Bolzano,giovedì 11.11.1999
Avrei potuto starmene zitto, e invece no.
Bolzano, martedì 16.11.1999
Dunque: avrei potuto starmene zitto, e invece no, come scrivevo prima.
Invio regolarmente questo diario a un mio amico, giornalista dell’Alto Adige
(quotidiano di Bolzano). Costui mi telefonò, chiedendomi il permesso di pubblicare
qualcosa che gli sembrava interessante. Ho ben immaginato “qual-cosa”
suscitasse il suo interesse, ma gli ho risposto lo stesso così: “ Va bene: non ho nulla
da nascondere di ciò che scrivo nel mio diario”, e lui,intelligente, ha capito il senso
della mia risposta e anche che io sapevo bene di “qual-cosa”s’interessasse lui,
anche se non glielo chiedevo espressamente in quel momento.
Così il giorno dopo apparve su quel quotidiano un suo bell’articolo con brani
del mio diario.
Trattandosi di brani di denuncia di certi mali che affliggono il clero africano e
non, e di certi mali che affliggono anche la Chiesa nella diocesi di Bolzano,
quell’articolo provocò una certa reazione in qualche lettore, mio amico e non.
Coincidenza…: la domenica dopo si fece un’assemblea dei “movimenti
ecclesiali” insieme con il Vescovo di Bolzano, movimenti denunciati nel mio diario
come “politicamente e socialmente narcotizzanti”, detto altrimenti, come
disimpegnati e disimpegnanti sul piano politico e sociale. E un giornalista del detto
quotidiano andò a interrogare alcuni leaders di detti movimenti, stuzzicandoli con
le mie denunce. Dalle loro risposte, mi sembra che coloro che hanno capito il vero
significato delle mie denunce sono stati i Focolarini.
Quel che più mi è piaciuto, però, è stato il discorso del Vescovo a tali
movimenti; discorso di esortazione a un impegno più “ecclesiale”, che in
linguaggio tecnico teologico significa più sociale.
Un mio amico, membro di uno di tali movimenti, mi ha bonariamente detto:
“Allora, caro P. Antonio, i giornalisti sono riusciti a strumentalizzarti bene!”.
Qualcuno – S. Teresina o S. Teresa d’Avila – disse che pur di salvare un’anima
avrebbe accettato di andare anche all’Inferno.
Non essendo io santo né avendo aspirazioni così sublimi, mi accontento di
dire che per la causa dei Pigmei e del Vangelo sono disposto a far patti anche col
diavolo, e quelli dell’Alto Adige non mi sembrano aspirare a titoli e gradi
demoniaci…
Bolzano, martedì 07.12.1999
E’ venuto a trovarmi il mio amico Abbé Charles Bilembo. Siamo amici di
vecchia data. Lo conobbi a Kasongo, agli inizi degli anni 80 e mi sostenne sempre
nelle difficoltà che ebbi a suo tempo con certi “Belgi” non proprio in accordo con
il mio modo di fare il missionario vivendo “da nero”.
Ha celebrato la S.Messa delle 10,30 al Centro Pastorale Corpus Domini, in via
Gutemberg: un successo formidabile di pubblico, per la sua semplicità e allegra
bonomia, oltre che per la bellissima omelia… A parte che mi ha fatto un po’
arrossire per le lodi al mio riguardo…
1
Natale si avvicina e l’orgia natalizia è già iniziata fin dalla prima domenica di
Avvento. Dio, Gesù, Madonne e Santi, bimbi e il loro mito, la gratuita bellezza di un
dono, tutto è ormai merce per il recupero della tredicesima concessa – bontà
loro! – dai padroni ai proletari imborghesiti (= idiotizzati) della e dalla società dei
consumi. I polli ormai ingrassano bene in tempo per essere pronti alla rituale
“spennata” di Natale, Capodanno, Carnevale, Pasqua, Festa della mamma,
Festa del papà, Festa dei nonni, Festa dei fidanzatini, Festa di primavera – estate –
autunno – inverno… Non manca neanche la festa del pollo: te la fanno le agenzie
funebri, pubbliche e private, spennando ben bene la tua eredità per un funerale
“degno” del pollo che sei.
Bolzano, mercoledì 15.12.1999
Ieri pomeriggio sono andato a parlare con un gruppo di bambini di terza
elementare. Mi era stato chiesto di descrivere loro come si preparano al Natale i
bambini africani … Dato che dove vivo io la maggior parte della popolazione
pigmea non è cristiana e perciò non fa alcuna preparazione speciale al Natale,
allora ho parlato piuttosto di come ho vissuto il mio più bel Natale in terra africana,
cioè quello che trascorsi nel villaggio di lebbrosi di Akombi, del quale scrissi in
questo diario nel 1987.
