politicosociale-economico-culturale esistenti al mondo. insediai - spiega - i cinque albergatori del paese mi chiesero il permesso di raddoppiare il numero delle loro stanze, anche con autorizzazioni illecite. Ma io dissi no, piuttosto raddoppiate i prezzi e io vi aiuto creando un festival musicale in grado di portare nella zona un turismo di élite. Mi diedero retta e la cosa funzionò. Oggi il turista che va a Ravello spende il doppio rispetto a quello che va a Capri o ad Amalfi». Per due mandati, dal 2002 al 2010, il sociologo è stato presidente della Fondazione Ravello e ha rilanciato il Ravello Festival portando benefici all’intera comunità. Ma è stato tutt’altro che facile: «Una cosa è fare cultura a Mantova, dove il Festivaletteratra recluta senza problemi 800 volontari; altra cosa è fare cultura a Ravello, dove nemmeno due volontari riuscii a trovare per il festival. E poi quando per invogliarli a venire ai concerti diedi i biglietti gratuiti ai ravellesi, scoprii che questi li rivendevano ai turisti. È una questione di educazione». Ma fuori dall’Italia ci sono alcuni paesi che nella cultura ci credono. E su questa stanno investendo per rilanciarsi anche a livello economico. De Masi li conosce bene, perché collabora con alcuni loro organi istituzonali e fondazioni: «Potrei citarvi – spiega con un tono di soddisfazione - l’esempio del Venezuela, dove esiste un uomo di nome Josè Antonio Abreu, fondatore del Sistema, che consiste in un modello di educazione musicale pubblica, diffusa e capillare, con accesso gratuito e libero per bambini e fanciulli di tutti i ceti sociali. Io collaboro con la Fondazione che gestisce questo sistema educativo e sono testimone di un fatto eccezionale. Sono sempre più frequenti, infatti, i giovani direttori d’orchestra formati da Abreu che vengono reclutati dalla politica per le loro doti organizzative e la loro capacità di dirigere gruppi numerosi. Molti di loro sono già amministratori di piccoli comuni venezuelani e una volta insediati la prima cosa che fanno è quella di prendere il budget annuale a disposizione della comunità e destinarne la metà alle attività culturali. Tutto il resto viene dopo. Devo dire che in queste comunità, dopo un periodo di difficoltà, le cose iniziano a funzionare a tutti i livelli». E poi c’è il Brasile, con le cui istituzioni il sociologo collabora da alcuni anni: «In Brasile sta nascendo forse il modello di sviluppo che più funziona. Loro puntano molto sulla cultura. E quando dico loro intendo le istituzioni pubbliche, ma anche i privati. Esistono committenti illuminati che valorizzano artisti ed eventi di qualità. In Italia molte aziende per promuoversi si affidano a personalità mediocri che, supportate da un mix letale di presunzione e ignoranza, finanziano cose imbarazzanti». musicalmente 23 IN ORCHESTRA MODELLO FESTIVALETTERATURA? MENO EVENTI MA DI ALTO LIVELLO «Non si tratta di spendere di più, ma di spendere meglio facendo scelte precise e coraggiose». Luca Nicolini (nella foto, a destra), presidente del Comitato organizzatore del Festivaletteratura la pensa così. Anche una manifestazione consolidata e di successo come quella letteraria - capace di attirare centinaia di migliaia di appassionati ogni anno, da quindici anni a questa parte, e in grado di moltiplicare per dieci ogni euro investito dagli sponsor e dalle amministrazioni - non è rimasta estranea ai tagli effettuati dagli enti pubblici e alla crisi economica che ha influito negativamente sulla capacità dei privati di investire in cultura e, nella fattispecie, nel Festival. «Come tutti co- loro che organizzano eventi culturali - ha proseguito Nicolini - anche il Festivaletteratura ha risentito della crisi economica. Abbiamo subito ridimensionamenti dei contributi pubblici e anche di quelli privati. Ma il festival ha una struttura flessibile capace di adeguare le proposte alla disponibilità economica. Quello che cerchiamo di fare, come regola, è non abbassare mai la qualità degli eventi. Meglio meno proposte, ma di alto livello». Detto questo, però, Nicolini Costretti a lottare contro la crisi economica, la spending review e il terremoto che ha gravemente danneggiato gli edifici pubblici e privati presenti sui territori da loro amministrati, Wainer Melli, sindaco di Suzzara, e Dimitri Melli, primo cittadino di Pegognaga, hanno anche un altro obiettivo: non penalizzare la cultura. Tutt’altro che facile di questi tempi, ma loro, tenaci, non mollano e vanno anche contro un distorto senso comune che in primis vede giusto tagliare sempre, e solo, nel settore culturale. Così di fronte a una situazione drammatica, aggravata a dismisura dal sisma del 29 maggio, il sindaco di Pegognaga non si è vergognato di chiedere un aiuto per salvare il Teatro Anselmi, gravemente danneggiato sia dentro che fuori. E ha lanciato un appello, supportato dalle principali autorità politiche e culturali mantovane, affinché la struttura, che ogni anno ospita una stagione artistica di tutto rispetto, possa tornare a vivere. «Attualmente - spiega Dimitri Melli - la nostra preoccupazione principale è quella di rimettere in sesto le scuole entro l’inizio dell’anno scolastico. Ma soffro moltissimo nel vedere come è ridotto il Teatro Anselmi. Lesionato gravemente dentro e fuori. Per rimetterlo in sesto serviranno parecchi soldi. Direi almeno 4 milioni di euro. Soldi che non abbiamo e non sappiamo neppure, al momento, dove andare a pescare». Ma la cultura è importante per il sindaco di Pegognaga e non vuole rinunciare alla stagione artistica. Per questo, probabilmente, affitterà un teatro-tenda dove verranno allestiti gli spettacoli di prosa, danza e operetta nell’attesa che lo storico Anselmi torni a vivere. Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’omonimo e compagno di partito di Dimitri Melli, il sindaco di Suzzara Wainer Melli. Anche la Città del Premio è stata colpita dal sisma e i danni sono ingenti, ma questo non ha impedito al Comune di investire pesantemente in cultura, anche se qualche taglio è stato necessario: «Siamo passati da 680mila del 2011 euro a 600mila del 2012. Sono convinto che la cultura crei identità e mortificandola con tagli troppo ingenti si rischia di far 24 musicalmente ricorda che «è troppo comodo e facile tagliare fondi alla cultura ed è sbagliato considerarla un bene accessorio perché arricchisce la qualità della vita. A parte i soldi, quello che manca di più sono le idee e la capacità di investire meglio quei pochi fondi rimasti». (e.s.) SINDACI che resistono Sisma e spending review non impediscono ai primi cittadini di Pegognaga e Suzzara di continuare a investire nella cultura: “Senza perdiamo la nostra identità” di Emanuele Salvato Il sindaco di Suzzara Wainer Melli perdere un po’ della storia di una collettività di persone». Ma non tutti sembrano credere in questi concetti, sia fuori che dentro la maggioranza che governa Suzzara: «L’anno scorso – confessa Wainer Melli – per questa mia politica culturale