L`anestesia la fa il robot

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L'anestesia la fa il robot
Gli anestesisti possono contare sempre di più su speciali assistenti che non cedono alla
stanchezza, cioè sistemi automatici capaci di somministrare l'anestesia e di lavorare fino a
14 ore. Il robot anestesista è stato sperimentato in alcuni centri italiani
Redazione Giovedì 23 Ottobre 2014, 15:30
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Tuttavia, i vantaggi di questo assistente artificiale sono diversi. Prima di tutto la
capacità di lavorare a lungo. «Già nel 2008 il robot è stato impiegato in Francia in
più di 500 interventi, anche per chirurgia ad alta complessità e di lunga durata, fino
a 14 ore», ha spiegato Antonio Corcione, direttore di anestesia e terapia intensiva
all'azienda ospedaliera dei Colli di Napoli, nel corso del Congresso nazionale della
Società italiana di anestesia analgesia rianimazione e terapia intensiva (Siaarti). E il
vantaggio di compattare in unica struttura tutti i sistemi di monitoraggio. «Il
sistema rappresenta una integrazione dei comuni sistemi di monitoraggio
elettroencefalografico della profondità dell'anestesia e del blocco della
trasmissione neuromuscolare, con l'aggiunta di un software integrato per la
gestione dell'infusione dei farmaci anestetici in relazione alle caratteristiche
antropometriche del paziente», prosegue Corcione.
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Arriverà un giorno in cui nelle sale operatorie italiane farà la sua comparsa un
anestesista molto particolare. Si tratta del robot anestesista, un sistema automatico
capace di somministrare l'anestesia e che può lavorare fino a 14 ore di seguito.
Messo a punto nel 2008 in Francia, lo strumento è stato sperimentato anche in
Belgio, Germania e in alcuni centri in Italia (Pavia). Ma gli anestesisti in carne ed
ossa possono stare tranquilli: il robot punta ad agevolare il loro lavoro,
controllando l' anestesia e intervenendo al momento opportuno per la gestione
farmacologica, ma non potrà sostituirsi ad essi.
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L' idea di automatizzare l'intera procedura, costruendo una macchina capace di
eseguire le varie fasi dell'anestesia, è nata dalla necessità di ottenere un controllo
più preciso dell'anestesia. Ciò di fatto si traduce in una migliore gestione del
paziente e nel raggiungimento di una serie di obiettivi ottimali che mirano a
migliorare la qualità dell'attività chirurgica. Ad esempio, un miglior controllo della
miorisoluzione consente in laparoscopia di ottenere una buona esposizione del
campo chirurgico, riducendo il grado di insufflazione dell'addome, con una
migliore stabilità emodinamica e un miglior controllo del dolore postoperatorio.
Allo stato attuale l'utilizzo dei sistemi di monitoraggio della profondità del piano
anestetico, come il Bis (Bispectral index), della miorisoluzione (il Tof Watch),
dell'analgesia (l'Ani-Analgesia Nociception Index), dei sistemi infusionali dei
farmaci nonché il monitoraggio emodinamico del paziente sono già adoperati in
diverse sale operatorie, anche italiane. «Purtroppo, l'integrazione di tali sistemi in
un unico robot anestesiologico, come rilevato già da numerosi studi di ingegneria
clinica dedicati in tal senso, può determinare la perdita di attendibilità dei singoli
dati perché l'interfaccia tra le varie strumentazioni è spesso complessa, non di
facile realizzazione, e non sempre garantita dalle aziende produttrici», precisa
Corcione.
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