Ma quei bambini di ieri mi hanno chiesto che regali fanno ai bambini africani
per il Natale. Ho detto che non fanno regali, primo perché sono poveri e hanno
cose più urgenti cui pensare, e poi soprattutto perché non è loro abitudine fare
regali “occasionali”, perché per loro un regalo è qualcosa di talmente
impegnativo per chi lo fa e per chi lo riceve, che lo fanno soltanto per ragioni ben
più importanti che una ricorrenza annuale come un onomastico o una festa
religiosa. Anzitutto il loro non è un regalo ma un dono, cioè gratuito, cioè privo di
secondi fini quali l’accattivarsi la benevolenza o l’affetto di una persona, come
sono invece i regali che tanti genitori e adulti fanno ai bambini per “comperare” il
loro affetto…
In altre parole ho imparato da loro che un dono è e deve essere
manifestazione di affetto donato e non ricevuto o richiesto… E il miglior dono è
donare se stessi, il proprio tempo, la propria attenzione, il proprio sorriso… ciò che
vedo troppo spesso mancare a tanti genitori qui in Europa, presi come sono dagli
impegni di lavoro o d’altro genere… E poi si domandano, quando i loro figli/e
sono grandi e affettivamente lontani da loro: “Ma perché? Eppure non gli ho fatto
mancare mai nulla!”. Non è che per caso gli hai fatto mancare il meglio, cioè
te stesso/a ?
Osservando il tipo prevalente di pubblicità alla TV sia pubblica sia privata, mi
è venuto da pensare che se un Pigmeo la vedesse, dopo un po’ arriverebbe a
chiedersi se per caso i Bianchi non siano piuttosto mangioni, beoni, sozzoni e
sessuomani, visto i prodotti maggiormente pubblicizzati…
2
Bolzano, mercoledì 08.03.2000
Benito è ripartito per Barberino, casa sua, e io resto qui a Bolzano fino a
Pasqua, per partire anch’io, dopo Pasqua, per il Congo; intanto però resto qui col
magone dell’assenza del mio gemello…
Bolzano, sabato 31.03.2000
Ultime settimane a Bolzano. Il 25 aprile parto con Benito per il viaggio verso
Roma, dove il 07 maggio prenderò l’aereo per Entebbe (Kampala, Uganda) via
Bruxelles (Belgio). Sempre nomade, un po’ come i Pigmei, per il Buon Dio… spero.
E intanto ho il mio da fare a preparare le casse di materiale tecnico (fale –
gnameria e meccanica) e scolastico (penne a sfera e quaderni). Oltre a questo
lavoro “manuale”, rispondo anche agli inviti di scuole, associazioni e amici per
conferenze, incontri e serate amicali, sempre per parlare dei Pigmei, del Project e
dei problemi del Terzo Mondo (debito estero, neocolonizzazione da parte
dell’Occidente opulento, ecc.) e talvolta anche di religione, quando me ne viene
fatta richiesta. Per esempio: il 06 aprile terrò una conferenza su Gesù al Circolo
Culturale Cittadino di Bolzano, insieme con un dirigente dell’Associazione dei
devoti di Sai Baba; conferenza organizzata dal Centro Sai Baba di Bolzano.
Prima di accettare la proposta, ho chiesto consiglio al direttore dell’Ufficio
Missionario di Bolzano e questi mi ha espresso il suo parere favorevole, in uno spirito
ecumenico di cui lo stesso Papa attuale ha compiuto dei gesti esemplari e
coraggiosi anche nel suo ultimo viaggio in Palestina e Israele, ma che ancora
fatica a trovare concreto riscontro in certo clero e in certi movimenti sé dicenti
ecclesiali…
Bolzano, sabato 08.04.2000
Giovedì sera la conferenza congiunta con Ampelio Veleda su Gesù e Sai
Baba è stata un buon successo, sia per l’affluenza di pubblico, che ha riempito la
sala del Circolo Culturale Cittadino, sia per l’atmosfera di sereno ecumenismo, sia
infine perché quei pochi venuti con la speranza di uno scontro polemico tra me e
Ampelio, magari per un ghiotto articolo sui giornali locali, sono rimasti totalmente
delusi. Uno di costoro infatti disse a Gilberto, responsabile del Centro Sai Baba di
Bolzano, che si aspettava ben altro che quella atmosfera di serena e civile
conversazione ecumenica. Con tutto ciò, io resto sempre tranquillamente fedele
a Gesù e alla Chiesa Cattolica, anche se critico verso le sue pecche, e continuo a
rispettare tutti coloro che, come Sai Baba e i suoi devoti, professano e cercano di
attuare la civiltà dell’amore, anima del messaggio di Gesù.
Bolzano, giovedì 13.04.2000
A proposito delle manipolazioni genetiche e dell’AIDS, una voce dentro mi
dice: “FERMATE QUEI PAZZI” ma subito la mia ragione trova mille argomenti contro,
gli stessi che “quei pazzi” oppongono alle paure dell’uomo della strada. E non v’è
cieco peggiore di chi cerca argomenti ragionevoli per negare la sua cecità.