mi sono piovute addosso le critiche della minoranza, e ci sta, ma anche quelle dei consiglieri di maggioranza molto più giovani del sottoscritto». IN ORCHESTRA La MUSICA non è un lusso. E’ una NECESSITA’ di Cecilia Collini Nel dipinto del Tiepolo, Mecenate presenta le arti liberali ad Augusto Potrà sembrare retorica, ma pensateci, dalla notte dei tempi l’uomo ascolta i suoni, li riproduce: fa musica e l’ascolta. La musica classica è un tassello dello sfaccettato mondo musicale, uno dei più importanti per la valenza storica e documentaria che si porta dietro; un background che è servito a più generazioni per arrivare alla nascita e all’evoluzione di generi musicali che possiamo sentire oggi, dal pop al rock, passando per il jazz e lo swing… E allora perché dimenticarsi di questo bisogno delle persone? Proteggiamo, conserviamo e promuoviamo il nostro patrimonio culturale fatto di beni artistici, archeologici e ambientali, ma non dimentichiamoci di quella ricchezza storica, di quella cultura immateriale che è il mondo delle arti rappresentative musicali e teatrali. La musica, soprattutto la musica classica ci racconta di tempi passati ma anche di valori e contenuti universali e intramontabili. Testimonianza scritta e indelebile della nostra storia. E conoscere il nostro passato, le sue storie e “FARE CULTURA E’ NATURALE PER UN’IMPRESA D’AVANGUARDIA” Antonio Marcegaglia Perché un’azienda decide di investire in cultura? Nel caso specifico perché sostenere la musica classica e l’Orchestra da Camera di Mantova? «Fare cultura è connaturato all’impresa d’avanguardia che canalizza i propri valori e li fa diventare momento di scambio e di arricchimento in modo innovativo e passionale. La cultura di fare impresa va, dunque, di là dei confini dell’impresa stessa e si rivela di supporto anche alla cultura in senso più ampio. Marcegaglia ha sempre guardato al territorio anche come all’espressione di una comunità più diffusa, parte integrante e attiva della propria cultura d’impresa e per questo sostiene iniziative culturali sul territorio in cui opera». C’è la volontà del mondo imprenditoriale di sostenere la creatività, di credere nell’innovazione della cultura andando oltre il semplice investimento d’immagine, vedendo come l’investimento culturale sia fondamentale anche come un investimento per lo sviluppo della società? «Essere imprenditori oggi significa sviluppare il proprio business facendosi interpreti culturali e d’impresa proprio nel confronto e nello scambio con altri mondi. Le aziende che esprimono leadership, derivata da una visione globale, producono e trasmettono cultura: di prodotto, d’innovazione, d’idee e di valori. La mia curiosità per le culture del mondo mi ha portato ad esportare il nostro knowhow e la nostra cultura d’impresa arricchendoli con le esperienze locali. Per la ricorrenza del cinquantesimo Marcegaglia, tutto questo ha trovato il suo compimento in Steellife: una mostra di arte contemporanea dedicata all’acciaio che ha celebrato una materia viva, versatile e dal fascino solenne, un progetto di vita, umana e imprenditoriale, legata all’acciaio e alla capacità di trasformarlo». musicalmente 25 IN ORCHESTRA Scultura in avorio raffigurante la Musa della musica i suoi capolavori imortali, porta a comprendere più profondamente il presente per progettare un futuro migliore e più sostenibile. Certo, in momenti di crisi economica mondiale può sembrare che la priorità possa non essere sostenere la cultura e produrne di nuova, ma siamo sicuri che la società civile, le persone abbiano bisogno solo di beni materiali? La cultura fa parte dell’identità di una comunità, aggrega, dà gioia. Privarcene non farà che indebolire la comunità e inaridire i rapporti umani che, mai come in questo momento storico, hanno invece bisogno di essere saldi e proattivi per favorire il fermento di nuove idee e persino il rilancio del mercato. Esiste infatti una stretta relazione tra creatività - stimolata da un humus culturale favorevole - e innovazione. Produrre cultura, rafforzare le proprie imprese culturali e favorire i consumi culturali, è come mettere benzina al motore dello sviluppo. Questo, a complemento dei significativi benefici economici e di sviluppo assicurati anche dall’incremento del turismo culturale, che andrebbe più che incentivato nel nostro Bel Paese. Produrre cultura, perché fare musica vuol dire fare cultura, è in fondo da sempre la mission dell’Orchestra da Camera di Mantova che da più di 30 anni cerca di mantenere la musica classica viva e fiorente nel panorama culturale contemporaneo della provincia mantovana, mirando a far conoscere il mondo artistico musicale a un pubblico sempre più vasto. L’Orchestra è infatti impegnata dal 1993 nel rilancio delle attività musicali del mantovano, attraverso la stagione concertistica Tempo d’Orchestra (che quest’anno celebrerà i 20 anni di attività, come raccontiamo nell’ampio servizio a pagina 14, ndr) ed ospita regolarmente alcuni fra i principali solisti, gruppi cameristici e orchestre del panorama internazionale. Progetti didattici e formativi rivolti alle nuove generazioni e alle famiglie e iniziative editoriali completano le attività che fanno capo all’Orchestra da Camera di Mantova. Per fare tutto questo però servono investimenti e fondi per i quali le istituzioni in questo momento, purtroppo, non riescono a finalizzare come vorrebbero, trovandosi a fare i conti loro stesse con budget sempre più ridotti. Modifiche a situazioni contingenti quali i mutamenti del panorama socioeconomico verificatisi nel corso degli ultimi anni hanno portato a un sostanziale taglio dei finanziamenti pubblici destinati alla conservazione e produzione di cultura. E quindi, cosa fare? È necessario, sicuramente, un balzo in avanti di mentalità da parte del mondo della cultura, che dovrebbe cercare investitori in cultura anziché semplici benefattori. Per questo l’Orchestra da Camera di Mantova ha deciso di far proprio lo “OSSERVARE GLI ARTISTI PER ALLARGARE GLI ORIZZONTI DELL’IMPRESA” Giovanna Furlanetto 26 musicalmente «Il mondo della moda e del lusso si nutre di bellezza, ricerca e innovazione - spiega Giovanna Furlanetto, presidente di Fondazione Furla, che si occupa di sostenere e promuovere l’arte contemporanea -. Il mondo dell’arte è la punta di diamante di queste tre cose, a cui possiamo aggiungere la passione. Da un punto di vista imprenditoriale, nutrire il proprio sé di questo, anche semplicemente osservando, imparando dal lavoro degli artisti, ci aiuta ad allargare gli orizzonti dell’impresa per affrontare il futuro e generare l’inedito. Mio padre diceva: “siete come vasi, dovete riempirvi di contenuti”. Cosi fin dal 2000 il Premio Furla, che nel 2013 arriva alla nona edizione, si e’ dedicato, tra i primi in Italia, a sostenere gli artisti emergenti del nostro Paese, attivando una rete di relazioni istituzionali a livello nazionale e internazionale. L’impegno e’ stato rafforzato ed ampliato dalla nascita della