3
Bolzano, mercoledì 19.04.2000
Mi capita ogni tanto che qualcuno m’informi di critiche e dicerie al mio
riguardo. Una critica che ricorre sovente è la domanda: perché non me ne resto
in missione anziché tornare così spesso a Bolzano. A chi mi riferisce tutto ciò
consiglio di non farci caso, citando la frase un po’ “fiorentino-carnascialesca” di
San Filippo Neri in risposta alle critiche che gli venivano mosse: “Laetari et bene
facere, e lasciar cantar le passere”, che io parafraso così: “Devesi rallegrar chi
compie il bene, lasciandosi ciarlar chi nol conviene”.
Kampala, lunedì 18.05.2000
E rieccomi “nomade”. Quanto sarebbe stato più comodo rimanermene a
Bolzano, inserito in una parrocchia!… E invece no, sempre in viaggio, nomade tra i
nomadi. Scomodo ma, forse, più simile a Lui nei Suoi tre ultimi anni di
peregrinazioni per la Palestina…
Ospite dei Padri Bianchi, nella loro LOURDEL HOUSE, in attesa dell’aereo per
Beni.
M’ha detto un Padre: “Noi ammiriamo molto coloro che di questi tempi
vanno in Congo”, e lo diceva con aria gentile, senza ironia… forse.
Durante la S.Messa ho meditato sull’Amore. Poi, andando a fare una breve
passeggiata, sono passato davanti a una costruzione cicolpica, in corso accanto
al Centro diocesano d’accoglienza CARDINAL NSUBUGA CENTER. La costruzione si
estende su una superficie d’alcuni ettari e il primo edificio in costruzione è una
muraglia di cemento armato. Ho chiesto al guardiano-portinaio del Centro
diocesano che cosa fosse quella costruzione. Mi ha informato che è l’Ambasciata
USA e che è piena di marines e di cani da guardia.
E allora i bei pensieri venutimi nella meditazione sull’Amore mi sono parsi
tanto, ma tanto lontani, nella nebbia e nel buio notturno…
Kampala, mercoledì 10.05.2000
Domani a Beni. E poi?
Beni, giovedì 11.05.2000
Arrivato a Beni alle ore 14,15: all’aeroporto c’era ad accogliermi Monsignor
SOKONI, parroco di BENI-PAIDA, parrocchia “madre” di questa diocesi (BUTEMBOBENI), dove mi trovo ospite. E qui ha incontrato il vescovo, Mgr SIKULI, alle ore 17, al
suo rientro da un “safari” alla parrocchia di OICHA. Gli ho subito consegnato la
Convenzione del mio ingaggio triennale, firmata da lui e dal vescovo di Bolzano.
Gli ho anche consegnato 2000 USD per il Seminario Maggiore di Butembo, aiuto
inviato dal Gruppo Aiuto Missioni della parrocchia Regina Pacis di Bolzano. Gli ho
infine dato altri 1000 USD quale contributo del P.P.E. (Projet Pygmées Etabe) alle
necessità di questa diocesi.
4
Domani o dopodomani il parroco Mgr Sokoni mi porta a Mangina; di lì, in
qualche modo, andrò a Etabe. Il parroco mi assicura che la zona è calma.
Vedere per credere.
Mangina, venerdì 12.05.2000
A Mangina, finalmente! Aaaah!!!
Butembo, lunedì 15.05.2000
Siamo venuti qui insieme, l’abbé Déo (= Deogratias) AZAMBO MUHONGYA
(quello ordinato sacerdote nel Settembre ’99 e destinato ad aiutarmi nel P.P.E.),
Jean-Pierre, Herman e io. Abbiamo deciso insieme di venir qui per completare
questi lavori:
 mettere in ordine i tre container, temporaneamente depositati a MAHAMBA
(alla periferia di Butembo), per un loro eventuale trasporto a Etabe;
 trasportare da Butembo a Etabe le 1000 onduline e il sacco di chiodi che
avevo acquistati e lasciati qui in deposito l’anno scorso;
 acquistare medicinali per il nostro ambulatorio a Etabe;
 un colloquio col vescovo.
Ieri a Mangina c’è stata la cresima di oltrew 600 candidati, soprattutto ragazzi
e ragazze. E il vescovo era appunto a Mangina. Ma non ha avuto il tempo per il
colloquio in questione. Si tratterebbe di chiarire la posizione dell’abbé Déo, e cioè
se è nominato al P.P.E. oppure alla parrocchia in aiuto anche al progetto. Per ora
è cappellano alla parrocchia per la pastorale tra i Pigmei.
Inoltre c’è il problema del ritorno a Settembre, a BYAKATO, a 35 km da Etabe,
di un prete siciliano, già allontanato da questa diocesi nel 1995 dal vescovo di
allora, Mgr KATALIKO (ora arcivescovo di BUKAVU), perché causa di dissensi tra i
fedeli e lui stesso, apertamente ostile all’équipe dirigente della parrocchia di
Mangina. Se il parroco di allora, don Cesare, fu costretto a restare in Italia dal ’97,
fu a causa del gruppo di sacerdoti di qui, partigiani di quel prete a lui ostile.
Ho incontrato qui, alla Procura di Butembo, Mgr Kataliko. Ha la camera
accanto alla mia. E’ rifugiato qui da quando le autorità militari dell’esercito
invasore ruandese, che comandano a Bukavu, gli hanno interdetto il rientro in
sede, perché aveva pubblicato una lettera aperta sugli abusi e soprusi dei soldati
ruandesi a spese della popolazione congolese. Ora deve stare attento e
nascondersi, cambiando spesso dimora, perché vogliono la sua pelle, come
hanno già ucciso il suo predecessore, Mgr MUZIRIWA.
Poco prima di pranzo ho avuto un cordiale colloquio con lui. Gli ho
manifestato il mio totale appoggio e la mia ammirazione, insieme con quelli dei
miei amici in Italia. Era commosso. Tra l’altro ho detto: “Meno male che ci sono
ancora dei profeti come Lei!”: s’è messo a ridere per nascondere l’imbarazzo.
5
Butembo, martedì 16.05.2000
E’ venuto a trovarmi uno studente dell’Università cattolica di Butembo, che
aiuto pagandogli la retta annuale (350 USD). Abita a MUKUNA, cioè almeno a
quattro chilometri dall’università che percorre giornalmente a piedi. Gli ho detto di
venire domani pomeriggio a trovarmi a Mahamba, dove sto lavorando a mettere
in ordine i container e lui potrà ritirare una bicicletta, con cui fare un po’ meno
faticosamente quegli otto chilometri giornalieri.
Stamane sono andato con l’abbé Déo al Centre de Santé (specie di USL)
delle suore per l’acquisto di medicinali per Etabe. Spesa: 600 USD.
Con lo studente, di cui sopra, abbiamo anche parlato dei suoi studi; mi dice
che vuole specializzarsi in “sviluppo rurale”, accennando, come esempio, alla
installazione di un mulino in ambiente rurale. Gli ho detto che la nozione di
“sviluppo” che gli insegnano a scuola è un po’ da rivedere, dato che, per
esempio, il decennio dello sviluppo proclamato dall’ONU per gli anni ’70-’80 è
stato un fiasco totale, tanto che le nazioni del Terzo Mondo che hanno applicato i
principi e le direttive suggerite dall’ONU, dalla BM (= Banca Mondiale) e dal FMI
(= Fondo Monetario Internazionale), si sono trovate nel 1980 più povere e regredite
di prima e con un debito estero insolvibile e sempre più pesante.
Poi gli ho fatto un esempio concreto.
Anzitutto la BM e il FMI fanno consistere lo sviluppo di un popolo nello sviluppo
della rete stradale, ferroviaria, elettrica, idrica, nell’incremento dell’industria
metallurgica e manifatturiera, e via dicendo secondo gli indici di sviluppo all’
“occidentale”.
“Prendiamo ora l’esempio di sviluppo rurale che tu programmi con
l’installazione di un mulino in un villaggio dell’interno.
Tu sai come le donne dei villaggi macinano la manioca o il mais.
All’esterno della capanna, due o tre o più donne stanno attorno allo stesso
mortaio, e altre lì vicino, a manovrare il lungo pestello dentro il mortaio, a cadenza
ritmata, cantando, chiacchierando, ridendo, cioè tessendo una trama di rapporti
umani che, col tuo mulino, scompaiono, perché il loro lavoro a mano dura una,
due, tre ore, dato che, dopo la molitura, devono pulire la farina dalle scorie e lo
fanno sempre insieme.
Niente di tutto ciò col tuo mulino. In pochi minuti fa tutto lui e le donne stanno
lì in attesa litigiosa per il turno; e i bambini, che giravano lì vicino alle donne intente
ai loro mortai, ora, al mulino, li cacciano via, perché disturbano ed è un posto
pericoloso per loro; e le galline e le anatre, che giravano intorno ai mortai per
beccare le briciole che ne volavano fuori, ora, al mulino non beccano una sola
briciola, per cui, se prima si nutrivano anche con quelle briciole, ora bisogna
comprare del cibo anche per loro, oltre a pagare la molitura al commerciamnte
che ha installato e gestisce il mulino, soldi che prima si potevano utilizzare per
spese altrettanro o anche più importanti.
Il tuo mulino presenta un solo “vantaggio”: la fretta (!).
Ma, a che prezzo?
La distruzione dei rapporti umani che si tessevano attorno ai mortai; e spese in
più! Si può seriamente chiamare sviluppo quello che non parte dalla base delle
realtà umane già esistenti per svilupparle, ma, al contrario, le distrugge?
E a vantaggio di chi?
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Del commerciante “padrone” del mulino, non certo del villaggio. Certo, le
donne sembran far meno fatica, se non teniam conto della fatica per preparare
la manioca o il mais in modo che possano essere macinati al mulino, altrimenti
vengono rifiutati; e la fatica per procurarsi i soldi per pagare la molitura: fatica
ancor più grave in un ambiente rurale, dove i soldi sono rari e pochi.