Fondazione Furla nel 2008. Produrre e sostenere l’arte, credere nella forza e nell’intelligenza della propria cultura è sempre un’azione necessaria alla crescita della società. Alimentare la creatività è un esercizio importante per tutti, non solo per aziende come Furla dove l’aspetto creativo è predominante». Oggi il Premio Furla rappresenta il riconoscimento italiano d’eccellenza a sostegno dei giovani artisti contemporanei. Dal 2009 si è rinnovato con un format mirato a rafforzare il sostegno alla creatività. IN ORCHESTRA “CON L’OCM ALLA RICERCA DI INTERCONNESSIONI VIRTUOSE E CONTAMINAZIONI INNOVATIVE” Alberto Truzzi Perchè un’azienda decide di investire in cultura? Nel caso specifico perché Confindustria Mantova sceglie di sostenere la musica classica e l’Ocm? «Alla fine il bello trionfa sempre, anche in momenti difficili come questi. L’avvicinare il fare impresa all’arte ed alla cultura attiva interconnessioni virtuose per il marketing, per l’accoglienza, per l’armonia, per l’eccellenza. L’Orchestra da Camera di Mantova rappresenta tutto questo oltre che un patrimonio inestimabile ed una testimonianza sublime del nostro territorio, di cui può essere vessillifera ed ispiratrice, in un campo, la musica colta, che è da considerare espressione universale». C’è la volontà del mondo imprenditoriale di sostenere la creatività, di credere nell’innovazione della “Cultura chiama Impresa” e “Sostieni l’Orchestra da Camera di Mantova” sono due inediti progetti che propongono un nuovo modo d’intendere l’investimento culturale cultura andando oltre il semplice investimento d’immagine? «Io suggerisco alle imprese di sostenere l’estro e la creatività, legate al serrato esercizio, che si concretizzano nelle attività culturali, da cui non possono che rimanere contaminate in termini di innovazione e ricerca del miglioramento; per sé e per il proprio territorio, che va virtuosamente stimolato a cogliere la forza del fine messaggio artistico. Ciò contribuisce alla crescita interiore degli individui ed allo sviluppo di una società migliore, integrando così l’elevazione del patrimonio umano con il progredire sociale; entrambi scopi complementari, ma non per questo meno importanti, delle attività economiche». slogan Cultura chiama Impresa, cercando aziende con cui creare non delle semplici sponsorizzazioni ma delle vere e proprie parntership di comunicazione. D’altro canto oggi le imprese scoprono sempre più la vocazione all’investimento culturale, considerandolo come una soluzione efficace per comunicare corporate e per la propria Corporate Social Responsibility. La crisi costringe le aziende a spingere sulla promozione della propria immagine, del brand e del prodotto attraverso strumenti non convenzionali: la sponsorizzazione culturale è uno di questi. Le aziende non scelgono di investire nella musica, nel teatro, nell’arte solo per gli indubbi incentivi fiscali, ma perché queste azioni si rivelano un’efficace soluzione di comunicazione, veicolando ai pubblici di riferimento la scelta di “responsabilità sociale” fatta dall’azienda: una scelta di investimento che si rivela anche un importante e prezioso contributo alla crescita del Paese e della società e della quale abbiamo raccolto alcune significative testimonianze (si vedano gli articoli qui sotto, ndr). Fondamentale per il mondo culturale è, però, oggi anche sviluppare il rapporto di sostegno morale e materiale che si può instaurare con i singoli cittadini/spettatori. Nasce con questa finalità l’iniziativa Sostieni l’Orchestra da Camera di Mantova pensata per mettere al centro dei progetti dell’Orchestra il pubblico e di cercare nei suoi fedeli spettatori un supporto per continuare a proporre eventi musicali di grande qualità, dando così un maggiore sostentamento alle arti rappresentative musicali all’interno della comunità mantovana. Con l’inizio della stagione 2012/13 partirà una campagna di “NATURALE EMANAZIONE DELLA NOSTRA PASSIONE PER L’ECCELLENZA” Un altro esempio di impresa italiana nota a livello internazionale per la scelta di sostenere con convinzione la cultura è illycaffè. Spiega il presidente e amministratore delegato Andrea Illy: «Per illy il coinvolgimento e l’impegno nella cultura e nell’arte sono una naturale emanazione della passione per l’eccellenza, il principio che guida l’azienda sin dalla sua fondazione, nel 1933. L’amore per la qualità, per il bello e il ben fatto ci hanno spontaneamente spinto a esplorare questi territori, in cui abbiamo assunto il ruolo di un moderno mecenate, di un attore che lavora fianco a fianco con istituzioni, fiere, affermati artisti e scrittori, contribuendo come parte attiva alla diffusione dell’arte contemporanea e della cultura in generale. Ciò che riceviamo, in termini di immagine, lo restituiamo creando occasioni di visibilità e di incontro con il pubblico e con il mercato per talenti giovani ed emergenti. È questo il caso di Scritture Giovani - sezione di Festivaletteratura dedicata alle voci nascenti della narrativa europea – e di progetti come illy SustainArt, rivolto ad artisti e curatori dei Paesi emergenti. D’altronde, caffè e cultura sono legati da un vincolo inscindibile: la medesima bevanda che risveglia i nostri sensi, grazie allo stimolo della caffeina, è al contempo occasione di incontro, di dialogo, di stimolo per l’intelletto, rivelando una valenza che, oltre che fisiologica, è estetica, sociale e intellettuale». Andrea Illy musicalmente 27 IN ORCHESTRA tesseramento per supportare l’Orchestra da Camera di Mantova nello sviluppo dell’attività artistica: oltre a contribuire alla ricchezza della vita culturale del territorio, chi deciderà di sostenere l’Orchestra, si farà promotore di un ambizioso progetto culturale e sociale, fatto di una divulgazione seria e di qualità, di proposte per l’infanzia e per i giovani che concorrano a far scoprire un’inestimabile patrimonio che non può andar dissipato. Sei le tipologie di sostegno pensate per i privati: si va dalla Junior Card, per dare la possibilità anche agli under trenta di impegnarsi attivamente per la musica classica, fino alla tessera Mecenate che presume una quota di donazione molto importante, dai 5.000 euro a salire, a sostegno dell’attività dell’Ocm. Per chi deciderà di aderire all’iniziativa sono previsti benefit differenti a seconda dell’impegno economico. Tra gli altri, sconti sull’acquisto dei biglietti di concerti e abbonamenti per la stagione dell’Orchestra da Camera di Mantova, convezioni con cinema, palestre e b&b, e una speciale Music Card che dà diritto ai possessori di usufruire di sconti e agevolazioni per l’acquisto di biglietti per concerti in collaborazione con le stagioni musicali di Bologna, Cremona e Vicenza. I nomi dei sostenitori verranno inoltre pubblicati sul materiale cartaceo e web della stagione di riferimento, in particolare sul libretto e sul sito web dell’Orchestra da Camera di Mantova in pagine appositamente dedicate. Da non dimenticare un ulteriore L’Orchestra da Camera incentivo: chi dedi Mantova ciderà di effettuare una donazione potrà godere anche dell’agevolazione fiscale di cui all’art.15 c.1. del D.P.R. 22/12/1986 n°917 e specificatamente di una detrazione d’imposta del 19% dell’onere sostenuto fino al 2% del reddito complessivo dichiarato. Anche una piccola donazione è fondamentale per aiutare l’Orchestra da Camera di Mantova a sostenere e promuovere un inestimabile patrimonio: la grande musica. 