Vedi, prima d’introdurre un fattore n u o v o in un tessuto sociale e culturale
dato, bisogna conoscere bene tutti gli elementi sociali e culturali che costituiscono
quel tessuto, al fine di poter giudicare attentamente l’impatto che il fattore nuovo
potrà avere su di esso. Il vero sviluppo è anzitutto e n d o g e n o , consiste cioè
nello sviluppo dei fattori già in atto in una società, con l’apporto di quei fattori
nuovi che lo aiutino senza eliminarne i fattori, sennò anche il nuovo verrà prima o
poi rigettato da quella società. Non ti sei mai chiesto perché tutte le realizzazioni
“occidentali” esportate (in realtà, imposte) in Africa, una volta partiti i tecnici e i
“padroni” occidentali, siano cadute a poco a poco in rovina? I “razzisti” dicono
che è perché voi siete incapaci di farle continuare. Io constato invece che ne
siete capaci; ma il corpo sociale e la sua cultura, di cui e in cui siete, opera
automaticamente quell’operazione di rigetto che, per esempio, il corpo umano
opera contro un tessuto estraneo.
Vedi, costruire uno sviluppo sul presupposto che in una società si deve partire
da zero, cioè ignorando i germi e le forze di sviluppo in essa già presenti, è voler
costruire sul nulla”.
Butembo, mercoledì 17.05.2000
Pensieri da Camminando s’apre cammino di Arturo Paoli:
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Dio ci delude sempre perché ci conduce per strade che noi non ci aspettiamo.
La calunnia non sempre è frutto d’invidia o di odio: è la delusione dell’uomo.
Gesù bisogna scoprirlo nella nostra esperienza.
Gesù più che parlare del regno in sé, illumina il nostro comportamento di fronte
al regno.
Il regno di Dio è la riconciliazione, la pace.
Nello sforzo di riordinare il mondo, di “riconciliarlo”, noi compiamo la nostra
liberazione.
… o vivere per riconciliare gli uomini e cambiare il mondo, o vivere per sé,
egoisticamente…
L’egoismo si paga troppo caro.
Il regno di Dio è là dove appare un fatto o un progetto di riconciliazione.
Il battesimo: la prima riconciliazione si deve fare tra i genitori e il bambino:
preparare il figlio a essere un riconciliatore e non un egoista, cominciare col
liberarlo dalla schiavitù paterna e materna, allevare il bambino non per sé, non
per la famiglia, ma per la riconciliazione.
Il battesimo è una scelta contro il nostro egoismo; rinuncia al peccato, e il
peccato è uno: ripiegarsi sul proprio io, vedere il mondo e gli altri in funzione del
proprio io. I genitori hanno il dovere di liberare i figli dal loro egoismo.
Riflessioni mie su alcuni dei pensieri di A. Paoli.
“Dio ci delude sempre…”
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La scienza dimostra, giustamente, la non-esistenza o almeno la non necessaria
esistenza del Dio frutto della speculazione filosofica o teologico-razionalista.
La dimostrazione razionalista dell’esistenza di Dio è una tautologia, perché è
un’equazione la cui incognita si presuppone già nota.
Un Pigmeo mi disse un giorno: “Dio esiste perché io esisto”: non mi diede una
dimostrazione razionalista dell’esistenza di Dio, ma espresse magnificamente
un’intuizione razionale (non razionalista) di un fatto esperienziale personale,
esente da ogni bisogno di dimostrabilità razionalista. Questo vuol dire anche
l’altro pensiero del Paoli: “Gesù bisogna scoprirlo nella nostra esperienza”.
Un esempio di bestemmia:
“Poiché nella morte non c’è memoria di Te
chi Ti celebrerà nel soggiorno dei morti?”
E’ il versetto 5 del Salmo 6. Ma è stupenda poesia!
Butembo, sabato 20.05.2000
Mi sono appena spalmato una medicina preparata da un “guaritore”
(stregone, nella fantasia popolare) con erbe, radici e olio di palma, per curare la
sciatica, la lombaggine e la scoliosi. E sta già facendo effetto. M’avevano
proposto di andare dal medico per avere delle pomate “ya kizungu”, cioè dei
bianchi. Ho più fiducia dei preparati “naturali” dei guaritori-stregoni tradizionali.
Butembo, lunedì 22.05.2000
Passato l’effetto lenitivo della medicina tradizionale, il dolore della sciatica ha
ripreso a farmi scontare un po’ di peccati…
LA LIBERTA’ SENZA AMORE E L’AMORE SENZA LIBERTA’
RIDUCONO IN SCHIAVITU’
La libertà del ricco è a prezzo della schiavitù del povero.