28 musicalmente Per aderire alla campagna di sostegno all’Ocm rivolta ai pirvati basta scegliere tra le 6 diverse possibili card, ciascuna caratterizzata da benefit specifici IN ORCHESTRA Non si può certo dire che l’abbia fatto per farsi pubblicità. Di quella non ne ha bisogno, men che meno nella sua Cremona. Bastano e avanzano l’impero dell’acciaio da lui creato e i riconoscimenti di prestigio. Come la britannica Bessemer Gold Medal, attribuitagli dagli inglesi per le sue idee in campo siderurgico (solo un altro italiano ne fu insignito, ma bisogna tornare al 1919, a Federico Giolitti, figlio dello statista Giovannni). Con il restauro del Palazzo dell’arte, l’edificio voluto dal gerarca Roberto Farinacci in piazza Marconi, Giovanni Arvedi ha comunque scritto un’altra pagina della storia di Cremona. A marzo 2013, dopo due anni di lavori finanziati dall’imprenditore e dalla Fondazione Arvedi Buschini (fino ad ora sono 12 i milioni di euro investiti), sarà inaugurata quella che per l’Italia, e probabilmente per il mondo intero, diventerà la casa dei violini. In tempi cupi per la cultura, segnati dal fuggi-fuggi degli sponsor e dal crollo dei contributi pubblici, c’è un imprenditore che crede invece nel suo valore. Il palazzo progettato dall’architetto Carlo Cocchia nel 1941 ospiterà un museo in grado di riunire in un unico spazio collezioni dello strumento ora disseminate in più luoghi della città: il Museo stradivariano, la collezione di Palazzo comunale e quella di liuteria contemporanea della fondazione Stradivari. L’inestimabile patrimonio occuperà il piano nobile del palazzo. E qui troveranno posto anche i pezzi più prestigiosi, 15 violini gioiello firmati Stradivari, Amati, Guarneri del Gesù, Ceruti e Bergonzi, raccolti in uno “scrigno dei tesori”. Sullo stesso piano anche gli studi e i bozzetti in arrivo direttamente dalla bottega di Stradivari, mentre agli strumenti prestati dai più importanti collezionisti al mondo sarà riservata l’ala Friends of Stradivari. Grazie a pezzi unici e all’allestimento avveniristico, il museo racconterà la storia del violino, i sistemi di costruzione degli strumenti ad arco, di oggi e di ieri, le vicende talvolta rocambolesche delle famiglie di liutai. L’altro pezzo forte del Palazzo dell’arte, forse il più atteso dai melomani cremonesi e non solo, troverà spazio al pianoterra: un auditorium da 500 posti progettato dagli architetti Giorgiò Palù e Michele Bianchi. Per l’acustica della sala, a forma allungata con Un PALAZZO per la musica In tempi cupi per la cultura, segnati dal fuggi-fuggi degli sponsor e dal crollo dei contributi pubblici, a Cremona un imprenditore muove in controtendenza di Sabrina Pinardi Il cav. Giovanni Arvedi. sopra il nuovo Auditorium di Cremona il palco al centro della scena e il pubblico a fare da cornice ai musicisti, è stato scomodato l’ingegnere giapponese Yasuhisa Toyota. Su un’area di oltre 6500 metri quadrati coperti troveranno posto, poi, biblioteche, sale prove, zone multimediali e interattive, laboratori per gli studenti, bookshop e caffetterie. Giovanni Arvedi e la sua fondazione non hanno dimenticato piazza Marconi, la piazza sulla quale si affaccia il nuovo polo musicale, che è già stata restituita alla città in tutto il suo splendore. A settembre i primi eventi, la prossima primavera l’inaugurazione ufficiale con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Un altro che, anche in tempo di crisi, non si stanca di predicare il valore della cultura. musicalmente 29 AMICI MECENATI dei nostri giorni Sgombriamo qui il campo da possibili equivoci. L’appello alla società civile perchè intervenga a difesa della cultura musicale proposto nelle pagine che precedono non deve in alcun modo esser letto come una sottovalutazione dell’operato e dell’importanza dell’Associazione Amici dell’Ocm, che da anni affianca e sostiene l’Orchestra da Camera di Mantova. Nata nel maggio 1999, conta oltre 300 iscritti, rappresentati da un consiglio direttivo. «L’iscrizione all’Associazione Amici dell’Ocm presuppone uno spirito di volontariato culturale che non dà particolari vantaggi in termini concreti - spiega il presidente, professor Alberto Bertuzzi -, ma la soddisfazione e la consapevolezza di contribuire all’affermazione e promozione della vita musicale di un complesso meraviglioso, che dà lustro alla città e che presenta annualmente un progetto culturale. L’adesione all’Associazione non comporta particolari oneri economici, ma solo una piccola quota d’iscrizione che serve a coprire le spese vive. In varie occasioni ho sostenuto che l’Ocm rappresenta un “miracolo”; il nostro impegno sarà quello di sostenerla perché il miracolo prosegua per molti anni». Negli anni, effettivamente, l’Associazione Amici ha giocato un ruolo fondamentale ai fini della sopravvivenza e del rilancio dell’attività artistica e divulgativa dell’Orchestra da Camera di Manto- Un incontro dell’Associazione Amici dell’Ocm va. Ha rinvenuto sponsorizzazioni da privati e fondazioni. Ha favorito rapporti e relazioni importanti per la crescita della proposta e delle prospettive d’azione. E ha toccato sensibilità e cuore di persone che anche grazie al tramite degli Amici dell’Ocm hanno scelto di sostenere in prima persona quello che il presidente Bertuzzi chiama “miracolo”. È il caso di Silvana e Rudolf (di cui riportiamo sotto una toccante lettera giunta all’Orchestra in seguito al doppio concerto tenuto in Austria, a Graz, nel dicembre 2011). Ed è il caso di altri mecenati del nostro tempo che ci chiedono anonimato e nessun clamore su gesti di generosità, talora reiterati negli anni, che aggiungo senso al senso di ciò per cui, con convinzione e dedizione, l’Ocm da trentuno anni si ostina a battersi. (v.a.) LA “FRECCIA” DI SILVANA E RUDOLF Natale 2011: dall’Austria giunge un pacco dono inatteso e dal sapore speciale È il cuore che alimenta la spontaneità. Indugiando, potrebbe subentrare la ragione e ti direbbe di andare piuttosto alle terme o alla beauty farm per il weekend. O molto peggio all’ennesimo nuovo centro commerciale o outlet. La nostra - piccola - donazione alla Orchestra da Camera di Mantova vuole essere anche una freccia che, speriamo non sola, vada oltre il consumismo e la frivolezza e centri invece un obbiettivo migliore e giusto. Nell’augurarvi i migliori Auguri di un buon Natale e di un felice anno nuovo, vi inviamo cari saluti da Graz e rinnoviamo qui la nostra comune intenzione di incontrarci a Mantova. Silvana e Rudolf musicalmente 31 COLONNA SONORA di Claudio Fraccari OLMI: il mestiere di regista Dopo l’esperienza giovanile di documentarista industriale, Ermanno Olmi (classe 1931) esordisce nel lungometraggio di finzione con Il tempo si è fermato (’60). Ma è con Il posto (’61) che si vedono i germi di una poetica personale: la vicenda del giovane che esordisce come avventizio nel mondo del lavoro simboleggia il prezzo da pagare per accedere allo status di adulto. Bisogna però attendere il 1977 perché Olmi sia consacrato come autore, grazie al celeberrimo L’albero degli zoccoli, premiato al festival di Cannes: nella Bassa bergamasca di fine Ottocento, le struggenti vicissitudini di una famiglia contadina si fanno paradigma del labor cui è soggetto ogni uomo e della pietas con cui il suo destino deve essere considerato. La musica scelta per tale parabola dedicata agli umili è, in sapido contrappunto sociale, quella colta di Bach. Ancora un musicista settecentesco, questa volta Telemann, fa da sottofondo per un altro titolo importante, Lunga vita alla signora! del 1983: in occasione del compleanno di un’anziana e potente signora, nel chiuso di un castello, si assiste ai tormenti cui l’ambizione sottopone i numerosi invitati; il tutto visto con lo sguardo del giovane personale di servizio. La leggenda del santo bevitore (’88), Leone d’oro a Venezia, segna una tappa parimenti fondamentale: dal romanzo breve di Joseph Roth, Olmi ricava un’opera di notevole raffinatezza stilistica, centrata sull’evocazione più che sulla narrazione; la colonna sonora è affidata a brani di Sanchez e Stravinsky, dunque a compositori del Novecento all’incirca coevi rispetto all’ambientazione temporale del film (gli anni Trenta). Nel 2001 è la volta de Il mestiere delle armi, che si avvale dello sco- 32 musicalmente L’ABERO DEGLI ZOCCOLI di Ermanno Olmi Sullo sfondo della Bassa bergamasca degli ultimi anni dell’Ottocento, si narrano le tristi vicende di alcune famiglie contadine. Pur oberati da sofferenze, fatiche, ingiustizie, i protagonisti ostentano dignità estrema, tanto che il dramma non esclude momenti lirici, punteggiati dalle musiche di Bach. Interpretato da attori non professionisti come nella migliore tradizione neorealista, il film si aggiudicò con pieno merito la Palma d’oro a Cannes. (Ita-Fra 1977) LA LEGGENDA DEL SANTO BEVITORE di Ermanno Olmi Ermanno Olmi re originale di Fabio Vacchi; sotto l’impalcatura storica legata alla tragica morte di Giovanni de’ Medici, si dipana con rinnovata efficacia il grumo dolente che ha sempre informato il cinema di Olmi – quel pensiero etico prodotto da una religiosità laica di ascendenza manzoniana. Ancora Fabio Vacchi compone le musiche per il successivo Centochiodi (‘07), ove sacro e profano vengono sapidamente mescolati, mantenendo però sempre la visuale dei semplici, degli umili, degli ultimi. È poi Terra madre (‘08) il film con cui Olmi pare completare il suo percorso (il successivo Il villaggio di cartone del 2011 è formalmente irrisolto): in un approdo esplicitamente georgico, riecco il documentario, cioè il ricongiungimento con le origini del suo “mestiere” di regista. Al composito dettato visivo, cui hanno collaborato Franco Piavoli e Maurizio Zaccaro, corrispondono musiche altrettanto eterogenee, nell’intento comune di rievocare le voci della natura e delle diverse culture terrestri. Un vero manifesto, anche sonoro, per difendere e affermare le bio-diversità. Dal romanzo di Joseph Roth, è la storia di un barbone etilista che riceve da un personaggio misterioso un prestito in danaro; dopo vari incontri, egli tenterà di restituire la somma, anche a costo della morte. In una Parigi metafisica, la parabola di Olmi assume un valore simbolico eccezionale, anche grazie all’ottima interpretazione di Rutger Hauer. Suggestiva la colonna sonora, con musiche di Sanchez e Stravinsky. Leone d’oro a Venezia. (Italia 1988) IL MESTIERE DELLE ARMI di Ermanno Olmi Restituendo le circostanze della morte in territorio gonzaghesco del capitano di ventura Giovanni de’ Medici – ferito da una palla di falconetto nel novembre del 1526 –, Olmi enuncia la sua idea tragica della storia, oscillante fra stigmatizzazione del conflitto armato e pietà nei confronti dell’uomo. Ben scritto, agile e intenso, il film si vale della notevole fotografia di Fabio Olmi cui fanno riscontro le musiche originali di Fabio Vacchi. (Ita-Fra-Ger 2001) GRAMMOFONO di Michele Ballarini Le PAROLE della MUSICA Schubert, Brahms, Mahler, Ravel hanno scritto capolavori su testi di Schiller, Goethe, Baudelaire Moltissima musica è stata scritta, cantata e suonata partendo da un testo, sia esso tramandato oralmente sia in forma compiutamente letteraria, e se esploriamo il repertorio vocale troveremo parecchi capolavori ispirati alla produzione dei massimi poeti e scrittori; se l’opera lirica è un mondo dove il testo è necessariamente adattato alle esigenze musicali e teatrali, si tratti di un soggetto originale o ripreso da un testo preesistente, tutt’altro discorso riguarda invece il repertorio liederistico dove le parole e le note riescono ad incontrarsi e a fondersi, luoghi ideali dove la musica non accompagna il testo ma lo rivive e se ne imbeve arrivando così a formare un tutto unico. Autori come Schubert, Schumann, Brahms, Wolf, Mahler, Richard Strauss, Duparc, Debussy e Ravel hanno scritto capolavori indimenticabili su testi di Schiller, Goethe, Rückert, Baudelaire, Mallarmé, ... Intendiamoci, anche l’opera ha momenti altissimi di incontro tra testo e musica ma, come diceva Puccini, «in teatro l’ultima parola spetta sempre al musicista», aspetto del quale erano consapevoli quasi tutti i grandi operisti, scongiurando così spesso il realizzarsi di esiti solo parzialmente riusciti come la Parisina di Mascagni, dove la elaboratissima parte musicale non trova spesso piena aderen- za al testo di D’annunzio o il Faust di Gounod, dove la bellissima musica riveste un libretto che del capolavoro goethiano ricalca spesso l’aspetto più superficialmente narrativo. Se poi consideriamo il repertorio che la discografia ha registrato nel corso degli anni ci rendiamo conto che una grossa fetta di esso riguarda la musica vocale: anche con i mezzi rudimentali che in passato la registrazione acustica poteva offrire, la voce umana è sempre stata tra le fonti più adatte da fissare su di un supporto per potenza, duttilità e varietà di timbro, e anche se le regole del mercato tendevano a privilegiare le arie liriche, vennero effettuate a partire dagli anni 20’ e 30’ parecchie registrazioni di musica liederistica da parte di grandi cantanti come Elisabeth Schumann, Lotte Lehmann e Richard Tauber, fino ad artisti più vicini a noi come Elisabeth Schwarzkopf, Dietrich Fischer-Dieskau e Jessie Norman. Registrazioni preziosissime che fanno eco alle Liederabend, incontri musicali inizialmente casalinghi e poi concertistici che dall’inizio dell’800 si tengono nei paesi austro-tedeschi. Per la reperibilità dei vari testi musicati si rimanda al sito