Butembo, martedì 23.05.2000
Un pensiero di Arturo Paoli che condivido:
“Non posso sentirmi compagno degli spiritualisti, dei carismatici e di tutti quei
cristiani che non scorgono l’azione di Cristo nella storia… Non basta vedere Cristo
nel povero, bisogna vedere il povero in Cristo”.
Amare Dio senza amare il prossimo è solo e g o i s m o , è solo amore di sé
stessi.
Gv 8: “La verità vi farà liberi”: la verità fa liberi della libertà che fa veri, e la
libertà fa veri della verità che fa liberi.
Da Camminando s’apre cammino di A. Paoli:
“Se tanti cristiani non vivessero la fede in una maniera d i s i n c a r n a t a e
arrivassero in fondo alle domande che pone il Vangelo, forse si scoprirebbero
senza fede”. Detto un po’ meno diplomaticamente da me: certe forme di fede
spiritualistico-disincarnarta, non sono altro che ateismo mascherato con un
linguaggio religioso.
(Ore 19) Finito di caricare i tre container su due camion. Spesa: 900 USD il trasporto
da Butembo a Mangina (82 km), più 100 USD ai sette giovanotti che hanno
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caricato i container sui due camion, aiutandoci anche a svuotarli e a riempirli di
nuovo, una volta caricati sui camion.
Domani partirò con Jean-Pierre, Déo ed Herman, in moto, per Mangina, ad
aspettare l’arrivo dei camion e scaricare colà i tre container. I miei collaboratori
volevano che io viaggiassi col mini-bus, a causa del mio mal di schiena, ma ho
detto loro che così sarebbe stato un viaggio triste, senza vera compagnia.
Mangina, giovedì 25.05.2000
Primo lavoro fatto: scaricati i container dai camion e adesso siamo tutti
stanchi morti ma contenti. In Italia è presto detto, perché il grosso del lavoro lo
fanno le gru. Qui invece il grosso del lavoro è manuale, in quanto bisogna prima
svuotare i container ancora sul camion, poi legare con un cavo il container vuoto
a un albero oppure a uno degli altri tre container già sul posto e, facendo
procedere adagio il camion, fare cadere per terra il container vuoto, poi, con
l’aiuto del cric, spostarlo sul posto designato e, infine, riempirlo di nuovo di tutto il
materiale precedentemente tolto fuori.
Un lavoro massacrante: provare per credere! Meno male che c’era una
turba di giovanotti a darci una mano, oltre alla solita folla di curiosi e
l’immancabile nugolo di bambini.
Mangina, sabato 27.05.2000
Gesù “posto come segno di contraddizione” (Lc 2, 34) è il capofila di tutti
quelli che nella storia della chiesa e dell’umanità sono segno di contraddizione
delle istituzioni sia religiose sia civili (politiche, economiche, culturali, ideologiche e
similari) quando queste sono fattore di divisione e rendono gli uomini lupo l’un
l’altro, padrone l’uno sull’altro, sazio l’uno sulla fame dell’altro, libero l’uno con la
schiavitù dell’altro, ricco l’uno per la povertà dell’altro, colto l’uno per l’ignoranza
dell’altro, potente l’uno per la debolezza dell’altro…e Dio è la maschera divinodiabolica dei soprusi dell’uno sull’altro.
Mangina, lunedì 30.05.2000
Pensieri da Camminando s’apre cammino di A. Paoli:
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Scegliere il Vangelo vuol dire necessariamente scegliere i poveri.
Si pensa a se stessi nell’atto di darsi agli altri.
Un Cristo da fare è il messaggio di tutto il Nuovo Testamento.
Perché giustificare con Cristo la propria vanità, il proprio comodismo,
l’amore della ricchezza?
La legge del mondo e della storia è una sola e semplicissima: è la legge
della comunione, il tema eucaristico.
Il problema è vivere con gli altri: come faccio a comunicarmi?
Per liberare l’uomo bisogna liberare la società.
L’Eucarestia, realtà a due facce: eucarestia gloria di Dio, e comunione che
vuol dire consanguneità totale con Cristo e fra noi. La vera gloria di Dio è
questa comunione.
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 I religiosi parlano di Cristo e non fanno Cristo, gli atei fanno Cristo e non
parlano di Lui.
 La società capitalista impedisce la nostra comunione. Essa è fondamentalmente anti-eucaristica, perché esalta le tendenze anticomunitarie
dell’uomo, la tendenza a possedere, a dominare, a schiacciare il prossimo.
 Io sono al mondo per fare comunione, scoprire l’esistenza del Padre in una
relazione con Lui fatta viva, reale, storica, in una relazione dinamica con i
Fratelli (Mt 18, 18-20).
 La chiesa, per la presenza in lei dello Spirito, ha tre intuizioni: la prima è che
la redenzione non è un fatto individuale, ma sociale; la seconda è che tutti
gli uomini collaborano al regno di Dio; la terza è che Cristo è veramente il
centro e l’asse di tutta la storia.
Se Cristo è veramente il centro della storia, non è possibile ammettere che
qualcuno lavori completamente contro di Lui o fuori di Lui: la chiesa lo vede
in forma confusa e contradditoria.