internet http://www.recmusic.org/lieder enorme database con tutti i testi più importanti, in lingua originale e anche in traduzione italiana. CAVALIERE DEL LIED ROMANTICO UNO SGUARDO AL PASSATO SOLE LE PAROLE, E LA MUSICA? Il grande baritono Dietrich Fischer-Dieskau è stato uno dei maggiori interpreti del repertorio liederistico: le incisioni dedicate a Schubert, Schumann e Wolf sono tra le maggiori della storia del disco. La sua voce era uno strumento ideale per rendere con emozionante risalto tutte le inflessioni del testo, unitamente a una musicalità meravigliosa che evidenziava le più riposte intenzioni dell’autore. Per notizie sulle disponibilità discografiche si rimanda al sito www.amazon.it. Una delle prime registrazioni dedicate al lied fu quella effettuata sotto gli auspici della Hugo Wolf Society, associazione costituitasi nel 1931 e promotrice di una serie di magnifiche incisioni dedicate alla geniale produzione lideristica del grande compositore austriaco (1860-1903). Queste registrazioni, effettuate tra il 1931 e il 1938, sono disponibili in un cofanetto Emi di 5 cd ora fuori catalogo ma ordinabile comunque come usato nel sito americano di Amazon. Al nostro grammofono, antica macchina dispensatrice di suoni, è dedicato Profusione di armonie, un capitolo de La Montagna incantata di Thomas Mann, dove il protagonista scopre un mezzo dal quale possono rinascere proposte musicali di inaudita bellezza; l’autore riesce nell’impossibile compito di far rivivere l’emozione dell’ascolto sostituendo magicamente la parola alla musica. Il mezzo in questione frebbe gola a molte persone. musicalmente 33 CD - DVD di Luca Segalla CONVERSAZIONI sulla musica Colto, vivace, ironico. Alfred Brendel è stato un pianista atipico, capace di lasciare un segno nella storia senza essere né un virtuoso-monstre né uomo di spettacolo. Dopo il ritiro dal concertismo, alla fine del 2008, ha continuato a presentarsi al pubblico come conferenziere, illuminando, retrospettivamente, il suo percorso di artista originale pur nella fedeltà al testo («l’interprete deve baciare l’opera risvegliandola»). Il doppio dvd Alfred Brendel on music raccoglie tre conversazioni (sottotitolate in Italiano) tenute nel settemAlfred Brendel bre 2010 a Salisburgo. Può la musica classica essere del on Music. tutto seria? e Caratteri musicali esemplificati nelle sonate di Three Lectures. Beethoven erano già apparse, in inglese, in un volume 2 DVD Unitel del 2001, mentre Luci e ombre dell’interpretazione si basa (703408) su materiale nuovo. Appassionato di pittura, saggista e poeta, Brendel è un conferenziere acuto, prodigo di esempi al pianoforte. In questo caso, però, siede rigido davanti a un leggio, invece di parlare a braccio. Un po’ serioso ed ufficiale. È un peccato, perché i contenuti delle conferenze sono tutt’altro che seriosi. Soprattutto quando il pianista austriaco illustra il ruolo del comico nello stile dei grandi classici viennesi. Basta ascoltare come analizza - e come suona - il finale della Sonata Hob XVI/50 di Haydn. Illuminante la battuta sull’ultimo movimento dell’Op. 31 n. 1 di Beethoven: «Se un pianista non riesce a far ridere il pubblico al termine di questa sonata è meglio che diventi organista». LA “WANDERUNG” DI ANDERSZEWSKI Solo lo sguardo di un regista geniale come Bruno Monsaingeon poteva raccontarci uno dei personaggi più inquieti del pianismo di oggi, il polacco-ungherese Piotr Anderszewski. Le pianure dell’Est, lungo le quali corre un treno che è metafora di un viaggio interiore, ricordano il grande Nord di Glenn Gould. E l’ombra di Gould, pianista prediletto da Monsaingeon, affiora tra le pieghe di questo emozionante film-documentario, costruito quasi tutto su dialoghi e frammenti di prove. Piotr Anderszewski: voyageur intranquille. 1 DVD Medici Arts (3077938) BEETHOVEN SECONDO BUCHBINDER I cinque Concerti per pianoforte e orchestra beethoveniani con uno dei più autorevoli interpreti del Classicismo viennese. I video sono stati registrati al Musikverein di Vienna, nella primavera del 2011. Eleganza dell’eloquio, profondità di pensiero, tocco morbido e fraseggio dal respiro lungo. A fianco di Buchbinder i Wiener Philharmoniker, con il loro inconfondibile suono. Da antologia. Rudolf Buchbinder. The Beethoven Piano Concertos. 2 DVD UNITEL (708808) 34 musicalmente INVITO ALL’ASCOLTO L’originalità di RICHTER in due cd rimasterizzati Sviatoslav Richter (1915 – 1997) è stato uno dei miti del pianismo internazionale della seconda metà del Novecento ed il suo nome, in un panorama che in tempi recenti ha prodotto rarissime personalità di forte ed interessante carattere, è tutt’altro che dimenticato. Farà dunque piacere agli appassionati poter disporre di alcune sue registrazioni rimasterizzate secondo criteri per così dire filologici atti a restituirne il suono originale attingendo ai primi materiali di studio, pur con l’aiuto della tecnica più evoluta. Il doppio cd recentemente immesso in commercio dall’etichetta Emi Classics si è avvalso dell’opera di quattro ingegneri dei famosi Abbey Road Studios di Londra, e viene così a rientrare in una collana nuova (Audiophile edition – Hybrid Sacd) che presenta documenti di grande valore. I due dischi richteriami si riferiscono a registrazioni effettuate verso la metà degli anni Settanta, quando già l’artista ucraino godeva di vasta fama (in Italia il suo primo recital avvenne nel maggio del 1962) e raccolgono tre opere per pianoforte e orchestra: il Concerto op.33 di Dvorák, registrato a Monaco di Baviera nel giugno 1976, con la Bayerisches Staatsorchester guidata da Carlos Kleiber, ed iConcerti di Grieg e Schumann realizzati nel novembre 1974 a Monte-Carlo con l’Orchestre National de l’Opéra diretta da Lovro YRQ0DWDĀLþ7UHODYRULLPSRUWDQWLQHL quali Richter lascia l’impronta di un’incisività temperata dal più meditato calore espressivo. Una selezione che sottolinea, con l’inclusione del raro e discusso Concerto di Dvorák, l’originalità di un interprete non condizionato dagli indirizzi correnti. (a.z.) MUSICA & ARTE di Paola Artoni DAVID LACHAPELLE inquiete e graffianti seduzioni pop Davanti al suo obiettivo hanno posato le star della musica, della moda e del cinema, accettando di mettere a nudo le loro passioni ma anche le loro fobie FINO AL 4 NOVEMBRE A LUCCA Lady Gaga e Michael Jackson secondo David Lachapelle Lo sguardo ironico, seducente e graffiante di David LaChapelle racconta con eloquente eleganza le inquietudini che attraversano i nostri giorni. «Posso fare qualunque cosa. Se lo vedo nella mia mente riesco a ricrearlo. Amo il fatto che sia teatrale e collaborativo» dichiara lo stravagante fotografo nato a Fairfield (Usa) nel 1963. Con il surrealismo che gli è congeniale, ha solcato il mondo patinato della moda fin dagli anni Ottanta quando ha iniziato a collaborare con il magazine “Interview”, fondato da Andy Warhol. Le sue foto hanno presto trionfato sulle copertine di “Vanity Fair”, “GQ”, “Vogue”, “Rolling