 Nella chiesa la funzione profetica è saper leggere lo svolgimento del famoso
tema, dire come va il regno. I profeti saranno sempre perseguitati e i persecutori saranno sempre convinti di dar gloria a Dio. Non è possibile alla chiesa
essere profetica e dottrinale allo stesso tempo, profetica e nello stesso
tempo ideologica.
E adesso qualche notizia locale.
Poco fa ero a cena con un tecnico congolese venuto da Beni ad aggiustare
la televisione della parrocchia. Eravamo noi due soli, perché gli altri sono andati in
pellegrinaggio “giubilare” a Paida. L’amico mi confidò che la polizia di Beni,
quella “segreta e militare”, ha scavato come prigione delle fosse nel terreno della
ENERA (società forestale belgo-congolese). I prigionieri “sospetti” vengono messi in
quelle fosse e picchiati in modo tale che, una volta rilasciati, se ne vanno a casa
“a morire”… Questa sarebbe la “democrazia” che i ribelli vogliono restaurare nel
paese…
Mangina, domenica 04.06.2000
Una scoperta amara: le stampelle che ho portato dall’Italia e regalate, una
parte, alle suore dell’ospedale di Mangina, costoro le vendono a 5 USD l’una!
Ier sera ho celebrato la S. Messa in francese per gli studenti di Mangina, che si
danno arie da intellettuali. Solennità liturgica dell’Ascensione. Sviluppato questo
pensiero: ascensione dalla condizione umana alla divina; in Gesù già compiuta, in
noi in via di realizzazione nell’unione della fraternità e comunione di un’unica vita,
la divina: unità che ci rende solidali l’un l’altro. Nessuno ascende da solo ma in
comunione fraterna, fuori dalla quale non c’è vita divina. Il resto, tutto il resto ne è
soltanto corollario.
Mangina, lunedì 05.06.2000
“Si dichiara continuamente che il ruolo della chiesa è profetico, non
politico… vedo la chiesa sempre più impigliata nelle maglie della sua dottrina che
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in pratica le impedisce l’intelligenza del Vangelo… Solo i poveri potrebbero
liberarli (i vescovi) da questi moderni faraoni che li rivestono d’oro e chiedono
come
sola
ricompensa
che
sostituiscano
l’evangelizzazione
con
l’addottrinamento. O il Vangelo è archeologia o è storia, e se è storia bisogna
accettare che la passione di Cristo sia attuale oggi in quelli che non trovano
lavoro, che non hanno casa, negli inferni cui si nega un letto nell’ospedale. I
poveri non vivono di passato. Addottrinare genera tristezza ed è schiavizzante.
Molti dei vostri decreti e disposizioni per guidare alla fede il popolo di Dio
causano una infinita tristezza… è quasi preferibile il silenzio,è meglio farsi ignorare
piuttosto che farsi presenti al popolo con decreti, con leggi che appaiono
sostanzialmente l’altra faccia della “sicurezza nazionale”… Strana rassomiglianza
fra ciò che avviene oggi qui e quello che avvenne col processo di Gesù. Furono
proprio i sacerdoti a fornire la sostanza per la sua condanna: - Si dice figlio di Dio –
Vuol distruggere il Tempio – Sovverte il popolo – Rifiuta di pagare il tributo a
Cesare. … Tutti abbiamo interesse a non mettere a nudo il Vangelo, perché tutti
dovremmo arrossire dalla testa ai piedi…”
Leggendo queste affermazioni di A. Paoli in Lettera a un vescovo latinoamericano, m’è balzato al pensiero quanto ho visto in Italia ultimamente…
Mangina, sabato 10.06.2000
Ho detto l’altro giorno ai miei collaboratori che questa volta, quando avremo
finito il lavoro di mettere in ordine i container qui a Mangina, andrò a Etabe non
per qualche giorno, ma per restarvi. Questa volta, cioè, farò di testa mia e non
piegandomi ai consigli altrui. Mi hanno guardato in silenzio… Sarà poi vero che
riuscirò a farlo?… Un segno positivo in tal senso è la lettera che ho ricevuto
stamani da parte del commerciante nostro amico di Teturi. Mi dice che è inutile
aspettare la fine della guerra per andare a Teturi, perché non si sa quando finirà e
a Teturi, per ora, non c’è più pericolo che altrove. Quel che appunto dico
anch’io.
Guerra a Kisangani in questi giorni: oltre 500 morti. Si battono fra di loro
Ugandesi e Rwandesi, sotto lo sguardo indifferente delle cosiddette grandi
potenze, USA ed Europa in testa, che sostengono con le loro armi (ottimo affare
che impingua il benessere di tanti “cristiani” dei paesi sedicenti sviluppati) il
massacro in corso in Congo come in tante altre parti del mondo. Il 20%
dell’umanità, per poter continuare ad abbuffarsi con oltre l’80% delle risorse
mondiali, mantenendo alto il suo livello di benessere, ha bisogno di queste guerre,
che alimentano il mercato e l’industria delle armi (guarda caso quasi tutta nei
paesi sedicenti sviluppati e benestanti) e, grazie anche agli scambi ineguali del
mercato globalizzato e all’infame e soffocante debito estero, frenano lo sviluppo
economico e demografico dei paesi poveri, vero incubo minaccioso per quel loro
alto livello di benessere!