Stones”, imponendo un modo di fare fotografia perfettamente riconoscibile e pittorico. La composizione è rigorosa, così come lo studio delle luci e dei panneggi. Davanti al suo obiettivo hanno posato le star della musica, della moda e del cinema, accettando di mettere a nudo le loro passioni ma anche le loro fobie, mescolando la sensualità con il kitsch. LaChapelle sa ricreare composizio- ni che ricordano la Nascita di Venere di Botticelli, metafora dell’amore puro, ma cita anche la michelangiolesca Cappella Sistina, l’Estasi di Santa Teresa di Bernini (reinterpretata da Angelina Jolie) e le nature morte che diventano vanitas seicentesche. La musica è un appassionato fil rouge che accompagna tutta la carriera dell’artista (e lo scatto Lady Gaga: Metropolis sembra una vera e propria locandina per un concerto previsto su un altro pianeta). Regista di videoclip, ha firmato anche il documentario Rize, dedicato al Krumping, ballo nato nel ghetto di Los Angeles. Tra i video girati si ricordano quelli per Christina Aguilera (Dirrty, Can’t Hold Us Down e The Voice Within), e ancora: per Kelis, Moby, Mariah Carey, The Vines, Avril Lavigne, Jennifer Lopez, Macy Gray, Blink 182, Nick Carter, No Doubt, Britney Spears, Joss Stone, Norah Jones, Gwen Stefani, Robbie Williams. Un sodalizio speciale è con Elton John, per il quale, tra il 2001 e il 2006 ha girato This Train Don’t Stop There Anymore; Ori- Sino al 4 novembre il Lucca Center of Contemporary Art ospita una grande mostra dedicata all’artista e curata da Maurizio Vanni (produzione di Arthemisia Group) con una cinquantina di scatti e le varie serie quali: Star System; Deluge; Earth laughs in Flowers; After the Pop; Destruction and Disaster; Excess; Plastic People; Dream evokes Surrealism; Art References; Negative Currency. Per ulteriori informazioni vivistare il sito Internet: www.luccamuseum. com oppure scrivere un’email a [email protected] ginal Sin; Answer in the Sky e All That I’m Allowed (I’m Thankful) e Someone Saved My Life Tonight. Lo stesso Elton John è ritratto nello scatto Egg on His face con gli occhi coperti con le uova. Anche due grandi e indimenticabili voci femminili hanno voluto la fotografia di LaChapelle per i loro video: la splendida Whitney Houston di Try It On My Own e la carismatica Amy Winehouse di Tears Dry On Their Own. Recentissimo è Spectrum per Florence and the Machine, un’inquietante visione inserita nelle scene di un balletto classico. musicalmente 35 ALTRA MUSICA di Giorgio Signoretti LE BICICLETTE BIANCHE AL FESTIVALETTERATURA IL RINNOVATO INTERESSE PER IL FOLK Joe Boyd è a Mantova in occasione del Festivaletteratura per presentare Le Biciclette Bianche, bella traduzione per Odoya del formidabile White Bicycles - Making Music in the 1960s. Chiunque sia interessato a portarsi a casa anche solo una briciola dell’alchimia di quegli anni formidabili (come non essere d’accordo con chi l’ha detto per primo?), non tralasci l’opportunità di ascoltarne il racconto dalla voce di una persona decisamente informata dei fatti. E non lasci sullo scaffale un libro che Brian Eno ha definito così: “Meraviglioso. Un avvincente pezzo di storia sociale e il miglior libro sulla musica che abbia letto da anni”. L’interesse per la musica folk vecchia e nuova sembra conoscere una stagione felicissima, almeno dal punto di vista editoriale. Sono assolutamente da non perdere due libri ben tradotti di Amanda Petrusich, brillantissima giornalista americana e scrittrice di grande intensità: It Still Moves (Arcana), sulla nuova scena folk e folk-rock americana, e Pink Moon, sul capolavoro del 1972 di Nick Drake (No Reply). Oppure altri due bei volumetti prodotti in Italia sull’avventura quarantennale del folk psichedelico inglese: The Circle Is Unbroken, di Gino Dal Soler (Tuttle Edizioni) e Fairest Isle, di Antonello Cresti (Aereostella). JOE BOYD scopritore di talenti Difficile spiegare chi è Joe Boyd. Forse si può provare a metterla così: esisterebbe un jazz europeo senza Manfred Eicher? O una Pop Art senza Leo Castelli? Allo stesso modo è legittimo chiedersi se, senza il bostoniano Joe Boyd, la folgorante scena londinese di fine anni Sessanta sarebbe stata altrettanto originale e ricca di suggestioni. Boyd, solo per ricordare alcune delle sue imprese, scoprì per primo il potenziale dei Pink Floyd di Syd Barrett e produsse il loro stupefacente singolo d’esordio, Arnold Layne. Dal 1966 al 1967 fondò e condusse l’UFO Club, laboratorio di gestazione del nuovo rock psichedelico: tempio dei Floyd dei light-show e delle più spregiudicate aperture rumoristiche, ospitò le prime sperimentazioni di band e artisti come Soft Machine, Tomorrow, Arthur Brown, Graham Bond e perfino AMM. Attraverso la sua agenzia, la Witchseason Production, promosse i talenti di Nick Drake, Fairport Convention, John Martyn e Richard Thompson, contribuendo a dar forma ad un’estetica originalissima destinata ad influenzare i visionari più intransigenti del nuovo folk fino ad oggi. Si mosse anche in campo cinema- 36 musicalmente tografico, producendo la memorabile colonna sonora di Un Tranquillo Weekend di Paura, oltre al magnifico documentario su Jimi Hendrix del 1973. Boyd riuscì a mostrare ad un mondo musicale londinese in continuo fermento ma ancora legato all’idea di “genere” come la richiesta di libertà del grande Free-Jazz statunitense fosse sostanzialmente la stessa che animava le dilatazioni espressive, linguistiche e strutturali che sventravano radicalmente la forma canzone nei concerti dei Floyd. Spinse inoltre il folk inglese lontano dalle secche della riproduzione liturgica di danze e ballate, incentivandone la trasfigurazione in un linguaggio aperto che sapesse raccontare allegoricamente l’Inghilterra profonda al pubblico più giovane. Anche ai futuri protagonisti del progressive rock come Jethro Tull, King Crimson, Gentle Giant e Genesis. Joe Boyd è ancor oggi uno dei pochi a sapere di che materia siano fatti i sogni. Joe Boyd Scoprì per primo il potenziale dei Pink Floyd di Syd Barrett e produsse il loro stupefacente singolo d’esordio “Arnold Layne” LEGGERE di Simonetta Bitasi STORIE INTENSE DA LEGGERE IN UN MINUTO DI... TRENO 38 storie, scritte tra il 2005 e il 2007, da leggere in un minuto e poi continuare a rileggere e ripensare. Ci sono tantissimi spunti, dalla natura, ai libri alla musica e soprattutto c’è un ritmo lento e avvolgente. Il raffinato scrittore svizzero riesce a mischiare piccoli aneddoti, considerazioni, curiosità senza mai essere banale o scontato. Un libro da leggere, conservare, ideale per i viaggi in treno. (Quando sapevamo aspettare di Peter Bichsel, traduzione di Anna Allenbach, Comma 22 2011, pp. 120, 10.20 euro). UNA PASSEGGIATA LUNGA UN SECOLO Racchiudere in una passeggiata un secolo di storia. È quello che riesce a fare la scrittrice rumena con la sua amabile protagonista. Vica, infatti, una donna anziana, semplice, colma di ironia e buon senso, in un mattino freddo, contro il volere del marito, decide di fare visita ad alcuni conoscenti a Bucarest e mentre attraversa la città, ci fa ridere e commuovere con in suoi ricordi. (Una mattinata persa di Gabriela $GDPHüWHDQXWUDG50HUORH&)UDQFRQH Atmosphere 2012, pp. 456, 18 euro). IL VECCHIO CHE AIUTAVA I RAGAZZI A INNAMORARSI Un anziano scrittore trova alla sua porta un sedicenne con una strana richiesta. La sua ragazza è una affezionata lettrice dello scrittore e crede fortemente nel valore della lettura. Tanto che vorrebbe comunicare con il suo ragazzo anche per iscritto. Ma Karl è dislessico e non ha il coraggio di dirglielo. Così chiede allo scrittore di aiutarlo. (Muoio dalla voglia di conoscerti di Aidan Chambers, traduzione di Beatrice Masini, Rizzoli 2012, pp. 160, 13 euro). La storia del Novecento racchiusa in un VIOLINO «Questo violino non è mio, sono io a essere suo. Sono uno dei tanti che l’ha avuto. Nel corso della sua vita questo storioni ha avuto diversi musicisti al suo servizio. E oggi è mio, ma io lo posso solo contemplare. Per questo volevo che imparassi a suonare il violino e continuassi la lunga catena della vita di questo strumento. Solo per questo devi studiare il violino. Solo per questo, Adrià. Non c’è bisogno che ti piaccia la musica». Il centro focale di questo monumentale e intenso romanzo è il violino di Cremona che diventa l’emblema della parabola di vita dell’io narrante e dei tanti personaggi che incontra. Tutto prende il via da un negozio nel cuore della vecchia Barcellona, pieno di oggetti antichi e manoscritti rari. Qui, alla metà del ‘900, cresce Adrià Ardèvol, un bambino prodigio che nel volgere di pochi anni, impara tredici lingue e suona il violino come un virtuoso. Ma il giorno in cui il padre Felix muore assassinato per strada, sarà proprio il violino - un prezioso Storioni del 1700 che il ragazzo ha scambiato con uno strumento di nessun valore - a risvegliare in Adrià un forte senso di colpa che ha insieme radici lontane e sentimenti recenti. Così Adrià decide di rivolgersi, in una sorta di confessione, a Bernat, il ragazzo che incontra alle lezioni di musica, per raccontargli la storia della sua famiglia e insieme l’origine del prezioso violino. Che non è un semplice oggetto, ma diventa il simbolo del Male e di una vicenda che dalle Io confesso di Jaume Cabré, traduzione di Stefania Maria Ciminelli, Rizzoli 2012, pp. 784, 19,50 euro torture dell’Inquisizione arriva sino ai convogli piombati di Auschwitz. Jaume Cabrè, uno dei grandi autori della letteratura catalana contemporanea, compone una sorta di epopea del Novecento, dove, attraverso lo sguardo e la voce di un bambino straordinario racconta come la famiglia in cui nasciamo può segnare per sempre la nostra vita. E per Adrià nascere in quella famiglia era stato un errore imperdonabile: «Mi sono reso conto all’improvviso di essere sempre stato solo, di non aver mai potuto fare affidamento sui miei genitori, né su un Dio a cui demandare la ricerca di soluzioni, sebbene, nel corso degli anni, mi fossi abituato a delegare a indefiniti credo e a letture assai diverse il peso del pensiero e la responsabilità delle mie azioni». musicalmente 37 IN PLATEA Prima lo spettacolo Raccontare Chopin (da cui il libro con dvd, Promo Music), poi la collana di dvd I Segreti della Musica dedicata a 16 grandi compositori da Bach a Mendelssohn (in allegato a Repubblica e L’Espresso). Alcuni tra i più riusciti progetti di divulgazione musicale degli ultimi anni li dobbiamo a Corrado Augias: giornalista, scrittore, autore teatrale e televisivo, ma anche appassionato di classica. Con la complicità del pianista Giuseppe Fausto Modugno, Augias accompagna con garbo e intelligenza gli spettatori – absolute beginners compresi – alla scoperta dei grandi maestri e dei loro capolavori. Obiettivo? «Inventare una possibile nuova forma di concerto per andare incontro al pubblico», è la sua risposta. Dottor Augias, lei come si è avvicinato alla musica? «A vent’anni sentivo come una mutilazione la mancanza di una formazione musicale, quindi mi sono messo a studiare pianoforte, flauto, armonia e contrappunto all’Istituto Pontificio di Musica Sacra. Poi per colpa del lavoro ho dovuto lasciar perdere, ma mi è sempre rimasto questo senso di frustrazione». Trova almeno il tempo di ascoltarla? «Sì, ieri per esempio mi sono lasciato incantare dal quartetto Rosamunde di Schubert». Cosa pensa delle orchestre italiane? «Abbiamo formazioni di livello europeo, penso alla stessa Orchestra da Camera di Mantova. Il problema è un altro: la conoscenza della classica in Italia è ristretta a una élite». La televisione potrebbe venire in soccorso? «Non ne parliamo neanche, la situazione al riguardo è disastrosa». Avendo la bacchetta magica che programma farebbe per risollevare per aiutare la tv a fare divulgazione musicale seria? «Me ne viene in mente uno che ideai molti anni fa per Rai Tre: dieci puntate sui grandi direttori d’orchestra. Ma sarebbe impensabile riproporlo oggi». Prima Salvatore Accardo, adesso Riccardo Muti: prendersela con i Conservatori sembra diventato l’hobby preferito dei grandi maestri italiani. Lei che opinione ha della formazione musicale in Italia? «Penso solo che i Conservatori sono troppi e che questo porta inevitabilmente ad abbassare la qualità». Altro tasto dolente: i finanziamenti pubblici... «Vietato parlarne, la situazione è drammatica». Che consigli darebbe ai professionisti della musica per affrontare la crisi? «Rinnovare, rinnovare, rinnovare. Bisogna fare come nell’editoria. I librai l’hanno capito che non basta stare dietro al bancone e aspettare i lettori: organizzano rassegne, invitano gli scrittori. Anche i musicisti devono “uscire” dalle sale da concerto e andare loro verso il pubblico». Il suo prossimo progetto musicale? «Si tratta di La vera storia di Traviata: lo spettacolo è stato presentato in anteprima a Bologna in vista del bicentenario verdiano del 2013». 38 musicalmente di Alice Bertolini Corrado Augias Musicisti, uscite dai teatri e andate verso il PUBBLICO Corrado Augias, giornalista, scrittore e appassionato di musica classica, dà alcuni consigli per uscire dalla crisi e attacca i Conservatori: “Sono troppi e la qualità così s’abbassa” DA INVIATO SPECIALE A VOLTO DELLA TV Corrado Augias nasce a Roma nel 1935. Giornalista, scrittore e conduttore televisivo, ha vissuto molti anni a Parigi e New York e attualmente risiede a Roma. E’ stato inviato speciale per L’Espresso, Panorama e La Repubblica, quotidiano al quale oggi collabora, curando la rubrica delle lettere. Tra le sue opere teatrali: Direzione Memorie e Riflessi di conoscenza, L’Onesto Jago, Aldo Moro, una tragedia italiana, Processo a Tiberio, l’ombra del calvario. Per Mondadori ha pubblicato molti romanzi e saggi tra cui il best-seller Inchiesta su Gesù. Chi era l’uomo che ha cambiato il mondo (con Mauro Pesce). Per la tv ha ideato e condotto programmi quali Telefono giallo, Babele, Enigma. Dal 2003 conduce su Rai3 Le Storie - Diario Italiano.