Pensieri (tradotti dal francese) dal libro Matinales di Jean Sullivan:
“Gesù vive nelle profondità della non-dualità, cioè là dove Dio, l’altro, noi
stessi formiamo una sola realtà. Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue”.
“Caino ha inventato la città come sostituto dell’Eden. Caino e la sua
discendenza. Perciò le città sono maledette… Perché esse sono legate all’avidità
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senza limiti, alla potenza, cioè alla guerra. Così prima o poi periscono esse d’armi
e di fuoco”.
Mangina, giovedì 22.06.2000
Notizie preoccupanti da Teturi: ieri notte i soldati disertori sono usciti dalla
foresta sparando all’impazzata per far fuggire gli abitanti di Teturi e così hanno
potuto saccheggiare indisturbati i negozi del villaggio.
Il lavoro di riordino dei container è a buon punto e conto di andare a Etabe
(Teturi) entro la prossima settimana. Déo non sarebbe d’accordo. Ma io devo
andare…
Ieri sera è venuto a parlarmi il parroco di Mangina. Ha liberato Déo
dall’incarico di economo della parrochia e si è preso lui tale ufficio. Déo gli ha
fatto il resoconto della sua gestione, dal quale risulta che ha aiutato la parrocchia
con soldi suoi personali (oltre 300 USD). Nonostante ciò la parrocchia ha ancora un
debito di oltre 350 USD: ma ho visto che 254 USD sono andati in birra, cioè 223
bottiglie di birra da 70 cl! Déo mi ha poi informato che il parroco beve molto,
anche di nascosto in camera sua, e che il precedente economo s’era dimesso
dall’incarico perché non accettava di buttar via i soldi in birra per il parroco… Il
quale comunque mi ha chiesto un aiuto. Consultatomi con Déo abbiamo deciso
di aiutare la parrocchia soltanto per le spese parrocchiali, ma non un soldo per la
birra.
Mangina, domenica 25.06.2000
Domenica della solennità del Corpus Domini.
Nell’omelia della S. Messa ho esposto questo pensiero di A. Paoli:
“L’Eucarestia è una realtà a due facce: si chiama eucarestia che vuol dire gloria
di Dio, e si chiama eucarestia-comunione, cioè consanguineità totale con Cristo e
fra di noi. La vera gloria di Dio è questa comunione”. La presenza reale di Gesù
risorto nella Eucarestia è quindi in questo binomio di gloria di Dio e comunione tra
noi e con Lui. Un binomio inseparabile, pena l’idolatrizzazione dell’Eucarestia
stessa.
(Ore 19,30) Notizie “dal fronte” di Teturi. L’abbé Déo è appena rientrato, con mia
sorpresa, perché il programma era che restasse a Teturi qualche giorno. Invece è
dovuto scappare precipitosamente oggi stesso, dopo essere arrivato là soltanto
iersera. La situazione a Teturi è tesissima. I soldati, inviati dalle autorità per
proteggere il centro di Teturi, si sono ubriacati e infine si sono sparati fra di loro
uccidendone uno. I soldati disertori che mercoledì notte avevano saccheggiato
Teturi si sono anche loro sparati a vicenda a causa della spartizione del bottino. Gli
abitanti di Teturi stanno sfollando in foresta. I Pigmei di Etabe-Kadodo hanno
inviato donne e bambini nei campi di foresta. A Etabe-Kadodo restano soltanto in
quattro, a guardia del villaggio-missione che abbiamo costruito insieme. Il loro
capo, Jean-Pierre Besey, mi manda a dire:”Muoiamo dalla voglia di vederti, ma ti
preghiamo per ora di non venire assolutamente qui. Tu sei l’unico che ci ha a
cuore e non vogliamo perderti stupidamente!”…
Ma anche qui a Mangina le cose stanno complicandosi. Questa notte
cinque “uomini armati” (soldati disertori?) hanno ucciso un commerciante in casa
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sua… E la polizia di qui è disarmata, quindi impotente ad intervenire contro gente
armata e ferocemente decisa a tutto. Come andrà a finire?…
(Ore 2,15: scrivo a mano per non svegliare gli altri)
Il pensiero di Teturi mi tiene sveglio. E prego:
Mio Dio,
segreto d’amore
mia vita
il tuo nome…
Mio compagno
sei Tu
senso al mio cammino.
La Tua mano
nella notte
di luce
grande, o Signore,
della mia piccolezza:
gesto d’offerta,
soffio di preghiera,
in me
il tuo mistero
segno luminoso
di salvezza…
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